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IL PICCOLO - SABATO, 30 giugno 2012

 

 

Via alla passerella sul canale Fondi statali per Ponterosso - URBANISTICA»RIQUALIFICAZIONE
Parte il cantiere con la posa di micropali di sostegno, l’attraversamento realizzato dopo la Barcolana.

Un milione dal Prusst per l’area fino a Sant’Antonio Nuovo
Tante cose in città non si fanno perché mancano i soldi, c’è una che invece si fa quasi solo perché ci sono i denari, ovvero per non perderli. E questo è il famoso terzo ponte sul Canal grande, o canale del Ponterosso, di cui si discute dal 2007, in certi momenti con roventi dibattiti, alla fine o convinti o rassegnati. Nel 2008 doveva esser pronto per il 2009, nel 2009 per il 2010, nel 2010 “certamente” per il 2011, poi per il 2012. E siamo qua. A inizio 2012 era dato per certo entro giugno, cioé adesso, e le ultime novità spostano ancora la data: ottobre. Anzi, più precisamente, dopo la Barcolana. Ma se la posa è autunnale, il cantiere invece apre in questi giorni. Per fare che cosa? L’assessore ai Lavori pubblici, Andrea Dapretto: «Per preparare le due sponde, perché serve la posa di micropali di sostegno, e per legge bisogna anche fare una verifica quando si scava in un interramento: che non ci siano residui bellici». Il manufatto, su progetto finale dell’architetto del Comune Marina Cassin, è diventato una passerella leggera, il cui costo resta di 750 mila euro (mezzo milione statale). Un ponte con parapetti laterali trasparenti, per non squassare con orditi moderni una delle più perfette prospettive neoclassiche, quella di cui l’archistar Paolo Portoghesi ha detto: «Il canale del Ponterosso è come la “Divina commedia”, non ci si può aggiungere neanche una virgola». Ma si sa che le esigenze urbanistiche hanno prevalso, il canale porterà la pedonalizzazione in via diretta da piazza Venezia alla fine di via Trento (in restauro). Dapretto ora ha inserito questa azione in un più complesso restauro dell’area, che inciderà anche sui due lati del Canale. Perché la novità principale, al di là del discusso ponte, è un’altra. Negli scorsi giorni è stato siglato dal Collegio di vigilanza che (ministero delle Infrastrutture e trasporti, Comune, Regione, Autorità portuale, e anche Saba Italia spa) un accordo che recupera 1,1 milioni di euro per un programma denominato “La riconquista del fronte mare”, che comprende la riqualificazione delle banchine del Canal grande (con gli originali masegni) dalle Rive a via San Spiridione. I soldi sono quelli restanti, e mai usati, dello stanziamento nazionale Prusst (Programma di riqualificazione urbana), chiesti per il “tubone” sottomarino tra Porto vecchio e Campo Marzio, a suo tempo considerato la soluzione ottimale per liberare le rive dal traffico, anche considerando il futuro destino di Porto vecchio stesso. Un progetto scansato. Dapretto con l’assessore all’Urbanistica Elena Marchigiani ha deciso per una progettazione complessiva dell’area, che comprende anche piazza Sant’Antonio, via Ponchielli e via Paganini, e della piazza Ponterosso dove l’inizio della progettazione è previsto a settembre (in seguito l’area della fontana sarà allestita a mercato dopo che un concorso di idee avrà suggerito le modalità del suo allestimento). Il lavoro tecnico sarà eseguito dagli uffici comunali competenti riuniti in gruppo trasversale, col supporto di esperti di storia e architettura, e prevede il sondaggio di tutto il sottosuolo e la consultazione di progetti giacenti «anche di qualità - dice Dapretto -, che possono essere la base per la nuova progettazione». Per completare tutti i lotti serviranno però nuovi finanziamenti. Il ponte, la riqualificazione di via Trento, il rifacimento di piazza Ponterosso hanno già l’avallo della Soprintendenza. Il riassestamento delle due rive del canale, in attesa di progetto, dovrà anche passare il controllo dei Beni culturali. Transitato attraverso due sindaci, tre direttori regionali dei Beni culturali, due o tre soprintendenti all’architettura, attraverso una “prova” col ponte Bailey installato dal Genio civile, e inoltre per un’analisi sismica in Regione e pure un ricorso al Tar, il ponte da ultimo dovrà anche cedere il passo alla Barcolana. Tutti i lavori pubblici nell’area si fermeranno per il tempo della regata velica. Quando finalmente la passerella sarà posata, farà forse meno rumore di tutta questa sua lunga storia.
Gabriella Ziani

 

E nella piazza un filare di alberi chiuderà l’affaccio su via Roma
Il calendario comunale ha alcune date segnate. A luglio cantiere per la futura posa del ponte sul Canal grande. Durata lavori: tre mesi abbondanti. Materiali del ponte: struttura in acciaio corten con parapetti in vetro, pavimentazione in acciaio e pietra, nel corrimano di legno un’illuminazione a led. Piazza Ponterosso (foto) e via Genova: inizio lavori a gennaio 2013 (fine: marzo 2014). Costo 1,86 milioni (fondi dal ministero dell’Ambiente e da proventi di urbanizzazione). Piazza tutta pedonalizzata, senza parcheggio di superficie. Un filare di alberi chiuderà l’affaccio su via Roma. Via Trento a Largo Panfili: lavori da gennaio a ottobre 2013, per 2 milioni (di cui 1,4 dal ministero dell’Ambiente): parziale pedonalizzazione con pista ciclabile tra le vie Rossini e Ghega. E naturale transito per chi arriverà dal nuovo ponte sul Canale, potendo quindi arrivare a piedi fino alla stazione dei treni.
 

Campo Marzio, non si ferma ciò che è ormai compiuto

INTERVENTO DI ELENA MARCHIGIANI - assessore alla Pianificazione urbana, Mobilità e traffico, Edilizia privata, Politiche per la casa e Progetti complessi
Colgo l'occasione della segnalazione del Comitato di Campo Marzio (apparsa su Il Piccolo in data 26 giugno scorso), per puntualizzare alcuni aspetti di natura sia più generale, sia più direttamente riferiti al tema in questione. In termini generali, compito di un'Amministrazione è garantire l'equità di trattamento di tutti i cittadini facendo rispettare regole e procedure. Quindi se leggi e strumenti di pianificazione vigenti consentono determinati interventi, l'Amministrazione non può non concederli ai cittadini che ne abbiano diritto. La questione su cui riflettere è, piuttosto, se tali leggi e strumenti siano ancora rispondenti alle esigenze della collettività. Su questo, l'Amministrazione Cosolini ha preso una posizione precisa: rifare il Piano regolatore, proprio per tornare a riflettere su compatibilità e forme dei grandi interventi di trasformazione urbana. Ciò che è già stato avviato, e che è ormai arrivato a maturazione e a realizzazione seguendo procedure corrette, non può tuttavia essere bloccato, nemmeno dal Comune. I tempi (e i modi) che i cittadini hanno per fare sentire la propria voce ci sono, ma non sono infiniti. E quando scadono, non rimane altro – a un'Amministrazione – che appigliarsi alla correttezza di procedure che non possono essere variate nella sostanza. E con questo spero di essere stata chiara. La pratica in questione – relativa al grande progetto di trasformazione in corso nell'area di Campo Marzio – sta seguendo un iter formalmente corretto. La Circoscrizione in questi anni è stata interpellata ogni volta che l'interventore ha presentato il progetto o sue varianti. Così è accaduto anche in merito all'ultima variante cui la segnalazione fa riferimento; quindi il passaggio per gli “uffici periferici” è avvenuto. Confermo altresì che l'ultimo parere della Circoscrizione è stato negativo; il parere non è comunque vincolante. Ciò che è richiesto all'Amministrazione è di controdedurre puntualmente alle osservazioni fatte. E così è stato. Per correttezza di informazione, riassumerò brevemente le risposte dell'Amministrazione, anche per sfatare alcuni giudizi che appaiono del tutto infondati: - la zona verde U2A, nel nuovo progetto, rimane tale anche su esplicita richiesta degli Uffici (le tavole possono essere visionate); - per quanto riguarda l'assetto viario, gli Uffici del traffico hanno puntualmente valutato le problematiche di accessibilità alla nuova struttura, dettando però alcune condizioni: tra di esse la creazione di un percorso pedonale tra via Picciola e via Reni (questo anche se, e va precisato, si tratta di un'area privata); mentre, per gli stalli di sosta in via Reni, il nuovo assetto dovrà essere concordato con gli Uffici comunali nella fase di rilascio del certificato di agibilità; - per quanto asseverato dagli Uffici, le altezze degli edifici non sono state variate e nemmeno le loro quote di imposta sul terreno; è però facoltà dei cittadini – qualora abbiano dubbi fondati – segnalare al Comune la necessità di ulteriori verifiche; verifiche che, già in altri casi, sono state puntualmente eseguite; - la data del 22.09.2012 si riferisce al primo permesso di costruire ottenuto; la sua validità è di tre anni e si proroga – per legge – ogni volta che viene rilasciato un nuovo permesso di costruire. L'ultimo ottenuto è quello relativo al mese di giugno, da cui ripartono quindi tre anni. Teoricamente, per ragioni motivate anche dall'entità dell'opera, questo meccanismo può ripetersi senza limitazioni. Le motivazioni di ritardi e revisioni non possono essere imputate al Comune, ma vanno attribuite alle modalità di lavoro e alle disponibilità degli interventori. Modalità e disponibilità su cui un'Amministrazione può influire solo attraverso la predisposizione di un nuovo strumento urbanistico, cosa che peraltro sta avvenendo.
 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 29 giugno 2012

 

 

«Sulla centrale a biomasse l’ultima parola alla Regione»
Lo sostiene l’assessore comunale Umberto Laureni: «La società Iit srl ha trasmesso il progetto per ottenere la valutazione d’impatto ambientale»
Spetta alla Regione ogni decisione sul “via libera” alla realizzazione della centrale a olio di palma che la società “Investimenti industriali triestini srl” vuole realizzare a Opicina investendo una sessantina di milioni di euro e creando almeno 25 posti di lavoro. Il sito è quello che fu delle Officine meccaniche Laboranti ed è posto tra la caserma del “Piemonte Cavalleria” e lo scalo ferroviario di Opicina Campagna. Nel piano regolatore del Comune di Trieste è indicato come sito per insediamenti artigianali e industriali. Che ogni potere decisionale sull’autorizzazione spetti alla Regione lo ha sostenuto ieri in una nota ufficiale l’assessore comunale all’ambiente. l’ingegner Umberto Laureni che ha inteso in questo modo fornire ai cittadini dell’altipiano e di Trieste le necessarie informazioni. «La società Iit srl- Investimenti industriali triestini, ha trasmesso alla Regione il progetto per ottenere la valutazione di impatto ambientale, così come è previsto dalla legge. Nello stesso tempo una copia dell’identico progetto è stata inviata al Comune che è tenuto ad esporla all’Albo pretorio del 45 giorni. L’ultimo giorno utile entro cui i cittadini possono esaminare il progetto e presentare eventuali osservazioni alla stessa Regione, è il 13 luglio». «Dopo questo termine la Regione esaminerà il progetto e valuterà se l’impianto potrebbe avere apprezzabili effetti negativi sull’ambiente e se pertanto esso debba essere sottoposto o meno alla valutazione». Ma non basta. Vista la complessità del problema, il Comune di Trieste con una autonoma iniziativa, ha già chiesto alla Regione di attivare questa procedura che consentirebbe tra l’altro di valutare puntualmente l’impianto in termini di costi - benefici, nonché la sua influenza a livello ambientale e paesaggistico. «Attualmente - scrive ancora l’ingegner Umberto Laureni - non sono richiesti al Comune altri atti ufficiali sull’argomento, in assenza dei quali ogni iniziativa presa autonomamente sarebbe non dovuta e quindi censurabile. Seguiremo come Comune con la massima attenzione gli aspetti di nostra competenza, nell’ambito dei procedimenti che spettano alla Regione e restiamo a disposizione per ogni ulteriore chiarimento». La presentazione del progetto della centrale sta anche alla base della riunione che oggi alle 19 l’Associazione per la difesa di Opicina ha organizzato nella sala del Credito cooperativo del Carso in via del Ricreatorio 4. «Nel corso dei lavori - si legge sulla nota diffusa ieri dal comitato - verranno esposti e trattati i molteplici aspetti critici e controversi del progetto che erano già emersi, suscitando grande preoccupazione per i possibili pericoli per la salute e, in caso di incidenti, anche per l’incolumità dell’intera Opicina».
Claudio Ernè

 

 

Porte aperte all’inceneritore - Ogni giovedì dal 12 luglio l’impianto di via Errera visitabile dalla cittadinanza
I triestini potranno visitare l’inceneritore di via Errera. Ogni giovedì, a partire dal 12 luglio, cittadini, scolaresche, gruppi saranno accompagnati dai tecnici dell’impianto in un giro all’interno di quello che tecnicamente si chiama termovalorizzatore e che più volte, nel recente passato, è stato al centro di polemiche. «Abbiamo preso questa iniziativa – ha spiegato l’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni – proprio per sfatare assurde chiacchiere che si sono accavallate nel tempo e che non corrispondono alla verità. I cosiddetti “rifiuti della mafia o camorra” che dir si voglia non riguardano l'inceneritore. L’operazione si inserisce in un più ampio progetto di questa giunta, che intende essere trasparente sotto tutti i profili. I visitatori potranno verificare di persona cosa si fa dentro l'impianto, dialogando coi tecnici e gli addetti – ha concluso – del resto l’inceneritore è già stato aperto alle associazioni ambientaliste, ai comitati, a quanti si occupano di ambiente, che hanno potuto verificare sul posto la correttezza delle operazioni, ottenendo risposte a tutte le loro domande». È nelle intenzioni dell’amministratore estendere l’iniziativa al porto e ad altre aziende attive in città. All’inceneritore si accederà con una prenotazione da effettuare con i moduli che si possono scaricare dal sito AcegasAps o ritirandoli aell’Urp del Comune o agli sportelli AcegasAps, a partire dal 2 luglio. Saranno ammessi gruppi da 10 a 20 persone. Laureni chiederá a Trieste Trasporti di «valutare la possibilità di allestire una linea dedicata che giunga all’inceneritore». «Abbiamo colto al volo la proposta dell'assessore Laureni – ha sottolineato il responsabile dell’impianto, Paolo Dal Maso - perché così si possono sfatare leggende metropolitane che riguardano l'impianto. Non è vero, come erroneamente e troppo spesso si dice che si butta tutto nello stesso calderone. I visitatori potranno constatare di persona il lavoro che viene svolto e quali sono le regole che ne disciplinano il funzionamento». La ricognizione durerà circa un'ora e mezza, ogni giovedì mattina ne saranno organizzate due, alle 9.30 e alle 11.30. L'inceneritore sarà aperto anche alle scolaresche. «Le scuole sono invitate a predisporre per il prossimo anno scolastico – hanno detto i rappresentanti dell’AcegasAps - una serie di visite, inserendole nel programma di studio, in quanto l'ambiente oggi è un tema fondamentale». A Padova, lo scorso anno nell’ambito di un’iniziativa gemella l’impianto è stato visitato da circa duemila persone.

Ugo Salvini
 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 28 giugno 2012

 

 

Alla Rotonda del Boschetto il “sabato ecologico” di Acegas
Proseguono i “Sabati Ecologici” promossi da AcegasAps e Comune di Trieste. L’iniziativa si propone di migliorare la raccolta differenziata e di contrastare l’ancora diffuso fenomeno dell’abbandono indiscriminato di rifiuti ingombranti in strada. Dopo il 23 giugno a Prosecco, il Centro di raccolta itinerante sarà presente sabato prossimo nella Sesta Circoscrizione, in Rotonda del Boschetto, nell’area del parcheggio della sede della Circoscrizione stessa. Per ultimo, sabato 7 luglio, il Centro sarà nella Settima Circoscrizione, nell’area del parcheggio dietro alla Risiera di San Sabba. L’orario di apertura previsto del Centro di raccolta è dalle 9 alle 17.
 

 

“Una rivoluzionaria con dolcezza” - OMAGGIO A MARINA SPACCINI
Liceo Dante aula magna, via Giustiniano 3 Info: tel. 338 1652364, 338 2118453
Oggi alle 17, nell'aula magna del liceo Dante, l'evento "Una rivoluzionaria con dolcezza - Marina Spaccini" (foto) aprirà il Festival delle Diversità 2012. Dopo i saluti de “I Cammini aperti” associazione organizzatrice e dell'assessore provinciale Roberta Tarlao, avrà inizio l'evento promosso dalla Tavola per la Pace e Democrazia di Trieste con la proiezione di un breve video girato per la Rai da Maddalena Lubini, che renderà viva l'immagine e l'opera di Marina negli ambiti della sua attività. Sulle attivià di cooperazione all’estero con il marito Giorgio Pellis, e sull’amicizia con Marina Spaccini, porteranno una testimonianza Gianfranco Schiavone del Consorzio Italiano di Solidarietà, Sofia Quintero, don Mario Vatta, Lucia Cosmetico, frate Antonio Santini, Lisa Clark di Beati i costruttori di Pace. Interventi musicali di Maura Scaramella e Lorenzo Pellis, figli di Marina e Giorgio.
 

 

 

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 27 giugno 2012

 

 

«Val Rosandra, partire subito col ripristino»
Capuzzo scrive al sindaco Premolin: serve una delibera per gli interventi, coinvolgendo gli abitanti
Una lettera aperta al sindaco di San Dorligo, Fulvia Premolin, per agire subito, e con un’ampia convergenza di forze e sintonia, per il recupero dell’area protetta della Val Rosandra. La firma Alessandro Capuzzo, negli anni ’90 consigliere comunale “verde” del Comune e di recente impegnato nella costruzione della Tavola interconfinaria per la pace, indirizzandola anche agli scienziati e naturalisti Poldini, Dolce, Nimis, Bressi, Colla e Gasparo, oltre che al rappresentante del Comitato per la Val Rosandra, Alessandro Severi. Dopo aver partecipato al consiglio comunale dedicato ai lavori di disboscamento della valle e alla conferenza organizzata dai naturalisti, Capuzzo sensibilizza il sindaco Premolin sulla necessità di lasciar perdere il “muro contro muro” fra le parti, per concordare su un piano di ripristino nell’interesse di Comune ed ecologisti. È indispensabile, sottolinea la lettera, ricostruire una sintonia con la comunità locale nella gestione dell’area protetta, lasciando da parte le implicazioni politiche e giudiziarie, pur discutendo apertamente su quanto accaduto. Ma, soprattutto, «circoscrivere e proteggere l’area e iniziare a fare sinergia per un recupero del sito nel lungo periodo». Capuzzo rivolge al sindaco un appello «a tener alta l’attenzione». E sollecita una delibera che recepisca i punti proposti dai professori Poldini e Nimis nell’incontro riservato del 23 maggio, di cui Premolin ha detto di aver riferito in consiglio comunale e di voler relazionare anche alla Comunella e alle frazioni del territorio. In mancanza di una delibera, però, rileva Capuzzo, è impossibile avviare un’azione di sensibilizzazione e di monitoraggio attivo del sito. Anzi, c’è il rischio di diffidenze da parte delle persone mobilitatesi in difesa della Valle, «alleate importanti per l’avvio del piano di ripristino ambientale». Su quest’ultimo, poi, dovrà essere coinvolta la gente del posto. Capuzzo chiede a Premolin un’azione concreta per trasformare gli accordi presi in una “piattaforma di lavoro”, in modo tale da poter lavorare concretamente per la tutela di un bene naturale prezioso, tenendo conto delle attività di monitoraggio, protezione e coltivazione necessarie e dei progetti educativi e Interreg che possano coadiuvare l’operazione.
 

 

Nuovo Prg: «Una variante per i Tir» - BASOVIZZA
La gente della frazione carsica chiede al Comune di deviare i camion
BASOVIZZA È il gran traffico di veicoli e autoarticolati che puntualmente sforano i limiti di velocità il vero problema di Basovizza. E uno dei mezzi per tentare di restituire un minimo di vivibilità e sicurezza ai suoi residenti passa per l’interdizione ai Tir della Statale 14, l’arteria che sfiora il cuore del paese e che porta all’ex valico internazionale di Pesek. La richiesta di impedire ai grandi camion e agli autoarticolati di percorrerla arriva direttamente dai cittadini, e è stata inoltrata con determinazione ai consiglieri del parlamentino di Altipiano Est nell’incontro organizzato dalla circoscrizione per raccogliere dalla cittadinanza suggerimenti e indicazioni per la stesura del nuovo piano regolatore. Nella discussione tra residenti e consiglieri, la pericolosità della trafficata direttrice è apparsa quale “madre” delle tante questioni relative alla complessa viabilità della frazione. Oltre alla vicinanza con i valichi di Lipizza e Pesek, Basovizza è capolinea e base di partenza per la più trafficata delle strade provinciali triestine, la numero 1. E il paese è ogni giorno di più meta dei tanti escursionisti che da qui imboccano sentieri e percorsi per il Cocusso e i boschi circostanti. Tante comunque le proposte affidate dalla gente al parlamentino. Oltre all’interdizione ai Tir sulla Statale 14, i residenti suggeriscono di creare una rotatoria all’incrocio della statale con la via Kette e la strada che porta alla Foiba e a San Lorenzo. Una ulteriore rotonda viene indicata come soluzione per il pericoloso incrocio posto alle porte del borgo tra la già citata statale e la via Gruden. Per molti cittadini è poi assolutamente necessario realizzare lungo la dorsale via Gruden che attraversa Basovizza un marciapiede per garantire sicurezza ai pedoni, in quotidiana difficoltà soprattutto all’esterno delle scuole elementari e dell’infanzia. Un'altra indicazione per il nuovo Prg per favorire il “decongestionamento” del centro, la realizzazione di un by-pass lungo l’area del sincrotrone, percorso che praticamente è già esistente e che, perfezionato, consentirebbe di non vincolare a tale scopo altri terreni privati. Fondamentale infine la creazione di nuovi parcheggi. Tra le aree individuate, la zona del vecchio stagno, la strada provinciale 19 nei pressi del cimitero e la messa a punto di stalli a pagamento lungo via Gruden.

(Ma. Lo.)

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 26 giugno 2012

 

 

Carso, meno vincoli per le cave approvando i piani di gestione
MONRUPINO «Entro fine anno dovranno essere approvati i Piani di gestione delle aree Sic-Zps del Carso: sarà fondamentale che le attività estrattive di pietra ornamentale delle piccole cave carsiche vengano interpretate come compatibili con le esigenze di tutela e salvaguardia degli habitat naturali». Igor Gabrovec, consigliere regionale della Slovenska skupnost-Unione slovena, interviene così sulle difficoltà fatte emergere dagli imprenditori del settore dell’escavazione e lavorazione della pietra ornamentale carsica. Fortemente penalizzati dalla normativa vigente e soprattutto dal fatto che buona parte delle cave sul Carso rientrano nell’area sottoposta a pesanti vincoli ambientali, i cavatori hanno lanciato un appello alle istituzioni affinché la loro situazione venga risolta, pena la perdita di centinaia di posti di lavoro. Gabrovec ha spiegato come qualcosa sia già stato fatto: «Su mia proposta il Consiglio regionale nello scorso maggio 2011 ha inserito un’ importante modifica alla legge regionale che disciplina le attività estrattive, prevedendo che all’interno dei parchi regionali, comunali e intercomunali sia vietato l’esercizio di nuove attività di ricerca e di coltivazione delle sostanze minerale ad eccezione di quelle relative a pietre ornamentali, comprese le cave di pietra ornamentale in sotterraneo, così come in aree di falde acquifere»”. Ma su buona parte delle cave gravano i vincoli “europei” sui quali la Regione ha competenza e poteri ben circoscritti. «Certo, si sarebbe potuto a suo tempo perimetrare le aree protette escludendo tutte le zone di cava e prevedendo un ragionevole cuscinetto di futura espansione – ammette Gabrovec - ma questo è un treno perso già una decina di anni fa: rincorrerlo sarebbe tutt’altro che semplice». Che fare dunque? L'esponente della Ssk si è adoperato affinché nel Progetto di sviluppo rurale del Carso Triestino, commissionato dalla Regione al Gal Carso, fosse inserito un capitolo esplicito riguardante l’artigianato della pietra. Con l’auspicio che anche i relativi Piani di Gestione delle aree interessate possano stimolare ulteriormente “lo sviluppo delle attività estrattive identificate come cave di pietra ornamentale, compatibilmente con gli indirizzi generali e le esigenze di salvaguardia e promozione del patrimonio carsico”. A breve il Consiglio regionale sarà impegnato con una “legge di manutenzione”. Gabrovec annuncia: «In quell’occasione cercheremo sicuramente di valutare la possibilità di rispondere ancora alle esigenze del settore che, come confermano dagli stessi imprenditori, è soffocato da norme spesso incoerenti ed ingiuste che bloccano un’attività tradizionale, famosa e apprezzata in Europa e nel mondo fin dai tempi più remoti».

(Ri. To.)
 

 

Bagno sicuro anche più al largo - Collaborazione Regione-Ogs, monitorata la qualità delle acque
Anche quest'anno è partita la campagna “Bagno sicuro in mare aperto” in collaborazione tra l'assessorato regionale al Turismo e l'Istituto di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs). Si tratta di un'analisi delle acque al largo del golfo di Trieste, soprattutto per quanto riguarda la presenza di batteri colifecali ed “escherichia coli” che indicano se le acque sono balneabili o meno. Il progetto, al suo secondo anno, prende a campione le acque da 10-15 stazioni dislocate tra punta Salvore e punta Tagliamento nel periodo tra maggio e settembre. L’obiettivo è quello di monitorare le acque al largo della costa per garantire la balneabilità anche ai diportisti, giacché invece all’Arpa spetta la competenza del controllo entro i tre chilometri dalla costa. Come ha sottolineato la biologa marina Paola Del Negro, «ci si preoccupa troppo spesso delle acque costiere entro i tre chilometri e si pensa che i batteri indicatori di inquinamento fecale mal sopportino le variazioni di salinità e temperatura del mare. Non sempre è così e a volte sono misurabili anche al largo. Finora però i batteri, trovati in percentuali ridotte, sono sempre stati in profondità e con una maggiore presenza nei pressi degli scarichi». E se è vero che il depuratore scarica appunto al largo, a circa sei chilometri dalla costa, dalle prime misurazioni fatte in questi mesi i risultati, come del resto quelli dello scorso anno, sono ottimi, ha spiegato ancora Del Negro: «Nel 2011 i risultati sono stati incoraggianti, abbiamo avuto un'ottima qualità dell'acqua per quanto riguarda la balneazione al largo. Anche i dati dello scorso maggio sono ottimi». Il numero di diportisti che frequentano il nostro golfo è in costante aumento, in regione ci sono 24 marine per oltre 15mila posti barca. Garantire la balneabilità anche in mare aperto diventa quindi importante, ha spiegato l'assessore regionale al Turismo Federica Seganti: «Vogliamo offrire un servizio in più non solo ai residenti, ma anche ai tanti turisti stranieri». A partecipare al progetto in luglio e agosto sarà molto probabilmente anche l'Istituto nautico, per coinvolgere gli studenti delle scuole superiori e far conoscere i metodi di campionamento delle acque.

(i.gh.)
 

 

AGRICOLTURA Impianti fotovoltaici, arrivano 630mila euro

Un decreto firmato dell’assessore regionale, Claudio Violino , ha aggiornato il documento di programmazione finanziaria del Fondo di rotazione in agricoltura con un finanziamento di 630 mila euro per domande giacenti riguardanti la realizzazione di impianti fotovoltaici, Si tratta in particolare di impianti che sono presenti sui tetti delle stalle, che possono garantire l’autosufficienza energetica delle stesse aziende. «Abbiamo destinato questi fondi per la realizzazione di impianti su strutture già esistenti - ha detto Violino - perchè può essere un vantaggio».

 

 

Cantiere di Campo Marzio circoscrizione ignorata - l’INTERVENTO DI SERGIO KOSIC - Comitato Campo Marzio
In relazione all’articolo “Cantiere abbandonato: mistero a Campio Marzio” del 20 giugno scorso, il comitato Campo Marzio ritiene di fare le notazioni qui di seguito indicate e rivolte soprattutto al Comune di Trieste. 1. Dalla lettura dell’articolo si viene a conoscenza dell’avvenuta concessione del progetto di variante presentata dalla Cmc. Per quanto ne sappiamo a detto progetto la Circoscrizione aveva dato parere negativo, ma ancora una volta gli uffici hanno provveduto in senso contrario. Ora può essere che le precisazioni e i chiarimenti richiesti dal Comune abbiano sanato le perplessità sollevate dalla Circoscrizione, ci chiediamo però come mai non sia stato rifatto il passaggio negli uffici periferici per consentire al parlamentino rionale di avere diretta visione delle novità. 2. Per quanto a nostra conoscenza, una delle perplessità maggiori sollevate dalla Circoscrizione riguardava la sparizione di una delle zone verdi U2A previste dal piano regolatore vigente, che fine ha fatto tale area? 3. Altro argomento toccato da quelle varianti riguardava gli accessi e le uscite veicolari dal grande parcheggio; una di queste (Via Murat) prevedeva e comportava addirittura il cambio di senso di marcia di una delle strade limitrofe. Se il Comune ha approvato questa variante ha approvato anche il cambio di senso marcia della strada limitrofa? Sarebbe interessante conoscere questo aspetto. 4. Sempre in tema di circolazione attorno all’insediamento a seguito delle modifiche degli accessi, ci preme sapere se su via G.Reni permarranno gli stalli di sosta, oppure verrano eliminati per favorire il traffico su questa via di entrata e uscita in una proprietà privata. 5. È nostra concreta convinzione che l’edificato sino a questo punto non rispetti a pieno il progetto inizialmente approvato e che siano stati realizzati, specie in altezza, discreti sforamenti alle quote di progetto, per cui il fabbricato alla fine risulterà ancora più alto di quanto inizialmente previsto. Ci chiediamo se il Comune controlla, ha in animo di controllare, non farà assolutamente nulla (di questi comportamenti ovviamente i cittadini dovranno tenere debitamente conto al momento opportuno), per la tutela ed il rispetto quantomeno del bene comune. 6. Qualora il Comune non muova un dito in questo senso, chiediamo come i privati cittadini possono tutelare i loro interessi e far eseguire i citati controlli, che ripetiamo in questo caso, vista l’imponenza dell’ntervento, dovrebbero essere di normale routine da parte del Comune. 7. Come esposto sul cartello di cantiere e riportato dallo stesso articolista, le opere dovrebbero essere concluse entro il 22.09.2012. Per quanto l’Impresa Collini proceda a spron battuto, sicuramente questa data non potrà essere rispettata, anzi, una volta completata l’edificazione, deve iniziare tutta l’opera di allestimento, che per quanto rapida non sarà inferiore ad altri due anni almeno. Ora chiediamo: quante proroghe può chiedere un costruttore? Qualcuno dirà: meglio sia data la possibilità di finire, piuttosto che vedere poi un’incompiuta permanente! Sicuro, ma si può anche consentire a ridurre la volumetria complessiva dell’edificazione e concedere di completarla entro tempi ragionevoli e non lasciare che il cantiere abbia una vita indefinita e infinita. È giusto il rispetto verso il privato che edifica, ma altrettanto giusto è il rispetto verso quei cittadini che di questa situazione traggono solo nocumento.

 

 

SEGNALAZIONI - TRAFFICO Smog in via Rossetti

I sottoscritti cittadini che vivono e lavorano nelle vie Battisti, Gatteri e Viale, che a causa del traffico in accelerata verso la rampa di via Rossetti, sono costretti a subire quotidianamente un inquinamento ambientale e acustico da camera a gas, appreso con sconcerto che il Comune ha ritirato la proposta di invertire il senso di marcia nella rampa suddetta e propone addirittura di aumentare il volume del traffico in via Gatteri e quindi nell’ultimo tratto della già intasatissima via Battisti, chiedono rispettosamente che prima di prendere una decisione definitiva in tal senso, venga installata una centralina per il rilevamento dei dati sull’inquinamento ambientale che a nostro avviso mette a rischio la salute dei cittadini, in una zona tra l’altro che ospita scuole, bar con tavolini all’aperto, una farmacia, un centro civico, supermarket, negozi di vario tipo. Sappiamo tuttavia che il Comune ha fatto dietrofront a seguito delle indicazioni dell’Azienda ospedaliera e della Provincia, per motivi di percorribilità attorno all’ospedale, e proprio per questo ci rivolgiamo anche all’Azienda Sanitaria. Infatti, nel caso la centralina riveli i livelli di inquinamento che noi supponiamo, ovvero nocivi per la salute, chiediamo di verificare la possibilità di soluzioni alternative, come ad esempio l’istituzione di una corsia riservata alle ambulanze, ripristinando l’idea iniziale del traffico a riva in giù per le vetture private.

Nivea “Lilla” Cepak e altre 36 firme

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - LUNEDI', 25 giugno 2012

 

 

DISEGNO DI LEGGE SULL’ENERGIA - IL WWF: “LA GIUNTA CERCA DI LEGITTIMARE UNO SPAZIO DI CONTRATTAZIONE PRIVATA CON LE LOBBY
Lo prevede il ddlr presentato in IV Commissione. Secondo l’associazione si tenta così di ridurre ad una grottesca monetizzazione le complesse vicende del rigassificatore di Zaule o degli elettrodotti Somplago-Würmlach e Udine-Redipuglia.
Un grottesco tentativo della Giunta regionale di ritagliarsi uno spazio di “contrattazione privata”, prettamente economica, con le lobby energetiche grandi e piccole, quando sono in gioco progetti di infrastrutture come il rigassificatore di Trieste: questa la critica principale del WWF Friuli Venezia Giulia al disegno di legge regionale sull’energia, di cui si è discusso giovedì 21 giugno nel corso di un’audizione in Consiglio regionale.
L’art. 17 del disegno di legge prevede infatti che la Giunta regionale – su proposta dell’assessore all’energia (attualmente Luca Ciriani) - possa stipulare accordi con i proponenti dei progetti di infrastrutture energetiche, sia che le autorizzazioni di queste siano di competenza regionale o statale, “per assicurare la sostenibilità socio-economica, territoriale e ambientale dei progetti stessi”.
Tali accordi verrebbero stipulati DOPO il rilascio delle autorizzazioni: tuttavia la norma prevede che l’efficacia di ogni autorizzazione sia subordinata (non si comprende come) alla stipula del relativo accordo, che conterrebbe in particolare:
- “quantificate (come?) e positive (a giudizio di chi?) ricadute sul territorio in termini di vantaggi economici e di sviluppo per le utenze produttive o civili”
- “adeguate (a giudizio di chi?) misure di compensazione e di riequilibrio ambientale, territoriale ed economico.
“E’ evidente – continua il WWF – il tentativo di ridurre questioni complesse come l’impatto degli impianti energetici, ad un “mercato” tra il ceto politico al potere ed il mondo imprenditoriale (si tratti di grandi multinazionali o di piccole e medie società locali)”.
Secondo l’associazione l’articolo 17 è stato pensato, evidentemente, soprattutto allo scopo di cercare di risolvere in qualche modo, attraverso un grottesco tentativo di sostanziale monetizzazione, sia la vicenda del progetto del terminale di rigassificazione del GNL proposto dalla società GasNatural nel sito di Trieste-Zaule, sia quelle degli elettrodotti Somplago – Würmlach e Redipuglia-Udine Ovest, che la Giunta non ha saputo né voluto affrontare sul piano tecnico ed ambientale, pur in presenza di numerose, gravi e comprovate irregolarità e carenze nelle varie fasi delle procedure VIA.
Le eventuali ricadute positive, le compensazioni e quant’altro, dovrebbero semmai far parte degli elementi da valutare ed approfondire, in un quadro di trasparenza e partecipazione aperta a tutti gli interessati, delle procedure VIA, ovviamente PRIMA dell’avvio dell’iter autorizzativo.
Il WWF chiede perciò lo stralcio dell’articolo.
Quanto al complesso del disegno di legge, l’associazione ambientalista osserva che questo giunge all’esame del Consiglio regionale con grande ed inspiegabile ritardo (posto che una versione dello stesso testo era stata approvata dalla Giunta regionale il 3 luglio 2009), quando – per buona parte – “i buoi sono scappati dalla stalla”. Infatti numerosi progetti di impianti, di varia natura e dimensione, hanno trovato modo di essere autorizzati – non senza comportare impatti significativi sul territorio, l’ambiente ed il paesaggio - nel lungo periodo di vacatio intercorso dall’entrata in vigore della legge regionale 30/2002, che si intende sostituire.
Né può essere sufficiente, a giustificare tale ritardo, la motivazione dichiarata dall’assessore Ciriani, cioè la doppia modifica nell’attribuzione delle deleghe giuntali intervenuta nel corso del 2010.
Un giudizio organico sulla politica energetica della Regione – conclude il WWF – si potrà esprimere solo quando sarà disponibile il nuovo Piano Energetico Regionale, che sostituirà (ma non si sa quando) quello del 2007, rivelatosi del tutto inefficace. L’auspicio è che il P.E.R. dedichi la massima attenzione – ben al di là dell’obiettivo minimo dell’1% annuo indicato nel disegno di legge - agli investimenti nell’efficienza energetica, molto più redditizi (anche in termini di posti di lavoro generati) e meno costosi di quelli nella costruzione di centrali elettriche ed altri impianti produttivi, come emerge anche dal “Libro Verde dell’efficienza energetica” dell’Unione Europea (2005).
WWF-FVG

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 25 giugno 2012

 

 

«Opicina, no alla centrale» - Parte una petizione, 200 firme. Mobilitazione anche online
Non piace proprio il progetto per la costruzione di una centrale a biomasse vicino all'abitato di Opicina. Molte associazioni ambientaliste,oltre alla Circoscrizione e a semplici cittadini, si stanno muovendo. Intanto con una petizione che verrà inviata alla Regione per chiedere l’avvio di una procedura di Valutazione d’impatto ambientale che coinvolga enti pubblici, associazione e cittadini. Finora di firme ne sono state raccolte duecento, la mobilitazione continua anche online. Anche perchè l’iter burocratico del progetto prevede che entro i primi di luglio debbano essere presentate eventuali obiezioni da parte dei cittadini per avviare una procedura di Via (valutazione di impatto ambientale). Secondo i calcoli della Regione si tratta di un investimento tra 50 e i 60 milioni di euro. Nei due anni previsti per la realizzazione dell’opera lavoreranno nel cantiere oltre cento operai. La “Iit srl” (Investimenti industriali triestini) è pronta a partire in qualsiasi momento. Nel progetto i due diesel impiegati nella centrale saranno dei 18 cilindri a V costruiti nello stabilimento di San Dorligo della Valle. L’olio di palma indicato come combustibile arriverà via mare e sarà sbarcato a Trieste. Serviranno sessantamila tonnellate all’anno che verranno trasportate a Opicina con dei carri ferroviari. Ma le associazioni ambientaliste in cinque punti contestano questi dati e i benefici economici che ne deriverebbero. Il primo: si configura un costo globale non sostenibile - affermano -, basti pensare ai costi per il trasporto dall'Africa del materiale; e un aumento dell'inquinamento. Il secondo punto riguarda il progetto che «non tiene conto della corretta realizzazione di questo tipo di impianti che, per essere veramente ecosostenibili, dovrebbero utilizzare biomasse prodotte entro 70 chilometri dal sito dell'impianto stesso, e non considera il costo del mantenimento di tale struttura dovuto, per esempio, al trasporto in sede delle biomasse e al prezzo delle biomasse stesse». Terza contestazione: saranno realizzate due ciminiere alte 35 metri abbattendo zone a vincolo boschivo, per cui l'impianto avrebbe un impatto lesivo del paesaggio con conseguente deprezzamento del valore economico degli edifici residenziali privati. Quarto punto: secondo i sodalizi l'emissione di particelle come le PM10 da parte della centrale aumenterebbe il rischio per la salute visto che tali polveri sono una delle cause di decesso per tumori ai polmoni. E per finire, «la centrale verrà realizzata su un sito sul quale sono stati costruiti e riparati carri ferroviari coibentati con amianto per diversi decenni, ma non è prevista alcuna analisi» delle condizioni del suolo.
 

 

«Trieste-Divaccia L’Europa è pronta a tagliare 50 milioni»
L’ex assessore Sonego lancia l’allarme: «Opera a rischio perché Italia e Slovenia non hanno rispettato gli impegni»
IL RUOLO LEGHISTA Hanno dato il mandato a Castelli ma l’ex viceministro si è preoccupato solo del valico domestico Genova-Milano
GLI ERRORI di Lubiana È stato un grosso sbaglio bocciare il collegamento con Capodistria anziché favorire i rapporti transfrontalieri
TRIESTE «L’Unione europea si appresta a tagliare all’Italia i 50 milioni di euro di contributo per la progettazione della Trieste-Divaccia, snodo fondamentale del Corridoio Lione-Budapest, infrastruttura ancor più strategica dell’oggi tanto decantato Corridoio Adriatico-Baltico». Torna in scena, con questo campanello d’allarme Lodovico Sonego, precisando di parlare come «semplice cittadino, ma estremamente documentato e preparato, e logicamente con l’esperienza di essere stato il precedente assessore regionale a Infrastrutture e trasporti». Sonego, ma quali sono le sue fonti e perché questo probabile taglio? Fonti politiche italiane ai più alti livelli. La progettazione della tratta Trieste-Divaccia ha un costo stimato di 100 milioni di euro circa, la metà dei quali sovvenzionati dalla Commissione europea. É questa la parte di finanziamento che Bruxelles vuole tagliare perlomeno nella misura dell’80%, perché il programma non sta procedendo secondo gli impegni assunti dai due Stati, il progetto ha uno scarso grado di maturazione, non è realistico supporre che possa andare a buon fine. L’Italia sta ora tentando di correre ai ripari, ma rimane il fatto che ormai Bruxelles ha capito che almeno su questo fronte Roma e Lubiana non stanno facendo sul serio e si è quasi del tutto compromesso il rapporto di fiducia e credibilità. Questo è gravissimo perché il taglio di cui si parla sarebbe un colpo molto serio alla implementazione del programma ferroviario, ma peserebbe ancor di più il fatto che alla riduzione dell’impegno economico si sommerebbe l’uscita di questa ferrovia dalla programmazione europea delle opere strategiche con ovvie conseguenze per il Friuli Venezia Giulia e Trieste. Rimane uno spazio di manovra per rimediare? Spero che l’Italia riesca in extremis a convincere l’Ue a mantenere i finanziamenti ma per farlo deve prendere atto che sono stati commessi da entrambe le parti gravi errori politici. Innanzitto Berlusconi anziché lasciar lavorare il ministro Frattini ha assegnato il dossier a Castelli, viceministro della Lega che ha gestito la programmazione delle infrastrutture a uso e consumo della Lombardia. Per Prodi le priorità erano le tratte internazionali: Lione-Torino, Trieste-Divaccia, tunnel del Brennero. Per Castelli la priorità è divenuto il valico domestico Genova-Milano che è stato sostenuto con rilevanti finanziamenti Cipe. Ciò presupponeva che la Trieste-Divaccia finisse sul binario morto. Il secondo errore italiano è stato il tracciato scelto da ultimo, quello alto che sposta i binari sopra Opicina e prevede che dal confine a Divaccia la ferrovia faccia un lungo e costoso tragitto in territorio sloveno, tratta che dovrebbe essere realizzata a spese di Lubiana che non considera quest’opera prioritaria, con tutti gli ostacoli che era presumibile sorgessero. Ma alla Slovenia non va addebitato alcun errore? Anche Lubiana ha sbagliato. Ha voluto sempre vedere tutto in un’ottica esclusivamente nazionale, ha sempre pensato alla Capodistria-Divaccia come all’opera prioritaria per il Paese, con il risultato di farsi togliere anche qui i finanziamenti da Bruxelles che ha preso atto che il progetto difettava di maturità. In questo caso i 230 milioni Ue sono stati revocati per la mancata autorizzazione ambientale al raddoppio del tracciato da parte dell’agenzia Arso. La via d’uscita sarebbe stata considerare la Capodistria-Divaccia come elemento di una comune politica italo-slovena che includesse anche la Trieste-Divaccia. Una politica che a Bruixelles avremmo potuto sostenere assieme. Lubiana però non vuole nemmeno il collegamento tra i porti di Trieste e Capodistria Da assessore l’ho sempre sostenuto: è utile e razionale. Ma gli sloveni ne hanno fatto una questione identitaria, il che non ha certo facilitato le relazioni transfrontaliere. E la questione dell’Adriatico-Baltico, in discussione in questi mesi a Bruxelles, come si concluderà? L’Adriatico-Baltico è strategico, il primo protocollo con Danzica per il Corridoio l’ho firmato io a Trieste nel 2007. Tuttavia l’enfasi che vi si pone oggi è fuori scala e serve a nascondere il fatto che alla fine, persi i finanziamenti per la Trieste-Divaccia, si vorrà archiviare il Corridoio Lione-Budapest dicendo che basta l’altro. Nulla di più falso, i Corridoi sono indispensabili entrambi.
Silvio Maranzana

 

Ferrovie austriache, due nuovi locomotori
In partenza a breve un treno completo dallo Scalo Legnami. Ma RcA lancia l’allarme su Rfi
Rail cargo Austria (RcA) continua a espandersi nel porto di Trieste ma lancia un allarme: le Ferrovie italiane non si occuperanno più delle manovre a Campo Marzio, «se non c'è una regia ci saranno problemi e i costi resteranno alti». Due nuovi, enormi locomotori diesel per spostare i carri ferroviari verso i punti nevralgici dello scalo e, a breve, un treno completo per trasportare l'alluminio dallo Scalo legnami. RcA, per mezzo del suo braccio operativo Rail cargo Italia guidato dallo svedese Leo Herze, prosegue nell'aggiudicarsi fette di mercato nel porto così come sperato dalla maggior parte degli operatori dello scalo che contano sulla presenza dell'operatore ferroviario per garantire concorrenza, nuovi servizi e costi più bassi. Ma pare che nella liberalizzazione non tutto fili liscio. A dirlo lo stesso amministratore delegato di RcI. «A dicembre, ma forse anche prima, Rfi (società delle Ferrovie dello Stato che gestisce la rete, ndr) ci ha avvisato che non si occuperà più della manovra ferroviaria nella stazione di campo Marzio. Se ci fosse una società unica a occuparsene la situazione sarebbe stata semplice, ma a Trieste non c'è». Quindi nei prossimi mesi prenderà il via almeno in parte la liberalizzazione dei servizi ferroviari commerciali, ma i problemi non saranno risolti. Cosa succederà quando tre o quattro operatori ferroviari dovranno spostare i loro locomotori dalla Stazione di Campo Marzio verso il porto? E se un treno arriva tardi si ferma ad aspettare il proprio turno? E ci sarà spazio per un'eventuale sosta? «Sia a livello strutturale che “politico” non c'è un piano ferroviario. Noi siamo venuti a Trieste perché mancava la concorrenza e siamo convinti che i porti del Nord-est devono essere porti “austriaci” - spiega Herze – dal punto di vista ferroviario, naturalmente. Ma ci sono una serie di problemi per i quali i costi non necessariamente scenderanno». Ma chi dovrebbe redigere un piano ferroviario del porto? «Una bella domanda. Ezit, ferrovie e Authority dovrebbero decidere, ma noi stiamo ancora cercando da chi andare e se nessuno decide – spiega Herze – si rischia l'anarchia. Noi stiamo andando avanti ma più lentamente del previsto, a Capodistria non abbiamo questi problemi». Intanto, a beneficiare dei nuovi investimenti di RcA sarà la General cargo terminal attiva allo Scalo legnami. I nuovi locomotori verranno utilizzati anche in quelle aree dove la rete elettrica è stata dismessa, o non sottoposta a manutenzione, da parte di Rfi. L'investimento sulla movimentazione “interna” avrà subito una conseguenza pratica, poiché dallo Scalo legnami – ormai non più isolato dal punto di vista ferroviario – prenderà il via a breve un treno settimanale per il trasporto di alluminio verso l'Ungheria.

Riccardo Coretti
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA , 24 giugno 2012

 

 

«Rigassificatore, progetto obsoleto e a rischio» - UDC - Roberto Sasco: polo culturale in Porto Vecchio, all’Ater non serve la regia del Friuli
Nuovo assetto della segreteria provinciale e conferma di alcune posizioni chiave legate allo sviluppo cittadino. L'Udc locale torna allo scoperto, affidandosi alle parole del suo segretario provinciale Roberto Sasco, rimasto in sella assieme ai vice Antonella Pulsator e Italo Sciarrino, e al neo segretario amministrativo Paolo Lonzari. Rigassificatore, Porto Vecchio e Ater. Temi antichi e nuove battaglie, spunti ribaditi ieri in un incontro al Caffè Tomaseo. Nessun dubbio sul capitolo rigassificatore, affrontato con toni lapidari: «Un progetto obsoleto e soprattutto a rischio cui dobbiamo dire soltanto no», ha detto Sasco: «L'impianto nuocerebbe all'intero ecosistema del nostro golfo, senza contare l'incompatibilità evidente con l'attività portuale della nostra zona, costretta a dover fare i conti con inevitabili rallentamenti». Troppi rischi e pochi benefit. Questa la posizione dell’Udc sul rigassificatore, nodo che non prevede sconti. Più “creativa” nel complesso l'analisi relativa a Porto Vecchio. Qui le soluzioni si sprecano ma sfociano in una sola voce: «Facciamone un polo culturale cittadino – ha ribadito Sasco – utilizzando il Magazzino 26, magari per allestire un Museo del mare, per dare visibilità al patrimonio custodito dal museo ferroviario e alla collezione del Lloyd Triestino, ma soprattutto per ospitare degnamente la storica collezione de Henriquez, ora troppo decentrata dalla città» (in via Cumano, ndr). In cartellone ieri anche il tema dell'Ater, dibattuto chiamando spesso in causa il presidente della Regione Renzo Tondo: «Credo ci voglia ascoltare in questo – ha precisato Roberto Sasco – Non abbiamo bisogno della regia del Friuli, non servono accorpamenti. Il problema degli alloggi a Trieste è fondamentale, ci sono 5mila richieste e la situazione sta diventando drammatica, al pari del campo sanitario – ha aggiunto – considerando i tempi di accoglienza nei centri di Pronto Soccorso o per poter avere varie forme di analisi e controlli». Roberto Sasco è intervenuto anche sulla terza corsia: «È un problema che deve riguardare solo lo Stato – ha concluso - e non la Regione». Gruppo coeso, su ogni posizione. Sasco garantisce in tal senso e intende ribadirlo anche su scala nazionale, al prossimo congresso dell'Udc previsto in ottobre.

Francesco Cardella
 

 

Il viaggio infinito da Trieste a Venezia su treni da incubo
Carrozze vecchie, niente aria condizionata, orari illogici sul regionale “veloce” che impiega due ore per fare 148 km
TRIESTE La conoscono bene i pendolari, ma anche in Europa la tratta ferroviaria Venezia-Trieste non gode di buona reputazione. Il presidente della Commissione Trasporti del Parlamento europeo, Brian Simpson, arrivato nel capoluogo giuliano via rotaia il 19 marzo scorso per una riunione è stato categorico: «Il treno è veloce fino a Venezia, a Trieste si arriva poi molto lentamente. Tutte le città principali devono essere collegate dall’alta velocità». L’alta velocità invece si ferma a Venezia e chi deve proseguire per Trieste deve cambiare treno o rimanere su una “Freccia” spuntata. Per la verità Trenitalia ha inventato, con molto humor inglese, il treno “regionale veloce” che per fare 148 chilometri (da Mestre a Trieste) c’impiega quasi due ore, 70 chilometri all’ora su un tratto completamente pianeggiante che incontra qualche difficoltà solo tra Monfalcone e Trieste. Sui treni regionali viaggiano ogni giorno centinaia di persone che per lavoro o studio sono costrette a muoversi, con un orario ferroviario che non rispecchia le loro esigenze ed è programmato con pochissima logica. Mestre-Trieste Cominciamo con l’andata (di mattina) da Mestre a Trieste: le opportunità di raggiungere direttamente il capoluogo regionale, lasciando perdere la linea (senza fine) Treviso-Udine-Gorizia, sono poche e mal disposte. Il primo treno alle 5.32 (Intercity notte proveniente da Roma) con arrivo alle 7.28. Chi non ha fretta è meglio che rimandi la partenza: il treno, con carrozze per viaggiatori e carrozze-cuccette, non è consigliabile a chi vuole viaggiare in un ambiente pulito e tranquillo. Il successivo collegamento, ma solo nei giorni feriali, è alle 6.31 con fermata a Portogruaro (alle 7.34) e ripartenza alle 7.50: arrivo alle 9.04 dopo ben 2 ore e 33 minuti. Finalmente un treno “normale” alle 7.46, a Trieste alle 9.42. Dopo bisogna attendere le 9.23 (a Trieste alle 11.16), oppure le 10 (alle 11.53), o le 10,22 (Frecciabianca proveniente da Milano) con arrivo alle 12.08. Un orario folle: tre treni nel giro di un’ora. E poi un intervallo di due ore fino alle 12.23 per essere poi a Trieste (con fermata a Miramare) alle 14.18. Questi sono numeri che il pendolare ricorda a memoria, come le poesie imparate alle elementari o la formazione della Grande Inter targata Herrera. Quello che succede poi durante il viaggio è tutta un’altra storia. Nell’analisi prendiamo ad esempio un treno di mezzo, cioè il “regionale veloce” che sta tra un “regionale” e una “Freccia” in un giorno normale senza gli inconvenienti legati alla neve, al ghiaccio, ai forti temporali, ai piccoli incendi di sterpaglia lungo la linea (d’estate tra Monfalcone e Trieste) e, purtroppo, ai casi di suicidio o incidenti ai passaggi a livello. La partenza da Mestre rispetta normalmente gli orari, gli eventuali 5 o 10 minuti di ritardo vengono recuperati strada facendo, almeno fino a Monfalcone. Il primo inconveniente riguarda le continue comunicazioni a bordo: spesso utili, ma ripetute ad alto volume che disturbano chi sta leggendo, parlando e semplicemente guardando il panorama. Prima fermata a Quarto d’Altino e dopo 10 minuti a San Donà: in queste due stazioni il rapporto tra chi scende e sale è di 10 a 3. Il treno poi prosegue per San Stino di Livenza (per Trenitalia si tratta di Santo Stino di Livenza)e Portogruaro. Qui il rapporto invece è quasi l’opposto 5 a 10. Si tratta di studenti e persone che lavorano a Monfalcone o a Trieste. E poi Latisana, San Giorgio e Monfalcone. Se fino alla città dei cantieri il viaggio è stato lento ma (quasi sempre) regolare, da qui a Trieste le cose cambiano. Poche volte l’orario di arrivo è rispettato, spesso il ritardo è di 5-10 minuti, qualche volta molto di più. La lentezza è dovuta all’intasamento della linea, a scelte della centrale operativa, ai lavori che non finiscono mai o ad altro ancora. Si parte da Monfalcone ma tra la stazione di Sistiana-Visogliano e il Bivio d’Aurisina ci sono rallentamenti continui, spesso dovuti a treni (anche merci) davanti. L’entrata in stazione è a passo di lumaca: neppure a Milano Centrale o a Roma Termini, dove il traffico è molto più intenso, la lentezza è così esasperante. Trieste-Mestre Il ritorno a Mestre in serata non è meno problematico e ben più difficile. Intanto l’orario dei treni. Il primo nel tardo pomeriggio è alle 17.02 (Frecciabianca per Milano) con arrivo a Mestre alle 18.48, poi due “regionali veloci” alle 17.44 e alle 18.44 (soppresso il sabato) con arrivo alle 19.37 e 20.37. Dopodichè il black out o quasi. Gli unici due treni che collegano direttamente Trieste a Mestre (e perciò al resto d’Italia) sono alle 19.18 che da Portogruaro si ferma in tutte le stazioni (arrivo alle 21.37 dopo 2 ore e 19 minuti), e l’Intercity notte per Roma delle 21.54. Questo è il risultato dell’attenzione che Trenitalia e Regione hanno nei confronti del capoluogo giuliano. A dicembre, in occasione dell’entrata in vigore del nuovo orario, è stato eliminato l’Intercity notte per Lecce che partiva da Trieste alle 19.46. A Monfalcone, dove c’è una numerosa comunità pugliese, sono state raccolte centinaia di firme con la richiesta che venga riattivato. Ma finora tutto tace. Così il pendolare è costretto a prendere l’Intercity notte per Roma, fratello dell’omonimo della mattina. Il convoglio è lo specchio di come Trenitalia considera il “cliente”. Una sola carrozza per i viaggiatori più due carrozze cuccette. Con l’estate probabilmente si viaggerà in piedi, come è già successo. Le carrozze sono sempre troppo calde o troppo fredde. Più volte nei mesi invernali i viaggiatori sono stati costretti a spostarsi nelle carrozze cuccette, le altre erano gelate. E in questi giorni di grande caldo la carrozza viaggiatori, vecchia e in disuso, non ha l’aria condizionata. Una vera via crucis per i passeggeri. E poi le fodere dei sedili sono vecchie e sporche, i poggioli rotti. In alcuni giorni l’odore nauseante ti spingerebbe a scendere. Una vergogna. In questo treno oltre al biglietto o all’abbonamento il viaggiatore deve pagare un supplemento (“integrazione” lo chiama Trenitalia, un “furto” invece per i pendolari) che da Trieste a Mestre è di 3.70.
Ferdinando Viola

 

Gli abbonamenti hanno subito un rincaro del 20%
Lo ha detto chiaramente l’amministratore delegato delle Ferrovie di Stato, Mauro Moretti: gli abbonamenti devono costare il doppio, come negli altri paesi europei. Moretti ha riconosciuto, ma ci voleva poco, che nei treni dei pendolari «rimangono tantissimi problemi», ma non ha aggiunto che in alcuni paesi europei il biglietto è si più caro (non di molto) ma il servizio è di gran lunga migliore. E poi gli abbonamenti non sono rimasti fermi da anni. Un esempio: da febbraio l’abbonamento Mestre-Trieste costa 120 euro, prima 97.50 euro, un aumento di oltre il 20 per cento. E per quello che riceve in cambio il pendolare non è proprio poco. Il 10 giugno scorso è entrato in vigore l’orario estivo. Per Trieste, e tutto il Friuli Venezia Giulia, non è cambiato nulla. Nessuno dei nuovi treni ha toccato la nostra regione. Le varie Frecce si fermano tutte a Venezia. Confermati i collegamenti esistenti. I treni regionali non sono stati toccati. Ma il servizio è rimasto quello di sempre, insufficiente e per niente dignitoso verso il viaggiatore. Un esempio? Il “regionale veloce” di ieri in partenza da Mestre alla 12.23 era con poche carrozze e senza l’aria condizionata. La maggior parte della gente era in piedi e sudata. Molte le proteste che però, sappiamo, resteranno senza risposta.
 

E in agguato c’è la soppressione “selvaggia”
La prenotazione non assicura la partenza: spesso i convogli vengono cancellati all’ultimo momento
TRIESTE Ecco un breve vademecum, studiato sul campo, per chi intende servirsi del treno Trieste-Venezia (o viceversa). 1- Regola generale: non sempre chi si reca alla stazione con il biglietto già acquistato e il posto prenotato è sicuro di partire. Oggi con le nuove frontiere telematiche si può scorrere l’orario e anche seguire in diretta la situazione del traffico ferroviario. Ma succede che all’arrivo in stazione il treno, che era dato per partente, venga soppresso per i soliti e mai chiari “motivi tecnici”. L’anno scorso nel solo Friuli Venezia Giulia sono stati ben 1.552 i convogli mai partiti. E nei primi due mesi di quest’anno 537. E quasi tutti erano dati in partenza fino a pochi minuti prima. 2- Mai fidarsi degli orari. Se ad esempio si ha un appuntamento a Trieste alle 12, partendo da Mestre basterebbe salire sul treno delle 10 con arrivo nel capoluogo giuliano alle 11.53. Il rischio di non farcela in questo caso è forte. Meglio prendere quello prima, alle 9.23 per essere a Trieste alle 11.16. 3- Durante il viaggio è da augurarsi che i segnali a terra funzionino. Se un passaggio a livello non si alza (o non si abbassa) è meglio mettere subito in conto 45 minuti di ritardo. Il treno si ferma, procede “a vista”. Si riferma e va avanti piano. Una situazione che succede più volte. 4- Attenzione a certi convogli, come l’Intercity notte per Roma in partenza dalla stazione di Trieste alle 21.54. Si tratta di carrozze vecchie, spesso sporche e mai comode. Oltre al normale biglietto o abbonamento poi il viaggiatore deve pagare l’integrazione che, ad esempio, da Trieste a Mestre è di 3,70 euro. Della serie, pagare di più per avere di meno. 5- Viaggiare vestiti d’inverno e molto leggeri d’estate: non è così ovvio come sembra. Il riscaldamento e l’aria condizionata sono un optional. In alcune carrozze nuove o ristrutturate di recente il condizionatore non funziona, o funziona male. In questi giorni lo stanno constatando centinaia di viaggiatori costretti a fare la sauna. 6- Il personale viaggiante e quello a terra è molto professionale. Meriterebbe più considerazione dall’azienda. Da quattro anni non rinnovano il contratto, e le conseguenze ricadono su chi viaggia. Ormai si va avanti a una giornata di sciopero al mese. Una volta si astengono dal lavoro i sindacati confederali, un’altra gli autonomi, un’altra ancora la protesta riguarda i vari compartimenti regionali. Lo facciamo anche per migliorare il servizio, affermano (da anni) i sindacati. I pendolari ringraziano ma preferiscono viaggiare.

(fe.vi.)
 

Perché la Tav non arriva a Nordest - LIBRO DI POSSAMAI: DOMANI LA PRESENTAZIONE
Domani alle 18 nella sala “Tommaso A” dell’NH Hotel di Trieste (Corso Cavour, 7), il direttore del Piccolo Paolo Possamai presenterà il suo libro «Ultima fermata Treviglio. Perchè la Tav non arriva a Nordest» nell’ambito di un incontro organizzato dall’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) e Confindustria Trieste. Seguirà un confronto tra il presidente di Confindustria Trieste Sergio Razeto, il presidente di Ance Fvg Valerio Pontarolo, il presidente di Autovie Venete Emilio Terpin (nella foto), il presidente dell’Aeroporto Sergio Dressi e il sindaco di Trieste Roberto Cosolini.
 

Per le Ferrovie il cliente è lo Stato, non la gente - L’INTERVENTO DI LUIGI BIANCHI
«Siamo un’impresa privata e svolgiamo i servizi solo se veniamo pagati». Non è Montezemolo a precisarlo, secondo Il Sole 24 Ore, ma l’amministratore delegato delle Fs, che il 26 maggio scorso ha presentato «un bilancio consolidato con i ricavi di servizi da infrastrutture in aumento più rapido rispetto a quelli di servizi da trasporto», senza chiarire il significato del presunto risanamento: operazione riuscita, paziente deceduto, visto lo stato comatoso di Trenitalia; senza evidenziare l’ammontare globale dei trasferimenti finanziari pubblici (dallo Stato e delle Regioni anche fuori dai contratti di programma) e la loro ripartizione per la galassia delle partecipate, anche quelle con la presenza dei privati che fanno affari, con finanziamento pubblico anche fuori della rete nazionale. «Ferrovie accelera sulla Borsa - Moretti: noi pronti» era possibile leggere su La Repubblica del 17 maggio, senza avere però chiarimenti su una nuova operazione Alitalia, informata alla privatizzazione dei profitti e alla socializzazione delle perdite. Il 3 giugno nuovo annuncio di Moretti su Il Sole 24 Ore: «La sfida è europea, ora entriamo nei bus urbani - La nuova autorità non depotenzi l’unica impresa italiana in grado di competere nel continente». Nell’intervista si poteva apprendere che «la competizione è europea contro Sncf e Db», ferrovie francesi e tedesche, per gli estranei alla rotaia. Ma è possibile parlare seriamente di mobilità e logistica europee senza considerare preziose alleate le maggiori ferrovie continentali che stanno lavorando per saldare la rotaia continentale ai traffici orientali della Transiberiana per Russia e Cina? Ma è possibile pensare allo sviluppo dei traffici europei senza la piena collaborazione di tutte le reti continentali, in una logica di coordinamento e integrazione, come sempre avvenuto nel mondo della rotaia? La competizione non è a livello di reti, ma a livello di imprese di trasporto (che operano in una logica intermodale), alle quali le reti devono fornire il miglior servizio nel tassello fondamentale della catena logistica, la rotaia. Solo chi non comprende questa realtà elementare può pensare di andare in Europa acquistando, con finanziamento pubblico, azioni di società che riescono ad affrontare il mercato con un’offerta globale competitiva, offerta che non è in grado di fare quella nazionale, polverizzata in una miriade di iniziative e sacrificata in nome del risanamento stile Tremonti, in conseguenza del pratico smantellamento del servizio commerciale Fs (informazione, promozione, vendita e assistenza post-vendita del prodotto treno inserito in un servizio globale porta a porta). Senza servizio commerciale non esiste vendita automatica con un unico interlocutore nazionale: il servizio come la vendita necessitano di capillarità e di contatto con la clientela. Ma per il vertice Fs, che si attarda in una visione monopolistica superata da tempo, Stato e Regioni sono il cliente, non i viaggiatori e gli spedizionieri. Governo e ministri, Regioni e partiti non hanno nulla da dire? Non avvertono che lo scorporo e la distinta responsabilità di rete e impresa di trasporto sono ineludibili se si vuole salvare la rotaia italiana?
 

 

Ambiente, Trieste nell’Europa “virtuosa” - Meno emissioni, uso di energie rinnovabili: sancita l’adesione al “Patto” internazionale tra sindaci
Entrare nel novero delle città europee definite virtuose sotto il profilo della tutela ambientale e del risparmio energetico. Primo passo per poter accedere ai finanziamenti previsti dall'Ue per la riqualificazione delle città. È questo il contenuto della delibera approvata dal Consiglio comunale e illustrata ieri da tre assessori, Elena Marchigiani (Pianificazione urbana, Mobilità e traffico), Fabio Omero (Sviluppo economico e fondi comunitari) e Andrea Dapretto (Lavori pubblici e Patrimonio). Assente per altri impegni, ma impegnato come i colleghi di giunta sul progetto, Umberto Laureni (Ambiente ed Energia). La denominazione scelta per il progetto è "Patto fra i sindaci" e costituisce un «atto volontario - recita la delibera - con il quale i Comuni si impegnano a dare concreta attuazione agli obiettivi definiti dall'Ue da raggiungere entro il 2020». Si tratta di ridurre del 20% le emissioni di CO2, di aumentare della stessa percentuale il livello di efficienza energetica e la quota di utilizzo delle fonti di energia rinnovabile. «Il centrodestra ha fatto opposizione a questa proposta di delibera per una sorta di partito preso - ha detto Omero - probabilmente perché è allergico a una serie di argomenti, refrattario alle città intelligenti, a una giusta programmazione, all'ammodernamento delle strutture, manifestando una chiusura di mussoliniana memoria. Questa giunta invece va nella direzione della crescita inclusiva e della piena accessibilità. Tutti gli assessorati sono coinvolti, in una filosofia di maggioranza completamente diversa dal passato». Marchigiani ha ricordato che «questo Patto è un passo intermedio verso la creazione di una rete tra città, prevista dall'Ue, per migliorare gli interventi in tema di tutela dell'ambiente e risparmio energetico. Il centrodestra fa opposizione strumentale dicendo che servono risorse per attuare questo progetto, ma non è vero, è che loro non hanno mai lavorato assieme fra assessori quand'erano maggioranza, noi sì». Dapretto ha evidenziato che «è la prima volta che quattro assessorati lavorano assieme a un programma unico. È opportuno scambiare nuove pratiche con le città europee all'avanguardia in materia. La sostenibilità è un concetto che riguarda in generale la qualità della vita. Non possiamo consumare ancora territorio e spazio inutilmente, né bruciare altra energia senza ritegno. Stiamo studiando fra l'altro la possibilità di cambiare l'asfalto che si utilizzerà nei prossimi interventi - così Dapretto - usando quello previsto dall'accordo di Kyoto, per la cui produzione si consuma molta meno energia».

Ugo Salvini
 

 

La centrale a biomassa, un nuovo pericolo per il Carso - LA LETTERA DEL GIORNO - Luciano Calcaterra
Finalmente, se mai ce ne fosse stato il bisogno, abbiamo la conferma che al peggio non c'è fine. A Trieste abbiamo un terminal petrolifero, un inceneritore che brucia spazzatura proveniente da ogni dove, una Ferriera di cui si sa tutto ma su cui non si vuole o non si può intervenire, siti inquinati e un traffico cittadino da manicomio e, prossimamente, uno splendido rigassificatore on-shore, e cioè davanti casa. Fino ad ora, il cittadino stanco di respirare schifezze e polveri varie tra cui quelle derivanti da una insufficiente pulizia delle strade e di un loro inesistente lavaggio, ha trovato parziale sollievo andando a passeggio in Carso, anche se a volte il puzzo cittadino arriva fino a lì. Ora, non avrà più possibilità di scelta. Avrà l'inquinamento anche sull'altipiano grazie alla centrale elettrica a biomassa che si intende costruire a Opicina. Le società promotrici e i progettisti negano che tale inquinamento possa verificarsi, ovviamente, e furbamente fanno balenare davanti agli occhi dei cittadini le classiche perline e specchietti rappresentati dai posti di lavoro e dal teleriscaldamento. La convenienza di quest’ultimo è tutta da verificare e il termine «biomassa» è ambiguo poiché con tale termine si intende in genere un prodotto derivato da scarti di lavorazione del legname, di residui vegetali agricoli e simili che vengono fatti fermentare per ottenere gas o che vengono direttamente bruciati. Nel caso in questione ciò che si brucerà è dell’olio di palma che sarà pure «bio» e sicuramente ha una «massa» ma è proveniente da chissà dove e trasportato fino a Trieste via nave, scaricato in porto e trasportato fino ad Opicina. Conviene? A qualcuno ovviamente sì, ma conviene alla popolazione? Comunque basta vedere i lavori scientifici in merito per rendersi conto che tutta questa sicurezza sullo scarso inquinamento non c’è e che in una città come Trieste con un surplus di aria sporca e puzzolente un impianto del genere non ci voleva proprio. Si spera che gli abitanti di Opicina si convincano presto del privilegio di essere stati scelti come beneficiari di una tale scelta tecnologica e progressista e forse qualcuno dirà loro che pagheranno meno l’elettricità, analogamente al gas del rigassificatore. Forse ci sarà l’ennesimo scambio di salute a fronte di un piatto di lenticchie, ossia, per uno che lavora si intossicano altri mille. A tutto vantaggio del Pil. Chi aveva in progetto di trasferirsi in Carso, si rassegni, gli inquinanti saranno equamente distribuiti su tutto il territorio provinciale realizzando finalmente il sogno democratico: tutti uguali di fronte alla puzza. Si spera vivamente che il popolo, dopo tante dure prove, abbia ancora le difese immunitarie in buona forma e che reagisca adeguatamente a questo delirio energetico.
 

 

 

 

LEGAMBIENTE.it - SABATO, 23 giugno 2012

 

 

Goletta Verde assegna le bandiere nere ai pirati del mare
Si aggiudicano il peggior premio per il 2012 Corrado Passera, Francesco Bellavista Caltagirone, Costa Crociere, Grimaldi Lines e Raffaele Lombardo
Per la Goletta Verde di Legambiente si preannuncia un’estate calda. Non sarà la temperatura a preoccupare particolarmente l’equipaggio dell’imbarcazione ambientalista, ma piuttosto tutte le malefatte dei nuovi pirati del mare, cioè di coloro che portano avanti un modello insostenibile di sfruttamento e fruizione del mare e delle coste. La storica campagna di Legambiente nel suo viaggio itinerante dalla Liguria al Friuli Venezia Giulia, in quasi due mesi di navigazione, porterà in giro per l’Italia le vertenze ambientali più pericolose che incombono sulla salute e l’integrità del nostro prezioso patrimonio marino.
“I pirati del mare non sono solo delle pittoresche suggestioni dei libri di storia - afferma Stefano Ciafani, vice presidente nazionale di Legambiente –. Come dimostrano le cinque bandiere nere che consegnamo quest’oggi sono una triste realtà, il lato peggiore di un modello di fare economia e politica che tarda a scomparire e che continua ad impattare negativamente sull’ambiente e sulla qualità della vita dei cittadini. Le bandiere nere che consegnamo oggi, rappresentano denuncie precise ma al contempo sono anche il simbolo delle minaccie che incombono sul nostro mare e che vogliamo sconfiggere. Con Goletta Verde – conclude Ciafani - andremo all’arrembaggio dei pirati del mare puntando i riflettori sulle politiche che implementano il ricorso alle fonti energetiche fossili, sulla privatizzazione del demanio, su un sistema di portualità che trasforma le coste in giungle di cemento, sul trasporto marittimo senza regole e sulla mancanza di norme di sicurezza nella fruizione del mare”.
Ed ecco nel dettaglio la menzione per ognuna delle cinque bandiere nere che Legambiente quest’oggi consegna in difesa dell’integrità del nostro ecosistema marino e costiero.
A Francesco Bellavista Caltagirone, l’imprenditore a capo di un impero nel mondo delle costruzioni coinvolto nei progetti dei porti turistici a maggior impatto ambientale lungo tutta la penisola, da Imperia a Siracusa, passando per Carrara e il megaporto della Concordia a Fiumicino.
A Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo Economico, per il Decreto Sviluppo, che ha riattivato le procedure per la ricerca e l’estrazione di petrolio dai fondali marini che erano bloccate dalla legge approvata nel 2010 dopo l’incidente nel Golfo del Messico, e per il Decreto Rotte, una legge monca che si occupa solo delle aree protette (e per le quali peraltro sono già operativi provvedimenti di deroga), ma non è riuscita a vietare i passaggi ravvicinati delle navi da crociera davanti a luoghi delicati e di gran pregio come ad esempio le coste non protette dell’isola di Capri, quelle di Pantelleria, di San Pietro o delle Eolie.
A Raffaele Lombardo, governatore della Regione Sicilia, per aver assecondato e non rigettato la proposta di project financing della SIDRA finalizzata alla messa in sicurezza dei tratti di costa in erosione, ma che in realtà prefigura la "svendita" ai privati delle spiagge siciliane. A tutt'oggi gli uffici regionali hanno istruito o hanno in corso di valutazione la proposta. La Regione dovrebbe concedere in uso per 30 anni, estensibili a 50, il demanio marittimo sul quale un gruppo di società immobiliari interessate a sostenere l’iniziativa potrebbe realizzare attività turistiche di vario genere, incluse la costruzione di nuovi porti, aree commerciali, impianti sportivi e strutture ricettive.
A Costa Crociere, la compagnia di navigazione del gruppo Carnival Corporation proprietaria della Costa Concordia, la nave che ha fatto naufragio all’isola del Giglio. La vicenda della Costa Concordia ha evidenziato inadempienze e procedure sbagliate non solo da parte del Comandante, ma anche del gruppo stesso. La scarsa preparazione dell’equipaggio a fronteggiare situazioni d’emergenza, la prassi diffusa di molte navi del gruppo ad effettuare passaggi sottocosta ravvicinati in prossimità di aree di pregio e di coste protette, la gestione della situazione di crisi subito dopo l’impatto con gli scogli delle Scole (zona di massima protezione del Parco nazionale dell’arcipelago toscano) coinvolgono in maniera prepotente Costa Crociere. Il progetto di rimozione del relitto infine, non è stato oggetto di un adeguato processo di condivisione e informazione con il territorio, alla luce dell’evidente impatto ambientale che procurerà.
Alla Grimaldi Lines, la compagnia di navigazione armatrice del Venezia, l’eurocargo che, in una giornata di mare in tempesta che avrebbe dovuto far rinviare il viaggio, ha perso nei pressi dell’isola di Gorgona, nel Parco nazionale dell’Arcipelago toscano, due semirimorchi con un carico di 224 fusti tossici contenenti ciascuno 200 kg di cobalto e monossido di molibdeno (45 tonnellate totali). La società nelle ore successive all’evento non ha dimostrato trasparenza nella comunicazione della reale portata dell’evento e del suo successivo impatto ambientale.
 

 

IL PICCOLO - SABATO, 23 giugno 2012

 

 

«Ferriera, la Regione valuti l’interesse della Sertubi»
Industriali e sindacati uniti nel chiedere di accelerare i tempi del tavolo tecnico «Servono certezze per gli investimenti». Razeto: «Seria la proposta di Montesi»
«Se fossi la Regione non avrei nessun dubbio». L’interesse della Sertubi Jindal Saw Italia per l’altoforno della Ferriera, manifestato a Roma nel corso di un incontro al ministero per lo Sviluppo economico, trova subito un alleato naturale. Sergio Razeto, presidente di Confindustria Trieste, non ha perplessità sul piano industriale del “collega” Leonardo Montesi, amministratore delegato di Sertubi. Così da sgombrare subito il campo dall’equivoco che li ha visti duettare a mezzo stampa un mese fa. La possibilità da parte della Sertubi di studiare “forme di integrazione con la Ferriera della Lucchini anche senza la cockeria” è una novità di grande rilievo. «Offre delle risposte importanti sul fronte ambientale - aggiunge Razeto -. Dal punto di vista degli industriali è una proposta meravigliosa e estremamente interessante. Tra l’altro non era messa nel conto. Non dimentichiamo cosa vuol dire in termine di occupazione e del mantenimento di una realta industriale a Trieste. Nella situazione di crisi attuale, non ci sono molte proposte del genere in circolazione. È da cogliere al volo. Non avrei dubbi a proposito». Il problema ora passa alla regione il cui tavolo tecnico sulla riconversione della Ferriera, avviato lo scorso dicembre, latita da tempo. Ieri doveva essere un incontro ma è stato rinviato per “sopraggiunti” impegni istituzionali dell’assessorato regionale. La novità della Sertubi non dispiace ai sindacati che però restano preoccupati per i tempi lunghi della politica. Non c’è chiarezza su nulla. E la strada per arrivare all’accordo di programma non è neppure iniziata. C’è il rischio reale di arrivare al 31 dicembre 2014, data della dismissione dell’impianto siderurgico, senza avere deciso cosa fare dell’area «Se un’impresa propone alla città di fare investimenti per il mantenimento di un pezzo di siderurgia - spiega Adriano Sincovich, segretario provinciale della Cgil - non siamo pregiudizialmente contrari. È una notizia positiva. In questa valle di lacrime il fatto che un’impresa si misuri con un’ipotesi di investimento non può essere buttata via». Anzi. Il nodo sono le chiarezze e le certezze che nessuno ora è in grado di fornire. «Ora c’è solo confusione - spiega il segretario della Cigl -. Il problema non è il sindacato. La Regione deve decidere cosa vuole fare di quei 60 ettari. Altrimenti nessuno verrà qui a investire. Sertubi compresa». Una posizione condivisa anche da Enzo Timeo, segretario provinciale della Uil: «Chiederemo con forza alla Regione di convocare il tavolo tecnico per affrontare questo nuovo scenario». Che, dal punto di vista sindacale, non è indifferente. «Tutto quello che ci consente di mantenere l’occupazione attuale a Trieste è per noi interessante».

(fa.do.)
 

 

Perché la Tav non arriva a Nordest?
Lunedì 25 giugno alle ore 18 presso la sala “Tommaso A” dell’NH Hotel di Trieste (Corso Cavour, 7), il direttore del Piccolo Paolo Possamai presenterà il suo libro “Ultima fermata A Treviglio. Perchè la Tav non è arrivata Nordest» nell’ambito di un incontro organizzato congiuntamente dall’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) e Confindustria Trieste. L’occasione rappresenterà altresì un importante momento di riferimento sui temi trattati nella pubblicazione attraverso un confronto tra il presidente di Confindustria Trieste Sergio Razeto (nella foto), il Presidente di Ance Fvg Valerio Pontarolo, il presidente di Autovie Venete spa Emilio Terpin, il presidente dell’Aeroporto Fvg Sergio Dressi e il sindaco del Comune di Trieste Roberto Cosolini. Si parlerà quindi di alta velocità e collegamenti ferroviari ma più diffusamente di infrastrutture non realizzate che bloccano lo sviluppo della regione (vedi la travagliata storia della terza corsia) e ancora più in particolare di Trieste.
 

Paoletti eletto presidente del Comitato Transpadana - ASSEMBLEA A TRIESTE
L'apertura di due nuovi punti di informazione e la necessità di supportare i progetti nella parte Est dell'Italia. Si è focalizzata su queste tematiche l'assemblea del Comitato Transapadana, a Trieste per fare il punto sull’alta velocità ferroviaria e sul sistema dei Corridoi europei. Il presidente Luigi Rossi di Montelera ha ricordato l’intensa attività svolta sia sul fronte governativo interno che su quello comunitario, a sostegno del progetto alta velocità che dopo la partenza del primo cantiere a Ovest necessita di un’importante fase di supporto al progetto della parte Est del Paese. Annunciata l’attivazione di due Transpadana Point a Mestre e a Trieste (in Camera di commercio) per avviare l’azione di stimolo a istituzioni e territorio. Si è anche parlato di Terzo valico, di cui sono in via di allestimento i cantieri, e che ha visto di recente pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale l’assegnazione a Rfi di un miliardo e 100 milioni di euro per la realizzazione del secondo lotto costruttivo della linea Treviglio-Brescia. Per il prossimo triennio l'assemblea ha rieletto tra i consiglieri Antonio Paoletti (alla guida della Camera di commercio), indicandolo come presidente del Comitato, per una carica che aveva già ricoperto in condivisione con lo stesso Rossi di Montelera, prima della modifica statutaria del luglio 2011. «Per la tratta Venezia-Trieste – ha commentato Paoletti - la situazione è più complessa e riguarda sia il consenso che la progettazione preliminare; si sta lavorando per trovare la soluzione ottimale». Il Comitato transpadana, nato nel 1990 per promuovere e accelerare la realizzazione di un sistema di Corridoi ferroviari ad alta velocità e alta capacità sulla direttrice Lione-Lubiana, conta tra i soci Camere di commercio, associazioni di industriali ed enti pubblici di Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto e Friuli Venezia Giulia.

(r.c.)
 

 

Un pronto soccorso per volatili - Nata l’associazione di volontariato “Liberi di volare” - LA PRIMA IN ITALIA
E’ durante la stagione primaverile e agli inizi dell’estate che molte specie di uccelli migrano da meridione verso il continente europeo. Tra questi anche le rondini e i rondoni che talvolta, stremati per la fatica o sottoalimentati, sono costretti a planare al suolo. Per aiutarli a riprendere il volo e completare il loro viaggio ora c’è “Liberi di volare”, una nuova associazione ornitologica di volontariato costituitasi a Trieste per prima in Italia a operare per la tutela, la ricerca, la cura e la riabilitazione di specie migratorie appartenenti alla famiglia degli Apolidi e Irundidi. Alla prima appartengono il rondone e il rondone maggiore, alla seconda la rondine, la rondine rossiccia, il topino, il Balestruccio. «Vi sono specie di volatili ancora poco conosciuti per i loro stili di vita prevalentemente aerei – spiega la presidente di “Liberi di volare” Silvana Di Mauro – ma che sono importanti non solo per la diversità biologica ma pure per il controllo sugli insetti dannosi.” Sfortunatamente anche queste specie appaiono oggi in pericolo a causa delle attività umane che, in seconda battuta, determinano pure i cambiamenti climatici. La nuova associazione, che è sostenuta dalla Lega Italiana Protezioni Uccelli (Lipu), dal Wwf e dalla Lega Anti Vivisezione (Lav), vuole porsi come soggetto di riferimento per coloro che, in caso di emergenza o recupero di uno di questi volatili, non sappiano come comportarsi e come aiutare fattivamente la bestiola. Non è cosa rara infatti imbattersi in qualche giovane rondone che, privo di forze, atterra nei luoghi più impensati e, stordito, non riesca a riprendere il volo. Oppure rinvenire al suolo un uccellino caduto dal nido. Se ci si trova in questi frangenti e non si sa come comportarsi, è possibile contattare l’associazione al 345/5273513, oppure contattare il veterinario aviario Stefano Pesaro al 333/4782159, al numero verde della Ditta Maia 800 531009, infine alla Provincia di Trieste, Polizia Territoriale Ambientale allo 040/3798456. Altrimenti è possibile ricoverare il volatile direttamente alla clinica veterinaria “Campo Marzio” nell’omonima via al civico 6. “La nostra associazione svolge diverse attività – continua la presidente – come la ricerca in collaborazione con diversi enti scientifici, le attività di educazione e sensibilizzazione, la tutela dei siti di nidificazione e riproduzione.

Maurizio Lozei
 

 

AMBIENTE Ciriani: in arrivo due norme fondamentali

Il vicepresidente della Regione, Luca Ciriani ha detto ieri che «sono momenti fondamentali per due provvedimenti di tutela dell’ambiente molto attesi . Il Piano dell’Acqua, che ha avviato il suo iter al Cal e attende le osservazioni degli enti locali e il decreto Energia, su gestione carburanti e politica energetica.

 

 

Ciclo-pedonale “Cottur”, pista “a secco” e già degradata - LA LETTERA DEL GIORNO - Graziano Grando
Volevo parlare di quella pista ciclo-pedonale, che amo e uso spessissimo, intitolata a Giordano Cottur e che, partendo da Ponziana, sale a Draga Sant’Elia, lungo il percorso della vecchia ferrovia Campo Marzio-Erpelle, dismessa nel 1959 e smantellata nel 1966. L’intervento di ripristino ha impiegato risorse per 7.904.631,07 euro, cui vanno aggiunti 50.000 euro all’anno, destinati al mantenimento del tracciato. La pista si snoda per 10,7 chilometri nel verde con splendidi punti panoramici e ha tutti i requisiti per essere annoverata tra i gioiellini incastonati nel nostro territorio. Ma che meraviglia! direte voi... e in effetti lo sarebbe se non si dovessero fare i conti con l’inciviltà di alcuni, da una parte, e le carenze amministrative dall’altra. Non esiste nessun punto di ristoro e nemmeno una semplice fontanella d’acqua: il 7 novembre 2011 il Consiglio provinciale, in un documento siglato da Francesco Cervesi, impegnava la presidente della Giunta e l’assessore competente «a prevedere il posizionamento di almeno 3 fontane lungo la pista ciclo-pedonale «Giordano Cottur» nei tratti di seguito indicati: una all’altezza del cavalcavia di via Alpi Giulie al km 3,5, la seconda all’altezza del cavalcavia al km 6 e l’ultima all’altezza dell’ex castello di San Lorenzo al km 9. A tutt’oggi se si ha sete è meglio portarsi dell’acqua da casa, se non si vuole tener duro fino alla Locanda da Mario a Draga Sant’Elia. In tutti i 10,7 chilometri di percorso esiste un solo contenitore per i rifiuti sito a Draga, alla fine della pista in pratica, ai bordi della quale sono altresì visibili sacchetti, scatole di biscotti, bottiglie e lattine di bibite, pacchetti di sigarette, fazzoletti e tovaglioli usati e altri rifiuti di vario genere. Dopo il tramonto del sole le creature della notte si scatenano: alcuni cani portano a spasso i loro animali (anch’essi cani) senza curarsi minimamente delle loro deiezioni che torreggiano in alcuni casi anche in modo cospicuo. Alcuni pseudo artisti, cultori della «Urban Painting», si aggirano armati di bombolette spray, imbrattando in ogni dove con scritte incomprensibili e scarabocchi futili (solo raramente sono intellegibili parole quali «Maria o Jusy o altro ti amo»); eclatanti sono le deturpazioni multicolorate, pressoché indelebili inferte alle protezioni trasparenti (plexiglass?) del ponte sulla via dell’Istria antistante l’ospedale Burlo Garofolo. Inciviltà di altro genere è attuata da sportivi automobilisti, che per recarsi alla palestra «Don Bosco», avente un accesso proprio dalla pista in corrispondenza con via Battera, devono arrivare fino a lì con i loro veicoli, parcheggiandoli talvolta sulla pista e urtando i pali dei segnali stradali probabilmente non notati nelle ore serali (ve ne sono alcuni che pendono da un lato a mo’ di «torri di Pisa»). Tempo fa ne segnalai un caso alla polizia locale, ma mi fu precisato che, essendo la pista di proprietà della Provincia, un eventuale intervento in merito esulava dalla loro competenza. È logico spendere quasi 8 milioni di euro per poi abbandonare il tutto al degrado? Mi pare di no, ma che anzi sarebbe auspicabile curare alcuni servizi indispensabili, tra cui ispezioni e controlli sistematici allo scopo di prevenire deturpazioni e vandalismi (soprattutto nelle ore notturne) come pure garantire il corretto comportamento degli utenti (capita di vedere ciclisti sfrecciare in modo non troppo consono tra famiglie e bambini, come ragazzini forse nemeno tredicenni insolentemente sdraiati di traverso alla pista, con una sigaretta in bocca, con pericolo per se stessi e per i ciclisti)... anche i gioiellini, insomma, devono essere curati affinché non facciano la fine di quella favola di Fedro in cui un galletto aveva trovato una splendida perla... in un letamaio.
 

 

SEGNALAZIONI - VANTAGGI - Centrale a biomasse

Ho letto con interesse gli articoli sulla centrale a biomasse, ma non sono riuscito a capire quali sarebbero i vantaggi per i triestini a bruciare biomasse africane in Carso. Mi sembra che l’operazione sia fatta solo per ottenere cospicui incentivi statali. Se ciò fosse vero, i triestini respireranno i fumi ed una società romana si prenderà i soldi degli incentivi.

Guido Assereto

 

 

 

 

Forum di Legambiente FVG Onlus - VENERDI', 22 giugno 2012

 

Archiviata la denuncia Gas Natural nei confronti di Oscar Garcia di Legambiente
Questa mattina il giudice Laura Barresi ha deciso l'archiviazione della querela per diffamazione che la Gas Natural aveva sporto nei confronti del nostro socio Oscar Garcia. In un articolo del Piccolo infatti il giornalista Ugo Salvini aveva riportato che Oscar durante una conferenza stampa aveva detto che la Gas Natural era stata gia' condannata per violazione dei diritti umani confondendo i fatti reali. Oscar infatti aveva riferito della condanna subita a Madrid nel maggio 2010 dalla Gas Natural Union Fenosa ad opera del Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) (Fondazione Lelio e Lisli Basso Issoco) per violazioni ai diritti dei popoli indigeni come riportano i giornali del Guatemala e associazioni impegnate della Catalunya, Spagna e dell’Italia con copia delle lettere spedite a Gas Natural Union Fenosa e alle autorità politiche della Spagna da numerose associazioni ambientaliste e d’amicizia catalane, spagnole e del mondo con il Guatemala.
La decisione del giudice blocca il tentativo di intimidazione di Gas Natural nei confronti del mondo ambientalista.
 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 22 giugno 2012

 

 

La Sertubi interessata all’altoforno di Servola
Montesi: disponibili a studiare forme di integrazione con l’impianto anche senza la cokeria. Omero: presto a Roma un tavolo sul “sistema Trieste”
Sertubi Jindal Saw Italia comincia a scoprire le carte in merito a quell’«idea progettuale» che nella partita della riconversione dell’area della Ferriera potrebbe mettere in campo «a determinate condizioni», come ha dichiarato più volte l’amministratore delegato di Sertubi Leonardo Montesi. E allora: Sertubi Jindal è interessata a studiare «forme di integrazione con l’impianto Lucchini anche senza la cokeria». L’obiettivo dell’azienda che produce tubazioni con la ghisa della Ferriera potrebbe essere il solo altoforno, tralasciando l’impianto - la cokeria - peraltro responsabile massimo delle emissioni da Servola. Jindal Saw Italia, che nel 2011 ha preso in affitto Sertubi, è la filiale europea del colosso indiano O.P. Jindal, attivo nella produzione di tubazioni e di energia elettrica e con sussidiarie impegnate in molteplici settori tra cui siderurgia, infrastrutture, minerario e Oil & Gas. Ecco dunque che il gruppo può essere comunque in grado di fornire all’impianto le materie prime necessarie per il funzionamento dell’altoforno a condizioni ritenute competitive. Questo scenario è stato tratteggiato da Montesi in un incontro che al ministero dello Sviluppo economico ha visto riuniti, oltre a due rappresentanti di Roma, anche l’assessore comunale allo Sviluppo economico Fabio Omero e dirigenti di Provincia e Regione. Ma non è l’unica novità emersa: alla riunione presieduta per il ministero da Giampiero Castano, questi ha precisato come della situazione di Sertubi si intenda andare a discutere nell’ambito di una visione complessiva dell’area di Servola. E «lo stesso Castano - racconta Omero - ha annunciato di voler tenere, dopo l’insediamento del nuovo cda di Lucchini (da poco avvenuto, ndr), un tavolo sul sistema industriale dell’area», convocando Lucchini e Sertubi insieme. L’interesse di Sertubi Jindal al mantenimento in vita del polo industriale di Servola è stato ribadito a Roma da Montesi («Il nostro futuro è legato a quello di Lucchini», aveva già dichiarato tempo fa). Il problema primo dell’azienda di tubazioni è infatti al momento quello di riuscire a ragionare in termini di «sistema integrato» con Lucchini e Linde così da poter accedere alle riduzioni di costi sul consumo di energia previsti oltre quella certa soglia che la sola Sertubi non riesce a raggiungere. «Il ministero ha accettato il principio della filiera del sistema energetico integrato: ora - dice Montesi - ci aspettiamo in tempi brevi un’indizione del “tavolo Trieste” a Roma». Nello scenario che sta emergendo gioca un ruolo rilevante l’ipotesi “spezzatino” per Lucchini, che porterebbe alla cessione del gruppo suddivisa in quattro blocchi (uno dei quali Trieste). In questo caso, se Jspl (Jindal steel & power limited) potrebbe essere interessata a Piombino, Jindal Saw lo sarebbe a Servola. Montesi al momento non dice altro sull’«idea progettuale»: ancora troppo vaghi i contorni, in ballo c’è anche la volontà politica sull’area industriale di Servola il cui assetto futuro è in discussione. Tra i nodi da sciogliere, peraltro, il rinnovo della concessione da parte dell’Authority dell’area della banchina della Ferriera, indispensabile per alimentare via mare lo stabilimento ma anche per le esportazioni; rinnovo che lo stesso Montesi definisce «uno dei grandi temi sullo sfondo». Proprio l’altro ieri intanto il nuovo cda di Lucchini ha incontrato il sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti. Un incontro «conoscitivo», come lo definisce il responsabile relazioni esterne del gruppo Francesco Semino, «ma credo che a breve si terrà anche una riunione sul tema Trieste».
Paola Bolis

 

 

Opicina chiede lo stop nel Prg per nuove villette a schiera
OPICINA Opicina è sempre più condizionata dal traffico, in particolare da quello di transito: perciò è necessario che la viabilità venga ridisegnata da un pool di esperti che tenga pure in considerazione la possibilità di realizzarne una alternativa. È questo uno dei temi principali emersi nell’incontro con i residenti della frazione organizzato dalla circoscrizione di Altipiano Est. Un confronto per raccogliere suggerimenti e indicazioni utili alla redazione del nuovo piano regolatore al quale ha partecipato l’assessore alla Pianificazione urbana e mobilità e traffico Elena Marchigiani. Assieme alla Marchigiani, quel gruppo di stagisti che sino a lunedì 25 giugno saranno a disposizione degli opicinesi, al centro civico di via Doberdò, per la compilazione dei questionari con i quali presentare le proprie proposte per il futuro Prg. Durante l’assemblea pubblica vi sono stati diversi interventi dei rappresentanti dell’Associazione per la difesa di Opicina riguardo l’opportunità di alcune zonizzazioni e le prescrizioni inerenti alle edificazioni. Da molti il suggerimento di mantenere bassi gli indici di edificabilità per evitare la realizzazione di quei complessi a schiera che sia a Opicina che negli altri paesi di Altipiano Est hanno cambiato il volto della singole frazioni. «Per Opicina è importante che si tutelino i rimanenti spazi esterni e i parchi delle antiche ville – afferma per il parlamentino il presidente Marco Milkovich – evitando gli scempi compiuti negli ultimi anni, favorendo il censimento degli edifici storici e introducendo un coefficiente delle aree verdi». È stata anche evidenziata la necessità di perimetrare sia i bordi esterni di Opicina che delle restanti borgate carsoline, a evitare che gli abitati si fondano senza soluzione di continuità, a tutela dei pochi corridoi faunistici rimasti.

(Ma. Lo.)
 

 

GOLETTA VERDE LEGAMBIENTE - Mare infestato da 13mila infrazioni
Dossier di Goletta verde: Campania e Sicilia guidano la classifica degli illeciti
ROMA Molla gli ormeggi la 27° edizione di Goletta verde, l’imbarcazione targata Legambiente, che anche quest’estate circumnavigando la penisola terrà sotto controllo la qualità delle nostre acque. Un’impresa non facile, a giudicare dai dati che emergono dal rapporto “Mare Monstrum” presentato dall’associazione al Museo di zooologia a Roma: oltre 13.000 infrazioni nel 2011 colpiscono l’ecosistema marino, 36 reati al giorno e in media uno ogni due km di costa, con Campania e Sicilia in testa alla classifica degli illeciti. Molti i progetti a bordo di Goletta verde, tra cui il primo Atlante fotografico dei paesaggi costieri, il progetto “Fish scale” (pesce ritrovato) per preservare la biodiversità marina, e l’obiettivo di fermare il sovrasfruttamento del mare. Schierata contro i “pirati” del mare, l’eco-giro di Goletta verde partirà il 23 giugno da Imperia per concludersi il 14 agosto a Trieste (26 tappe in cui si tenterà di coinvolgere anche i cittadini). «Punteremo i riflettori sull’abusivismo e sulla speculazione edilizia - afferma Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente - che imperversano lungo la costa e che sono una vergogna nazionale». Inoltre, continua Muroni, «solo nel 2011 i sequestri in materia urbanistica sulle coste sono stati 1.298 quasi quattro al giorno». Per Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente, un pericolo sono «anche gli scarichi fognari non trattati: la depurazione arriva solo al 76% del totale del carico inquinante prodotto (82% al nord, 79% al centro, 66% al sud e isole); oltre alle trivellazioni petrolifere e la sicurezza delle rotte». La frequenza dei reati contro il mare è di 36 infrazioni al giorno, in media una ogni 2 km di costa, pari a oltre 13.149 in un anno. A livello regionale la prima in cima alla black list è la Campania con 2.387 reati pari al 18% del totale nazionale e 5 reati ogni chilometro di costa. A seguire la Sicilia con 1.981 infrazioni, la Puglia con 1.633 e la Calabria con 1.528. Il reato più diffuso è la pesca di frodo (quasi 5.000 infrazioni), seguita dall’abusivismo edilizio sul demanio con 3.171 illeciti e dalla mancata depurazione con 2.669 violazioni.
 

 

In Val Pusteria fanno affari grazie a ferrovie efficienti - INTERVENTO DI LUIGI BIANCHI
2009: “…è necessario fare sacrifici per assicurarsi le relazioni ferroviarie nazionali”. 2012: “…è necessario continuare nei sacrifici per confermare le relazioni nazionali”. Errare e perseverare è diventato il credo della giunta Tondo in tema di trasporti ferroviari. Tre anni fa l’assessore ai trasporti del Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi ha fatto precedere l’incontro romano con il vertice FS da un’intervista improntata alla necessità di finanziare i treni per Roma e Milano, in pratica la resa preventiva all’assurda pretesa del Gruppo FS di mettere un pesante balzello, al di fuori del contratto di programma, per mantenere le relazioni nazionali con la capitale e con il Nord-Italia. Dopo tre anni il responsabile trasporti della Regione Friuli Venezia Giulia considera un successo l’aver ceduto all’imposizione, ribadita dalle FS, dopo ulteriori tagli e soppressioni, realizzate e riproposte, nei servizi nazionali ed internazionali. Era una strada obbligata? Amministratori responsabili, a fronte delle gravi inadempienze della concessionaria, anziché aderire prontamente alle pretese delle FS, avrebbero subito messo a gara il comparto regionale strada–rotaia, unica soluzione che può permettere una sana gestione commerciale del trasporto integrato del Fvg in grado di soddisfare le esigenze di tutti i viaggiatori, pendolari e turisti, nazionali ed esteri. Amministratori avveduti avrebbero costituito un’impresa di trasporto con la partecipazione paritetica delle tre ferrovie veramente interessate allo sviluppo delle relazioni (regionali, austriache e slovene) mettendola in grado di partecipare alla gara con la collaborazione della società costituita dalle quattro autolinee regionali. Esperti amministratori dovrebbero aver chiara la differenza tra impostazione assistenziale di stampo sovietico, teorizzata dal vertice FS (treni fuori mercato a carico di stato e regioni), e programmazione di nuove offerte commerciali orientate allo sviluppo del traffico viaggiatori; alternativa possibile, come dimostrato dal successo ottenuto dalla Provincia di Bolzano con il servizio integrato strada–rotaia che ha permesso di soddisfare le esigenze del traffico locale e di quello turistico con la formula “Vacanza senza auto con la Mobilcard”. Nella logica vincente dell’integrazione dei trasporti con i servizi accessori, quest’anno i comuni di Sesto, San Candido, Dobbiaco, Villabassa e Braies nell’Alta Pusteria (Bolzano) hanno deciso di abbinare la “Mobilcard”, valida per tutti i trasporti della provincia di Bolzano, alla “Tre Cime Card” che apre le porte anche agli impianti sportivi e di risalita. Un chiaro messaggio a Riccardi e Moretti: i viaggiatori si conquistano con il continuo adeguamento di un’offerta globale, sempre più competitiva. I viaggiatori possono solo essere allontanati invece da soppressioni di servizi, tariffe cervellotiche, coincidenze improbabili, complicazioni burocratiche, informazioni lacunose, frazionamento dei servizi e guerra ai partners interessati a collaborare per soddisfare le esigenze di mobilità di tutti gli utenti; operazioni in cui sono maestri Moretti e Riccardi a danno purtroppo non solo del Friuli Venezia Giulia. Per entrambi sarebbe salutare una visita in Alta Pusteria per comprendere che anche in Italia è possibile fare affari con trasporti efficienti e che la mobilità non è terreno di assistenza sociale ma frutto di organizzazione e di collaborazione, non di guerre né di battaglie. Cambiare strada con successo verso l’integrazione dei trasporti è possibile: la Provincia di Bolzano e l’Alta Pusteria lo hanno ampiamente dimostrato con piena soddisfazione dei viaggiatori locali e dei turisti.
 

 

"In Boschetto" - Corso saponi e pomate

Oggi alle 17.30, in via San Cilino 40/2, si terrà un corso su «saponi e pomate» con Susanna Montecalvo, incluso nel programma di iniziative di «In boschetto». Portare mascherina, guanti di gomma, vasetti per le pomate, scarti di saponette o scaglie sapone di Marsiglia, olii essenziali naturali e un piccolo vasetto di vetro. Info e prenotazioni: tel. 3737036990, 3287908116.

 

 

Cibo è identità, memoria e cultura - VOCCI ALLA STAZIONE ROGERS
Stazione Rogers Riva Grumula 14 Info: tel. 334-3324 584
Per il ciclo “I doni della natura. La fatica dell’uomo” alla Stazione Rogers, oggi, alle 18.30, incontro con Marino Vocci (foto) su “Cibo è identità, memoria e cultura”. L’uomo è ciò che mangia, è anche vero che mangia ciò che è, e cioè alimenti totalmente ripieni della sua cultura. Cucinare significa simbolicamente trasformare i doni della natura (un tempo soprattutto gli ingredienti legati alla stagionalità e territorialità, in generale i prodotti del mare e della terra) e ridurli, grazie alla sapienza delle donne e degli uomini, in beni culturali (il piatto finito), in cultura. Il cibo è memoria e ritualità. Il cibo è un mezzo per sottolineare le differenze tra gruppi, culture, classi sociali. Ma serve anche a rafforzare l’identità di gruppo, a separare e distinguere il "noi" dagli "altri“. Identità economica: offrire cibi preziosi significa denotare la propria ricchezza. E la cucina al tempo della crisi, com’è?

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 21 giugno 2012

 

 

«Nomisma e Rina incompetenti» - RIGASSIFICATORE DI ZAULE - Le relazioni fornite da Gas Natural contestate dal “Tavolo tecnico”
«Gasnatural non ha mai replicato alle analisi tecniche della ventina di ricercatori e docenti del Tavolo tecnico dei Vigili del Fuoco della Uil, che hanno individuato nel progetto dati e relazioni non corrispondenti alla realtà, ma ha fornito le relazione di Nomisma e del Rina, il registro navale italiano». Inizia così la lettera collegiale del Tavolo tecnico rigassificatori Trieste della Uil-Vigili del fuoco. «Nomisma - si legge nella lettera - non spende il proprio nome a garanzia della sicurezza di Trieste e della tutela ambientale del Golfo, né lo potrebbe fare, perché non ha competenze in merito. Nomisma ha trattato solo aspetti economici. Siamo noi che dobbiamo ricordare come le carte approvate a Roma non presentino le vere situazioni di rischio, per l’uomo e per il Golfo e che è questo il grave problema della città e del suo mare. Davvero qualcuno non ha ancora capito che i progettisti hanno dribblato in tutti i modi la verifica dell’Effetto domino, la compatibilità cioè con altri impianti pericolosi? ». Riguardo a Rina «deregulation e privatizzazioni lo hanno trasformato in una spa, che vende sul mercato le più varie certificazioni e consulenze ingegneristiche, anche non di carattere navale» «Per quel poco che se ne sa - sottolinea la lettera - la relazione di Rina si occupa solo del numero di navi in transito; non tiene conto nè degli impatti sulla sicurezza della popolazione civile e degli addetti alle operazioni portuali, né della circostanza che terminale di rigassificazione comporta dei vincoli per il territorio circostante e per la movimentazione dei traffici del porto».
 

 

Spazi pubblici e pulizia Incontro in via Locchi
Ancora rifiuti e pulizia, stavolta degli spazi urbani pubblici.Se ne parlerà oggi alle 18 nella sede della Quarta circoscrizione (via Locchi 23), dove è in programma un incontro aperto alla cittadinanza «per favorire la comunicazione riguardo agli interventi che l’amministrazione comunale ha posto e pone in atto a favore della pulizia degli spazi pubblici». Sarà anche un’occasione per portare a conoscenza della cittadinanza le migliorie, riguardanti i servizi, che l’amministrazione può introdurre e per raccogliere le sollecitazioni dei cittadini sul tema della pulizia degli spazi urbani. All’incontro infatti parteciperanno l’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni, alcuni rappresentanti di AcegasAps e delle Guardie ambientali, gli addetti del Comune che si occupano specificamente di verificare la situazione della pulizia cittadina, sia in tema di disservizi da parte di AcegasAps che di comportamenti errati dei cittadini. «Puntiamo - dice il presidente della Quarta circoscrizione Luca Bressan - a fare incontrare le esigenze dei residenti con la possibilità di soddisfarle da parte dell’amministrazione».
 

 

SEGNALAZIONI - Giardino via Cereria

Vorrei ringraziare a nome del Comitato tutti i cittadini che hanno firmato e che hanno sostenuto la petizione per la salvaguardia del Giardino di Via Cereria. Ringrazio inoltre tutta l’Amministrazione, il sindaco Roberto Cosolini, gli assessori Marchigiani e Dapretto oltre che il presidente Faraguna per la grande disponibilità. Molto importante è stata anche la collaborazione di tutta la IV Circoscrizione con il presidente Luca Bressan. Dopo i dovuti ringraziamenti, vorrei informare i cittadini che il parcheggio al posto del giardino di via Cereria non si farà. Il compito del Comitato però non si concluderà certamente ora. Anzi è in questo momento che comincerà il vero lavoro. Abbiamo molte idee per poter rendere fruibile ai cittadini questa preziosa area verde. Ci stiamo quindi impegnando perchè ciò possa essere realizzato in un tempo non troppo lungo. Bello sarebbe coivolgere i residenti perchè il verde è un bene di tutti, non di pochi. Per questo confidiamo nella partecipazione di chi possa essere interessato e a questo proposito lascio il nostro indirizzo e-mail comitatogiardinocereria@gmail.com

Cinzia Stefanucci

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 20 giugno 2012

 

 

La variante al Prg di Muggia punta sul transfrontaliero
Tra i punti del documento urbanistico allo studio di un pool di professionisti la trasformazione di strade e sentieri in parchi, zone agricole e marine
MUGGIA Sarà un gruppo di professionisti trevigiani a tracciare la variante del Piano regolatore generale del Comune di Muggia. L'incarico (complessivamente quattro le offerte), è stato affidato al Raggruppamento Temporaneo di Professionisti “Veneto progetti S.C” di San Vendemmiano. L’importo di aggiudicazione è stato fissato in 95 mila 850 euro (oltre agli oneri contributivi e fiscali). Questi i punti principali che risalgono alla deliberazione del Consiglio comunale del luglio 2009. Sviluppo Per l'amministrazione Nesladek non è più sostenibile un "consumo" del suolo e dell'ambiente per la soddisfazione degli interessi di pochi: «È necessario oggi, invece, agire nell'interesse di tutti, e soprattutto delle generazioni future, e dunque avere la massima cura delle risorse comuni e pubbliche, quali sono le risorse territoriali e ambientali». Complessivamente oggi Muggia si ritrova con un territorio nel quale «lo sviluppo dell'edificato si è stratificato nel tempo con molto disordine, in termini quantitativi piuttosto che qualitativi, e causa l'ulteriore massiccia edificazione degli ultimi dieci anni esso appare ulteriormente "aggredito" e sfruttato troppo intensivamente». Integrazione Uno degli obbiettivi dell'amministrazione comunale è quello di trasformare i sentieri e le strade collocate nel verde che collegano Muggia con la Slovenia in ambiti da destinare a boschi, parchi, zone agricole, riserve marine.Con uno stretto collegamento con il comune di Capodistria per un'integrazione transfrontaliera. Argomenti da sviluppare assieme dovranno essere la pianificazione urbanistica delle zone confinarie, le possibili sinergie in campo socio sanitario, dei servizi, della mobilità, del trasporto pubblico, del ciclo dei rifiuti. Mobilità Non dimenticando di potenziare i collegamenti con Trieste (soprattutto via mare e con i mezzi pubblici), la Variante deve contribuire poi a rivedere la mobilità all'interno del territorio comunale con l'obiettivo di “ridurre quote significative di traffico privato, liberando il territorio dalla presenza invasiva delle auto, riducendosi progressivamente l'alterazione percettiva dell'ambiente che la presenza dei veicoli a motore induce sugli abitanti». Mare Per valorizzare il mare Muggia deve agire sul piano culturale (museo della cantieristica), formativo (scuola di formazione professionale nell'ambito dello sviluppo del distretto navale dentro il Porto Vecchio) ed economico (destinare gli ambiti di pertinenza del vallone di Muggia ad attività collegate espressamente al mare). Importante poi integrare le politiche dello sviluppo muggesano con quelle del Porto di Trieste. Inoltre è necessario prevedere per la zona del porto di Muggia “l'elaborazione di un preciso piano per la completa restituzione di questi spazi, compresi gli immobili pubblici là ubicati, alla libera fruibilità delle persone (liberandolo dagli attuali parcheggi) e all'uso pubblico”. Il Comune poi chiede il coinvolgimento della popolazione. Il percorso per la definizione di una nuova visione dello sviluppo di Muggia non potrà che esser costruito “attraverso metodi partecipati, dove i cittadini e le loro organizzazioni potranno contribuire alla definizione delle scelte”.
Riccardo Tosques

 

Il Carso aspetta dal 1985 il piano paesaggistico regionale - La lettera del giorno (Lucia Sirocco presidente Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste)
La segnalazione di Alessandro Cosenzi solleva l’importante problema della tutela dei boschi carsici. Gli episodi, da lui citati, sono certo emblematici dei gravissimi rischi che corre il territorio dell’altopiano carsico: gli effetti Rosandra, la continua erosione dei territorio agricolo e naturale per l’assurda espansione delle aree urbanizzate prevista dai piani regolatori comunali, senza dimenticare incredibili proposte di legge come quella recente di alcuni consiglieri regionali sulla “valorizzazione del Prosecco”, che mirano a ridurre le aree tutelate dalle direttive europee (come se interessi, oltre tutto discutibili, di natura economica potessero prevalere su disposizioni - fondate su rigorosi criteri scientifici - a tutela dell’inestimabile patrimonio rappresentato dalla biodiversità). Va ricordato che le indicazioni su quanto andrebbe fatto, per la conversazione degli ecosistemi carsici, arriveranno dal piano di gestione del Sito di importanza comunitaria e della Zona di protezione speciale, in corso di avanzata stesura dopo un lungo e articolato processo partecipativo che ha coinvolto tutte le realtà sociali del territorio (agricoltori, operatori turistici, mondo scientifico, ambientalisti, eccetera). Un piano che stabilirà quanto occorre per rendere compatibili le attività antropiche con le esigenze di tutela della natura. Già un quarto di secolo fa, d’altro canto, su incarico della Regione i migliori esperti disponibili avevano elaborato lo studio naturalistico del Carso triestino e goriziano, che conteneva in particolare dettagliate indicazioni sulla corretta gestione dei boschi carsici: graduale conversione delle piante in fustaie di latifoglie, ecc. Se fosse stato attuato, come gli ambientalisti avevano ripetutamente chiesto, sicuramente gli effetti degli incendi - e i costi connessi - sarebbero stati molto minori, le specie alloctone (ad esempio l’ailanto) non si sarebbero diffuse tanto capillarmente, tutti avrebbero potuto godere di un ambiente più sano, più piacevole e resistente nel tempo. Accanto a ciò occorre oculatezza nella gestione urbanistica del territorio (troppo spesso è mancata, nelle scelte dei Comuni), che andrebbe “governata” da un piano paesaggistico regionale, strumento anche questo atteso da oltre un quarto di secolo - lo prevedeva già la legge “Galasso” del 1985! - e che non si è mai voluto fare. Ci sono precise responsabilità per tutto ciò e anche Legambiente le ha sempre denunciate. Rassicuro perciò il signor Cosenzi, che chiude la sua lettera auspicando che le associazioni ambientaliste mostrino per la tutela dei boschi carsici lo stesso vigore esibito in occasione del disastro in Val Rosandra: continueremo a fare quello che abbiamo fatto da decenni a questa parte. Le forze disponibili sono tuttavia limitate e iniziative assurde come la citata legge per il Prosecco dimostrano che molti rappresentanti eletti dai cittadini non capiscono o non vogliono capire l’importanza della tutela della natura: sarà però anche un po’ colpa di chi li ha eletti, no? Chiudo quindi invitando il signor Cosenzi e quanti condividono il suo pensiero a dare sostegno concreto alle associazioni che si battono per la tutela dell’ambiente e della natura: la sede di Legambiente Trieste è in via Donizetti 5/a, tel. 366-3430369, 366-5239111, mail info@legambientetrieste.it.
 

 

All’Arpa Mattassi cede il posto a Daris. I sospetti del Pd
TRIESTE Cambio ai vertici dell’Arpa Fvg. Fulvio Daris è il nuovo direttore tecnico-scientifico dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente. È stato nominato in seguito alle dimissioni del precedente responsabile, Giorgio Mattassi. Dietro all'operazione, a detta del capogruppo del Pd in Consiglio regionale Gianfranco Moretton, ci sarebbe poca chiarezza. «La sostituzione del direttore scientifico dell’Arpa, trasferito a capo dell’Arpa di Udine – rileva il consigliere dei democratici – è un fatto strano che richiede un maggior approfondimento perché non vorremmo che il cambio fosse una volontà dell’assessore regionale competente (Luca Ciriani, vice-presidente della Regione ndr) per far valere la sua autorità». Stando all’analisi di Moretton ci sarebbero «vicende legate a un recente passato quando il dottor Mattassi si è permesso di evidenziare pubblicamente alcune carenze organizzative e finanziarie dell’Arpa. Affermazioni - sottolinea il consigliere - che andavano comunque a beneficio dell’agenzia stessa». Nato nel 1950, triestino, Daris è stato direttore del dipartimento provinciale Arpa di Pordenone. Laureato in Scienze Biologiche con specializzazione in Igiene e Medicina preventiva, ha all'attivo oltre trent'anni di esperienza nei settori dell'epidemiologia, degli effetti sulla salute degli inquinanti, della gestione e dell'interpretazione delle analisi di laboratorio relative agli inquinanti, con particolari ''case history'' legate all'inquinamento industriale e nelle zone lagunari. «Il nuovo direttore tecnico-scientifico dell'Arpa – commenta Ciriani - viene nominato in un momento cruciale e strategico per la salute dell'ambiente in regione. E' stato scelto tra i dirigenti con l'obiettivo di guidare la task force di tecnici chiamati ad avere ruolo di consulenza della Regione».
Gianpaolo Sarti

 

 

ITALFER - Avviso al pubblico di deposito della documentazione relativa alla linea AV/AC Venezia-Trieste.

 

 

«Credetemi, la Green Italy ci farà uscire dalla crisi» - «L’economia verde è la carta vincente per battere la crisi» - COSÌ LA VEDE REALACCI
La ricetta di Ermete Realacci, tra i fondatori di Legambiente «L’Italia deve investire di più e ora nelle energie alternative»

L'energia in Italia - Produzione e consumo
Vi ricordate quando ecologico era sinonimo di «economicamente svantaggioso»? Quando le scelte verdi erano osteggiate dagli industriali, dal mercato, considerate battaglie di retroguardia, ideologiche. Vi ricordate? Bene, tutto cambiato. L'economia verde sta conquistando un ruolo che nessun ecologista si sarebbe mai sognato in tempi così rapidi e potrebbe rappresentare la carta vincente nella battaglia per far uscire l’economia dalla peggiore recessione della storia recente. Nemmeno Ermete Realacci, fra i fondatori di Legambiente di cui ora è presidente onorario. «Dei 600mila posti di lavoro stabili creati lo scorso anno in Italia 227mila sono nella green economy. E oggi in Italia, nel settore dell'innovazione energetica contiamo aziende leader che esportano ovunque tecnologie di avanguardia. L'economia verde può essere il volano di sviluppo che fa ripartire il nostro Paese, il made in Italy che sposa il green Italy». Realacci ne è così convinto che ci ha scritto sopra un libro, "Green Italy", appunto. «E' ormai evidente in tutto il mondo dove gli investimenti nelle energie alternative hanno superato quelli in tutte le altre. Noi dobbiamo farci trovare pronti per non perdere il treno». Si discute molto sull’importanza degli incentivi. «Quello degli incentivi è un problema a cui occorre mettere mano. Perché dare gli incentivi alla realizzazione degli impianti fotovoltaici favorisce le aziende estere, incentivare il rinnovamento delle case italiane in chiave di risparmio energetico, invece (55% di credito di imposta, misura varata anni fa) ha permesso interventi su 1 milione e 400mila abitazioni, prodotto un giro di affari di 16-17 miliardi di euro e creato 50mila posti di lavoro all'anno. Ma non mi pare che questo governo sia intenzionato a seguire quella strada». Eppure il consiglio dei ministri ha varato l'aumento del credito di imposta. «Non quello per l'aggiornamento energetico delle abitazioni, nel quale fra l'altro potrebbe trovare posto anche la messa in sicurezza sismica. Quello è passato dal 55 al 50% e per di più a tempo». Perché incentivare il fotovoltaico invece aiuta gli stranieri? «Perché se dobbiamo realizzare 8mila megawatt di fotovoltaico dobbiamo per forza rivolgerci a produttori esteri, noi non abbiamo quella capacità, soprattutto se tutto va fatto in fretta». Diceva che ci sono aziende italiane leader nel mondo nell'innovazione energetica. «Penso alla Power One di Terranuova Bracciolini o alla Angelantoni di Massa Martana. La prima produce inverter (le apparecchiature che convertono la corrente continua in alternata) l'altra tubi ricevitori per centrali solari dinamiche. Che detto così sembra niente, ma con le centrali solari che si realizzeranno in Africa a breve significa essere in prima linea per competere in appalti da centinaia di miliardi. Ma l'Italia è presente anche dove proprio meno te l'aspetti. Vuole un aneddoto?». Andiamo con l'aneddoto. «Si è festeggiato da poco il giubileo di diamante di Elisabetta II. Lo strame prodotto dalle sue stalle diventa energia. E di dove è l'azienda che rende possibile la trasformazione? Italiana, di San Martino di Lupari, Padova: la Uniconfort». Quando si parla di energie alternative si pensa subito alle bollette della luce. Possiamo aspettarci che ci costi un po' di meno accendere la lavatrice? «Ma è già così. In certe ore del giorno produrre energia, grazie al solare, costa meno anche in Italia. Produciamo un quarto della nostra energia da rinnovabili. Le faccio un esempio. Sulla bolletta energetica italiana pesano 7-800 milioni di euro dovuti alla Sicilia. La connessione elettrica fra continente e Sicilia è debole, così siamo costretti a tenere in funzione centrali siciliane vecchie, costose e inquinanti. Quando la produzione energetica siciliana sarà quasi tutta su eolico e solare quei 700 milioni di euro spariranno dalle nostre bollette». Lei pensa che la presenza di un ex monopolista come Enel abbia fatto perdere tempo al nostro Paese verso l'innovazione energetica? «Eni ed Enel erano portatori di una visione vecchia che non ci possiamo più permettere. Quanto a Enel secondo me dovrebbe regalare un'azione a tutti coloro che hanno votato sì alla cancellazione delle centrali nucleari». Come ringraziamento? «Il referendum li ha salvati. La centrale francese che stanno costruendo in Gran Bretagna costerà 8 miliardi e mezzo di euro. Non la metà che diceva Enel. Con la crisi e la domanda di energia che calava lo sa che sarebbe stato di un investimento come quello? Un disastro e ora Enel, indebitata, sarebbe stata una bad company». Energia pulita, ambiente più al sicuro. «E non solo per quanto riguarda l'energia». In che senso? «Anche l'agricoltura è importante per la salvaguardia dell'ambiente. E anche qui la qualità italiana può permettere di rendere economicamente vantaggioso il lavoro. Nel campo del vino questo è palese oltre ogni immaginazione. Produciamo il 50% di vino in meno rispetto all'inizio degli anni 80, ma il valore delle nostre esportazioni è cresciuto di 6-7 volte. Vi ricordate quando nel Sud d'Italia non c'era un vino degno di questo nome? Ora ce ne sono decine di ottimi. La potenzialità del Green Italy è enorme». Ma l'energia alternativa resta importante nella lotta al CO2. «Si sono fatti grandi passi avanti, sul fotovoltaico si può fare di più. Ma finalmente una cosa è chiara: non è più una sfida ambientale, ma economica. Chi per anni ha ragionato alla Eduardo, 'a da passà a nuttata', è stato sconfitto. E l'Italia, può riprendere il posto che le spetta sul mercato internazionale con la fonte energetica meno inquinante che c'è: le idee».

Alessandro Cecioni

 

 

Sabati ecologici

Per migliorare la raccolta differenziata e contrastare il fenomeno dell'abbandono dei rifiuti ingombranti in strada, dalle ore 9 alle ore 17 dei prossimi sabati sara' allestito un Centro di Raccolta Itinerante in alcune zone della citta'.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 19 giugno 2012

 

 

Piano traffico Usb e Comune a confronto
La convocazione dei rappresentanti sindacali dei lavoratori ai tavoli di confronto che già vedono presenti l’amministrazione provinciale, l’amministrazione comunale e Trieste Trasporti. E ancora: l’utilizzo immediato degli ausiliari al traffico di Trieste Trasporti, in funzione dissuasiva e repressiva della sosta selvaggia alle fermate e sui percorsi dei mezzi pubblici, lo spostamento degli impianti semaforici e dei passaggi pedonali più pericolosi, la messa in sicurezza della linea elettrica della trenovia e l’installazione dei semafori con i contasecondi negli incroci particolarmente pericolosi. Sono state queste le richieste che i coordinatori territoriali e aziendali dell’Unione sindacale di base Lavoro privato Fvg hanno presentato, in relazione alla bozza del nuovo Piano del traffico, all’amministrazione comunale durante l’incontro di ieri con l’assessore comunale a Mobilità e traffico Elena Marchigiani, il collega di giunta titolare della delega alle partecipate Fabio Omero e il mobility manager del Comune Giulio Bernetti. Gli esponenti della giunta hanno confermato l’accoglimento di numerose richieste presentate nei mesi scorsi dal sindacato di base. Ora il Comune verificherà le possibilità di intervento in merito alle istanze presentate ieri.
 

 

Settimana europea per l’energia sostenibile - PADRICIANO
In un quadro di poche risorse economiche diventa essenziale praticare la sostenibilità progettando in modo efficace. Domani la quarta edizione di greeNordEsT week, all’interno della Settimana Europea dell’Energia Sostenibile, fa tappa all’Area Science Park di Trieste in via Padriciano 99. Nella Conference Hall dell’Edificio C (ore 9-18), un’occasione di confronto sulle esperienze locali, sulle proposte comunitarie e sulle buone pratiche già in atto. Nell’ambito dell’edizione di quest’anno di greeNordEsT gli enti pubblici locali e le parti economiche si sono posti l’obiettivo di creare un network. Nel corso della settimana i diversi attori coinvolti discuteranno, infatti, sulla creazione di una rete territoriale per una progettazione efficace sull’accesso ai finanziamenti europei. Il convegno sulle pratiche di buona governance. L’adesione al Patto dei sindaci e le prospettive dell’area triestina, aperto al pubblico, affronta temi come il Patto di Sindaci, mobilità sostenibile, regolamento edilizio nel contesto triestino, risparmio energetico, lavorare in rete come risposta alla crisi e come strumento di programmazione strategica, Progetto Patres, edilizia popolare e pianificazione integrata della sostenibilità energetica ed ambientale. Dopo i saluti del direttore generale di Area Science Park, Enzo Moi, interverranno il ministro dell’ambiente Corrado Clini e il sindaco di Trieste Roberto Cosolini. Delle proposte comunitarie e delle prospettive per il capoluogo friulano discuteranno Antonio Lumicisi del Ministero dell’Ambiente; Riccardo Riccardi, assessore alle infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale e lavori pubblici del Friuli Venezia Giulia; Vittorio Zollia, assessore Pianificazione Territoriale e Ambientale, Viabilità Infrastrutture e Trasporti, Motorizzazione Civile della Provincia di Trieste; gli assessori Umberto Laureni, Elena Marchigiani, Andrea Dapretto e Fabio Omero del Comune di Trieste; Fabio Tomasi di AREA Science Park; Alessandra Cechet di AtER Trieste; Daniela Rader, assessore Energia, Ambiente, Sviluppo Economico del Comune di Schio (VI).
 

 

Anche a Muggia la spesa con “Gas” - Il gruppo di acquisto solidale conta già una quarantina di famiglie aderenti
MUGGIA Quando fare la spesa e nutrirsi diventano un’abitudine consapevole, quando la critica al modello di consumo e all’economia globale imperanti spingono ad un’azione concreta e ad una scelta alternativa, quando l’esigenza della comunità è quella di “farsi rete” per modificare al meglio le vite proprie e degli altri, ecco allora la nascita di un Gas, “Gruppo di acquisto solidale”. «È la “s” a rendere il valore profondo della sigla Gas: la solidarietà. Solidarietà come criterio guida nella scelta dei prodotti, solidarietà nei confronti dei produttori, solidarietà nei confronti dell’ambiente in cui viviamo e, non ultima, solidarietà tra di noi». A parlare è Jacopo Rothenaisler, presidente dell’associazione Impronta. E se è vero che ogni Gas si caratterizza per essere “piccolo e locale”, anche il comune rivierasco ha saputo organizzare un proprio gruppo d’acquisto: sorto nell’autunno del 2010 il Gas “Decrescita felice Muggia” conta oggi circa 40 famiglie impegnate nell’acquisto di beni alimentari (e non solo) di produzione biologica o eco-compatibile. «Organizziamo degli incontri in cui impariamo a conoscere il mondo della produzione italiana – spiega Rothenaisler - ci adoperiamo negli ordini e apprendiamo come utilizzare al meglio le risorse che il territorio ci mette a disposizione: tra di noi facciamo sciroppi, succhi, yogurt e marmellate». Il Gas muggesano, al pari degli altri gruppi nazionali, prende le mosse dalla riflessione critica sui propri consumi e sulla volontà di acquistare secondo i criteri guida di giustizia e solidarietà: «Partecipare al nostro Gruppo di acquisto solidale significa chiedersi che cosa ci sia dietro a un determinato bene. Se si siano rispettate le risorse naturali e le persone che le hanno trasformate; quanto del costo finale serva a pagare il lavoro e quanto invece vada speso tra pubblicità e distribuzione; quale sia l’impatto sull’ambiente». Ed è in virtù di tale ottica di “decrescita” e recupero del valore della terra e della produzione manuale che ha avuto inizio la gestione degli ordini: arance, clementine, limoni, olio, pasta, riso, pomodori ma anche jeans, scarpe, detersivi, saponi e olii essenziali. Tutto acquistato direttamente dal produttore, in gruppo e - per quanto possibile - a “km zero”, così da ridurre ampiamente l’inquinamento, l’energia e il traffico dovuti al trasporto delle merci ma anche al fine di evitare i passaggi intermedi (produttore – commerciante – grossista – piattaforma di grande distribuzione) e pagare il giusto prezzo a chi ha lavorato la terra o svolto l’opera artigianale. Attualmente il Gas muggesano si riunisce al caffè Teatro Verdi di via San Giovanni il primo giovedì del mese e, per gli ordini, comunica prevalentemente via mail. Per iscrizioni contattare il referente all’indirizzo impronta.muggia@gmail.com o telefonare allo 040330267.

Vanessa Maggi

 

 

Interventi civili di pace - WORKSHOP CON PAT PATFOORT
Spazio Arac Giardino pubblico via Giulia Info: comitatodanilodolci@libero.it
Arci Servizio Civile insieme al Comitato pace convivenza e solidarietà Danilo Dolci e progetto "Il Boschetto", promuove un workshop di Pat Patfoort esperta belga in trasformazione nonviolenta dei conflitti, oggi dalle 17 alle 21 allo spazio Arac del Giardino pubblico. L’iniziativa formativa, nata nel quadro del progetto nazionale “Interventi civili di pace” e supportata dalla Regione, serve a divulgare un metodo nonviolento per affrontare, costruttivamente, le differenze e i conflitti. Traendo ispirazione dalle non sempre facili relazioni fra italiani e sloveni, e tenute presenti le esperienze nel contesto maturate dalle donne. Il riferimento alle similitudini esistenti tra la contrapposizione fra Valloni e Fiamminghi in Belgio e la situazione locale, aiuterà Patfoort (foto) a rendere fruibile la presentazione anche col ricorso a simulazioni.
 

Il canale di Ponterosso

Oggi, alle 18.30 verrà inaugurata al caffè Stella Polare, in piazza Sant’Antonio 6, la mostra del concorso fotografico organizzato da Italia Nostra «Il canale di Ponterosso». La mostra rimarrà aperta fino a lunedì 2 luglio.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 18 giugno 2012

 

 

Rigassificatore, Muggia chiama l’Ue - Si allarga il tavolo tecnico transnazionale. Nesladek al workshop europeo di Trieste
L’Italia rischia una procedura d’infrazione europea per la vicenda dei rigassificatori. Attualmente ci sarebbe quattro progetti di attività a rischio di incidente rilevante sindergici tra loro. La questione è stata posta dal sindaco di Muggia Nerio Nesladek e dal Tavolo Tecnico Rigassificatori Trieste (promosso dalla Uil vigili del fuoco del Fvg e coordinato da Adriano Bevilacqua) al “Second Workshop on Maritime Affairs in the Adriatic Ionian Macro-Region”, il workshop internazionale promosso dalla Commissione europea, dal Ministero degli Affari Esteri italiano e dalla Regione sulle politiche marittime nella Strategia per la Macroregione Adriatico-Ionica. L’evento, che si è svolto dall’11 al 13 giugno alla Stazione Marittima di Trieste, annoverava tra gli obiettivi primari quello di approfondire il dialogo tra i diversi territori. In questo scenario è diventato rilevante il contributo del Tavolo tecnico rigassificatori Trieste, diventato nel frattempo transnazionale con l'ingresso di ricercatori croati che si sono aggiunti agli studiosi sloveni e italiani che già lo componevano. Recentemente invitati ad un'audizione a Lubiana presso il ministero dell'Ambiente della Repubblica di Slovenia e, l’aprile scorso, al Ministero dell'Ambiente croato a Zagabria, il Tavolo tecnico ed il sindaco di Muggia avevano lanciato in entrambe le occasioni la proposta di istituire un spazio congiunto di cooperazione e sviluppo transfrontaliero con la collaborazione di Italia, Slovenia e Croazia per porre le basi di un ragionamento economico – politico - energetico condiviso. Proposta che avevano accolto favorevolmente entrambi i ministri ed alla luce della quale il sindaco Nesladek aveva offerto la candidatura di Muggia come sede per ragionare assieme sulle strategie energetiche, tenendo presenti le necessità e le problematiche ambientali comuni ai tre Paesi che si affacciano sull’Adriatico. La strategia macroregionale alla base dell’ evento, quindi, intesa come «quadro integrato per fornire risposte efficaci e mirate a problemi che interessano ampie aree dell’Unione, puntando a tradurre nel concreto il concetto di coesione territoriale, di protezione ambientale e di sviluppo economico e sociale sostenibile» si configura non solo come la sintesi dei documenti da sempre presentati in questi anni dal Ttt e dal sindaco Nesladek, ma anche come l’effettivo motore fondante e costituente del gruppo di studiosi. Un’ulteriore occasione, pertanto, per proporre le proprie analisi in un workshop di particolare rilievo per la presenza di numerose Autorità nazionali ed internazionali.
 

 

Opicina, la centrale porta in dote una società per altri 40 addetti
Il progetto a biomasse illustrato da Iit a Comune, Provincia e Confindustria: a margine della struttura una new company dedicata a progettare, costruire e mantenere iniziative simili in Italia e all’estero
Il sindaco, il vicepresidente della Provincia, il presidente dell’Associazione industriali. La Iit-Iniziative industriali triestine srt, la società che ha avviato l’iter amministrativo per costruire una centrale elettrica a olio di palma a Opicina, è sbarcata a Trieste e i suoi amministratori si sono discretamente e separatamente incontrati con Roberto Cosolini, Igor Dolenc e Sergio Razeto. Gli incontri operativi si sono svolti nelle sedi istituzionali e i dirigenti della Iit srl, oltre ai dettagli tecnici e occupazionali del loro progetto, hanno presentato anche una nuova iniziativa che potrebbe realizzarsi a margine della centrale di Opicina. Se tutti i tasselli dovessero andare al loro posto dovrebbe essere a breve costituita una “new company” per progettare, costruire e mantenere in efficienza centrali elettriche simili a quella in costruzione a Livorno e a quella che dovrebbe essere in funzione entro un paio d’anni a Opicina. Trieste in questo ha un ruolo predominante, grazie alla presenza sul suo territorio della Grandi Motori-Wärtsilä, della Facoltà di ingegneria e dell’Area di ricerca. Secondo i documenti ora in possesso del Comune, della Provincia e dell’Assindustria, la “new company” dovrebbe operare nel settore metalmeccanico «offrendo i propri servizi ad aziende impegnate nelle energie rinnovabili, nel comparto “oil & gas” e nell’impiantistica». Tre le sezioni previste con una quarantina di posti di lavoro che si affiancano ai 25 della centrale: un ufficio progettazione, una sezione produttiva, un service di manutenzione. «La nostra struttura - si legge nella brochure preparata da Iit srl – opererà non solo sul territorio nazionale, sfruttando le possibilità logistiche del porto. Le operazioni di manutenzione e costruzione offriranno la possibilità di impiegare personale qualificato proveniente dal territorio locale». Ma non basta. Nel documento messo nelle mani dei due amministratori locali e del presidente degli Industriali viene citato nero su bianco l’organigramma della “New Company” da affiancare alla centrale elettrica ad olio di palma di Opicina. Una direzione generale con quattro addetti; un ufficio tecnico con sette persone; l’ufficio acquisti con due assunti; il responsabile della commessa, con altri due. E infine la produzione con 20 operai specializzati, cinque apprendisti più tre capi officina e addetti al controllo qualità. Non sfugge a nessuno che senza il “via libera” alla costruzione della centrale anche questa “New Company” a essa associata e in cui è presente anche del capitale bresciano non avrebbe alcuna possibilità di realizzazione concreta. Allo stesso modo difficilmente possono dire “no” al progetto i rappresentanti di un territorio in cui l’industria, l’artigianato e il commercio hanno oggi il fiato corto, cortissimo. Chi osteggia per partito preso ogni iniziativa, qualsiasi essa sia, potrà parlare di condizionamento, di promesse finalizzate al sì degli enti locali alla centrale ad olio di palma. Certo è che da anni non si sente parlare in città di nuove iniziative industriali e il fatto che la Iit srl abbia coinvolto il Comune, la Provincia, l’Assindustria e la Regione, dovrebbe garantire il rispetto delle norme delle procedure e dell’ambiente.
Claudio Ernè

 

Cosolini: area a uso industriale, ma attenzione agli impatti negativi
«L’area scelta per costruire la centrale elettrica a olio di palma ha da anni e anni una destinazione d’uso industriale». Lo ha dichiarato ieri il sindaco Roberto Cosolini (foto), confermando il recente incontro in Municipio con i vertici dell Iit srl, la società romana partner del progetto. «Devo però aggiungere che i nostri cittadini hanno una particolare sensibilità e per questo motivo il progetto non dovrà avere impatti negativi per l’ambiente e per la popolazione. So che l’istruttoria è già avviata negli uffici della Regione. Anche per questo motivo a breve scadenza il progetto con le sue ricadute occupazionali sarà presentato alla popolazione. Se le critiche risulteranno fondate, chi le ha sottolineate organizzerà una opposizione: al contrario se il progetto risulterà rassicurante non esisterà motivo per dire no o alzare muretti o steccati».
 

 

Arriva la mappa dell’inquinamento acustico
Il Comune punta a normare le attività rumorose, territorio diviso in sette zone in base ai decibel
Il traguardo fissato è quello di definire la ripartizione del territorio comunale in sette zone acustiche. Il primo passo in questa direzione è stato mosso con l’approvazione da parte della giunta Cosolini di una delibera che stabilisce la mappatura acustica strategica dell’agglomerato urbano. Una procedura che consentirà al Comune «di avere l’evidenza - spiega l’assessore all’Ambiente Umberto Laureni - dei livelli di rumore in compresenza di attività quali il traffico veicolare, la circolazione dei treni lungo i tratti ferroviari e anche la produzione industriale». Una prima «pre-zonizzazione - continua Laureni - ha permesso di dividere il territorio del Comune intanto in tre aree sulla base di dati già esistenti e in possesso di altri enti. La prima zona ha un livello di rumorosità inferiore ai 55 decibel, la seconda fra i 55 e i 65, la terza superiore a 65. Si tratta di una fase preventiva, cui seguiranno misurazioni dirette attraverso l’impiego di fonometri per ultimare, in tempi rapidi, la divisione del territorio in sette zone per “classi di rumore”. Il tutto - evidenzia l’assessore - finalizzato al risanamento acustico generale». Le sette zone, una volta determinate, diverranno parte integrante del nuovo Piano regolatore comunale: «Saranno inserite nel Prg - prosegue Laureni - in modo da normare l’attività rumorosa in città. Un esempio per chiarire: se nella zona di Opicina sarà stato certificato un certo livello acustico, quello stesso dato pre-esistente non potrà in futuro essere superato quanto a produzione di rumore nell’ambito di nessuna attività». Decibel e qualità della vita: su queste componenti di un unico tema opererà il Comune, anche intervenendo laddove vi siano situazioni di superamento dei limiti di sostenibilità acustica per riportarle alla normalità. Oltre alla mappatura, infatti, l’esecutivo guidato da Roberto Cosolini ha dato il via libera alla convenzione con l’Arpa per il supporto tecnico che la stessa Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente garantirà al Municipio proprio in materia di controllo dell’inquinamento acustico. «Ci avvaliamo dell’Arpa, come richiede la legge, per approfondire - dice ancora Laureni - degli aspetti tecnici. Sono state reiterate alcune convenzioni già operative». Il riferimento è anche a quella sul monitoraggio e analisi delle emissioni della Ferriera di Servola e al documento per il controllo dei siti dove vi sia inquinamento nel territorio comunale. «Non si tratta del Sin - puntualizza a riguardo l’esponente di giunta - ma di aree nelle quali ad esempio si sia verificato uno spandimento di qualche liquido». Tornando alla questione acustica, sulla base della convenzione i tecnici dell’Arpa entreranno in azione a seguito di «segnalazioni o richieste da parte dei cittadini, per situazioni nell’abitato associate - conclude Laureni - a produzioni anomale di rumore».
Matteo Unterweger

 

 

SEGNALAZIONI - Differenziata - L’informazione non è mancata

Il signor Fornasari nella segnalazione comparsa sul Piccolo del 7 giugno attribuisce la bassa percentuale di raccolta differenziata in città anche alla carente informazione messa in atto da Comune di Trieste e Acegas. Può essere utile ricordare le principali iniziative messe in atto in materia dalla nuova Amministrazione comunale: nel luglio 2011 sensibilizzazione sulla raccolta differenziata a Barcola, rivolta in primo luogo agli esercenti; in settembre presentazione ufficiale delle linee guida sulla differenziata (obbligatoria da gennaio 2012); in ottobre iniziativa pubblica con il consorzio Conai per sensibilizzare sulla raccolta differenziata; a dicembre pubblicazione a piena pagina sul quotidiano locale delle istruzioni dettagliate su come separare le frazioni dei rifiuti; a partire da fine gennaio 2012 tutte le famiglie ricevono a mezzo corriere la busta con gli opuscoli (in italiano e sloveno) con le istruzioni dettagliate su come attuare la raccolta differenziata e su come smaltire i rifiuti ingombranti, assieme a un numero verde a cui ricorrere per risolvere specifici problemi (come quelli riportati dal Fornasari) e segnalare disservizi; in gennaio si avvia la raccolta cartoni per le attività economiche; in febbraio il Wwf, in collaborazione con il Comune, apre un nuovo portale web inteso come centro di ascolto e assistenza sulle problematiche collegate ai rifiuti; in febbraio iniziative con Tetra Pak Italia sulla raccolta della carta, articolate in momenti ludico-didattici rivolti ai ragazzi delle scuole e in otto spettacoli itineranti nelle vie e piazze di Trieste per stimolare e coinvolgere i cittadini alle corrette pratiche di raccolta differenziata; in marzo tre assemblee pubbliche in collaborazione con l’Università della Terza Età, nelle quali sono state presentate le iniziative messe in campo e si è risposto ai molti quesiti sollevati dai cittadini; in aprile avviata la raccolta porta a porta degli scarti verdi dei giardini; in maggio incontro-dibattito con gli studenti universitari organizzato da Arci Casa sulle buone pratiche nella gestione dei rifiuti; sempre in maggio iniziativa pubblica assieme al Consorzio oli usati. È pertanto ingiusto affermare che “Comune e Acegas dovrebbero fare un serio esame di coscienza sulle loro inadempienze comunicative”, anche se sulla gestione dei rifiuti a Trieste molto deve essere migliorato.

Umberto Laureni Assessore all’Ambiente Comune di Trieste

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA , 17 giugno 2012

 

 

La crisi mette in ginocchio il volontariato - ASSISTENZA » MANCANZA DI SOLDI
Il presidente di Azzura (malattie rare) Sidari: «Aiuti calati dell’80%». Associazioni costrette a lasciare la sede
PIERPAOLO GREGORI Il presidente della Federazione: il rischio a cui stiamo andando incontro è che questa situazione si rifletta sui servizi
DARIO MOSETTI Le realtà medio-piccole potrebbero vedersi costrette anche a rinunciare all’attività per problemi di bilancio

La crisi morde il mondo del volontariato triestino. Le organizzazioni che operano in questo settore si confrontano con risorse finanziarie sempre più limitate. I cittadini fanno difficoltà ad arrivare a fine mese e sono costretti a ridurre quello che un tempo destinavano a questa o quella associazione. Alcune realtà denunciano un calo delle risorse dell’ 80 per cento. Le aziende cittadine che un tempo contribuivano economicamente alla riuscita di alcuni progetti ora sono costrette a tirarsi indietro. Il drastico calo dei fondi ha costretto alcuni a dismettere la propria sede e a condividere una con altre associazioni. «Il rischio al quale stiamo andando incontro – denuncia Pierpaolo Gregori, presidente della Federazione del volontariato del Friuli Venezia Giulia che riunisce 40 associazioni – è che questa situazione si rifletta sui servizi che vengono erogati a chi è in difficoltà. Purtroppo nel tempo ne risentiranno i cittadini». In pratica, secondo Gregori che è anche l’unico membro triestino a sedere al tavolo del consiglio di amministrazione del Csv, il Centro Servizi Volontariato del Friuli Venezia Giulia, nei prossimi mesi e negli anni chi è assistito dalle realtà del volontariato potrebbe vedersi togliere alcuni servizi. Quel supporto indispensabile che affianca il lavoro dell’Azienda sanitaria e dell’assessorato provinciale e comunale con delega al sociale potrebbe sparire da un momento all’altro. Si assisterà ad una maggiore selettività dei criteri di distribuzione. Nella provincia di Trieste operano circa 600 associazioni di volontariato, 6mila invece nell’intera regione. Puntano a combattere fenomeni di disagio socio-economico. Assistono anche a domicilio persone malate, con gravi disabilità, anziani, genitori che si trovano a dover sopportare la pesante croce di un figlio gravemente malato. Ogni ambito sociale e sanitario trova il sostegno di un gruppo di volontari. Oggi che la povertà si diffonde e coinvolge anche parte dei ceti medi, la richiesta di aiuto è in crescita ma le disponibilità economiche scarseggiano. Con il pericolo che si ritorni ad una logica di intervento basata solo sull’emergenza, che corra a tamponare i buchi senza però arrivare ad una vera soluzione del problema. «C’è un notevole rischio che certe associazioni, specie quelle medio-piccole – evidenzia Dario Mosetti, direttore del Csv – si ritrovino costrette a rinunciare a certe attività. La situazione è veramente dura e in futuro lo sarà ancora più. Quello che noi possiamo fare è offrire ancora più servizi alle tante realtà che ci chiedono aiuto ma anche noi saremo costretti a ottimizzare il nostro bilancio». «Se negli ultimi anni organizzando un’iniziativa riuscivo a raccogliere mille euro di beneficenza – racconta Alfredo Sidari, presidente di Azzurra, la onlus che ha preso a cuore le malattie rare – oggi ce ne arrivano più o meno 200: un calo spaventoso, la situazione è grave. Non riesco più a trovare nemmeno un istituto bancario che mi sponsorizzi i volantini che servono a veicolare il lavoro dell’associazione». Con il progetto “Due passi” Azzurra assicura a 15 persone affette da malattie rare degenerative un’assistenza domiciliare infermieristica, le prestazioni di un dentista e di uno psicologo. «Il progetto costa 75 mila euro all’anno, – spiega Sidari – 50 mila mi sono stati fino ad oggi concessi dalla Fondazione CrTrieste e 25 li raccolgo dalle elargizioni. Ma gli aiuti da parte dei cittadini sono diminuiti del 80 per cento. Come faremo?». Ogni associazione necessità di una certa somma di denaro anche per mantenere la sede e i mezzi di trasporto. «Noi abbiamo dovuto dire addio alla nostra storica sede – ammette Diana Mayer Grego, presidente di “Sulle ali di un angelo” che supporta le persone hanno perso un figlio in età neonatale – non riuscivamo più a far fronte alle spese. Ora dividiamo gli spazi del Movimento Donne. Dobbiamo darci una mano tra associazioni altrimenti non saremo più in grado di garantire i servizi che offriamo»
Laura Tonero

 

«Arriveranno meno fondi dalle Fondazioni» - In difficoltà anche il Centro servizi di galleria Fenice: intanto chiuderemo qualche ufficio periferico
A riprova che il volontariato sta affrontando un periodo di difficoltà economica c’è anche il bilancio del Centro Servizi Volontariato della nostra regione, la realtà che mira allo sviluppo sociale attraverso l’erogazione di servizi alle associazioni di volontariato. La realtà che qui a Trieste ha sede in galleria Fenice e in via San Francesco ogni anno riceve dal comitato di gestione un quindicesimo degli utili della Fondazione CrTrieste, della Fondazione della Crup, di quella di Carigo e Cariplo. Nel 2009 il contributo è stato di un milione e 965 mila euro, lo scorso anno di un milione e 320 mila. Stessa cifra per il 2012. Una riduzione notevole che prevede ulteriori e importanti tagli per il 2013 e il 2014. Sfogliando il bilancio 2011 del Csv emerge che per il personale, per i 19 dipendenti, il centro ha speso 567.063 euro. Per collaboratori e consulenti 56.350 euro. Mantenere le sole sedi di della nostra provincia – ne possiede in affitto anche una a Udine, una a Pordenone, una a Gorizia grazie ad una convenzione con la Provincia oltre a sportelli distribuiti sul territorio – ha un costo annuale di circa 60 mila euro. Come si organizzerà il Csv in futuro in previsione dei tagli? «Il personale non va toccato - osserva il direttore, Dario Mosetti – ma probabilmente andranno ridotti gli orari di apertura di qualche sede e qualche ufficio periferico forse andrebbe chiuso. Le risorse vanno poi ulteriormente razionalizzate». Lo scorso anno il Csv ha organizzato un bando di circa 300 mila euro per finanziare progetti delle associazioni di volontariato. I progetti presentati sono stati appena 31, 15 quelli finanziati. «Alla fine viene aiutato direttamente, con un supporto economico – valuta Gregori, presidente della Federazione del volontariato Fvg – l’un per cento delle associazioni. Invece, visto che in futuro le difficoltà aumenteranno, sarebbe bene investire una parte di quei 300 mila euro in un progetto che insegni alle associazioni a reperire fondi, a proporsi, a far conoscere i loro risultati e che le aiuti a viaggiare da sole. Solo così le più fragili troveranno nuove risorse». Un progetto di Gregori che impegnerebbe 80 mila euro all’anno però non trova approvazione del consiglio di amministrazione, l’organo politico del Csv.

(l.t.)

 

Mercoledì un incontro con il vescovo
Per il prossimo 20 giugno, alle 18, la Fondazione del volontariato del Fvg ha organizzato nella sede del Csv di galleria Fenice un incontro tra le associazioni di volontariato e il vescovo, Mons. Giampaolo Crepaldi. «In questo momento di difficoltà, con le risorse che scarseggiano, chiederemo al vescovo – anticipa Domiziana Avanzini, presidente dell’Avo e membro della commissione diocesana per la pastorale della salute “Marcello Labor” – di creare un tavolo di concertazione, di confronto tra le varie realtà. La situazione che si sta venendo a creare causa la crisi obbliga chi fa volontariato a fare rete, ad integrarsi. Serve – avverte – una collaborazione tra le associazioni di area laica e quelle di area diocesana». «Questo incontro sarà un’occasione per cercare di capire – spiega Pierpaolo Gregori (nella foto) - su quali terreni comuni si possono incontrare organizzazioni laiche e cattoliche e con quali strumenti e relazioni possono disegnare il loro futuro e dare concretezza alla loro attività. Dobbiamo eliminare le barriere culturali e religiose – conclude - e necessariamente collaborare».
 

 

Legno e energie rinnovabili Nasce la casa del futuro
In via Giustinelli il cantiere di un edificio residenziale senza precedenti in Italia Avrà un impianto geotermico di profondità e generatori microeolici
FINE LAVORI NEL 2013 Previsti una ventina di appartamenti, spa e area giochi comuni
L’utilizzo delle tecnologie più evolute da abbinare a soluzioni originali sul fronte dell’efficienza energetica sfruttando i concetti di sostenibilità ed ecocompatibilità. È questa la filosofia alla base del progetto sperimentale in campo abitativo denominato “Panorama Giustinelli”. Si tratta di un complesso residenziale ormai in avanzata fase di cantiere situato sul colle di San Vito, per la cui realizzazione sono state prese scelte fortemente innovative che permettono sia un risparmio energetico, sia il rispetto del binomio salute e ambiente. L’esperimento non ha precedenti in Italia e rimane tuttora uno tra i progetti pilota in tutta Europa. Il complesso si struttura su sei piani costruiti interamente in legno lamellare, mentre lo strumento chiave è costituito dall’impianto geotermico di profondità, alimentato da pannelli fotovoltaici e da generatori microeolici, che producono energia termica sia invernale che estiva, mediante l’uso di fonti energetiche rinnovabili. L’ideatore del progetto è l’imprenditore triestino Alessandro Beltrame, che spiega così la filosofia innovativa della costruzione: «Per avere un’idea di quello che può essere il risparmio reale in termini di spesa energetica, basta pensare che il consumo medio in una abitazione è di venti litri di gasolio equivalente per metro quadrato. Nel nostro caso scendiamo a meno di tre litri, peraltro virtuali poiché vengono presi direttamente sfruttando la temperatura del sottosuolo. In pratica, grazie alla tenuta termica dell’involucro, nelle abitazioni ci sarà la possibilità di avere gratuitamente aria calda e aria fredda tutto l’anno a seconda delle esigenze». L'intero progetto parte insomma dalla volontà di alimentare la casa con energia rinnovabile, puntando all'autosufficienza energetica. In via Giustinelli 13 - nell’ambito della riqualificazione di un edificio storico del quale sarà mantenuta la facciata originale - verranno ricavati una ventina di appartamenti, le cui dimensioni andranno dai 90 fino ai 260 metri quadrati: il completamento è previsto nell’estate del 2013. Si tratta di abitazioni residenziali con vista mozzafiato sul golfo, dotate del massimo comfort per gli ospiti, cui è stata dedicata grande attenzione alla progettazione degli spazi e dove troveranno posto, nelle parti comuni, un grande giardino, una piscina da 35 metri in acciaio inossidabile, la zona relax con sauna, bagno turco e palestra, oltre allo spazio giochi per i bambini. In linea con le nuove tecnologie anche i dettagli: ogni appartamento avrà in dotazione un i-Pad, attraverso il quale si potrà impostare e programmare ogni tipo di esigenza e comfort, dal riscaldamento alle luci, fino alle scelte musicali. Un ascensore esterno permetterà infine di raggiungere direttamente il centro storico cittadino, con uscita in piazzetta Cornelia Romana. Il progetto, spiega ancora Beltrame, non è certo destinato a rimanere un esempio isolato. «Sono dell’idea che ormai è stata imboccata la via del non ritorno, nel senso che questo tipo di approccio può tranquillamente essere declinato anche ad altre esigenze abitative, persino quelle delle case popolari. Questo significa un’autentica rivoluzione nel settore, che potrebbe permettere di risolvere gran parte dei problemi del nostro Paese in campo energetico».
Pierpaolo Pitich

 

Ambiente e salute
Il progetto “Panorama Giustinelli” nasce dall’idea di abbinare alla qualità degli appartamenti l’innovazione sul fronte del risparmio energetico. A questo si aggiunge l’attenzione alla salute, grazie all’assenza di campi magnetici nelle abitazioni e all’utilizzo di materiali che non rilasciano sostanze nocive nel tempo. Una filosofia che potrebbe essere ripresa in futuro non solo nel campo abitativo, tanto che già si parla della possibilità di costruire con questi presupposti una scuola della nostra provincia. Come sostiene l’ideatore Alessandro Beltrame, «la sostenibilità individuale è un costo, quella collettiva è una ricchezza». Sono state realizzate 24 geosonde a 125 metri di profondità per un totale di 12 chilometri di tubi per lo scambio termico col terreno roccioso e umido: l’impianto potrà garantire circa 90 kilowatt sia termici che frigoriferi. Oltre ai pannelli fotovoltaici, sul tetto dell’edificio verrà installato un "giardino" eolico composto da due rotori verticali a portanza, in grado di produrre una decina di kilowatt di picco.
 

 

Alla scoperta del mondo delle api - OGGI
Contovello Ritrovo presso lo stagno Dalle 15.30 alle 17.30
Grazie al contributo della Provincia di Trieste, l’Area Marina protetta di Miramare propone oggi un appuntamento pomeridiano nell’affascinante cornice dell’antico borgo di Contovello, un’occasione da “prendere al volo” per avvicinare grandi e piccini al laborioso mondo delle api. E proprio una vita da regina quella dell’ape regina? E davvero tutto “miele” e fiori il mestiere degli apicoltori? Miele, pappa reale, propoli, cera… chi di noi non conosce questi prodotti! Ma siamo sicuri di conoscerli a fondo e tutti? Quattro chiacchiere a tu per tu con un apicoltore del nostro Carso per conoscere e apprezzare questo utilissimo insetto e quanto lavoro c’è “dietro le quinte” per api e uomini insieme. L’incontro sio svolge dalle 15,30 alle 17,30, ritrovo presso lo stagno di Contovello.
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 16 giugno 2012

 

 

Rilancio del Porto: un Piano senza fondi - il piano di rilancio pluriennale 2012-2014 del Porto
Dalla ferrovia interna alle bonifiche e al restauro della Torre del Lloyd Nel progetto pluriennale opere per 582 milioni, di cui però 434 da reperire
In questa deprimente e preoccupante situazione economica sarebbe meglio non aver bisogno di niente. Invece a Trieste non si fa che la conta di quello che è urgente realizzare, aggiustare, completare, aggiungere, cambiare, sviluppare, traslocare, salvare. Mentre le circostanze fanno anche sì che manchino, contemporaneamente, il Piano regolatore generale (in rifacimento) e il Piano regolatore del porto, quest’ultimo approvato nel 2010 ma ancora in fase di analisi per le valutazioni ambientali appunto al ministero dell’Ambiente, che appena chiede ulteriori chiarimenti prima di dare il definitivo via libera. E mentre le faccende comunali si snodano giorno per giorno, e sull’enorme riqualificazione da 1 miliardo e mezzo di Porto vecchio si materializza la stretta del credito (con la ricerca di ulteriori investitori a garanzia), ancora più impressionante è focalizzare tutto ciò che il principale asse economico della città dichiara essenziale per il proprio rilancio da qui al 2014 e oltre, rinnovando, migliorando e ampliando. La dichiarazione d’intenti era stata esplicitata alcuni mesi fa, quando l’Autorità portuale presentò in volume, con evidenza schematica e con analisi dettagliate e interessanti, la lista del “Piano di rilancio pluriennale”. Siamo a metà 2012 e le cifre sembrano sempre più imponenti: gli intenti sono arrivati a sommare lavori per 582 milioni di euro cantierabili in 3 anni, di cui 434 non finanziati, e in dettaglio 321 da cercare presso “altri” (ministero, Regione, ecc.). Il documento avvertiva che la tabella era “teorica”, dipendente da tre condizioni: approvazione del Prg a inizio 2014, possibilità di avviare tutti gli interventi contemporaneamente, finanziamenti disponibili per tutte le opere. Dunque, sostanzialmente una planimetria, solo un piano di lavoro. In controluce si capiscono così le necessità, a partire da cose basiche come la pulizia. Secondo gli operatori, riferisce il testo in apertura, c’è troppa sporcizia in porto, mancano servizi igienici, le strade interne sono da assestare perché penalizzate da «buche, avallamenti e rappezzi». Servono inoltre segnaletica adeguata perché il traffico è «caotico», luoghi adatti ai camionisti «oggi allo sbando», una fognatura (che non esiste se non per segmenti), varchi più blindati e anti-intrusi, dotati di climatizzazione. E, soprattutto, sono urgenti maggiori servizi di ferrovia interna e, notoriamente, in entrata-uscita dal porto; le bonifiche (anche dall’amianto, e non solo da Sito inquinato nazionale, velocizzate dalle nuove procedure firmate a Trieste dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini con tutti gli enti interessati). Bisogna poi costruire nuovi magazzini e ristrutturare i vecchi. È necessario un Centro servizi che raggruppi gli organi tecnici e di sorveglianza. Perfino consolidare statisticamente la Torre dirigenziale del Lloyd. A fine 2011 c’erano 14 interventi in corso, per una spesa di 118 milioni, di cui i principali, oltre ai restauri museali in Porto vecchio, riguardano il prolungamento della diga foranea davanti a riva Traiana (49 milioni, quasi tutti del ministero delle Infrastrutture) e la riqualificazione dell’Arsenale San Marco (12,3 milioni dalla Regione). Il piano delle opere era stato suddiviso in tre grandi capitoli. Il primo focalizza quello che si può già fare, col Prg vigente. Qui sono stati iscritti, con le relative cifre, la famosa piattaforma logistica di ampliamento (mancano i 182 milioni del secondo stralcio), il terminal ro-ro alle Noghere (costo di 27 milioni di cui 2 a disposizione), un nuovo terminal ferroviario a Campo Marzio (10 milioni di cui 1 disponibile), l’ampliamento della banchina nord del Molo VII (19 milioni, 2 a disposizione) nuove gru al Molo VII (7 milioni, 1 a disposizione), un magazzino frigo al Molo V per prodotti ortofrutticoli (7,5 milioni, 1,5 a disposizione), un’area di sosta per camion nella zona ex Esso (6,5 milioni di cui 800 mila disponibili), l’acquisizione (3 milioni) di terreni alla stazione ferroviaria di Prosecco, per parcheggio ma anche per un eventuale spostamento del Punto franco da Porto vecchio; la messa a norma di magazzini, un nuovo raccordo stradale tra Porto nuovo e Scalo legnami, il consolidamento della Torre del Lloyd, la bonifica alla ex Esso, la riqualificazione dei varchi. E, ancora, la fine dei restauri del polo museale e la riqualificazione urbana delle rive cittadine, idea già lanciata dal precedente vertice dell’Authority: lavori in tre lotti, per 4,2 milioni di euro (di cui 600 mila disponibili). L’avvio della gara era stato previsto, nella tabella dei cronoprogrammi, per il primo semestre 2012.
Gabriella Ziani

 

Ma senza il Prg non partirà nessun progetto - È TUTTO FERMO
Manca lo strumento urbanistico per il raddoppio del molo VII e il nuovo terminal ro-ro
Non si vedono grandi opere avviate? Manca il Prg nuovo. Solo quando entrerà in vigore si potranno realizzare (così rende chiaro il Piano pluriennale) gli interventi di ampliamento delle strutture commerciali, che dovranno rubare spazio al mare non essendovi possibilità di ulteriormente sfruttare territorio e golfo. Prima di tutto entra in campo, in questa prospettiva, l’annunciato allungamento del Molo VII, su progetto del terminalista, per un costo di ben 126 milioni per 400 metri di banchina: 6 i milioni già disponibili. Secondo grande lotto: il completamento del terminal ro-ro alle Noghere, per consentire nuovi accosti e allestimento di aree retrostanti. Anche qui si prevede un costo di 126 milioni, e altrettanto vengono segnati 6 come ora disponibili. Terzo importante obiettivo, l’allungamento del Molo Bersaglieri, quello accanto alla Stazione marittima, dedicato alle navi da crociera, che dovrebbe passare dagli attuali 200 metri di lunghezza a 350. Con una spesa di 8 milioni di euro, al momento disponibile 1 milione. Lo stesso progetto contiene anche l’allargamento successivo della banchina da 110 a 120 metri. Il costo è calcolato in 13 milioni, 1 quello disponibile. Costosa anche la creazione del nuovo Centro servizi, che dovrebbe raggruppare le postazioni (oggi sparse) di vigili del fuoco, polizia, ormeggiatori, rimorchiatori ecc., da realizzare in 5 lotti successivi, tra edifici, viabilità e infrastrutture, fognature e impianti: 18 milioni (4,2 quelli dichiarati a disposizione). Il resto è messo in lista come manutenzione programmata, e qui entra anche la bonifica dall’amianto per un costo di 1,2 milioni (200 mila disponibili). Al primo posto viene iscritta la necessità di provvedere a un sistema fognario complessivo per il porto nuovo, per un costo di 2,1 milioni (200 mila disponibili). Di 2 milioni, in due lotti successivi (200 mila euro disponibili), ci sarebbe bisogno per «un intervento di notevole rilevanza fino ad oggi - è scritto nel piano - talvolta trascurato», e cioé pianificare la manutenzione delle pavimentazioni stradali interne. Ma di restauri, si dichiara, ha bisogno anche la sopraelevata interna al porto, costo di 1,5 milioni (300 mila disponibili). Ancora più impegnativa la manutenzione straordinaria del parco ferroviario, che viene programmato in 3 lotti, per complessivi 3,2 milioni (500 mila euro la somma a disposizione). Infine, all’appello non manca nemmeno la manutenzione straordinaria degli impianti elettrici: anche qui 1 milione di spesa e 200 mila euro considerati già a disposizione.

(g. z.)
 

Finanziamenti regionali, un’inversione di tendenza - CONTRIBUTI PUBBLICI
Il totale degli interventi 2012-2014 (ma certi imponenti lavori si proiettano ovviamente nel tempo) è anche “percentualizzato” per aree interessate, e contiene infine una mappa di riepilogo dei finanziamenti concessi dallo Stato e dalla Regione anno per anno. Dal primo prospetto si deduce che tra opere possibili o probabili la maggior parte si concentrerà sul Molo VII (27%) e sul Canale navigabile alle Noghere (26, 27%), seguiti dallo Scalo legnami (23,22%). La Stazione marittima assorbe per il 3, 78%, le rive per lo 0,72%. Il piano finanziario che correda il programma delle opere sintetizza una previsione di finanziatori: dei 434 milioni di euro mancanti rispetto alla necessità di 518 necessari in prospettiva, è previsto che 51,4 rappresentino la quota a carico dell’Autorità portuale, 61,7 vadano a carico dei concessionari e 321 restino alla voce “altri”. Il “report” sui finanziamenti regionali mostra un’inversione di tendenza rispetto ad anni più recenti. Tra 1998 e 2006, con una appendice nel 2009, la Regione ha acceso mutui per milioni di euro a finanziare le manutenzioni, i cantieri, dal 2006 anche la promozione dei servizi, attività quest’ultima che ha goduto di contributi crescenti: dai quasi 2 milioni del 2006 e dei due anni successivi si è passati ai 4 milioni del 2010 e ai 7 mlioni dello scorso anno. Decrescente il contributo annuale per opere, tra 1 e 2,5 milioni nell’arco tra 1998 e 2005, è passato alle quote di 465 mila, e 372 mila, per calare a 200 mila nel 2011 e nel 2012. I contributi “aggiuntivi” sono cessati col 2000.

 

«Servono investitori privati per non restare bloccati»
Il sindaco Cosolini: la strategia dell’Authority desta interesse ma in tempo di crisi bisogna darsi delle priorità e poi stabilire un cronoprogramma
«Dati i tempi che viviamo, e sapendo che il meglio è nemico del bene, bisogna scegliere bene le priorità, una alla volta, e necessariamente qualsiasi cosa si debba fare, bisogna coinvolgere gli investitori privati, sia per l’ampliamento dei terminal, sia per la piattaforma logistica, sia per il raddoppio del Molo VII, e sia per il (da noi attesissimo) terminal ro-ro alle Noghere che potrebbe liberare dal traffico dei camion la zona di riva Traiana». Il sindaco Roberto Cosolini dichiara «grande interesse» al piano delle opere elaborato dal Porto, «perché essendo il polmone economicamente più importante della città, tutto ciò che là avviene specie sulla via del potenziamento è di assoluta rilevanza anche per il Comune. Inoltre - aggiunge - trovo che sia una scelta giusta affrontare tutti i nodi in campo in un piano strategico. Poi, però, ci vuole anche un cronoprogramma». Uno dei punti che più direttamente sollecita il Comune è naturalmente la voce che annuncia il rifacimento delle rive cittadine. Anche perché il sindaco (pur trattandosi di zona demaniale) non si sente affatto distante dal proporre una soluzione che vada oltre il semplice rifacimento di piazzali e pavimentazione. «Sarebbe molto interessante - afferma Cosolini - riuscire a trovare una soluzione alternativa ai parcheggi di superficie, questo sarebbe già di per sè un grande risultato». E i parcheggi a pagamento, oggi in carico a Trieste terminal passeggeri, e dunque i mancati incassi di Ttp, la società partecipata al 40% dall’Autorità portuale e per il 60% in mano alla nuova società Tami? «Una soluzione alternativa si può trovare». Al futuro appartengono anche altre due strutture, una più certa, un’altra molto meno. Sono i parcheggi sotterranei a suo tempo previsti proprio sulle rive. Quello detto ”Audace”, di fronte al teatro Verdi verso il Molo IV, tocca anche terreno comunale, e, come si ricorderà, il Comune ha chiesto una revisione del progetto, perché lo scavo non si allarghi troppo verso la strada mettendo a rischio le fondamenta dei grandi palazzi. «Invece del park di fronte alla Stazione marittima non sento più parlare da moltissimo tempo, in questo caso il terreno è al 100% demaniale e dunque il Comune non ha parte diretta come concedente». Di fatto, un progetto sfumato, ma Cosolini spera che intanto «si riempiano meglio i parcheggi che già ci sono». Resta sullo sfondo, ma per il Comune appunto è cosa urgentissima, la creazione del terminal traghetti alle Noghere, per lo spostamento dell’attuale traffico con la Turchia che impone camion in riva Traiana, che spesso tracimano. C’è una causa in corso tra Teseco (già concessionaria e proponente del progetto) e Samer Shipping, nel frattempo l’Authority ha tolto la concessione e si attendono gli eventi. «Poco mi interessa - chiude Cosolini - chi è il concessionario, l’importante è che l’opera si faccia». (g. z.)
 

Campo Marzio, nuovo terminal ferroviario
Quattro binari, 10 milioni di euro. Ma altri 10 se bisogna anche acquistare i terreni da Rfi
Treni e traffici. Problema cruciale. Il recente accordo tra gli enti locali e l’amministratore delegato di Trenitalia, Mauro Moretti, ha aperto nuove prospettive per lo scalo triestino ma tutto è ancora da cominciare. Il piano delle opere del porto non poteva che dedicare ampio spazio alla materia, in senso strutturale. A partire dallo snodo di Campo Marzio che è l’apripista per le linee esterne. Il tutto, si dice, «richiede una sostanziale rivisitazione da effettuare congiuntamente a quella altrettanto necessaria dell’infrastruttura ferroviaria all’interno dell’area portuale». Nel breve periodo, e cioé nell’arco di 3 anni, l’Autorità portuale prevede lo sviluppo delle linee all’interno del Porto nuovo. In dubbio ancora la linea dedicata che i concessionari del Molo VII hanno chiesto di poter realizzare, perché turberebbe il lavoro degli altri operatori. Nel medio periodo (e cioé in 6 anni) è messa a calendario la realizzazione della piattaforma logistica con la sua nuova linea ferroviaria, e anche la realizzazione del nuovo terminal traghetti. Tra gli impegni più importanti «la completa rivisitazione della linea Trieste-Campo Marzio-Servola-Aquilinia» con la riqualificazione della sagoma di alcune gallerie. Progetto vecchissimo, ma è ciò che Moretti ha assicurato durante la sua visita a Trieste. Un altro adeguamento urgente è sulla linea Campo Marzio-Villa Opicina, 15 chilometri con una pendenza del 25 per mille. A Campo Marzio, per ovviare a tante difficoltà, si programma un nuovo terminal ferroviario «a cavallo tra aree demaniali e delle Ferrovie, in particolar modo a servizio del Molo VII», dove il terminal contenitori oggi gode di un binario solo, con evidenti difficoltà. Il nuovo scalo ferroviario dovrebbe avere 4 binari serviti da gru. L’intero intervento, che si completa con altri binari interni, è soppesato nel piano delle opere con un valore di 10 milioni di euro (al momento della redazione, 1 solo a disposizione). Inoltre la stima potrebbe essere di molto inferiore: «Le stime dei lavori - recita infatti il testo - non considerano l’eventuale acquisto da parte dell’Autorità portuale di parte delle aree Rfi (delle Ferrovie, ndr) di Campo Marzio». Ma facendo due conti si è capito che quelle aree costerebbero fino a 10 milioni di euro. Come trovarli? In ipotesi, anche con una permuta di terreni, oppure con la dismissione di alcuni beni patrimoniali.
 

 

Terrafest, confronto sulla tutela ambientale e sull’alimentazione - OGGI E DOMANI
Preparare un detersivo ecologico, conoscere le proprietà curative delle piante o le tecniche del compostaggio, e ancora confrontarsi su tematiche ambientali per una vita “bio”. Torna oggi e domani Terrafest, la manifestazione transfrontaliera promossa a San Dorligo dall’associazione no profit “The Circle”. Nell’arco delle due giornate, che anche lo scorso anno hanno coinvolto moltissime persone verranno proposti laboratori e convegni tematici sulla tutela e la salvaguardia della natura, ma anche sulla coltivazione e la trasformazione dei prodotti della terra in modo diretto e sostenibile. L’evento è aperto a tutti, informazioni ai numeri 3381737363 o 3663546231. «Terrafest, nei primi due anni ha mostrato la sua volontà di venire alla luce, di farsi vedere, di allacciare relazioni – spiegano dall’associazione - quest'anno deve sperimentare una prima forma di maturità sociale. In questi tre anni altre realtà sono nate ed emerse nel territorio cittadino e transfrontaliero, nate con modalità e finalità diverse, ma tutte mosse da un desiderio di migliorare la qualità della propria e dell'altrui vita. Incuriositi dall'evento Terrafest 2011, cui lo scorso anno hanno partecipato i produttori della zona che hanno offerto i loro prodotti di qualità, ci hanno contattato altre associazioni profit operanti nel settore dell'economia eco-solidale e sono stati oltre 700 visitatori. E proprio l’esperienza positiva dello scorso anno ci ha convinto a riproporre nuovamente l'appuntamento». Il programma prevede oggi alle 11 il laboratorio “Bolle ecologiche” per la realizzazione di un detersivo nel pieno rispetto dell’ambiente; alle 16 il convegno “Fitodepurazione delle acque”, alle 17 “Casa Mia”, arte spontanea con incontri interattivi, sempre alle 17 incontro “Agro-ecosistemi e servizi ecologici” mentre alle 18 spazio a “Dalla terra al bancale sinergico”, laboratorio teorico-pratico sulla coltivazione sinergica. Domani alle 11 torna “Casa Mia” e alla stessa ora approfondimento dal titolo “Dalla tradizione, curarsi con le erbe”, alle 16 “Cumulo Biodinamico”, per imparare le tecniche di compostaggio e alle 17 “Nuovi consumi e bioeconomia”. Chi desidera partecipare alle varie iniziative potrà usufruire del parcheggio libero presso il teatro Preseren a Bagnoli della Rosandra.

Micol Brusaferro
 

 

Progetto In Boschetto

Oggi alle 10 ritrovo al Ferdinandeo per “Puliamo il boschetto”, la campagna Legambiente puliamo il mondo.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 15 giugno 2012

 

 

Inceneritore, oblare per la diossina costerà 500mila euro
Marina Monassi, nel passato ruolo di direttrice generale dell’AcegasAps, è stata ammessa all’oblazione e dovrà versare 65mila euro alla Giustizia per veder dichiarato estinto il reato di cui era accusata: in sintesi ripetute uscite di diossina dal camino dell’inceneritore. Identica somma dovrà essere versata entro il 19 settembre da Paolo Dal Maso, responsabile della Divisione ambiente della ex municipalizzata. Stefano Gregorio, direttore dell’inceneritore di via Errera e Francesco Giacomin, già amministratore della stessa società, dovranno pagare ciascuno 91 mila euro. A queste somme i quattro imputati dovranno aggiungere 186 mila euro di spese per le perizie tecniche - volute dalla Procura - ed effettuate dall’Arpa sulle tre linee di smaltimento rifiuti dell’inceneritore. In totale le fuoriuscite di diossina verificatesi tra il dicembre 2006 e il gennaio 2007 costeranno 498 mila euro, oltre alle parcelle degli avvocati che hanno difeso i dirigenti dell’AcegasAps coinvolti nell’inchiesta. Queste notevoli somme si affiancano ai danni valutati in quattro-cinque milioni di euro che il sequestro col conseguente blocco dell’impianto di smaltimento aveva provocato alla stessa multiutility partecipata dal Comune. Il sequestro era stato deciso dal pm Federico Frezza e il blocco aveva coinvolto due delle tre linee di smaltimento di rifiuti. Il magistrato aveva agito in base alle misure effettuate dai tecnici dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale: la quantità di diossina finita nell'atmosfera aveva costantemente superato i valori di legge in tutti i giorni dei prelievi. Il 20 dicembre 2006 l'episodio più inquietante con 0,970 nanogrammi per metro cubo d'aria. Dieci volte in più del valore limite ammesso dalla legge. Anche altre successive misure effettuate il 21 dicembre, l'11 e il 12 gennaio 2007 sulle linee 2 e 3 dell’inceneritore, erano risultate ampiamente al di sopra dei valori ammessi per la diossina. In dettaglio il 21 dicembre erano stati misurati 0,189 nanogrammi, l'11 gennaio 0,300, il giorno successivo 0,200. L'Arpa aveva informato delle ripetute “anomalie” i carabinieri del Nucleo operativo ecologico e la Procura della Repubblica. Il pm Frezza ha quindi verificato il superamento dei valori limite e chiesto il sequestro preventivo dell'impianto. Il giudice Massimo Tomassini lo ha concesso in meno di 48 ore e l’AcegasAps è stata costretta a fermare due linee di smaltimento in quanto pericolose per la salute dei cittadini. Il blocco dell’attività dell’inceneritore aveva provocato un effetto-domino coinvolgendo nell’emergenza rifiuti oltre a Trieste anche Muggia, Duino Aurisina, Monfalcone, Gorizia e alcune aree del pordenonese. La linea 1, l'unica che aveva continuato a funzionare perché non inquinante, anche se spinta al massimo delle sue possibilità non appariva in grado di sopperire alle necessità di smaltimento del territorio che aveva affidato i propri rifiuti all'inceneritore di via Errera. Il 30-40% delle immondizie prodotte dai ”clienti” per settimane all’epoca aveva dovuto essere dirottata su alcune discariche poste tutte al di fuori della nostra Provincia. Il trasferimento aveva provocato un danno di quattro- cinque milioni di euro a cui oggi si aggiungono gli altri 500 mila euro necessari per l’oblazione.

(c.e.)
 

 

Pd e Sel, braccio di ferro sulle tariffe sull’acqua

Faraguna: critiche a Cosolini, ma a Udine i vendoliani con Honsell che ha la stessa posizione
La costola triestina di Sel raffreddi i suoi bollenti spiriti con un bel secchio d’acqua fresca. Perché è proprio d’acqua (ma non solo di quella, in realtà) che qui si discute. Il messaggio subliminale sta dietro il messaggio pubblico postato sul suo profilo facebook da Pietro Faraguna, giovane vicesegretario provinciale del Pd nonché presidente della Quarta commissione Lavori pubblici del Consiglio comunale. Ai colleghi vendoliani di piazza Unità, in testa il capogruppo Marino Sossi, il quale si scalda per la mancata applicazione dell’esito referendario sulla diminuzione delle tariffe dell’acqua di AcegasAps - e che via Piccolo non esita a tenere sulla corda Roberto Cosolini, in quanto presidente dell’Ato che le tariffe dell’acqua le determina, ma anche in quanto sindaco non sufficientemente di sinistra -, Faraguna allora risponde per le rime. Ricorda che oggi lo stesso Cosolini, «in qualità di presidente dell’Ato», ha provveduto proprio ieri alla «costituzione del comitato degli utenti dell’acqua» e alla «sua immediata convocazione per essere consultato sulle tariffe. Contrariamente a quanto qualcuno può pensare, la situazione giuridica dopo il referendum è alquanto complicata e ciò spiega la prudenza di molte amministrazioni pubbliche. Sel, forza importante della coalizione, accusa il sindaco di non aver ancora abbassato la tariffa dell’acqua a Trieste. Mentre a Udine, dove Honsell sulle tariffe dell’acqua ha tenuto sostanzialmente la stessa posizione di Cosolini, è sempre Sel a sostenere il sindaco friulano come candidato alla presidenza della Regione. Perciò delle due l’una: o Sel a Trieste è più esigente degli omologhi friulani e dello stesso segretario regionale Lauri, oppure invece di continuare a dare risicate sufficienze in pagella e vivaci pungoli alla giunta, forse è il caso che candidi Cosolini a presidente della Regione. In questo secondo caso si sappia che il Pd di Trieste è contrario, perché il sindaco ce lo vogliamo tenere ben stretto». Tra quelli cui, su facebook, «piace questo elemento», figurano subito Eugenia Fenzi, portavoce di Cosolini, e Francesco Russo, segretario provinciale del Pd, il partito di Cosolini. E il dibattito s’infiamma. Altro che acqua fresca. «Eravamo tutti però a festeggiare la vittoria referendaria. Il vecchio spirito democristiano che ritorna», ironizza Sossi. «Non penso di essere democristiano caro Marino - è la replica di Cosolini - e comunque nessuno rinnega il referendum. Qualche nodo giuridico da sciogliere però c’è e Udine lo dimostra. O è democristiano anche il mio amico Furio (Honsell, ndr)?». Finché interviene l’evocato Giulio Lauri, il triestino capo regionale di Sel: «il Comune di Udine guidato dal sindaco Honsell ha votato una delibera di scorporo del ramo acqua di Amga (l’omologa di AcegasAps, ndr) in modo da ripubblicizzarlo integralmente». Il braccio di ferro virtuale continua...

(p.r.)
 

 

La Regione ci ripensa Il Centro naturalistico resta a Basovizza
Approvato all’unanimità un emendamento di Piero Camber che riconosce la struttura soppressa dall’assessore Violino
IL CASO ESPLOSO IN NOVEMBRE Mai interrotta l’attività ma alla struttura non veniva più riconosciuta l’autonomia, malgrado l’opposizione degli enti locali
Chiuso e riaperto per legge. Miracoli dell’attività legislativa della Regione Friuli Venezia Giulia. Di notte elimina e di giorno ripristina. Non si fa mancare nulla. Dopo sette mesi di cancellazione virtuale, lo storico Centro didattico e naturalistico di Basovizza è stato ripristinato a tutti gli effetti. La Prima commissione ha approvato all’unanimità l’altro pomeriggio (astenuto il consigliere Roberto Asquini) un emendamento del consigliere triestino del Pdl Piero Camber che «riconosce in via legislativa il Centro didattico naturalistico di Basovizza quale struttura del servizio del corpo forestale regionale». Praticamente viene riportato in vita quello che l’assessore regionale all’Agricoltura, il leghista Claudio Violino, aveva soppresso, tra mille polemiche, con un colpo di spugna lo scorso autunno. «L’amministrazione regionale, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge (che sarà discussa in aula a fine giugno) dovrà individuare la nuova tipologia di struttura». Il Centro didattico e natualistico di Basovizza, le cui origini affondano nell’Ottocento, era stato cancellato il primo novembre assieme ad altre cinque stazioni forestali regionali (San Dorligo della Valle, Comeglians, Resia, Meduno e Claut) con l’obiettivo di razionalizzare le spese e il personale. Nel caso del Centro didattico di Basovizza si era parlato del trasferimento delle competenze all’Arpa o all’Osmer, nel caso tornasse buono per le previsioni del tempo. Niente più autonomia, niente più struttura completa, ma ufficio distaccato di altri servizi. Il Centro didattico, come sa chi l’ha frequentato, non ha mai chiuso in questi mesi, ma ha funzionato come prima seppur senza direzione. Non c’è stato verso di far cambiare idea all’assessore nonostante l’opposizione delle istituzioni triestine (Provincia, Comune e Circoscrizione) e della gran parte dei consiglieri regionali, molti appartenenti alla stessa maggioranza. Un assolo di Violino. Come molte altre scelte dell’assessore friulano del Carroccio “prestato” all’Agricoltura e alle Foreste. «Violino premia un po’ troppo la “Meretocrazia” (dal nome del suo paese natale, Mereto di Tomba, ndr)» aveva detto all’epoca Camber che si è poi preso a cuore la questione fino al ribaltamento legislativo votato in Commissione anche dai rappresentanti leghisti. «Abbiamo ridato dignità a una realtà importante non solo per Trieste ma per tutta la regione - commenta Camber -. Abbiamo creato le premesse per reinsediare la struttura. Un riconoscimento come centro naturalistico». Al Centro didattico di Basovizza, che in questi giorni accoglie i centri estivi e numerose visite turistiche, il personale ha accolto con soddisfazione questa decisione che ha voluto ripristinare la struttura nella sua completezza, riconoscendone la qualità del servizio fornito in questi anni alla comunità regionale e non solo. «Così il Centro - si legge in una nota - potrà nuovamente garantire il miglior servizio all’utenza, rivolto alla conoscenza e tutela del territorio regionale e alla promozione delle specifiche funzioni del Corpo forestale regionale». Sviolinate a parte.
Fabio Dorigo

 

 

Orti in Condotta per conoscere e coltivare la terra
Progetto di Comune e Slow Food al via nelle scuole cittadine il prossimo anno. Oggi la presentazione
I bambini e i piccoli studenti dei servizi educativi e delle scuole della città impareranno l’educazione ambientale e alimentare. È questa la novità annunciata ieri dall’assessore comunale a Educazione, Scuola, Università e Ricerca, Antonella Grim. Il progetto si chiama “Orti in Condotta”, punta ad avvicinare i bambini alla terra “nella direzione del buono, del pulito e del giusto”, e partirà con il prossimo anno scolastico in alcune scuole della città. «Meglio ancora – ha sottolineato la Grim - se si riuscirà a riunire attorno a un orto, rigorosamente biologico, più realtà scolastiche ed educative». Accanto all’assessore ieri c’era Marino Vocci, responsabile triestino di Slow Food, l’organizzazione che si occupa della “buona alimentazione”, la cui Condotta di Trieste collaborerà con il Comune nell’allestimento e nella realizzazione del progetto. “Orti in Condotta” prevede un percorso triennale articolato, che si basa sul coinvolgimento di tutta la comunità attorno alla scuola. Oltre ai bambini e agli insegnanti, ci saranno i “nonni ortolani”, persone vicine o famiglie, negozianti, associazioni, che formeranno una comunità di apprendimento per aiutare i più piccoli. Nel corso dei tre anni saranno attivati percorsi formativi e informativi, visite didattiche, appuntamenti per coinvolgere la comunità, valorizzando la comune appartenenza al territorio. «Finalmente – ha detto Grim - grazie a Slow Food e agli istituti scolastici della città, possiamo avviare questo progetto, che punta a realizzare e a coltivare un orto nella scuola, attraverso un piano didattico continuativo, in grado di farlo andare avanti e valorizzarlo, coinvolgendo e facendo rete con la comunità vicina». L’assessore comunale Elena Marchigiani ha ricordato che «è già avviato, a livello sperimentale, un percorso in tema di orti di pertinenza, nella zona di strada di Fiume, dove la sistemazione di un’area – ha precisato - ha permesso di disegnare più di una decina di orti, a breve assegnati e consegnati ad associazioni, anziani e famiglie che ne hanno fatto richiesta». «C’è un sentire della città – ha evidenziato Vocci - che porta a un ritorno alla terra, all’orto, all’antica abitudine». Oggi alle 14.30 al Mib, il progetto sarà presentato alle scuole di ogni ordine e grado. Per informazioni: www.retecivica.trieste.it e www.slowfood.it.

(u. s.)

 

 

Lega ambiente e Aris

Legambiente circolo verdeazzurro Trieste e Aris, nell’ambito del progetto «In Boschetto», organizza oggi alle 17.30 alla Pro Loco S. Giovanni in via S. Cilino 40/2 una conferenza sul titolo : «Chiare e fresche dolci acque e la tutela del verde urbano». Relatore Manlio Princi, già dell’Azienda Regionale Protezione Ambiente.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 14 giugno 2012

 

 

Duino, impianti fotovoltaici più vantaggiosi con i “Gas”
Il gruppo Ergoclub sta organizzando una serie di incontri con la popolazione per spiegare i vantaggi dell’operazione aderendo ai Gruppi di acquisto solidale
DUINO AURISINA Guadagnare l’autonomia energetica grazie agli impianti fotovoltaici stipulando contratti di fornitura vantaggiosi. Come si deve fare? A Duino Aurisina ha avuto luogo la scorsa settimana alla Casa della Pietra il primo di una serie di incontri che si terranno in tutta la regione per informare sulla possibilità di acquisto di impianti fotovoltaici, per produrre acqua calda sanitaria e usare un piano cottura energetico,grazie ai G.a.s (Gruppi d’acquisto solidali che decidono di incontrarsi per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune, da ridistribuire tra loro). Promotore dell’iniziativa il gruppo Ergoclub onlus che ha fondato “Sole In Rete”, rete nazionale gruppo d’acquisto che assieme a Lega Ambiente Friuli Venezia ed a diversi Comuni del territorio stanno diffondendo “il verbo equosolidale” anche da noi. A dare notizia dell’iniziativa appena trascorsa il consigliere comunale Maurizio Rozza che si è prodigato per informare la popolazione tramite un tam tam di messaggi sul cellulare. «È stato davvero un’iniziativa ben riuscita – racconta Rozza. Nonostante un problema tecnico che ha impedito la pubblicizzazione dell’evento con largo anticipo alla fine la sala della Gruden era piena e la gente, nonostante le molte domande, era davvero interessata». Non è ancora molto chiaro alla maggior parte bdelle famiglie, infatti, come funzioni la rete dei Gas così come non è altrettanto conosciuta la possibilità di avere incentivi e riduzioni per l’acquisto di impianti fotovoltaici grazie a contributi statali distribuiti dalla Regione. Fondi però, facenti parte del “quatro conto energia” con agevolazioni che scadono il prossimo luglio. «Il prossimo conto – spiega Rozza – non sarà così vantaggioso come quello in scadenza. Di conseguenza chi vuole o può fare un investimento è meglio che lo faccia adesso. È un peccato che non si siano sfruttati gli incentivi prima, anche per quanto riguarda i luoghi pubblici come ad esempio per la palestra o la nostra casa di riposo. Si sarebbero potute ridurre le spese già un sacco di tempo», conclude. Detto ciò, secondo il consigliere, c’è ancora un margine di tempo per i privati cittadini. Tutta la prrocedura per arrivare all’acquisto dovrebbe essere abbastanza semplice. Una volta informatisi su quali siano i costi e le spese da sostenere, i lavori da fare nonché le ricadute positive in termine di risparmio e guadagno, ci si può iscrivere gratuitamente ad un Gas locale e sottoscrivere l’accordo collettivo di fornitura dell’energia. «Indubbiamente vi è un investimento iniziale di all’incirca 10 mila euro per un impianto da 4,5 kw – afferma il rappresentante comunale del Sel – ma si è calcolato che in circa 20 anni c’è un risparmio di 18mila. Una cifra da non sottovalutare». L’aspirazione comunque sarebbe quella “di incentivare sempre di più verso questo tipo di energia, sia per quanto riguarda i costi di gestione e produzione sia per il modello più compatibile con l’ambiente, sulla scia di quanto accade negli altri paesi europei quali Francia o Germania. E perché no, in un futuro tanto non tanto remoto, poter caricare la propria auto elettrica direttamente da casa”. Per ulteriori informazioni sui prossimi appuntamenti e su come funziona l’iniziativa è possibile visionare il sito www.soleinrete.org
Viviana Attard

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 14 giugno 2012

 

SEGNALAZIONI - Intervento in Val Rosandra

Ho apprezzato quanto riportato nell’articolo del 10 giugno a pag. 27 de Il Piccolo «Val Rosandra, l’indagine farà chiarezza». Confermo quanto dichiarato tranne la frase “resta da pensare che dietro ci siano interessi”. Ricordo di aver espresso in termini problematici l’interrogativo su quali mai potrebbero essere stati gli interessi che avevano motivato l’intervento, non intendevo certo formulare accuse di eventuali interessi privati in atti di ufficio nei confronti di chicchessia, non avendone gli elementi. Spetterà alla Magistratura individuare eventuali reati. Resto convinto che l’intervento abbia compromesso in modo brutale, insensato e difficilmente riparabile un sito protetto e di elevata valenza naturalistica.

Lino Santoro

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 13 giugno 2012

 

 

Monti a Janša: sui rigassificatori si discuta
L’Italia terrà conto delle obiezioni ambientali della Slovenia. Lubiana apre sul tracciato della linea Trieste-Divaccia
ROMA «Stiamo riesaminando il tema del rigassificatore alla luce dell'importanza data dalla Slovenia alla questione, anche dal punto di vista dell'impatto ambientale. La materia è di attinenza dei ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo, oltre che della Regione Friuli Venezia Giulia, e certamente i ministri competenti avranno occasione di discuterne durante il prossimo incontro bilaterale». Così il Presidente del Consiglio Mario Monti ha risposto ad una domanda sul tema del rigassificatore di Trieste al termine della conferenza stampa seguita all'incontro che si è svolto ieri a Roma con il primo ministro della Repubblica della Slovenia, Janez Janša. Il quale, peraltro, ha ribadito il suo no al progetto. Quanto all'altro tema caldo sul tappeto, la realizzazione della linea transfontaliera tra Trieste e Divaccia con la seconda linea tra Capodistria e Divaccia, Janša ha spiegato di essere a favore dell'opera, che «ha un interesse strategico per la Slovenia, ma anche per Trieste». E che il suo governo sta adottando una serie di provvedimenti per accelerare la creazione dell'infrastruttura, eliminando gli ostacoli preesistenti e velocizzando pure la realizzazione della seconda linea nel punto in cui si congiungerà con il collegamento ferroviario transfrontaliero. Del resto, lo stesso Monti ha sottolineato che uno degli asset nelle relazioni economiche fra Italia e Slovenia è proprio quello che riguarda gli investimenti infrastrutturali. Rispondendo così indirettamente alla lettera inviata dal deputato triestino Ettore Rosato, che in vista del meeting chiedeva una particolare attenzione al nodo del rafforzamento delle infrastrutture ferroviarie fra i due Paesi. La visita di Janša a Palazzo Chigi è caduta nel ventennale dei rapporti diplomatici bilaterali, in un clima amichevole e di rafforzamento della collaborazione economica. L'Italia è infatti il secondo partner commerciale della Slovenia con un interscambio che si assesta a 6 miliardi e mezzo di euro e una crescita dell'export italiano di 4 miliardi e mezzo, sostanzialmente un più 10% nel 2011 rispetto all'anno precedente. Dati certamente positivi, ai quali si aggiunge una sintonia nell'azione politica all'interno della Unione Europea. «Tra Italia e Slovenia – ha detto Monti – vi è totale condivisione sull'importanza strategica di continuare a sostenere l'allargamento della Ue ai Paesi dell'area balcanica». Mentre Janša si è congratulato con il nostro Presidente del Consiglio «per le tempestive misure adottate per stabilizzare le finanze pubbliche italiane». Si è parlato molto di Europa, anche in vista del Consiglio del 28 che avrà come temi principali la stabilità finanziaria e la crescita economica. Secondo Monti si sono trovate importanti convergenze e visioni comuni. La Slovenia sostiene l'agenda per lo sviluppo e la crescita: «Siamo d'accordo – afferma il premier sloveno – che venga dedicata particolare attenzione alla crescita e all'occupazione. Siamo a favore dei project bond, della tassa sulle transazioni finanziarie e su una serie di misure che rafforzino l'integrazione e la creazione di nuovi strumenti per aiutare i Paesi membri della Ue ad uscire dalla crisi». La stessa Slovenia, ha spiegato Janša si sta concentrando sulla crescita e per migliorare il suo contesto economico ed imprenditoriale. Ma, pur avendo ridotto notevolmente una serie di voci di bilancio, ha deciso di lasciare inalterati i finanziamenti destinati alla comunità italiana. La presenza delle comunità slovena in Italia e di quella italiana in Slovenia, ha infatti spiegato, «rappresenta un fattore di distensione che facilita la soluzione delle divergenze che Italia e Slovenia si trascinano dal passato».
Marina Nemeth

 

 

Guardacaccia in rivolta «Ci fanno fare i vigili» - SONO DIVENTATI POLIZIA LOCALE
TRIESTE Da guardacaccia a controllori del traffico o portabandiere nelle feste di paese. Quarantadue operatori in servizio nelle quattro Province del Friuli Venezia Giulia dicono no e reclamano rispetto per il loro ruolo. Non solo: hanno sottoscritto una petizione che presenteranno al Consiglio regionale per chiedere il trasferimento del personale e delle funzioni al Corpo forestale regionale. Si tratterebbe di applicare la legge 214 del 2011 e la 6 del 2008 che già prevede l’accorpamento. «Mettere insieme le funzioni e il personale in un unico Corpo in Friuli Venezia Giulia – osserva Ilario Zuppani, uno dei promotori dell’iniziativa – permetterebbe la razionalizzazione e la riduzione di costi, oltre che il mantenimento e la valorizzazione della professionalità di chi lavora». Invece, è la denuncia, si è dato seguito solo alla legge 9 del 2009 che affida ai guardiacaccia nuovi compiti a quelli già esistenti: accompagnamento di gonfaloni, vigilanza sul codice della strada, gestione dei rifiuti, sugli inquinamenti, sugli impianti di riscaldamento e sulle autoscuole. «In questo modo – aggiunge Zuppani – le specifiche competenze nella lotta antibracconaggio e nella gestione della fauna selvatica vengono sminuite e mortificate. Anche perché alcune Province hanno addirittura soppresso la vigilanza nei giorni festivi e negli orari notturni, a vantaggio degli stessi bracconieri. Tanto che – spiega ancora il guardiacaccia – le attività di vigilanza ittico- venatoria sono diventate sempre più inadeguate alle segnalazioni e alle richieste da parte di cacciatori, agricoltori e cittadini. Diminuisce quindi il controllo negli ambienti naturali dove le altre forze di polizia non intervengono». A fronte di tutto ciò anche il personale è diminuito e alcuni servizi restano scoperti, ribadiscono i colleghi Maurizio Rozza e Dario Cester. «Temiamo di non poter svolgere il nostro lavoro – ha affermato il gruppo che ieri ha partecipato alla conferenza stampa – e i pochi risultati positivi ottenuti dipendono dalla passione, dallo spirito di sacrificio e dalla professionalità dei dipendenti, che si trovano costretti a sopperire ogni giorno di più alla confusione normativa e organizzativa dei servizi di controllo». Gli operatori, è stato reso noto, devono vigilare abitualmente 530 specie di animali selvatici e oltre 3 mila nel patrimonio faunistico. Ma la proposta di trasferire il personale e le funzioni al Corpo forestale regionale è dovuta anche a un’altra preoccupazione: il futuro delle Province, a cui i guardacaccia dipendono. «Sono enti in fase di sbandamento – ha evidenziato Zuppani – e non sappiamo se manterranno ancora le funzioni di vigilanza: un’unica struttura per il Friuli Venezia Giulia sicuramente migliorerebbe il servizio e la qualità del nostro lavoro».
Gianpaolo Sarti

 

 

Servizio civile salvo trovati 50 milioni - IL CASO
La chiusura del Servizio civile nazionale almeno per i prossimi due anni è scongiurata: il ministro Andrea Riccardi, «facendo sacrifici e dirottando su questo capitolo risorse destinate ad altro», ha reperito 50 milioni di euro con i quali potranno partire, nel biennio 2013-14, più di 37 mila volontari. Lo ha annunciato lo stesso ministro ieri a Roma, e gli enti e le associazioni del servizio civile hanno subito applaudito. «Il servizio civile è un’isola di gratuità e solidarietà - ha sottolineato Riccardi - che in dieci anni di vita ha coinvolto quasi 300 mila giovani. Ma oggi, ha aggiunto, «il servizio civile rischia di scomparire per effetto dei tagli al fondo decisi nella legge di stabilità del 2011». Per trovare i fondi Riccardi è andato a rimestare nei capitoli di competenza del suo Ministero, dove è riuscito a reperire «50 milioni a valere sull’esercizio finanziario del 2012». Quanto all’ipotesi di rendere il servizio civile obbligatorio per tutti i giovani, Riccardi ha detto che su questo c’è un dibattito e ha spiegato che un eventuale allargamento della platea dei fruitori del Servizio civile volontario sarebbe già una buona mediazione.
 

 

Legambiente: a un anno dal referendum
A un anno dai referendum su acqua e nucleare, Legambiente ricorda la vittoria del 13 giugno 2011 facendo un bilancio degli esiti nella realtà regionale: questo il titolo dell’incontro-dibattito, che si terrà oggi alle ore 18, nella sala del Centro Servizi Volontariato di via S. Francesco 2 (II piano). Introdurranno le relazioni Tiziana Cimolino, dell’associazione Bioest e tra i principali organizzatori della raccolta di firme sui referendum per l’acqua pubblica – sul tema: “La campagna di “obbedienza civile” per l’acqua pubblica”; Lucia Sirocco, presidente del circolo Legambiente di Trieste – sul tema: Il nucleare vicino a noi. La centrale di Krško e il Piano energetico della Slovenia; Livio Sirovich – sismologo dell’OGS di Trieste – sul tema: Il rischio sismico e la centrale nucleare di Krško. Seguirà il dibattito con il pubblico presente. «I referendum del 13 giugno 2011 - è scritto nella nota - hanno mostrato il volto migliore del Paese: dopo anni nei quali era stato sempre fatto fallire il quorum, oltre 27 milioni di cittadini, in Fvg poco meno del 60% degli elettori, ha scelto di far sentire la propria voce su temi importanti come l'acqua, l'energia, la giustizia. Il nucleare è stato rispedito ancora una volta al mittente, si è stabilito che l'acqua non è una merce».
 

 

SEGNALAZIONI - Rifiuti - Differenziata complicata

Vorrei fare alcune osservazioni relative all’articolo pubblicato su Il Piccolo il 1º giugno relativo al flop della raccolta differenziata. Non si può scaricare la colpa sulla gente, se non la si mette in condizione di poter smaltire correttamente carta, plastica, vetro e alluminio. I veri problemi stanno nel numero del tutto insufficiente, nell’illogico posizionamento di quelli già in opera e per come sono fatti. Punto 1) è impensabile che la gente si porti con sé sacchi di carta, plastica, vetro e alluminio alla ricerca di cassonetti per la raccolta differenziata, perché ci sono moltissime zone in cui non ci sono proprio (rioni di Longera, Sottolongera, via Moreri, Scala Santa, per non parlare del centro città e centinaia di altre vie) e comunque quando li trovi, sono spesso pieni. In altri casi, come via Giulia, ci sono, ma magari è più vicino il cassonetto per l’indifferenziata e allora chi è quel fesso che si fa i 200 metri per gettare nella differenziata? Punto 2) il posizionamento di molti cassonetti per la differenziata è veramente illogico: invece di essere piazzati vicino alle fermate dei bus o vicino a grossi condomini, spesso si trovano dal lato opposto... E poi che dire di viale Miramare, tra Barcola e il Bivio, dove ci son ben 23 isole ecologiche, mentre le case saranno poco più di una decina. Saranno per i bagnanti che prendono il sole? Ma allora perché posizionarli dall’altra parte della strada, chi è quel fesso che attraversa in costume viale Miramare per gettare una lattina? Punto 3) sono fatti male: la maggior parte della gente, e negozi, tende ad accumulare almeno un sacco di carta, plastica, vetro e alluminio prima di avventurarsi per gettarli nella differenziata, ma i “buchi” per gettarli sono troppo piccoli e la borsa di carta piena di giornali non passa, la borsa di plastica piena di bottiglie idem, e quindi assisto a comiche scenette di vecchietti che spingono con tutta la loro forza le borse nell’intento di farle entrare, per non parlare delle campane di vetro, davanti a cui spesso vedo povere bariste che tentano di svuotare i sacchi con bottiglie e lattine... Ma perché non avete fatto i cassonetti della differenziata che si aprono con la pedalina, come quelli dell’indifferenziata che sono comodissimi per gettarci dentro di tutto?

Patrizia Villa

 

 

PUNTO INFORMATICO - MERCOLEDI', 13 giugno 2012

 

 

Sistri, i rifiuti vanno nel cestino
Sospeso il discusso sistema di tracciabilità elettronica dei rifiuti, che verrà rimandato alla fine del 2013 dal prossimo decreto sviluppo del governo. Annullato il contratto con Selex. Le imprese smetteranno di pagare i contributi
Nel pomeriggio Selex ha inviato una nota alla stampa in cui effettua delle precisazioni sulle notizie in diffusione a mezzo stampa. Abbiamo riportato alcuni estratti del comunicato in calce all'articolo.
Roma - Prorogata all'ultimo giorno del 2013, l'entrata in vigore del Sistri è sempre più lontana. Il sistema per il tracciamento elettronico dei rifiuti non è pronto, almeno secondo la bozza del decreto sviluppo annunciato dal ministero dello Sviluppo economico. Sistri verrà rinviato "al fine di consentire la prosecuzione delle attività necessarie per la verifica del funzionamento del sistema".
A confermarlo è stato lo stesso ministro Corrado Passera, che ha tuttavia gettato più di un'ombra sul futuro del sistema di tracciamento dei rifiuti. "Guerrini - attuale presidente di Confartigianato, ndr - mi aveva detto: una cosa su cui ti misureremo e ti misureranno gli imprenditori è il Sistri. Mi sono convinto che il sistema andasse sospeso e questo succederà attraverso il prossimo decreto cui stiamo lavorando".
Ed è dunque un'ombra mortale che sembra proiettarsi sul Sistri. Con lo stesso decreto sviluppo, il governo annullerà il contratto stipulato tra il ministero dell'Ambiente e Selex Service, l'azienda del gruppo Finmeccanica che ha realizzato il sistema. Le imprese non dovranno più versare - almeno a partire dall'anno 2012 - i contributi legati alla loro presenza nel progetto.
Lo stesso Guerrini ha già ricordato come negli ultimi due anni più di 325mila imprenditori italiani abbiano speso circa 70 milioni di euro per iscriversi al sistema, per acquistare oltre 500mila chiavette USB e 90mila black box. Risultato: il Sistri non è mai partito, e molto probabilmente mai partirà. Chi rimborserà in quel caso le aziende? Si attendono ovviamente novità da parte del governo.
Assolutamente contrario alla sospensione del Sistri è il segretario nazionale dell'Unione Italiana Lavoratori Metalmeccanici (UILM) Giovanni Contento: "è una virata improvvisa da parte del Governo sulla spinta della lobby del trasporto su gomma che parla di un servizio che fa lievitare i costi della burocrazia, ma che in realtà serviva proprio ad abbattere quei costi una volta andato a regime". Per Contento, il sistema di tracciabilità dei rifiuti messo a punto da Selex Service sarebbe stato particolarmente utile per la lotta alle cosiddette eco-mafie. "Il pensiero va ai circa duecento assunti della società del gruppo Finmeccanica che finora hanno lavorato al progetto del sistema in questione, che rischiano il posto dal primo del mese prossimo. E c'è da considerare le oltre 325mila imprese finora iscritte al suddetto sistema, che saranno soggette a vere e proprie condizioni di competitività illegittima. Il governo lo tenga presente".
"È una storia che va definita - ha spiegato il ministro dell'Ambiente Corrado Clini - Ho chiesto la sospensione e non un'altra proroga al Consiglio dei Ministri in attesa di arrivare a verifiche decisive". La decisione per la sospensione è stata dunque presa per effettuare le verifiche richieste dopo il parere del Digitpa. "Il Digitpa - ha aggiunto Clini - ha trasmesso al ministero le sue valutazioni solo lo scorso 16 maggio 2012, alla vigilia dell'entrata in funzione del Sistri prevista dal 1 luglio 2012, dopo una serie di rinvii stabiliti a partire dal 2009". Tra un rinvio e l'altro, l'Italia è ancora senza un sistema avanzato per la tracciabilità elettronica dei rifiuti, richiesto tempo fa dall'Unione Europea.
Nel pomeriggio, Selex ha voluto dire la sua su alcune delle questioni in ballo: "La piattaforma digitale è attiva e funzionante dal 13 gennaio 2010 ed è stata progettata in modo da applicare le normative vigenti al momento della sua introduzione - recita il testo pervenuto a Punto Informatico - (...) Il SISTRI è basato su una piattaforma tecnologica che utilizza le migliori soluzioni presenti sul mercato. I test effettuati, anche con la supervisione di terzi, su un carico di utenti contemporanei di 4 volte superiore a quello contrattualmente definito, non hanno evidenziato anomalie. (...) Lo slittamento dell'entrata in vigore del SISTRI, verificatosi per ben 7 volte, è sempre stato dovuto a fattori esterni alla nostra Società. (...) Rinviare ancora la data del 30 Giugno prossimo o addirittura sospendere l'entrata in vigore del Sistema farebbe perdere al nostro Paese il vantaggio tecnologico finora acquisito rispetto ai partner europei e non sarebbe di certo un aiuto per le Imprese che chiedono oggi soprattutto certezza delle regole e riduzione della burocrazia negli adempimenti".
Mauro Vecchio

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - MARTEDI', 12 giugno 2012

 

 

PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE - IL WWF: “PREOCCUPANTE CHE SI INTENDA LIMITARLO A SINGOLE PORZIONI DI TERRITORIO”
Per l’associazione c’è il rischio che tale porzioni siano scelte tra le meno problematiche e tra quelle meno minacciate da interessi “forti”.

Di qui una lettera al Ministero per i Beni culturali per sapere quali attività ha in corso per la redazione del Piano.
Quali attività ha in corso il Ministero per i Beni Culturali, con la Regione Friuli Venezia Giulia, per la redazione del Piano Paesaggistico regionale? Lo chiede il WWF in una nota inviata nei giorni scorsi al Capo di Gabinetto del Ministro Ornaghi e alla competente Direzione generale del Ministero.
La Regione ha infatti avviato, scrive l’associazione, la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) sul Piano di Governo del Territorio (P.G.T.), che dovrebbe costituire il quadro di riferimento urbanistico fondamentale, coerente con il Piano Paesaggistico ma senza sostituirsi a quest’ultimo.
Nel Rapporto preliminare per la VAS del PGT si legge che la redazione di Piano Paesaggistico è in corso, in collaborazione tra la Regione ed i Ministeri dei Beni culturali e dell’ambiente. Si legge però anche l’elaborazione del Piano sarà “graduale” e riguarderà “porzioni di territorio o tipologie di beni da tutelare”.
Da ciò, secondo il WWF, la necessità di chiarire il ruolo del Ministero dei Beni culturali – massimo organo preposto alla tutela del paesaggio - ed i contenuti concreti della sua collaborazione con la Regione.
Una Regione, sottolinea l’associazione, che non brilla certo per attivismo in questo campo. Infatti, benché l’adozione di un Piano Paesaggistico fosse prescritta già dalla legge “Galasso” del 1985, in oltre un quarto di secolo nulla di concreto è stato fatto.
Allarma il WWF la previsione della gradualità e parzialità nella stesura del Piano: “In questo modo – osserva il presidente regionale Roberto Pizzutti – si rischia infatti di perdere la visione d’insieme e di concentrarsi su aspetti di dettaglio, o su aree non prioritarie del territorio, “dimenticando” di tutelare aree sulle quali incombono rischi di manomissione e cementificazione, supportati da grandi interessi immobiliari-speculativi o da progetti infrastrutturali devastanti.”
“Si pensi ad esempio – continua Pizzutti – alla congerie di grandi progetti edilizi che interessano Grado, alla continua “erosione” edilizia e infrastrutturale del territorio carsico in Provincia di Trieste, all’impatto di progetti autostradali come la Sequals-Gemona e la Carnia-Cadore, per citarne solo alcuni.”
Il Piano Paesaggistico potrebbe e dovrebbe essere lo strumento, non l’unico ma il più efficace, per intervenire in tali situazioni, allo scopo di impedire le trasformazioni negative per l’assetto e la qualità dei luoghi e di indirizzare gli interventi edilizi e infrastrutturali.
“La Regione ha però dimostrato – rileva Pizzutti – di non assegnare alcuna priorità alla tutela del paesaggio, non solo con la pluridecennale inerzia in materia, ma anche con provvedimenti quali la legge 16 del 2008, che ribalta addirittura la logica gerarchia degli strumenti di pianificazione. E’ stata infatti sancita la prevalenza del Piano delle infrastrutture di trasporto (già approvato) addirittura sul Piano di Governo del Territorio, che infatti sta muovendo appena ai primi passi e che comunque dovrà adeguarsi a quello delle infrastrutture. La logica avrebbe preteso che fosse il contrario!”.
Il Piano paesaggistico, come si è detto, parrebbe invece rinviato alle calende greche, comunque dopo la conclusione del PGT e limitato a porzioni di territorio. Non è forse troppo malizioso ipotizzare che tali porzioni saranno scelte tra le meno problematiche e tra quelle meno minacciate da interessi “forti”?”
Il Friuli Venezia Giulia, un tempo all’avanguardia in Italia in fatto di pianificazione del territorio, è oggi fanalino di coda nell’applicazione delle norme a tutela del paesaggio. “Non è un caso – conclude Pizzutti – che, grazie anche al lassismo della Regione nei confronti dei Comuni, in nome di un pseudo-federalismo, prosegua senza soste l’assalto del cemento e dell’asfalto alle aree agricole e naturali, che ci fa detenere il primato negativo tra le Regioni italiane in fatto di consumo di suolo pro capite.”
WWF Friuli Venezia Giulia

 

 

VITA.it - MARTEDI', 12 giugno 2012

 

 

ACQUA. Referendum, un anno dopo - Solo a Napoli la socità di gestione del servizio idrico è diventata Azienda Speciale
Una Strategia energetica nazionale ancora assente e la quota per i gestori privati dell’acqua, abrogata con il voto referendario, ancora presente in bolletta: è la fotografia scattata dal WWF Italia nel giorno del primo anniversario dei Referendum popolari su acqua e nucleare del 12-13 giugno 2011.
“Il referendum sul nucleare del 2011 – spiega l’associazione - ha creato i presupposti per la definizione di una nuova Strategia energetica nazionale basata su rinnovabili, risparmio ed efficienza energetica ma che, oltre a non essere ancora stata del tutto formulata, dovrebbe abbandonare gli investimenti sulle centrali a carbone, contro le quali il WWF ha avviato una petizione on line sul sito della propria campagna ‘Decarbonizziamo l’Italia’ (http://stopcarbone.wwf.it/). A tale proposito, il WWF valuterà il cosiddetto Decreto ‘Crescita Sostenibile’, attualmente in discussione del Consiglio dei Ministri, anche in base a quali misure concrete il Governo prenderà in campo energetico, a partire dall’efficienza energetica degli edifici e dagli incentivi per le energie rinnovabili rispetto ai quali l’Italia ha già ricevuto una censura della Commissione Europea”.
“Per quanto riguarda invece il servizio idrico, aver bloccato l’obbligatorietà della privatizzazione, riconoscendo l’acqua come bene comune, è stata una delle più importanti manifestazioni della volontà popolare nel nostro Paese.
Purtroppo a distanza di 1 anno dalla straordinaria vittoria referendaria, se da un lato abbiamo evitato la privatizzazione obbligatoria del servizio idrico, dobbiamo però registrare che nelle nostre bollette continua a comparire la remunerazione del capitale investito, abrogata dal referendum, e che solo a Napoli la Società per Azione di gestione del servizio idrico è stata trasformata in Azienda Speciale, strumento fondamentale per giungere ad una gestione trasparente e partecipata, lontana dalla ricerca del profitto e dalle spartizioni politiche clientelari. Preoccupante invece è quanto sta accadendo a Roma, dove, la Giunta comunale, con la vendita della società Acea, sta andando nettamente nella direzione opposta.
Ma il WWF, all’interno dell’ampio movimento che ha promosso i referendum, continuerà ad operare fino a quando non si darà piena attuazione a quanto stabilito dalla volontà popolare”

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 12 giugno 2012

 

 

Porto Vecchio a caccia di soldi Maltauro: banche più prudenti
I concessionari decisi ad andare avanti con il progetto ma stanno cercando gestori e affittuari disposti a pagare una quota d’ingresso per dare il via agli investimenti. «Ascolteremo il mercato»
«Anche le peggiori guerre sono finite dopo quattro anni, speriamo che questa grave crisi economica iniziata nel 2008 finisca altrettanto, a quel punto o saremo tutti finiti, oppure si tornerà a una dinamica di finanza normale». In queste parole di Enrico Maltauro, presidente dell’impresa vicentina che è con Rizzani de Eccher fra i soci concessionari (oggi diventati cinque) di Porto vecchio attraverso la Portocittà srl, si legge il vero problema in cui si dibatte il più importante, ambizioso e atteso progetto della città, a sei mesi esatti dall’annunciato “inizio dei lavori”. Le banche hanno stretto il credito. Anche quelle, di prima grandezza, entrate come socie al 25% della concessione (Banca Intesa e Sinloc, quest’ultima una società partecipata da nove fondazioni bancarie e da Cassa depositi e prestiti). Le banche non finanzieranno opere se non di fronte a un progetto che dimostri «sicura remunerazione e rivalutazione del capitale» afferma Maltauro. Dunque si sta cercando chi immetta soldi. Nessun contratto è ancora firmato. Del resto Portocittà finora ha avuto in consegna dall’Autorità portuale solo il Magazzino 26. Maltauro: «Ci manca il 90%». Naturalmente, il canone di concessione è ora proporzionato, cioé molto basso, e non certo quello scritto nell’atto concessorio. Da qualche tempo gira voce. Il problema di Porto vecchio non sarebbero tanto le incertezze sul che cosa farci dentro (porto allargato, case o Punto franco) ma la non certezza sui denari. In questi termini si precisano il silenzio che governa il lavoro di sintesi e di progettazione, e i successivi lanci di nuove proposte che hanno messo in allarme prima di tutto il Comune, e cioé il sindaco Cosolini. «La difficoltà del credito è indiscussa - dice Maltauro -, associandoci con banche avevamo immaginato di avere un significativo contributo, ora siamo ancora concentrati sui progetti, sulle ricerca di gestori o sub-concessionari. Chi entra per gestire i “marina” o l’albergo dovrà pagare una quota d’ingresso, o un affitto, e questo finanzierà la prosecuzione dei lavori». Quattro-cinque i contatti in corso, «ognuno propone una sua formula, ma questo è un momento di snodo - prosegue il costruttore -, meglio pensarci un anno e poi avere i binari per uno sviluppo più facile e prevedibile, piuttosto che partir male». Dunque, meglio case remunerative? «Un ragionamento da fare successivamente». O il Punto franco che attiri investitori? «Qui c’è un confronto col mercato - risponde Maltauro -, ed è quello che noi dobbiamo avere. Se sul mercato c’è chi vi ha interesse (ovviamente senza barriere doganali per la città), è utile, positivo e gradevole per la realtà triestina e per quella italiana». Nel teso dibattito sulla questione, con l’alzata di scudi di Cosolini contro presunti “off shore” recintati, Maltauro mette la sua parola: «Noi siamo disponibili a ogni valutazione, e prima di tutto dobbiamo confrontarci con gli enti concedenti. Ma poi anche col mercato. Saremo noi a produrre istanze, idee, ipotesi operative». Con tutto ciò, resta «la speranza» di poter partire nel 2013, come da cronoprogramma. Di concludere i contratti con i citati gestori, ma non solo. «Dobbiamo ancora avere idee chiare sulle infrastrutture - aggiunge Maltauro - di cui stiamo facendo la progettazione: luce, acqua, gas, depurazione serviranno alla zona, ma in parte saranno a vantaggio di altre parti di città. Chiarezza va fatta anche per i soggetti che entrassero a gestire». Insomma, come si dividono le spese di base? In ogni caso, il patto con le banche non si è risolto come sperato (mezza società progetta e realizza, mezza società finanzia e recupera nel tempo, 70 anni di concessione): «Siamo finiti in un momento acutissimo di crisi - conclude Maltauro -, i soci bancari aspettano che si risolva questo snodo». Da qui gli artifici di “mista coabitazione”, anche se i progetti su cui si lavora sono al momento, si dice, sempre e solo quelli scritti nella concessione.
Gabriella Ziani

 

Cordata di cinque soci dopo l’ingresso della Cassa di Risparmio
All’inizio i soci erano quattro, era previsto che diventassero cinque, e così è stato. A vincere il bando di concessione dell’Autorità portuale per il recupero di Porto vecchio erano stati nel 2010, col 25% ciascuno, le imprese Maltauro e Rizzani de Eccher, assieme a Banca infrastrutture innovazione e sviluppo (Biis) del gruppo Intesa San Paolo e a Sinloc, Sistema iniziative locali, società di Padova partecipata da nove fondazioni bancarie e da Cassa depositi e prestiti, il cui amministratore delegato, Antonio Rigon, è il presidente del cda di Portocittà srl. Ora è entrato l’atteso quinto, la Cassa di risparmio del Friuli Venezia Giulia, che rileva il 25% da Biis (gruppo di cui fa peraltro parte). «L’operazione era prevista in questi termini fin dall’inizio - spiega Enrico Maltauro -, mancavano allora alcuni atti formali che ora sono stati completati».
 

E l’ipotesi di ridisegnare le Rive resta in un cassetto - IDEA DI BONICIOLLI
Tra i numerosi progetti che si affacciano e abortiscono a Trieste ce n’è uno che non ha fatto in tempo a vedere la luce, e attorno al quale sono crollate anche le premesse: Portolido, la società candidata a creare un nuovo porticciolo nautico nei pressi della Lanterna ha tirato i remi in barca per difficoltà economiche, il parcheggio sotterraneo alla Stazione marittima è stato scartato. Infine è scaduto il tempo del presidente dell’Autorità portuale Claudio Boniciolli che aveva accarezzato l’idea. Si trattava, sulla scorta del nuovo Piano regolatore del porto e della previsione di un nuovo Prg della città, di ristrutturare le rive triestine, lato mare, in zona demaniale. Cominciando da Lanterna, da Ausonia in restauro, dalla sede della Lega navale, dalla Cartubi che va spostata, dall’area dei traghetti per la Turchia che il Prg portuale prevede alle Noghere. «Avevo contattato Giovanni Damiani, giovane e bravo architetto che lavorava per la cooperativa dell’Ausonia - ricorda Boniciolli -, per ridare bellezza a quell’area arrivando fino alla zona parcheggi sulle rive, e viceversa avevo interpellato l’architetto Ugo Camerino (autore del progetto per il prolungamento della Stazione marittima) per ristrutturare il resto partendo dall’Idroscalo verso il centro città». Per proseguire davvero, servivano certezze sul parcheggio sotterraneo. Che poi non si fece. «A Trieste i tempi di realizzazione sono i più lunghi di tutta la Repubblica italiana - rileva Boniciolli -, le imprese che fanno un progetto di massima e vedono le cose fermarsi poi se ne vanno». Damiani ricorda quelle iniziative, ne fece un “workshop” con i suoi studenti. «Oggi posso dire - afferma - che sarebbe bello realizzare un tanto, in dialogo strategico tra enti. Purtroppo di quel lavoro non rimane niente di concreto».

(g. z.)
 

 

Nel nuovo Prg il recupero del ciglione
PROSECCO Con l’aiuto di un gruppo di neolaureati stagisti a disposizione dei cittadini delle borgate di Altipiano Ovest, i residenti hanno compilato il questionario relativo al nuovo Prg di Trieste. Sinora sono stati consegnati una quarantina di elaborati che contengono utili indicazioni per gli uffici comunali incaricati della redazione del nuovo strumento urbanistico. Anche l’assessore alla Pianificazione urbana Elena Marchigiani ha voluto incontrare il primo parlamentino e i residenti di Prosecco per approfondire temi e modalità relative al nuovo Prg. Dai residenti in frazione San Martino molte le domande relative al recupero dei terrazzamenti e delle campagne del ciglione carsico, l’area più adatta, per clima e insolazione, all’agricoltura, soprattutto nel contesto dell’accordo di programma che prevede il recupero nella zona della coltivazione del Prosecco. Sempre per questa parte del territorio è stato evidenziata la necessità di ristrutturare gli antichi percorsi rurali, un recupero importante auspicato recentemente pure dal Wwf in chiave di valorizzazione turistica dell’ampia e preziosa area del costone carsico. Sempre da alcuni residenti di Prosecco la raccomandazione di evitare lungo la centrale provinciale n. 1 di creare sensi unici, a complicare la vita dei residenti e la fruizione dei negozi da parte dei forestieri. Dai residenti di Borgo San Nazario e di Santa Croce invece le richieste più impellenti riguardano la viabilità e i parcheggi. Per le famiglie di Santa Croce i nuovi parcheggi appaiono prioritari: le indicazioni sono per l’utilizzo di uno spazio compreso tra l’ex casa del Popolo e il campo sportivo. Dalla comunella il consiglio di utilizzare un’area centrale per dare parcheggio ai residenti del cuore del borgo storico. L’assessore Marchigiani incontrerà i residenti di Altipiano est in un incontro programmato il 19 giugno a Opicina. Gli stagisti di sostegno ai cittadini saranno presenti nella sede circoscrizionale dal 20 al 25 di giugno.

(Ma. Lo.)
 

 

Acquario, i bagni in mare restano proibiti
La nuova ordinanza del sindaco di Muggia: raccolta differenziata, ombrelloni chiusi con la bora, divieto di schiamazzi
MUGGIA Divieto di balneazione nel terrapieno Acquario, obbligo di chiudere prontamente gli ombrelloni in caso di forte vento, raccolta differenziata dei rifiuti, garanzia dell'accesso al mare da parte di soggetti diversamente abili. Queste sono alcune delle prescrizioni contenute nell’ordinanza di sicurezza balneare a terra firmata dal sindaco di Muggia in vista della stagione estiva apertasi ufficialmente il 1.o giugno. Le disposizioni interesseranno – sino al 1.o settembre – l'area che si estende dal lungomare Venezia sino a Valle San Bartolomeo. Zone di mare Confermando l'interdizione della balneazione nelle acque prospicienti il terrapieno “Acquario” che interessa parte della costa collocata tra Punta Ronco e Punta Sottile, sulle spiagge e negli spazi acquei riservati alle attività balneari sono applicati una serie di divieti. È dunque proibito: lasciare natanti in sosta o all'ancoraggio ad eccezione di quelli destinati al noleggio o alle operazioni di assistenza e salvataggio; gettare a mare o lasciare nelle cabine o sulle aree demaniali rifiuti di qualsiasi genere; accendere fuochi sulle aree demaniali o nelle cabine; introdurre ed usare bombole di gas o altre sostanze infiammabili senza la prescritta autorizzazione; pescare con qualsiasi tipo di attrezzo nelle ore e nelle zone destinate alla balneazione, salve le deroghe disposte dall'Autorità marittima con propria ordinanza; tirare a secco imbarcazioni di pesca e distendere le reti. Uso spiagge Per quanto riguarda le spiagge è vietato campeggiare, impiantare tende, baracche, roulotte o pernottare nelle cabine e all'addiaccio sui tratti di costa destinati al pubblico uso. Su tali aree gli utenti possono impiegare soltanto ombrelloni, sedie a sdraio ed altro materiale simile portatile, che non dovranno essere lasciati dopo il tramonto. Vige poi il divieto di praticare qualsiasi gioco (calcio, tennis da spiaggia, pallavolo, basket, bocce, eccetera) se può derivare danno o molestia alle persone, turbativa alla pubblica quiete nonché nocumento all'igiene dei luoghi. Vietato poi tenere ad alto volume radio ed apparecchi di diffusione sonora, nonché farne uso dalle 13 alle 16. È vietato anche esercitare attività di commercio, pubblicitaria, promozionale, organizzare giochi, manifestazioni ricreative o spettacoli pirotecnici senza previa autorizzazione da parte del Comune. Inoltre non si possono poi occupare con ombrelloni, sedie, teli nonché mezzi nautici la fascia di 5 metri dalla battigia, destinata esclusivamente al libero transito. Permessa inoltre l'occupazione di parte della terza piazzola verso Punta Sottile con materiali strettamente legati alle attività di apnea e con autorespiratore, ad eccezione dell'attività di pesca. Stabilimenti Per le strutture balneari è obbligatorio disporre che gli assistenti bagnanti, in caso di forte vento, provvedano a far chiudere tempestivamente gli ombrelloni, al fine di evitare situazioni di pericolo. Il concessionario deve controllare poi che i materiali di risulta ed i rifiuti vengano sempre raccolti, in forma differenziata, in appositi contenitori chiusi, ed asportati quotidianamente. I concessionari che intendano delimitare lo specchio acqueo antistante la concessione al fine di realizzare “corridoi di lancio” per l'atterraggio e la partenza delle unità da diporto a motore, a vela, a vela con motore ausiliario, tavole a vela e moto d'acqua, devono realizzarli come disposto dalla Capitaneria di Porto. Obbligatorio garantire l'accesso al mare da parte di soggetti diversamente abili con la predisposizione di idonei percorsi perpendicolari alla battigia chiaramente segnalati. Distanze minime degli ombrelloni: 3 metri tra le file e 2,5 metri tra ombrelloni della stessa fila.

Riccardo Tosques
 

 

Riappaiono le mucillagini «Ma forse è solo polline» - IL MONITORAGGIO DEI RICERCATORI OGS
A volte ritornano. E quando decidono di ripresentarsi nelle acque del nostro golfo, come accaduto in questi giorni, sale inevitabilmente la soglia di attenzione. Abbiamo imparato a conoscerle circa venticinque anni fa, ricompaiono di tanto in tanto, con una ciclicità non ben definita, fortunatamente non costituiscono pericolo per i bagnanti, ma la loro presenza non è di certo gradita. Stiamo parlando delle mucillagini, un fenomeno dovuto alle aggregazioni di sostanza organica delle microalghe, facilitato dai processi fisici di strutturazione delle colonne d’acqua, che si manifesta dapprima nelle acque profonde del mare, sotto forma di fiocchi biancastri denominati “neve marina” e che poi sale in superficie attraverso l’aggregazione di filamenti di natura gelatinosa. Il mare Adriatico, in virtù delle sue caratteristiche, ha dovuto fare i conti spesso con questo fenomeno. La mucillagine si è ripresentata per l’ultima volta dalle nostre parti, con una presenza massiccia, dieci anni or sono. Poi solo qualche segnalazione sporadica. Adesso un nuovo avvistamento nel nostro golfo che desta qualche inevitabile preoccupazione. «In questi casi bisogna andare con i piedi di piombo ed effettuare tutte le analisi del caso – precisa Paola Del Negro ricercatore Ogs -. Qualche segnalazione è giunta anche a noi, ma potrebbe trattarsi semplicemente di polline che si deposita in superficie. In ogni caso bisogna precisare che la mucillagine non ha nulla a che fare con l’inquinamento, ma invece è probabile che in questa circostanza particolare derivi dai consistenti apporti fluviali dell’ultimo periodo, in cui si sono registrate abbondanti piogge». In generale si tratta per lo più di un fenomeno collegato alle condizioni meteo, che tende ad essere favorito dalle situazioni di gran caldo, mentre tutto quello che comporta un rimescolamento delle acque, come le correnti o il vento, riesce in qualche modo ad ostacolare o a limitare questo spiacevole fenomeno. Ma dobbiamo attenderci un’estate caratterizzata dalla presenza costante delle mucillagini, con le quali i bagnati saranno costretti giocoforza a conviverci, oppure si tratta solo di un’apparizione temporanea destinata a scomparire in breve tempo? A rispondere ancora Paola Del Negro. «Diciamo che molto dipenderà da quelle che saranno le condizioni meteorologiche dei prossimi giorni. Se le giornate saranno caratterizzate ancora da una certa variabilità, con situazioni di tempo instabile, questo farà si che il fenomeno sia destinato a sgonfiarsi. Se invece assisteremo all’aumento delle temperature, con l’arrivo vero e proprio dell’estate, come peraltro sembra dalle previsioni, allora tutto questo potrebbe favorire il consolidamento delle mucillagini».
 

 

“Aperitivo” in Sacchetta per due delfini - IMMORTALATI DA DECINE DI CLICK
Coppia di mammiferi avvistata all’ora di pranzo tra le barche ormeggiate ai pontili
Due esemplari di delfino, probabilmente una mamma in compagnia del suo cucciolo, sono stati avvistati domenica attorno all’ora di pranzo nell’area della Sacchetta. a scorgerli sono stati i proprietari di alcune delle imbarcazioni ormeggiate ai pontili dei circoli e delle società nautiche della zona. Un’inattesa visita, quella dei due mammiferi, che ha così allietato e movimentato la mattinata di molti triestini. Che, superata la sorpresa iniziale, sono corsi ad immortalare la coppia di delfini “armati” di videocamere, macchine fotografiche digitali e, in mancanza di attrezzature più adeguate, telefoni cellulari. Le decine di click scattati al loro passaggio, non hanno peraltro turbato o infastidito, almeno all’apparenza, mamma e bebè. Incuranti degli sguardi dei curiosi, infatti, i mammiferi hanno proseguito il loro giretto nelle acque della Sacchetta. Uno “struscio”, ha ipotizzato più di qualcuno, nato magari dalla voglia di fare uno spuntino vista anche l’ora di pranzo. LE FOTO DEI DELFINI IN SACCHETTA SUL SITO www.ilpiccolo.it
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 11 giugno 2012

 

 

Un anno per salvare i pipistrelli tutti a cercarli col “bat detector” - GROTTA GIGANTE
La Grotta Gigante accoglie l’invito delle Nazioni Unite che hanno proclamato il 2012 “Anno Internazionale del Pipistrello” e organizza, dal 14 giugno, una serie di eventi, tutti gratuiti, dedicati all’animaletto notturno. Si comincia alle 18 quando, negli spazi del centro accoglienza visitatori, lo zoologo triestino Sergio Dolce introdurrà l’argomento in un incontro nel quale, proiettando immagini inedite, presenterà la situazione delle popolazioni di pipistrelli del nostro territorio e risponderà alle curiosità dei partecipanti. Sabato 16 e domenica 17 giugno invece lo staff esperto della Grotta Gigante, sempre negli spazi del centro visitatori, proporrà laboratori didattici rivolti ai bambini, che potranno imparare divertendosi i segreti dei mammiferi alati. Le attività dureranno circa 45 minuti e inizieranno alle 10, alle 12, alle 15 e alle 17.30 sia sabato che domenica. Nel weekend per l’occasione i bambini fino ai 10 anni di età potranno visitare gratuitamente la Grotta Gigante purchè accompagnati da almeno un adulto. L’ultimo incontro, per il quale si richiede la prenotazione, con un numero massimo 20 partecipanti, si terrà mercoledì 20 giugno e prevede un’escursione lungo l’ex ferrovia della Val Rosandra, accompagnati da esperti del Servizio Civici Musei Scientifici di Trieste e della Grotta Gigante, che sveleranno i misteri delle grotte della valle e dei pipistrelli che le popolano. È prevista una visita alla Grotta delle Gallerie e sarà illustrato il funzionamento del “bat detector”, sofisticato apparecchio capace di far sentire ai ricercatori la “voce” dei pipistrelli e di riconoscere in volo le diverse specie dal tipo di ultrasuoni che emettono. Per informazioni sulle iniziative e per prenotare l’escursione per la quale il ritrovo è previsto a Draga Sant’Elia alle 18.30 del 20 giugno, è necessario contattare la Grotta Gigante al numero 040327312, attivo dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18 o via e-mail a info@grottagigante.it «I pipistrelli, innocui e importantissimi per l’equilibrio degli ecosistemi, sono troppo spesso temuti o disprezzati ingiustamente da chi non conosce la loro utilità», spiegano gli esperti della Grotta Gigante. «Per gli zoologi sono i Chirotteri e sono capaci di mangiare in una notte migliaia di zanzare e di altri insetti nocivi. Purtroppo però il loro numero è in costante declino in tutto il mondo, Italia compresa, tanto da spingere le Nazioni Unite a proclamare il 2012 “Anno Internazionale del Pipistrello”, allo scopo di favorire le ricerche sulle cause della loro diminuzione, spesso legate all’opera dell’uomo, e di stimolare iniziative di informazione e tutela. Anche la Grotta Gigante quindi, con la Società Alpina delle Giulie-gruppo speleologico “Commissione Grotte Boegan”, ha deciso di fare la propria parte dedicando una settimana alla corretta divulgazione in merito all’importanza di questi utili animali». Tra i prossimi appuntamenti, ad agosto spazio a “Calata in sola corda”: speleologi e rocciatori potranno scendere nell’antro in modo spettacolare, attraverso alcune corde fissate nella parte più alta, davanti al pubblico, un esperimento già testato con successo nell’estate 2011. E ancora la “Festa dell’imperatore”.

Micol Brusaferro
 

 

L’Arci promuove corsi per operatori di pace

Arci Servizio Civile di Trieste, con il contributo della Regione, organizza un percorso formativo per “operatori civili di pace”. Un progetto, precisa l’associazione, che potrà tornare utile in ambito diplomatico, cooperativo internazionale, interassociativo, politico ed istituzionale. Scopo dell’iniziativa è formare alle tematiche della non violenza attiva ed al principio costituzionale della difesa non armata della patria, concetti alla base del Servizio Civile. Tra gli argomenti proposti dal corso “Storia dei diritti umani”, “Trasformazione della guerra nella storia”, “Rapporti con i mass media”, Descrizione di esperienze concrete di cooperazione”. Il primo appuntamento è in programma martedì dalle 17 alle 21 nel padiglione Arac del Giardino pubblico a Trieste con un seminario-laboratorio su “Non violenza e rapporti interetnici” a cura della docente Pat Patfoort. Informazioni e iscrizioni (gratuite) entro lunedì 18 giugno). Le richieste vanno presentate a Arci Servizio Civile – via F.Severo 31, Trieste.
 

 

“LE ERBE DELLA TRADIZIONE” DEL CARSO
Sabato prossimo, dalle 10, al centro visite Gradina a Doberdò del Lago, secondo incontro del corso di avvicinamento alle piante officiali, eduli e spontanee del Carso, organizzato dalla Rogos, cooperativa che gestisce il giardino botanico Carsiana della Provincia. Elisa Cociani parlerà de “Le erbe della tradizione” e aiuterà a scoprire gli usi culinari e officinali delle piante autoctone della tradizione del Carso goriziano. Al termine dell’incontro, i partecipanti prepareranno alcune pietanze con le erbe raccolte. L’ultimo appuntamento, sabato 23 giugno alle 10.30, a Carsiana e all’essicatorio di Sgonico, è dedicato alle erbe nella medicina, con Martina Malalan. Informazioni: società Rogos, inforogos@gmail.com, tel. 333-4056800.
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA , 10 giugno 2012

 

 

AcegasAps, Sel agita venti di crisi - «Col referendum il costo dell’acqua doveva scendere, l’Ato di Cosolini l’ha alzato»
Se si va dietro ai freddi numeri, allora Cosolini può starsene sereno, dato che Sel in Consiglio comunale conta tre teste. Troppo poche per un’imboscata, se è vero che la maggioranza, se quelle tre teste prima o poi gli si voltassero contro, scenderebbe a 22. Quota risicatissima ma ancora sufficiente, in un consesso di 41 persone. Altrettanto sufficiente, però, per agitare il campanello d’allarme. Di una possibile “crisina”. E i venti di “crisina” vengono sempre dalla stessa direzione: la differenza di vedute, tra vendoliani e resto della maggioranza, sulla gestione di AcegasAps. Il sindaco in effetti, da ieri, non può far finta di niente. Sel, stavolta, gliel’ha giurata: razzoli come predica, sulla multiutility, sennò «qualche presa d’atto bisognerà trarla, stavolta». I vendoliani, con in testa Marino Sossi, il capogruppo in Comune, affiancato dal coordinatore provinciale Maurizio Vallon e dal responsabile attività produttive, Valdi Catalano, hanno convocato una conferenza stampa per «rendere pubbliche» alcune «questioni» riguardanti le tariffe dell’acqua. Tariffe che il trio, documenti alla mano, sostiene di aver scoperto «aumentate del 49% in due anni. L’ultimo ritocco, del 9%, risale al 7 febbraio, dunque successivamente all’esito referendario del 2011 (sull’acqua “bene pubblico”, ndr) in seguito al quale le tariffe di AcegasAps avrebbero dovuto invece calare del 17%, come disposto a livello nazionale dal decreto del Presidente Napolitano prima e da una circolare del ministro Clini poi». L’ultimo aumento - sibila Sossi - «benché il nuovo impianto di depurazione resti ancora un impianto fantasma e la rete idrica interrata sia sempre un colapasta, è stato chiesto da AcegasAps all’Ato, e l’Ato ha disposto l’aumento». L’Ato è l’Ambito territoriale ottimale, cui compete la definizione delle tariffe. È presieduto da Cosolini in persona. «Lo stesso Cosolini - incalzano i vendoliani - che a febbraio aveva fatto propria la nostra mozione in cui chiedevamo la revisione straordinaria delle tariffe tenendo conto dell’esito referendario». Ora Sel è pronta a scendere nelle strade con dei banchetti per raccogliere istanze di rimborso individuali da inviare poi, un po’ come una class action, ad AcegasAps: «Il controllo delle controllate, che gestiscono servizi pubblici, deve tornare ai cittadini». Cosolini, insomma, è avvisato. E dall’altra parte gli rigirano il dito nella piaga: «L’ennesima proposta-protesta di Sel - osserva il finiano Michele Lobianco - dimostra l’insofferenza della sinistra radicale nei confronti di un sindaco che, per costrizione di coalizione, Sel supporta-sopporta mal volentieri. Questo provoca un ingessamento dell’azione del sindaco che probabilmente, dopo le regionali, penserà a maggioranze variabili».

(pi.ra.)
 

 

Bosco di Muggia, cancellato il sopralluogo dei tecnici
La Protezione civile annulla la visita: «Troppo impegnati a fronteggiare l’emergenza del terremoto in Emilia». Ruspe ferme fino a data da destinarsi
MUGGIA Seppur per qualche giorno, associazioni e cittadini contrari all’intervento delle ruspe nel bosco dell’Arciduca di Muggia possono cantar vittoria. Il sopralluogo dei tecnici della Protezione civile e del Comune, inizialmente previsto per dopodomani al fine di stabilire se e come riprendere i lavori di scavo lungo i sentieri, non si svolgerà più. Non si tratta però di una cancellazione definitiva, bensì di un rinvio a data da destinarsi. Un rinvio, ha fatto sapere ieri il Comune, deciso dalla Protezione civile vista la necessità, in questo momento, di concentrare le forze per fronteggiare l’emergenza terremoto in Emilia. Le proteste della popolazione, insomma, almeno ufficialmente non c’entrano, anche se più di qualcuno ritiene che abbiano comunque avuto un peso sulla scelta di stoppare la visita dei tecnici e, di conseguenza, la ripresa dell’attività della ruspe. Un’attività che, peraltro, la Protezione civile continua a difendere a spada tratta, perchè ritenuta propedeutica ad interventi essenziali per «garantire l’incolumità minacciata dalle gravi situazioni di pericolo di incendio boschivo». Alla base dell’operazione Arciduca, fa capire la Protezione civile, c’è la stessa filosofia che ha ispirato la Regione a redarre il Piano generale di prevenzione incendi nel Carso, affidato in seguito per l’applicazione proprio a volontari e tecnici della realtà coordinata da Guglielmo Berlasso. In linea con questo mandato, finora la Protezione civile fa sapere di aver completato la Fase 1 del Piano, ripristinando 110 chilometri di piste forestali tra le province di Trieste e Gorizia e coprendo operativamente - vale a dire rendendo raggiungibile dai mezzi antincendio, come si prevede di fare al bosco dell’Arciduca - circa il 50% delle aree a rischio incendio. Sempre in linea con quanto previsto nel Piano regionale, ricorda ancora la Protezione civile, è stato effettuato un monitoraggio delle piste forestali da ripristinare per consentire rapidi interventi in caso di incendio. Per Muggia la scelta è caduta proprio sul bosco della discordia dove, si legge in una relazione della Protezione civile, è stato effettuato un primo sopralluogo il 23 maggio alla presenza di due tecnici regionali, rappresentanti della Forestale e responsabile dell’impresa Bombardier, incaricata di eseguire i lavori. Tutto insomma, ribadisce la relazione, è stato fatto alla luce del sole come testimoniato anche dalle comunicazioni via mail all’assessore comunale alla Protezione civile Giorgio Kosic e al dirigente dell’Ufficio tecnico Silvio Lettich. Interlocutori a cui sono state illustrate per tempo le criticità della zona in ottica incendi boschivi e le tempistiche dei relativi lavori. Stoppati, come noto, martedì scorso, 24 ore dopo l’avvio.
 

 

Come si diventa apicoltori dall’anatomia all’assaggio - VIVERE VERDE
Oggi lo Science Centre Immaginario Scientifico è aperto al pubblico dalle 15 alle 20. Un viaggio nel mondo della scienza per tutte le età è facile, grazie agli “exhibit hands-on”. Nella sezione dedicata alle mostre temporanee si possono ammirare le emozionanti immagini della multivisione “Altromare: una crociera sott'acqua”: un tuffo negli abissi, tra specie sconosciute e montagne sottomarine. Per chi preferisse rimanere con il naso all'insù, nella visita al planetario è possibile scoprire quali saranno le stelle e i pianeti visibili durante la notte. Alle 16 l'appuntamento è con i laboratori “Scienziati della domenica”, dedicati ai bambini da 5 a 11 anni. Questa domenica i piccoli costruiscono un “missile ad acqua”. Prenotare al n. 040-224424.
Un tocco di teoria e poi una una vera e dolce immersione nella pratica, a contatto di fiori, natura, prodotti e botanica. L'apicoltura si può vivere anche in città, in piccoli spazi verdi che si tramutano in laboratori e possibili fonti lavorative. Un progetto che nasce dalla collaborazione tra Bioest e l'Aris, l'Associazione Ricerca Interventi Studi sull'Invecchiamento, l'asse che ha permesso il varo del primo corso di avviamento all’apicoltura, a cura di Livio Dorigo, veterinario, membro del direttivo dell'Aris e presidente degli Apicoltori della Provincia di Trieste. Il ciclo, partito nei giorni scorsi con il primo incontro di presentazione, si articola in un “pacchetto” di lezioni teoriche, programmate nelle giornate di venerdì (dalle 17.30), nella sede della “Casa del Giovane” di via Inchiostri 4, seguite dal più suggestivo lavoro sul campo, ospitato nello spazio degli Orti delle Rose, all'interno del Parco di San Giovanni, ex Opp. Rivolto a tutti, soprattutto ai giovani, a coloro che cercano un approccio diverso con la natura e gli animali, puntando magari all’elaborazione di qualche investimento, sbocco non improbabile dalle parti del miele, polline e dintorni. Uno studio intenso ma nel contempo delicato. Lavorare a contatto con le api richiede non solo tatto e tecnica ma misura e pazienza, doti che non a caso hanno già sortito l'iscrizione di un numero particolare di donne al corso indetto dall'Aris e da Bioest: «Le ragazze sono infatti il 70%», ha ribadito Livio Dorigo. «Si tratta nel complesso di una iniziativa che prosegue quella chiamata “Orti Urbani”, una specie di coda naturale, a cui ci si può iscrivere anche in corso d'opera». Piuttosto ricco l'impianto di materie che gravita attorno al corso. Il piano prevede lo studio dell’anatomia dell'ape, basi di biologia, ma anche la legislazione in termini di produzione e promozione dei prodotti. Il “dulcis in fundo” è inevitabile. L'apicoltore provetto deve conoscere a fondo il miele e i suoi derivati, analizzarlo e degustarlo come il sommelier fa con il vino. Il fascino della iniziativa si estende anche altrove: «Lo studio dell'ambiente e il rispetto dell'habitat», ha aggiunto Livio Dorigo. «Sono questi i temi fondamentali che attraversano il progetto e che vorremmo divulgare a chi seguirà il percorso». La saggezza degli anziani, l'esperienza al servizio delle nuove generazioni. L'altro punto focale si colloca in tal senso, rispecchiando il manifesto etico dell'Aris, l'associazione impegnata anche nel campo della trasmissione dell'antico sapere, tra recupero delle tradizioni e valorizzazione di tutte le stagioni della vita. Informazioni e iscrizioni al corso, rivolgendosi alla segreteria di via del Monte 2, con telefono 040-774363, scrivendo a info@associazionearis.com o visitando il sito www.associazionearis.com Francesco Cardella
 

 

SEGNALAZIONI - AMBIENTE - Riciclaggio meglio del recupero

Si concorda su gran parte dei problemi esposti da Lucia Sirocco (2.6.12) sulla raccolta differenziata e rifiuti campani. Riduzione, riciclo, riuso e recupero dovrebbero rappresentare gli obiettivi principali. Visto il trascinarsi dell’emergenza, in certe aree del territorio italiano, che Lancet Oncology definiva “Triangle of death” (2004), c’è da chiedersi, prima di un assenso alle combustioni, se siano stati fatti, nell’area di provenienza, tutti gli sforzi necessari a creare soluzioni nuove, innovative e legali, anche relativamente all’allestimento dei preparati. In particolare esistono orientamenti in sede nazionale e nella Comunità Europea, che potrebbero indurre ad un ridimensionamento del problema. Dapprima il principio della preferenza del riciclaggio rispetto al recupero energetico. Il divieto di smaltimento extraregionale dei rifiuti urbani non pericolosi e il principio dell’autosufficienza gestionale dei bacini. Il principio di prossimità, per cui i rifiuti vanno trattati più vicino possibile alla fonte. L’attenzione posta ad evitare l’impatto ambientale da trasporto. La responsabilità condivisa che mira ad impedire che i costi dello smaltimento restino a carico dell’ambiente. Il principio di precauzione indica che, in caso di rischio, vadano prese misure di prevenzione. Sulle ripercussioni delle emissioni e dei reflui da combustione sulla salute, esiste un’ampia letteratura. Si veda ad esempio il progetto Moniter (2011), o M. Franchini (2004) , A. Colombo (2009), S. Goria (2009) ecc. U. Veronesi (2008) indica una correlazione tra agenti ambientali e tumori. La sovrastima delle combustioni (per un miglior sfruttamento degli impianti), potrebbe declassare un ambiente pulito, a causa delle emissioni, traducendo un vantaggio economico in possibile impegno collettivo. In un recente incontro organizzato dal Comune di Trieste, sono stati riportati alcuni andamenti di malattie croniche sulle aree a maggior rischio. Si ricorda infine che ci stiamo avviando da un’epoca di medicina reattiva (interviene dopo il riscontro del problema clinico), ad una medicina proattiva (che anticipa la malattia, impedendone le cause), predittiva, precauzionale e preventiva. Tutto ciò porta a ritenere che il problema possa essere inserito in una cornice più ampia di opinioni, anche sanitarie, e che soluzioni, come quelle prospettate, debbano essere verificate con le innovazioni adottate dalla regione di provenienza (a garanzia della trasparenza e della spesa comune) e con un termine definito.

Mariano Cherubini (Presidente International Society of Doctors for the Environment)

 

 

SEGNALAZIONI - Lo studio di Nomisma

Circa l’articolo del 7 giugno 2012 titolato “uno studio non imparziale” a firma di Aurelio Slataper, non posso esimermi dal far notare che: - Lo studio commissionato da Gas Natural a NE Nomisma Energia riguardava esclusivamente l’impatto socioeconomico del rigassificatore sul territorio: non valutazioni sul bilancio prospettico domanda-offerta del gas naturale o sulle tecnologie di rigassificazione; - Gli studi e le consulenza hanno sempre un finanziatore, che ha qualche interesse conoscitivo a riguardo; - Aldilà del fatto che non sarebbe riuscito nell’intento, il finanziatore, nello specifico Gas Natural, non ha mai tentato di “addomesticare” il consulente: questi ha diritto a quanto economicamente pattuito nel momento in cui consegna il proprio studio, indipendentemente dai risultati e dal gradimento da parte del committente; - I risultati numerici dello studio sono considerati dall’autore dell’articolo modesti in un passaggio, o non trascurabili nel medesimo passaggio, ma comunque in apertura non attendibili. Agli stakeholder del territorio e a ciascun cittadino, incluso Aurelio Slataper, le valutazioni se l’impatto di un progetto quale quello del rigassificatore di Zaule può essere considerato di interesse o meno per il medesimo territorio : lo studio non propone valutazioni di merito. Ad altri la pazienza di confutare le semplicistiche e non documentate affermazioni dell’autore dell’articolo circa le prospettive del mercato del gas naturale, i principi economici di tale mercato e le tecnologie di rigassificazione del GNL. Ad altri ancora evidenziare i non pochi errori di logica in cui incorre l’autore e valutarne l’eventuale malafede: senz’altro il dubbio metodologico non porta a conoscere la verità, e in questo caso lede il buon nome e la professionalità di un centro di ricerca che fa della terzietà e indipendenza un punto di forza irrinunciabile e riconosciuto dai soggetti pubblici e privati, italiani e internazionali, che a noi si rivolgono.

Alessandro Bianchi Amministratore Delegato NE Nomisma Energia

 

 

 

 

BLOG DI BEPPE GRILLO - SABATO, 9 giugno 2012

 

 

Multiutility a prezzo di saldo
L'energia, l'acqua, i rifiuti sono diventati solo business alimentato da logiche di profitto dei concessionari senza benefici evidenti per la popolazione. Walter Ganapini affonda il coltello nel disastro delle multiutility, così vicine ai partiti, così lontane dalle persone. La gestione dei bisogni primari deve ritornare ad essere compito dello Stato.
"In Italia è di moda parlare di "aggregazioni" tra multiutility in termini finanziari, non industriali, sperando di occultare così l'immensa distruzione di valore degli ultimi 15 anni. I dati dei bilanci 2011 sono una catastrofe. In Borsa, rispetto al valore d’ingresso, A2A perde il 34%, IREN il 42% ,ACEA il 34%, HERA il 29%. Le perdite costringono ad elargire ai Comuni miseri dividendi erodendo le riserve. Con la fusione di A2A e IREN, nascerebbe una "bad-newco" con debiti per 8 miliardi (cui sommare l'aumento di capitale Edipower con un indebitamento bancario di 1,2 miliardi) ed un Ebitda di circa 1,5 miliardi.Il rapporto debiti/Ebitda della "bad-newco" sarebbe superiore a 5 quando, da manuali, dovrebbe oscillare attorno a 2,5. Quindi il doppio! Non è finita, ENEL ha 50 miliardi di debiti,Terna 7, SNAM Rete Gas 11. A marzo 2012, in un anno, Terna ha un calo dei consumi elettrici del 5,2%, ANIGAS, di gas del 22,6%, Federambiente, della produzione di rifiuti del 10% . E' sempre più forte la richiesta di trasparenza sulle fatturazioni elettriche, dopo aver visto le tariffe bi-orarie funzionare all’inverso di quanto atteso, e sulla disponibilità di una potenza elettrica di 130 GW (da espandersi, si diceva, con un nuovo parco elettronucleare...) con una domanda che non ha mai superato quella già offerta di 55 GW. Trasparenza sulla natura e l'entità dei contratti di approvvigionamento gas. Si conclamava il fabbisogno nazionale di 100 miliardi di metri cubi di gas che oggi le compagnie rivedono a 75. Cosa accadrà del gasdotto GALSI, del rigassificatore OLT e degli altri previsti, quando, in Edipower, ci sono nuove centrali a gas che marciano 2.000 ore/anno contro 8.000 da regime normale?
E’ intollerabile vedere affollate dirigenze milionarie di multiutilitility con costi medi annuali per addetto di 70.000 Euro, e aziende, come AMA-Roma, che a fine ’97 aveva 3.000 addetti e 50 miliardi di vecchie lire di debito e oggi dichiara 8.000 dipendenti ed un indebitamento di 1,3 miliardi di Euro. Sin qui non si è parlato di servizi idrici. In Emilia-Romagna vi sono perdite da rete superiori al 30%, in Puglia decine di depuratori mal funzionanti a causa del taglio dei costi di manutenzione, effetto tipico da ‘finanziarizzazione’ dei servizi pubblici.
Veniamo ai rifiuti. L’Europa da 40 anni indica, inascoltata, le priorità: prevenzione, massimizzazione del riuso, stabilizzazione della frazione residua per materiale edile o combustibile per caldaie industriali al posto di fonti fossili più inquinanti, minimizzazione del ricorso alla discarica, cui conferire SOLO rifiuti pretrattati. Il Parlamento Europeo ha votato pochi giorni fa nuove linee-guida, prevedendo al 2020 il DIVIETO DI INCENERIMENTO per i rifiuti recuperabili o compostabili (in buona sostanza,TUTTI!). In Italia gli interessi tangentar-ecomafiosi ripropongono, nonostante folli costi d’investimento e di esercizio, nuovi inceneritori per ‘modernizzarci’. In Germania la E.On vuol vendere i suoi inceneritori, non sapendo come alimentarli. Nuovi inceneritori, assegnati senza gara e con costi passati in pochi mesi da 150 a 315 milioni di Euro, come a Parma, d’abitudine richiamano procedure UE d’infrazione e salate sanzioni.
Non è nota la strategia industriale delle multiutility per dare ‘valore/qualità’ai territori serviti, per aumentarne la competitività sui mercati globali che, pur nella crisi, investono in aree ad alta ‘Propensione all’Innovazione’, ‘Qualità Ambientale certificata’, ‘Qualità Sociale’. Brescia non persegue la raccolta differenziata, a Milano cala, Genova e Torino sono al palo, impianti di selezione/recupero sono ovunque inutilizzati. Questo è il frutto malato di una finanziarizzazione dei Servizi Pubblici non preceduta da una liberalizzazione seria, con il settore vittima di continui rimescolamenti normativi. Bisogna procedere ad una drastica riscrittura delle politiche industriali delle multiutility allontanando l’economia criminale dal settore, e a un trasparente e celere ricambio generazionale e culturale dei manager.
Alla luce di quanto descritto, i grandi investitori si stanno ritirando, senza distinzione, da tutte le multiutility. L’abbattimento dei loro valori di Borsa ne consentirà l’acquisto quasi gratuito da parte di terzi?"

Walter Ganapini
 

 

IL PICCOLO - SABATO, 9 giugno 2012

 

 

«Val Rosandra, l’indagine farà chiarezza»
Camber e Lupieri: certezze sulle responsabilità. Santoro (Legambiente): ma Ciriani è stato superficiale
«Col cuore e con gli occhi anch’io ho considerato uno scempio quanto accaduto in Val Rosandra, con la ragione invece ora son contento che ci sia un’indagine della magistratura, avremo una risposta certa dopo un’analisi obiettiva, con una consulenza tecnica, di una parte “terza”». Piero Camber, consigliere regionale-comunale del Pdl, accoglie così la notizia secondo cui Luca Ciriani, assessore all’Ambiente della Giunta Tondo, nonché vicepresidente, è sotto indagine per il taglio di alberi nel sito protetto della Val Rosandra assieme al Comune di San Dorligo. «Qualcuno - aggiunge Camber - ha fatto un esposto e l’apertura di un fascicolo era un atto dovuto». Nel frattempo Regione e Protezione civile hanno “disboscato” anche a Muggia. Sergio Lupieri, consigliere regionale Pd, e residente proprio a Muggia: «In Val Rosandra era assente la Guardia forestale che ha competenza sul taglio degli alberi, si trattava infatti dell’alveo di un fiume, a Muggia invece era presente. Rispetto a Ciriani, mi auguro che la magistratura faccia verità al più presto. Si sentono tante versioni, la situazione non è molto chiara». Per Bruno Marini (Pdl) la preoccupazione principale è un’altra: «Spero - afferma - che a pagare il costo non sia la Protezione civile, che in Friuli Venezia Giulia fa uno splendido lavoro, e che in questi giorni è impegnata nell’Emilia-Romagna colpita dal terremoto. Personalmente, mi auguro che Ciriani resti pulito, la magistratura farà il suo corso». «Esiste la legge ma anche la sensibilità delle persone - riflette Franco Codega, consigliere regionale Pd -, e non tutto ciò che è giusto è anche opportuno. Se le azioni erano corrette, bisognava spiegarlo, non procedere coi caterpillar. Lascia perplessi l’insensibilità verso il rapporto che la gente ha col territorio: per questa Giunta le persone non esistono - prosegue Codega -, dopo tutto quel che è successo, gli interventi si sono replicati a Muggia come se niente fosse. È tipico di questa Giunta: un centralismo interventista assurdo e incomprensibile, che supera anche il noto localismo della Lega, prevale infatti il centrodestra decisionista, per il quale le comunità locali rompono solo le scatole». «Superficialità» e «arroganza» vede Alessia Rosolen (Un’Altra Trieste, Un’Altra Regione) in questa vicenda: «L’errore politico è stato di sottovalutazione - afferma -, per il resto non sono mai felice quando si aprono indagini giudiziarie, agli occhi di Ciriani penso che la Val Rosandra era solo un atto amministrativo. Ma ci vuole meno arroganza quando ci si accorge dell’errore: sarebbe stato sufficiente che Regione e Comune di San Dorligo ammettessero responsabilità e colpa, e le cose sarebbero andate diversamente. Inoltre, che superficialità: la protetta Val Rosandra non è uguale al torrente Meduna». Dall’ex presidente provinciale di Legambiente, Lino Santoro (e Legambiente regionale è uno degli autori degli esposti): «Se l’intervento era secondo regola, lo si doveva spiegare. Siccome non è stato fatto, resta da pensare che dietro ci siano interessi. Se l’indagine dirà che Ciriani non era responsabile, resterà il segno della leggerezza e superficialità con cui ha svolto il suo ruolo amministrativo».

(g. z.)
 

 

Muggia, atti di vandalismo contro la ruspa
Anche il Cai protesta per l’intervento. Lunedì il sopralluogo dei tecnici per verificare se riprendere e terminare i lavori
MUGGIA Atti di vandalismo contro la ruspa che scava i sentieri dell’Arciduna, come riferiamo più ampiamente a lato. Ma le polemiche non si placano. «Andate a vedere la Traversata Muggesana. Fatelo adesso. Partite a piedi dall’ex ristorante Arciduca sopra Zindis e vi troverete a percorrere un vero e proprio paradiso naturalistico fino ad arrivare al... “buco dell’ozono”, apertosi inopinatamente su questa “atmosfera” floristica». Luciano Comelli, responsabile della sottosezione di Muggia del Club alpino italiano-Società alpina delle Giulie, è esterrefatto. Lui, fruitore dei sentieri a scopo didattico come accompagnatore delle scolaresche e dei ragazzi del ricreatorio parrocchiale “Penso” nell’ambito del Progetto Giovani, ma anche semplice cittadino di Muggia amante del verde, di fronte “all'ennesimo omicidio perpetrato ai danni di un’altra natura unica” come il Bosco dell’Arciduca Ludovico Salvatore d’Asburgo e Lorena, non può che masticare amaro pensando alle qualità dell'habitat sfregiato. Nell'area invasa dalle ruspe attualmente ci sono 13 varietà di orchidee selvagge in fiore: proprio a Punta Ronc è presente la maggior concentrazione di orchidee della provincia di Trieste. E poi c'è la fauna. Attualmente sono in fase riproduttiva vari tipi di uccelli come il canapino, l’occhiocotto e il succiacapre che nidificano proprio qui. Inoltre in quest'area si riproducono il tasso, la volpe e il capriolo. «Percorrete quel tratto di Traversata Muggesana che non c’è più, a parte gli attrezzi per il fitness – prosegue Comelli - e arriverete a Punta Ronc, dove la carrareccia, partendo dal mare di fronte al Molo a T risaliva fino alla località di San Floriano-Ligon: adesso, ove fosse consentito, i fuoristradisti di qualche Associazione 4x4 avrebbero di che divertirsi». Comelli, si augura “una sollecita e lieta conclusione di quest’altra vicenda, come se la natura avesse bisogno di essere ulteriormente vilipesa dai vezzi di certi uomini, ahimè consapevoli, nonché un messaggio di speranza che “atti osceni in luogo pubblico” non vengano ripetuti perché potrebbero non essere più tollerati dalla gente”. Intervento duro (e più politico) quello che arriva invece da Giorgio Cecco, coordinatore regionale di FareAmbiente. «Non possiamo che esprimere, anche questa volta, forte perplessità sulla gestione di interventi come quello in atto a Muggia, sui sentieri dell'Arciduca: è evidente una mancanza di comunicazione tra la Protezione Civile ed il Comune. Nuovamente interventi nei Comuni minori della provincia triestina, che dovrebbe essere di manutenzione, si trasformano in operazioni di guerra: evidentemente chi doveva valutare e controllare la situazione non è stato attento, nonostante i ben noti precedenti nella vicina Val Rosandra». Cecco si è poi posto un interrogativo: «Ci domandiamo se interventi così invasivi siano effettivamente necessari: va bene la prevenzione e la sicurezza, ma ci vuole la giusta misura, per non fare peggio di quanto si vuole proprio prevenire. Crediamo che ci voglia maggior controllo da parte degli enti locali e la creazione di una migliore informazione e sinergia tra questi e la Protezione Civile». Lunedì comunque tecnici della Protezione civile e del Comune, assieme agli ambientalisti e alla Forestale, effettueranno un sopralluogo per vedere se e come riprendere e concludere i lavori in esecuzione della normativa regionale anti-incendio.
Riccardo Tosques

 

 

La ditta: «Lavoro come stipulato nel contratto»
MUGGIA Ignoti vandali hanno danneggiato gli escavatori della ditta Bombardier che sta effettuando i lavori lungo i sentieri del bosco del’Arciduca. Sono stati danneggiati anche i cartelli apposti nel cantiere sulla collina della Fortezza. La denuncia arriva dallo studio legale che assiste la ditta impegnata a Muggia, e il fatto viene confermato anche da fonti del Comune: nella notte qualcuno avrebbe rotto i vetri della cabina del caterpillar. La ditta di Arta terme, in attesa di sapere (forse già lunedì, quando sarà effettuato il sopralluogo con i tecnici e gli ambientalisti) se e in che modo potrà riprendere i lavori, ricorda anche che la forzata sospensione causata dalle proteste e dal successivo intervento del sindaco Nesladek “sta causando un grave pregiudizio anche alle maestranze occupate nell’appalto”. Ma c’è di più. La ditta ricorda infatti di aver eseguito l’intervento “in forza e nel rispetto di un regolare contratto stipulato con la Protezione civile della Regione Friuli Venezia Giulia”. Non solo: «L’esecuzione dell’intervento era stata preceduta il primo giugno di quest’anno (cioè pochi giorni prima dell’intervento, n.d.r.) da un sopralluogo col servizio forestale. La Protezione civile poi aveva assicurato la società che erano state eseguite tutte le comunicazioni e informazioni del caso sia alle amministrazioni competenti che alla popolazione». «La ditta Bombardier - scrivono quindi i suoi avvocati - ha agito nel rispetto della normativa e soprattutto in esecuzione di scelte e programmazioni della pubblica amministrazione regolarmente assunte». Dunque, dicono ancora gli avvocati della Bombardier, nessun intervento “senza andare per il sottile”, nè è stato effettuato a Muggia uno “scempio naturalistico, una “Valrosandra-due”, perchè “non è vero che la ditta ha agito al di fuori delle regole, anzi, ha operato “nei limiti del contratto stipulato”.
 

 

Rotatoria di Opicina si parte con i lavori Sei mesi di cantiere
Nuova illuminazione pubblica, saranno rifatti i marciapiedi Nell’area troverà spazio la stele dedicata a von Zinzendorf
Cambia volto il centro di Opicina. Lunedì inizieranno i lavori per il rifacimento del nodo stradale più importante della frazione carsica, quello situato all’intersezione tra le vie di Prosecco, dei Salici e Nazionale. Al centro dell’incrocio sarà realizzata una rotatoria che agevolerà la circolazione «e che risponderà – ha spiegato l’assessore comunale al Commercio, Elena Pellaschiar – alle esigenze più volte manifestate dai commercianti e dagli esercenti della zona» «La realizzazione della rotatoria - ha chiarito il responsabile Lavori pubblici Andrea Dapretto - dovrebbe concludersi in poco più di sei mesi, 189 giorni per la precisione, quindi in tempi molto rapidi. Le opere comprendono anche lavori che riguarderanno il rinnovo della rete di distribuzione elettrica, di competenza dell'Acegas Aps, e l'installazione di una nuova illuminazione pubblica. Grande attenzione poi verrà riservata all’arredo urbano visto che saranno rifatti pure i marciapiedi. Quanto ai disagi – ha ammesso Dapretto - saranno inevitabili, ma confidiamo nella pazienza dei cittadini che hanno voluto questa rotatoria». La spesa complessiva sarà di poco più di 473mila euro, 300mila dei quali a carico del Comune, i restanti di competenza dell’Acegas Aps. Nel dettaglio, ci saranno tre aiuole spartitraffico e sarà riposizionata nel sito originario la stele dedicata al conte Karl Johann Christian Graf von Zinzendorf, uomo di Stato della corte asburgica, governatore di Trieste dal 1770 al 1780, al quale si deve la costruzione della strada Trieste-Vienna. Attualmente la stele è conservata nel Museo di via Cumano. «Con il posizionamento del nuovo impianto di illuminazione - ha affermato Massimo Carratù, direttore della Divisione energia di Acegas Aps - si completerà il lavoro già fatto nel tratto che dal quadrivio arriva proprio al centro di Opicina. Interreremo le linee aeree e alcune linee di distribuzione, riqualificando così l'area. Concorderemo poi con i proprietari privati gli eventuali successivi allacciamenti». Per consentire i lavori, verranno adottate dei provvedimenti di limitazione al traffico. «Nei primi 40 giorni di cantiere - ha spiegato l’assessore alla Pianificazione Elena Marchigiani - via di Prosecco sarà a senso unico in direzione della rotatoria, perciò saranno necessarie alcune modifiche delle linee di trasporto pubblico in zona. Quest’intervento diventa l'occasione per riqualificare un punto molto importante di Opicina. Abbiamo definito un protocollo che prevede il massimo coordinamento fra impresa incaricata, Acegas Aps e Comune, dando al contempo rilievo alle esigenze della popolazione. È un laboratorio – ha concluso - nel quale chiediamo molto, perché vogliamo dedicare la stessa attenzione al centro cittadino e alle periferie». Il mobility manager del Comune Gulio Bernetti ha poi ricordato che «nella prima fase, col senso unico di via di Prosecco, si potrà andare verso Prosecco utilizzando via Bartol. Per la linea 4 dei bus, che attraversa la zona, si stanno definendo con Trieste trasporti le modifiche al percorso, per ridurre al minimo i disagi per la popolazione. Poi si tornerà al doppio senso». Soddisfatto infine il presidente della Circoscrizione dell’Altipiano Est, Marco Milkovic. «Opicina - ha affermato - attendeva quest’opera da anni».
Ugo Salvini

 

Bandelli: «Bene il Piano traffico ma vigileremo»
«Il Piano del traffico ha la nostra approvazione». È stato chiaro ieri il leader di “Un’altra Trieste”, Franco Bandelli. «Le proposte migliori contenute nel documento però – ha voluto ricordare - sono le nostre. E in ogni caso vigileremo sul rispetto di tutte le norme, in particolare quelle che tutelano i portatori di disabilità». Alessia Rosolen ha voluto citare «tutte le proposte avanzate in passato da An e bocciate da Forza Italia, come il centro congressi a palazzo Carciotti, la pedonalizzazione di via XXX Ottobre, lo spazio di aggregazione giovanile all’ex gasometro». Critiche sono state mosse dal consigliere della VII Circoscrizione del movimento. Dario Lonzaric, che ha di «problemi di sicurezza stradale nelle vie Brigata Casale e Flavia, dove non si rispettano i limiti di velocità. Chiediamo poi una rotatoria all'altezza del campo di calcio di Campanelle e un'altra in via Flavia, all’angolo con la Strada della Rosandra». Francesco Clun della Quinta, ha detto «no ai parcheggi a pagamento nelle vie Vergerio e San Marco e alla pedonalizzazione dell'ultimo tratto di via Settefontane». Andrea Sinico della Quarta, infine, ha bocciato la «cancellazione dei parcheggi per motorini di via Santa Caterina, via Trento piazza Benco».

(u. s.)

 

 

La tragedia di Fukushima dice che non c’è nucleare sicuro - L’INTERVENTO DI LINO SANTORO e OSCAR GARCIA MURGA *
La conferenza "Fukushima un anno dopo", organizzata dal circolo Legambiente Trieste, grazie al contributo di Alessandro Logar, docente dell’Università di Trieste, ci ha confermato che il nucleare non è una soluzione ai problemi energetici del mondo, e che il suo utilizzo è da evitare di fronte ai rischi di danni fisici e genetici alle popolazioni. Fukushima, Chernobyl, Three Mile Island sono solo gli incidenti più conosciuti. Il nucleare sicuro non esiste e il cosiddetto rischio ponderato non rappresenta altro che l’accettazione di un numero di vittime difficile da conteggiare con precisione, poiché i danni e le malattie determinati dal fall out radioattivo si muovono nello spazio e nel tempo. Non sapremo mai con esattezza il numero di morti prodotti dagli incidenti di Fukushima e Chernobyl. Secondo Edoardo Milotti, docente del dipartimenti di Fisica di Trieste, «ci vogliono cento anni perché il cesio 137 si riduca ad un decimo della sua massa mentre a noi bastano pochi mesi per dimenticare anche il più grave dei disastri». Edoardo Milotti ha presentato un'approfondita analisi del triplo disastro avvenuto un anno fa in Giappone, dove un terremoto di energia devastante (magnitudo 9.0) è stato seguito da un maremoto gigantesco e questi eventi hanno infine causato una crisi nucleare che è tuttora in corso e lo sarà per molto tempo ancora: ci vorranno dieci anni prima di poter iniziare a smantellare i nuclei fusi, altri 20 per lo smantellamento vero e proprio. Il disastro di Fukushima è nato da una sottostima del rischio tsunami (la centrale era progettata per resistere ad onde di altezza massima di sei metri, meno della metà delle onde che si sono in realtà abbattute) ed è stato amplificato da molti errori successivi. La lezione di Fukushima – ha concluso Milotti - deve insegnare al mondo che è pressoché impossibile costruire centrali affidabili, a causa della intrinseca insicurezza dell'energia nucleare. Massimo Scalia, fisico della “Sapienza” di Roma, ha ricordato inoltre che anche le cosiddette centrali “di ultima generazione” in realtà non dispongono di sistemi di sicurezza intrinseca, e sono quindi solo delle vecchie centrali un po’ più complesse. I nuovi e maggiori costi per la sicurezza, negli Stati Uniti e in Europa, hanno messo fuori mercato la tecnologia nucleare, tranne che in alcuni paesi emergenti come la Cina. Parte dei nuovi progetti sono fermi, mentre le centrali in funzione si stanno avvicinando alla data limite del loro funzionamento “sicuro”. Secondo Scalia ora dobbiamo pensare soprattutto ai cambiamenti climatici, che impongono radicali innovazioni nella politica energetica mondiale, nel modo di vita e di consumo di tutti, perché altrimenti gran parte delle grandi città e degli stati costieri (New York, Rio, l’intero Bangladesh) finiranno sommersi, con la tragica necessità di trasferire milioni di persone dai territori costieri». Le considerazioni sull'ambientalismo introdotte da Lino Santoro e sviluppate da Massimo Scalia, hanno messo in risalto i temi della sostenibilità, della sicurezza, della responsabilità politica e del mercato delle armi nucleari e convenzionali per cui vengono dissipate risorse che andrebbero meglio impiegate per risolvere i problemi sociali e ambientali del nostro pianeta. In questo senso è stato ricordato il Vertice Internazionale sulla Sicurezza Nucleare di Seoul (Seoul Nuclear Security Summit) svolto il 26 e il 27 marzo. Obiettivo del Summit era consolidare la conoscenza del nucleare e l'utilizzo dell'energia nucleare per scopi "pacifici". Bisogna però ricordare che l’energia nucleare nacque alla fine della seconda guerra mondiale con le due esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki. L’agenda di Seoul comprendeva problemi insoluti del Summit di Washington del 2010 sull’uso civile e militare dell’energia nucleare: sicurezza, costi, impatto ambientale, sostenibilità, tempi lunghissimi di immagazzinamento in sicurezza delle scorie nucleari (migliaia di anni), sicurezza dei trasporti nucleari, rischio di danni a strutture e a persone. E non è da trascurare il problema rappresentato dall’Iran. È molto difficile però interpretare il significato del logo del Summit: Beyond Security Toward Peace (Oltre la sicurezza per la pace) di fronte alle situazioni permanenti di instabilità nel mondo e ai gravi problemi insoluti del cambiamento climatico.

*Direttivo Legambiente Trieste
 

 

Progetto In Boschetto

Oggi alle 10, ritrovo alla rotonda del Boschetto per la passeggiata naturalistica con Fabio Tercovich; domani alle 10.30 animazione per bambini al Ferdinandeo (prenotare al n. 3384111123 Emanuela).

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 8 giugno 2012

 

 

Scempio in Val Rosandra, otto indagati
Politici, amministratori e tecnici: tra gli altri il vicepresidente della Regione Ciriani e il sindaco di San Dorligo Premolin
LE IPOTESI DI REATO La Procura contesta la devastazione o il deterioramento di habitat naturali all’interno di siti protetti
NEL MIRINO DEI PM Coinvolto nell’inchiesta anche Guglielmo Berlasso, responsabile della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia
Motosega selvaggia in Val Rosandra. Ora la musica è cambiata e otto tra politici, amministratori locali e tecnici devono pensare a come difendersi davanti ai magistrati. Da ieri, per rispondere dello scempio compiuto a marzo dagli uomini della Protezione civile, sono iscritti sul registro degli indagati della Procura di Trieste i nomi del vicepresidente della Regione Luca Ciriani, eletto nelle liste del Popolo delle Libertà; del responsabile della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia, Guglielmo Berlasso; del sindaco e del vicesindaco di San Dorligo della valle, Fulvia Premolin e di Antonio Ghersinich, candidatisi tre anni fa in un raggruppamento di liste di sinistra. Il pm Antonio Miggiani ha iscritto sullo stesso registro il nome del geometra Mitja Lovriha, caposervizio dell’area Ambiente e Lavori pubblici del comune sul cui territorio tra il 24 e il 25 marzo scorsi sono stati abbattuti decine di alberi di alto fusto, distruggendo un habitat che faceva parte di un sito protetto. Gli altri indagati sono Cristina Trocca e Adriano Morettin, funzionari del Dipartimento della Protezione civile regionale. È coinvolto nella stessa indagine anche Luca Bombardier, titolare della ditta specializzata “Bombardier srl” di Arta Terme, segnalatasi due giorni fa per un nuovo intervento (ne riferiamo nell’articolo qui sotto) compiuto dalle sue ruspe nel territorio del Comune di Muggia. Agli otto indagati vengono contestate due ipotesi di reato definite dagli articoli 733 bis e 734 del Codice penale. La prima - per chi distrugge un habitat all'interno di un sito protetto o lo deteriora compromettendone lo stato di conservazione - prevede la pena dell’arresto fino a 18 mesi e un’ammenda non inferiore a tremila euro. La seconda ipotesi di reato contestata dalla Procura di Trieste ai politici, agli amministratori e ai tecnici che hanno agito in Val Rosandra prevede come sanzione solo una pena pecuniaria peraltro piuttosto ”salata” per chi ha distrutto o deturpato le “bellezze naturali” di luoghi protetti, usando ostruzioni, demolizioni, o qualsiasi altra modalità di intervento. Non sfugge a nessuno che le corali proteste che avevano invaso il web e gli “esposti” presentati alla Procura di Trieste dai vertici regionali di Lega Ambiente, del Wwf e da numerose persone indignate per la devastazione, hanno avuto il merito di richiamare l’attenzione degli inquirenti su quanto era accaduto in quell’area protetta. Erano state anche chieste le dimissioni di Luca Ciriani che oltre alla carica di vicepresidente della Regione ha anche il ruolo di assessore all’Ambiente. «Sono tranquillo e sereno perché sono convinto che la Protezione civile abbia agito in Val Rosandra nel massimo rispetto delle leggi con il solo obiettivo di tutelare la pubblica incolumità», ha affermato ieri l’ex esponente di Alleanza nazionale in una nota. Fulvia Premolin, sindaco di San Dorligo, non è da meno del collega regionale. «Sono tranquilla, non tranquillissima. Finora non mi è stato notificato nulla dalla Procura. Ho saputo da una telefonata privata di essere indagata. Non è stato comunque un fulmine e ciel sereno perché nelle settimane scorse alcuni agenti della Forestale si erano presentati in Municipio per acquisire atti collegati a quella vicenda». Ufficialmente l’intervento in Val Rosandra era stato effettuato - dopo una serie di sopralluoghi promossi dal Comune, dalla Protezione civile e dalla Comunella - per pulire l’alveo del torrente. Scopo dichiarato quello di salvaguardare la salute e i beni dei residenti. In sintesi un intervento che avrebbe dovuto limitare gli effetti delle piene e delle inondazioni, almeno secondo i promotori e i 200 volontari affluiti in Valle. Ora questa scelta, di cui alcuni consiglieri comunali hanno detto di vergognarsi, ha messo nei guai con la legge otto persone. Politici, amministratori, tecnici.
Claudio Ernè

 

Duecento volontari all’opera il 24 e il 25 marzo
«Siamo di fronte a un delitto. Sindaco Premolin, la sua giunta è corresponsabile di quanto è accaduto. Abbiamo assistito a una barbarie senza precedenti. Mentre lei ha ringraziato l’assessore Ciriani (foto) le ricordiamo che i resti dell’operazione abbattimenti sono ancora presenti nel torrente». È stato questo uno degli interventi con cui la vicenda della Val Rosandra è entrata prepotentemente nel dibattito politico. C’è chi ha visto nelle proteste una indebita intrusione dei cittadini di Trieste in vicende estranee al loro Comune. Altri hanno sottolineato la necessità di pulire dai numerosissimi arbusti l’alveo del torrente per evitare esondazioni. Invece le motoseghe impugnate da 200 volontari tra il 24 e il 25 marzo hanno abbattuto decine di alberi di alto fusto, vecchi di decine d’anni. «Qualcuno ha approfittato degli abbattimenti e si è portato a casa quintali di legna». Tutte queste voci ora sono destinate a smorzarsi di fronte all’inchiesta della Procura che si ripromette di verificare. Codice alla mano, se sono stati compiuti reati. A livello politico e ambientale una “sentenza” è già stata comunque pronunciata.
 

 

Muggia, lunedì si decide il futuro del sentiero
Il sindaco Nesladek: «Non ci avevano detto che iniziavano i lavori. E per la Forestale era tutto a posto»
Si deciderà lunedì la sorte del tratto di sentiero dell’Arciduca, nell’omonimo bosco di Muggia, che il sindaco Nesladek è riuscito (per ora) a salvare dalla ruspa che sta trasformando senza andare troppo per il sottile la famosa Traversata Muggesana in piste per le autobotti antincendio. Fra roverelle e ginestre si troveranno infatti i tecnici della Protezione civile e quelli della Forestale assieme a quelli della ditta che ha eseguito i lavori, nonchè ambientalisti e ovviamente amministratori comunali muggesani. La loro assenza all’inizio dei lavori ha fatto sì che la ruspa lavorasse indisturbata, «anche se la Forestale era presente - puntualizza il sindaco - e ha certificato che i lavori erano eseguiti bene. Se noi mancavamo -continua - era perché nessuno ci aveva avvertiti che i lavori iniziavano quel giorno». In effetti il Comune era stato informato già in autunno che si sarebbe proceduto a «sistemare la carreggiata delle piste e il taglio della vegetazione per la larghezza di un metro a ciascun lato», come recita la missiva ricevuta dalla Regione. Un lavoro che, ci tiene a sottolineare Nesladek, «il Comune non ha mai chiesto». Si tratta infatti di un «intervento urgente per l’adeguamento funzionale di piste forestali esistenti sul territorio di Muggia a salvaguardia della pubblica incolumità», come recita un decreto regionale del 2011. Il fatto è che l’allargamento sembra ben maggiore, a tutto discapito della vegetazione ai bordi, e il fondo è stato completamente divelto. Ormai il grosso dell’intervento è stato eseguito; resta l’ultimo tratto (circa un chilometro) di sentiero nel verde che dalla collina del molo a T porta all’ex fortino dell’Arciduca, sotto Chiampore. «Se le esigenze di sicurezza e il rispetto della normativa ce lo consentiranno - promette il sindaco - salvaguarderemo il sentiero dell’Arciduca in toto. Altrimenti faremo sì che i lavori vengano conclusi col minimo danno all’ecosistema». Infine una risposta alle critiche dell’opposizione di centrodestra. «Ricordo - conclude Nesladek - che proprio quel bosco e quella zona sono stati difesi in tutti questi anni da questa amministrazione che non ha dato corso alla realizzazione di piani di insediamento edilizio previsti dal Prg del 2000 (giunta Gasperini, ndr): piani che avrebbero realizzato un complesso grande quasi quattro volte Porto San Rocco: al posto dei sentieri oggi avremmo case e un campo da golf». In serata una precisazione dell’assessore regionale Luca Ciriani, «alla luce della volontà della giunta comunale di sospendere l’adeguamento funzionale delle piste forestali». Dichiara Ciriani: «È paradossale che da un lato si chieda sicurezza e prevenzione e dall’altro non si accettino i lavori necessari, condivisi dai tecnici: se il sindaco di Muggia vuole interrompere i lavori, la Protezione civile è disponibile, ma deve essere chiaro che questo comporta anche una piena assunzione di responsabilità dei rischi in caso di incendio».

Livio Missio

 

 

Trieste-Capodistria, niet sloveno - I 27 ministri Ue approvano l’Adriatico-Baltico ma Lubiana non vuole collegare via treno i due porti
TRIESTE Anche i 27 ministri dei Paesi Ue approvano il Corridoio Adriatico-Baltico, ma Lubiana rifiuta di collegare via ferrovia i porti di Trieste e Capodistria. Sta prendendo forma definitiva la rete Ten-T (transeuropea di trasporto) che comprende dieci corridoi. Quello Adriatico-Baltico parte da Helsinki e dagli scali marittimi dei Paesi baltici (Tallinn in Estonia, Riga in Lettonia e Klaipeda in Lituania) attraversa Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Austria e da Tarvisio scende verso Udine e Cervignano fino a identificare come sbocchi portuali naturali Trieste con Monfalcone e Porto Nogaro, Capodistria a Est e Venezia e Ravenna a Sud con possibile prolungamento fino ad Ancona. La Pontebbana dunque, struttura già esistente e sottoutilizzata, viene ufficialmente compresa, mentre sembra non trovare riscontro il tracciato caldeggiato dalla Slovenia che nella parte meridionale doveva passare attraverso Maribor e Lubiana prima di sfociare in Adriatico. Risulta ancora più clamorosa dunque la decisione che è stata presa ieri dalla delegazione slovena di non prendere in considerazione l’invito giunta da parte italiana per la realizzazione del collegamento tra i porti di Trieste e Capodistria, forse perché Lubiana spera di rimettere in discussione il tracciato nelle Commissioni Trasporti e Industria dove il dibattito è previsto a novembre e all’esame finale del Parlamento, nel gennaio 2013. Il ministro italiano Mario Ciaccia, che ha partecipato ieri a Lussemburgo alla riunione del Consiglio dei ministri dei Trasporti ha confermato che verso le reti Ten-T l’Europa convoglierà 31,7 miliardi (19,7 in conto capitale, 10 miliardi a valere sul Fondo coesione e 2 miliardi per project bond). «Per valutarne l’effetto positivo sull’economia dell’Unione europea - ha detto Ciaccia - bisogna considerare che i 31,7 miliardi fanno da leva finanziaria per circa 200 miliardi perché ad essi vanno sommati anche i finanziamenti degli Stati membri». Nelle infrastrutture ferroviarie di Cervignano, l’Adriatico-Baltico incrocerà il Corridoio Mediterraneo (l’erede del Corridoio quinto) che dalla Francia, attraverso Italia, Slovenia e Ungheria, raggiungerà l’Ucraina. «Si sta materializzando un grande successo, un risultato che potrà segnare il futuro del Friuli Venezia Giulia - ha commentato l’assessore regionale a Infrastrutture e Trasporti Riccardo Riccardi - l’Adriatico-Baltico corrisponde infatti nel suo sviluppo alla richieste formulate dalla Regione. Servono però - ha ammonito - politiche e parità di condizioni all’interno dell’Europa, in campo doganale, fiscale, di costo della manodopera, per la gestione dei traffici, e anche capacità di rispettare le regole vigenti». Sui singoli Corridoi, l’Europa potrà intervenire finanziariamente fino alla misura del 40% per quanto riguarda le tratte transfrontaliere, dal 20 al 30% su quelle tratte interne ai singoli Stati ritenute “colli di bottiglia” e per il 50% sui progetti. Altri due dei dieci Corridoi totali, attraversano l’Italiae sono quello che unisce Genova a Rotterdam e quello che parte da Helsinky per prolungarsi fino a La Valletta nell’isola di Malta.
Silvio Maranzana

 

Serracchiani: «Il rifiuto di considerare la proposta italiana è poco lungimirante»
«Il rifiuto della Slovenia a prendere in considerazione l’ipotesi di collegamento ferroviario tra i porti di Trieste e Capodistria non è un’ottima premessa all’integrazione portuale dell’alto Adriatico». Lo afferma l’europarlamentare del Pd Debora Serracchiani (foto) commentando il rifiuto della delegazione slovena alla proposta italiana di prendere ulteriormente in considerazione il collegamento ferroviario tra Trieste e Capodistria, in quanto le priorità vanno al collegamento Trieste-Divaccia e al raddoppio della Capodistria-Divaccia, già concordati. Secondo Serracchiani, «anche mentre è in corso una legittima competizione tra lo scalo di Trieste e quello di Capodistria, dovremmo essere più lungimiranti di quanto non suggerisca il calcolo delle convenienze nazionali. Sarà il tempo a dirci se far sistema di due porti contigui non grandi inseriti in aree politico-amministrative piccole è una possibilità tra le altre o un obbligo dettato dalle necessità di scala».
 

 

 

Nuovo Prg, Opicina vuole più parcheggi - ALTIPIANO EST
Ma i residenti chiedono meno edilizia residenziale e più possibilità di fare ampliamenti
OPICINA Il consiglio circoscrizionale di Altipiano Est continua la serie di incontri con i cittadini nelle diverse frazioni per raccogliere indicazioni e suggerimenti utili alla redazione del nuovo piano regolatore generale comunale. Dai cittadini è stato evidenziato come il centro della principale frazione dell’altipiano continui a risultare congestionato per mancanza di aree di sosta e per il mancato sfruttamento di quelle esistenti. È il caso, per esempio, della centralissima ex area di parcheggio del servizio 118 di via di Prosecco, spazio che se ben utilizzato potrebbe ospitare circa 100 vetture. In tema di viabilità, è stato puntualizzato che nel nuovo Prg dovranno essere inseriti alcuni interventi già preventivati, a cominciare dalla realizzazione della bretella che da largo San Tommaso prosegue lungo via dei Salici sino alla rotatoria nel centro del paese e ancora lungo via del Ricreatorio sino alla ex 202, con ulteriore sviluppo con la direttrice via dell’Assenzio-via del Refosco. Un’altra indicazione è quella del completamento del sistema di attraversamento del centro opicinese attraverso la creazione di una terza rotonda all’incrocio tra Strada per Vienna e via di Basovizza. Sempre dalla circoscrizione un’ ulteriore indicazione per decongestionare dal forte traffico il centro di Opicina, ovvero lo studio di una circonvallazione a est della borgata a partire da Strada per Vienna, all’altezza di un esercizio commerciale, a bordeggiare l’abitato sino al complesso scolastico di Banne, punto dal quale connettersi con il sistema delle due rotatorie poste sulla strada provinciale n. 1 e della provinciale n. 35 (l’ex 202). Subito accanto, lo studio di una circonvallazione ovest sfruttando l’asse esistente formato dalla direttrice via dei Papaveri – via Fiordalisi. Sul fronte dell’edilizia, i cittadini hanno manifestato da una parte la preoccupazione per l’eventuale e ulteriore incalzare dell’edilizia, dall’altra il disappunto per non poter effettuare sul proprio suolo le modifiche e gli ampliamenti desiderati. Da tenere d’occhio l’area dell’ex Hotel Obelisco, di cui si auspica un recupero in chiave turistica e non l’ennesima cementificazione residenziale.

(Ma. Lo.)
 

 

Progetto in boschetto

Oggi, alle 18.30, presentazione del corso “In cucina con le erbe e i fiori” da parte di Claudio Petracco e Tiziana Cimolino; alle 19 conferenza su alimenti industriali ed etichette con il perito Giulio Barocco, in via San Cilino 40/2 alla pro loco San Giovanni-Cologna. Domani, alle 10, passeggiata naturalistica con Fabio Tercovich, ritrovo alla rotonda del boschetto.

 

 

Passi sul Sentiero della pace per non scordare le guerre
Dal 2007 esiste un sentiero di oltre cento chilometri dedicato alle vittime del conflitto ’15-’18, che tocca Caporetto ma anche paesaggi pittoreschi
Camminare tra i monti anche per non dimenticare, assaporando paesaggi e sapori autentici del territorio. Dal 2007 esiste un percorso di oltre 100 chilometri, dedicato alle vittime della Prima guerra mondiale, che passa da Caporetto e che, strada facendo, non esplora solo monumenti militari ma anche cascate, scorci pittoreschi e malghe. È il Sentiero della Pace, coincidente con sentieri montani e turistici già esistenti ma oggi contrassegnato con degli specifici loghi di riconoscimento e supportato da un ottimo lavoro di mappatura, di ricostruzione storica e di supporto didattico organizzato dall’ente “Fondazione le vie della pace nell’Alto Isonzo”. La Fondazione, che questo weekend riceverà l’ennesimo riconoscimento internazionale per il lavoro svolto in questi anni, si occupa di ripristinare e far conoscere il patrimonio storico del Fronte isontino, promuovendo allo stesso tempo anche le attrattive culturali e naturali dell’Alta valle dell’Isonzo, attraversata dal percorso. Nel Centro visite “Le vie della pace”, a Caporetto, si trovano le informazioni sul Sentiero, e possibile visitare gratuitamente la nuova esposizione interattiva e passeggiare virtualmente lungo tutto il percorso, comprare oggetti di artigianato locale e navigare gratuitamente in internet. Il tema della Prima guerra mondiale non è più visibile quindi soltanto nel museo di Caporetto (Kobariski Muzej), aperto tutti i giorni, ma anche nei luoghi originari della linea del fronte, dove si incontrano trincee e caverne divenute improvvisati rifugi, cimiteri militari, ossari e altri monumenti, ristrutturati e riorganizzati in sei musei all’aperto. I punti di interesse sono raggiungibili all’occorrenza assieme a guide specializzate (a pagamento e in diverse lingue, tra cui italiano) che, nel periodo estivo, accompagnano i visitatori anche a visitare alcune malghe in attività. Da giugno a settembre, l’esperienza è particolarmente simpatica perché è possibile osservare la lavorazione tradizionale del formaggio Tolminc e avere un piccolo assaggio della vita tra i monti. Le passeggiate didattiche sono accompagnate anche da aneddoti su Hemingway, Napoleone e la rivolta di Tolmino. Il primo tratto del Sentiero si sviluppa nella valle di Bovec. Iniziando da Log pod Mangartom, passa accanto alle forre Nemclja e Koritnica, alla fortezza di Kluže, alla chiesetta di S. Lenart, al cimitero di guerra austro-ungarico, ai musei all’aperto Ravelnik e Celo, sopra Kal-Koritnica. Da qui scende fino alla forra dell’Isonzo e poi impenna fino ai 1257 metri della malga Golobar. Attraversando la sella Cez Utro, prosegue verso il museo all’aperto Zaprikraj e quindi fino a Drežnica e Kobarid (Caporetto). Da qui parte un vero e proprio trekking montano verso la cima di Ladra, passando una cappella italiana sulla Planica e per il rifugio montano presso la malga Kuhinja. Si prosegue quindi verso i 1359 metri del Mrzli vrh, sul cui fianco c’è l’attrezzato museo all’aperto. Il sentiero passa poi accanto alle malghe Pretovc, Medrje e Laška sec, scende fino a Javorca, alla chiesetta austro-ungarica Sv. Duha, al il cimitero di guerra austro-ungarico Loce. Il percorso da Tolmin conduce verso la confluenza dell’Isonzo e della Tolminka sino all’ossario tedesco. Costeggiando il fiume e attraversato il ponte sull’Isonzo, si devia a sinistra verso la salita al Mengore e all’ultimo museo.
Cristina Favento

 

Percorso a piedi con diversi gradi di difficoltà
Per informazioni dettagliate sul Sentiero della Pace e relative visite guidate rivolgetevi alla Fondazione le vie della pace nell'alto Isonzo a Caporetto (telefono 00386 53890167, oppure i siti www.dolina-soce.com e www.potmiru.si). L'intero percorso del Sentiero della Pace si percorre generalmente in cinque giorni e implica diversi gradi di difficoltà. In particolare, da Caporetto parte un vero e proprio trekking montano fino a Dreznica e Tolmin. È comunque consigliabile affrontarlo in due giorni dormendo nel rifugio montano presso la malga Kuhinja, aperta durante tutta la stagione estiva (dal 15 giugno al 15 settembre) ogni giorno, al di fuori della stagione estiva soltanto nei fine settimana.
 

 

 

 

TriesteAllNews - GIOVEDI', 7 giugno 2012

 

 

Scempio della Val Rosandra, avviso di garanzia per Ciriani: «Sono tranquillo»
Primo commento del vicepresidente della Regione. Insieme a lui indagato anche il responsabile della Protezione civile regionale Berlasso
Arrivano i primi provvedimenti della giustizia per l’intervento della Protezione civile in Val Rosandra. Legambiente Fvg ha fatto sapere di aver ricevuto oggi una raccomandata dalla Procura della Repubblica. L'associazione ambientalista aveva infatti presentato una denuncia alla stessa Procura dopo la sciagurata pulizia dell'alveo del torrente Rosandra (nella foto).
La missiva odierna comunica a Legambiente che otto persone - tra queste anche il vicepresidente della Regione Luca Ciriani e il capo della Protezione civile regionale Guglielmo Berlasso- hanno ricevuto un’informazione di garanzia «per i reati relativi alla violazione degli articoli 733 bis e 734 del codice penale per avere distrutto e/o alterato in data 24/03/2012 un habitat all'interno di un sito protetto con compromissione della bellezza naturale dei luoghi».
Sembra quindi che le indagini scattate all’indomani delle prime denunce delle associazioni ambientaliste stiano portando all’individuazione di eventuali responsabilità penali per l'intervento "Alvei puliti".
La notizia è stata confermata anche dalla presidente di Legambiente Trieste, l'architetto Lucia Sirocco, da noi raggiunta poco fa al telefono.
«Sono tranquillo e sereno perché sono convinto che la Protezione civile abbia agito come sempre nel massimo rispetto delle leggi e con il solo obiettivo di tutelare la pubblica incolumità». È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Regione, Luca Ciriani, in merito agli sviluppi giudiziari riguardanti l'operazione di pulizia dell'alveo del torrente in Val Rosandra.
Ilaria Bagaccin
 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 7 giugno 2012

 

 

Taglio degli alberi in Val Rosandra, gli indagati sono otto
Avvisi di garanzia al vicepresidente della giunta regionale Ciriani e al responsabile regionale Berlasso. Nei guai anche il sindaco di San Dorligo Premolin e il suo vice. Viene contestata la disastrosa operazione “Alvei puliti” di fine aprile: l’accusa è di deturpamento di bellezze naturali
Il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia, Luca Ciriani, e il responsabile della Protezione civile regionale, Guglielmo Berlasso, sono indagati per il presunto "scempio" della Val Rosandra, nel marzo scorso, a causa di contestati lavori di deforestazione. Assieme a loro hanno ricevuto un avviso di garanzia altre sei persone, tra cui il sindaco di San Dorligo della Valle, Fulvia Premolin, e il suo vice.
La notifica dell'iscrizione nel registro degli indagati è stata notificata dalla Procura della Repubblica di Trieste a Legambiente del Friuli Venezia Giulia, che in seguito alla vicenda aveva presentato un esposto alla magistratura.
Nei confronti degli indagati, il sostituto procuratore Antonio Miggiani ha ipotizzato la contravvenzione di distruzione o deturpamento di bellezze naturali, prevista dagli articoli 733 bis e 734 del codice penale.
L'azione dei volontari della Protezione civile si era svolta il 24 e 25 marzo scorsi, nell'ambito del progetto "Alvei puliti 2012", con la pulizia di sponde arginali, il taglio di piante pericolanti in corrispondenza degli argini, l'eliminazione dalle sponde di vegetazione infestante. Secondo esponenti ambientalisti, biologi e politici locali, che avevano organizzato anche clamorose proteste pubbliche, l'azione era stata troppo invasiva e aveva portato al grave depauperamento di alberi e piante rari.
Lo scempio della Val Rosandra era emerso un paio di giorni dopo essere stato commesso grazie alla mobilitazione sul web. La pagina Facebook del Piccolo e questo sito erano stati sommersi dai messaggi di condanna dell'operato della Protezione civile regionale.
 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 7 giugno 2012

 

 

Le ruspe devastano il Bosco dell’Arciduca
I sentieri dell’ultima collina verde di Muggia “ripuliti” dalla Protezione civile per garantire il passaggio dei mezzi antincendio
MUGGIA Le ginestre in fiore? Via. Le roverelle che facevano ombra ad arco? Via. I cespugli di sommaco? Via. Il caterpillar avanza senza tanti complimenti, la lama da spazzaneve spinta dai potenti cingoli non conosce ostacoli e così dopo il suo passaggio i secolari sentieri del Bosco dell'Arciduca, sulla collina che sovrasta punta Sottile, a Muggia, si trasformano in comode e brutte piste abbastanza larghe da far passare le autobotti della Forestale e della Protezione civile, sai mai un incendio anche se da queste parti non se ne ricordano perché il famigerato pino nero è scarso e le roverelle non sono tanto pericolose. Ma ormai, per tre quarti, è fatta: il viottolo che dal Molo a T porta fino alla sommità della Fortezza austroungarica è diventato una strada sterrata. Il sentiero dell'Arciduca che dirama verso sinistra, una perla della tanto decantata Traversata Muggesana, è stato devastato per un buon terzo della sua lunghezza: i cingoli si sono fermati a pochi metri dalle secolari canalette in pietra fatte costruire dall'arciduca Lodovico Salvatore di Asburgo Lorena per il deflusso delle acque. L'augusto arciduca si starà rigirando nella tomba, e neanche i muggesani hanno gradito questo nuovo caso di scempio naturalistico, una “Val Rosandra due”, sempre per opera di una ditta specializzata (la Bombardier Srl di Arta Terme) chiamata dalla Protezione civile in ossequio a una direttiva della Regione. Immediata la valanga di proteste tanto che ieri il sindaco Nerio Nesladek, accorso sul posto (l'assessore competente Giorgio Kosic si trova negli Usa), ha fatto sospendere i lavori, per salvare il salvabile. I lavori erano stati preannunciati dal Comune attraverso il proprio sito internet quattro giorni fa. «Si informa la cittadinanza che la Protezione Civile, in accordo con la Guardia Forestale, provvederà alla pulizia della pista forestale denominata “Dell'Arciduca”, iniziando dal lato che si diparte dalla Strada Provinciale di fronte al Molo a T. I proprietari dei fondi contermini alla strada forestale in questione hanno titolo a raccogliere il legname proveniente dal taglio effettuato sui terreni di loro proprietà, a partire dalla data di inizio dei lavori ossia dal 4 giugno e fino all'avvenuta ultimazione degli stessi», recita il testo. Un intervento annunciato quindi, messo in preventivo già alla fine del 2011. Interpellati sull'attività da svolgere il coordinatore della Protezione civile di Muggia Fabrizio Braico aveva da subito evidenziato come l'intervento sarebbe stato organizzato dalla sede centrale di Palmanova. E così è stato. La ditta specializzata, chiamata dalla Protezione civile, non è andata il sottile. E la polemica è divampata quasi subito. «La cosiddetta fase preventiva, come la chiama il Comune, non poteva essere intrapresa prima della partenza dei lavori invece che dopo?», si chiede il vicecoordinatore del Pdl Christian Gretti. L'esponente dell'opposizione, interrogandosi sul perché, «una volta ottenuto l'ok dalla Forestale, l'amministrazione Nesladek non abbia supervisionato da subito l'intervento», ha fortemente stigmatizzato l'accaduto evidenziando come «la segnalazione dei lavori sia arrivata, fortunatamente, da alcuni cittadini dotati di senso civico» e non da parte del Comune stesso. Gretti ha infine voluto ricordare il caso eclatante del disboscamento in Val Rosandra «che evidentemente non ha insegnato nulla».

Livio Missio (ha collaborato Riccardo Tosques)
 

Il sindaco accorre e blocca tutto ma ormai è fatta
MUGGIA Il sindaco Nesladek ieri mattina non ha perso tempo: allertato, è corso sul posto e ha bloccato tutto. Poi le prime spiegazioni. «La zona del Bosco dell’Arciduca rientra nel Piano regionale di difesa del patrimonio forestale dagli incendi - dice una nota - e, in tal senso, il Comune di Muggia era stato informato che sarebbe stato realizzato un intervento di manutenzione: nella fattispecie, una risistemazione della carreggiata esistente con una pulizia della vegetazione per una larghezza di un metro da ciascun lato. Ieri sera (mercoledì per chi legge., n. d. r.) il sindaco Nerio Nesladek è stato avvertito da alcuni cittadini e ambientalisti che i lavori sembravano eccedere una normale manutenzione.» Ieri mattina il sopralluogo con i responsabili della ditta incaricata dalla protezione civile di eseguire i lavori e la Forestale. La Protezione civile regionale era contattata via telefono. La strada che porta dal mare alla sommità - dice il Comune stesso - è stata quasi terminata e sono iniziati i lavori di sistemazione del sentiero secondario che conduce all’interno del Bosco dell’Arciduca. «Questa è una zona particolarmente sensibile dal punto di vista ambientale. Benché la Forestale abbia dato rassicurazioni sulla compatibilità dell’intervento, pert la valenza paesaggistica ed affettiva di quei luoghi, il sindaco ha richiesto la massima precauzione nell’esecuzione delle opere, limitando gli interventi al minimo possibile compatibilmente con l’obiettivo sicurezza. C’è stata massima disponibilità della Protezione Civile ed i lavori sono stati sospesi. Si ragionerà tra tecnici nei prossimi giorni sul da farsi e comunque verrà avviato un confronto con ambientalisti e cittadini. A breve - promette Nesladek - verrà organizzata una conferenza stampa pubblica, con la presenza di tutti i soggetti interessati».
 

Il Wwf: «Valuteremo i danni coi nostri esperti» - LE POLEMICHE
Sono stati alcuni cittadini a lanciare per primi l’allarme chiamando forestale e ambientalisti
Il Wwf ha immediatamente espresso la sua preoccupazione per il nuovo intervento della Protezione civile regionale a Muggia. «Non si erano ancora sopite le proteste per l’intervento realizzato in Val Rosandra - dice una nota - che delle nuove opere della Protezione Civile regionale hanno sollevato ieri le immediate rimostranze degli amanti della natura residenti a Muggia. In località San Floriano Ligon il sentiero "traversata muggesana" che si ricollega a quello dell'Arciduca, molto noto e frequentato, sarebbe stato allargato dai due metri attuali a quasi dieci, con distruzione della vegetazione tramite l’uso di escavatori. Dalle prime informazioni che sono state ottenute - continua il Wwf - sembrerebbe che l’intervento progettato con le finalità di costituire una pista antincendio, riguardi anche la restante rete di sentieri con pericolo di un’ulteriore notevole alterazione del paesaggio e della natura. Gli interventi nel bosco, in area tutelata, non sarebbero stati preceduti da un’autorizzazione paesaggistica. Ciò andrà verificato. Quel che è certo è che, in questo periodo, simili interventi causano il massimo disturbo alla fauna selvatica molto ricca in quella località. Il sindaco di Muggia, con il quale ieri mattina si era subito messo in contatto il presidente del Wwf di Trieste Alessandro Giadrossi, ha assicurato, dopo un sopralluogo, che i lavori sarebbero stati sospesi in attesa di un chiarimento con i funzionari regionali. Nei prossimi giorni il gli esperti del WWF verificheranno la consistenza e natura dei lavori realizzati e progettati». L’allarme era stato lanciato anche da vari cittadini, che hanno chiamato il giornale e le autorità di vigilanza. «La protezione civile - ha immediatamente scritto via e-mail un cittadino al sindaco - non contenta dell'intervento di pulizia in Val Rosandra, sta procedendo, quasi con lo stesso modus operandi, alla pulizia della pista forestale "all’Arciduca" di Muggia che diparte dal molo a T posto lungo la strada provinciale che conduce a Lazzaretto. Gli escavatori stanno spianando la vegetazione arbustea non solo lungo la pista forestale vera e propria ma anche lungo il sentiero denominato “percorso attrezzato”.
 

 

FERRARA (LEGA) «Piano traffico, poche risposte e trasparenza insufficiente»
Critiche nel metodo da parte del capogruppo del Carroccio, pieno appoggio nel merito espresso dall’esponente del Pdl Maurizio Bucci. La bozza aggiornata del Piano del traffico suscita reazioni di tenore opposto in seno all’opposizione in Consiglio comunale. Il giudizio più duro arriva dal leghista Maurizio Ferrara, che chiama pesantemente in causa l’assessore alla Pianificazione. «Marchigiani uguale spot mediatici da carosello pubblicitario - attacca Ferrara -. I consiglieri comunali eletti, almeno quelli dell’opposizione, non conoscono il piano nei dettagli e l’assessore si rifiuta di convocare le Commissioni richieste al fine di discuterne il contenuto. Alla faccia della trasparenza. Non solo, tenuto conto che a Trieste circolano 200 mila veicoli, ho rinnovato la richiesta di una relazione dettagliata sul piano parcheggi in superficie, ma inutilmente. E poi - conclude il leghista - che fine hanno fatto i parcheggi di scambio periferici e i bus navetta tanto richiesti dall’allora opposizione?». Di tutt’altro avviso il pidiellino Bucci, che annuncia pieno sostegno in aula. «Apprezzo in particolare la proposta di pedonalizzare via Mazzini e dedicare al traffico dei bus Corso Italia - chiarisce Bucci -. Proposta che, da assessore dell’amministrazione Dipiazza, avevo lanciato e caldeggiato, incontrando poi la resistenza di alcuni colleghi. Sono felice che ora quell’idea intelligente torni in auge. La approvo e, già che ci sono, rilancio pure. Propongo cioè di spingersi oltre, prevedendo la piantumazione di alberi e il posizionamento di panchine rivolte verso i negozi nel tratto di Corso Italia da piazza della Borsa allo slargo in corrispondenza di Upi. E magari, perchè no, pure l’utilizzo di asfalto colorato, al posto dei marciapiedi tradizionali, per delimitare l’area riservata ai pedoni».
 

 

La Lucchini in vendita si affida a Chindemi
Il nuovo amministratore delegato, ex direttore della Ferriera, è stato scelto ieri Deve favorire la cessione. Tra i possibili acquirenti gli indiani della Jspl
TRIESTE È stato per quasi un anno, nel corso del 1997, direttore della Ferriera di Servola per cui conosce la situazione dello stabilimento triestino e saprà come gestirne la vendita l’ingegner Francesco Chindemi che ieri è stato nominato amministratore delegato del Gruppo Lucchini, subentrando a Francesco Calcagni. Nomina formalmente decisa dall’assemblea degli azionisti tenutasi a Milano e cha ha rinnovato l’intero consiglio di amministrazione insediando anche Giuliano Mari presidente, Maurizio Ria chief restructuring officer, Fausto Azzi chief financial officer e Carlo Simeone vicepresidente. Chindemi è stato sostanzialmente scelto dalle banche, in prima fila Bnp Paribas, Unicredit, Intesa San Paolo e Monte dei Paschi, che hanno in pegno le azioni del gruppo dopo la ristrutturazione del debito con l’omologa di concordato del Tribunale di Milano. Il gruppo bresciano, che è controllato dal magnate russo Alexei Mordashov (51% direttamente, 49% attraverso Severstal), al 31 ottobre 2011 aveva debiti per un miliardo 168 milioni 413mila 500 euro. Come ricorda Francesco Semino, responsabile relazioni esterne della Lucchini, Chindemi che ha 68 anni si è formato alla Teksid del Gruppo Fiat e ha ricoperto incarichi dirigenziali, oltre che a Servola, alle acciaierie di Piombino, all’Ilva di Taranto e ultimamente in Belgio per la Duferco. «É un tecnico siderurgico puro il che è positivo», commenta Enzo Timeo segretario di Trieste della Uil. Chindemi dovrà ora dare stabilità al lavoro industriale fornendo un contributo decisivo al processo di vendita. «Bisogna attendere tutte le manifestazioni di interesse - ammonisce Semino - e alla fine si potrebbe anche tornare a decidere di vendere in blocco, anziché procedere allo spacchettamento». Ipotetici interessamenti al gruppo sembrano per il momento venire soltanto da Est: dall’Ucraina e dall’India. In particolare dall’indiana Jspl (Jindal steel & power limited) la stessa che ha preso in affitto per cinque anni la Sertubi di Trieste. Una delegazione del gruppo indiano ha visitato nei giorni scorsi l’acciaieria di Piombino, il maggiore degli stabilimenti della Lucchini forse per valutare l’utilità di un acquisto in blocco del Gruppo, ma fonti toscane rivelano come non siano giunte novità su intenzioni di avviare una due diligence per valutare l’opportunità dell’acquisto. Eppure a Trieste in qualche modo la Jspl c’è già e la sopravvivenza della stessa Sertubi è legata alla ghisa di Servola per cui non è un mistero l’interesse degli indiani sulla ferriera. «Ma non abbiamo visto alcun piano industriale - lamenta Timeo - per lunghi anni tutti i politici si sono disinteressati dell’industria a Trieste. Forse qualcosa con il ministro Clini sta cambiando, aspettiamo imprenditori che mirino anche a salvaguardare l’occupazione, non investitori».
Silvio Maranzana

 

«Servola, i monitoraggi ce li facciamo da noi» - ASSOCIAZIONE
“No Smog”: istituzioni inerti, ora agiamo da soli. Laureni: anche il Comune si muoverà
Come sta Servola? Male. Anzi, malissimo. Almeno sotto il profilo dell’inquinamento atmosferico. È questa l’opinione ribadita con forza ieri dall’associazione ambientalista No smog. «Vista l’inerzia delle istituzioni, abbiamo iniziato noi, con nostre apparecchiature, a fare una serie di monitoraggi nelle case e nei giardini del rione – ha annunciato il portavoce di No smog, Adriano Tasso, aprendo la conferenza stampa - per verificare la presenza di sostanze nocive nell'aria. Ebbene, abbiamo verificato che ci sono benzopirene, benzene e polveri sottili in quantità superiore ai limiti di legge». Tasso ha poi passato in rassegna quelli che ha definito «i grandi assenti sul panorama istituzionale. Per prima – ha sottolineato – indichiamo la Regione. Gli uffici per la riconversione della Ferriera, che dovrebbero prendersi in carico il problema, sono vuoti. Dovrebbero esserci sei addetti, ma per ora nemmeno una nomina è stata formalizzata». No smog però ha recentemente archiviato «due importanti successi. Mi riferisco – ha proseguito Tasso - innanzitutto all’introduzione, nella valutazione dei dati statistici, della cosiddetta “media mobile”. Non si misurano i dati solo da gennaio a dicembre, ma ogni mese viene messo a confronto con il suo corrispondente anno su anno. In secondo luogo – ha concluso Tasso - finalmente l'Arpa ha accettato di prendere in esame anche i dati registrati dalla centralina di San Lorenzo in Selva». Su questo fronte è intervenuta la presidente di No smog, Alda Sancin. «Se tracciamo un cerchio ideale partendo dallo stabilimento siderurgico per arrivare fino a questa centralina, scopriamo che dentro l’area che così viene a determinarsi sono comprese molte case di civile abitazione. Perciò quei dati saranno fondamentali». In chiusura, Tasso ha ribadito il no dell’associazione «alla nuova centrale elettrica di Opicina e al rigassificatore». L’assessore comunale Umberto Laureni, presente all’incontro, dopo aver confermato «piena stima all’impegno di No smog, associazione che rappresenta un buon interlocutore», ha ricordato che «il Comune effettuerà anch’esso, in via ufficiale, monitoraggi puntuali e capillari in tutti i rioni, per poter adottare di volta in volta e rapidamente provvedimenti da attuare sul territorio».

Ugo Salvini
 

 

Scalo Legnami 70mila metri quadri per il fotovoltaico
Ma a gestire il progetto sarà l’Authority con Trieste Servizi che prenderà in concessione per 21 anni l’area necessaria
Via le tettoie in amianto e spazio al fotovoltaico: allo Scalo Legnami arriverà un nuovo impianto sulle aree in concessione a General cargo terminal (Gct), che intanto fa registrare un buona crescita dei traffici. Sarà Porto Trieste Servizi, la multiutility controllata dal’Autorità portuale, a ricoprire con pannelli fotovoltaici quasi 70mila metri quadrati di tettoie e magazzini, mentre Gct spa ridurrà gli investimenti descritti nel Piano industriale presentato nel 2008. Era di circa 6 milioni di euro infatti il valore degli interventi previsti per trasformare il layout dello Scalo Legnami, tra i quali la recinzione e messa in sicurezza delle aree, le opere di adeguamento stradale e ferroviario nonché quelle strutturali. Oltre naturalmente alla bonifica delle tettoie contenenti amianto, già oggetto di contenzioso tra Gct e Authority negli anni scorsi. Alla fine del 2010, con una decisione ribadita un anno più tardi, Gct - società guidata dal Gruppo Gavio (42% attraverso Terminal Frutta Trieste) con Pacorini Metals (30%), gruppo Ocean (18%) e la finanziaria regionale Friulia (10%) – aveva scritto all’Authority segnalando il mutato scenario dei traffici, la relativa composizione merceologica e la volatilità della domanda. Per questo motivo la società – era stato scritto - non aveva più intenzione di demolire le tettoie, proponendo la realizzazione di un impianto fotovoltaico installato da una ditta specializzata che si sarebbe accollata i costi della bonifica per poi gestire il conto energia in cambio di una royalty alla Gct o all’Autorità portuale. A questo punto l’Authority ha deciso di far intervenire Porto Trieste Servizi per una gestione diretta del progetto, avviando così un’istruttoria di concessione della durata di 21 anni legata alla realizzazione di un impianto fotovoltaico su circa 70mila metri quadrati di lastrico solare, oltre alla superficie a terra necessaria per il posizionamento delle cabine elettriche e dei cavi di collegamento funzionali all’impianto. Felice della soluzione alternativa l’amministratore delegato di Gct, Claudio Grim, che si è impegnato a non ostacolare la realizzazione dell’impianto sulle tettoie in concessione alla società. Allo Scalo Legnami Gct, che tra il 2010 e il 2011 ha investito quasi 450mila euro, dispone di circa 350 metri di banchina e fondali da 11 metri per una concessione che arriva al 2024. Negli ultimi tre anni l’aumento dei traffici è stato progressivo, passando dalle circa 128mila tonnellate del 2009 alle 236mila del 2010, per finire con le 318mila del 2011. Buone anche le previsioni per il 2012 con il superamento delle 420mila tonnellate di merce anche grazie al trend degli approdi (21 navi nel primo trimestre 2012, erano state 37 nell’intero 2010). La mancata demolizione delle tettoie peraltro farà aumentare per Gct il canone di concessione a favore dell’Authority, che ricaverà anche un canone aggiuntivo dalla concessione dei tetti per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico.
Riccardo Coretti

 

 

SEGNALAZIONI - RIGASSIFICATORE/1 Ma il Friuli non lo vuole

Chi azzarda osservazioni sul rigassificatore da collocare a Trieste è severamente censurato dal governatore Tondo e dall’assessore regionale all’Ambiente Ciriani. Partito del “No se pol”, ovvero, per dirla con acronimo anglosassone: Nimby (not in my backyard – non nel mio cortile). Si dovrebbe però aggiungere che c’è cortile e cortile. Quello giuliano (di gran lunga la più piccola provincia d’Italia) ha solo 212 Kmq. Quello di Udine ne conta ben 4.904. Ma, chissà perché, le coste e il mare del Friuli (su cui c’era un progetto) non si devono toccare, lo si è già deciso anni fa. Non vi sembra strano che i friulani siano disinteressati a una cosa che a noi triestini viene rappresentata come un’occasione d’oro... Meditate, gente, meditate.

Giorgio Godina

 

SEGNALAZIONI - RIGASSIFICATORE/2 - Uno studio non imparziale

Valutare i benefici che deriverebbero all’economia triestina dalla realizzazione del rigassificatore a Zaule sulla scorta dello studio commissionato da GasNatural a Nomisma, sarebbe come se si affidasse la stesura della condanna all’imputato reo confesso, anziché al giudice. Questa è la conclusione cui si giunge dopo aver letto l’articolo apparso sabato scorso, 26 maggio, sul Piccolo. Lo studio, che pare abbondi di cifre e valutazioni economiche sulla cui attendibilità il cittadino ha tutti i motivi di dubitare poiché commissionato da GasNatural, sembra trascurare alcune considerazioni di fondo, condivise dalla maggior parte degli esperti di problemi energetici e autorevolmente confermate proprio qui a Trieste dall’Ad di Eni, Paolo Scaroni, e cioè che nei prossimi 30 anni non vi sarà alcun problema di carenza di gas ma si porrà unicamente un problema di sicurezza e continuità delle fonti di approvvigionamento, ragion per cui la realizzazione dei rigassificatori ha una valenza di pura e semplice, opportuna diversificazione delle regioni geopolitiche da cui rifornirsi di gas. In secondo luogo, uno studio che voglia avere una qualche autorevolezza scientifica, non può non esaminare le alternative tecnologiche oggi disponibili per la realizzazione di impianti di rigassificazione. Alternative che relegano la proposta di GasNatural tra le soluzioni tecnologicamente più obsolete sia sul piano economico che su quello della sicurezza e del rispetto ambientale. Infine, non occorre essere degli addetti ai lavori per ben comprendere che nella fase di costruzione la presenza di manodopera sarà certamente di un qualche rilievo ma, in fase d’esercizio, è la stessa Nomisma a valutare in solo 70 unità gli addetti all’impianto, cui si dovrebbero aggiungere, a giudizio di Nomisma, ulteriori 320 addetti a non meglio precisati servizi. Sembra di rivivere gli anni in cui la realizzazione dell’oleodotto venne spacciata per il toccasana alla declinante economia cittadina! Con la differenza che i rischi connessi alla presenza di un oleodotto sono, per esperienza vissuta dai triestini, gestibili anche se non di poco conto, mentre la pericolosità di un impianto di rigassificazione on-shore è equiparabile, secondo le valutazioni correnti, agli impianti ad energia nucleare.

Aurelio Slataper

 

SEGNALAZIONI - RIGASSIFICATORE/3 Garanzie sospette

Nel lungo articolo scritto da Paola Bolis in merito allo studio Nomisma, si parla dei benefici economici che il rigassificatore porterebbe a Trieste. Perché non considerare anche il «fattore di garanzia» sancito dall’authority per l’energia e il gas? Il fatto cioè che per vent’anni chi avvia un rigassificatore ha ricavi assicurati pari all’ottanta per cento della capacità lorda dell’impianto? Pare difficile crederlo, in tempi di conclamato liberismo, ma questa certezza del guadagno (a spese, indovinate di chi?) è stabilita dal legislatore italiano indipendentemente dalla richieste del mercato (cioé anche se non si dovesse vendere un metro cubo di gas). Il dato è contenuto nella deliberazione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas del 4 agosto 2005 n. 178 consultabile on line (del fattore di garanzia si parla al punto 11, ovvero nelle pagine penultima e ultima). Vale la pena di leggerle.

Fabio Maj

 

 

SEGNALAZIONI - DIFFERENZIATA Operazione mal spiegata

La pagina del Piccolo di venerdì 1 giugno relativa alla raccolta delle immondizie merita un’attenta riflessione. L’attenzione è spostata solo ed esclusivamente sul livello – per così dire – sanzionatorio e sulla cattiva volontà dei triestini che non sarebbero sensibili alla raccolta differenziata. Ora io penso che certamente ci siano delle persone che non conferiscono le immondizie in maniera correttamente differenziata negli appositi bottini, o campane che dir si voglia, persone che sono ovviamente condannabili e sanzionabili per il loro scarso senso civico, e tuttavia ritengo che la diagnosi offerta dal Piccolo sia completamente errata. La differenziazione della raccolta delle «scovazze», che in ogni paese costituisce un indice sicuro di civiltà, non è stata per nulla preparata a livello comunicativo. Dal 1.o giugno dell’altr’anno le nostre case avrebbero dovuto essere letteralmente inondate da copioso – e ripetutamente, fino alla noia, recapitato – materiale illustrativo, inviato dal Comune o dall’Acegas, materiale illustrativo in cui venisse spiegato per filo e per segno il corretto funzionamento della raccolta differenziata stessa, e cioè che cosa buttare e dove. Quanto dev’essere lavata una bottiglia di olio vuota prima di poter essere conferita nel cassonetto del vetro ? Dove si getta il contenitore dello yogurth, nella plastica, ovviamente, ma esso dev’essere lavato e la copertura andrà buttata nella differenziata o nell’indifferenziata? I blister delle medicine consumate sono da considerarsi mero prodotto plastico o – valutate alcune presenze di alluminio – vanno nell’indifferenziata? Sono solo tre esempi forniti da un comune cittadino che spesso ha molti dubbi al riguardo. Quindi, prima di lamentare le presunte inadempienze dei cittadini e delle cittadine di Trieste, il Comune e l’Acegas dovrebbero fare un serio esame di coscienza sulle loro inadempienze comunicative. Né è sufficiente qualche singolo seminario per «iniziati» (mi pare – se ricordo bene - nella sala conferenze del Museo Revoltella) per sanare una situazione che avrebbe avuto – e avrebbe – bisogno di tutt’altra campagna comunicativa. A quando un’informazione dettagliata e capillare dei triestini sul conferimento differenziato delle «scovazze»?

Giuseppe Fornasari

 

 

Una passeggiata insieme agli asini - LE INIZIATIVE “IN BOSCHETTO”
Corso di cucina, conferenza sugli alimenti, animazione per i più piccoli
Il progetto “In Boschetto” propone da domani a domenica tre giorni di appuntamenti dedicati alla natura e soprattutto alla valorizzazione del Boschetto, punto di riferimento dei vari eventi, con iniziative per adulti e bambini. Domani alle 18.30 verrà presentato il corso “In cucina con le erbe e i fiori” con il maestro di cucina Claudio Petracco. Alle 19 spazio alla conferenza “alimenti industriali ed etichette” a cura del perito agrario Giulio Barocco alla pro loco San Giovanni-Cologna. Si continua sabato alle 10 con il ritrovo alla rotonda del Boschetto per una passeggiata naturalistica con la guida di Fabio Tercovich, guardia forestale. Alle 16 l’Aias proporrà una passeggiata con l’asino, chiamata “mi col mus e ti col tram” che prenderà il via dal parcheggio di via Marchesetti accanto al Ferdinandeo, dove domenica alle 10.30 la manifestazione continuerà con l’animazione per i bambini, con musica, racconti, passeggiate e un laboratorio manuale. Le tre giornate sono realizzate con la collaborazione del Comune di Trieste e il Csv Fvg, promosse da Legambiente, circolo verdeazzurro Trieste, con l’International Society Doctors for the Environment-Trieste Isde, la Proloco San Giovanni Cologna, l’associazione “il Pane e le Rose”, l’associazione “eoh-san”, l’associazione “la sorgente” e la Lipu. Le attività del progetto “In boschetto” continueranno anche nei prossimi mesi, tra le tante iniziative la pulizia del verde, incontri sulla tutela degli spazi urbani, giochi per i più piccoli, conferenze e approfondimenti.

mi.bru.
 

 

GREENSTYLE.it - GIOVEDI', 7 giugno 2012

 

AirPod: l’auto ad aria compressa presto sul mercato a 7.000 euro
È piccola, leggera e sta per fare il suo debutto sul mercato: l’auto che funziona ad aria si chiama AirPod ed è quasi arrivato il momento di vedere i primi esemplari sulle strade europee. La vettura ha fatto parlare di sé già tempo prima del suo arrivo e nasce da un’idea della Motor Development International (MDI), azienda con sede in Lussemburgo che è riuscita a convincere un colosso come il costruttore indiano Tata della bontà del progetto, al punto di stringere un accordo nel 2007 che adesso sta per dare i primi frutti.
La AirPod è una microcar che sarà omologata come quadriciclo leggero e potrà quindi essere guidata anche dai sedicenni. La vettura è un po’ la capostipite di una famiglia di veicoli ad aria compressa che si allargherà nei prossimi anni con un modello destinato ai quattordicenni, per proseguire con una berlina per famiglie e arrivare infine ai veicoli commerciali, compresi anche dei mezzi agricoli che consentirannno di lavorare la terra a impatto ambientale zero.
La compatta AirPod eroga una potenza di 7 kW, che consente una velocità massima di 80 km/h, e ha una curva di coppia piatta di 45 Nm. Ciò significa che la forza a disposizione per l’accelerazione è disponibile fin dalla partenza da fermo, senza dover aspettare di portare il motore a un certo regime di giri come avviene nei veicoli a propulsore tradizionale. Saranno invece più potenti gli altri modelli che arriveranno in futuro, come la AirOne e la AirCity, con quest’ultima che si annuncia come un’auto vera e propria in grado di fornire 25 kW di potenza e di raggiungere una velocità di punta di 130 km/h.
Dal punto di vista tecnico la AirPod è dotata di un motore che sfrutta l’aria compressa immagazzinata in un’apposita bombola installata a bordo (simile a quella dei veicoli a metano) per garantire la propulsione. La ricarica va effettuata in stazioni di servizio dedicate dotate di compressori che comprimono l’aria nel serbatoio facendo il pieno di energia in appena due minuti al prezzo di circa due euro.
Dal punto di vista commerciale, l’esordio dell’AirPod è previsto inizialmente in Francia ai clienti che l’hanno ordinata tempo fa, mentre più avanti la distribuzione inizierà anche negli altri Paesi europei. Innovativo si annuncia però l’approccio con il mercato che MDI ha intenzione di mettere in atto, dato che la vetturetta ad aria compressa non sarà venduta tramite concessionari ma tramite le stesse fabbriche che la produrranno, con l’obiettivo di azzerare i costi di spedizione dagli stabilimenti ai rivenditori che incidono non poco sul prezzo di listino di un’autovettura.
A tal proposito i piani del gruppo lussemburghese prevedono la realizzazione di 25 fabbriche in Francia e di 20 in Italia, individuando gli stabilimenti deputati all’assemblaggio tra le aziende che si renderanno disponibili per prendere parte al progetto. Ciò che non manca è anche l’ambizione in casa MDI, al punto che i vertici del gruppo stimano una produzione annua di 140.000 veicoli ad aria nella sola Italia, un obiettivo che potrebbe essere reso possibile grazie al prezzo d’accesso di 7.000 euro e alla promessa di costi di mantenimento da record, pari a 1 euro per 100 km.
Giuseppe Cutrone - Fonte: La Repubblica
 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 6 giugno 2012

 

 

Bus dirottati in corso Italia Via Mazzini per i pedoni PIANO DEL TRAFFICO - LE NOVITÀ
Niente inversione di marcia in via Rossetti, che resterà a senso unico in salita Dietrofront anche su via della Geppa. Via Gallina sarà più stretta
BORGO TERESIANO Il Comune mira ad alleggerire il transito dei bus in questa zona della città ma anche il flusso dei veicoli in via Galatti (foto)
ALTRE CORREZIONI Prevista una riorganizzazione della viabilità anche attorno all’ospedale Maggiore. Senso unico in via Battisti in direzione Carducci (foto)
La pedonalizzazione dell’intera via Imbriani, quella di tutta via Mazzini (con il solo tratto finale percorribile, in determinate fasce orarie, per i veicoli con a bordo persone diversamente abili o per quelli destinati al carico/scarico di merci) con la destinazione di corso Italia ad accogliere i soli mezzi pubblici, e il dietrofront su via Rossetti e via della Geppa. Novità di rilievo sono inoltre alle porte anche in tema di parcheggi, come riferiamo nell’articolo qui sotto. Il Piano del traffico su cui sta lavorando l’amministrazione Cosolini prende forma, in una versione sempre più vicina a quella definitiva che in luglio approderà sul tavolo dell’esecutivo. La partecipazione La bozza approvata dalla giunta nel febbraio scorso ha intanto subito modifiche e aggiustamenti, frutto di un’opera di concertazione durata tre mesi con i vari portatori d’interesse. Enti, associazioni, comitati, forze dell’ordine, cittadini, circoscrizioni, ordini professionali: un elenco molto lungo. Complessivamente sono state 541 le proposte di modifica al documento. Il 60% di queste è stato accolto, il 17% parzialmente mentre il 23% respinto perché tecnicamente inammissibile. Il «primo piano completamente partecipato» del Comune, l’ha definito infatti l’assessore a Mobilità e traffico Elena Marchigiani, che si è affrettata a sottolineare come i suoi contenuti dovranno obbligatoriamente passare - per quanto di competenza - anche attraverso il giudizio del «tavolo tecnico permanente attivato con Trieste trasporti e Provincia, ente che ha l’ultima voce in capitolo sul trasporto pubblico locale». In gioco, ovviamente, ci sono variazioni ai percorsi dei bus. I dietrofront Proprio sulla spinta dei confronti avuti, il Comune ha inserito la retromarcia su alcuni punti. Ad esempio per via Rossetti: il piano prevede ora che l’attuale senso di marcia (in salita da via Battisti) venga mantenuto tale e quale. Niente più inversione, insomma. Allo stesso modo, niente autobus in via della Geppa (su cui dovrebbe essere estesa la pista ciclabile), anche alla luce delle perplessità sollevate dal Comitato per la salvaguardia del Borgo Teresiano. A proposito, il Comune mira ad alleggerire la presenza dei bus nell’intera area del Borgo Teresiano e in generale il flusso veicolare su via Galatti. In che modo, al momento, resta top secret. Pure via Valdirivo, poi, nel prospetto rivisto conserva la sua veste odierna con traffico diretto da via Carducci verso corso Cavour. Eventualmente - ma questa è una modifica ancora allo studio - solo il suo ultimo tratto potrebbe diventare a doppio senso, per consentire la svolta dei mezzi in via Carducci verso piazza Goldoni. Un’alternativa alla soluzione da via Milano. Via Mazzini e il corso Necessità del trasporto pubblico e aumento delle aree pedonali: su queste basi è nata la soluzione per l’eterno dilemma corso Italia-via Mazzini, con accantonamento di opzioni giudicate troppo tortuose. Così il corso verrà riservato al passaggio dei soli mezzi pubblici mentre il destino di via Mazzini è di tramutarsi in nuovo asse pedonale, con ultimo tratto percorribile in determinati orari da mezzi con a bordo persone disabili e da veicoli che debbano effettuare operazioni di carico e scarico merci. Altri punti Lungo via Gallina saranno ampliati i marciapiedi, lasciando una corsia centrale da 3,5 metri di larghezza per il passaggio degli autobus. Per l’area riservata alla sosta dei taxi c’è dunque «l’ipotesi dello spostamento», chiarisce Marchigiani. La partita è aperta, e il Comune vi sta ragionando assieme ai tassisti: passo Goldoni o piazza della Borsa sono due possibilità cui l’amministrazione ha pensato. Proseguendo, il Municipio metterà mano alla viabilità attorno all’ospedale Maggiore. Conferma infine, rispetto alla bozza di febbraio, per il doppio senso in via Fabio Severo già da piazza Dalmazia e per il senso unico di via Battisti verso via Carducci da via Gatteri (con i soli mezzi pubblici in salita nell’apposita corsia). Sempre da via Gatteri, si potrà girare anche a destra in via Battisti, il cui ultimo tratto sino a via Rossetti e via Rismondo sarà dunque a doppio senso.
Matteo Unterweger

 

Tra un mese il via libera dalla giunta
La versione definitiva del Piano del traffico verrà portata in giunta a luglio per la sua adozione. Scatteranno a quel punto, ha chiarito ieri l’assessore Elena Marchigiani (foto) riferendosi all’iter burocratico, «la pubblicazione e i 30 giorni per la raccolta delle osservazioni da parte dei cittadini, dei pareri delle circoscrizioni e della Provincia. Di pari passo procederà il percorso per la Vas (Valutazione ambientale strategica, ndr)». Il tutto continuerà sino all’approdo del documento «in Consiglio comunale fra ottobre e novembre - aggiunge Marchigiani - per arrivare infine all’approvazione del Piano in autunno». Grande attenzione, nella progettazione, è stata e continua a essere data non solo alle pedonalizzazioni ma anche all’ampliamento dei tratti “ciclabili”.

(m.u.)
 

Via le Ztl, park a costi agevolati per i residenti - Nel centro città abbonamenti mensili con importi da definire in base al reddito e agli indicatori Isee
La bozza del Piano del traffico, elaborata dagli uffici comunali sotto la guida del mobility manager Giulio Bernetti in base alle indicazioni dell’assessore a Mobilità e traffico Elena Marchigiani e dopo la fase di partecipazione e concertazione appena ultimata, prevede delle novità anche in tema di parcheggi. Nel dettaglio, il Comune intende provvedere all’abolizione delle attuali Ztl (zone a traffico limitato), puntando invece sull’introduzione di tariffe agevolate riservate ai residenti per i parcheggi lungo tutta la fascia del centro cittadino che dal Borgo Teresiano arriva sino al Borgo Giuseppino. L’importo di questi abbonamenti mensili sarà definito caso per caso sulla base del reddito e dell’indicatore Isee, fino a poter essere anche gratuito nelle situazioni economiche più difficili. Dialogo aperto anche fra il Comune e le società che gestiscono i parcheggi al coperto sistemati attorno all’area del centro (Foro Ulpiano, via Pietà e Silos), per concordare delle tariffe privilegiate sempre per i residenti: una prima opzione pare essere quella di un abbonamento dal costo mensile di 60 euro. Sui parcheggi l’amministrazione ha poi riscontrato pareri differenti nelle sette circoscrizioni territoriali: in alcuni casi e per determinate aree è stato espresso favore rispetto alla soluzione della sosta a pagamento (come per alcune zone di Opicina, Prosecco e Basovizza), in altri invece è stata manifestata contrarietà a questa ipotesi (è successo, ad esempio, per aree più centrali della città, per via Vergerio e per larga parte di via Settefontane).

(m.u.)
 

 

Globojner e Sincrotrone “verdi” In 4 fanno causa al Prg di Cosolini
Borgate carsiche, Consorzio di Padriciano, Sereco e Tecnofactoring ricorrono al Capo dello Stato contro le salvaguardie.

Ma il contenzioso si sposta al Tar su richiesta del Comune, che ne ha facoltà
Le nuove salvaguardie del Piano regolatore che verrà soffocano le vecchie rivendicazioni turistiche del Parco Globojner, e quelle commerciali di un pezzo di bosco fra il Sincrotrone e i campi golf di Padriciano? Per chi quelle rivendicazioni rappresenta non è ancora arrivata l’ora dei titoli di coda. Al punto che si è già rivolto al Presidente della Repubblica, presentandogli - a nome di Unione borgate carsiche, Consorzio boschivo di Padriciano, cooperativa agricola Sereco e Tecnofactoring Srl - un ricorso straordinario. Ricorso che ora - su richiesta del Comune - verrà trasferito al Tar, il Tribunale amministrativo regionale, e quindi tornerà a Trieste. Destra o sinistra, Pdl o Pd, per lui in effetti (e per quella fetta d’altopiano che gli va dietro) non fa differenza. Carlo Grgic, bandiera di lunghissimo corso del Carso, aveva già fatto causa per lo stesso motivo a Dipiazza e al suo Prg, la variante 118, sicché il relativo ricorso risulta sempre pendente al Tar e sarà presumibilmente superato da quello più attuale. Già perché ora Grgic si ripete, appellandosi ancora una volta ad antichissimi «eppure vigenti accordi sottoscritti col Comune per l’utilizzo di determinati fondi statali finalizzati allo sviluppo di determinati progetti legati ai mondiali di calcio di Italia ’90». Tutto rientrava nelle royalties a fronte della costruzione del Sincrotrone, specie l’area commerciale verso Padriciano. Grandi registi il sindaco Richetti, il governatore Biasutti e il parlamentare Coloni. Che Grgic si ripeta significa che fa causa anche a Cosolini e alle direttive della sua futura variante al Prg, direttive che con l’approvazione di sei mesi fa parte del Consiglio comunale hanno introdotto le nuove salvaguardie, valide per due anni nella prospettiva dell’entrata in vigore del relativo Prg che verrà e che, è logico ipotizzare, dovrebbe in linea di massima confermare gli orientamenti indicati proprio nei regimi di salvaguardia. Tali salvaguardie, come detto, tornano ad incidere - e in modo restrittivo - sulle vecchie potenzialità edificatorie ammesse dal Prg vigente passato ancora in epoca Illy. Il Parco Globojner rientra in zona turistica G1B, quei ventimila metri quadrati che dovrebbero diventare un’area commerciale frontaliera su versante italiano, tra il Sincrotrone e i campi golf di Padriciano, in zona H2 di Basovizza. Ebbene, in entrambi i siti oggi «è precluso qualsiasi intervento di ampliamento e/o di nuova edificazione». Tradotto: al Globojner sono vietate le strutture turistiche, compresi eventuali nuovi punti ristoro per viandanti ai bordi del raccordo autostradale (dopo che quello che c’era è stato distrutto cinque anni fa da un incendio), mentre nella cosiddetta zona H2 di Basovizza il verde non cederà il passo al commercio. Da qui nasce il ricorso al Presidente della Repubblica proposto da un lato dal Consorzio boschivo di Padriciano e dalla Sereco, che hanno titolarità sul Parco Globojner, e dall’altro dall’Unione borgate carsiche e dalla Tecnofactoring, la cui competenza ricade invece su quella zona H2. «Qui non si tratta di speculazioni edilizie, se avessimo voluto speculare avremmo venduto a suo tempo, stiamo parlando di opportunità di sviluppo per la fascia carsica rientrante nel Comune di Trieste, stiamo parlando di 200 posti di lavoro per una fascia territoriale di 15mila abitanti che oggi ha solo un distributore di carburante a Opicina a due barbieri, e che assomiglia sempre più a un dormitorio», motiva Grgic. Il quale ha titolo per farlo: è presidente dell’Unione borgate carsiche, vice del Consorzio boschivo di Padriciano, legale rappresentante della Tecnofactoring mentre la Sereco è guidata da un altro Grgic, Dario, «omonimo ma non parente». Davanti al ricorso al Presidente della Repubblica la giunta Cosolini ha dato mandato con una delibera ad hoc all’Avvocatura comunale, nella persona dell’avvocato Oreste Danese, di «chiedere che il ricorso straordinario venga deciso in sede giurisdizionale dal competente Tar». Una mossa che, per legge, chi ricorre deve accettare, costituendosi entro 60 giorni, pena l’annullamento del ricorso. «La trasposizione - così il vicesindaco Fabiana Martini - fa sì che il ricorso in prima battuta sia esaminato da un organismo territoriale, eppoi contempla un eventuale appello al Consiglio di Stato, a garanzia di tutte le parti». Il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, in effetti, una volta che il Capo dello Stato firma il parere espresso proprio dal Consiglio di Stato di Roma, non ammette altri gradi di giudizio.
Piero Rauber

 

 

Rigassificatore sì, ma al largo: lo dicono anche Tondo e Razeto - L’INTERVENTO DI FABIO PETROSSI - Consigliere comunale del Pd di Trieste
Mi rifaccio alle dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Tondo: «Vogliamo fare il rigassificatore nel golfo di Trieste...», e a quelle del Presidente della Confindustria di Trieste Razeto: «Per quanto riguarda il rigassificatore, lo riteniamo un'opera utile per il rilancio economico del territorio a condizione che siano utilizzate le soluzioni progettuali e tecnologiche più avanzate intermini di sicurezza e di impatto ambientale e che il progetto non venga a confliggere con le attività portuali». Fa piacere notare come entrambi, nella qualità di autorevoli voci, l'una politica e l'altra che riguarda l'economia locale, condividano alfine pienamente il voto espresso dai Comuni di Trieste, di Muggia, di San Dorligo della Valle e dalla Provincia di Trieste, nel dire di no al posizionamento di un rigassificatore nella zona di Zaule. Ordunque quando il Presidente Tondo parla del "golfo di Trieste", viene legittimamente da pensare che nel rispetto del significato delle parole del vocabolario della lingua italiana, che non ho dubbi egli sappia usare, egli non abbia voluto affatto fare riferimento alla baia di Muggia ove esiste la zona di Zaule, sapendo quale sia la differenza tra un "golfo" e una "baia". Si provi a pensare al Golfo di Biscaglia, che prende metà Francia del nord e due terzi della Spagna del nord e a che cosa voglia dire mettere un rigassificatore nel golfo di Biscaglia! Viene perciò da pensare che invece, molto più argutamente, il Presidente Tondo abbia voluto fare riferimento alla più logica e saggia possibilità di porre una installazione di rigassificazione ben al largo in alto mare, appunto nel “golfo di Trieste”", che è il “Tratto di mare che si insinua nella terraferma in modo più o meno profondo” (vocabolario Devoto-Oli) ovvero “Insenatura marina di notevoli dimensioni” (vocabolario Sabatini-Coletti), e che è compreso tra l'isola di Grado(Friuli Venezia Giulia) e Punta Salvore (Croazia), nei pressi di Pirano (Slovenia) e che ha un'estensione di circa 550 kmq (Wikipedia). Non è dunque escluso che lo voglia mettere a Grado o a Lignano, che sono anch'esse nel golfo di Trieste. Per quel che riguarda le affermazioni espresse da Razeto, invece, appare ancor più chiara la sua volontà di condividere il voto contrario al rigassificatore di Zaule espresso dai Comuni di Trieste, di Muggia, di San Dorligo della Valle e dalla Provincia di Trieste, e lo fa infatti con autorevolezza allorchè pone addirittura (giustamente) le stesse condizioni che ricercano i suddetti Enti “...a condizione che siano utilizzate le soluzioni progettuali e tecnologiche più avanzate in termini di sicurezza e di impatto ambientale e che il progetto non venga a confliggere con le attività portuali”. Non sussistendo ora i citati presupposti, motivo del parere negativo per l'impianto di un rigassificatore a Zaule (... se anche Razeto li richiede implicitamente anch'egli ammette che essi ora non sussistono) ne discende che Razeto ora non può che condividere il parere negativo espresso dai Comuni di Trieste, di Muggia, di San Dorligo della Valle e dalla Provincia di Trieste, sul posizionamento di un rigassificatore nella zona di Zaule. Del resto una tale opposizione non è immotivata e trova scientifica ed illuminata giustificazione in un lavoro pubblicato da autorevoli ed eminenti studiosi della nostra Università ed altri (“Tavolo tecnico rigassificatori Trieste”),che giungono alla conclusione che nella zona di Zaule l'impianto di un rigassificatore, così come è presentato nel progetto attuale, sia ormai superato e inammissibile dal punto di vista della sicurezza, dell'impatto ambientale e della conflittualità con le attività portuali. Da quanto detto non si può che desumere che queste due autorevoli voci in realtà si sono levate a sostegno di un convinto “no” al rigassificatore nella zona di Zaule per essere invece favorevoli a soluzioni alternative (che già esistono e sono ampiamente più sicure), gradite anche alla vicina Slovenia, legate alla progettazione di un rigassificatore posizionato in alto mare, molto al largo “nel golfo di Trieste” (come appunto vuole Tondo), con “soluzioni progettuali e tecnologiche più avanzate in termini di sicurezza e di impatto ambientale” con un “progetto non venga a confliggere con le attività portuali”(come richiesto da Razeto ma prima ancora di lui dai Comuni di Trieste, di Muggia, di San Dorligo della Valle e dalla Provincia di Trieste)! Grazie per il sostegno, Tondo e Razeto! Ora ci aspettiamo di vedervi, coerentemente con le vostre affermazioni, all’opera per soluzioni alternative.
 

 

Il territorio carsico si tutela anche reimpiantando i vigneti - LA LETTERA DEL GIORNO - Marzio Mocchi
La segnalazione pubblicata sul Piccolo del 29 maggio col titolo “Il rilancio del Carso? Avverrà solo tutelando la natura” a firma del signor Alessandro Cosenzi necessita di una breve replica in quanto, seppur condivisibile in larga parte, contiene alcuni passaggi che non rispecchiano il senso di cio’ che sul Carso il movimento dei produttori del vino intende fare. Cominciamo col dire che la Glera è un vitigno autoctono del Carso le cui barbatelle furono portate dal Carso in Veneto e lì venne dato loro il nome Prosecco e lì ebbe le sue innegabili fortune. La Doc Interregionale del Prosecco Doc costituita due anni or sono ha portato enormi vantaggi all’industria del vino veneto-friulana non lasciando sul Carso alcun beneficio, anche se in teoria confermata da un Protocollo d’Intesa. Tale protocollo, ripreso in buona parte nella bozza di legge regionale, impegna il Ministero dell’Agricoltura e soprattutto la Regione FVG, tra l’altro, ad attivare procedure per limitare gli impatti dovuti alle sovrapposizioni di leggi e norme che provocano la quasi totale impossibilità dei produttori di vino di poter sviluppare la loro economia che, come tutti i frequentatori del Carso sanno, è basata su una produzione completamente naturale di uva in vigne sparse a macchia di leopardo sul territorio carsico e che affondano la loro esistenza nei secoli. Penso che i più accesi difensori del Carso nelle sue specificità siano proprio i locali produttori che solamente chiedono di poter impiantare qualche ettaro in più di vite a partire dal riutilizzo delle superfici che una volta ospitavano già vigneti e che ora sono abbandonati e spesso preda di mire di speculazione edilizia. Quindi il reimpianto di viti significa per l’appunto combattere la speculazione non solo edilizia ma salvaguardare il territorio offrendo sviluppo e contemporaneamente opponendosi alle mire espansive dell’industria del vino proprio sul territorio carsico. Quindi, assolutamente da condividere con il signor Cosenzi l’affermazione che il rilancio del Carso passa attraverso la tutela del territorio, ma occorre anche pensare che il territorio deve vivere e dar da vivere e ciò è possibile garantendo un futuro a coloro che per primi sono i difensori di questo speciale ambiente che certamente non vogliono compromettere.
 

 

Presidio in piazza Unità contro la vivisezione
Questa mattina in piazza Unità d’Italia dalle 11 e fino alle 14 è in programma un presidio organizzato dal “Comitato di liberi cittadini per la difesa degli animali” che coinvolge anche altre città italiane. Obiettivo, «tenere alta l’attenzione - si legge in una nota - sul tema della vivisezione e sulla volontà di abolirla». Durante l’orario di apertura del banchetto verranno anche raccolte delle firme «per l’abolizione della vivisezione da presentare al Parlamento europeo e anche per una petizione contro lo stabulario dell’Università cittadina».
 

 

FRATELLI DI TAV

Oggi alle 20.30, al Knulp in via Madonna del Mare 7, proiezione del video documentario “Fratelli di Tav” (2008) di Manolo Luppichini, Claudio Metallo. Una video-inchiesta sull’impatto del Treno ad Alta Velocità lungo la penisola italiana. Ci sarà un banchetto con materiali informativi e gadget Notav.

 

 

 

 

BORA.LA - MARTEDI', 5 giugno 2012

 

 

Da Panigaglia l’esortazione: “I triestini sappiano protestare”
Quello di Panigaglia (La Spezia), è il primo e solo caso di rigassificatore a terra, in Italia. Proprietà di Gnl Italia, ex Snam, controllata Eni, è entrato in funzione nel 1970. Oggi i terminal si pensano ovunque in mare aperto, per ragioni di sicurezza, non interferenza con i traffici portuali e tutela dell’ambiente marino.
Tranne che a Trieste, dove si vorrebbe appunto far sorgere un rigassificatore on shore.
Tra l’altro Panigaglia, molto più piccolo rispetto a quello progettato dalla spagnola Gas Natural (3,5 miliardi di mc/annui contro 8), è del tipo “a fiamma sommersa”. Utilizza cioè una minima parte del gas liquido (attorno all’1%), per riscaldarlo e farlo passare allo stato aeriforme. A Trieste si preferisce utilizzare invece l’acqua di mare, consumandone quasi 800 mila mc al giorno e clorandola pesantemente.
E’ emersa, recentemente, l’idea di ampliare il rigassificatore ligure, che vede contrari il Comune di Porto Venere, sul cui territorio insiste l’impianto, la Regione Liguria oltre a tutti i comuni che si affacciano nel Golfo e a numerose Associazioni e Comitati tra cui l’Associazione Posidonia, di cui è presidente Gabriella Reboa, che vive al Fezzano, distante alcune centinaia di metri dalla struttura.
Signora Reboa, da dove cominciamo?
Dalla parole del sindaco Massimo Nardini, in merito ai vantaggi che sarebbero dovuti venire alla comunità. Ha parlato – anche a Trieste, credo – di “esperienza negativa” e di “business solo per la società, senza la minima ricaduta per il territorio”. Eccezion fatta, ha aggiunto, per i vincoli, che hanno impedito di costruire anche un solo metro cubo, tutelando quindi il verde…
Che cosa era stato promesso?
Tutta una serie di benefit per la popolazione, mai visti, e soprattutto centocinquanta addetti, in maggioranza del territorio. Adesso, contrabbandando anche qualche occupato dell’indotto, siamo sugli ottanta, dei quali meno di trenta sono del Comune di Porto Venere, alcuni vengono dalla sede legale di San Donato milanese. Va tenuto presente che con l’automazione ormai si utilizzano sempre meno persone. Per il raddoppio del rigassificatore l’allora amministratore delegato della società aveva messo le mani avanti: più di due o tre nuovi posti non ce ne sarebbero stati. Da sottolineare anche un’altra dichiarazione molto interessante, fatta dalla proprietà.
Quale?
L’avviso agli investitori che gli incidenti potrebbero esserci. E che la società potrebbe non pagarli. Anche perché vai a sapere come si muoveranno i terroristi sugli obiettivi sensibili. Queste cose sono scritte nel “Prospetto Informativo relativo all’Offerta Pubblica di vendita e sottoscrizione e all’ammissione a quotazione sul mercato telematico azionario organizzato e gestito dalla Borsa Italiana Spa delle azioni ordinarie”. Leggo?
Prego.
“Il rischio di incorrere in oneri imprevisti e obblighi di risarcimento, ivi comprese le richieste di risarcimento dei danni a cose e persone, in tema di ambiente e sicurezza è connaturato alla gestione di gasdotti e di impianti di rigassificazione. Pertanto non è possibile escludere a priori che Snam Rete Gas Spa non sia in futuro tenuta a far fronte a oneri od obblighi di risarcimento …. Non può escludersi il rischio che eventi di inquinamento ambientale causati da gasdotti e impianti di rigassificazione facciano sorgere … oneri od obblighi risarcitori”. Dulcis in fundo si segnala che “la copertura assicurativa potrebbe essere insufficiente a coprire integralmente eventuali danni”.
E per quanto riguarda il terrorismo?
Sempre nello stesso documento si legge che “.. eventuali attentati terroristici ai danni delle infrastrutture di Snam Rete Gas Spa potrebbero avere ripercussioni sulla situazione finanziaria e sui risultati economici”. Magari potrebbero considerare anche la nostra pelle, oltre ai risultati economici.
Vi sentite in prima linea?
Lo siamo. Nel 1971 poco dopo l’inaugurazione, venne sfiorato un incidente gravissimo, perché si deformò la copertura di un contenitore. Si sentì del trambusto sulla Spezia-Porto Venere, che lambisce l’area e che in due punti passa all’interno dei cerchi di sicurezza. E si videro le navi della base militare prendere il largo in tutta fretta. Nessuna informazione fu invece fornita alla popolazione, che venne a sapere della cosa dalla stampa inglese. Comunque – ad onta dei rischi improbabili sin quasi all’impossibile – un altro incidente si è verificato anche qualche mese fa sulla pipeline dell’impianto, dalle parti di Aulla, nell’Appennino, per fortuna in zona spopolata. Si è formato un cratere di venti metri di diametro e sette di profondità, e le fiamme, altre 200 metri, sono arrivate quasi all’autostrada. Cinque case sono state seriamente danneggiate, ma, per una serie di fortunate coincidenze, nessuno in quel momento si trovava all’interno delle abitazioni. Il bilancio è stato di dieci feriti. Parliamo di un danno ad un tubo, non a un serbatoio o a una gasiera. Queste cose non si sanno, come non se ne sanno altre
Per esempio?
Gli scenari di rischio non prendono in considerazione le navi. Le gasiere sono cosa altra, non competono a Gnl Italia. Ma il rischio compete pur sempre a noi. La nave che manovra per accostare a un tubo sempre pieno di gas in pressione, è forse l’elemento di maggior pericolo.
Di esercitazioni se ne fanno?
Un paio d’anni fa c’è stata una cosa abbastanza farsesca. Due ore prima dell’incidente simulato, le strade vennero bloccate e sgomberate. Poi si svolse l’esercitazione e si registrò con soddisfazione che i tempi d’intervento di vigili del fuoco e ambulanze erano stati rispettati. Magari se l’incidente ci fosse stato sul serio, in un Ferragosto, con traffico reale, i mezzi ci avrebbero messo un po’ più tempo…
Sono state fornite alla popolazione delle prescrizioni da seguire, in caso di incidente?
In teoria. Nel senso che la società, per legge, ha dovuto redigere un piano, che spiega come ci si debba chiudere in casa, raggiungendo la stanza e il muro opposto alla posizione del rigassificatore, anche fuori dalle zone considerate pericolose. Una cosa che appare un po’ contraddittoria e alla quale non è stata data troppa pubblicità, credo per non allarmare i cittadini. I quali, se sentissero un segnale di allarme, probabilmente non lo riconoscerebbero e in ogni caso non saprebbero che cosa fare.
Parliamo del porto? E’ stata considerata la possibile interferenza con gli altri flussi di traffico?
L’ampliamento non è conforme al Piano regolatore portuale. Con questa motivazione l’Autorità Portuale ha dato parere negativo, per l’eccessiva vicinanza allo scalo.
Che da Panigaglia dista?
Poco più di due chilometri.
C’è una conclusione?
Che l’impianto on shore è stato e rimane un rischio continuo, rischio non compensabile da nessuna contropartita, per cui ci opporremo sempre al suo ampliamento. Auguro ai triestini di saper resistere come abbiamo fatto noi, che per nostra fortuna siamo stati finora spalleggiati dalla Regione.
Luciano Santin

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 5 giugno 2012

 

 

L’Europa: «L’Italia avrà voce sulla Capodistria-Divaccia»
TRIESTE Anche l’Italia potrà dire la sua sulle questioni ambientali della Capodistria-Divaccia. Debora Serracchiani ha strappato la rassicurazione al commissario europeo all’Ambiente, lo sloveno Janez Poto›nik. L’europarlamentare, membro della commissione Trasporti, aveva interrogato chiedendo «informazioni chiare e garanzie sull’impatto della ferrovia veloce che in territorio sloveno dovrà collegare il porto di Capodistria allo snodo di Divaccia, toccando la Val Rosandra in territorio italiano». La risposta, resa nota ieri, contiene innanzitutto il diritto dell’Italia «a essere ammessa dalla Slovenia al processo decisionale nell’ambito della direttiva Via». Nel merito, il commissario Poto›nik spiega che il progetto «rientra nel campo d’applicazione dell’allegato I della direttiva Via, che rende obbligatoria una valutazione d’impatto ambientale ai fini della costruzione di tronchi ferroviari per il traffico a grande distanza». Nel caso specifico sono pure previste consultazioni transfrontaliere, che possono essere avviate dallo Stato membro interessato ai lavori o da quello «su cui il progetto potrebbe avere ripercussioni significative». L’europarlamentare incassa con soddisfazione: «E’ una risposta che ci rassicura sull’attenzione, la correttezza e l’imparzialità con cui la Commissione vigila sul rispetto delle norme ambientali». Un atteggiamento di cui «dobbiamo saper fare buon uso», anche se il progetto è rallentato dopo che la Slovenia è rimasta senza i fondi europei della Prospettiva finanziaria 2007-2013 causa mancato invio della documentazione richiesta. La necessità di aumentare il livello di competitività dei porti, conclude Serracchiani, dovrebbe convincere Italia e Slovenia «a puntare, assieme con determinazione, alla realizzazione di quella manciata di chilometri di ferrovia che servono a collegare il porto di Trieste e quello di Capodistria. In tempi di dura crisi o si fa sistema o si affoga».

(m.b.)
 

 

Razeto: Confindustria non punta a chiudere ma ad aprire attività
Il presidente dopo le accuse di Montesi (Sertubi): ho sollecitato il tavolo sulla Ferriera per trovare soluzioni
«Credo e spero che alla base di tutto ci sia una semplice incomprensione. Non ho certo vocazione a far chiudere alcuno stabilimento: il mio obiettivo resta quello di esaminare tutte le possibilità che possano portare a una soluzione». Sergio Razeto, il presidente di Confindustria Trieste che l’amministratore delegato di Sertubi Leonardo Montesi ha attaccato duramente, tende la mano e smorza i toni. Montesi, dopo che Razeto aveva detto di volere sollecitare la Regione a rendere operativo il tavolo sulla dismissione della Ferriera progettando il recupero dell’area a fini industriali e logistici, lo aveva accusato di parlare senza avere ricevuto un mandato specifico dall’associazione. Sertubi anzi, aveva aggiunto l’ad dello stabilimento che fa capo alla multinazionale indiana Jindal, «un’idea progettuale» per l’area ce l’ha. Ma contempla il permanere di Lucchini «a tempo indeterminato», sebbene non in forma di siderurgia pesante e invasiva. Montesi aveva annunciato la possibilità di uscire da Confindustria, chiedendo un direttivo in cui discutere in modo definitivo della questione. Solo «un’incomprensione», insomma, per Razeto, che ribadisce: «Non mi sono mai sognato di pensare a una chiusura della Ferriera tout-court, il tavolo in Regione va riaperto per individuare tutte le possibilità presenti. Spero di parlare quanto prima con Montesi e di riaprire un rapporto di collaborazione. L’intenzione è tutta e solo positiva». Razeto non vuole andare oltre, né replicare alle pure pesanti affermazioni di Montesi. «Non ho chiesto un mandato per parlare di Servola? Ma nell’assemblea di Confindustria - spiega Razeto - ho cercato di raccogliere quelli che ritenevo i punti più rilevanti per il settore cittadino, nell’intenzione di incrementarlo. Siamo al fianco, non certo contro: Confindustria anzi deve fare massa critica con le imprese per facilitarne l’esistenza e favorire l’inserimento di nuove aziende». E il protocollo d’intesa sulla Ferriera che Montesi ha definito un guscio vuoto, tutto da riempire di contenuti? «Ma quell’intesa tende a individuare tutte le priorità, non si parla solo di dismissione. L’obiettivo, lo ribadisco, è creare tutte le condizioni per mantenere tutto quanto è possibile», aggiunge Razeto. Quanto all’«idea progettuale» di Sertubi, «io sono al corrente della faccenda del costo dell’energia», dice Razeto, ovvero dell’istanza che lo stabilimento di tubazioni sta portando avanti con Roma per vedersi ridotto il costo dell’energia. Un aspetto di cui si è discusso anche in Regione, conferma l’assessore alle attività produttive Federica Seganti, «con Sertubi, Ferriera e Linde consorziati per l’acquisto di energia così da potere usufruire dell’abbattimento dei costi» previsto in questi casi da Roma. «Abbiamo fatto vari incontri sulla questione energetica e Sertubi ci ha fatto delle proposte lungimiranti e interessanti: stiamo valutando per capire cosa si possa fare in aiuto», dice Seganti. Ma quello dell’energia, ha fatto capire Montesi, è solo un tassello di un più ampio progetto che potrebbe vedere Sertubi-Jindal rilevare parte dell’area di Servola per farne un polo industriale di impatto ambientale diverso da quello attuale. «Un progetto non mi è stato presentato, ma si è parlato con Servola e Sertubi di un’ipotesi generica su cui lavorare», dice l’assessore regionale: «Certo, da quanto dicono i tecnici, esistono soluzioni in cui il processo produttivo può permanere eliminandone la parte inquinante».

(p.b.)
 

 

Frigo vicino al cassonetto Scatta la multa da 206 euro - RIFIUTI
Caccia a chi non pratica la raccolta differenziata, ma anche più semplicemente a chi non rispetta le regole minime del vivere civile. La polizia locale ha pizzicato sul fatto un giovane di 26 anni mentre depositava vicino ai cassonetti di via dell’Agro (a due passi da viale D’Annunzio) un mobile-bar e un frigorifero. È scattata subito la multa da 206 euro con l’obbligo di ripristinare il luogo così com’era prima, ossia di portare via i rottami. Va ricordato che i rifiuti ingombranti devono essere portati negli appositi centri di raccolta: per chi non lo potesse fare da solo, esiste anche un speciale servizio di raccolta a domicilio, che funziona su appuntamento (tel. 040.779.3780 da lunedì a sabato con orario 8-17). Questi indirizzi e orari dei centri di raccolta: a San Giacomo in via Carbonara 3 (tel /fax 040.772688; orario: lunedì-sabato7-19; domenia 8-13); a Roiano in via Valmartinaga 10 (tel/fax 040.4526337; orario lunedì-sabato 7-19); a Opicina in Strada per Vienna 84/a (tel 040.212368; orario lunedì-sabato 7-19); a Campo Marzio in via Giulio Cesare 10 (orario lunedì-sabato 6-18). Va ricordato che nelle ultime settimane, anche in base al ”giro di vite” sul rispetto della raccolta differenziata e della pulizia cittadina imposto dalla giunta comunale, i vigili hanno anche imposto parecchie multe ai passanti sorpresi a gettare i mozziconi di sigaretta a terra, magari a pochi metri dagli appositi contenitori.
 

 

SPORTELLO AMBIENTE

All’Otc in via Udine 4/c, è sempre attivo lo Sportello ambiente per informazioni sull’adozione di nuove tecniche in edilizia e per il corretto uso delle risorse ambientali ed energetiche. Ogni venerdì è a disposizione un architetto esperto in salvaguardia del territorio e benefici di fotovoltaico-solare. E attivo pure un nuovo sportello per analisi e possibile stipula contratti di locazione secondo l’Accordo territoriale, per redazione contratti e registrazione telematica. Ogni giorno, con orario 9-12, 15.30-18, esperti a disposizione per le più diverse esigenze dei consumatori. Tel. 040-365263 e 040-634477 otcconsum@gmail.com

 

 

Corso sulle piante officinali - PRIMO APPUNTAMENTO IL 9 GIUGNO
Carsiana primo incontro il 9 giugno alle 10.30 Iscrizioni: Rogos, tel. 333-4056800
Prende il via il 9 giugno a Carsiana, il corso di avvicinamento alle piante officinali ed eduli e spontanee del Carso, organizzato dalla Rogos, cooperativa che gestisce il giardino botanico della Provincia. Si tratta di un ciclo di tre appuntamenti con giovani appassionate di piante, che sveleranno le proprietà officinali, gli usi alimentari e le tradizioni legate alla flora spontanea del Carso. Le esperte Gaia Viola, Elisa Cociani e Martina Malalan insegneranno a riconoscere, conservare ed utilizzare le specie officinali ed eduli. Oltre alla parte teorica, gli incontri prevedono la preparazione di una tisana o di alcune pietanze. Gli appuntamenti si terranno il 9, 16 e 23 giugno a Carsiana e al centro visite Gradina nella Riserva dei laghi di Doberdò e Pietrarossa. Nel primo incontro “Le erbe nel piatto”, alle 10.30, Gaia Viola ci guiderà in una sorta di escursione in giardino alla scoperta delle specie commestibili presenti nei nostri orti, prati e non solo.
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 4 giugno 2012

 

 

«Centrale a biomasse di Opicina Il cantiere al via in sei mesi»
La società Iit: investimento tra i 50 e i 60 milioni, dopo le autorizzazioni lavoro per oltre 100 operai

A regime 25-30 addetti. Giovanetti: vogliamo spiegare il progetto per avere appoggio dalla gente
È iniziato il conto alla rovescia per l’avvio dei lavori di costruzione della centrale elettrica di Opicina alimentata a biomasse. Entro sei mesi, una volta concluso l’iter delle procedure di autorizzazione già avviate negli uffici della Regione, la “Iit srl” (Investimenti industriali triestini) potrebbe aprire il cantiere. La previsione è di Paolo Giovanetti, l’ingegnere che ha già avviato a Livorno per la stessa società romana una analoga iniziativa. Lì in Toscana, per il completamento del percorso autorizzativo di una centrale elettrica da 25 megawatt alimentata a biomasse simile a uella che dovrebbe sorgere a Opicina, stati sufficienti cinque mesi. “Conferenza dei servizi” compresa. Va aggiunto che dovrà essere superato il giudizio negativo già espresso dal Wwf che più che su nuove centrali punta sull’efficienza energetica. A Opicina si sta costituendo anche un comitato di residenti che ritiene che l’impatto ambientale del nuovo impianto sia incompatibile con l’area carsica individuata per l’iniziativa. Se dalla Regione verrà invece il via libera all’iniziativa, verranno investiti tra i 50 e i 60 milioni di euro. Nei due anni previsti per la costruzione delle opere edili lavoreranno nel cantiere tra i 100 e i 130 operai. «Utilizzeremo manodopera locale, mentre gli specialisti saranno gli stessi impiegati nella realizzazione della centrale di Livorno» spiega Paolo Giovanetti, consapevole che oggi in anni di decrescita e di posti di lavoro in via di vaporizzazione, difficilmente i “no” alla centrale potranno prevalere sui “sì” di coloro che ritengono questa iniziativa una opportunità che il nostro territorio non può perdere o rinviare a dopo le elezioni regionali e politiche. Per capire da chi verranno i “sì” è sufficiente valutare il profondo stato di prostazione del settore delle costruzioni. Due iniziative hanno alimentano in questi mesi i conti esausti della Cassa edile: Portopiccolo a Sistiana e l’enorme complesso edilizio di Campo Marzio, bloccato, assieme da almeno un mese. «Le imprese locali hanno perso negli ultimi dodici mesi 600 posti di lavoro coi relativi contributi che sono stato coperti da queste due iniziative. Le prospettive per i prossimi tre mesi sono particolarmente nere» afferma Stefano Zuban, da anni e anni punto di riferimento della Confederazione nazionale dell’artigianato. Un secondo “sì” sarà quello della Wärtsilä e del suo presidente Sergio Razeto, al vertice di Confindustria Trieste. Il progetto presentato alla Regione dice che i due diesel impiegati nella centrale saranno dei 18 cilindri a V costruiti nello stabilimento di San Dorligo della valle. L’olio di palma indicato come combustibile, arriverà via mare e sarà sbarcato a Trieste. Serviranno sessantamila tonnellate l’anno che verranno trasportate a Opicina con carri ferroviari, coinvolgendo l’Autorità portuale, i depositi costieri di San Sabba e Rete Ferroviaria Italia. «Ci metto la mia faccia in questa iniziativa» ha affermato ieri Paolo Giovanetti, che a breve scadenza illustrerà a Trieste tutti i dettagli dell’iniziativa della “Iit srl”. «A regime i posti di lavoro si attesteranno tra i 25 e i 30, ma devono essere valutate anche altre ricadute: ad esempio la possibilità di collaborazione con l’Area Scienze Park di Trieste. Non voglio mettere il carro davanti ai buoi ma attorno alla centrale a biomassa potrebbero coagularsi anche altre iniziative, specie a livello di ricerca. Vogliamo spiegare, mettere a fuoco tutti i dettagli, ottenere l’appoggio dell’opinione pubblica».
Claudio Ernè

 

Riscaldamento per molte case della zona
Fino all’ultima caloria. La centrale elettrica a biomassa o meglio lo sviluppo del progetto originale, potrebbe consentire a un notevole numero di abitazioni di Opicina di usufruire del teleriscaldamento. Ecco i dettagli. La quantità di calore dei gas di scarico dei due diesel - dopo aver prodotto una notevole quantità di vapore usata per mettere in movimento le palette di una turbina, dovrebbe essere utilizzata ulteriormente per riscaldare l’acqua destinata alle abitazioni private. «Il rendimento del nostro impianto raggiunge il 51 per cento» spiegano i tecnici della Iit srl. «Un livello molto alto in cui tutta l’energia prodotta viene sfruttata al meglio». I residui dei gas di scarico dei diesel, opportunamente trattato per abbattere le emissioni inquinanti, verranno convogliati in una ciminiera alta 22 metri, un terzo del grattacielo di Campo Marzio, ma comunque ben visibile sull’altipiano carsico. La “Iit srl” ritiene di riuscire ad abbattere le emissioni sonore dei due diesel, il gran frastuono che contraddistingue le sale macchine delle navi e delle centrali di questo tipo. Il mercato offre infatti adeguati pannelli fonoassorbenti: si tratta solo di spendere quanto serve a far si che sia garantito il riposo delle persone.
 

 

Trilaterale rigassificatore Muggia la sede del Tavolo
La proposta avanzata dal sindaco Nesladek in un recente incontro a Lubiana. Si metteranno le basi per progetti legati alla politica, l’economia e l’energia
MUGGIA Il Tavolo tecnico rigassificatori Trieste, diventato nel frattempo transnazionale con l'ingresso di ricercatori croati che si sono aggiunti agli studiosi sloveni e italiani che già lo componevano, è stato invitato a un'audizione presso il ministero dell'Ambiente sloveno. All'incontro di Lubiana erano presenti - oltre agli esperti del Tavolo promosso dalla Uil Vigili del fuoco del FVG e coordinato da Adriano Bevilacqua - anche il sindaco di Muggia, Nerio Nesladek e l’europarlamentare sloveno Aurelio Juri. L'incontro ha fatto seguito all'audizione tenuta il 17 aprile scorso al ministero dell'Ambiente croato, che aveva ricevuto il Tavolo e Nesladek. In quella occasione era stata lanciata la proposta di istituire un Tavolo congiunto di cooperazione e sviluppo transfrontaliero con la collaborazione di Italia, Slovenia e Croazia per porre le basi di un ragionamento economico–politico-energetico condiviso. Muggia, attraverso il sindaco Nesladek, aveva offerto la propria candidatura come sede, proposta che ora vede l'approvazione anche della Slovenia tramite il ministro dell'ambiente sloveno Franc Bogovic. Il Tavolo tecnico è composto da circa venti docenti e ricercatori dell’Università di Trieste, dell’Ogs e del Cnr che si sono prestati gratuitamente per il sindacato Vigili del fuoco della Uil ad esaminare il progetto del “Terminale di ricezione e rigassificazione Gnl Zaule-TS”, il cosiddetto rigassificatore di Zaule, presentato da Gas Natural riscontrandone “carenze e artifici progettuali su sicurezza e inquinamento” presenti anche nella documentazione del nuovo progetto di Gas Natural. Anche nell'incontro di Lubiana i tecnici hanno espresso le proprie valutazioni circa la compatibilità ambientale e i rischi antropici legati alla realizzazione di un impianto di rigassificazione nell'area dell'Alto Adriatico, proponendo soluzioni alternative ad un gruppo sloveno altrettanto preparato e concorde. Dopo le positive aperture mostrate dal governo di Zagabria per bocca del Ministro Mirela Holj, che aveva espresso l'auspicio di un confronto tra Italia, Slovenia e Croazia per ragionare assieme sulle strategie energetiche, tenendo presenti le necessità e le problematiche ambientali comuni ai tre Paesi che si affacciano sull’Adriatico, l'incontro in Slovenia si configura pertanto come una tappa altrettanto fondante di un percorso verso la realizzazione di un Tavolo congiunto di cooperazione e sviluppo transfrontaliero. La proposta di un Tavolo trilaterale ha già ottenuto l’appoggio del professor Tomaž Ogrin dell’istituto Jožef Štefan, massima istituzione scientifica lubianese (che da tempo collabora con i colleghi italiani), e di Aurelio Juri.

(a. g.)
 

 

Mercati rionali per i prodotti a chilometro zero - TURISMO AGROALIMENTARE
La proposta in una mozione approvata dal consiglio per sostenere i piccoli agricoltori locali
MUGGIA “Tutelare le produzioni agroalimentari del territorio, favorirne la distribuzione e promuovere azioni mirate al fine di legare il Comune di Muggia ad un turismo agroalimentare”. Questo l'impegno che il sindaco Nerio Nesladek si è assunto durante l'ultimo consiglio comunale. La mozione presentata dal consigliere del Pd Marco Finocchiaro è stata approvata con l'astensione delle opposizioni. «Ormai il concetto di turismo di massa degli anni Sessanta non è perseguibile e nemmeno il mordi e fuggi dei tempi di abbondanza economica, meglio riscoprire il vivere sano senza frenesie e da una riscoperta dei gusti ormai perduti, pensando alle grosse opportunità che offre il nostro territorio», ha spiegato Finocchiaro. Da qui la sottolineatura del fatto che le colline di Muggia sono diventate nel corso degli ultimi anni “un giardino dove la passeggiata domenicale diventa promozione del nostro territorio grazie ai piccoli produttori locali, coltivatori diretti iscritti ma anche degli hobbisti per la cura, salvaguardia e promozione del nostro vino, miele e dei prodotti ittici”. Ricordando l'iniziativa Slow Tourism, sovvenzionata da fondi europei che punta ad incentivare “l'aspetto enostastronomico del territorio legato a passeggiate, trekking, percorsi ciclabili ed utilizzo sostenibile del mare”, Finocchiaro ha inoltre impegnato il sindaco e la giunta “a incentivare la creazione di piccoli mercati rionali o di gruppi d'acquisto solidale patrocinati dall'amministrazione”, per avvicinare i giovani al commercio sostenibile. Il documento è stato sottoscritto da parte di Coldiretti e Alleanza agricoltori- Kmecka Zveza. «È davvero giunta l'ora di iniziare a sostenere i prodotti locali e il Made in Italy, anche perché i prodotti di un territorio sono la fotografia del territorio stesso, fattore importante tanto da un punto di vista economico quanto turistico», ha commentato Ivo Bozzatto direttore della Federazione della Coldiretti di Trieste e Gorizia. Tra i possibili punti di forza del territorio muggesano Bozzatto ha citato nello specifico l' olio d'oliva Dop e i mercati di campagna "per permettere ai muggesani di comperare direttamente da chi produce a km 0». A sostegno della mozione anche Edi Bukavec, anima storica dell'Alleanza Agricoltori- Kmecka Zveza: «Purtroppo nella globalizzazione le produzioni locali rischiano seriamente di perdersi, dunque è importante investire nella tutela del mondo agricolo, senza dimenticarci dell'importante finanziamento regionale che rientra nel masterplan dei Gruppi di azione locale. Ma la Regione sta facendo orecchie da mercante». Soddisfatto della mozione il segretario del Pd muggesano, Fulvio Tomini: «Noi faremo la nostra parte, ora tocca alla Regione ma anche alla disponibilità dei nostri ristoratori e produttori».

Riccardo Tosques
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA , 3 giugno 2012

 

 

Città del futuro, politici e architetti a confronto - CIRCOLO DELLA STAMPA
Tavola rotonda su “Sviluppo a crescita zero?”: «La sfida è progettare a misura d’uomo»
Migliorare la qualità della vita attraverso uno sviluppo urbano a misura d’uomo, affidandosi a concetti innovativi e a dinamiche originali, basate sulle scelte condivise e sul concetto di partecipazione. Si è sviluppato intorno a queste linee guida il dibattito organizzato dal Circolo della Stampa dal titolo “Sviluppo a crescita zero? Idee, strumenti, risorse umane per farlo”, che ha visto confrontarsi su questo tema Ezio Micelli, assessore all’Urbanistica del Comune di Venezia, e Ileana Toscano, architetto e presidente dell’associazione Kallipolis, stimolati dalle domande di Elena Carlini che ha moderato l’incontro. «Il nostro paese da dieci anni deve fare i conti con la “malattia” della non crescita e del debito, dunque bisogna essere pronti ad accettare nuove sfide – ha spiegato Micelli -. Servono progetti realizzabili che puntino alla qualità della vita, soddisfino la domanda reale della popolazione e non quella speculativa, partendo dalla ricostruzione dello spazio pubblico nei quartieri e nelle città, che devono tornare ad essere appetibili, oltre a togliersi di dosso la patina dello sviluppo di volume, del caos, della densità, e dello smog». Dunque un punto di vista innovativo, un cambio di prospettiva deciso, da sviluppare attraverso un percorso partecipativo della comunità che non può più essere slegata al territorio. Un concetto ripreso anche da Ileana Toscano che ha collaborato alla realizzazione di un progetto di questo tipo in Bosnia, a Sarajevo, ma anche nel quartiere triestino di Gretta. «Siamo partiti da un mix di collaborazione tra amministrazione pubblica e popolazione, esplorando il territorio e coinvolgendo la comunità, per conoscere bisogni e individuare soluzioni. Un progetto che alla fine ha dato buoni risultati». Una simile progettualità, è stato sottolineato, potrebbe essere utilizzata anche per lo sviluppo urbano di Trieste e per la riqualificazione del Porto Vecchio. «Lo sviluppo della città - ha proseguito Micelli - deve partire dall’arricchimento della qualità e dalla mobilità pubblica e non dall’aumento del volume, e in questo senso credo che l’amministrazione comunale sia sulla buona strada. Diversa la questione Porto Vecchio, dove bisogna sforzarsi di essere innovativi nel percorso di riqualificazione, a costo di riscrivere i contenuti e ripensare alla funzione di quelle aree, più aderente alla domanda reale, perché non è così scontato che ci saranno soggetti pronti ad investire in quei luoghi. Il mercato è cambiato ed è sempre più selettivo, questo significa che non ci sarà spazio per eventuali errori di valutazione».

Pierpaolo Pitich
 

 

Relitti di navi da scoprire nel “Parco” dei fondali
Il progetto turistico e ambientale di un circolo di sub prevede l’inabissamento di unità dismesse della Marina militare in un’area della Riserva di Miramare
Rifugio per la flora marina, nuovo habitat per la fauna, laboratorio sommerso e fonte di possibile attrazione turistica. Sulla carta le credenziali ci sarebbero, mancano al momento le spinte economiche, l'avallo ministeriale e magari una solida alleanza con il mondo ambientalista. Si chiama semplicemente “Parco Navale di Trieste” il progetto che prevede una sorta di museo dei fondali dove ospitare alcune unità dismesse della Marina Militare – corvette, motonavi e persino sommergibili – da inabissare, previa bonifica, in un tratto di circa 55mila metri quadrati nell'area della Zona B della Riserva Marina di Miramare. L'idea è nata nel 2002 su iniziativa della “Trieste Sommersa Diving”, un circolo di sommozzatori - guidati da Alessandro D'Amico, Roberto Bolelli e Edoardo Nattelli -, attivi sul territorio anche in veste di tecnici, divulgatori e ricercatori impegnati in missioni all’estero. A loro, per esempio, si devono alcuni studi sugli squali bianchi in Sudafrica. Il loro progetto rappresenterebbe una novità assoluta per il Golfo e dintorni, ma riprenderebbe un modello di sviluppo già adottato in varie parti del mondo, dal Messico all'Australia, sino a Cuba e Seychelles. Non si tratterebbe quindi di partire da zero. Durante la lunga “gestazione”, il progetto del Parco Navale ha raccolto alcune significative approvazioni: da quella simbolica dello storico apneista Enzo Maiorca, a quelle più concrete da parte della Capitaneria di Porto di Trieste (alla quale nel 2004, è già stata avanzata una specifica domanda di concessione demaniale) e della Marina Militare, da tempo disponibile, attraverso le sedi portuali di Augusta e Taranto, a rifornire Trieste dei primi relitti da esposizione. Secondo le stime degli ideatori e di alcuni esperti di Biologia marina, iniziative del genere contribuirebbero anche a rivitalizzazione l'habitat marino, dando modo al legno e all'acciaio delle navi sommerse di trasformarsi in tane, vivai, fontane di vita, territori per la proliferazione, lo studio e la pesca. Allargando i possibili contenuti, l'onda del Parco Navale produrrebbe anche altre positive conseguenze: «La ricaduta in termini di lavoro sarebbe notevole - assicura Roberto Bolelli, uno dei ideatori del progetto – coinvolgerebbe manutentori, guide, tecnici specializzati, senza contare la parte specializzata, quella degli studiosi, in grado di valutare sul campo vari aspetti della flora e della fauna». Il richiamo del “Relitto Tour” non riguarderebbe poi solo i cultori della subacquea: «Sarebbe aperto a tutti – conferma il sommozzatore Alessandro D'Amico -. Con l'impiego di “semisommergibili”, mezzi cioè capaci di inabissarsi entro i 10 metri, le visite sarebbero estese a tutte le categorie, scolaresche comprese, in totale sicurezza». Dopo 10 anni di incubazione, il progetto Parco Navale, presentato ufficialmente alcuni giorni fa nel corso di un convegno, inizia ora a uscire allo scoperto. Ci sono già anche le prime stime economiche: il trasporto di una unità dalle basi militari, la bonifica e l'operazione di affondamento del relitto, porterebbe a un investimento iniziale di circa 500mila euro. Nel 2006, l’allora ministro dell'Ambiente Altero Matteoli diede una sorta di assenso informale cui però non seguì alcuna “firma” ufficiale. Il primo scoglio ora sembra questo.
Francesco Cardella

 

Business redditizio in altri Paesi - LA SCHEDA
Finora i Paesi che hanno “scommesso” sui Parchi navali, sono stati premiati in termini di visitatori. A Cuba, stando alle cifre fornite dalle autorità ministeriali del Paese, l'allestimento di un parco navale ha comportato un picco degli introiti in chiave turistica. Una sorta di ulteriore attrazione, capace di rendere più appetibili le tradizionali offerte vacanziere. Le stime più ottimistiche provengono comunque dall’Inghilterra. Secondo gli studi compiuti dalla University of Playmouth – Business School, il parco navale della Baia di Playmouth, dove “giace” dal 2004 la nave Scylla, convoglierebbe un giro annuale di circa un milione di sterline.

(f.c.)

 

 

SEGNALAZIONI - Rigassificatore - I rischi dell’impianto

Rigassificatori a Trieste. Leggo a pag 31-32 di "Considerazioni sul problema dei rigassificatori tra aggregazione del consenso e conflitto ambientale", tesi di laurea di Flavio Lodoli all'Università degli Studi del Piemonte Orientale, convenzionata con quella di Trieste (il testo è reperibile in rete), e trovo un accenno al terminal, poi mai realizzato, che si voleva costruire al largo di Oxnard California (vicenda ben documentata sul web, c'è persino un film). In merito all'impianto la Coast Guard statunitense sollecitò uno studio ai Laboratori Nazionali Sandia. Ne emerse - scrive Lodoli - che "... con una perdita di 200 mila metri cubi da due serbatoi di GNL, con un vento di due metri al secondo (caso peggiore considerato), la nube infiammabile di vapore si può estendere fino a 11 km, a partire dall'unità di stoccaggio e rigassificazione". Qui gli 11 km di raggio includerebbero nell'area a rischio da una parte gli abitanti di Trieste ed Opicina, e la costa sin quasi Miramar, dall'altra Muggia, San Dorligo e Capodistria. Sul Carso si arriverebbe a Sesana ed Erpelle Cosina. Il rischio sarà minimo, se prevale nel mondo, specie nei Paesi evoluti, la tendenza a costruire impianti del genere fuori dalle aree abitate, specie al largo. Perché non farlo anche qui?

Roberto Sestan

 

 

SEGNALAZIONI - Acegasaps - Aumenti spropositati

Puntuale come ogni primavera e nel silenzio generale, AcegasAps ha aumentato di nuovo le tariffe dell'acqua. Dopo l'aumento del 28% nel 2010 ed addirittura del 360% la quota fissa per usi non domestici nel 2011, quest'anno ecco una nuova sorpresa, con aumenti che vanno spaventosamente oltre l'inflazione. Non so quali parametri abbiano utilizzato i dirigenti di AcegasAps per calcolare questo nuovo balzello, non certo gli aumenti di stipendi e pensioni dei dipendenti, forse piuttosto la crescita dei propri compensi e bonus, ma chissà se si sono resi conto che hanno realizzato una nuova ingiustizia, e cioè il trasferimento di risorse dai più poveri verso i più ricchi? Infatti, aumentando la quota fissa, chi usa l'acqua con parsimonia la paga più cara di chi la usa per riempirsi la piscina, e questo, in un periodo in cui l'acqua è diventata un bene prezioso, è scandaloso. Se da un lato AcegasAps dichiara che "La Società è impegnata in un programma per il contenimento dei consumi" a cui i triestini hanno aderito con entusiasmo, dall'altro lato i minori consumi hanno causato un calo nel 2011 dell'utile netto di AcegasAps di 4 milioni di Euro. Ma gli azionisti AcegasAps possono dormire sonni tranquilli: a fronte del calo degli utili, il loro dividendo nel 2011 è stato addirittura raddoppiato passando da 0,09 a 0,18 euro. In parole più semplici: il comportamento virtuoso dei triestini, che hanno imparato a ridurre gli sprechi, ha provocato un calo degli utili di AcegasAps che li ha puniti aumentando le tariffe per poter remunerare gli azionisti. Oppure, in altri termini, AcegasAps ha raddoppiato i dividendi agli azionisti, e per poterselo permettere è stata costretta ad aumentare le tariffe. Invertendo l'ordine, il risultato non cambia. Ultima nota: secondo i dati di Legambiente, la rete idrica di Trieste perde come uno scolapasta, poiché il 55% dell'acqua immessa in rete viene persa per strada, uno dei peggiori risultati in Italia ed in costante peggioramento nel corso degli anni. Una scelta oculata sarebbe quella di utilizzare gli aumenti tariffari per la manutenzione della rete idrica ed a ridurre gli sprechi, altro che raddoppiare i compensi agli azionisti.

Alessio Vremec

 

 

Domenica con #Salvaiciclisti - RITROVO IN PIAZZA DELLA BORSA
#Salvaiciclisti piazza della Borsa Info: salvaiciclistiTrieste@gmail.com
#Salvaiciclisti si presenta anche a Trieste per chiedere più sicurezza per gli amanti della bici. Oggi, alle 10.30, in piazza della Borsa, incontro dei ciclisti urbani triestini e poi tutti al mare a Barcola. #Salvaiciclisti è un movimento che chiede più sicurezza sulle strade per chi usa la bicicletta: nato su internet, nel giro di pochi mesi è riuscito a portare sulle strade di Roma 50000 persone per farsi sentire dalle istituzioni: negli ultimi 10 anni in Italia sono morti sulla strada 2556 ciclisti. L’iniziativa si è estesa anche in regione e su Facebook è nato la scorsa settimana il gruppo #Salvaiciclisti Trieste per proporre al Comune i cambiamenti necessari per garantire più sicurezza sulle nostre strade. Il primo incontro dei membri si è tenuto il 20 maggio, in occasione dell’iniziativa su scala nazionale di #Salvaiciclisti "Incontriamoci&conosciamoci”, davanti a tutti i municipi d’Italia: partecipare è importante, per farsi sentire.
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 2 giugno 2012

 

 

Ferriera e rigassificatore Industriali in pressing - IMPRENDITORIA»ASSEMBLEA
Razeto: impianto gnl strategico, ma Gas Natural doveva proporre compensazioni Siderurgia, la Regione acceleri.

Porto Vecchio, investitori subito o via il Punto franco
Ferriera, rigassificatore, Sito inquinato e porto: i macigni hanno nome e cognome, e sono sempre gli stessi. Mentre il mondo cambia e la crisi morde, Trieste e il Friuli Venezia Giulia continuano a dormire sotto effetto di potenti anestetici. Si discute, proliferano tavoli e accordi, ma la chiave di volta resta nel cassetto. Dalle sabbie mobili che bloccano la riconversione della Ferriera di Servola alle faide pro e contro l'impianto gnl di Gas Natural a Zaule, dall'odissea della terza corsia della A4 alla Tav e all'incognita del tracciato, fino ad arrivare a Porto Vecchio, vero emblema di un territorio che rischia definitivamente di perdere il treno. È da Palazzo Ralli che arriva un quadro a tinte fosche. A tracciarlo il presidente di Confindustria Trieste Sergio Razeto, che ieri, in occasione dell'assemblea degli industriali della provincia, ha passato in rassegna luci e ombre del sistema produttivo nostrano. Un sistema povero di industria, in cui le aziende restano ancora troppo "micro", strozzate dalla crisi e snobbate dalle banche. Piaghe davanti alle quali le istituzioni non riescono a fare abbastanza. In primis la Regione, che in questi anni di giunta Tondo «ha avviato percorsi positivi, ad esempio su ammortizzatori sociali e sostegno al credito», ma di fatto «ha messo solo qualche pezza qua e là, senza prendere scelte decisive che risolvano i veri problemi: fiscalità di vantaggio, riduzione dei costi energetici, sburocratizzazione, infrastrutture». La Ferriera È lo stabilimento servolano uno dei cantieri da chiudere al più presto. Troppe le lungaggini su questo tema secondo il numero uno di Confindustria locale, che non ha mancato di bacchettare: «Continueremo a sollecitare la Regione - ha commentato Razeto - perché è urgente rendere operativo il tavolo di lavoro previsto dal protocollo sottoscritto fra Regione stessa, istituzioni locali e parti sociali per programmare l’attività di dismissione dell’impianto siderurgico e progettare il recupero dell’area a fini industriali e logistici». Rigassificatore Sul tema gli Industriali triestini non hanno dubbi: l'impianto va fatto, e alla svelta, perché è «strategico». Piaccia o no agli enti locali. «Lo riteniamo un'opera utile per il rilancio economico del territorio - ha spiegato Razeto - a condizione che siano utilizzate le soluzioni progettuali e tecnologiche più avanzate in termini di sicurezza e di impatto ambientale, e che il progetto non vada a confliggere con le attività portuali». E le proteste dei Comuni e della gente? “Colpa” di Gas Natural: «Ha sbagliato nella comunicazione. Doveva proporre adeguate compensazioni. Penso ad agevolazioni per l'acquisto del gas, o alla realizzazione di un parco nella zona delle Noghere: di possibilità per avvicinarsi alla gente ce n'erano, bisognava sfruttarle. In ogni caso - ha aggiunto il leader degli Industriali - sono il Governo e la Regione a dover decidere. Le contrarietà di Comuni e Provincia frenano l'iter, ma non lo possono bloccare completamente. Mi auguro che si riesca a trovare una soluzione immediata per portare a compimento il progetto». Porto Benissimo lo sblocco dei fondi Cipe per la piattaforma logistica e l'apertura dei collegamenti ferroviari in ambito portuale ai vettori esteri. Ma per il leader degli Industriali non basta: «Il porto è un asset imprescindibile per Trieste, si deve sfruttarlo e investire. Bisogna chiudere al più presto l’iter ministeriale di approvazione del Piano regolatore e servono interventi sulla rete ferroviaria». Porto Vecchio Immancabile un commento. «Io preferirei che le attività commerciali venissero concentrate in Porto Nuovo, a meno che non si trovino, e subito, investitori interessati a sviluppare attività coerenti con le normative che disciplinano il regime di punto franco. Altrimenti meglio spostare il punto franco altrove e aprire Porto Vecchio completamente alla città. Di base, però, raggiungere il porto di Trieste rimane un miraggio. Penso ai lavori per la terza corsia: sono partiti, ma si troveranno i fondi». Sito inquinato La partita delle bonifiche va chiusa subito. E qui, questa volta, qualcosa si muove. «Finalmente. Dopo quasi dieci anni - ha concluso Razeto - abbiamo potuto mettere un punto fermo per liberare i terreni dal perimetro del Sin: un risultato importante».
Elisa Coloni

 

Lucchini spa - Servola, Bonacina nuovo direttore
Cambio ai vertici della Ferriera di Servola. Da ieri Giuseppe Bonacina è il nuovo direttore dello stabilimento siderurgico del gruppo Lucchini, nominato a conclusione delle evoluzioni organizzative previste dalla società e finalizzate a mantenere sotto stretto controllo le perfomance produttive dell’impianto triestino. Giuseppe Bonacina vanta una lunga esperienza manageriale maturata in rilevanti ruoli aziendali precedentemente ricoperti all’interno della Lucchini SpA. Nel suo nuovo incarico Bonacina si avvarrà del supporto tecnico di Marco Bianchi, che avrà la specifica missione di far rispettare i programmi produttivi dello stabilimento siderurgico di Trieste e le normative in tema di ecologia e ambiente. Bianchi è stato in precedenza il responsabile della cokeria, dell’altoforno ed infine dell’acciaieria di Piombino.

 

 

Usare meno l’inceneritore e più raccolta differenziata - L’INTERVENTO DI LUCIA SIROCCO - Circolo Verdazzurro Legambiente Trieste
Sulla delicata questione dei rifiuti, provenienti dalla Campania e bruciati all’inceneritore di Trieste, Legambiente Trieste chiede la massima trasparenza, che finora è stata invece totalmente negata dai responsabili dell’operazione. Questo il tenore della lettera che abbiamo inviato al sindaco Cosolini ed agli assessori all’ambiente, Laureni, e allo sviluppo economico, Omero (responsabile anche dei rapporti con le società partecipate, come Acegas-Aps). Nessuna obiezione, da parte nostra, sul fatto che in situazioni di emergenza, ci si debba far carico anche dello smaltimento di rifiuti prodotti altrove, per un ovvio principio di solidarietà nazionale. Purché, ben inteso, l’emergenza non diventi cronica. Questo deve avvenire, però, in un quadro di totale trasparenza sugli effetti ambientali dell’operazione. L’esatto contrario di quanto accaduto finora, con i convogli di rifiuti di fatto «militarizzati», nessuna informazione sull’effettiva composizione dei rifiuti stessi, sull’eventuale modifica della natura delle emissioni dal camino dell’inceneritore e sul destino finale delle scorie e delle ceneri così prodotte. La problematica è rilevante, anche alla luce del fatto che in Campania, per lungo tempo, la gestione dello smaltimento dei rifiuti urbani è stata quanto mai carente, portando ad esempio alla produzione di centinaia di migliaia di «eco-balle», nelle quali verosimilmente rifiuti urbani erano mescolati illegalmente a rifiuti speciali e tossici e nocivi. Per tacere delle note interferenze della criminalità organizzata nella gestione dell’intero ciclo dei rifiuti. Risulta peraltro che all’inceneritore di Acegas-Aps arrivino regolarmente carichi di rifiuti anche dalla Slovenia e dall’Austria. Neppure su questi le informazioni sono esaustive. Da ciò la richiesta al sindaco ed agli assessori competenti, di fornire quanto prima alla cittadinanza (allo scopo di fugare ogni dubbio e smentire eventuali allarmismi) tutte le informazioni su: - quantità e composizione dei carichi di rifiuti arrivati all’inceneritore Acegas-Aps sia dalla Campania, sia da Slovenia, Austria ed eventualmente altre regioni - effetti della combustione di questi carichi sulle emissioni dell’inceneritore - quantità e destino finale delle ceneri e delle scorie risultanti dalla combustione di questi carichi - bilancio economico complessivo delle operazioni legate alla combustione nell’inceneritore di Trieste dei carichi di rifiuti provenienti dalla Campania, dall’Austria e della Slovenia. Concludiamo rilevando che la «necessità» di importare rifiuti da altre regioni, deriva dal sovradimensionamento dell’inceneritore di Trieste, destinato a risaltare sempre più, man mano che il progresso della raccolta differenziata ridurrà la quantità dei rifiuti urbani «autoctoni» destinati all’incenerimento. Una ragione di più per deplorare la miope scelta di costruire - pochi anni fa - la terza linea dell’impianto di Acegas-Aps (e c’era perfino chi, come l’ex sindaco Dipiazza e la sua maggioranza, puntava a costruirne una quarta!), senza puntare invece, come avviene nei Paesi più evoluti, sulla raccolta differenziata ancor oggi poco superiore al 20%, contro l’obiettivo minimo fissato dalle Direttive europee del 65% entro il 2012. Infine, se è vero che il sindaco è il rappresentante del Comune (che è anche il maggiore azionista di Acegas-Aps), è anche vero che lo stesso sindaco è anche la massima autorità responsabile della salute pubblica.
 

 

Sistema di trasporti ormai antiquato: Muggia è soffocata
La radiografia nel bilancio sociale che servirà per il Prg - Manca la ferrovia, troppo pochi i bus, mare sottovalutato
MUGGIA Incremento delle aree verdi e degli insediamenti industriali, ma anche assenza di una linea ferroviaria e poche aree pedonali. Questi i dati salienti del bilancio sociale “in ottica di genere” presentato durante l'ultima seduta del consiglio comunale di Muggia, frutto del confronto del Censimento 2001, dei Piani di Zona 2004 e del rendiconto 2010. Nato da un contributo regionale, il progetto si è realizzato attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro interno all’Ente coordinato da Nadia Marchio, responsabile dell’Ufficio ragioneria (attivamente coinvolto nella raccolta e organizzazione dati) insieme al Servizio sociale dei Comuni dell'Ambito 1.3 e con i consulenti della Società Syntegra. Il bilancio è uno strumento che a tutti gli effetti si integra concretamente con tutti gli altri strumenti di pianificazione e che sarà indiscutibilmente utile per la redazione del Piano di sviluppo, dei Piani di zona e del Piano regolatore e che ha già trovato considerazione nella relazione di revisione programmatica di aprile. La fotografia del bilancio di genere restituisce ai muggesani l'immagine di una città con caratteristiche urbane a differenza dei restanti Comuni dell’altipiano carsico triestino e con la densità di abitanti più elevata rispetto agli altri Comuni della provincia, dopo il comune capoluogo, a conferma della sua natura cittadina. “Primo comune della penisola istriana e ultimo dello Stato italiano”, Muggia paga lo scotto dei propri connotati territoriali in una criticità di collegamenti e infrastrutture mancando totalmente una linea ferroviaria (di cui è prevista però in futuro la realizzazione del collegamento Trieste-Rabuiese) ed essendo residuale quello marittimo. «Un incremento di frequenza e durata delle autolinee pubbliche in sostegno all’utilizzo dei mezzi privati sarebbe dunque significativo specie anche alla luce dell’importanza del cambiamento che l’analisi dà all’apertura del raccordo autostradale, veloce collegamento per Muggia», spiega in una nota il Comune. Il territorio presenta però indicatori di significativa attrattività, sia sotto il profilo economico produttivo sia sotto quello storico-culturale e turistico. Anche e nonostante la situazione di pesante crisi economica vigente, è evidenziato infatti uno sviluppo progressivo e costante di insediamenti delle aree industriali, commerciali e artigianali nella zona Ezit: dalle 80 aziende del 2001 si arriva infatti all’insediamento di 105 nel maggio 2011. Questo andamento positivo - che conosce una leggera flessione solo nel primo semestre 2012 (-2,85%) per poi incrementare nel primo trimestre 2012 con 123 insediamenti - “potrebbe anche essere l’effetto di trasferimenti di attività da altri ambiti del territorio provinciale, riconoscendo in ogni caso il ruolo attrattivo del territorio muggesano”. La limitata fruibilità del territorio legata all’assenza di piste ciclabili troverà invece risposta nella rete di ciclovie da Rabuiese a Trieste e nella Kras-Carso Ciclovia Rio Ospo – Laghetti delle Noghere che si stanno realizzando proprio in questi giorni. Netto incremento poi delle aree verdi quali parchi e giardini urbani negli ultimi anni, che sono passati da 22mila 200 mq a 37mila 200 situati prevalentemente in zone periferiche. Crescono però – anche se con minor incidenza - i parchi gioco pubblici, fermo restando che Piazza Marconi rimane il luogo prediletto per l'incontro e la socializzazione. Limitate invece le aree pedonali, che “si limitano ad un’estensione di 1 km” e che, secondo l’analisi, dovrebbero vedere valorizzate tutte le possibilità che il contesto urbano consente per incrementare la fruibilità pedonale. A questa esigenza il Comune punta a dare una degna risposta tramite il progetto Pisus nell’eventualità di aggiudicazione come, d’altronde, alla distribuzione di parcheggi già comunque in fase di studio.
Riccardo Tosques

 

 

Dibattito a Sottolongera

Manifestazione della Federazione della Sinistra oggi e domani alla Casa del Popolo a Sottolongera in via Masaccio 24. Stasera alle 19 Spazio Arci con il dibattito “Meglio il bombardiere F35 o 150 asili nido?”. Parteciperanno Mario Andolina (consigliere comunale), Alessandro Capuzzo (Tavola della pace), Alice Pesiri (Banca Etica) e don Mario Vatta (Comunità di San Martino in Campo). Coordina Marzia Piron (Arci provinciale). Alle 21 Claddach in concerto con musica celtica e tradizionale Irish.

 

 

Geopaleontologico - Rocce e fossili del Carso triestino

Proseguono le visite guidate al percorso Geopaleontologico del Civico Orto botanico in via Carlo de’ Marchesetti dalle 10 alle 12 organizzate dal servizio Musei scientifici. L’iniziativa, iniziata il 19 maggio, è in programma anche oggi e domani. Nel corso delle visite saranno illustrati le rocce e i fossili più importanti del Carso triestino, dalle più antiche rocce di 125 milioni di anni fa alle pietre più recenti di “soli” 40 milioni di anni d’età. Attraverso decine di tipi di calcari e arenarie. Il tutto nello splendido scenario delle fioriture primaverili. Ogni roccia esposta è rappresentativa dell’antico ambiente preistorico nel quale si è formata e contiene i particolari fossili che lo caratterizzano. Un’attenzione particolare sarà dedicata al famoso dinosauro “Antonio” con un modello a dimensione reale di dinosauro ambientato tra la vegetazione.

 

 

 

 

HELP! - VENERDI', 1 giugno 2012

 

 

Rigassificatore in golfo, "Ci sono tanti interessi in gioco" - intervista a Lino Santoro

"Gli impianti fissi a terra che in mare gofdono di incentivi anche se per un anno non arriva una goccia di gas. Solitamente gli impianti di rigassificazione vengono sfruttati al massimo per il 40%."

 

 

GREEN STYLE.it - VENERDI', 1 giugno 2012

 

 

Detrazione 55% efficienza edifici, proroga al 2013

La detrazione al 55% sui lavori di edilizia sostenibile saranno in vigore fino al 2013. A quel punto sarà previsto un progressivo calo che porterà nel 2014 gli sgravi al 50%, salvo poi passare dal 2015 al 36% previsto in via definitiva dal decreto “Salva Italia”. Aumenta anche la soglia della spesa massima ammissibile per le ristrutturazioni, che passa dai precedenti 48 mila euro alla nuova soglia di 96 mila.
Detrazioni fiscali al 55% fino al 2013 anche per i lavori di riqualificazione energetica degli immobili, che dal 2014 passeranno però direttamente al 36%. Questo quanto previsto dalla nuova bozza, pronta per essere discussa durante il prossimo Consiglio dei Ministri. Testo che ha già permesso i primi conteggi riguardo il possibile bilancio dello Stato nei successivi 3 anni.
Dopo i bilanci positivi espressi anche in sede di discussione del decreto “Salva Italia”, che confermavano un maggiore gettito fiscale derivato di 312,3 milioni di euro l’anno, l’aumento delle percentuali e del tetto massimo di spesa previsti per le ristrutturazioni si stima porterebbero ad una progressiva riduzione delle entrate statali. Queste verrebbero solo in parte compensate dalla crescita degli introiti IVA e IRPEF/IRES/IRAP e il bilancio potrebbe risultare negativo nel 2015.
Discorso simile per gli interventi di riqualificazione energetica il cui bilancio nel 2015, seppur negativo, sembrerebbe meno gravoso rispetto alle ristrutturazioni. Gli interventi previsti riguardano anche la stabilizzazione delle tariffe per i professionisti impegnati in questo tipo di lavori come architetti e ingegneri. Si potrà fare ricorso al dm 4 aprile 2001 e articolo 14 della legge 143/49 fino a quando il Ministero della Giustizia non abbia definito i nuovi parametri per i pagamenti da stabilire via giudiziale.

 

 

COMUNICATO STAMPA - VENERDI', 1 giugno 2012

 

 

SERVIZIO CIVILE A RISCHIO
Si è tenuta mercoledì 30 maggio 2012 presso la Sala Tessitori del Consiglio Regionale FVG a Trieste una conferenza stampa promossa da ACLI e ARCI Servizio Civile Trieste sul tema del servizio civile nazionale.
Sono stati la rappresentante dei volontari di Servizio Civile per il Friuli Venezia Giulia e due volontarie attualmente in servizio nei progetti di ACLI e ARCI Servizio Civile Trieste ad illustrare la situazione attuale del servizio civile nazionale che, in questi anni, ha subito una progressiva diminuzione di fondi.
L’obiettivo dell’incontro era quello di sensibilizzare la classe politica regionale affinchè si faccia portavoce, nei confronti del governo, della richiesta di maggiore attenzione a questa opportunità che permette ai giovani di fare un’esperienza di un anno per la ”difesa della Patria, non armata” intesa come cittadinanza attiva e partecipata, contribuendo allo sviluppo sociale e culturale.
Erano presenti giovani volontari nelle strutture delle ACLI, ARCI Servizio Civile, Azienda Sanitaria, Comune di Trieste e i consiglieri regionali del PD Franco Codega e dell’UDC Edoardo Sasco.
Nel corso degli ultimi anni i fondi che il Governo stanzia per il servizio civile si sono ridotti dell’80%, passando dai 298 milioni del 2008 ai 68 milioni del 2012: tagli che hanno più che dimezzato il numero di giovani che hanno accesso al servizio civile, passando da 45 mila agli attuali 19mila. “Il servizio civile – hanno affermato i giovani presenti alla conferenza stampa – rappresenta un’ottima opportunità per l’inserimento nel mondo del lavoro, nonché un servizio alla comunità nel sociale, nella protezione civile e nei servizi per l’ambiente”.
In Friuli Venezia Giulia sono oltre 250 coloro che svolgono il servizio civile ma il taglio dei fondi, nonostante un intervento finanziario della Regione di 150 mila euro, consente di soddisfare soltanto un quarto delle domande presentate, lasciando fuori quindi oltre 700 richieste.
Codega e Sasco hanno presentato una mozione congiunta (che sarà sottoposta anche agli altri gruppi in Consiglio regionale) nella quale si chiede alla Giunta regionale di farsi portavoce presso il Governo dell’esigenza di arricchire le risorse in favore del servizio civile. “La regione fa la sua parte sul piano finanziario ma anche qui il bilancio è ristretto ed è difficile trovare ulteriori risorse” ha affermato Codega. Il “pressing” sul Governo, ha aggiunto Sasco, dovrà essere fatto non solo dagli esponenti dalla regione: “Per questo – ha concluso il capogruppo dell’UDC – sottoporremo il testo della mozione anche ai parlamentari eletti in Friuli Venezia Giulia affinchè si attivino a Roma a favore del servizio civile”.
ARCI Servizio Civile è un’associazione che ha come finalità la promozione della cultura e delle esperienze di servizio civile. Opera sull’intero nazionale e valorizza una rete di centinaia di associazioni locali e nazionali.
Soci nazionali sono ARCI, ARCI Ragazzi, Legambiente, UISP e Auser; ulteriori soci locali a Trieste sono l’Unione Circoli Culturali Sloveni – ZSKD, ITIS – Azienda Pubblica di Servizi alla Persona, ICS – Consorzio Italiano di Solidarietà, Unione Associazioni Sportive Slovene in Italia – ZSSDI, Senza Confini - Brez Meja, Monteanalogo, Cooperativa Bonawentura.

ARCI Servizio Civile Trieste

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 1 giugno 2012

 

 

Rifiuti, differenziata-flop In un anno solo l’8% in più - L'andamento della differenziata
Nessun deciso balzo in avanti nei primi quattro mesi dell’anno rispetto al 2011 Laureni: siamo delusi. Omero: la gente non ci crede, ma ora pioveranno le multe
Un anno fa, il primo giugno 2011, è stato introdotto a Trieste l’obbligo della raccolta differenziata. Per un semestre in via sperimentale, in seguito a pieno regime. Ma il bilancio dei primi 12 mesi non è soddisfacente. Si registra un aumento dell’8%. Eppure l’informazione è stata data, le isole ecologiche sono dislocate in tutta la città e sono stati introdotti anche altri metodi di raccolta come quello del verde o dei cartoni. Ma una percentuale ancora elevata di triestini non ne vuol sapere, e getta tutto indistintamente nel bidone grigio dell’indifferenziata. Ma se fino a oggi il Comune ha chiuso un occhio e prima di iniziare a comminare delle multe ha preferito portare a regime l’intero sistema di raccolta, ora i comportamenti scorretti saranno sanzionati. «C’è parziale delusione – ammette l’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni - credo che la scarsa sensibilità dei cittadini sia dovuta al fatto che a Trieste siamo stati abituati bene dalla presenza dell’inceneritore: tutto viene bruciato. I giovani non ricordano le discariche sul Carso». «Ora non ci sono più scusanti – commenta Fabio Omero, assessore alle Partecipate – arriveranno le multe. È un fatto culturale: a Trieste non riusciamo ad abituarci a questo sistema, la gente non ci crede, pensa che tutto poi venga buttato via comunque. E non è vero che la causa sta nell’alto numero di persone anziane. Anzi - sostiene Omero – sono proprio gli anziani i primi a fare la raccolta differenziata». La normativa europea prevede di arrivare al 65% di differenziata in ogni ambito territoriale ottimale entro il 31 dicembre. A fine 2011 è stato raggiunto il 22,4%. Ma i primi quattro mesi del 2012 non hanno evidenziato grandi passi avanti e il 65% resta lontano. Esempi: nei primi quattro mesi del 2011, a differenziata ancora non obbligatoria, a Trieste erano state raccolte 2036 tonnellate di carta. Nei primi quattro mesi di quest’anno 2559. Quanto al vetro, nello stesso periodo del 2011 le tonnellate raccolte erano state 1061; sono salite a 1601 nel periodo gennaio-aprile 2012. Per la plastica il raccolto da gennaio ad aprile 2011 era di 725 tonnellate. Stesso periodo del 2012: 755 tonnellate. Nessun radicale cambio di rotta: questi incrementi minimi non bastano. «Non si possono scaricare responsabilità sui disservizi di AcegasAps, che ci sono e che cerchiamo di monitorare mettendo in rete Comune e multiutility – valuta Omero - la verità è che abbiamo ereditato una precisa scelta politica-industriale che non condividiamo, perché condizionata dal pensiero unico: ridurre le immondizie indifferenziate conferite da Trieste al termovalorizzatore equivaleva a ridurre la produzione di energia elettrica del termovalorizzatore e quindi ridurre i margini di guadagno dalla produzione di energia elettrica e dunque gli utili che entravano nelle casse del Comune». Il piano economico finanziario di AcegasAps prevede di sviluppare le modifiche al servizio per incrementare le differenziate. Alla differenziata stradale è stato affiancato il servizio di raccolta imballaggi e quello del verde a domicilio del quale stanno usufruendo 700 cittadini mentre si stima che gli utenti interessati potrebbero essere tremila. Ma allora quale è la soluzione? «Andrà incrementata la raccolta dell’umido – spiega Omero – ora partiremo raccogliendolo nelle mense e in prospettiva bisognerà arrivare a estendere l’obbligatorietà anche ai cittadini». «Occorrerà rivedere e ridefinire il valore dell’umido – concorda Laureni – ora io pretenderò che il piano complessivo della differenziata sulle varie frazioni venga aggiornato. Voglio capire se i numeri che ci sono stati dati sono credibili: il piano va impostato sulla realtà e non sulla carta». Il piano AcegasAps approvato dal Comune prevede infatti di arrivare entro il 2012 al 29,2% di differenziata. Una cifra che lo stesso sindaco Cosolini ha già detto di ritenere troppo bassa.
Laura Tonero

 

Dal Maso: «Ci aspettiamo più partecipazione»
Il dirigente di AcegasAps: «Serve più comunicazione per la raccolta del verde e dei cartoni»
«Nei primi mesi di quest’anno qualcosa si muove rispetto al 2011 ma raccogliamo la metà di quello che potremo raccogliere. Ci spettiamo più partecipazione». Paolo Dal Maso, direttore della Divisione Ambiente di AcegasAps, si rende conto che la strada da fare, prima di far entrare nella testa e nel cuore dei triestini una certa sensibilità nei confronti della differenziata, è ancora lunga. «Vanno incrementati con una comunicazione più capillare i sistemi di raccolta del verde e dei cartoni – valuta Dal Maso - ma ricordiamoci che l’umido, da solo, rappresenta il 20 per cento della raccolta differenziata. E ora partiremo dal raccoglierlo nelle mense». Nel secondo semestre di quest’anno è prevista infatti l’istituzione del servizio di raccolta porta a porta della frazione umida del rifiuto urbano in circa 80 grandi utenze produttrici come mense e ristoranti. L’avvio della raccolta prevede la consegna in comodato d’uso dei contenitori con volumetria rapportata al numero di coperti. Sarà proposta la raccolta differenziata portone a portone in alcuni complessi condominiali prevedendo il ritiro separato con cadenze prefissate delle diverse tipologie di rifiuto direttamente presso i numeri civici. Con il servizio raccolta ingombranti porta a porta per il 2012 sono stimati 7 mila interventi di ritiro. Restano poi a disposizione i centri di raccolta dove il singolo cittadino può andare a depositare i rifiuti ingombranti, quelli pericolosi e le apparecchiature elettriche ed elettroniche. Si trovano in via Carbonara, via Valmartinaga, Strada per Vienna, via Giulio Cesare e a Duino Aurisina. Eppure non è difficile vedere ancora qualche televisore abbandonato accanto ai bottini della spazzatura. «Per la raccolta degli scarti del verde a domicilio abbiamo coinvolto anche gli amministratori di stabili – spiega il dirigente – ma proseguiremo con una campagna di comunicazione che prevede il recapito di un dettagliato opuscolo allegato al nostro magazine a chi ha giardini». La raccolta a domicilio del verde è partita lo scorso 12 aprile. Acegas Aps fornisce in uso gratuito ai possessori di giardini e spazi verdi privati un bidone per numero civico nel quale porre direttamente erba, foglie e ramaglie. Nel giorno indicato per lo svuotamento, il contenitore va sistemato davanti a casa. Gli scarti verdi opportunamente lavorati consentiranno di ottenere concime organico da destinare all’agricoltura e al florovivaismo. «Per quanto riguarda la raccolta degli imballaggi, dei cartoni – conclude Dal Maso - abbiamo recapitato il regolamento ad ogni negoziante ma, se servirà, utilizzeremo anche il supporto di mediatori culturali per spiegare il sistema ai gestori di attività che non capiscono l’italiano».

(l.t.)

 

 

Una corsa a ostacoli il Prg per il Porto
Documento votato in sede locale nel 2009, si è poi arenato al Ministero che solo adesso ha dato un parziale via libera. Poi serve l’ok della Regione
Si discute molto di Porto vecchio, del futuro della città e dei suoi destini economici, ma che fine ha fatto il Piano regolatore del porto, senza il quale sono voci vane i progetti di ampliamento e sviluppo, e dunque del cuore solido della città pur in tempi criticissimi? Licenziato a Trieste nel 2009, ancora non è attivo. Di ieri però la notizia che il ministero dell’Ambiente ha dato in questi giorni un parziale parere positivo sulla Valutazione d’impatto ambientale (Via) e sulla Valutazione ambientale strategica (Vas). Sono i due procedimenti autorizzativi che ancora mancano. E senza un documento urbanistico certo, nel momento in cui compagnie di portata internazionale sembra stiano “annusando”, in segretezza, le potenzialità triestine, nulla si può intravedere al capitolo dei “passi avanti”. I 32 milioni arrivati in aprile dal Cipe per una piattaforma logistica che dovrebbe ampliare il Porto nuovo di 250 mila metri quadrati, ideata già 11 anni fa, e per la quale comunque manca la parte più sostanziosa di denaro (il costo complessivo è stato di recente aggiornato a 335 milioni di euro), sono solo un pezzo molto piccolo della prospettiva generale. Che poggia invece, seriamente, proprio sul Prg e le sue previsioni di ampliamento degli spazi produttivi. Il documento urbanistico, votato in Comitato portuale e nei Consigli comunali di Trieste e Muggia nel 2009, e approvato (con prescrizioni) dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici il 21 maggio 2010, era stato salutato con un osanna, perché da 57 anni non veniva aggiornato nel suo complesso, ed era ormai un intrico di singole varianti. Appena nel 2011 però si è dato avvio alla redazione di Via e Vas, con relativo parere obbligatorio della Slovenia. Procedimenti che si è ottenuto di poter unificare, proprio per sveltire i tempi. Dal Piano regolatore portuale dipendono tutti i progetti pensati per il porto: allungamento del Molo Bersaglieri (crociere), ampliamento del Molo VI, prolungamento del Molo VII, realizzazione del Molo VIII, e non da ultimi il nuovo terminal “ro-ro” alle Noghere e in più connessioni stradali con la Grande viabilità e ferroviarie. Secondo il ministero dell’Ambiente, la procedura unificata “Via e Vas” sarebbe stata attuata per la prima volta in Italia proprio per Trieste. Tanto che nel sito ufficiale del ministero che pubblica procedure in corso oppure già concluse il caso di Trieste non appare, mancando la casella dei procedimenti unificati. La buona notizia è che la Commissione sulla Via ha dato un primo parere sostanzialmente positivo. Ha rinviato tuttavia i fascicoli alla Direzione generale, con richiesta di chiarimenti ulteriori (non rilevanti, sembra) che potrebbero presto essere recapitati all’Autorità portuale di Trieste. Risolti questi ostacoli, il Piano andrebbe dunque ad approvazione in sede ministeriale, per essere inviato quindi in Regione. Ed è un decreto del presidente Tondo che dovrà assegnargli il definitivo timbro. Dietro le quinte regna anche una certa apprensione. Quanto ci vorrà per “usare” il nuovo Prg? In sua assenza, nessun nuovo “cliente” di peso verrebbe a investire durevolmente in porto. Senza clienti di peso, peraltro, gli sviluppi illustrati dal piano resterebbero scritti sulla carta. Come conciliare interessi e burocrazia, sviluppo, tempi tecnici e soldi? Maturano pensieri dettati da fretta, timore e impazienza. Intanto però anche il Comune ha di nuovo dovuto esprimersi in materia. Per due motivi. Fra le prescrizioni del 2010 c’era anche l’obbligo di “certificare” nuovamente la concordanza tra piano portuale e territori comunali e di zona industriale che ricadono al suo interno. «Era stata individuata scarsa chiarezza - spiega Elena Marchigiani, assessore all’Urbanistica - e stiamo lavorando con Autorità portuale, Ezit e Regione per arrivare a un accordo formale sui perimetri e sulla loro coerenza». Lo scorso gennaio invece la Giunta comunale ha dovuto esprimere un parere sul Prg del porto come consultazione preliminare proprio alla Via e alla Vas. Il Prg prevede circa 3000 navi in più (differenza tra 2007 e 2020), traffico merci che passa da 46 milioni di tonnellate a 59,7, un incremento di 10 volte del traffico ferroviario e di 3 volte di quello stradale, con un’incidenza del 35% superiore sulla Grande viabilità (e relativo aumento d’inquinanti) e soprattutto la “costruzione di un impianto di degasificazione”. A tutte queste cose, con una particolare sottolineatura sulla necessità di prevedere la viabilità interna di Porto vecchio, e di non sottovalutare l’impatto di maggior traffico cittadino che proprio gli insediamenti in Porto vecchio comporteranno, ha risposto la Giunta comunale. Segnalando che la Grande viabilità difficilmente potrà sopportare i volumi di traffico previsti. E che soprattutto la previsione del rigassificatore a Zaule «contrasta con la volontà del Consiglio comunale».
Gabriella Ziani

 

Una planimetria con investimenti da 1,5 miliardi
Il Prg del porto fotografa la situazione e indica il costo degli interventi di ampliamento previsti, pari a oltre 1,5 miliardi di euro per le opere marittime. Definite anche le perimetrazioni interne secondo funzione: 285 ettari a uso commerciale e portuale, 62 per industria, 135 per attività produttive, 60 di portualità allargata (si riconosce qui Porto vecchio), 8 per passeggeri, 21 per nautica da diporto, e infine 22 di area urbana e 3 di servizi portuali.
 

«Il governo riperimetri la zona del punto franco»
Risoluzione parlamentare per il Porto Vecchio presentata da Antonione, Rosato e Menia dopo l’incontro organizzato dal sindaco Cosolini
Porto vecchio il suo Piano regolatore interno invece ce l’ha. Ha fruito di una “variante”, approvata già nel 2007. Ben altri sono i suoi problemi. Che cosa farci all’interno? Pare stiano parzialmente sfumando i tentativi di architetture particolari per fare del Punto franco un perno vincolante. La forte posizione politica assunta per ben due volte in pochi giorni dal sindaco Cosolini, in dissenso con Autorità portuale e Camera di commercio, sulla necessità di fare chiarezza e con una dichiarata intenzione di premere affinché prevalga l’opzione urbana, ha lasciato forte impronta. Infatti a pochi giorni dal “raduno” di tutti i parlamentari triestini in Municipio, chiamati a raccogliere la lista delle cose urgenti di cui interessare direttamente il governo in tema di porto e infrastrutture, c’è stata la prima azione concreta. I deputati, in accordo bipartisan, ribadiscono: sono gli enti locali a dover decidere. E dunque Porto vecchio va liberato dai Punti franchi. «Il Governo provveda alla riperimetrazione del Punto franco in Porto vecchio a Trieste, in base alle indicazioni degli enti locali» scrivono in una risoluzione parlamentare i deputati Roberto Antonione (Gruppo misto-Pli), Roberto Menia (Fli) e Ettore Rosato (Pd). Così i rappresentanti della Camera. Nessun cenno per ora dal Senato (Tamara Blazina, Pd, e Giulio Camber, Pdl, altrettanto presenti). Secondo i tre firmatari “le nuove esigenze di sviluppo rivendicano agli enti locali l’assunzione autonoma delle scelte più idonee». E, tra queste, «l’esigenza di spostare o accorpare le zone franche in modo da ottenere l’ottimizzazione economica e commerciale delle strutture portuali e retroportuali». Inoltre, aggiunge il testo, «lo sviluppo della città e del porto dipendono anche dalla ridefinizione della superficie del Punto franco e dallo svincolo di alcune importanti infrastrutture del Porto vecchio dalle rigide norme conseguenti al regime di esenzione doganale dell’area, previste dal Trattato di pace del 1947». E chi può attuare il provvedimento? Antonione, Menia e Rosato: «La potestà è governativa, così come più volte affermato dal ministro degli Affari esteri e dai funzionari dell’Ufficio contenzioso diplomatico». Contro l’ipotesi di «far resuscitare l’area del Porto vecchio come Punto franco, riesumata recente volontà di alcuni rappresentanti di enti e categorie economiche», Roberto Decarli (Trieste cambia), Patrick Karlsen (Cittadini) e Cesare Cetin (Idv) hanno depositato una mozione urgente e chiarificatrice, «perché Porto vecchio tuttora non può altro che esibire - aggiunge Decarli - la sua condizione di monumento-simbolo dell’immobilità». I consiglieri chiedono «un tavolo con Autorità portuale, Provincia e Regione per individuare le possibili, e più utili in termini economico-commerciali, destinazioni alternative del Punto franco». Del quale si chiede la sdemanializzazione.

(g. z.)
 

 

Sì del governo allo “spezzatino” Lucchini
Sdoppiato il tavolo ministeriale tra Piombino e la Ferriera di Servola. In arrivo il nuovo amministratore delegato del gruppo
TRIESTE Lo “spezzatino” della Lucchini, ovvero la vendita separata degli asset aziendali del gruppo siderurgico, era finora una seria ipotesi, ma pur sempre un’ipotesi. Il ministero dello Sviluppo Economico, che segue gli impegnativi dossier dell’acciaio nazionale, ha ritenuto invece di “legittimare” il sempre più probabile esito della Lucchini, articolando il tavolo romano tra lo specifico caso di Piombino e la più abbordabile situazione della Ferriera triestina. D’altronde, sia per ragioni dimensionali che per vocazioni produttive, i destini delle due realtà sembrano sempre più avviati a differenti destini. Piombino, con 2200 dipendenti, sforna prodotti “lunghi” che faticano sul mercato: tra aprile e maggio, per mancanza di materie prime, l’altoforno è stato bloccato in tre circostanze. Oggi una delegazione di lavoratori toscani ha manifestato davanti alla sede milanese della Rothschild, incaricata dalle banche, di fatto “azioniste” del gruppo, di trovare uno o più compratori delle attività industriali Lucchini. Meno allarmante, in termini di volumi e di prezzo, l’andamento della ghisa prodotta dalla Ferriera, di cui non vanno dimenticate le connessioni industriali con Sertubi, proprietà (affittata) dell’attuale presidente di Federacciai, Gozzi. La scelta ministeriale di sdoppiare il tavolo Lucchini precede e accompagna l’importante decisione che verrà presa tra martedì e mercoledì della prossima settimana in occasione dell’assemblea societaria: la cordata delle banche, dove capofila è Intesa SanPaolo, esprimerà finalmente il nuovo consiglio di amministrazione e, con esso, il nuovo amministratore delegato in sostituzione dell’attuale “ad” Marcello Calcagni. Gli istituti di credito, coinvolti nel salvataggio della Lucchini, sembrano orientati verso un manager che vanti una diretta competenza siderurgica. A giudizio dei ben informati, ogni seria “caccia” al compratore inizierà proprio con la nuova dirigenza, che s’insedierà a cavallo dell’approvazione del bilancio 2011, prevista per la fine di giugno. Trovare in questo momento imprenditori interessati ad acquistare asset siderurgici non è cosa semplice. Per Piombino specialmente: in occasione dell’incontro tra il sottosegretario De Vincenti e il “governatore” toscano Rossi sono riecheggiati nomi di possibili partner stranieri, presumibilmente ucraini (Metinvest) e indiani (Tata) con dotazione di materia prima. Ma il polso mondiale dell’acciaio è incerto: aprile ha segnato un miglioramento tendenziale ma un arretramento rispetto a marzo. Certo, l’ossigeno finanziario immesso dalle banche creditrici con l’accordo sul debito, che ha consolidato 771 milioni e che è stato omologato dal Tribunale di Milano alla fine dello scorso febbraio, non permette al gruppo eterna sopravvivenza. A proposito dei dossier siderurgici nazionali, la Commissione Ue ha annunciato di aver aperto un’indagine sull’intesa tra ThyssenKrupp e la finlandese Outokumpu, che ha portato le produzioni di acciaio inossidabile sotto il controllo finnico. Ma con quote di mercato che insospettiscono Bruxelles. Tra gli asset passati ai finlandesi il prestigioso marchio Terni.
Massimo Greco

 

 

“Southstream Slovenia” C’è l’intesa con Gazprom
Firmati a Portorose gli atti della joint venture tra il colosso di Mosca e la Plinovodi Il gasdotto collegherà la Russia con l’Italia e approvvigionerà l’intera Europa
PORTOROSE “Southstream Slovenia”, si parte. Il presidente del Consiglio d'amministrazione della russa Gazprom Alexei Miller e il presidente della slovena Plinovodi Marjan Eberlinc si sono scambiati gli atti notarili necessari per l'ormai imminente costituzione della società mista sloveno–russa (al 50% del capitale) che sarà incaricata di gestire la tratta slovena del gasdotto che collegherà la Russia all'Italia. La breve cerimonia si è svolta ieri a Portorose, a margine della conferenza annuale dell'European Business Congress. “Southstream Slovenia” sarà costituita in tempi brevissimi, per cominciare a occuparsi subito delle licenze edili e delle questioni legate all'impatto ambientale. Gli studi di fattibilità sono già pronti. Il gasdotto Southstream partirà dalla Russia, attraverserà il Mar Nero e giungerà in Bulgaria. Da qui si divide in due rami. Il ramo sud attraverserà la Grecia e il Mare Adriatico per giungere in Puglia. L'altro ramo passerà per la Serbia, l'Ungheria e la Slovenia, per raggiungere l'Italia. Il tracciato, nel dettaglio, sarà definito in autunno, ma la tratta slovena dovrebbe partire all'altezza di Lendava, per uscire verso l'Italia probabilmente all'altezza di Tarvisio. Il valore complessivo dell'opera è stimato in 16,5 miliardi di euro, di cui la parte slovena del progetto è valutata in circa un miliardo. I lavori dovrebbero iniziare alla fine di quest'anno e le prime quantità di gas russo dovrebbero transitare entro il 2015. Si calcola che che attraverso il Southstream arriveranno in Europa ogni anno 63 miliardi di metri cubi di gas. Per la Slovenia, si prevede un passaggio di 25 miliardi di metri cubi. Per capire di quali quantità si tratta, basti pensare che la Slovenia attualmente consuma poco più di un miliardo di metri cubi di gas all'anno. Il progetto rappresenta la realizzazione di una strada alternativa al normale flusso di gas che sempre dalla Russia arriva attraverso l'Ucraina e pone l'Europa al sicuro da eventuali crisi politiche tra Mosca e Kiev che avrebbero - come del resto già avvenuto in passato - ricadute anche sulle forniture di gas. Southstream, ha ribadito anche ieri Alexei Miller, garantirà un approvvigionamento stabile dell'Europa. Il numero uno della Gazprom si è detto convinto che i tempi saranno rispettati e che i primi consumatori potranno essere raggiunti con questo nuovo gasdotto entro dicembre del 2015. Soddisfatto pure Eberlinc, che nel progetto vede una grossa opportunità per l'intera economia slovena. Sul progetto si è soffermato pure il ministro sloveno delle infrastrutture e dell'ambiente Zvonko Cernac, che ha sottolineato come la costruzione del gasdotto sarà importante anche per richiamare altri investitori stranieri, specie in progetti infrastrutturali. Quanto Southstream sia importante per Lubiana è confermato dal fatto che l'ospite russo è stato ricevuto mercoledì sera dal premier Janez Jansa, al quale ha illustrato i dettagli del progetto.
Franco Babich

 

LEGA «Politica energetica bisogna decidere»

Un cambio di passo sulla politica energetica regionale. Lo sollecita, con un’interrogazione, il consigliere regionale della Lega Nord Enore Picco, che ricorda come, il governatore abbia annunciato l’intenzione di procedere alla realizzazione di un rigassificatore e due elettrodotti.

 

 

Val Rosandra, bagarre sulla petizione - L’opposizione in Consiglio comunale contesta l’iniziativa partita dalla sinistra
Sì alla pulizia dell'alveo del Rosandra, no alla giustificazione di quanto già fatto dalla Protezione civile. Questo, in sintesi, il pensiero degli esponenti dell'opposizione del Comune di San Dorligo a fronte della petizione per raccogliere firme per la conclusione dei lavori di pulizia dell'alveo del torrente Rosandra. «Noi siamo d’accordo per la pulizia dell’alveo purché attuata, nel totale rispetto di leggi e regolamenti e della ragionevolezza che deve sovraintendere tale operazione, ma mi sembra che la petizione in oggetto non sia altro che un frutto malamente maturato in un certo entourage che, ancora oggi, tenta di giustificare lo scempio del 24-25 marzo scorsi», spiega Roberto Drozina, capogruppo consigliare del Pdl-Udc. Critica anche Roberta Clon (Pdl-Udc): «Il testo della petizione manipola l’accaduto e distorce la realtà. Il nostro gruppo non è mai stato contrario alla pulizia dell’alveo, anzi. Perché sia efficace però va fatta con scienza e intelligenza, si deve partire dalla foce e non da metà torrente, si devono rimuovere le ramaglie e le immondizie depositate nell’alveo senza intervenire inutilmente sugli habitat protetti, distruggendoli». Molto scettico Boris Gombac (UnT): «La petizione sembra essere più figlia di un regolamento di conti tra le varie componenti della coalizione di sinistra, che frutto di una libera iniziativa di nostri concittadini. Non serve una petizione per rimboccarsi le maniche e ripulire l'alveo. Se i volontari del nostro Comune intruppati nella Protezione civile, e ve ne sono più di 200, sono vogliosi di intervenire, si diano da fare. Avranno tutto il nostro appoggio». Nessuno, insomma, si tira indietro a priori. Sergio Rudini (Lega Nord) sposta il problema: «A mio parere sembra più urgente un intervento a valle, in particolare, nella frazione di Frankovec, dunque più verso la foce, dove chiunque può vedere un reale problema». Così infine Rossano Bibalo (Idv-Verdi): «Chi ha redatto tale petizione confonde "lana" con la "seta". Nessuno era ed è contrario all'opportuna manutenzione dei corsi d'acqua. L'operazione della Protezione civile è nata con la giusta limitazione a valle della passerella ma poi ha debordato in area protetta. Un'operazione, quindi, da ridiscutere e rimettere nel "giusto alveo», chiude con una battuta.

(ri.to.)
 

 

Costa dei Barbari firmato l’accordo per creare la riserva
Stanziati un milione e settecentomila euro per trasformare il sito in una vero parco naturale protetto ma con servizi
DUINO AURISINA Dopo aver fatto attendere per un bel po’, concorrendo a deludere le aspettative dell’ex primo cittadino Giorgio Ret, che – come spesso dichiarato – “avrebbe voluto vedere quella firma prima del termine del suo mandato”, la Regione ha dato finalmente il via libera all’accordo di programma per la riqualificazione del tratto di mare della costiera triestina conosciuta come “Costa dei Barbari”, con un investimento di quasi 1,7 milioni di euro. A sollecitare la giunta di piazza Oberdan è stata l’assessore alla programmazione Sandra Savino. Gesto, quest’ultimo, che a quanto pare ha permesso l’autorizzazione della firma d’accordo, inserito in un protocollo sottoscritto precedentemente tra la stessa Regione e il ministero dell’Ambiente per promuovere progetti pilota nel campo delle energie e del turismo sostenibili. L’obiettivo è quello di trasformare la Costa del Barbari in una vera e propria riserva naturale, preservando la fauna e la flora autoctone nonché alcuni manufatti storici. Il sito, inoltre, sarà utilizzabile solo per la balneazione. Già in passato la vecchia amministrazione del sindaco Ret aveva pensato a come disporla ed a riservare, ove fosse possibile, una zona al naturismo ed una per gli amici a quattro zampe. L’opera, per la quale l’ente regionale ha stanziato 847 mila euro (metà dell’importo totale) attingendo alle risorse statali rese disponibili grazie al Protocollo sottoscritto con il ministero dell’Ambiente, era stata presentata proprio ad inizio primavera alla presenza del ministro dell’Ambiente Clini all’Auditorium del Collegio Unito. La parte restante dei costi di realizzazione dovrebbe essere messo a disposizione dal Comune di Duino–Aurisina che dispone già dei fondi necessari. Sono previste cinque fasi di attuazione. La prima prevede la riqualificazione della viabilità urbana ed il collegamento tra Borgo San Mauro e la Costa dei Barbari grazie all’ampliamento del sottopasso pedonale, marciapiedi, belvedere, pensiline autobus al quale seguirà nella seconda la sistemazione dei principali percorsi pedonali con la realizzazione di un parapetto in pietra carsica, la messa in sicurezza dei sentieri, alcune opere di ingegneria naturalistica e d’illuminazione. Nella terza fase, invece, saranno realizzati interventi di miglioramento ambientale quali i servizi igienici, la fognatura e l’ impianto antincendio mentre la quarta dovrebbe prevedere il recupero di alcuni manufatti storici. L’ultima, infine, sarà caratterizzata dalla sistemazione del percorso pedonale tra il centro dell’abitato di Sistiana e la Baia. Il via libera appena espresso, dunque, potrebbe dare avvio almeno alla fase di progettazione dei lavori che, una volta iniziati (per il quale, anche in questo caso, serve un’altra firma da parte della Regione) stando ai progetti precedenti non dovrebbero protrarsi per più di tre mesi. Dal Comune, per voce del vicesindaco, Massimo Veronese, fanno sapere che “non essendo ancora ricevuto ancora nessuna comunicazione ufficiale non possono fare nessuna dichiarazione”. Lo stesso Veronese, assessore all’urbanistica, poi aggiunge: “Sapevo che la cosa fosse nell’aria ma niente di più. Per ora l’argomento è sia sotto la mia delega che sotto quella dei lavori pubblici visto che stiamo lavorando in modo collegiale. Appena sapremo qualcosa di più – conclude – lo renderemo noto». Per quanto riguarda l’opposizione, «ci si auspica che il progetto venga realizzato in tempi rapidi, tali da arrivare alla prossima stagione con tale area riqualificata. Sarà nostro impegno – aggiungono - vigilare affinchè tale progetto venga portato a compimento con la massima attenzione e condivisione con il territorio».
Viviana Attard

 

Mare proibito a Punta Olmi Tracce di fogna nell’acqua
I batteri portati dalla costa triestina a quella muggesana dalle mareggiate L’ordinanza che vietava la balneazione è stata ritirata dopo tre giorni
MUGGIA Divieto temporaneo di balneazione a Punta Olmi per motivi igienico-sanitari . Per quattro giorni le acque di uno dei punti più apprezzati del lungomare muggesano sono state interdetto al pubblico. Motivazione? Il superamento del limite di legge della presenza di Enterococchi intestinali, ossia i batteri che si trovano dell'intestino umano. L'allarme è scattato in seguito all'ordinanza firmata dal sindaco Nerio Nesladek il 18 maggio. Il documento è stato redatto in seguito alla comunicazione dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa) del Friuli Venezia Giulia- Settore Laboratorio Unico-Laboratorio di Gorizia. L'Arpa di fatto ha comunicato che il campione d'acqua di balneazione prelevato il giorno 15 maggio nel punto di campionamento Bagno ha superato il valore limite di 200 ufc/100ml previsto dall'articolo 2 del decreto 30.03.2010, relativamente al parametro Enterococchi intestinali. Da qui l’obbligo del divieto temporaneo di balneazione per motivi igienico-sanitari sino a nuove disposizioni in merito da parte degli enti di competenza. Come da prassi la polizia locale è stata incaricata, per quanto di competenza, di controllare il rispetto dell’ordinanza comunale e allo stesso tempo è stato fatto obbligo alla cittadinanza di osservare il divieto. L’ordinanza è stata pubblicata all’albo pretorio e sul sito web del Comune nonché affissa in corrispondenza del bagno Punta Olmi. Il documento firmato dal sindaco Nesladek è stato inoltre trasmesso al locale comando di polizia municipale, alla Prefettura di Trieste, all’Arpa e al ministero della Salute - Direzione generale della prevenzione sanitaria di Roma. Tre giorni dopo il primo campionamento l'Arpa regionale ha effettuato un nuovo controllo dichiarando che il campione d'acqua di balneazione prelevato a Bagno Punta Olmi, in riferimento ai parametri Escherichia coli ed Enterococchi intestinali, questa volta rientrava nel valore previsto dalla legge. Da qui la seconda ordinanza del sindaco, datata 21 maggio, nella quale è stata ufficializzata la revoca del primo intervento di divieto temporaneo di balneazione, dichiarando Punta Olmi nuovamente balneabile. Ma da cosa è derivato questo aumento fuori norma di batteri intestinali? Dal Comune di Muggia fanno sapere che non è la prima volta che simili episodi accadono nella località del lungomare rivierasco. Questa situazione deriva infatti da mareggiate che creano dei movimenti dell'acqua per cui una gran massa dei materiali provenienti dagli scarichi fognari di Trieste giunge sino alla costa muggesana. Situazione che fa riflettere anche per la vicinanza degli allevamenti di mitili siti tra punta Olmi e Punta Sottile. Intanto in queste giornate di sole alcuni amanti della tintarella hanno già preso d'assalto lo stabilimento balneare privato (ufficialmente chiuso) che anche quest'estate manterrà abbassate le sue serrande. Fonti del Comune hanno già evidenziato che che si tratta di una libera scelta privata e che gli attuali proprietari possiedono anche l'adiacente ristorante (già noto come i "Venexiani"). Per ora non si hanno notizie di eventuali trattative in atto per un cambio di mano o la ripresa delle attività.
Riccardo Tosques

 

 

Sommariva: le Bandiere blu non servono al turismo - Il direttore generale di Turismo Fvg
Troppi dubbi sulla validità di certe indagini, basta scaricare certi questionari utilizzati: sono molto superficiali E le certificazioni “verdi” non aiutano le famiglie
TRIESTE Bandiere blu e verdi? Riconoscimenti e medagliette varie? Il Friuli Venezia Giulia può tranquillamente farne a meno. Anzi, per certi versi, sono quasi controproducenti. Parola di Edi Sommariva, direttore generale di Turismo Fvg, che sull’argomento si è concesso una sortita tanto virulenta quanto sorprendente. «Tra bandiere blu, gialle, verdi, che decretano la classifica delle località turistiche e delle spiagge più idonee alla balneazione - sostiene - c’è ormai una gran confusione. Criteri di selezione approssimativi, assenza di protocolli di ricerca, campioni di interviste di cui si ignora quasi sempre la rappresentatività statistica gettano profondi dubbi sulla validità di queste indagini e, quindi, sulla loro utilità per lo sviluppo del turismo». Al riguardo viene citato come ultimo caso, quello rappresentato dalle bandiere verdi assegnate da ricercatori della Bicocca di Milano alle 41 spiagge più amate dai bambini e dalle loro famiglie, che Sommariva giudica «emblematico della leggerezza e della superficialità con cui si stilano queste graduatorie. Basta andare sulla homepage del sito della Società (www.sipps.it) e scaricarsi il questionario di indagine per rendersi conto della superficialità». E non è finita, c’è spazio anche per qualche buffetto ai giornali. «Sventolare bandiere di certificazione turistica come quelle verdi pubblicate sul periodico Ok Salute non fanno bene al turismo - dichiara Sommariva - poiché non aiutano concretamente le famiglie a decidere la destinazione in cui trascorrere le proprie vacanze e non costituiscono nemmeno un effettivo sprone al miglioramento dei servizi al turista delle località marine interessate, in quanto nella maggior parte dei casi non si evince in alcun modo quali siano le eventuali migliorie da apportare». Di qui anche l’apodittica conclusione. «Non emergendo in primis con chiarezza i criteri di valutazione utilizzati per la votazione, queste classifiche non possono essere intese come più affidabili delle previsioni meteo. Lasciamo questi esercizi ai giurati dei tanti festival canzonieri e concorsi di bellezza di cui è ricco il nostro Paese e rispettiamo, invece, di più un'industria come quella del turismo, che, con i suoi attori privati e pubblici, svolge un grande ruolo di sostegno all'economia e all'occupazione. Queste indagini, che giovano esclusivamente a chi le cura o commissiona, si potrebbero fare molto meglio in modo da poter premiare le destinazioni meritevoli e fornire indicazioni utili per migliorare il sistema dell'offerta turistica».
 

 

Da Trieste fino a Parenzo con il gusto della lentezza
Sul vecchio percorso del treno che fino al 1935 univa l’Istria al capoluogo giuliano con i fondi europei è nata la ciclopedonale “Strada della salute e dell’amicizia”
Camminando, se socchiudi gli occhi, puoi perfino vederlo. Sbuffante, ansimante, lento, lentissimo. Ce l'hai lì, davanti, che esce dal tunnel e affronta il viadotto in leggera salita, il treno della Parenzana, quello che un secolo fa univa l'Istria a Trieste. Prima corsa il primo aprile 1902. Ultima corsa il 31 agosto 1935. Si faceva i 122 chilometri e 95 metri da Parenzo a Trieste in qualcosa come 6 ore e 54 minuti. Per dire: all'epoca il pullman ci metteva 3 ore. Ucciso dalla lentezza, ora quello stesso tracciato è rinato proprio grazie al gusto, al piacere della lentezza. Perché un altro mondo, dove riappropriarsi del tempo e dello spazio, è possibile. E allora, con i fondi europei, nell'Istria slovena e croata oggi il tracciato della Parenzana è diventato la “Strada della salute e dell'amicizia”, pista ciclopedonale ben segnalata (in Slovenia è il sentiero D8, in Croazia ci sono le tabelle gialle con il logo “Parenzana”) tutta da godere, magari prima che esploda l'estate visto che di ombra non ce n'è molta (anzi!) e di acqua ancora meno. Manca solo il segmento italiano, ma Muggia promette che sarà pronto in autunno. Intanto, l'idea - a piedi come in bicicletta - è quella di partire da Trieste con il Delfino Verde, scendere a Muggia, caricarsi lo zaino in spalla - o iniziare a pigiare sui pedali - e via, verso Rabuiese e Albaro Vescovà fino a Decani, dove s'incontra ancora la vecchia stazioncina austroungarica: ne sono rimaste 12 sulle 35 dell’epoca (ma alcune erano semplici tettoie) e oggi sono case private o magazzini, quella di Capodistria ospita un fioraio e quella di Piemonte è un moncone mangiato dalla vegetazione. Dunque: Decani, Capodistria, il lungomare verso Isola, le ville di Portorose e le saline di Sicciole, il confine, Salvore, Buie lasciata a destra, la perla Grisignana che spunta dopo una galleria, un tuffo di venti chilometri tutto curve per scendere a Levade, Montona aggirata da sotto quasi per poterla meglio ammirare, Visinada e infine giù, un lungo rettifilo di altri 20 km tra viti e olivi fino a Parenzo con un'ansa appena a Visignano. No, la vecchia locomotrice serie U non spunterà dietro una curva. Né lo farà la serie P (creata apposta per questa linea a scartamento ridotto), eppure il loro mito rivive a ogni viadotto, a ogni cippo (con l'iscrizione TPC: Trieste Parenzo Canfanaro, perché quella era l'idea originaria, collegarla alla linea per Pola), a ogni stazioncina (tutte uguali, quelle rimaste, uguali a chissà quante altre ancor oggi esistenti nelle campagne e nelle valli delle regioni dell'impero). E rivive nei ricordi tramandati come leggende. Andava così piano, la Parenzana, che in salita potevi scendere e raccogliere le ciliegie (e per farla soffrire ancor più a Montona i ragazzini spalmavano i binari di fichi, e lei, povera, scivolava...), a Levade il capostazione tra un treno e l'altro andava a tartufi mentre a Grisignana sotto la galleria di Calcini si coltivavano i funghi. Ma in ogni paese era sempre festa, quando passava la Parenzana. Portava le emozioni della vita della costa e della città. Oggi invece questo stesso tracciato porta cicloamatori (d'obbligo la mountain bike: in certi tratti - in Croazia: in Slovenia invece è tutto asfaltato, puoi correre con i roller - pare quasi che abbiano lasciato la massicciata originale...) e camminatori da mezza Europa. A scoprire l'Istria riappropriandosi del tempo e dello spazio.
Guido Barella

 

Una passeggiata di 122 chilometri tra colori e sapori
Una “passeggiata” di 122 km per riscoprire profumi e colori, sapori e atmosfere. A Volpia di Buie Guido Schwengersbauer gestisce Casa La Parenzana: stanze accoglienti e cucina da ricordare. A Visinada invece Rita Ritossa assieme al marito Massimo ha ristrutturato con amore la casa di famiglia: due appartamentini di grande gusto e a cena quanto arriva in tavola (dagli affettati alle verdure, all'olio) è tutto di loro produzione. Profumi, colori, sapori. Emozioni. Quelle che ricreano (magari un po' ingenuamente) i due minimusei dedicati alla Parenzana: l'uno a Isola gestito da Josip Mihelic (fatelo cercare dall'Azienda del turismo: se è in zona, vi apre), l'altro a Levade (tel. 0038- 5989097734 e 00385- 52644150 per le visite, ma alla konoba Dorjana, la cui cucina merita una sosta, hanno le chiavi).

(g.bar.)
 

 

Sviluppo a crescita zero se ne parla in un convegno - CIRCOLO DELLA STAMPA
Nell’ambito degli incontri “Ts 7+” proposti dal Circolo della Stampa per verificare la vocazione “europea” della città, si terrà oggi alle 18 nella sede di corso Italia 13 un dibattito su ”Sviluppo a crescita zero? Idee, strumenti, risorse umane per farlo”. Si parlerà di «ipotesi nuove per ottimizzare le risorse economiche, sociali, della conoscenza; per migliorare la qualità del contesto urbano e immaginare un futuro sostenibile fatto di maggiore integrazione e coordinamento tra i tanti preziosi “giacimenti” di Trieste». Ne discuteranno Ezio Micelli, docente allo Iuav di Venezia e assessore all'urbanistica del Comune di Venezia, e Ileana Toscano, architetto e presidente dell’associazione Kallipolis. A cura di Elena Carlini, Marco Svara e Roberto Weber con Manifetso2020.
 

 

Si parla dei “doni” della terra - ALLA STAZIONE ROGERS
Stazione Rogers Riva Grumula 14 Info: tel. 334-3324584
Nell’ambito della rassegna “Dono che passione” prende il via oggi alle 18.30, alla Stazione Rogers, il ciclo di incontri settimanali dedicati ai “Doni della natura” con l’intervento del giornalista enogastronomico Stefano Cosma (foto) che parlerà de “Il Carso: poesia incomparabile della Natura”. Si parlerà della vegetazione carsica e quindi delle varietà autoctone dei vini e vitigni legati a questa terra, dell’olio Bianchera, del miele e di bovini, ovini e caprini che si nutrono di centinaia di essenze foraggere, regalandoci eccezionali formaggi.I prossimi appuntamenti, a cadenza settimanale, saranno: venerdì 8 giugno, Paolo e Roberto Starec parlano di “Olivicoltura estrema”; il 14 giugno, Fausto Settimi di “Apicoltura nel Carso triestino”; il 22 giugno, Marino Vocci di “Cibo è identità, memoria e cultura”; il 29 giugno, Dario Zidaric su “Dal fieno alla tavola”.
 

 

Sull’isola degli avvoltoi

Questa sera, alle 19, alla Società Alpina delle Giulie, in via Donota 2, Sergio Dolce terrà una conferenza con immagini dal titolo: «Sull’isola degli avvoltoi». L’ingresso è libero. Al termine della conferenza sarà possibile iscriversi alla gita all’isola di Cherso di domenica 3 giugno.

Informazioni: 040630464 lun-ven 17.30-19.15.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 31 maggio 2012

 

 

RIFIUTI Gabrovec: «Più controlli sullo smaltimento»

Il caso dei rifiuti campani bruciati a Trieste è oggetto di un’interrogazione di Igor Gabrovec dell’Unione Slovena. Attaccando l’assessore Ciriani, «che si è smentito», Gabrovec chiede al presidente Tondo di vigilare sull’attività di smaltimento. «Solidarietà e aiuto reciproco non devono prescindere da una politica di tutela della salute dei cittadini».

 

 

Pochi fondi, servizio civile a rischio - Settecento richieste inevase. Appello bipartisan di Sasco (Udc) e Codega (Pd)
TRIESTE I fondi per il servizio civile scarseggiano mettendo a repentaglio la sua stessa esistenza. Il grido d’allarme proviene dagli stessi ragazzi che svolgono l’anno di servizio civile ma anche dalla politica: ieri i consiglieri regionali Edoardo Sasco (Udc) e Franco Codega (Pd) insieme ad alcuni giovani che svolgono il servizio civile presso Arci, Acli, Regione Friuli Venezia Giulia, Comune di Trieste e Azienda Sanitaria Triestina, hanno tenuto una conferenza stampa su questo tema. Nel corso degli ultimi anni i fondi che il Governo stanzia per il servizio civile si sono ridotti dell’80%, passando dai 298 milioni del 2008 ai 68 milioni del 2012; tagli che hanno più che dimezzato il numero di giovani che hanno accesso a questo genere di attività, passando da 45 mila agli attuali 19 mila. «Il servizio civile – hanno affermato i giovani presenti alla conferenza stampa – rappresenta un’ottima opportunità per l’inserimento nel mondo del lavoro, nonché un servizio alla comunità nel sociale, nella protezione civile e nei servizi per l’ambiente». In Friuli Venezia Giulia sono oltre 250 coloro che svolgono il servizio civile ma il taglio dei fondi, nonostante un intervento finanziario della Regione di 150 mila euro, consente di soddisfare soltanto un quarto delle domande presentate, lasciando fuori quindi oltre 700 richieste. Codega e Sasco hanno presentato una mozione congiunta (che sarà sottoposta anche agli altri gruppi in Consiglio regionale) nella quale si chiede alla Giunta regionale di farsi portavoce presso il Governo dell’esigenza di arricchire le risorse in favore del servizio civile. «La Regione fa la sua parte sul piano finanziario ma anche qui il bilancio è ristretto ed è difficile trovare ulteriori risorse» ha affermato Codega. Il “pressing” sul Governo, ha aggiunto Sasco, dovrà essere fatto non solo dagli esponenti della Regione: «Per questo – ha concluso il capogruppo dell’Udc - sottoporremo il testo della mozione anche ai parlamentari eletti in Friuli Venezia Giulia affinchè si attivino a Roma a favore del servizio civile».

(r.u.)
 

 

Centrale a biomasse nel mirino di Wwf e residenti di Opicina
Per opporsi al progetto si ricostituisce il Comitato a difesa della frazione carsica. «Il nostro territorio va tutelato»
La società romana che vuole costruire ad Opicina una centrale elettrica alimentata a biomassa, ha avviato una “politica” del sorriso. Nella brochure che illustra l’iniziativa, la “Iit srl” sostiene che la realizzazione “favorisce l’autosufficienza energetica del territorio, svincolandosi da sorgenti energetiche fossili”. Afferma poi che “le tecnologie impiegate sono progettate e realizzate in Italia” e che “viene favorito lo sviluppo imprenditoriale regionale in ambito agricolo e industriale”. Tante parole, tanti sorrisi. Ma non sono mancate le reazioni preoccupate e le analisi che mettono a nudo tutti i problemi che la costruzione della centrale potrebbe sollevare. Per intanto si sta ricompattando il Comitato che a Opicina un paio di anni fa si era opposto con cinquemila firme raccolte a tempo di record all’insediamento di un campo nomadi a Monte Grisa. Si sta ricompattando per chiedere chiarezza alle autorità comunali e regionali sull’eventuale costruzione della centrale elettrica a biomasse che la società “Iit srl” vuole realizzare nell’area un tempo occupata dalle officine ferroviarie Laboranti. «Il nostro Carso va protetto da queste iniziative estemporanee e non coordinate» ha affermato l’avvocato Roberto Corbo, punto di riferimento del comitato. Una precisa e dettagliata presa di posizione viene da un corposo documento diffuso dal Wwf. “E’ assai arduo – per non dire impossibile – che l’impatto ambientale della centrale a biomasse proposta ad Opicina possa essere positivo”. “Al di là di pur importanti considerazioni di ordine paesaggistico e dell’impatto che una fonte di emissioni inquinanti nell’atmosfera, avrebbe sul territorio carsico, finora privo di impianti industriali, più ampio è il ragionamento che dovrebbe presiedere alla valutazione di progetti del genere”. Secondo l’associazione ambientalista va tenuto conto di almeno due altri fattori: “Il primo è l’impatto ambientale complessivo della filiera, di cui la centrale farebbe parte. L’impianto proposto verrebbe infatti alimentato principalmente con olio di palma, prodotto da una piantagione di 10 mila ettari (100 km quadrati, metà della superficie della Provincia di Trieste) in Costa d’Avorio. Inoltre, andrebbe calcolato il costo energetico complessivo della produzione dei chilovatt previsti ad Opicina, considerando quelli legati alla coltivazione delle palme, alla raccolta e alla spremitura dei frutti, al successivo trasporto via mare e via terra dell’olio per migliaia di chilometri. E’ dubbio che alla fine il bilancio globale dell’operazione possa risultare energeticamente positivo.” «Il progetto annunciato ad Opicina - sempre secondo il Wwf - è solo l’ultimo di una lunga serie di iniziative “industriali” più o meno avventurose: iniziative che trovano spazio per l’assenza di un piano energetico nazionale e regionale. Sarebbe ora per la Giunta ed il Consiglio regionale, di mettere mano a questo strumento, in assenza del quale ogni strampalata idea può tentare di accreditarsi. In questo ambito rientrano le reiterate esternazioni del presidente Renzo Tondo sul ruolo della Regione nella gestione e nel raddoppio della centrale nucleare di Krško, i tentativi di imporre a Trieste un rigassificatore, gli elettrodotti per importare elettricità da Paesi come l’Austria che ne importano anche loro, fino ai tanti progetti di centrali a biomasse, basate su uno sfruttamento irrazionale del territorio, spesso in concorrenza con le produzioni destinate all’alimentazione”. Va infine detto che nell’area che fu delle officine Laboranti, secondo il progetto della Iit srl, dovrebbero essere ospitati i serbatoi per lo stoccaggio degli olii vegetali combustibili, i serbatoi ausiliari di biodiesel, acqua oleosa, acqua tratta, urea, olio lubrificante ed olio esausto. Inoltre sono previsti serbatoi per la riserva d’acqua antincendio e per il liquido schiumogeno.
Claudio Ernè

 

Motori Wärtsilä in funzione 24 ore su 24 - I dettagli tecnici
Nella pagina riservata alle “note tecniche” la società “Iit srl” fornisce una serie di dati numerici particolarmente interessanti. A regime i dipendenti della centrale elettrica a biomassa di Opicina dovrebbero raggiungere quota 15. E’ previsto per l’impianto un consumo annuo complessivo di acqua di 760mila metri cubi. I motori diesel 18 cilindri a V, 46 centimetri di alesaggio, quattro tempi, costruiti dalla Wärtsiläa San Dorligo dovrebbero funzionare 24 ore su 24 consumando 168 tonnellate di combustibile “biologico” ogni giorno. In un anno le tonnellate sarebbero 58 mila, tutte trasportate dal mare all’altipiano su rotaia. I gas di scarico dei diesel saranno attentamente monitorati prima di essere convogliati in una ciminiera di cui non è stata resa nota al momento nè l’altezza, nè il diametro. «E’ prevista la realizzazione di un ciclo combinato per il ricupero del calore contenuto nei gas di scarico: lo scopo è quello di migliorare il rendimento dell’impianto per massimizzare la produzione».
 

 

Muggia sperimenta la bici a pedalata assistita - MOBILITA' SOSTENIBILE
Il prototipo, che sarà messo a disposizione di dipendenti comunali e turisti, è stato realizzato da una ditta di San Dorligo.

In futuro potrà essere usato per progetti di bike sharing
MUGGIA Cicloturismo e mobilità sostenibile, due cavalli di battaglia dell'amministrazione di Muggia, iniziano a prendere forma. La giunta Nesladek, con votazione all'unanimità, ha dato il via al progetto “Mathitech Gear Earth” che vedrà l'arrivo nella cittadina di una bicicletta a pedalata assistita e un “rack demo” per il sistema di battery sharing. La ditta “Mathitech engineering group” di San Dorligo metterà a disposizione di dipendenti comunali e turisti una mountain bike elettrica. Strumento che, almeno sulla carta, dovrebbe essere in grado di affrontare anche le numerose salite che caratterizzano il territorio. In questa prima fase del progetto l'onere per il Comune di Muggia sarà mettere a disposizione uno spazio per la custodia della bicicletta e del minibox, nonché le spese di energia elettrica, manutenzione ordinaria e pubblicizzazione dell'iniziativa. La manutenzione straordinaria sarà invece a carico della ditta di San Dorligo. L’esperimento si concluderà a fine di luglio. Successivamente scatterà la seconda fase, che prevede la disponibilità del Comune ad installare un rack caricabatterie, la cui presentazione è prevista nella seconda metà dell'anno in piazza Marconi. Il programma di mobilità sostenibile, fortemente voluto dal Comune, prevede una sinergia transfrontaliera con partner quali Inkubator Sezana, Area di ricerca, Comune di Sezana e Comune di Brda. Raggiante il sindaco Nerio Nesladek: «È una prima collaborazione con questa giovane ditta che si inserisce perfettamente nello scenario che si sta delineando proprio in questi giorni. La realizzazione del percorso di piste ciclabili e ora questo progetto sperimentale dimostrano il nostro sostegno alla cultura della bicicletta». Per Nesladek il connubio bici elettrica- bike sharing rappresenta la volontà di dare «concretezza ad una mobilità sicura, facile e comoda che apporta dei miglioramenti in termini ambientali e di salute pubblica e che, si spera, entri nelle abitudini del personale per una futura espansione non solo nel Comune di Muggia ma anche di tutti i Comuni inseriti nell'associazione Mare Carso affacciati al progetto». I dipendenti ed i visitatori del Comune di Muggia che vorranno avvalersi della prestazione della bicicletta a pedalata assistita avranno il compito di lasciare una valutazione sul funzionamento e su eventuali problematiche riscontrate, il tutto per migliorare le prestazioni della bicicletta, prototipo dei mezzi di trasporto che un giorno non troppo lontano potrebbero essere il faro della nuova mobilità sostenibile muggesana.
Riccardo Tosques

 

 

CONCORSO “ITALIA NOSTRA”

La sezione di Trieste di Italia Nostra ha promosso il concorso forografico “Il canale di Ponterosso”. La giuria, riunitasi il 15 maggio, ha stabilito la seguente graduatoria: 1° classificato: Roberto Furlan, per l’originalità dell’inquadratura in bianco e nero della parte bassa del Canale incorniciata da una struttura di elementi di acciaio che mette in risalto l’austerità delle architetture. 2° Claudio Saccari, con una panoramica a colori del Canale che cattura l’atmosfera del luogo valorizzata da un particolare volo di gabbiani e da un effetto di luce pomeridiana nelle tonalità del blu pervinca. 3° Sara Bevilacqua, con un’inquadratura della statua di James Joyce: un primo piano dell’opera in bronzo contornata da un incrociarsi di passanti trasformati in ombre; un ribaltamento della realtà che valorizza il ponte in primo piano e le architetture sullo sfondo. Una menzione speciale di merito è stata assegnata ad Anna Monda per una specchiatura sotto la pioggia, una singolare immagine riflessa. Seguirà la mostra fotografica.

 

 

SEGNALAZIONI - Perseverare in Val Rosandra

Leggo che le autorità del Comune avrebbero richiesto un nuovo intervento della protezione civile in Val Rosandra per fare pulizia ovvero asportare le residue ramaglie, materialmente di poco valore venale, abbandonate alquanto disordinatamente, dopo il precedente incongruo “disboscamento”, che tuttora occupano la zona del torrentello, il quale verrebbe descritto, ancora una volta, come un pericolosissimo fiume, ricorrentemente causa di assai dannose alluvioni. Errare humanum, anche per una giunta di sinistra, ma perseverare... Sembra veramente che manchi il buon senso, compreso il fatto singolare e indicativo che si insista nel chiedere a un organismo, creato per le emergenze, di intervenire, per effettuare la manutenzione di un luogo boschivo protetto. Ma questo Comune si sente responsabile di qualcosa oppure delega a enti diversi e con ben altri compiti istituzionali quelle che dovrebbero essere le proprie mansioni e, prima di tutto, la tutela del proprio territorio? È come pretendere che sia il 118 a intervenire sul posto per misurare la pressione agli anziani, invece dei medici di famiglia. Non si dica che è sempre meglio che paghi qualcun altro e quando ciò accade, a quanto pare, non si bada a spese. Non si dica che il comune non ha soldi, perché al solito a pagare siamo sempre noi, in tutti i sensi, compreso scontare un incredibile danno ambientale e soprattutto la perdita non risarcibile di un valore affettivo, che solo una mentalità arida e ottusa può continuare a ignorare.

Ettore Lazzerini

 

 

SEGNALAZIONI - TRENI L’Austria isolata

Come da notizie pubbliche, dal primo di giugno 2012 avrà inizio un collegamento ferroviario da Udine a Villach (A), con quattro corse giornaliere di cui al momento non conosco gli orari. Si potrebbe dire: finalmente! Lo auguro. In merito, mi preme esprimere se segnalare quanto segue: a seguito della soppressione dei precedenti collegamenti diurni di Trenitalia, la società autriaca OBB ha introdotto corse quotidiane diurne che collegano egregiamente le due località a mezzo di autobus funzionali; quello che è stato e continuerà ad essere il vero problema è la mancanza di un collegamento diretto da Trieste - Monfalcone / Cervignano / Palmanova - Gorizia verso / da l’Austria, via Udine; con il nuovo collegamento ferroviario da Udine, queste località resteranno penalizzate come prima (si dovranno spostare in treno o in macchina fino a Udine o Lubiana!); ma ci voleva un progetto (Micotra) per prolungare Tarvisio Boscoverde fino a Villach; perché non si può integrare con più corse quotidiane l’attuale linea Trieste- Monfalcone-Gorizia / Cervignano / Palmanova - Udine - Tarvisio Boscoverde fino a Villach? È pensabile sottoporre ancora i ragazzi, in particolare, di queste località a fare svariate ore di viaggi e con più treni/scali per arrivare a Villach da dove poi finalmente ci sono i treni diretti! Così come il sindaco di Trieste ha potuto sperimentare di persona, questa situazione, nonostante il nuovo collegamento, continuerà. Io la vivo personalmente dal 2009, da quando mia figlia si è spostata per ragioni di studio a Vienna, ora a Ratisbona in Germania, per lavoro. È vero, non conosco gli aspetti tecnici ed economici che comportano questa situazioni, di sicuro ho sperimentato e vissuto di persona i disservizi ferroviari e aerei di queste bellissime terre, da diversi anni (dal 1983), sempre più isolate!

Francesco Vono

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 30 maggio 2012

 

 

Sito inquinato: via alla fase operativa con tutte le imprese
Illustrati alle aziende i contenuti dell’Accordo di programma Camera di commercio: un milione per i “piccoli operatori”
Il principio di base è chiaro: chi ha inquinato, paga. Partendo da questo presupposto, definito dalla firma apposta in calce al documento in prefettura venerdì scorso dagli enti coinvolti e dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini, i contenuti dell’Accordo di programma per l’analisi, bonifica e successive reindustrializzazione e infrastrutturazione del Sin sono stati illustrati ieri ai referenti delle aziende insediate nell’area dello stesso Sito di interesse nazionale. Realtà a cui nelle prossime settimane l’Ezit chiederà di sottoscrivere apposite convenzioni per l’avvio degli interventi. Tema chiave, quello dei costi. Posto che il testo definitivo (dopo le famose 14 bozze mai decollate) ha cancellato ogni riferimento all’ipotesi del danno ambientale, al barricamento a mare e all’eventuale responsabilità oggettiva. Tre le parti in cui il Sin è stato diviso, come illustrato da Maria Pia Turinetti Di Priero del Servizio pianificazione e coordinamento della finanza della Regione: una interessa i “grandi operatori”, che si occuperanno autonomamente delle caratterizzazioni, un’altra riguarda le aree a mare di competenza del Ministero dell’Ambiente (che si accorderà con l’Autorità portuale), e infine quella dei “piccoli operatori”. E in quest’ultimo caso, l’intervento sarà in carico alla Regione con delega all’Ezit. Per le spese legate al completamento delle caratterizzazioni e dell’analisi del rischio, così come per quelle future relative alla messa in sicurezza e bonifica delle aree, questi i principi: per le aree pubbliche inquinate paga il pubblico (salvo rivalersi sul colpevole dell’inquinamento se successivamente individuato), per le aree private inquinate dal pubblico paga il pubblico, per le aree private inquinate da privati paga chi ha inquinato. La procedura: accertato l’inquinamento, si cercherà di contattare il responsabile. Nel caso non lo si trovasse, l’amministrazione pubblica si rivolgerà al proprietario o al gestore dell’area. Questi soggetti potrebbero però rispondere di non avere intenzione di pagare per gli interventi. Se ne occuperà allora a quel punto la Regione, che poi si rivarrà così: sul responsabile dell’inquinamento chiedendogli conto del costo totale dell’intera operazione, sul proprietario o sul gestore invece (se il responsabile non sarà stato individuato) del solo valore di arricchimento dell’area frutto dell’intervento di riqualificazione. Per questa partita ci sono già sul piatto 13 milioni e 432mila euro di fondi ministeriali. Ma quanto potrebbe costare l’intervento di caratterizzazione e analisi del rischio? «Il costo stimato è di 3-4 euro al metro quadrato», ha spiegato il direttore dell’Ezit, Paolo De Alti. Pronta a dare una mano in più ai “piccoli operatori” è la Camera di commercio: «Faremo tutto il possibile», ha spiegato il presidente camerale Antonio Paoletti. Nelle casse dell’ente è stato accantonato un milione di euro per questa posta. Nell’accordo passi avanti anche per lo snellimento delle procedure burocratiche. E in questo senso va letto pure l’invito all’Arpa a effettuare la validazione dei dati contestualmente alle caratterizzazioni.
Matteo Unterweger

 

Caratterizzazioni - Bruni: si tratta di completare, non rifare
Completare le caratterizzazioni, non rifarle. Altro concetto chiave, questo, dell’Accordo di programma. Chiarisce il presidente dell’Ezit, Dario Bruni: «Tutte le indagini effettuate fino a oggi dovranno essere integrate con le ultime disposizioni di legge». Si partirà da zero solo laddove nulla sia stato fatto sin qui. «Questo accordo è l’avvio di un percorso, non la conclusione - sono state le parole dell’assessore regionale Sandra Savino -. Per dare possibilità di sviluppo al territorio industriale di Trieste».

(m.u.)
 

 

Stalli “griffati” per agevolare i ciclisti - I negozianti potranno farsi pubblicità personalizzando rastrelliere per biciclette
Dai sei esistenti oggi a una cinquantina, da realizzare nei prossimi mesi. Si moltiplicheranno in città, soprattutto in centro, i parcheggi strutturati dedicati alle biciclette che potranno essere sponsorizzati - e è questa la novità più importante -, dai privati, negozi e pubblici esercizi per esempio, che si impegneranno a realizzarli. Trieste si avvia a diventare una città che finalmente agevola coloro che si spostano pedalando sulle due ruote, con l’obiettivo di decongestionare il traffico, oggi preda quasi assoluta di automobili, scooter e motociclette. Il progetto è contenuto in una “delibera quadro”, che sarà approvata nei prossimi giorni e che prevede, ha annunciato ieri l'assessore comunale Elena Marchigiani, «per i privati di fornire e posare in opera, sul suolo pubblico, porta biciclette destinati a uso collettivo». Il Comune ha assunto questa decisione «nella prospettiva di promuovere la mobilità sostenibile - ha proseguito Marchigiani - , che è una delle priorità di questa amministrazione». I privati che accoglieranno l'invito dell'amministrazione a realizzare questi stalli, magari con l'obiettivo di favorire la propria clientela, potranno apporre una targa con il loro logo sul sito prescelto. In sostanza, un negozio, un pubblico esercizio, un’attività rivolta al pubblico avrà l’interesse a prevedere uno stallo per biciclette davanti alle proprie vetrine, laddove sarà possibile, perché così calamiterà l’attenzione dei passanti e potrà esporre la propria insegna. L'iniziativa è stata attuata sentendo l'Osservatorio della mobilità sostenibile, costituito da un insieme di associazioni interessate al tema, «che rappresenta - ha evidenziato la Marchigiani - il punto di riferimento dell'amministrazione in merito a queste tematiche». Il Comune ha individuato mezzo centinaio di punti che potranno diventare sede di parcheggi per le biciclette «ma non è escluso – ha puntualizzato l’assessore – che, su richiesta degli interessati, si possano individuare altre aree da destinare a questo scopo». Nell'occasione è stato precisato ancora una volta che «le biciclette possono circolare all'interno delle isole pedonali, purché rispettino le regole del codice della strada e del buon senso». «Stiamo anche lavorando sul dehors - ha concluso l'assessore Marchigiani - perciò predisporremo un progetto complessivo che tenga conto di tutte le esigenze. In prospettiva si agirà anche con il programma cosiddetto “bike sharing”, che prevede il noleggio di biciclette».

Ugo Salvini
 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - MARTEDI', 29 maggio 2012

 

 

CENTRALE A BIOMASSE AD OPICINA - IL WWF: “GIUDIZIO NEGATIVO PER costi energetici e impatto ambientale”
L’impianto sarebbe alimentato da olio di palma prodotto da una piantagione di 10mila ettari, con il sacrificio di ecosistemi in Costa d’Avorio e costi di produzione e trasporto della materia prima inaccettabili. L’associazione: “È ora di iniziare ad investire nell’efficienza energetica”.
“E’ assai arduo – per non dire impossibile – che l’impatto ambientale della centrale a biomasse proposta ad Opicina possa essere positivo”: lo afferma il WWF, dopo le indiscrezioni giornalistiche, secondo le quali sarebbe imminente la presentazione di un progetto da parte della società “IIT srl”.
Al di là di pur importanti considerazioni di ordine paesaggistico, e dell’impatto che una fonte di emissioni inquinanti nell’atmosfera, avrebbe su un territorio come quello carsico, finora privo di impianti industriali, più ampio è il ragionamento che dovrebbe presiedere alla valutazione di progetti del genere.
Secondo l’associazione va tenuto conto, infatti, di almeno due altri fattori, decisivi: “Il primo è l’impatto ambientale complessivo della filiera, di cui la centrale farebbe parte. L’impianto proposto verrebbe infatti alimentato principalmente con olio di palma, prodotto da una piantagione di 10 mila ettari (100 km quadrati, metà della superficie della Provincia di Trieste…) in Costa d’Avorio. Buon senso vorrebbe che si valutasse anche l’impatto di tale piantagione, spiegando ad esempio quali ecosistemi sono stati sacrificati per farle spazio. Inoltre, andrebbe calcolato il costo energetico complessivo della produzione dei kWh previsti ad Opicina, considerando sia quelli legati alla coltivazione delle palme, alla raccolta e alla spremitura dei frutti, al successivo trasporto via mare e via terra dell’olio così ricavato per migliaia di km, ecc”.
E’ estremamente dubbio, secondo il WWF, che valutando anche questi aspetti, alla fine il bilancio globale dell’operazione possa risultare positivo.
Il progetto annunciato ad Opicina è peraltro solo l’ultimo di una lunga serie di iniziative “industriali” analoghe, più o meno avventurose e strampalate: iniziative che trovano spazio per l’assenza di un piano energetico nazionale e regionale, richiesto da anni dagli ambientalisti nella più totale sordità del modo politico nazionale e locale.
“Sarebbe ora - chiede il WWF -, per la Giunta ed il Consiglio regionale, di mettere mano a questo strumento, in assenza del quale ogni fanfaluca può tentare di accreditarsi, dalle reiterate esternazioni del presidente Tondo sul ruolo possibile della Regione nella gestione e nel raddoppio della centrale nucleare di Krško, ai tentativi di imporre a Trieste un rigassificatore nel sito più assurdo del mondo, agli elettrodotti per importare elettricità da Paesi come l’Austria che ne importano anche loro, fino alla miriade di progetti di centrali e centraline a biomasse, basate su uno sfruttamento irrazionale del territorio (nella nostra Regione o altrove), spesso in concorrenza con le produzioni destinate all’alimentazione”.
“Eppure – conclude l’associazione - basterebbe leggere il “Libro Verde sull’efficienza energetica” della Commissione Europea, per scoprire che l’investimento in efficienza è il più redditizio, sia dal punto di vista economico, sia da quello occupazionale. Il costo totale di produzione di un kWh è infatti circa il doppio del costo necessario per risparmiare lo stesso kWh. Inoltre, gli investimenti nell’efficienza energetica creano da tre a quattro volte più posti di lavoro, rispetto a quelli creati con gli investimenti nella costruzione di centrali elettriche nucleari o a carbone”.
WWF Friuli Venezia Giulia

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 29 maggio 2012

 

 

L’oncologo: più broncopatie con le polveri della Ferriera
Il medico Mustacchi: «Per l’incidenza di alcuni tumori non esiste però ancora una spiegazione. Ma è anche necessario controllarsi di più»
Secondo l’esperto, i triestini potrebbero tutelare maggiormente la propria salute, per esempio mangiando e bevendo meglio
Lo studio “Sentieri” dell’Istituto superiore di sanità che ha analizzato lo stato di salute e malattia in 44 dei 57 Siti inquinati di interesse nazionale, e che è stato presentato l’altro giorno al convegno «Come sta Trieste?» ha dispiegato dati molto allarmanti. A livello nazionale nelle aree inquinate la mortalità è superiore del 15%, a Trieste del 3% rispetto al resto della regione, con un dato femminile tristemente più pronunciato (+6%). I dati sono stati riferiti da Riccardo Tominz che lavora al gruppo di Epidemiologia nel Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria. Diossine, metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici sono veleni che si diffondono. In più abbiamo Ferriera, inceneritore, Siot e amianto sparso. Lo studio ricorda che, dopo l’attentato all’oleodotto negli anni ’70, le ceneri residue finirono nelle grotte carsiche e i veleni entrarono nelle falde acquifere. A Trieste ci sono più tumori che in ogni altra città della regione. Peraltro anche un’attesa di vita lunghissima. Il parere del medico? Parla Giorgio Mustacchi, direttore del Centro oncologico dell’Azienda sanitaria e docente universitario: «Per l’incidenza di alcuni tumori - afferma - non c’è una vera spiegazione. Il che significa che forse non si è ancora cercato nella direzione giusta. Molti tumori al seno si spiegano col fatto che le donne fanno pochi figli, e tardi, ma per esempio non abbiamo mai studiato la differenza di alimentazione fra Trieste e i dintorni di Tarvisio...». Mustacchi però sottolinea l’indice di invecchiamento altissimo di Trieste (con l’età le malattie aumentano), dall’altro lato l’ottimo livello di cura. Per le broncopatie «probabilmente è la bora a sollevare le polveri sottili, e certamente chi abita sopra la Ferriera respira polveri in continuazione. Ma una ricerca anni fa dimostrò che nell’area di Servola c’erano più tumori. A causa della fabbrica? No, togliendo i fumatori, il dato era identico a quello della città». Lo stile di vita più sano (lo dice ogni studio) appartiene ai segmenti sociali più alti, povertà si associa a cattiva alimentazione, fumo e alcol. Ma alla fine Mustacchi la più severa diagnosi la fa non tanto all’ambiente, quanto proprio ai suoi abitanti: «Il fumo è la prima causa di tumore al polmone, quello all’esofago viene solo se fumi e bevi, e la gente non ascolta i consigli. Lo “screening” contro il tumore al colon sta salvando tante vite, ma alla prima chiamata si è presentato solo il 20%. I triestini sono i più “testoni” di tutti - avverte Mustacchi -, si ammantano di cultura mitteleuropea mentre di mitteleuropeo qui non abbiamo più che Claudio Magris, sono presuntuosi, pensano di non aver bisogno di niente, che le “rogne” capitano sempre agli altri, e sono scettici. Invece - aggiunge - il mio messaggio di medico è questo: l’aspettativa media di vita è lunga, dunque fate esami, bevete e mangiate meglio, andate dal dottore, e se vi dà una pastiglia prendetela, controllate la pressione, evitate il sovrappeso che ormai è un evidente grave disagio anche di tante ragazzine, e così via. Insomma, triestini, fidatevi». Quanto alle cause ambientali, certe sono note e certe ancora no, e questo secondo Mustacchi è stato evidenziato anche dall’analisi del Registro tumori, appena presentato a tutti i medici della regione.
Gabriella Ziani

 

«Dati allarmanti, adesso si corra ai ripari»
Lupieri (Pd) esorta ad agire sull’ambiente. Sel critica Omero: «Più differenziata, ma non con le ceneri»
Se l’oncologo Giorgio Mustacchi attribuisce molte malattie anche all’incuria dei triestini, il medico-politico Sergio Lupieri, vicepresidente Pd della commissione sanità regionale, trae dai dati diffusi al convegno “Come sta Trieste?” conclusioni più allarmanti: «Si è evidenziato quanto sia pesante la situazione riguardo al rapporto ambiente-salute, specie coi “picchi” di valori elevati di inquinanti. Conclamata la situazione, è importante correre quanto prima ai ripari, mentre va sollecitata la Regione affinché renda noto il lavoro di tre anni dell’Osservatorio epidemiologico regionale che ha incrociato proprio i dati dei tumori rispetto all’inquinamento». Soddisfatto Lupieri perché «finalmente l’Arpa prende in considerazione anche la centralina di San Lorenzo in Selva a Servola, adiacente la Ferriera», e perché a giugno saranno resi noti i risultati del monitoraggio del benzoapirene, reso possibile da una legge regionale. Lupieri infine ascrive responsabilità alla Regione, in materia di ambiente-salute, «perché i 18 tavoli finora aperti sulla Ferriera non hanno portato a nulla». Critici verso l’assessore comunale Fabio Omero, che al convegno si è scagliato contro la situazione della raccolta differenziata, due esponenti dei Forum ambiente e lavoro di Sel, Stefano Bertuzzi e Waldy Catalano. I due rappresentanti di Sinistra, ecologia e libertà (che sostiene la giunta Cosolini) non hanno gradito l’accenno di Omero a chi è «operaista e ambientalista a giorni alterni», ritenendo la frase diretta a Sel, e soprattutto si dicono in disaccordo sulla possibilità, citata dall’assessore, di aumentare le percentuali di “differenziata” mettendo nel computo anche le ceneri di risulta del termovalorizzatore. «Non si tratta di raggiungere il 65% di “differenziata” solo per rientrare nei limiti di legge - scrivono Bertuzzi e Catalano -, la differenziazione della raccolta è un modo per inquinare di meno e aumentare la salute di tutti». E se, per lavorare a regime, il termovalizzatore deve accettare immondizie da fuori città (Omero ha chiesto che venga dirottato a Trieste materiale di tutta la regione, altrimenti la “differenziata” non decollerà per ragioni economiche), Sel ribatte: «Allora Trieste dovrebbe averne un ritorno in termini economici, e quindi la riduzione delle bollette, e di investimento in salute, soprattutto con l’uso delle migliori tecnologie per il monitoraggio e l’abbattimento degli inquinanti che derivano dalla termovalorizzazione».
 

 

Borgo Teresiano tra rifiuti e inciviltà
La rabbia di residenti e commercianti: «La nostra zona ridotta a immondezzaio. Servono isole pedonali»
Il canale di Ponterosso rappresenta una sorta di spartiacque tra il salotto buono di Trieste e la zona, dimenticata e lasciata a se stessa, del Borgo Teresiano. Facendo pochi passi, da una parte all’altra del canale, si passa dalle stelle alle stalle. Se nei paraggi di piazza dell’Unità o via San Nicolò non è consentito gettare a terra nemmeno un mozzicone di sigaretta, attorno a piazza Vittorio Veneto, piazza delle Libertà o piazza Oberdan tutto è lecito. «Ci occupiamo noi della pulizia di certi tratti di strada e marciapiedi – ammette Alex Alessi, gestore del Buffet Benedetto di via XXX Ottobre –. Qui il servizio di spazzamento passa una settimana due volte e quella successiva una sola. Con il via vai di gente e con la concentrazione di giovani il fine settimana, questa zona si trasforma in un “immondezzaio”. Servono le pedonalizzazioni». Già, le pedonalizzazioni, uno degli interventi urbanistici più richiesti da chi vive e lavora in questo rione. «Siamo a due passi da molti alberghi e dalla stazione ferroviaria – evidenzia Germano Lubich, titolare di un negozio di abbigliamento di via Trento –. La maggior parte dei turisti passa per il Borgo Teresiano eppure questa zona è abbandonata a se stessa. Persino i cinesi se ne stanno andando». «Sicuramente quella del Borgo Teresiano è un’area che ha goduto negli anni di meno investimenti rispetto ad altre zone – ammette Luca Bressan, presidente della IV circoscrizione –, ma da parte di questa amministrazione c’è indubbiamente la volontà di cambiare la situazione. Il rilancio passa attraverso tre importanti interventi che speriamo si riescano a portare a termine: il ponte sul Canale di Ponterosso, la pedonalizzazione di via XXX Ottobre e la riqualificazione di piazza Libertà». Per rendersi conto dell’incuria che regna nella zona basta dare un’occhiata alle piazze che la caratterizzano. Piazza Libertà è occupata dai barboni che la usano come una discarica. Piazza Oberdan, nella parte alle spalle del capolinea del tram, è nelle mani dei punkabestia e di giovani che lasciano ovunque bottiglie, sacchetti e resti di serate brave. Le panchine, come pure i muri, sono stati imbrattati e i lastroni in cemento spezzati. «L’area è lasciata in balia dei balordi – sostiene Anna Rinaldi, commerciante di abbigliamento della zona e residente in via Beccaria –. Qualcuno aveva anche cercato di animarla mettendo dei tavolini per servire caffè e gelati ma, viste le frequentazioni, nessuno si accomodava su quelle sedie». Stessa storia in piazza Vittorio Veneto dove si affacciano Palazzo Galatti e la Posta centrale. Su quelle panchine arancioni sporche e imbrattate da centinaia di scritte è impossibile sedersi. Il bordo delle grandi vasche è spezzato. «L’hanno rotto i ragazzi che di questa piazza ne hanno fatto la loro pista da skateboard – spiega Allen Brassi, responsabile del bar Vittorio Veneto –. Li abbiamo ripresi più volte ma loro se ne fregano”. In questi giorni la piazza ospita la fiera “Trieste: mosaico di culture”. «Ben vengano le fiere e manifestazioni in questa zona – auspica Brassi –, stimolerebbero i commercianti ad investire e gli incivili ad andarsene».
Laura Tonero

 

 

Centrale termoelettrica: progetto già in Confindustria
Giuseppe Cagiati di Benevento l’amministratore unico della società “Iit” che vuole insediarsi a Opicina. Cosolini: mai visti. Marchigiani: sono venuti da me
Si chiama Giuseppe Cagiati ed è nato 51 anni fa a Benevento, l’amministratore unico della “Investimenti industriali triestini srl”, la società con sede a Roma che si ripromette di costruire a Opicina una centrale elettrica alimentata a biomasse. La “Iit srl” è stata fondata il 27 gennaio 2010 e secondo la banca dati di “Unioncamere”, due sono i soci che hanno versato ciascuno cinquemila euro di capitale. Diecimila euro sono stati complessivamente versati contro i tre milioni che erano stati deliberati. Il primo dei due soci è la “All Real Estate srl” una società immobiliare che ha sede a Roma nello stesso palazzo di via Bruno Buozzi 83 che ospita la “Iit srl”. La seconda è la “A&E immobiliare Sancilio Furio Valerio sas” con sede in via Andrea Bofile. Secondo l’atto di costituzione la “Iit srl” ha come scopo sociale la gestione, installazione, costruzione, avviamento, esercizio e manutenzione di centrali elettriche convenzionali e a energie rinnovabili, nonchè la gestione del mercato dei “certificati verdi”. I “certificati verdi” - va precisato - rappresentano la struttura di incentivazione delle fonti rinnovabili nate dalla liberalizzazione del settore dell'energia decisa dal Decreto Bersani. La precedente normativa faceva capo alle leggi 9 e 10/91 ed al provvedimento CIP 6/92: a queste leggi viene riconosciuto il merito di aver fatto maturare nella collettività la consapevolezza che la produzione di energia rinnovabile o pulita non è uno slogan, ma rappresenta un punto focale dello cosiddetto “sviluppo sostenibile”. Su questo mercato punta la “Iit srl” che sul proprio sito, ancor prima che le autorità cittadine fossero informate dell’iniziativa, scrive nero su bianco che «a Opicina nei pressi di Trieste la nostra società è impegnata nella trasformazione di un’antica fabbrica di vagoni in una centrale termoelettrica alimentata da fonti rinnovabili. Le antiche strutture ferroviarie, che distano sei chilometri dal porto, saranno riutilizzate per gli spostamenti di materiali. La posizione del sito permetterà di creare anche un moderno centro logistico portuale» L’area dell’antica fabbrica di vagoni è quella che fu occupata dalle officine meccaniche Laboranti. E’ un sito a destinazione industriale posto tra la caserma del Piemonte Cavalleria e lo scalo ferroviario di Opicina Campagna. «Gli uffici tecnici comunali non hanno mai rilasciato alcuna autorizzazione a costruire una centrale elettrica su quell’area» ha affermato ieri il sindaco Roberto Cosolini. «Ho appreso poche ore fa la notizia di questa iniziativa dal Piccolo». Leggermente diversa la risposta dell’assessore all’urbanistica Elena Marchigiani. «Non esiste alcun progetto depositato in Comune per questa centrale di Opicina. Certo è che due rappresentanti della Iit srl erano venuti a gennaio a parlare di questa iniziativa. Poi non li abbiamo più visti, nè sentiti... Progetti comunque non ne hanno mai presentato». Va aggiunto che l’iniziativa della “Iit srl” ha subito una accelerazione: due “ambasciatori” della società romana una decina di giorni fa sono ritornati a Trieste e si sono presentati in piazza Casali dove ha sede l’Associazione degli industriali. Lì hanno illustrato il loro progetto di centrale a biomassa. E’ al lavoro con le autorità a cui ha chiesto svariati appuntamenti anche un delegato locale della “Iit”.
Claudio Ernè

 

 

Nuovo accordo sul Sin illustrato alle parti sociali

Nessun calcolo forfettario per il danno ambientale; nessuna responsabilità oggettiva; nessuna soluzione precostituita per la bonifica delle acque sotterranee. Sono i tre punti chiave del nuovo Accordo di programma sulla bonifica del Sin di Trieste, illustrato ieri dall’assessore regionale alla Programmazione, Sandra Savino, alle parti sociali. I rappresentanti delle imprese (Confindustria e Confartigianato) e dei sindacati hanno confermato la propria soddisfazione per l’accordo sottoscritto venerdì scorso in Prefettura fra le istituzioni locali e il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Presente all’incontro anche il l consulente giuridico del ministro Clini, Paolo Dell’Anno (in foto con Savino) che ha illustrato nel dettaglio i contenuti dell’Accordo e risposto alle richieste di approfondimento.
 

 

Clini: la Tav deve arrivare a Trieste
Il ministro alla presentazione del libro di Paolo Possamai garantisce l’intervento del governo. Illy: il tracciato va completato
VENEZIA «Il Nordest comincia e non finisce a Venezia: anche il pezzo Venezia-Trieste e quello tra Venezia e Tarvisio sono quindi indispensabili nel futuro tracciato della Tav»: il ministro dell’Ambiente Corrado Clini chiarisce in via definitiva la posizione del governo sull’alta velocità partecipando alla presentazione del libro di Paolo Possamai, direttore de Il Piccolo, «Ultima fermata Treviglio; perché la Tav non arriva a Nord Est» ieri a Venezia. «Certo - ha concluso Clini - scegliere il tracciato può determinare un intervento su un territorio piuttosto che su un altro: questa scelta va quindi fatta tenendo ben presenti gli obiettivi che si hanno in mente. Ognuno legittimamente può dire di non volere interventi nel proprio giardino, ma non mi sembra questo il modo per far crescere la nostra società». Clini è arrivato ieri pomeriggio a Venezia, nel nuovo teatro restaurato. Il libro di Possamai contiene una ricca selezione di reportage del giornalista sulla sfida per ora impossibile dei treni ad alta velocità e dei collegamenti veloci a Nordest e verso a Trieste. In sala oltre a Clini ci sono Enrico Marchi, presidente della Save, Paolo Costa, presidente del Porto, Riccardo Illy ex sindaco di Triesta. Un fatto è certo, hanno detto i relatori, la rete ferroviaria va «ammodernata, perché risale in parte ancora al secolo scorso. E il collegamento, non più possibile verso la Slovenia, va sviluppato a nord, in direzione dell’Austria. Il presidente del Porto Paolo Costa ha annunciato di aver incontrato il ministro delle Infrastrutture Corrado Passera. Gli è stato presentato il piano di sviluppo del Porti. A cominciare dalla grande piattaforma in mare per le meganavi container (un miliardo e mezzo di euro). «La Tav - ha detto Illy - è un’opera indispensabile a medio-lungo raggio. Ma se non si completa l’intero asse, anche le parti già realizzate non saranno utilizzabili in maniera economica. E, per l’allargamento a Est, non dobbiamo più guardare alla Slovenia, ma a nord, raggiungendo l’Austria attraverso la Pontebbana». «La risposta al quesito posto da Possamai - ha aggiunto invece Costa - è che, se non si arriverà a Nordest, sarà perchè manca una convinzione strategica, a livello italiano e non europeo, su questo punto».
Alberto Vitucci

 

 

Pressing Ugl e Fareambiente: serve il piano energetico

Per l’Ugl e Fareambiente del Friuli Venezia Giulia «servono una nuova legge e un adeguato Piano energetico regionale». «In mancanza di una strategia energetica nazionale, di fatto bloccata dal risultato del referendum e dalla difficile situazione economica, la Regione si attivi nella sua autonomia istituzionale », hanno detto i due organismi.

 

 

Il rilancio del Carso? Arriverà solo tutelando la natura - LA LETTERA DEL GIORNO - Alessandro Cosenzi
Il 2012 rischia di essere un annus horribilis per il Carso ed i suoi boschi. Il grande incendio ha bruciato ettari di bosco questo inverno e qualcuno ha avuto la sfrontatezza di augurarsi, quasi soddisfatto dell’accaduto, che non scattino i legittimi vincoli previsti dalla nostra legislazione. Un malnato intervento ha radicalmente tosato il letto del torrente Rosandra. Nel comune di Trieste ed in quello di Duino Aurisina gli edili sono pronti a sostituire tratti di bosco con colate di cemento “vista mare” da vendere a caro prezzo ai pochi che possono permetterselo. E’ incomprensibile che in una città che dal 1971 ha perso 60.000 abitanti si voglia ancora espandere l’abitato! Infine i politici regionali, promuovono una legge bipartisan per promuovere l’attuazione nel nostro territorio della risibile DOC che sfrutta la fortuita omonimia tra il paese di Prosecco ed un vitigno di origini venete universalmente riconosciute. L’obiettivo, nel nome delle bollicine, è la rimozione dei prudenti vincoli che l’Europa ha sviluppato a difesa della natura. Il risultato sarebbe la distruzione del bosco che faticosamente si è riappropriato del nostro territorio per promuovere una desertica cultura del lucroso vitigno eliminando naturalmente anche insetti, uccelli, caprioli, cinghiali e ogni altro essere vivente che abbia la pessima abitudine di essere ghiotto della preziosa bacca zuccherina. Nei millenni il Carso è già stato devastato dall’uomo. La sua mano distruttiva ha trasformato l’originale bosco di latifoglie in una desolata landa pietrosa. Le sbiadite fotografie in bianco e nero dei primi del ‘900 testimoniano il terribile degrado. Ci sono voluti la lungimiranza della i.r. amministrazione forestale e più di un secolo per restituire almeno in parte al bosco il territorio che occupava. Ora troppi interessi vogliono sostituire lo sfruttamento alla fruizione dell’ambiente e purtroppo la politica sembra farsi paladina di questa sciagura. In questa rigogliosa primavera invito tutti i concittadini a percorrere i sentieri che attraversano il nostro Carso dal ciglione, dove la profumata macchia mediterranea raggiunge il suo estremo settentrionale, al Lanaro, al San Leonardo, alla Val Rosandra. Potranno rendersi conto di come i boschi siano una meravigliosa risorsa della nostra provincia ospitando essenze, fiori, uccelli, mammiferi e tanti altri animali che spesso sfuggono alla vista di chi non sa vederli. Mi auguro che le associazioni ambientaliste che si sono finalmente mosse in maniera massiva in occasione dell’infelice intervento in Val Rosandra mostrino ora lo stesso vigore. Il rilancio del Carso può derivare solo dalla tutela della natura. Non certo dalla sua distruzione. Il mio sogno è che neppure un albero cada nella nostra provincia vittima delle speculazioni di vario genere. Chissà forse talora i sogni si possono avverare...
 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - LUNEDI', 28 maggio 2012

 

 

Legambiente sui rifiuti dalla Campania all’inceneritore di Trieste: “Indispensabile la massima trasparenza, che finora è stata invece totalmente negata.”
Sulla delicata questione dei rifiuti, provenienti dalla Campania e bruciati all’inceneritore di Trieste, Legambiente Trieste chiede la massima trasparenza, che finora è stata invece totalmente negata dai responsabili dell’operazione.
Questo il tenore della lettera inviata da Legambiente Trieste al sindaco Cosolini ed agli assessori all’ambiente, Laureni, e allo sviluppo economico, Omero (responsabile anche dei rapporti con le società partecipate, come ACEGAS-APS).
Nessuna obiezione, da parte degli ambientalisti, sul fatto che in situazioni di emergenza, ci si debba far carico anche dello smaltimento di rifiuti prodotti altrove, per un ovvio principio di solidarietà nazionale. Purché, ben inteso, l’emergenza non diventi cronica.
Questo deve avvenire, però, in un quadro di totale trasparenza sugli effetti ambientali dell’operazione. L’esatto contrario di quanto accaduto finora, con i convogli di rifiuti di fatto “militarizzati”, nessuna informazione sull’effettiva composizione dei rifiuti stessi, sull’eventuale modifica della natura delle emissioni dal camino dell’inceneritore e sul destino finale delle scorie e delle ceneri così prodotte.
La problematica è rilevante, anche alla luce del fatto che in Campania, per lungo tempo, la gestione dello smaltimento dei rifiuti urbani è stata quanto mai carente, portando ad esempio alla produzione di centinaia di migliaia di “eco-balle”, nelle quali verosimilmente rifiuti urbani erano mescolati illegalmente a rifiuti speciali e tossici e nocivi. Per tacere delle note interferenze della criminalità organizzata nella gestione dell’intero ciclo dei rifiuti.
Risulta peraltro, continua Legambiente, che all’inceneritore di ACEGAS-APS arrivino regolarmente carichi di rifiuti anche dalla Slovenia e dall’Austria. Neppure su questi le informazioni sono esaustive.
Da ciò la richiesta al sindaco ed agli assessori competenti, di fornire quanto prima alla cittadinanza (allo scopo di fugare ogni dubbio e smentire eventuali allarmismi) tutte le informazioni su:
- quantità e composizione dei carichi di rifiuti arrivati all’inceneritore ACEGAS-APS sia dalla Campania, sia da Slovenia, Austria ed eventualmente altre regioni
- effetti della combustione di questi carichi sulle emissioni dell’inceneritore
- quantità e destino finale delle ceneri e delle scorie risultanti dalla combustione di questi carichi
- bilancio economico complessivo delle operazioni legate alla combustione nell’inceneritore di Trieste dei carichi di rifiuti provenienti dalla Campania, dall’Austria e della Slovenia
Legambiente Trieste conclude rilevando che la “necessità” di importare rifiuti da altre regioni, deriva dal sovradimensionamento dell’inceneritore di Trieste, destinato a risaltare sempre più, man mano che il progresso della raccolta differenziata ridurrà la quantità dei rifiuti urbani “autoctoni” destinati all’incenerimento.
Una ragione di più, osservano gli ambientalisti, per deplorare la miope scelta di costruire - pochi anni fa - la terza linea dell’impianto di ACEGAS-APS (e c’era perfino chi, come l’ex sindaco Dipiazza e la sua maggioranza, puntava a costruirne una quarta!), senza puntare invece, come avviene nei paesi più evoluti, sulla raccolta differenziata ancor oggi poco superiore al 20%, contro l’obiettivo minimo fissato dalle Direttive europee del 65% entro il 2012.
Infine, sottolinea Legambiente, se è vero che il sindaco è il rappresentante del Comune (che è anche il maggiore azionista di ACEGAS-APS), è anche vero che lo stesso sindaco è anche la massima autorità responsabile della salute pubblica.
Circolo Verdazzurro LEGAMBIENTE Trieste

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 28 maggio 2012

 

 

Una centrale a biomasse in progetto a Opicina - INDUSTRIA»BUSINESS E AMBIENTE
Proposta da “Investimenti industriali triestini srl” nell’area ex Officine Laboranti con motori Wärtsilä. Razeto: finora solo un contatto con imprenditori non locali
Cinquanta milioni di euro di investimenti, un centinaio di posti di lavoro, 36 megawatt di potenza, ma anche un impatto ambientale pesante per l’abitato di Opicina. Sono questi i tratti somatici della centrale termoelettrica alimentata a biomasse oleose che la società “Investimenti Industriali Triestini srl”, si ripromette di presentare a brevissima scadenza alle autorità e ai cittadini. “IIt” è la sigla con cui la srl promotrice di questo progetto il 23 maggio ha avviato a Roma, dove ha la propria sede legale in viale Bruno Buozzi 83, le procedure di Via - valutazione di impatto ambientale. È il primo atto di una lunga sequenza di richieste e di interlocuzioni con i poteri centrali e locali per poter arrivare alla costruzione della centrale. Secondo le mappe e le foto aeree pubblicate su una brochure realizzata da “Energy Saving & Profits srl” la centrale dovrebbe sorgere tra la caserma del Piemonte Cavalleria e lo scalo di Opicina Campagna. In dettaglio nell’area che fu delle Officine meccaniche e ferroviarie Laboranti che da tempo hanno ridotto e poi cessato la loro attività di riparazioni di carri e vagoni. Nella centrale troveranno posto due diesel a 18 cilindri a V della serie 46, realizzati nello stabilimento della Wärtsilä di san Dorligo della Valle. Il primo contatto tra i vertici delle due società risale a un anno fa. Lo ricorda l’ingegner Sergio Razeto, direttore dello stabilimento e presidente di Confindustria Trieste. «Un imprenditore non locale è venuto a illustrarci l’iniziativa di Opicina. Si sono informati sulle caratteristiche dei nostri motori. Hanno detto che si sarebbero fatti vivi quando le procedure autorizzative sarebbero andate a buon fine. Non li abbiamo più visti...» Nella brochure della centrale una pagina è dedicata alle caratteristiche tecniche dei motori che muoveranno gli alternatori. Viene citata la Wärtsilä e il suo modello C2 della serie a 16 cilindri a V con un diametro di ciascun pistone pari a 46 centimetri. Emergono anche altri dati. «È prevista la realizzazione di un ciclo combinato per il recupero del calore dei gas di scarico per migliorare il rendimento del processo. Come carburante sarà impiegata una biomassa liquida, derivata dalla spremitura di olio di palma, colza, girasole e jatropha, conforme alle specifiche dei Decreti legislativi 152/06 e 387/03». Fin qui tutto chiaro. Va aggiunto che l’olio di palma necessario ad alimentare i diesel verrà prodotto in un’enorme azienda agricola - 10mila ettari - della Costa d’Avorio, collegata alla “Investimenti Industriali Trieste srl”. Il trasporto avverrà via mare e lo sbarco - sempre secondo la brochure - sarà effettuato nella zona dei Depositi costieri di San Sabba, a lato della Ferriera. Lì arrivano i binari della ferrovia che consentono ai vagoni cisterna di raggiungere l’ex stabilimento di Opicina della officine Laboranti. Dunque nessun trasporto su gomma. Tutto su ferro, a testimonianza che nell’iniziativa è coinvolta anche Rete Ferroviaria Italiana spa, controllata dalle Ferrovie dello Stato. Secondo i tecnici, il bio-carburante oggi non è molto conveniente sul piano strettamente economico. Certo il prezzo che l’Enel riconosce ai produttori di energia pulita potrebbe rendere competitivo il progetto. Non va dimenticato che in provincia di Gorizia una centrale a biogas ha di recente chiuso i battenti perché il proprietario non ritiene di dover operare in perdita. Un’altra centrale di cui era stato annunciato l’imminente avviamento è ancora ferma.
Claudio Ernè

 

Utilizzate sostanze vegetali, ma il dibattito resta aperto
In ogni località dove è stata proposta la costruzione di una centrale a biomassa, si è aperto un dibattito sull’opportunità dell’iniziativa. Chi si oppone ha affermato che nel nostro Paese oggi non si produce elettricità per le necessità dell’industria e dei cittadini, bensì per “fare business”. La produzione è infatti incentivata dallo Stato attraverso i CIP6 con i quali i privati vendono a Terna (Enel) l’energia prodotta a prezzo politico maggiorato: questo prezzo è giustificato “politicamente” dal fatto di usare sostanze vegetali, tra cui l’olio di palma. Jean Ziegler, relatore delle Nazioni Unite per l’Alimentazione, nel 2007 di fronte all’Assemblea Generale dell’Onu, ha definito la politica di acquisizione di terreni nel Sud del mondo, la loro deforestazione o il loro cambiamento d’uso - da agricolo locale a industriale - un “crimine contro l’umanità” per i riflessi che queste scelte producono sulle popolazioni locali.
 

 

Val Rosandra, la “psicosi” fa sloggiare l’elisoccorso
Mobilitazione degli ambientalisti per paura di ulteriori danni alla Riserva naturale

Gli equipaggi coinvolti nell’esercitazione costretti a spostarsi nella zona di Basovizza
SAN DORLIGO Allarme massimo per la Val Rosandra. Dopo l’operazione “Alvei puliti” del 24 marzo scorso, che ha innescato polemiche a non finire, l’allerta ambientale resta altissima. Al punto da far spostare anche un’esercitazione di soccorso in montagna, con tanto di elicottero, per non urtare la sensibilità di quanti, mai come ora, hanno a cuore lo stato di salute della valle. Il cambio di programma ha interessato l’altro giorno gli uomini del Corpo nazionale Soccorso alpino speleologico, del 118 e dell’Elifriulia che, appunto, avrebbero dovuto eseguire un manovra con l’elisoccorso proprio in Val Rosandra. La base iniziale era prevista sul monte Stena. In seguito, però, sotto indicazioni della Forestale, l’equipaggio ha dovuto rivedere i piani e spostarsi sopra il ciglione di San Lorenzo nelle vicinanze della foiba di Basovizza, sopra l’area denominata “Rose d’Inverno”. Il motivo? La nidificazione in questo periodo di alcune specie faunistiche, ormai molto rare. «Ci è stato comunicato che il monte Stena è un’area delicata soprattutto in questo periodo, - racconta Stefano Perper, responsabile della stazione del Soccorso Alpino -. Quindi, in accordo con tutti gli enti interessati, abbiamo optato per un’area alternativa. La manovra comunque è iniziata alle 9 ed è proseguita all’incirca fino alle 15». Manovre addestrative di questo tipo sono obbligatorie e devono essere eseguite periodicamente. In particolare l’altro giorno l’esercitazione aveva come finalità il mantenimento per l’operatività del servizio dell’elisoccorso 118, il mantenimento semestrale dei medici, degli infermieri Ict, dei tecnici Cnsas e dei piloti e verricellisti dell’Elifriulia. «In Val Rosandra si può convivere – afferma Perper –. L’importante è usare la testa e soprattutto coordinarsi. Certo il cambio di programma è stato significativo e ci ha creato molto lavoro in più, ma è sempre fondamentale trovare un compromesso». Pienamente d’accordo il delegato regionale della Lipu Matteo Giraldi: «La Val Rosandra è un bene comune, per questo anche la sua tutela deve riguardare tutti i soggetti, in egual modo». Le polemiche, secondo Giraldi, si possono evitare con la prevenzione: «Solo la banale ignoranza crea danni. Al contrario il dialogo preventivo aiuta la convivenza. Certo anche noi abbiamo sottolineato che questo è un periodo particolare per la flora e la fauna del nostro territorio, ma giustamente anche le manovre di soccorso, che si affollano particolarmente in estate, devono essere provate ora». Di qui un suggerimento finale: «Oltre alla Val Rosandra ci sono la Napoleonica, la zona di Monte Grisa e molte altre aree che potrebbero essere usate per questi scopi».
Cristina Polselli

 

Grozzana, incontro ravvicinato con l’orso
Virginio Abrami si è trovato davanti casa un esemplare di oltre 100 chili: «Per fortuna era mansueto»
«Era buio e ho visto un bel bestione a quattro zampe, posizionato di schiena. Quando sono andato a prendere la torcia e il cellulare per fare una foto al cinghiale, l'animale si è girato e si è alzato di scatto: altro che cinghiale, davanti a me avevo un orso». Virginio Abrami, gestore assieme alla moglie Vilma dell'Azienda agricola di apicoltura a Grozzana, è ancora stupito. Lui, cacciatore per hobby, nato nel rietino ma da 42 anni residente nella frazione del Comune di San Dorligo della Valle a un centinaio di metri dall'ex valico di Pese, un orso non l'aveva mai visto. L'incontro ravvicinato che non ti aspetti di fare, nemmeno se abiti nel Carso triestino, è avvenuto pochi giorni fa, di sera. Inizialmente Abrami non voleva divulgare la notizia per non allertare i compaesani. Ma poi, si sa, le voci corrono. «Erano circa le 22, io ero seduto sul divano. Ad un certo punto Kira, il nostro cane meticcio di 5 anni e mezzo, ha iniziato ad abbaiare molto forte. Poco dopo anche Peggy, l'altra bastardina più piccola, ha iniziato a fare lo stesso. Un chiaro segnale che qualche animale gravitava non troppo distante da casa nostra». I coniugi Abrami, abituati alla presenza di caprioli, volpi, lepri e cinghiali, non si allarmano più di tanto. «Ho provato a chiamarli ma inizialmente non ha sortito alcun effetto, poi ho visto Kira indietreggiare e sono tornato in casa. Poco dopo i cani hanno di nuovo abbaiato e quindi sono uscito nuovamente fuori e ho visto a circa 6 metri da me sull'asfalto un bel bestione, di schiena, che andava lentamente verso il paese. Convinto si trattasse di un cinghiale, sono tornato in casa per prendere il cellulare e una torcia. Io, che per hobby faccio il cacciatore, volevo immortalare il cinghiale e farlo vedere poi ai miei amici. Come mi sono avvicinato, però, la bestia si è girata e venuta verso il cancello d'ingresso e si è alzata: e lì ho visto che era un orso». Virginio entra di corsa nella propria abitazione. Nel frattempo il ragazzo della figlia dei coniugi Abrami scorge dalla finestra il plantigrado spostarsi verso l'orto. «Con la luce puntata addosso, l'orso si è alzato nuovamente, entrando con la testa dentro la mia proprietà. Era giovane, tra i 100-120 kg di stazza, affamato, ma fortunatamente mansueto. Per fortuna sono riuscito a far entrare tutti in casa, compresi i cani». Poi dell'orso si sono perse le tracce. Intanto Silvia, la figlia degli Abrami, rientrata (con molta cautela) dal lavoro, inizia a cucinare della carne per cena. Attratto evidentemente dall'odore, l'orso ritorna alla carica e inizia a battere con il muso e le zampe sulla canna fumaria della cucina. «Attorno all'una di notte lo abbiamo visto finalmente andare via, verso il monte Cocusso, luogo dove in seguito è stato avvistato dalla Forestale». Col senno di poi Abrami si dichiara fortunato: «In realtà l'orso era molto tranquillo, anche se chiaramente affamato, e infatti ho temuto più per il furgone pieno di melari o per le api che distano a circa 200 metri dalla nostra abitazione, ma fortunatamente non ha causato alcun danno». L'incontro ravvicinato con l'uomo da parte dell'orso sul Carso triestino appare indubbiamente una cosa rarissima. Anche se da queste parti si erano già avuti un paio di avvistamenti. L'ultimo, spiega sempre Abrami, risale a una decina di giorni fa dietro a Basovizza. «L’ha visto un mio amico cacciatore, ma si trattava di un esemplare più adulto». Meno rara invece la presenza di orme ritrovate in più occasioni sia Grozzana sia a Draga Sant'Elia. Riccardo Tosques
 

 

“Bike Pride” sbarca a Trieste con il gruppo “Salvaiciclisti” - verso IL RADUNO
A Trieste torneranno in piazza il prossimo 3 giugno, in concomitanza con il grande raduno nazionale di Torino, denominato “Bike Pride”, la prima vera manifestazione di massa targata “Salvaiciclisti”. L'onda a due ruote è partita dall'Inghilterra, dalle pagine del Times, è giunta in Italia e approdata ben presto a Trieste, trainata dal tam tam in rete o da testimoni eccellenti come Margherita Hack. “Salvaciclisti” rappresenta il nuovo movimento di tutela dei ciclisti urbani, di coloro che hanno scelto la bicicletta come mezzo di fuga e liberazione, tra ecologia e praticità. Una scelta che necessita tuttavia di attenzioni, riforme, investimenti, sia pratici che culturali. Ecco perchè anche il gruppo “Salvaiciclisti” di Trieste, nato da poche settimane sulla corsia di Facebook, sta iniziando a pedalare seriamente sul fronte delle iniziative e della sensibilizzazione. Una prima prova generale di adunanza pubblica è intanto andata in scena lo scorso 21 maggio, quando poco meno di una cinquantina di ciclisti triestini si sono riuniti nei pressi di piazza Unità, abbozzando pacificamente i punti salienti del manifesto targato “Salvaiciclisti”: «Ci poniamo anche l'obbiettivo di collaborare con il Comune di Trieste», ha specificato Lorenzo Colautti, portavoce della nuova realtà cittadina. «Vogliamo segnalare i punti critici della città e dare più sicurezza a chi si muove in bici sulle strade di casa nostra. La speranza è che nel miglior tempo possibile – ha aggiunto – sempre più cittadini possano utilizzarla e sempre più bambini possano usarla anche per andare a scuola». La sicurezza al primo posto quindi. Nel manifesto etico dei “Salvaiciclisti” - varato da una iniziativa della testata “Times”, intitolata “Cities fit for cyclist” - trovano posto spunti come la costruzione di nuove piste ciclabili di moderna generazione o la nomina di un Commissario alla ciclabilità per ogni teatro urbano. Alcune cifre sono allarmanti: stando alle cronache italiane degli ultimi dieci anni, sarebbero morti sulle strade più di 2500 ciclisti. Il movimento “Salvaiciclisti” di Trieste è dunque all’opera e propone già due nuove tappe, in programma fino al 3 giugno. Il gruppo parteciperà all'incontro di domani, organizzato nella sala giunta del Comune di Trieste (11.15), incentrato sul tema “Stalli e Bici”, a cura dell'assessore Elena Marchigiani. Decisamente più suggestivo l'appuntamento del 3 giugno, denominato inevitabilmente “Bike Pride”, momento che dovrebbe portare in maniera massiccia, sia a Trieste che nelle altre sedi italiane, le istanze dei cavalieri della sella. L'appuntamento è attorno alle 10.30 in piazza della Borsa, partenza a colpi di pedale alle 11, attraversando Corso Italia, Piazza Goldoni, Via Valdirivo, puntando poi verso Barcola e un tratto di Roiano. Per ulteriori informazioni sulle iniziative del gruppo è possibile scrivere a salvaciclistitrieste@gmail.com o pedalando su facebook, alla voce salvaciclisti Trieste.

Francesco Cardella
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 27 maggio 2012

 

 

«Allarme inquinamento Centraline inadeguate»
La denuncia di Arpa e Ass nellla conferenza sulla salute della città Clini: «Aziende di green economy in porto sfruttando i Punti franchi»
Abbiamo più inquinamento di quel che le centraline, misurando la media, ci dicono. Non abbiamo evidenza delle polveri sottilissime, le più pericolose. Non valutiamo abbastanza, ai fini della salute, i “picchi” di emissioni prodotte dalla Ferriera. Per il benzene la fabbrica siderurgica ci mette in una situazione «assolutamente anomala» con valori di 3-4 volte superiori, il depuratore di Servola butta in acqua ammoniaca, «molto tossica per i pesci», e i tralicci tv ci tengono da anni in una situazione oltre le soglie di inquinamento elettromagnetico. Quanto al mare, la diffusione di idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) ha già inquinato i molluschi a Muggia, dove si trova anche una miscela di sostanze perfino «non normate». È importante? Sì. Se non avessimo sforamenti di Pm10 oltre i 50 microgrammi per metro cubo che è il limite, avremmo 6,3 morti in meno per malattia ogni 100 mila abitanti, e abbassando il valore di poco, a 40 microgrammi, resterebbero in vita 9,3 persone in più ogni 100 mila. Inoltre siamo a vergognosi livelli di raccolta differenziata, siamo una città che invecchia ed è preda di malattia croniche crescenti, abbiamo più tumori non solo del Friuli ma anche di Gorizia, scuole nel 73% dei casi costruite prima del 1963, e nel 30% risalenti all’800. In più siamo sempre più sedentari e più “ciccioni”, si fuma e si beve e l’uso “terapeutico” di frutta e verdura non ci appassiona abbastanza. Ieri nella sala del Ridotto del Verdi il Comune ha organizzato la prima conferenza sulla salute della città, intitolandola “Come sta Trieste”, e invitando medici, docenti universitari, Arpa e amministratori a dare un quadro delle più aggiornate analisi, dello stato di fatto e di quel che si sta facendo per dare una spinta a soluzioni più sane. Perché quel che traspare a fine giornata è che questa città così trasparente è in realtà luminosa solo in apparenza, e sconta vistosi ritardi rispetto a una modernità che è tale anche nelle soluzioni di igiene, salute, salvaguardia. «La provincia è piccola, ha un enorme concentrato di emissioni, il controllo deve comprendere l’analisi del rischio (che manca), bisogna dare prescrizioni anche sulle Autorizzazioni ambientali già concesse, e controllare più i cittadini che le cose» ha ammonito Paolo Plossi della Provincia. Ma quando sul palco sale il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, reduce dalla firma che ha sbloccato dopo oltre 10 anni la tremenda storia del Sito inquinato, i problemi e le proposte vanno perfino oltre. Clini persuade a darsi obiettivi realizzabili, «perché il meglio è nemico del bene, e se per togliere ogni segno di diossina da una discarica ci si dice di trasportare da un’altra parte miliardi di metri cubi di terreno, è evidente che non ci sarà riscontro». Così altrettanto (e il ministro parla per immagini, riferendo dell’Ilva di Taranto) «è conveniente spendere molti soldi per aggiustare impianti industriali ormai non solo obsoleti, ma anche fuori mercato e incapaci di reggere la concorrenza internazionale?». Da una siderurgia all’altra, da Taranto a Trieste. «C’è un inquinamento di fondo che deriva da 60-70 anni di attività industriali e portuali», se i restauri sono sconvenienti c’è altro da fare, non solo politiche per il porto “green”. Clini (contestato da Sel per la proposta di bruciare rifiuti pericolosi nei cementifici per produrre più energia) entra in pieno nel cuore dei problemi triestini: «La città ha una caratteristica particolare, i Punti franchi del porto da sfruttare, sarebbero - dice il ministro - di particolare importanza per insediare “spin off” di centri di ricerca attivi sull’economia verde: così avremmo strategie ambientali e crescita economica». Con vantaggio generale, anche per le tasche dei singoli: «L’energia prodotta da fonti rinnovabili è in Italia il 26% del totale, ma coesiste col sistema tradizionale, il risultato è che di notte (al contrario di quanto propagandato fino a poco tempo fa) il prezzo dell’energia è più alto che di giorno, dunque le fonti rinnovabili vanno sostenute, qui bisogna investire». Ma intanto c’è pulizia da fare, e qualcosa di nuovo di cui preoccuparsi. L’Arpa non solo ha elencato i preoccupanti dati di Servola (Stelio Vatta) e magnifici ingredienti del Sito inquinato, che è pieno di idrocarburi, idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), metalli e diossina, ma puntato severamente l’indice contro una cosa di cui non si parla mai, gli impianti ad alto rischio, per i quali «c’è un vuoto nella tutela ambientale - ha detto Glauco Spanghero - e riguarda l’alta concentrazione di aziende a rischio di incidente rilevante», peraltro monitorate dal Comitato tecnico dei Vigili del fuoco. Ma, sulle sostanze emesse, non c’è attenzione.
Gabriella Ziani

 

 

Caso Ferriera: un dispositivo da spostare
Caso Ferriera. Al convegno di ieri è stato annunciato che la centralina mobile di San Lorenzo in Selva adiacente la fabbrica e oggi in “zona industriale” e dunque non valevole ai fini della salute pubblica verrà invece inglobata nella rete di sorveglianza “normale” dell’Arpa. Motivo: le emissioni si diffondono anche nel quartiere di Servola. L’assessore Laureni sta pensando invece a un’indagine sugli inquinanti casa per casa.
 

Laureni: «Nuova ricerca per monitorare l’area di Servola» - Progetto gia’ illustrato al comitato no smog
«Il Comune avvierà una seria ricerca sulle problematiche ambientali legate alla presenza della Ferriera a Servola (in foto)». È questo l’annuncio fatto dall’assessore Umberto Laureni, nel corso dell’audizione dell’associazione “No smog” davanti alle Commissioni consiliari prima e sesta. Laureni, dopo aver seguito la relazione «sui rischi originati dalle continue emissioni nell’atmosfera di scorie di ogni tipo diffuse dallo stabilimento» presentata dal Comitato, ha annunciato il nuovo progetto, richiamato anche ieri nell’intervento pronunciato al Ridotto del Verdi. «Finora – ha spiegato Laureni – negli anni c'è stato soprattutto un palleggiamento di competenze, che ha prodotto l'immobilismo. Dopo una serie di incidenti che hanno destato molta preoccupazione, appare chiara la necessità di un riordino dell'impianto sotto il profilo della tutela ambientale. Oggi siamo a questo punto e». «Già nel '95 – ha commentato Alda Sancin, presidente del Comitato No Smog che ha corredato la sua relazione con una serie di immagini e di filmati piuttosto espliciti - la Ferriera fu giudicata industria inquinante di primo grado e da quel momento si sono avvicendati molti sindaci, ma nessuno – ha denunciato - ha adottato i provvedimenti che chiediamo da anni e che reputiamo necessari per garantire la salute a quanti vivono a Trieste. C’è bisogno quindi - ha concluso Sancin - di iniziative che vadano finalmente in questa direzione».

(u. s.)
 

Trieste prima in regione per mortalità e tumori
Il medico Tominz dell’Azienda sanitaria sottolinea un 3% in più rispetto alle altre province. Alta incidenza di malattie incurabili legate all’ambiente
Nei bar, prima che entrasse in vigore il divieto di fumo, si potevano misurare a Trieste fino a 400 microgrammi per metro cubo di polveri sottili (il limite è 50), dopo il divieto a Trieste ci fu un calo del 7% di infarti acuti nelle donne. Dunque “pulire” non è senza conseguenze, e morire di “sporco” è già un dato misurabile, ha ammonito ieri al convegno su “Come sta Trieste?” il medico dell’Azienda sanitaria Riccardo Tominz parlando delle patologie collegate all’ambiente. Sulle conseguenze del Sito inquinato c’è uno studio specifico, “Sentieri”. Ha dimostrato a Trieste un tasso di decessi del 3% superiore rispetto alla media regionale (+6% nelle donne), per cause circolatorie, all’apparato respiratorio e digerente. Abbiamo più tumori a colon, seno, pleura, prostata, polmoni, e anche più melanomi «per difendersi dai quali - ha detto Tominz - basta non prendere la tintarella». A Trieste, come in tutta Italia (le statistiche coincidono, lo ha ricordato Daniela Germano dell’Ass1) l’86% delle morti è causata da malattie croniche, a propria volta frutto di danni ambientali e cattive abitudini di vita. «C’è un’epidemia di malattie croniche», dunque, e dal Ridotto sono uscite preoccupazioni forti: «Già ora non ci sono le risorse per una popolazione che invecchia e che va curata per 30 o 40 anni». Massimo Bovenzi, docente di Medicina del lavoro, ne ha tratto anche un messaggio politico contro l’annunciata riforma sanitaria regionale: «Non si può fare senza conoscere i problemi della popolazione. Non si fanno giochi di “risiko” in sanità senza dati alla mano». Tema ripreso dal sindaco Cosolini: «Vanno migliorati a garantiti i servizi dell’Azienda sanitaria, con la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat abbiamo chiesto a Tondo che venga quanto prima avviato un indispensabile confronto sulla sorte delle Aziende sanitarie». Cosolini ha anche proposto il “meeting” della trasparenza sulla salute come appuntamento annuale: «Una sorta di Bilancio ambientale». L’assessore all’Ambiente, Umberto Laureni, oltre a essersi scagliato contro il rigassificatore, ha chiesto che non si eludano i problemi messi in luce dal congresso: «Sono emerse le pesanti criticità di certe zone e di certi rioni, e su questo come sulla Ferriera non può non deludere il comportamento complessivo della Regione, col ripetersi infruttuoso di piani, riunioni, tavoli puramente formali che non fanno il bene, anzi fanno il male della città». E il ministro Clini ha sollecitato a realizzare anche infrastrutture «mirate alla salvaguardia dell’ambiente, senza le quali ogni singolo obiettivo o tentativo anche valido in sè non potrà che essere vanificato, e questo soprattutto per l’inquinamento da traffico, mentre è indispensabile reinsediare attività sui siti da risanare, perché un sito inquinato dismesso è più pericoloso di uno presidiato».

(g. z.)
 

 

Siti inquinati, pioggia di elogi al ministro - Il ministro artefice dell’accordo di programma. Menia: «Un’intesa innovativa»
Finalmente, era ora. Sono unanimi i commenti alla firma del nuovo “e vero” accordo di programma per l’analisi, la bonifica e la successiva restituzione agli usi non solo dei terreni della zona industriale, ma anche degli specchi acquei del porto e delle zone di arenile, in special modo quelle di Muggia. Il documento è stato firmato dal Ministro, Regione, Comune, Provincia, Autorità portuale ed Ezit. Artefice dell’intesa, a parere di tutti, il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini. «Un eccellente accordo - afferma il sindaco Roberto Cosolini - che ha semplificato le procedure ed eliminato gli ostacoli alle aziende che devono essere messe in grado di lavorare, soprattutto in un periodo di crisi come questo. Tutte le istituzioni hanno collaborato alla riuscita di questo risultato. Io sono particolarmente soddisfatto perchè questo percorso era iniziato il 27 febbraio scorso con la visita del ministro Clini in municipio, inviato da me e dagli imprenditori. Il rappresentante del governo allora si era impegnato a risolvere questa situazione e ha mantenuto la promessa nel giro di tre mesi». Più o meno sulla stessa posizione Francesco Russo, segretario provinciale del Pd: «Si chiude finalmente una vicenda che era nata da una scelta sbagliata del centrodestra anni fa. E dobbiamo ringraziare il ministro Clini che ha dimostrato un’attenzione speciale per Trieste e ha gestito nel migliore dei modi la sinergia tra i diversi enti. E siccome sembra che il ministro abbia la bacchetta magica gli farei un’altra richiesta: di sbloccare il Piano regolatore del porto. Certe decisioni dipendono dal suo ministero. Il Piano regolatore porterebbe giovamento in tutti i sensi al porto vecchio e alle nuove strutture. Con la crisi economica di oggi non si può lasciare nulla di intentato». Roberto Menia, coordinatore nazionale di Futuro e Libertà per l'Italia elogia Clini «già apprezzato anche in altre occasioni e determinante nell’arrivare a questo accordo ». «Finalmente - sottolinea Menia -, dopo 10 anni e 14 bozze è stato trovato l’accordo. È un documento innovativo che può rilanciare l’economia e soprattutto l’industria la cui presenza a Trieste, a differenza di altre località, è molto bassa. Adesso gli accordi devono essere rispettati e resi concreti. Spero che si faccia presto e nel migliore modo possibile». L’accordo ora prevede che, su delega della Regione, Ezit inviti le imprese insediate ad aderire al programma di caratterizzazione ed eventuale bonifica dei terreni. L’azienda che ritiene di non aver inquinato può rispondere negativamente, il procedimento di verifica passerà in capo alla Regione.

(fe. vi.)
 

 

Sorpresa: italiani primi in Europa nel recupero del vetro
MILANO Italiani tra i migliori in Europa nel rispetto dell’ambiente per scelta e recupero del vetro. Un’industria, quella delle bottiglie, vasi e flaconi che resiste alla crisi e che nel 2011 ha chiuso con un segno più facendo guadagnare in un anno quasi l’1,8%. Il vetro riciclato usato dall’industria ha registrato un +7,6% con un risparmio energetico di 3 milioni di barili di petrolio mentre cresce il tasso di riciclo del vetro che ha raggiunto quota 68,1%. Bene anche la differenziata con una crescita del 6%. E gli italiani premiano il materiale cento per cento riciclabile e per sempre: siamo infatti tra i migliori in Europa, secondo la Federazione europea del vetro d’imballaggio (Feve), con un gradimento e una consapevolezza della qualità del materiale dell’88% rispetto al 74% degli europei (in Europa nel 2010 sono state raccolti 30 miliardi di bottiglie). A scattare la fotografia dello stato di salute dell’industria del vetro cavo (gli imballaggi), Assovetro (Associazione nazionale degli industriali del vetro) e Coreve (Consorzio recupero vetro), in occasione dell’evento ’Da vetro nasce vetrò organizzato a Genova e che si è concluso con la visita all’impianto di trattamento di riciclo del vetro Ecoglass, e alla vetreria Verallia, a Dego, in provincia di Savona. «L’industria del vetro - ha detto Giuseppe Pastorino, presidente della sezione vetro cavo di Assovetro - nonostante la difficile situazione di crisi continua ad investire in ricerca e innovazione e l’aumento della produzione 2011 dimostra come il mercato premi chi tutela l’ambiente». E così, ha riferito Pastorino, la produzione degli imballaggi in vetro ha segnato nel 2011 un incremento dell’1,77% sull’anno precedente (+1,58% per tutti i contenitori in vetro), con un particolare salto nella produzione di vasi alimentari (+13%). L’industria dei contenitori in vetro ha utilizzato oltre 2 milioni di tonnellate di vetro riciclato risparmiando più di 2 milioni di tonnellate di CO2. Trend positivo per l’avvio al riciclo: 1,5 milioni di tonnellate con un incremento di circa 100 mila tonnellate. Per quanto riguarda la raccolta differenziata, ha riferito il presidente di Coreve, Gianpaolo Caccini, da registrare il primato della Valle d’Aosta con 50 chili procapite contro una media nazionale di 26,7 chili per abitante. In graduatoria ’sorpresà per la Sardegna con quasi 40 chili procapite, vicina così a regioni notoriamente virtuose come, oltre la Valle d’Aosta, la Lombardia, il Trentino e il Veneto. Picchi di crescita sono stati registrati in Toscana, Molise e Basilicata. Ma un sano ciclo del vetro implica anche una differenziata doc.
 

Diossina, oblazione per 400mila - Per le emissioni chiamati a pagare i dirigenti Acegas di allora: Monassi, Dal Maso, Gregorio e Giacomin
Costano sempre più care alle casse dell’AcegasAps le fuoriuscite di diossina verificatesi tra il dicembre 2006 e il gennaio 2007 da due delle tre linee di smaltimento rifiuti dell’inceneritore di via Errera. Il sequestro degli impianti deciso dalla magistratura aveva provocato all’epoca un danno alla società partecipata dal Comune di tra i quattro e i cinque milioni di euro. Ora la richiesta di oblazione avanzata dagli imputati del processo nato dall’indagine del pm Maddalena Chergia sulle fuoriuscite di diossina, ha fatti lievitare ulteriormente lo “sbilancio”. Secondo il giudice Paolo Vascotto l’oblazione richiesta dagli imputati comporterà a brevissima scadenza un esborso superiore a 400 mila euro a cui vanno aggiunte le spese sostenute dal Tribunale per le perizie tecniche compiute sull’impianto. In un primo momento sembrava che l’oblazione dovesse costare complessivamente 100mila euro ,da suddividere in parti uguali tra Marina Monassi, all’epoca direttore generale dell’Acegas; Paolo Dal Maso, responsabile della divisione ambiente; Stefano Gregorio, direttore dell’inceneritore e Francesco Giacomin, già amministratore della ex municipalizzata. Ora invece la somma complessiva da versare allo Stato per essere ammessi all’oblazione è cresciuta di quattro volte. E questo ha creato un certo turbamento tra i difensori presenti in a ula. I calcoli sono in fase di riverifica e l’esito delle nuove valutazioni sarà reso noto nell’udienza in calendario il 13 giugno. Da quella data Marina Monassi e gli altri coimputati avranno un mese di tempo per versare il dovuto e darne prova diretta al giudice Paolo Vascotto. Tra il dicembre 2006 e i primi mesi del 2007 l’Acegas-Aps a causa delle fuoriuscite di diossina d misurate dall’Arpa, aveva dovuto fermare due delle tre linee di smaltimento rifiuti perché ritenute dalla magistratura potenzialmente pericolose per la salute della popolazione. Per quattro mesi tonnellate e tonnellate di rifiuti raccolti a Trieste ma anche nell’Isontino erano stati dirottati altrove con un devastante impatto sul piano economico valutato all’epoca tra i quattro e i cinque milioni di euro. Le emissioni di diossina erano emerse dalle analisi effettuate il 20 e 21 dicembre 2006 e l’11 e 12 gennaio del 2007. Il primo episodio è quello più inquietante con un valore di emissioni di dieci volte superiore ai limiti stabiliti da un groviglio di leggi: la 152/06, la norma speciale 133/05, la norma specialissima 59/05 e il Decreto 128 promulgato nel giugno del 2009.
Claudio Ernè

 

«Serve chiarezza sui rifiuti in arrivo dalla Campania» - Ambientalisti e lega
«Bisogna fare chiarezza ed operare in piena trasparenza, in merito alla questione dei rifiuti provenienti dalla Campania e portati a smaltimento al termovalorizzatore di Trieste: sarebbe un’azione importante da parte di AcegasAps, o attraverso l’Arpa o la Provincia, quella di rendere pubblici i dati relativi alle emissioni e quelli dei monitoraggi effettuati, in modo da informare la popolazione ed evitare allarmismi». Lo chiede Giorgio Cecco, coordinatore regionale di FareAmbiente in merito alle notizie sugli arrivi a Trieste di immondizie provenienti dalla Campania e destinate al termovalorizzatore cittadino. «Riteniamo fondamentale - continua Cecco - incrementare la raccolta differenziata, ma non dimentichiamo l’utilità dell’impianto in questione». «Ognuno sia responsabile dello smaltimento dei propri rifiuti», afferma sullo stesso argomento il segretario provinciale del Carroccio Pierpaolo Roberti. «I triestini, con responsabilità, convivono con un termovalorizzatore sotto casa e lo fanno perché consapevoli che ciò serve a smaltire i propri rifiuti e consente alla città di rimanere pulita, ma è impensabile - conclude Roberti - che si facciano carico anche dei rifiuti di chi questa maturità non ce l’ha e si oppone ad un termovalorizzatore a casa propria».
 

 

«Le malattie nascono nei cassonetti, c’è di tutto»
L’assessore Omero: «Nei contenitori abbiamo trovato gambe ortopediche e anche un pianoforte»
«Nei cassonetti della raccolta indifferenziata sono stati trovati armadi, sedie, lampade, elettrodomestici, giocattoli, una bicicletta e un motorino, paraurti, pneumatici, una gamba ortopedica, un bauletto con una bandiera sabauda, un manganello, un pianoforte a muro fatto a pezzi...». Anche la spazzatura è ambiente, salute e malattia. Gli assessori triestini hanno dato una fotografia del bene e del male. E Fabio Omero (Sviluppo e turismo) ha chiuso il suo critico intervento con questa lista, ma prima di tutto si è scagliato contro «un ritardo culturale pazzesco» sulla raccolta differenziata, qui al 22,4% mentre entro dicembre si dovrebbe per legge arrivare al 65%: 30 punti in 6 mesi? «Trieste sta male - si è risposto Omero -, ha ereditato dal sindaco Dipiazza una scelta di politica industriale che chiamerei il “neoliberismo delle immondizie”, per cui bisogna riempire il termovalorizzatore, che produce energia e dunque profitti». Omero chiede una politica regionale, un piano-rifiuti che consenta di far convergere su Trieste i rifiuti da bruciare dell’intera regione: «Trieste produce 69 mila tonnellate all’anno, la capacità dell’impianto è di 160 mila, poiché AcegasAps di Trieste di Padova pagano entrambe l’Irap all’assessore regionale Ciriani, Ciriani renda il termovalorizzatore punto di riferimento della regione e magari anche dei Comuni sloveni e istriani». Contestato anche il fatto che nelle percentuali di “riciclo” non entrano le ceneri che sono il residuo della spazzatura bruciata, e che vengono invece reimpiegate in edilizia, e diventano ferro e vetro. Poi naturalmente c’è l’inciviltà di ogni singolo cittadino. Una più radiosa visione l’hanno data l’assessore all’Urbanistica, Elena Marchigiani, esponendo le politiche in atto per il nuovo Piano regolatore, in linea con le direttive dell’Organizzazione mondiale della Sanità, l’assessore ai Lavori pubblici, Andrea Dapretto, che presentando il piano per l’installazione del fotovoltaico sulla ex Pescheria e su altri palazzi comunali ha promesso un calo di tonnellate e tonnellate di Co2 emesse in aria, e l’assessore all’Educazione, Antonella Grim: «Abbiamo un progetto di fotovoltaico anche nelle scuole, un progetto sulla sicurezza degli edifici, una progettazione comune con insegnanti e tecnici sul fabbisogno di arredi, da sostituire con materiali ecologici, e anche colorati». La pulizia del “dentro” è poi un problema a parte. Lo ha ricordato Dapretto: «Il 90% della nostra vita trascorre tra quattro mura...».

(g. z.)
 

 

Rigassificatore: il Pdl triestino si spacca sul dossier Nomisma
Disposti a rivedere certe posizioni oltranziste i consiglieri Marini e Bucci.

No invece di Camber Altra Trieste: «Scarsa trasparenza da parte della Regione». Lupieri (Pd) : «Una minestra riscaldata»
Mai dire mai. Lo studio di Nomisma Energia sui benefici per Trieste dal rigassificatore di Zaule sta movimentando il centrodestra triestino. Il granitico no del Pdl giuliano si sta sbriciolando: si può fare, se... Si deve fare, afferma invece Roberto Menia, coordinatore nazionale di Fli. Ma la sua posizione favorevole non è di oggi. «Trieste è una bellissima città - afferma Menia - deve puntare su turismo, scienza, cultura, ma non può fare a meno dell’industria. E se un polo energetico può portare benefici alla città, come è ormai chiaro a tutti e lo afferma anche Nomisma, non vedo perchè non si possa fare. Oggi la tecnologia ci consente la massima sicurezza. Un polo energetico porta investimenti e ricchezza. Naturalmente con tutte le precauzioni per la salute dei cittadini». «Avevo avuto un atteggiamento negativo - afferma Bruno Marini, consigliere regionale - come vice coordinatore di Forza Italia nel 2006. Oggi ho una posizione più possibilista. Sempre che i numeri di Nomisma vengano confermati da Gas Natural. Le ricadute positive per l’occupazione è la cosa più importante. E le compensazioni economiche per Trieste, concentrate anche nella realizzazione di opere pubbliche, sono sicuramente appetibili. Faccio un esempio: perché non affidare a Gas Natural la ristrutturazione del Carciotti e di altri palazzi storici che il Comune non riesce a eseguire per mancanza di fondi». Possibilista anche l’altro consigliare regionale Pdl Maurizio Bucci: «I numeri dello studio Nomisma sono interessanti e meritano di essere valutati con attenzione. Sulla sicurezza invece c’è ancora molto da fare. La zona di Zaule dove dovrebbe essere costruito il rigassificatore è drammaticamente inquinata, non cresce più neppure l’erba. Il nuovo insediamento risolverebbe almeno questa situazione. E poi c’è l’aspetto occupazionale. Noi stiamo subendo la grave situazione della Ferriera. Le opportunità di lavoro sarebbero notevoli». Critico invece Piero Camber, consigliere regionale e comunale Pdl: «Lo studio di Nomisma non cambia di una virgola la mia posizione sul rigassificatore. È solo un’analisi di carattere economico, non ambientale. Quando si parla di compensazioni per il territorio afferma che sono ancora da discutere. Dopo sei anni siamo al punto di partenza. A me invece del progetto interessa la sicurezza, l’impatto ambientale e le ricadute economiche. Sulla sicurezza lo studio non dice nulla e sulle compensazioni economiche è molto generico. Solo per la regione, e per Trieste? Nulla, neppure la promessa di un costo minore nella bolletta energetica». «Perché mai, uno studio commissionato per capire quali effetti occupazionali avrà la realizzazione del rigassificatore di Zaule rimane chiuso nei cassetti della Regione e non viene reso pubblico?». Se lo chiedono i consiglieri di Un'Altra Trieste, Franco Bandelli e Alessia Rosolen. «Di certo - aggiungono - ancora una volta si confermano la scarsa trasparenza con cui si sta portando avanti questo progetto e la scelta di continuare ad escludere le istituzioni rappresentative del territorio e dei cittadini come Comune e Provincia». E il consigliere regionale Pd Sergio Lupieri giudica lo studio Nomisma «una minestra riscaldata». «Lo studio - afferma Lupieri- non è né una novità né una sorpresa. Nessuna risposta riguardo alle tante prescrizioni tecniche richieste, per cui i problemi centrali che impedivano la costruzione dell’impianto continuano ad essere tutti presenti e validi. L’effetto domino, cioè la vicinanza con altri impianti ad alto rischio, la clorazione e il raffreddamento dell’acqua di mare, la profondità insufficiente della baia di Muggia, il vento sottostimato,e tanti altri ancora attendono una risposta».
Ferdinando Viola

 

Cosolini: «Nulla di nuovo per quanto riguarda criticità e sicurezza»
Per il sindaco Roberto Cosolini non ci sono motivi di ripensamento sul no “senza se e senza ma” al progetto del rigassificatore alla luce dello studio di Nomisma. «Per quanto riguarda l’investimento, l’occupazione e l’impatto fiscale - sottolinea Cosolini - il dossier di Nomisma non dice nulla di nuovo per Trieste. Posso dire che la riconversione di Porto vecchio ha un impatto fiscale e occupazionale non minore di quello previsto per il rigassificatore. Gas Natural non ha mai presentato un progetto tecnologicamente avanzato che salvaguardi l’ambiente, la pesca, la movimentazione portuale; non abbiamo ancora visto niente di nuovo. I numeri di Nomisma non parlano di criticità e di sicurezza, è solo un elenco di benefici economici per il territorio triestino».
 

Laureni ironico: «Gas Natural moltiplica pesci e pani» - L’ASSESSORE
«Mi pare che siamo arrivati, come Gesù, alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, solo che qui si moltiplicano gli operai, improvvisamente uno studio commissionato da Gas Natural alza le previsioni di occupazione derivanti da rigassificatore a Trieste da 70 a 400, che guarda caso è proprio il numero di posti di lavoro che si perderanno alla Ferriera». Umberto Laureni, assessore all’Ambiente, ma anche all’energia e alla riqualificazione dei siti inquinati, ieri al convegno sui dati di salute relativi alla città di Trieste ha introdotto i lavori con un pesante affondo sulle previsioni di veder realizzato il rigassificatore. Un dossier firmato Nomisma e consegnato alla Regione ha offerto in visione una lista di vantaggi che verrebbero al territorio, non ultimo appunto questo dato sugli occupati per il cantiere e poi per il funzionamento, portando addirittura a oltre 1500 la possibilità dei posti di lavoro in regione per i tre anni di cantiere, a fronte di 22 mila disoccupati nell’ultimo trimestre 2011. «Io mantengo una posizione contraria al rigassificatore - ha detto Laureni fra gli applausi della sala del Ridotto del Verdi - anche di fronte a ogni miglioramento degli impianti che si dovesse proporre: non c’è evidenza di come si inserisce nel piano energetico nazionale e regionale, è destinato all’area meno adatta, per la presenza nelle vicinanze di molti altri impianti a rischio, ed è fortemente in contrasto con gli strumenti urbanistici». Al contrario Piero Camber (Pdl), plaudendo al nuovo accordo enti locali-ministero che sblocca il Sito inquinato, ha detto di auspicare che un simile percorso condiviso si possa realizzare anche per il rigassificatore. E qualcuno in sala ha fischiato.
 

 

E il ministro si confronta sulla Tav Domani dibattito con Illy, Costa e Marchi per la presentazione del libro di Possamai
TRIESTE Sarà presentato domani alle 18, nello Spazioporto (ex Chiesa di Santa Marta), all’interno del porto di Venezia, il libro “Perché la Tav non arriva a Nordest” del direttore del “Piccolo” Paolo Possamai. Ad introdurre i lavori sarà Diego Xausa, presidente di Adacta Studio Associato. Sono previsti gli interventi di Corrado Clini, ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare, Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale di Venezia, Riccardo Illy, presidente del Gruppo Illy, ed Enrico Marchi, presidente della Save. Nel libro, Possamai segue le tormentate sorti dell’alta velocità lungo il Corridoio 5, un’alta velocità in grande ritardo. A confermarlo recentemente il ministro Corrado Passera e l’ad delle Ferrovie Mauro Moretti che hanno affermato che la Tav arriverà a Venezia intorno al 2020. Quanto a Trieste, chi lo può dire? Da Treviglio a Trieste servirebbero 16 miliardi, mentre allo stato ce n’è sì e no uno e mezzo e comunque Moretti ha già spiegato “ad abundantiam” che andare fino al capoluogo giuliano con la Tav è inutile, perché non c’è bacino sufficiente. Quello che emerge dalle pagine di Possamai è che, alle incapacità e alle malefatte nazionali, si aggiunge l’ineguagliabile senso del Nordest per il non-fare. Si sono ad esempio sprecati anni a discutere sul numero delle fermate in Veneto, senza pensare che un treno che viaggia a 300 km l’ora non può bloccarsi ogni 20-30 km, ipotizzando un percorso a ridosso del mare, per usare la Tav come treno a servizio delle spiagge venete, che tra l’altro funzionano 90 giorni su 365. Per partecipare all’incontro basta registrarsi sul sito www.nordesteuropa.it alla sezione Eventi.
 

 

Piano regolatore Gropada chiede nuove aree di sosta
TRIESTE Nell’intento di raccoglie le indicazioni e i suggerimenti dei cittadini in merito al nuovo Piano regolatore generale comunale, il Consiglio circoscrizionale di Altipiano Est ha organizzato una serie di incontri con i residenti delle sei borgate. La prima consultazione si è svolta nella casa di cultura “Skala” della frazione di Gropada, appuntamento al quale hanno partecipato numerosi residenti. Tra i temi più discussi, la revisione dell’attuale viabilità della borgata, con la proposta del presidente della circoscrizione Marco Milkovich di tentare di ampliare i collegamenti del centro di Gropada con la vicina provinciale. L’idea di creare una viabilità alternativa tuttavia non ha incontrato il favore della maggior parte dei residenti che si sono dimostrati più interessati a individuare delle nuove aree per la sosta dei veicoli. Di fronte ai nuovi insediamenti, appare necessario creare dei nuovi parcheggi Gropada. Tra le possibile aree deputate a tale funzione, quella vicina all’esercizio agrituristico sito ai bordi del borgo dove dovrebbe nascere il nuovo museo dedicato all’acqua. Altro sito deputato, quello vicino all’area sportiva adiacente la stradina che porta al vecchio confine rurale. Ulteriore possibilità, l’abbattimento delle fatiscenti vecchie caserme ai margini del paese, la prima a far posto, per l’appunto, a un parcheggio, l’altra al ripristino di uno spazio naturale. Ulteriore richiesta dei cittadini, l’urgente messa in sicurezza e il recupero dell’antica scuola Kajuh, da destinare a asilo nido o, in alternativa, a centro diurno per la terza età. I prossimi incontri sul Piano Regolatore indetti da Altipiano Est sono previsti nella Casa di Cultura “Grad” di Banne domani e nella sede della Cooperativa economica di Basovizza mercoledì 30 maggio.

Maurizio Lozei
 

 

«Val Rosandra, tornino i volontari» - Petizione a San Dorligo per chiedere alla Protezione civile di completare la pulizia del torrente
Richiamare la Protezione civile per concludere la pulizia dell'alveo del torrente Rosandra. Sulla scia di una mobilitazione apparentemente apartitica e apolitica, è iniziata in questi giorni una raccolta firme per chiedere il completamento dell'opera che il 24 e 25 marzo scorsi ha visto i volontari della Protezione civile regionale disboscare il tratto a valle della riserva naturale della Val Rosandra. Un lavoro richiesto dal Comune di San Dorligo, ma talmente criticato per la sua “aggressività” da finire in Procura, con l'apertura di un fascicolo da parte del procuratore capo Michele Dalla Costa dopo l’esposto-denuncia depositato dal presidente nazionale del Wwf Sergio Leoni. L’inchiesta punta a individuare le eventuali responsabilità penali dell’intervento. Al momento, comunque, non ci sono indagati. La petizione «Va ricordato che durante le piogge più intense il torrente Rosandra entra rapidamente in piena, come è successo nell'ultimo decennio per ben quattro volte, e in breve tempo causa erosioni delle sponde e tracimazioni nelle aree a fondovalle, come i centri abitati di Bagnoli superiore e la zona industriale – recita il testo della petizione -. Inoltre causa della decennale mancanza di manutenzione dell'alveo era presente abbondante vegetazione arborea ed arbustiva che, in caso di piena del torrente, poteva ostruire il regolare deflusso delle acque e provocare allagamenti e conseguenti danni». Alla luce di questo «i firmatari si dichiarano favorevoli all'intervento urgente di prevenzione per il ripristino dell'efficienza idraulica dell'alveo del torrente Rosandra, a tutela della pubblica incolumità, mediante l'asportazione della vegetazione arborea ed arbustiva, richiesto dal Comune di San Dorligo alla Protezione civile regionale già iniziato il 24 e 25 marzo scorsi». Di qui la richiesta che «l'intervento, come programmato, sia concluso quanto prima». Il sostegno «Il nostro gruppo consiliare conferma le proprie perplessità sullo svolgimento della prima parte dell'operazione alvei puliti, come già espresso durante il Consiglio comunale straordinario, e la propria sensibilità verso le varie posizioni che si sono manifestate dopo l'intervento svolto dalla protezione civile». Questa la presa di posizione di Igor Ota, capogruppo di Rifondazione comunista-PdCi. «Riteniamo doveroso che si porti a termine l'operazione “Alvei puliti” per garantire la sicurezza dei cittadini - prosegue Ota - e prendiamo atto che la cittadinanza ha voluto sollecitare l'amministrazione attraverso una petizione. Auspichiamo pertanto che il Comune richieda il completamento della seconda parte dell'intervento, informi i cittadini su come si agirà e si attivi per monitorare i lavori». Intanto oggi al parco ex Opp di San Giovanni il Comitato per la difesa della Val Rosandra raccoglierà alla manifestazione “Bioest” le ultime firme per la petizione europea da inviare a Bruxelles contro lo scempio perpetrato in marzo.
Riccardo Tosques

 

Due mesi fa la ferita inferta al delicato ecosistema della Riserva naturale - operazione alvei puliti
L’“Operazione alvei puliti” è scattata lo scorso 24 marzo in tutta la Regione. Nel comune di San Dorligo la Protezione Civile, su richiesta dell'amministrazione comunale, è intervenuta per ripulire l'alveo del torrente Rosandra. Completata la prima parte dell'intervento, svoltasi in due giorni (24 e 25 marzo), è scoppiata una protesta popolare e politica per l'intervento definito un autentico scempio ai danni di un ampio tratto della Riserva naturale. Tra i punti critici la distruzione totale dell'Habitat Natura 2000 nel tratto tra la passerella di legno e la prima ansa del fiume a monte di questa, l'intervento effettuato in piena stagione riproduttiva dell’avifauna, il passaggio delle ruspe sul letto del torrente Rosandra durante il periodo riproduttivo degli anfibi, il tutto eseguito all’interno di una Riserva naturale inclusa in un sito Sic (Sito d'importanza comunitaria) e zona Zps (Zona di protezione speciale). Attualmente, sta indagando la Procura della Repubblica di Trieste. E a brevissimo verrà inviata una petizione con migliaia di firme a Bruxelles da parte del Comitato per la difesa della Val Rosandra.
 

 

Muggia “mette in sicurezza” la costa - L’arenile inquinato inserito nell’accordo di programma. Nesladek: «Il ministro Clini ha recepito le nostre richieste»
MUGGIA Un vero e proprio blitz, quello messo a segno dal sindaco di Muggia, Nerio Nesladek, durante la compilazione del documento che ha portato alla firma dell'Accordo di programma, venerdì sera alla Prefettura di Trieste, per la ridefinizione del Sito inquinato. Grazie ad un articolo di quel documento, infatti, si potranno sbloccare i fondi per recuperare – in tempi notevolmente ridotti rispetto alle previsioni – il tratto di costa muggesana che va da Porto San Rocco a Punta Ronco, meglio nota ai residenti come Punta Olmi. L'articolo 7 dell'Accordo, intitolato “Caratterizzazione e bonifica degli arenili, dei sedimenti marini e delle acque superficiali”, parla chiaro e all'ultimo comma dice che, «... rispetto alle attività di caratterizzazione di cui al comma precedente viene data priorità agli arenili ed, in particolare, a quelli antistanti il territorio del Comune di Muggia (tratto di costa compreso tra Porto S. Rocco e Punta Ronco)». Con i fondi a disposizione si faranno dunque le caratterizzazioni di quella parte a mare e, se la situazione dell'inquinamento dovesse risultare nella norma come è probabile che sia, in 30 giorni la costa verrebbe restituita “agli usi legittimi” e cioè al Comune che a quel punto potrà spendere i quasi 2 milioni di euro (di cui 1,7 di provenienza regionale) per realizzare una percorso ciclopedonale con accessi al mare e la risistemazione delle piazzole per la balneazione nei pressi del molo a “T”. Insomma un'accelerazione notevole verso la restituzione della costa ai cittadini, uno degli obiettivi sempre fortemente dichiarati dall'amministrazione Nesladek. Ma come si è riusciti a inserire Muggia in maniera specifica nell'Accordo e poi a metterla tra le priorità? «Quel tratto di mare è compreso nella perimetrazione del Sito inquinato di interesse nazionale e ad un certo punto ho chiesto al ministro Clini che venisse inserito nell'Accordo perché lì – racconta il sindaco Nesladek – abbiamo un'esigenza di sviluppo. Devo dire, però, che c'è stata una grande collaborazione da parte del ministero dell'Ambiente e in particolare del consigliere del ministro, Antonio Gurrieri». Partirà dunque a Muggia la prima fase dell'analisi “a mare” prevista dall'Accordo firmato venerdì, dando il via al recupero di una parte importante della costiera muggesana, martoriata poco più avanti dall'interramento Acquario. Sull'area in località Boa, proprio a pochi metri da Punta Olmi dove finisce la competenza dell'Autorità portuale, si attende che la Conferenza dei servizi regionale approvi il progetto di bonifica – per i quali sta per partire la ricerca dei fondi necessari - dopo che sono già state realizzate sia la caratterizzazione che l'analisi di rischio.

 

L’intesa non riguarda il terrapieno Aquario La bonifica attenda la conferenza dei servizi
Idrocarburi cancerogeni e metalli ben oltre i limiti di legge sono presenti nel terrapieno Acquario (nella foto), l'area posta tra Punta Olmi e Punta Sottile. L’area non rientra nell’accordo firmato venerdì sera, In questo ampio tratto di terra di 28 mila metri quadrati di costa muggesana, completamente recintato da un anno con assoluto divieto di balneazione, sono stati riscontrati quantitativi di materiali di natura metallica ed idrocarburica quali ferro, piombo, cadmio, manganese, mercurio e arsenico. Nel settembre del 2011 il Consiglio comunale ha dato il via libera per la redazione del progetto di bonifica totale. Obbiettivo dichiarato: creare una nuova attività ricreativa balneare pubblica. Il piano per riqualificare il sito dovrà poi essere valutato dalla Conferenza di Servizi composta da Comune di Muggia, Provincia, Regione, Arpa, Azienda Sanitaria, Demanio, Autorità Portuale, Capitaneria di Porto e Cigra.
 

 

Prodotti biologici in mostra a S.Giovanni - MOSTRA MERCATO
Il parco dell’ex Opp ha ospitato ieri gli stand della manifestazione “Le Piazze del Bio”, promossa da ministero delle Politiche agricole e Regione per promuovere la conoscenza dei cibi biologici. In mostra i prodotti di molte delle 405 aziende bio del Friuli Venezia Giulia, a disposizione dei consumatori per illustrare metodi di lavoro, approfondire tematiche di settore, organizzare degustazioni. Anche nella nostra regione, l’interesse verso le colture bio è in crescita (a livello nazionale nel 2011 si è registrato un + 9% nei consumi). «Proprio grazie a questa crescente attenzione - ha affermato Emilio Beltrame, della Direzione regionale Risorse agricole - le nostre 405 aziende stanno iniziando a produrre volumi abbastanza significativi».
 

 

IMMAGINARIO SCIENTIFICO, ECO-LABORATORI
Oggi, l’Immaginario scientifico è aperto dalle 10 alle 20 con le postazioni interattive scientifiche, le coinvolgenti immagini della spettacolare multivisione “Altromare, una crociera sott’acqua” e l’osservazione di stelle e pianeti all’interno del planetario. Inoltre, alle 16, i bambini dai 5 agli 11 anni, possono partecipare al laboratorio ludo-didattico “Ecolab”, per imparare a riciclare e riutilizzare i rifiuti costruendo eccentrici giocattoli, che poi potranno portare a casa. Bottiglie di plastica, scatole di cartone, lattine e stoffe da “riconvertire” a nuova vita sono le benvenute. Per i laboratori è consigliabile la prenotazione al n. 040-224424.
 

 

Tra Miramare e Ceroglie - DOMENICA NELLA NATURA
Riserva marina di Miramare Prenotazioni: 040-224147 Prenotazioni passeggiata tel. 333-9339060
Oggi, alla Riserva marina di Miramare, visita tematica per famiglie per parlare di meduse, evanescenti, flessuose, urticanti o innocue, questi organismi fluttuanti costituiscono il nutrimento di tartarughe e cetacei marini e in questa stagione compaiono lungo le nostre coste. Ma non solo, parleremo anche dei loro parenti più stretti, come anemoni, e i più innocui cerianti e coralli. Il ritrovo è alle 11 al Centro visite dell’Area Marina, durata un’ora e mezza circa. Sempre oggi, “Al tramonto tra Ceroglie a Medeazza”, passeggiata naturalistica verso il Monte Cocco, attraversando aree dove sono ancora presenti le attività agricole tradizionali e gli insediamenti rustici, per addentrarci dolcemente verso ambienti più naturali, tra boscaglie, doline e piccole pinete a pino nero. L’uscita è promossa dalla Riserva Naturale delle Falesie di Duino con l’Area Marina Protetta. Durata 17.30-20.30, ritrovo all’abitato di Ceroglie (foto). Prenotazione obbligatoria.
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 26 maggio 2012

 

 

Rigassificatore in Regione: il dossier sui benefici - GRANDI OPERE»PROGETTI
Nomisma Energia: 257 occupati per la costruzione, 400 per l’impianto Impatto fiscale del cantiere: 143 milioni di euro, di cui 25 per la provincia
 Il governatore Renzo Tondo vuole l’impianto gnl di Zaule. Il territorio, a partire da Municipio, Provincia e Comuni minori per finire con la proposta di referendum lanciata da Roberto Antonione con bandelliani e Lega, oppone da tempo una contrarietà netta. E se il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha annotato la necessità di dare il giusto peso al parere degli enti locali, il suo collega allo Sviluppo economico Corrado Passera ha decretato: non si perda tempo nelle decisioni. Intanto in Regione il Pdl di Trieste è disponibile a rivedere il vecchio “no” in cambio di garanzie per la città. In questo scenario - che vede la Regione chiamata a dare parere sull’opera progettata da Gas Natural - ecco un documento sull’«Impatto macroeconomico, sociale, ambientale e sull’industria del rigassificatore di Zaule», sintesi «non tecnica» di due più ampi studi condotti da Nomisma Energia srl per la società spagnola. Poco meno di venti pagine di numeri, grafici e considerazioni che stanno su pochissime scrivanie del palazzo della Regione da cui ora filtrano, e che la giunta Tondo potrebbe far valere in materia di «garanzie» richieste. Secondo Nomisma il rigassificatore porterebbe un bel po’ di ricadute positive in termini di produzione, entrate fiscali e occupazione. La sintesi, che illustra una serie di dati (solo alcuni già emersi in passato), riporta la data «febbraio 2012» precisando che lo studio originario è stato chiuso nel febbraio 2011. L’investimento La realizzazione dell’impianto vale 555 milioni di euro, destinati per il 72% al Friuli Venezia Giulia la cui «produzione aggiuntiva» per effetto dell’investimento stesso vale 635 milioni, coinvolgendo per il 49% il settore costruzioni, per il 36% il manifatturiero e per il 15% quello dei servizi. L’effetto-crescita della costruzione sul Pil regionale «sarebbe dello 0,9%», laddove il Pil stesso per il 2012 è previsto «in calo dello 0,5%». Nella sola provincia di Trieste si prevede una produzione aggiuntiva pari a 110 milioni (45% costruzioni; 25% manifatturiero; 30% servizi), con effetti dell’investimento pari a 18 milioni di redditi da lavoro dipendente e 44 di aumento del valore aggiunto. L’occupazione Previsti 1511 nuovi occupati in regione come media per i tre anni di cantiere («Le persone in cerca di lavoro in Fvg nel terzo trimestre 2011 erano 22mila», è la precisazione). Restringendo il campo alla provincia, sono prefigurati come media per i tre anni 257 nuovi occupati (53 nel manifatturiero, 107 nei servizi e 97 nelle costruzioni); 70 occupati diretti e 320 nell’indotto per gli anni - «almeno 25» - di funzionamento dell’impianto. L’impatto fiscale È pari per la costruzione a 143 milioni (53 di sola Iva) di cui l’82% resta sul territorio (93 milioni per la regione esclusa Trieste, 25 milioni il gettito per la provincia). Benefici al territorio Nomisma Energia osserva come il gas rigassificato a Trieste «verrà commercializzato anche nel Fvg aumentando disponibilità e concorrenza sul territorio a beneficio degli utenti». Benefici economici Si legge che «è prassi nell’industria energetica che l’azienda proponente insediamenti industriali»... «offre al territorio compensazioni economiche», che «sono volontarie e possono consistere nella realizzazione di opere pubbliche, devoluzioni finanziarie, partecipazioni all’investimento...» Ma «la puntuale definizione delle compensazioni nasce sempre dal confronto con le istituzioni del territorio», prosegue la nota. Un «confronto» sui cui termini Gas Natural - come rilevato fin qui da più voci - non si è finora espressa con chiarezza.
Paola Bolis

 

Terriccio e letame, il blitz degli ambientalisti al convegno del 2010
Impatto sociale e sicurezza dei rigassificatori: questo il tema del seminario che Nomisma Energia aveva organizzato a fine 2010 all’hotel Savoia, col contributo economico di Gas Natural. E mentre in sala parlavano esponenti della società spagnola, sindaci di città sedi di rigassificatori ed esperti e docenti di più Università, nella hall si consumava un blitz ambientalista, con sacchi di terriccio e letame. Wwf, Legambiente e Uil-Vigili del fuoco avevano definito l’appuntamento «pubblicità indiretta per sponsorizzare il progetto» di Zaule. Nomisma Energia aveva replicato di avere proposto «un evento unico nel suo genere, di primissimo livello scientifico e grande completezza». La società aveva sottolineato la propria valenza di «leader indiscusso nella ricerca, consulenza e formazione nel campo dell’energia e ambiente a favore delle principali istituzioni pubbliche e private».
 

«Aziende in area Ezit interessate alle frigorie» - INDUSTRIA
«Gas Natural è disposta a sostenere la parte di propria competenza dei costi della bonifica» dell’area, scrive Nomisma Energia in materia di «benefici ambientali» derivanti da un impianto che gli ambientalisti, ma anche numerosi esperti, contestano per l’effetto che il rigassificatore avrebbe sul territorio, a iniziare dalle acque del golfo. Quanto ai «benefici per il territorio», si parla anche di «sinergie con la riconversione della Ferriera». E nel capitolo «sinergia con grandi operatori gasieri della regione», Nomisma Energia cita come possibili interlocutori AcegasAps («è allo studio un possibile coinvolgimento nella società di gestione dell’impianto»), Amga Udine e Iris Gorizia. «Benefici economici», ecco i «possibili utilizzi del freddo prodotto dalla rigassificazione: il metano allo stato liquido ha una temperatura di -162 gradi, e viene riscaldato con acqua di mare. Se «dei circa 75 rigassificatori esistenti al mondo sono una trentina - il 90% in Giappone - quelli che riutilizzano il freddo a valle del processo», questo riuso ha «vantaggi economici e ambientali: permette alle aziende di risparmiare l’energia per raffreddare e dunque riduce le emissioni di inquinanti». E di «aziende interessate a sfruttare il freddo», secondo «una specifica indagine», ce ne sono: «Molte in area Ezit, di cui alcune però fuori del raggio massimo» di trasporto del freddo a costi convenienti; «altre che operano in area vicina». Le principali opportunità di uso delle frigorie da parte di industrie sono «produzione di gas tecnici, decaffeinizzazione, raffreddamento dell’inceneritore, dell’impianto di generazione elettrica del gruppo Lucchini, conservazione» nei magazzini frigoriferi. Nomisma Energia evidenzia come la regione «potrebbe diventare una piattaforma del gas per l’Europa centro-orientale».
 

 

Piano traffico “corretto” da Legambiente - DIBATTITO - Chiesto più bus e più veloci ma anche un efficiente servizio di noleggio di biciclette
Dalla scoperta dei nuovi assi di scorrimento veloce, alle corsie preferenziali per autobus che saranno aggiunte a quelle attuali. Dal noleggio di biciclette, a un utilizzo più intelligente delle vetture private, per esempio attraverso il cosiddetto “car sharing”, per finire con la previsione dei moli di fermata in corrispondenza delle aree di sosta per i mezzi pubblici. Analizzare, in una sola serata, quale sarà l’impatto del nuovo Piano generale del traffico, in fase di definizione in Comune, sulla città, era impresa improba, ma quelli di Legambiente ci hanno provato lo stesso. Sono stati così individuati elementi di possibile correzione, di critica, ma anche di approvazione, per quanto tutti di carattere generale. Dopo l’introduzione di Lucia Sirocco, Andrea Wehrenfennig ha spiegato che «Il trasporto pubblico – ha detto - deve essere più veloce di quello privato, altrimenti non e' interessante per la massa. A Trieste – ha aggiunto – è comunque necessario potenziare la rete, aumentando il numero dei bus in circolazione e garantendo il servizio anche nelle zone di periferia e in orari più ampi. Importante – ha sottolineato – è pure stipulare accordi con i tassisti e offrire un servizio di ‘car sharing’” L’esponente di Legambiente ha poi affermato che “Il Comune non ha ancora dato risposte del tutto chiare su molti aspetti del Piano, anche se è giusto, com’è stato delineato, creare assi di attraversamento piu veloci». Wehrenfennig ha continuato invitando «gruppi, associazioni, quartieri nella discussione sul piano del traffico, perché l'inquinamento atmosferico e' molto aumentato e comporta rischi per la salute. Basta guardare i monumenti esposti al traffico – ha concluso - e vedere il colore che assumono, è quello che respiriamo». Gabriele Del Prete ha definito «molto opportuno un servizio di noleggio di biciclette. Dovremmo immaginare una regola già applicata in altre città – ha proseguito – in base alla quale, se la si usa per meno di mezz'ora, non si paga nulla». Dal pubblico, a questo proposito, è stato fatto un appello «affinché a Trieste su adottino bici col cambio, capaci di superare i numerosi dislivelli». Del Prete ha poi dimostrato apprezzamento per la «predisposizione di parcheggi di motocicli in linea con la carreggiata, per sostituirli alle automobili in divieto costante e dei moli di fermata, facendo uscire il marciapiede dal tracciato naturale verso la carreggiata per la lunghezza della fermata. In questa maniera – ha concluso – l’intero sistema del trasporto pubblico ne trarrebbe beneficio».
 

 

Sito inquinato, finita l’Odissea - Clini sigla l’accordo di programma
Dopo dieci anni e 14 bozze, parte un piano per l’analisi, la bonifica della zona industriale, del porto e anche dell’arenile di Muggia. Il ministro: mi auguro che ora si arrivi presto al riuso dei terreni
Una giornata storica, una storica firma, la fine di un incubo durato oltre 10 anni, la delegittimazione delle procedure “mangiasoldi” perseguite dal governo Berlusconi per i Siti inquinati di interesse nazionale. L’avvio di procedure corrette ma veloci, e un cambiamento di rotta realizzato in soli tre mesi. Ieri in Prefettura il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha firmato con Regione, Provincia, Comune, Autorità portuale, Ezit il nuovo accordo di programma, («quello finalmente vero e definitivo» è stato sottolineato, dopo 14 bozze rimandate al mittente) per l’analisi, la bonifica e la successiva restituzione agli usi non solo dei terreni della zona industriale, ma anche degli specchi acquei del porto e delle zone di arenile, in special modo quelle di Muggia. Clini è arrivato poco dopo le 19 in Prefettura, inseguito dai problemi romani sulle discariche, nel mezzo della riunione ha avuto un colloquio col presidente Napolitano, che ha espresso compiacimento per quanto stava avvenendo a Trieste. «Mi auguro - ha raccomandato Clini - che da questo accordo derivi operatività da parte delle amministrazioni, perché si arrivi presto al riuso dei terreni, agli investimenti. Avrei potuto delegare la Regione, ma per far questo si sarebbe dovuta cambiare una legge, con tempi lunghissimi». L’accordo prevede che, su delega della Regione, Ezit inviti le imprese insediate ad aderire al programma di caratterizzazione ed eventuale bonifica dei terreni. L’azienda che ritiene di non aver inquinato può rispondere negativamente, il procedimento di verifica passerà in capo alla Regione. Se le analisi diranno che il terreno è inquinato, toccherà alla Provincia indagare per scoprire il responsabile. Nel caso si tratti di ente pubblico, sarà quest’ultimo a sopportare le spese di bonifica. Ogni procedimento amministrativo, dopo queste fasi tecniche, si concluderà in 30 giorni. Non c’è soprattutto più traccia dei 260 milioni di danno ambientale, da Trieste sempre rifiutati. Nell’area del porto verrà rivisto il piano di caratterizzazione delle acque per mettere a punto analisi più efficienti e veloci. In questo caso tutto il procedimento sarà di competenza del ministero dell’Ambiente, che si avvarrà dell’Autorità portuale. Grandi ringraziamenti sono venuti a Clini dall’assessore regionale Sandra Savino: «Una giornata storica, sparisce il capestro per le aziende, che in maniera assurda e illegittima venivano costrette a farsi carico di una responsabilità che non c’era. Qui ha vinto il territorio». Clini ha risposto: «È vero». Ma ha anche pesantemente sanzionato l’azione del governo precedente: «Quando si generano tra le leggi e la realtà infrastrutture virtuali, barriere di altre norme che generano nuove procedure, per generare spese che non risolvono i problemi, quando l’obiettivo che ci si pone è non “come risolvo il problema”, ma come posso esercitare potere su quel sito”, si sprecano ingenti risorse per niente, e questo è successo, e per me è cosa inaccettabile. A Trieste, vittima di una perimetrazione assurda, giustamente queste procedure non sono state accettate». «Una svolta simile in soli tre mesi ha dell’incredibile - ha detto il sindaco Roberto Cosolini -, è una bella giornata, contro la rassegnazione e l’impotenza che sembrano imprigionare la città. In periodi di crisi eccezionale come questi bisogna fare di tutto per eliminare gli ostacoli che aggravano la situazione delle aziende». Per la presidente della Provincia, Maria Teresa Bassa Poropat, «Clini anche col suo tempismo ha portato una carica di entusiasmo e fiducia, il ministro è stato artefice di una epocale svolta». Al grande tavolo della Prefettura c’erano anche la presidente dell’Autorità portuale, Marina Monassi, il presidente dell’Ezit, Dario Bruni, il sindaco di Muggia Nerio Nesladek, assessori e funzionari, e il prefetto Alessandro Giacchetti.
Gabriella Ziani

 

Razeto: era ora tappe certe e tempi rapidi
Grande soddisfazione in Confindustria Trieste per l’accordo raggiunto sulle bonifiche. «L'intesa siglata pone finalmente condizioni concrete - è la nota del presidente Sergio razeto - per la soluzione del problema del sito inquinato, con tappe certe e tempi rapidi, dopo molti anni di lavoro e ben 14 stesure di Accordo di programma, irricevibili dalle imprese per i contenuti penalizzanti a loro carico». L'accordo è il risultato della ferma opposizione delle categorie economiche e dell'allora assessore regionale all'ambiente alle versioni precedenti e delle notevoli sollecitazioni date dal Ministro Clini per individuare soluzioni sostenibili per le imprese. Il suo stimolo è stato colto e portato avanti con puntuale impegno dall'assessore regionale alle finanze, patrimonio e programmazione Sandra Savino, che ha assolto all'importante ruolo di coordinamento dei tavoli di lavoro con tutte le amministrazioni locali, l'Ezit e l'Autorità portuale. «Grazie a questo lavoro di squadra, in pochi mesi, si è potuto fare ciò che non era stato possibile conseguire in molti anni, mettendo da parte le differenti appartenenze politiche, con lo scopo di giungere a risultati concreti e di grande rilevanza per tutto il territorio triestino».
 

 

La terza corsia sara' ecosostenibile - il 20% della spesa sarà destinato alle migliorìe ambientali. Oggi convegno con Clini
TRIESTE La terza corsia della A4 sarà ecosostenibile. Per questo obiettivo Autovie Venete riserva agli interventi di tutela ambientale fino al 20% della spesa complessiva dell’opera. E’ uno dei temi sotto la lente oggi al Savoia Excelsior di Trieste, presenti il ministro Corrado Clini e il presidente della concessionaria Emilio Terpin, in occasione della sottoscrizione dell’accordo tra Autovie e il ministero per l’Ambiente mirato a condividere progetti comuni di mitigazione dell’impatto sul clima delle infrastrutture autostradali. Alla presenza anche del commissario per l’allargamento della Venezia Trieste Riccardo Riccardi verranno illustrate tutte le misure di mitigazione ambientale adottate da Autovie. Nella progettazione dell’opera, infatti, la società regionale ha riservato grande attenzione alla difesa della natura, alla salvaguardia idrica e del terreno, alla riduzione dell’impatto acustico e alla tutela della fauna. Non solo parole, emergerà oggi a convegno: la percentuale dei costi per l’ambiente va dal 12 al 20% per ciascuno lotto. Un esempio concreto? Per inserire le opere nel quadro del paesaggio circostante, attraverso interventi a verde a mascherare le infrastrutture in costruzione, si è puntato sulle realizzazione di sottopassi piuttosto che di sovrappassi come nel caso della nuova rotatoria che verrà costruita all’esterno del casello autostradale di Palmanova. Nell’intera operazione, che prevede pure il trasporto delle acque in zone di depurazione, ci sono anche gli interventi sulle tratte non interessate dalla terza corsia. A Marcon, sulla A57 tangenziale di Mestre, si sono investiti 5 milioni per realizzare barriere fonoassorbenti ecosostenibili.

(m.b.)
 

 

BIOEST - mostra mercato - Nel parco dell’Opp è di scena il cibo bio
Due giorni per assaggiare, acquistare, annusare e giocare con il biologico. Si presenta così la terza edizione de “Le Piazze del Bio”, manifestazione promossa dal ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali, e realizzata dalla Regione in collaborazione con Aiab-Fvg e Aprobio, le due associazioni che riuniscono i produttori, i tecnici e i cittadini-consumatori di agricoltura biologica. Quest'anno la vetrina dell'agricoltura rispettosa dell'ambiente, con filiera di distribuzione corta, che non utilizza prodotti chimici di sintesi ed è, dunque, ad alto tasso di salubrità, sarà ospitata nel parco di San Giovanni, oggi e domani, dalle 10 di mattina fino a sera.
 

 

 

 

VOCE ARANCIO - VENERDI', 25 maggio 2012

 

 

I falsi amici della differenziata
Scontrini che non vanno nella carta e fazzoletti che si buttano nell'indifferenziata. E i piatti di plastica? Nuove regole anche per loro
Italiani ricicloni. L’83% degli italiani differenzia regolarmente carta e cartone, così come vetro e plastica (fonte: Ipsos per Comieco ). Ma non basta.
Risultati sorprendenti. Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco: «Per fare una raccolta differenziata di qualità non basta infatti solo la buona volontà, ma occorre imparare a gestire correttamente la raccolta, in modo da ottimizzare gli sforzi e ottenere risultati migliori. Qualche esempio? Il contenitore della pizza, ad esempio, va gettato nell'indifferenziata in quanto è carta sporca di cibo. Stessa fine dovrebbero fare tutti i tovaglioli usati e in generale qualsiasi tipologia di carta o di cartone che contenga residui di cibo o che sia sporca. […] Se ciascuno desse il proprio contributo, si potrebbero ottenere risultati sorprendenti: un'intera discarica potrebbe essere evitata se ognuno di noi differenziasse correttamente dal resto dei rifiuti due scatole di pasta, due giornali, due riviste, uno scatolone di cartone, due sacchetti, due portauova. Si raccoglierebbero così circa 120.000 tonnellate di carta e cartone, che grazie alla raccolta differenziata, tornerebbero ad essere una risorsa per la nostra economia».

Rifiuti buoni. Fare la raccolta differenziata senza errori è fondamentale per ottenere rifiuti “buoni”, in grado cioè di essere riciclati completamente, e risparmiare. Un Comune infatti può veder tornare in discarica un carico di rifiuti perché “inquinato” da materiale non conforme al riciclo, spendendo così il doppio: una prima volta per portare il carico all’impianto di riciclaggio, una seconda per ritirare il carico e avviarlo allo smaltimento.
Carta. Sette italiani su dieci differenziano correttamente le riviste e la carta stampata in generale, così come i volantini pubblicitari (il 66%). Un italiano su due dichiara di gettare nella differenziata gli scontrini, il 27% la carta sporca di cibo, il 25% i giornali ancora avvolti nel cellophane (25%) e il 17% i fazzoletti di carta (fonte: Ipso per Comieco).
Gli scontrini. Non vanno nella carta, ma nell’indifferenziato perché sono fatti di una carta speciale, detta termica, i cui componenti reagiscono al calore e creano problemi di riciclo. Lo stesso per le ricevute delle carte di credito, per la carta chimica dei fax, per quella auto-copiante o quella carbone.
Il cartone della pizza. È di cartone, ma è sporco di cibo: va nell’indifferenziato. Gettato con la carta, contaminerebbe il processo di riciclaggio. Lo stesso per la carta oleata (quella che contiene focacce, affettati, formaggi) o quella sporca di sostanze velenose, vernici o solventi.
Il cellophane. Le riviste col cellophane che prendiamo in edicola o spesso ci troviamo nella cassetta della posta vanno separate: le riviste con la carta, il cellophane con l’indifferenziato.
I fazzoletti di carta. Nonostante siano “di carta”, una volta usati, vanno nell’indifferenziato.
Grande Piramide. Nel 2011, in Italia, sono state raccolte tonnellate di rifiuti in plastica pari a sette volte il volume della Grande Piramide in Egitto e a due volte il peso dell’Empire State Building (dati Corepla ).
Errori vistosi. Walter Facciotto, direttore generale del Conai , al Corriere della Sera: «Bisogna sottolineare che la raccolta differenziata è strettamente limitata ai soli imballaggi: e in questo senso gli errori più vistosi li registriamo tra i manufatti in plastica: giocattoli, articoli per la casa, articoli di cancelleria, da ferramenta e giardinaggio, piccoli elettrodomestici, qualsiasi oggetto in plastica o con parti in plastica, viene erroneamente buttato nella raccolta differenziata ma, per fare un esempio, una bambole o giochi in generale, sono prodotti con differenti polimeri, non riciclabili».
Piatti e bicchieri di plastica. Novità per piatti e bicchieri di plastica. Dal 1° maggio piatti e bicchieri monouso possono essere buttati con la plastica (prima andavano nell'indifferenziato). L'importante però, per non compromettere il processo di riciclo, è svuotarli sempre di ogni residuo di cibo, solido o liquido.
Giocattoli, grucce, custodie dei cd e i materiali che non hanno la scritta
PET (o PETE)finiscono invece nell'indifferenziato.
140 mila. Sono le tonnellate che si stima verranno recuperate grazie al conferimento di bicchieri e piatti monouso con gli imballaggi in plastica.Non facciamoci ingannare dal nome.
Falsi amici. Secondo Astra Ricerche , nel Nord Italia, il 61,4% differenzia insieme al vetro i “falsi amici”, cioè oggetti che sembrano di vetro ma che non possono essere riciclati insieme.
Danno al ciclo produttivo. Facciotto: «Si crea un grosso danno al ciclo produttivo, soprattutto buttando ceramica e pirex in mezzo al vetro. I detector non riconoscono le particelle di ceramica, pur essendo macchine molto sofisticate, e quando il vetro viene triturato e compresso, anche la ceramica, che fonde a una temperatura differente dal vetro, viene inglobata nelle nuove bottiglie. Queste bottiglie però, che contengono particelle differenti dal vetro, possono scoppiare, sono a rischio». Occhio al pyrex e al cristallo. Oltre alla ceramica, non vanno nel cassonetto del vetro neppure il pyrex e il cristallo. All’apparenza sono simili al vetro, ma in realtà non lo sono. Le lampadine. Vanno consegnate ai negozianti, buttate negli appositi contenitori o portate alle isole ecologiche, così come le lastre di vetro delle finestre o gli specchi. Il polistirolo. Verrebbe da buttarlo con la plastica, anzi no, con la carta. E allora? Controlliamo sempre le indicazioni del Comune di residenza perché il polistirolo, in alcuni casi, si getta con la carta, in altri nella plastica (es. Milano), in altri ancora nell’indifferenziato (es. Roma).
App. Messer Viro è un’app gratuita per iPhone e iPad: cliccando sui prodotti che cadono dall'alto e scegliendo quelli da inserire nel sacco tenuto da un personaggio, insegna a differenziare correttamente i rifiuti. Per Android, invece, c'è Raccolta rifiuti: un’applicazione che, disponendo di una lunga lista di oggetti con i codici di riciclaggio, permette di trovare la giusta collocazione per l’ oggetto da buttare.

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 25 maggio 2012

 

 

Bonifiche, il Comune dice sì all’accordo per il “nuovo” Sin
Ok formale dalla giunta alla versione definitiva del testo Oggi in Prefettura con Clini la firma di tutti gli enti coinvolti
Era un pro-forma. Ma ancora non c’era. È arrivato ieri, 24 ore prima che il tempo scadesse. E questo, giurano in Municipio, non per titubanza, bensì per quel lavoro di rifinitura che si è protratto fino all’altro ieri (letteralmente...) in Regione, cioè il quartier generale della trattativa, in presenza del consulente legale del dicastero dell’Ambiente. Proprio ieri, infatti, la giunta Cosolini ha dato il suo via libera formale con un’apposita delibera presentata dall’assessore al’Ambiente Umberto Laureni all’Accordo di programma per le bonifiche, che porterà in dote la riperimetrazione in senso “stretto” del Sin, il Sito inquinato d’interesse nazionale, nonché la scomparsa delle transazioni forfettarie a carico delle imprese insediate, e soprattutto la certezza della restituzione agli usi legittimi (quindi a finalità produttive) delle porzioni del perimetro che a fine caratterizzazione e a fine analisi del rischio (non più di due anni da oggi, si dice) risulteranno non inquinate o quantomeno compatibili con determinate attività. Esempio: una panetteria no, ma un deposito di macchinari industriali sì... E ancora: il manganese sopra i limiti di legge qui va valutato diversamente, essendone la presenza, proprio dalle nostre parti, un fatto connaturato non legato per forza all’inquinamento. Nulla osta all’intesa, dunque, anche dall’amministrazione Cosolini, dalla stanza dei bottoni del capoluogo. Si chiude così una vicenda lunga nove anni, e fatta di 14 tentativi a vuoto, con chissà quanti soldi pubblici spesi in trasferte di funzionari vari, delegati a chiudere una partita che non si chiudeva, in ore di lavoro perse da uffici ministeriali, regionali, comunali e via dicendo, e in carta per stampanti e fotocopiatrici diventata troppo spesso carta straccia. Quella di oggi in effetti dà tutta l’idea di essere, nel suo piccolo (e neanche tanto piccolo), una data storica per Trieste e per la sua proverbiale capacità di perdere tempo e occasioni. Nel pomeriggio, in Prefettura, appuntamento dalle 18 in poi, sarà firmata pertanto la 15.ma e ultima versione - quella definitiva in quanto condivisa da tutti - dell’Accordo di programma per le bonifiche, alla presenza del ministro dell’Ambiente Corrado Clini, il triestino acquisito. Il valore aggiunto, evidentemente, che ha spezzato l’impasse e che domani, intesa di oggi alla mano, proporrà a Roma, al governo Monti di cui fa parte, la riperimetrazione del Sin. Si tratterà, tecnicamente, di una prima firma tra ministero, Regione, Autorità portuale, Provincia ed enti comunali che aprirà per l’appunto la strada all’Accordo-quadro per la riqualificazione del Sin di Trieste. È una prima firma perché regolerà, come è stato annunciato, la fase delle caratterizzazioni per cui è stato deputato l’Ezit coi 15 milioni veicolati dalla Regione. Al termine di questa fase, da un lato si concretizzerà la completa restituzione agli usi legittimi dei terreni non inquinati e dall’altro verrà avviata l’operazione delle bonifiche vera e propria. E qui l’intesa non reca cifre, ma prende in considerazione la costruzione temporanea in deroga agli strumenti urbanistici di impianti di risanamento di terreni e acque, nonché l’obbligo del pubblico a pagare nei casi di comprovata responsabilità del pubblico.
Piero Rauber

 

L’assessore Laureni: «Si comincia a vedere la luce»
La luce in fondo al tunnel. Non usa questa espressione ma è come se lo facesse, Umberto Laureni, l’assessore all’Ambiente di Cosolini. «Mi auguro - dice Laureni - che si cominci a poter intravvedere delle ipotesi di restituibilità delle aree agli usi legittimi. Sono molto soddisfatto di come è stato redatto quest’accordo, che peraltro va in un’ottica di semplificazione delle procedure, a partire da quelle delle caratterizzazioni. A mio parere gli uffici regionali hanno lavorato bene. Ritengo sia stata importantissima la presenza qui del consulente legale del ministro Clini in fase di redazione, il che ha consentito, si presume, di evitare eventuali obiezioni da Roma successive alla firma. E poi mi si consenta di ringraziare anche il servizio Ambiente del Comune, che è riuscito a preparare una delibera molto complessa in tre giorni». (pi.ra.)
 

 

AMBIENTE «No ai rifiuti campani smistati a Trieste»

Il vicepresidente della Regione Luca Ciriani, rispondendo ad una interrogazione ribadisce la posizione della Giunta sui rifiuti della Campania: «Siamo contrari ad accogliere i rifiuti urbani campani nei nostri impianti - ha specificato- ma quelli trattati da Acegas Aps sono speciali e non necessitano di nostra autorizzazione».

 

Via libera al depuratore “allargato” - A SERVOLA - Il Comune ha ottenuto per 30 anni una porzione di Scalo Legnami
Una concessione demaniale a tempo di record, quella rilasciata ieri dal Comitato portuale al Comune di Trieste per l'ampliamento e l'adeguamento del depuratore di Servola. «Ci abbiamo messo poco più di 30 giorni, così come promesso al sindaco Cosolini», ha detto la presidente dell'Autorità portuale, Marina Monassi. Del resto le ragioni di pubblica utilità c'erano tutte, così come quelle di urgenza, considerata la procedura di infrazione comunitaria tuttora in corso, tanto è vero che c'era già stata una concessione provvisoria. Da oggi quindi, il Comune di Trieste dispone a tutti gli effetti, per trent'anni, dei quasi 27mila metri quadrati nei pressi dello Scalo Legnami sui quali procedere per adeguare l'impianto di depurazione. Il progetto prevede la rimozione di tre file di tettoie, da ricostruirsi in altra sede, dalle aree di stoccaggio portuali. In questo modo si potrà avviare il progetto allegato alla richiesta di concessione per il quale, solo in riferimento al primo lotto, è prevista una spesa di 52,5 milioni di euro. A fine aprile si era tenuta la Conferenza dei servizi con la quale erano stati acquisiti i pareri e i nullaosta necessari all'approvazione del progetto definitivo da parte di tutti gli enti interessati, compresa l'Autorità portuale. Nel corso della seduta tenutasi ieri mattina alla Torre del Lloyd, il Comitato portuale ha dato il via libera anche ad altre richieste di concessione, tra le quali quella giunta da Genoa metal terminal, società operante all'interno del Porto vecchio che ha appena chiesto e ottenuto un ampliamento delle aree in concessione. Ieri l'autorizzazione ad occupare altri 1000 metri quadrati di aree scoperte adiacenti al Magazzino 18, per gestire un traffico di alluminio che sembra in crescita costante. Di recente, infatti, la società del gruppo olandese Steinweg con sede a Genova e spazi a disposizione anche a Ravenna, Livorno, Salerno, Monfalcone e Capodistria ha preso contatti con Rail Cargo Austria per tentare di riattivare un collegamento ferroviario richiesto da tempo e necessario per evitare di intasare di Tir le strade di collegamento con Adriaterminal.

r.c.
 

L’azzeccarifiuti alla «Stock»

Oggi, alle 17, nel cortile dell’atrio della scuola Morpurgo dei Campi Elisi, si inaugurerà la manifestazione, aperta al pubblico, conclusiva del progetto «L’azzeccarifiuti» della scuola Lionello Stock, con l’esposizione dei lavori e un percorso didattico preparato dagli studenti. Alle 18, tavola rotonda, con gli assessori Laureni e Grim e il direttore della Divisione Ambiente dell’Acegas, Dal Maso, per discutere con le famiglie interessate del tema della raccolta dei rifiuti.

 

 

Dibattito, il punto sul piano traffico - LEGAMBIENTE - Stasera alle 18 nella sede di via Donizetti si esaminerà il nuovo Pgtu
Per "I venerdì di Legambiente" si terrà oggi, alle ore 18, nella sede di Legambiente in via Donizetti 5/a (ex sede di Banca Etica) l´incontro pubblico dal titolo: “Il punto su... Il Piano Generale del Traffico Urbano». Attraverso gli interventi di Lucia Sirocco, Andrea Wehrenfennig e Gabriele Del Prete, cercheremo di capire cos´è il Pgtu, come funziona e come si declinerà sul territorio del Comune di Trieste. Il nuovo piano traffico, riveduto e corretto dalla giunta Cosolini dopo aver sentito le varie categorie economiche e Azienda Trasporti per le corsie preferenziali dei bus, è già passato a livello di delibera in giunta mentre a settembre approderà in Consiglio. E’ un piano traffico definito coraggioso, pieno di novità che modificheranno le abitudini degli automobilisti triestini e volto a pedonalizzare nuove aree per dare ossigeno ad alcune zone della città. Un processo di pedonalizzazione che questa volta toccherà anche le periferie per cercare di renderle più vivibili.
 

Piano del traffico

Per il ciclo di incontri «I venerdì di Legambiente» si terrà oggi, alle 18, in via Donizetti 5/A l’incontro «Il punto su... Il piano generale del traffico urbano» attraverso gli interventi di Lucia Sirocco, Andrea Wehrenfennig e Gabriele Del Prete cercheremo di capire cos’è, come funziona e come si declinerà sul territorio del Comune di Trieste.

 

 

Greenaction: un presidio per protestare - AL VERDI

Presidio di Greenaction Transnational e Trieste Libera domani mattina davanti al teatro Verdi, al cui interno si svolgerà nell’arco dell’intera giornata la Prima conferenza sulla salute della città di Trieste. L’iniziativa delle due associazioni, mirata a sottolineare le problematiche ambientali del territorio triestino, avrà inizio alle 8.30, un quarto d’ora prima del via ai lavori della conferenza al Verdi. È prevista la distribuzione di materiale informativo. Il presidio si concluderà alle 12.30. La Digos della questura di Trieste si è intanto attivata per garantire un’azione di sorveglianza in zona, nell’ottica di prevenire eventuali momenti di eccessiva tensione. Al convegno organizzato dal Comune a teatro prenderanno parte anche il ministro dell’Ambiente Corrado Clini e il presidente della Regione Renzo Tondo, oltre che il sindaco Roberto Cosolini, la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, assessori, medici e altri esperti di ambiente e salute. All’esterno, Greenaction e Trieste Libera protesteranno anche contro il recente arrivo in città via ferrovia di rifiuti dalla Campania. In una nota, Greenaction Transnational contesta inoltre il fatto che gli interventi “non istituzionali” alla conferenza del Verdi siano stati previsti solo dalle 16.30.

 

 

CONFERENZA DI POLDINI

Questa sera alle 19, nella sede della Società Alpina delle Giulie, in via Donota 2, IV piano Livio Poldini terrà una conferenza con immagini dal titolo: «Speciale aliene (neofite) dannose per la salute umana e per l’ambiente». L’ingresso è libero. Al termine sarà possibile iscriversi all’escursione nella zona di Padriciano di domenica. Info: 040-630464 lun-ven 17.30-19.15.

 

 

Via Rossetti, un nuovo posto auto per ogni albero abbattuto - LA LETTERA DEL GIORNO - Alessandro Razza
Da qualche anno chi transita per via Rossetti non può non notare i lavori in atto attorno alla villa sottostante il giardino di villa Engelmann. Il muro di contenimento di cinta è stato quasi per intero abbattuto e tutto il terreno circostante l’edificio è stato asportato non prima di aver tagliato gli alberi secolari che si ergevano sopra lo stesso. Attualmente si sta provvedendo alla costruzione dei muri perimetrali di quello che probabilmente sarà un garage che riempirà la voragine creatasi. Basta procedere di qualche centinaio di metri e sul lato opposto della strada, per consentire l’innalzamento di un piano di una villa e la creazione di qualche posto macchina, è stato abbattuto almeno un altro albero (abete?) anch’esso secolare. Possiamo dunque affermare il principio che ne consegue: per ogni albero abbattuto un posto auto! Abbiamo assistito in questi giorni alla trasmissione di Fazio e Saviano “Quello che (non) ho” dove sono state dette tante “parole” con l’intento di stimolare e smuovere le coscienze di ognuno. Ci siamo tutti commossi, adirati, infervorati, indignati e ripromessi di fare qualcosa per migliorare questa società e chissà quanti tra noi avevano già messo in atto l’enunciato di cui sopra: per ogni albero abbattuto un posto macchina. Secondo voi quali sono i motivi per i quali il nostro agire (e mi ci metto anch’io) è così deprecabile e così lontano dalla ricerca di un valore comune? L’unica risposta è il lucro, la convenienza personale, il proprio profitto sopra a tutto e a discapito di chiunque. Questa logica la si può riconoscere in tutti i settori che riguardano la società: nella politica in primis, nelle arti e mestieri, nella pubblica amministrazione e giù fino ai rapporti sociali che regolano un condominio o un nucleo famigliare. La nostra società rappresenta esattamente ciò che siamo noi e purtroppo se vogliamo vedere un cambiamento è prima dentro di noi che dobbiamo metterlo in atto. Anni orsono ebbi modo di scrivere su questa Rubrica una parola di disapprovazione sul costruendo parcheggio tra via San Francesco e via Battisti, lamentando il fatto che non si era pensato di far nascere in alternativa un piccolo giardino con un po’ di verde e qualche albero e un paio di giochi per bambini. Mi richiamai ad una cultura anglosassone e ad un preciso esempio come la città di Londra, dove in ogni anfratto e in ogni corte è possibile trovare un po’ d’erba, un albero e una panchina dove poter rilassare lo spirito e la mente o semplicemente addentare un sandwich nella pausa pranzo. Poi mi è tornato alla mente un filmetto americano: Notting Hill. Quella pellicola di poche pretese finiva però con un’immagine che rappresenta con forza il vero senso della vita. In un parco, in una giornata di sole con tanta gente che gioca in lontananza, lui sta seduto su una panchina leggendo un libro; la sua donna dorme coricata sulle sue gambe, tenendo una mano sul suo grembo dove sta crescendo il loro figlio. C’è la natura, l’amore, la sicurezza, la crescita intellettuale, c’è la speranza, c’è il futuro. E noi? Dove stiamo andando?
 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 24 maggio 2012

 

 

Toncelli: «Ferriera, protocollo senza seguito» - SOPRALLUOGO DELLA TERZA COMMISSIONE
Decarli: «Da Tondo ritardo intenzionale». I sindacati chiedono interventi tecnici urgenti
Prima la visita allo stabilimento siderurgico. Al termine, l’incontro con i rappresentanti sindacali di Fim, Fiom e Uilm. Missione a Servola, ieri mattina, per la Terza commissione consiliare del Comune: al centro la questione Ferriera. Le Rsu unitarie dell’impianto servolano hanno consegnato ai consiglieri un documento contenente un elenco di criticità da risolvere urgentemente al fine di poter proseguire con l’attività tutelando quanto più possibile i lavoratori, l’ambiente circostante e quindi anche quanti vivono a Servola e dintorni, e facendo sì che anche le componenti impiantistiche possano funzionare al meglio. Le richieste riguardano cokeria e altoforno: le Rsu hanno invitato la commissione a girarle prima possibile ai componenti della giunta. «Ho già inviato il documento agli assessori allo Sviluppo economico, Fabio Omero, e all’Ambiente, Umberto Laureni, e al sindaco Roberto Cosolini», fa sapere il presidente della Terza, Marco Toncelli (Pd). Il quale, dopo il confronto con i sindacati, sentenzia: «Non vengono rispettati i tempi del protocollo d’intesa firmato il 14 marzo scorso in Regione. I tempi burocratici - aggiunge Toncelli - sono troppo lunghi per riuscire a tenere a norma gli impianti: nel mondo siderurgico c’è bisogno di spese continue». Sul periodo successivo all’intesa siglata in Regione a marzo per avviare un percorso per la progettazione del programma di riconversione dell’area industriale della Ferriera, Roberto Decarli (Trieste cambia) ha le idee chiare: «La volontà del presidente della Regione Renzo Tondo è quella di ritardare tutto per arrivare e passare le elezioni regionali 2013. Un ritardo intenzionale». Durante la visita all’interno dello stabilimento, Decarli - che assieme a Patrick Karlsen (Libertà civica) aveva depositato la richiesta di sopralluogo sottoscritta poi da altri esponenti della maggioranza di centrosinistra - riferisce poi di aver appreso un’informazione «importante. Francesco Semino (responsabile delle relazioni esterne della Lucchini, ndr) ci ha comunicato - va nel dettaglio Decarli - che le caratterizzazioni di tutta l’area della Ferriera sono state completate. Il che può accelerare i tempi per individuare una possibile alternativa imprenditoriale». Intanto, dopo la recente nota della Lucchini sui valori registrati dal monitoraggio biologico effettuato sui lavoratori della cokeria e su alcuni colleghi di altri reparti, e a seguito di un successivo incontro avuto con gli stessi dipendenti, la Failms (Federazione autonoma italiani lavoratori metalmeccanici siderurgici e servizi) ha contattato l’Azienda sanitaria «chiedendo il rispetto del protocollo di sorveglianza sanitaria» per i lavoratori.

(m.u.)
 

 

Sito inquinato, domani la firma del nuovo accordo - ALLA PRESENZA DEL MINISTRO CLINI
Il testo sottoscritto dagli enti locali, che aprirà la strada alla riperimetrazione delle aree da bonificare, verrà portato sabato all’attenzione del Consiglio dei ministri
Si firma l’accordo che cambia il destino delle zone industriali rinchiuse nel perimetro del Sito inquinato nazionale (Sin). Domani il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, sarà a Trieste e alle 19, in Prefettura, siglerà il documento assieme a Regione, Provincia, Comuni di Trieste e di Muggia, Autorità portuale ed Ezit. Il giorno dopo Clini presenterà il testo, che prelude a una nuova perimetrazione del sito, al Consiglio dei ministri. Alla redazione dell’accordo si è lavorato fino all’altro giorno in Regione, con il consulente del ministro stesso. È stata definita la tecnica che porterà (senza pagamento di alcun danno ambientale, ostacolo del Sin per 10 anni) le aree a tornare pulite e usabili. «La Regione - spiega il presidente dell’Ezit Dario Bruni - assegna ufficialmente i 15 milioni per le analisi dei terreni. A tutte le 350 aziende di Ezit verrà inviata richiesta di aderire al programma di bonifica. Chi sa di avere inquinato avrà convenienza ad associarsi, il procedimento verrà condotto da Ezit, Arpa e ministero e sarà più breve e meno costoso di un’azione solitaria». E chi invece pensa di non aver “sporcato” i terreni su cui sta lavorando, o di essersi insediato su un terreno inquinato da altri? Potrà aderire oppure no. Dato il diniego, il suo caso approda in Regione, e i terreni saranno analizzati a spese del bilancio regionale. Se le indagini accertano un terreno a posto, la questione si chiude. In caso contrario, la Regione delega alla Provincia il compito di individuare l’inquinatore. «E se, come probabile visto che l’Ezit sorge su terreni di una ex discarica comunale - prosegue Bruni - a inquinare è stato un ente pubblico, la messa in sicurezza spetterà proprio alle casse pubbliche, senza che il proprietario abbia a spendere un solo euro». Si stabilisce così la traduzione concreta di quel principio fin qui tanto e tanto inutilmente invocato, che discende da norme europee in materia: «Chi non ha inquinato non paga». Secondo Bruni, che con un avviso di “manifestazione d’interesse” alle ditte si è messo nella posizione di abbreviare al massimo le procedure di gara, «in un anno o un anno e mezzo il processo dovrebbe essere concluso». Con una ulteriore novità: per un terreno certificato come “pulito” non occorreranno più complicate conferenze dei servizi per deciderne il recupero, basterà darne comunicazione al ministero. Dopo 30 giorni il terreno sarà automaticamente considerato “libero”. Martedì alle 18, al Villaggio Valdadige della Zona industriale, Ezit e Regione spiegheranno tutte queste novità alle imprese del comprensorio.

(g. z.)
 

 

Oli usati, attenzione a smaltirli correttamente AMBIENTE
Tappa triestina del Tir di “Circoliamo” impegnato in una campagna di sensibilizzazione
«L'olio usato è come il maiale, una volta lavorato non si butta via niente». Un messaggio chiaro è giunto dal responsabile di area del Consorzio obbligatorio degli oli usati (Coou) Vincenzo Grieco Pullè. Chiaro il messaggio, chiari gli intenti della campagna “CircOLIamo”, pilotata dal promotore Alberto Hermanin, sbarcata in piazza Ponterosso con un tir-ufficio per sponsorizzare il progetto di sensibilizzazione sul corretto smaltimento dei lubrificanti esausti. Un tema legato all’ambiente: il Consorzio è nato e lavora per garantire il riciclaggio di questo materiale evitando inutili e dannose dispersioni che, nella fattispecie triestina, interessano soprattutto il mare. «Lasciando da parte aziende e fabbriche, con cui lavoriamo regolarmente e a ritmi serratissimi - ha detto Pullè - vorrei porre l’accento su quanti eseguono il cambio d'olio della propria automobile da soli. Smaltendo il lubrificante esausto in tombini che lo trasportano direttamente in mare, provocano sulla superficie marina una pellicola della grandezza di un campo di calcio che non consente lo scambio di ossigeno con l'ambiente esterno, inquinando e compromettendo la salute degli organismi acquatici». Un gesto evitabile: Trieste possiede ben quattro centri di raccolta dell'olio usato. Il Consorzio vanta tecniche e modalità di recupero che consentono il ritiro del 95% dell'olio usato in Italia il quale, una volta rigenerato, viene reimmesso nel mercato: è circa un quarto del lubrificante totale circolante sulla penisola. Un'efficienza da far invidia ai tedeschi, superati grazie a simili campagne di sensibilizzazione, con tecniche di lavorazione del prodotto richieste perfino dal ministro dell’ambiente cinese. «Una soddisfazione non da poco - ha aggiunto Pullè -, soprattutto se si consideri che sono traguardi raggiunti da un team complessivo di appena quindici persone». Una campagna di sensibilizzazione che è entrata in diretto contatto anche con i più giovani coinvolgendo gli studenti di Nautico e Petrarca, con l’intento di portare all’attenzione di tutte le generazioni un argomento di prioritaria attualità. È intervenuto infine l’assessore comunale all’ambiente Umberto Laureni: «In una sostanza che contiene metalli, combustibile, zolfo, bitume e altri materiali di scarto, la competenza e l’affidabilità del Coou sul trattamento del lubrificante è fondamentale. Dobbiamo sviluppare questo rapporto, aiutandoci a vicenda sempre di più».

Sebastiano Blasina
 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 23 maggio 2012

 

 

Vertice su ambiente e salute - Focus sulla Ferriera
Incontro pubblico sabato al Verdi. Enti locali, sanità e Arpa riuniti per fare il punto su “Come sta Trieste”. L’ inquinamento tema centrale. Presente anche Clini
“Come sta Trieste?”. A questa domanda, all’apparenza banale ma in realtà assai articolata, tenteranno di rispondere tutti gli attori istituzionali che si occupano di ambiente e salute. Lo faranno sabato, al Ridotto del Teatro Verdi, dalle 8.45 in poi, quando il sipario si aprirà sulla “Prima conferenza sulla salute della città”, organizzata dal Comune con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Regione, e la partecipazione di Provincia, Arpa, Azienda ospedaliera, Azienda sanitaria e Burlo Garofolo. Vi prenderanno parte, oltre ai vari relatori (riportiamo il programma completo qui a fianco), il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, cui spetterà anche l’intervento di chiusura e sintesi al termine dei lavori (previsto alle 18.15), il governatore del Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo, il sindaco Roberto Cosolini e la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat. Ambiente, abitudini di vita e prevenzione: attorno a questi temi si svilupperà la discussione. Con il primo obiettivo di «conoscere per agire poi al meglio», ha specificato ieri l’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni. E con lo scopo finale di definire «un decalogo - ha aggiunto - sui cui punti i politici si impegnino per risolvere i problemi». Dalla fotografia della situazione a un percorso fatto di soluzioni: questo vuole essere l’appuntamento di sabato (aperto a tutti gli enti competenti nel settore così come a tutti i cittadini e associazioni interessate). Centrale il tema delle patologie collegate alle condizioni ambientali. Perché sulle correlazioni, «con effetti sia a breve sia a lungo termine, delle stime esistono. E sono sufficientemente ben consolidate», ha chiarito Massimo Bovenzi dell’Azienda ospedaliero universitaria. Consolidate e “certificate” da «pubblicazioni scientifiche - ha continuato l’esperto -, che rappresentano una base materiale ampia per iniziare azioni di prevenzione». A proposito, Laureni ha ricordato come uno dei principali problemi triestini sia quello «dei picchi di presenza di determinati elementi tossici nell’aria, che si registrano in aree rionali periferiche e a ridosso della zona industriale». Evidentemente si parlerà anche di Ferriera e relative emissioni. E, ancora, della particolare condizione data dalla «densità di potenziali inquinanti in un territorio relativamente piccolo». Caratteristica locale che Pierluigi Barbieri (Università di Trieste) ha rimarcato prima di confezionare un pro-memoria non casuale: «Il prossimo sarà l’anno della qualità dell’aria. Per Trieste è importante saperlo». Oggetto di analisi diverranno inoltre le iniziative intraprese dall’amministrazione comunale per migliorare la qualità ambientale del contesto urbano: il nuovo Piano del traffico, la raccolta differenziata dei rifiuti, le energie alternative, gli interventi nelle scuole «che scontano la vetustà degli edifici in cui hanno sede», come osservato dall’assessore all’Educazione Antonella Grim. «Il nostro impegno su temi quali Ferriera o Sin è costante e giornaliero»: così l’assessore provinciale Vittorio Zollia prima di battezzare la conferenza come «una sfida di non poco conto, che impegnerà relatori e uditori». Inclusi ovviamente i protagonisti della «rete fra istituzioni - parole di Fabio Samani, direttore generale dell’Azienda sanitaria - che si occupa di politiche della salute». Dalle valutazioni che usciranno dalla conferenza, Francesco Cobello, direttore generale degli Ospedali riuniti, attende suggerimenti per «capire dove investire», una volta individuate e aggiornate le priorità
Matteo Unterweger

 

Il via alle 8.45, due le sessioni Sintesi alle 18.15
Gli assessori comunali Umberto Laureni e Laura Famulari apriranno sabato la conferenza “Come sta Trieste?” alle 8.45. Dopo i saluti istituzionali, la prima sessione dei lavori “Salute e ambiente” partirà alle 9.30, moderata da Pierluigi Barbieri (Università di Trieste). Sul tema “La città e il suo ambiente” previsti la relazione sul quadro ambientale complessivo di Stellio Vatta e Glauco Spanghero dell’Arpa e l’intervento di Paolo Plossi (Provincia) sugli elementi di criticità nella situazione di Trieste. Riccardo Tominz (Azienda sanitaria) parlerà poi delle patologie ambiente-collegate. Dopo le 11 via al focus su contesto urbano e azioni del Comune con gli assessori Elena Marchigiani, Fabio Omero, Andrea Dapretto e Antonella Grim. L’assessore provinciale all’Ambiente Vittorio Zollia delineerà ruolo e iniziative della Provincia. Concluderà Umberto Laureni. Alle 13.30 pausa pranzo, ripresa alle 14.30 con “Salute e abitudini di vita”, moderatore Massimo Bovenzi (Azienda ospedaliera): Riccardo Tominz, Daniela Germano e Roberta Fedele dell’Azienda sanitaria si soffermeranno sui temi legati ai problemi di salute. Chiuderà la sessione Laura Famulari. Dalle 16.30 relazioni programmate e interventi liberi. Alle 18, ecco il decalogo delle proposte. Alle 18.15 sintesi finale del ministro Corrado Clini.

(m.u.)
 

 

«Stop all’importazione di rifiuti» - Il gruppo della Lista 5 Stelle ora sta affilando le armi per le regionali - LE STRATEGIE

Già al lavoro per le regionali, con un’unica certezza: «Non ci candidiamo, perchè tra i punti del nostro scarno statuto c’è il divieto di presentarsi in lista se si è già eletti. Quindi metteremo la nostra esperienza al servizio del programma. E resteremo consiglieri comunali fino alla fine... almeno speriamo». Paolo Menis e Stefano Patuanelli, che, ancor prima di approdare in piazza Unità, hanno condiviso la gavetta settennale del gruppo Beppe Grillo, stanno mettendo a fuoco i punti di un programma “triestino” per la sfida elettorale del prossimo anno. In un secondo momento, si passerà al confronto e all’amalgama con le proposte dei grillini delle altre province e con l’organizzazione metodologica di un programma su base regionale. L’economia della città-porto sarà al centro della riflessione, con l’esigenza di fare rete tra gli scali dell’Alto Adriatico e di difendere l’opportunità legata al punto franco, eventualmente“spostandolo”, se questa soluzione potrà essere percorsa nella legalità. Senza dimenticare altri “nodi” già oggetto di costante monitoraggio in ambito comunale: il controllo della tenuta dello stato sociale, il livello dei servizi assistenziali, spronando la Regione a fare la sua parte, l’opposizione ferma alle scelte governative che sgretolano il tessuto sociale. Delle preoccupazioni di Pizzarotti, neo-eletto primo cittadino grillino a Parma, i “locali” condividono quella sull’inceneritore. «Non ci piace la politica dell’assessore Laureni, pur persona stimabile», dice Patuanelli». Aumento della differenziata e nuovi carichi per l’inceneritore sono una contraddizione. Nessuna deriva leghista sui rifiuti: i grillini dicono no alle importazioni di immondizia, arrivi da Campania o da Trentino Alto Adige. «Il punto d’arrivo della progressiva riduzione dei rifiuti, è quello della chiusura dell’impianto. Noi ci fidiamo di quanti denunciano problemi di salute legati all’inceneritore, finora rimasti sottovalutati. I segnali di pericolo per le persone ci sono già tutti».

ar.bor.

 

 

Bioest festeggia 20 anni weekend tra stili di vita all’insegna della natura - SABATO E DOMENICA NEL PARCO DELL’EX OPP
Da vent’anni propone un modello di alimentazione e di vita legato alla natura, semplice, vicino alle persone. Per Bioest, fiera dei prodotti biologici, in programma sabato e domenica, nel comprensorio di san Giovanni, l’edizione 2012 sarà speciale sotto diversi profili. «Innanzitutto – ha spiegato Tiziana Cimolino, una delle responsabili dell’associazione e dell’allestimento della rassegna – ci sarà da festeggiare il ventennale, ma anche alcuni temi saranno del tutto nuovi e originali. In particolare ci dedicheremo alle buone pratiche e al rispetto del bene comune, perché Bioest vuole essere un punto di riferimento in questi contesti. Parleremo anche della carne biologica – ha aggiunto - una novità assoluta per la nostra organizzazione, di economia alternativa, dei gruppi di acquisto solidale, dell’uso del cibo, degli origami». Il programma è ricco: si inizierà sabato alle 10, con l’inaugurazione, per proseguire, nell’arco della mattinata, con laboratori di compostaggio e di arredo domestico, musiche. Nel pomeriggio, alle 17, conferenze e dibattiti fino alle 21, quando comincerà uno spettacolo teatrale dal titolo “Franco e Franca Basaglia”. Domenica mattina, sempre a partire dalle 10, meditazioni yoga, tecniche di riequilibrio energetico, poi danze e musica fino alle 19. Dopo aver sottolineato che «tutti coloro che daranno vita a Bioest 2012 sono volontari», la Cimolino ha lasciato la parola all’assessore provinciale Mariella De Francesco: «Bioest è una manifestazione che apprezziamo e che sosteniamo per la sua versatilità, per il fatto che permette alle associazioni di fare rete – ha detto - nell'ambito di un ragionamento sull'ambiente sul quale siamo particolarmente presenti. È la nostra filosofia sostenere eventi di questo tipo, anche per rivitalizzare il parco di San Giovanni, che è uno dei nostri obiettivi». Bioest vedrà presenti ben 180 espositori. «Non ci interessa solo vendere – ha specificato la Cimolino - ma soprattutto incontrare modi di vita diversi dai nostri». «Lavoriamo coi giovani – ha evidenziato Giuliano Gelci, dell'Arci servizio civile, associazione che collabora all’organizzazione dell’evento - perciò volevamo essere presenti, anche per promuovere il servizio civile. Avremo un banchetto informativo rivolto anche ai genitori».

Ugo Salvini
 

 

Il Palazzo in soccorso del Prosecco - Proposta bipartisan per la valorizzazione della produzione sul Carso
TRIESTE Il protocollo ministeriale per valorizzare il Prosecco sul Carso triestino è un profluvio di intenti che, ad oggi, resta sulla carta. Dopo mesi di polemiche, Pdl, Udc, Pd e Rifondazione dicono basta e corrono ai ripari con una legge paracadute. Che, in sostanza, tenta di dare attuazione agli annunci del documento siglato l’8 aprile di due anni fa tra ministero delle Politiche agricole, Regione Fvg, Associazione agricoltori, Coldiretti Fvg, Confederazione Italiana Agricoltori e Consorzio Tutela Vini Collio e Carso. Un patto a cui non sono seguiti i fatti: nessuna bonifica e nessun intervento per i terreni del ciglione. Risultato: del celebre vino frizzante, sull’altipiano, nemmeno l’ombra. Nonostante da lì nasca, fin dai tempi della Roma antica, un nome e un marchio apprezzato in tutto il mondo. E nonostante la coltivazione vitivinicola venisse “contingentata” in 3.500 ettari per il Fvg (Trieste è esentata) mentre per il vicino Veneto in 16.500. Nella regione confinante si fa quasi fatica a limitare la produzione (che raddoppierà nel 2014 puntando quota 400 milioni), mentre qui si resta a bocca asciutta. Non ci sarebbe traccia delle azioni di ampliamento promesse, della messa in sicurezza dei terreni, della bonifica dei siti e del ripristino dei terrazzamenti del costone. Ci sono i vincoli comunitari della direttiva Natura 2000, rappresentata da zone Sic e Zps, a bloccare tutto. Piero Tononi, Maurizio Bucci, Piero Camber, Bruno Marini (Pdl), Edoardo Sasco (Udc), Igor Gabrovec , Sergio Lupieri (Pd) e Igor Kocijancic di Rifondazione intervengono proprio su questo: serve una revisione e una riperimetrazione delle aree carsiche Sic E Zps, rimuovendo i vincoli ambientali e idrogeologici che ostacolano l’impianto di nuovi vigneti. Ciò attraverso la predisposizione di un nuovo Piano di gestione «per recuperare un’agricoltura di pregio - ha osservato Gabrovec - coinvolgendo anche la Protezione civile per la messa in sicurezza». «La Doc Interregionale Prosecco – ha spiegato Tononi – è stata istituita nel 2010 ma non è stata piantata nemmeno una glera a causa di una serie di lacci e lacciuoli». Così Luperi: «Finora abbiamo trovato solo difficoltà da una giunta disattenta e poco coinvolta su un tema centrale per l’economia della comunità». E Sasco: «Il Prosecco sia il volano per il rilancio del Carso». È prevista, inoltre, l’istituzione di un centro per la promozione del vino che avrà sede proprio sull’altipiano, a Prosecco.

(g.s.)
 

 

Non tutte le aziende collaborano a ridurre lo spreco di cibo - LA LETTERA DEL GIORNO - Roberta Tarlao Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Trieste
Cogliendo l’occasione offerta dalla signora Francesca Corso che segnalava episodi di spreco alimentare e condividendo lo sdegno della stessa, mi preme evidenziare che la Provincia di Trieste dal 2009 sostiene il Piano Anticrisi al cui interno si colloca il progetto Solidarietà contro lo spreco, iniziativa finalizzata al recupero di prodotti alimentari freschi vicini alla scadenza donati dalle Coop Consumatori Nordest, e alla successiva distribuzione presso le strutture di accoglienza della Comunità di San Martino al Campo, della Caritas diocesana, della Fondazione Luchetta-Ota-D’Angelo-Hrovatin, delle mense della Parrocchia Sant’Apollinare Frati di Montuzza e della Parrocchia dei Santi Giovanni e Paolo di Muggia. Il progetto si pone l’obiettivo di contrastare lo spreco di generi alimentari sensibilizzando e coinvolgendo l’opinione pubblica e anche il personale dei singoli supermercati, e al tempo stesso contribuisce a sostenere persone singole e nuclei familiari in difficile situazione economica. Per aumentare la quantità e la qualità di prodotti recuperabili la Provincia nel 2011 ha donato alla Comunità di San Martino al Campo, partner del progetto, un furgone frigorifero nuovo per il trasporto di generi alimentari. Inoltre, attraverso il contributo erogato dalla Provincia viene offerta un’opportunità di inserimento sociale attivo a persone che temporaneamente si trovano in situazione di disagio le quali gestiscono materialmente il recupero degli alimenti. Nonostante però diversi tentativi di ampliare il numero di donatori ci troviamo di fronte a delle resistenze da parte di aziende di distribuzione alimentare che vedono in questa attività non un circolo virtuoso di riduzione dello spreco e di conseguenza dei rifiuti, ma un onere aggiuntivo a carico delle aziende perché come dice la signora “è più semplice buttare il cibo nella spazzatura”. Per questo è doveroso ringraziare le Coop Consumatori Nordest, Anna Maria Giove responsabile del Distretto sociale di Trieste, per la disponibilità e la sensibilità dimostrata anche dai loro dipendenti che aderiscono al progetto con un’attività di volontariato, con l’auspicio che questo esempio virtuoso venga presto seguito da altre realtà della nostra Provincia. Recenti stime della Fao denunciano che ogni anno nel mondo circa 1.3 miliardi di tonnellate di cibo vanno perdute o sprecate: un fenomeno che non solo "insulta il buon senso" ma che comporta anche danni all'ambiente e perdite economiche e siccome il 2014 è stato proclamato anno europeo contro lo spreco alimentare ci deve essere un impegno concreto da parte di tutti, enti pubblici, aziende e cittadini per abbattere queste cifre spaventose.
 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 22 maggio 2012

 

 

Ciriani: no ai rifiuti che arrivano dalla Campania
Sono 11.830 tonnellate di rifiuti «non pericolosi» quelli trasportati nei giorni scorsi via treno dalla Campania - dagli impianti Stir di Giugliano e Tufino - e destinati all’inceneritore cittadino. Lo rende noto la Regione sulla base di quanto dichiarato da AcegasAps in merito al carico in questione. I rifiuti, in quanto non pericolosi, non hanno bisogno di alcuna autorizzazione regionale. Ma il vicepresidente e assessore all’ambiente della Regione Luca Ciriani si dice «contrario alla scelta dell'amministrazione di AcegasAps in relazione all'acquisizione dei rifiuti campani: ritengo invece che vada valorizzata una politica territoriale, dove il conferimento dei rifiuti debba riguardare esclusivamente il Friuli Venezia Giulia. Mi chiedo poi se il Comune di Trieste, da azionista Acegas, sia al corrente delle scelte della società, che rispondono a dinamiche economiche e non ambientali. Quanto alla sicurezza - osserva Ciriani - la Regione effettua, attraverso l'Arpa, i controlli di legge: in particolare sul rischio di presenza di radioattività, la procedura di sicurezza è sempre in atto».
 

 

Nuovo piano regolatore terzo incontro

Terzo incontro delle “settimane d’ascolto” nelle Circoscrizioni. L’iniziativa è stata organizzata dall’Amministrazione comunale per illustrare il nuovo Piano regolatore. Appuntamento oggi alle 18 alla IV Circoscrizione (Città Nuova, Barriera Nuova, San Vito, Città Vecchia) nella sala del Consiglio Circoscrizionale di via Locchi 23. All'incontro interverranno l'assessore alla pianificazione urbana Elena Marchigiani, lo staff dell'Ufficio di Piano, oltre agli studenti della Facoltà di Architettura di Trieste che, per tutta la settimana, saranno presenti nella sede della Circoscrizione e sul territorio per aiutare i cittadini interessati nella compilazione dei questionari. Il Comune ricorda che in ogni caso, specie per chi non potrà essere presente all’incontro, all’indirizzo web www.retecivica.trieste.it è attivo un sito dedicato al nuovo Piano, dove è possibile trovare tutte le informazioni e i questionari compilabili on-line. Il quarto incontro alla Circoscrizione VI (San Giovanni, Chiadino, Rozzol) è in programma mercoledì 30 maggio alle 19 Nella sala del Mib presso il palazzo Ferdinandeo. Gli altri incontri il 5, il 12 e il 19 giugno.
 

 

«Salvate il Carso di Duino dal cemento»
Il Wwf si appella al neosindaco Kukanja, che però avverte: difficile tornare indietro. Ret: «La variante 27 approvata da tutti»
DUINO AURISINA La sezione triestina del Wwf chiede alla nuova amministrazione comunale di Duino Aurisina e al neosindaco, Vladimir Kukanja, di salvare il Carso dal cemento rimediando alle scelte della giunta Ret, e quindi cancellare la variante 27 al piano regolatore perché, a suo, avviso è “insostenibile dal punto di vista ambientale”. Gli esponenti del Wwf infatti sottolineano come “il consumo di suolo” risulti essere “una delle criticità ambientali più allarmanti in tutto il Friuli Venezia Giulia” ed esorta le amministrazioni comunali a prendere gli opportuni provvedimenti “per invertire un trend devastante per il territorio”. Nel caso specifico di Duino Aurisina l’oggetto in questione è dato appunto dall’ultima variante adottata (ma non ancora approvata) nell’ultimo consiglio comunale, la numero 27. «Il Comune di Duino-Aurisina – scrive il Wwf – ha dato un sostanzioso contributo alla cementificazione del territorio agricolo e naturale fin dalla variante al piano regolatore della metà degli anni ’80; per arrivare alla drammatica variante 24/25 del 2007 ed, infine, alla 27 di quest’anno”. Quest’ultima variante, secondo il Wwf, viene addirittura considerata “assurda sotto ogni punto di vista, perché motivata soltanto dalla volontà dell’amministrazione Ret di accontentare in qualche modo anche le richieste di nuova edificazione residenziale scartate, all’epoca della variante 24/25”. Ad aggravare la situazione, secondo gli stessi poi, ci sarebbe “il patrimonio edilizio-abitativo esistente non utilizzato o sottoutilizzato “ nonché “un trend demografico in diminuzione” che quindi, “smentirebbe clamorosamente la Relazione della variante 27, dove si vaneggia di crescita costante della popolazione residente”. Di conseguenza secondo l’organizzazione ambientalista, con quest’ultima variante, “il consumo di suolo aumenterebbe più dell’1,5% ufficialmente dichiarato, (andando ad aggiungersi sia all’incremento del 3,5% deliberato con la variante 24/25, sia con quanto previsto dalle varianti precedenti) con “oltre 31.238 metri cubi che vanno ad aggiungersi ai 33.354 metri cubi autorizzati con la variante 24/25”. Ad aggravare la situazione, poi, ci sarebbe il fatto che “le aree di futura cementificazione sono di pregio paesaggistico ed ambientale trattandosi di zone boschive o prative a landa carsica”. Il neosindaco Kukanja, interpellato, ha ribadito che “non appena sarà costituita la giunta (su cui si dovrebbe sciogliere la riserva a breve, n.d.r) si prenderà in esame il caso. Ma - avverte - sarà comunque difficile tornare indietro, visto che è stata adottata. Semmai si potrà cercare delle soluzioni alternative”. Per quanto riguarda la vecchia amministrazione, invece, la replica dell’ex primo cittadino, Giorgio Ret, è molto più secca. «Sempre lo stesso tono provocatorio. La variante 27 è stata fatta per esigenze dell’amministrazione comunale e votata all’unanimità dal consiglio. Per la maggior parte, infatti, riguarda interventi per tutta la comunità e non singoli cittadini per i quali i volumi sono comunque ridotti (e con un limite di 150mq per abitazione)». Ret ha confermato inoltre il suo appoggio al neosindaco per qualsiasi sua iniziativa “a patto che non tolga le cose essenziali della variante. Cancellarla in toto – ha sottolineato - significherebbe cancellare progetti già finanziati come il piano del porto al Villaggio del Pescatore, il sovrappasso di San Pelagio, la riqualificazione di Castelreggio e lo spazio per le società nautiche, solo per citarne alcune”. Secondo Ret, se proprio si volesse intervenire, “lo si potrebbe fare con le cubature previste per i privati, riducendole o togliendole del tutto. Sarebbe comunque una grossa responsabilità – conclude - e dovrebbe essere appoggiata da tutto il consiglio”.
Viviana Attard

 

 

 

 

Greenaction-Transnational.org LUNEDI', 21 maggio 2012

 

 

TRENI DEI RIFIUTI CAMPANI: ASSE “PRIVILEGIATO” NAPOLI-TRIESTE
AL VIA A BREVE IL COLLEGAMENTO SETTIMANALE. REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA E COMUNE DI TRIESTE RIFIUTANO DI RISPONDERE.
Trieste, 21 maggio 2012. Dopo la prima spedizione del 17 maggio, è prevista un’intensificazione dei trasporti dei rifiuti campani a Trieste con il mezzo ferroviario. Il primo treno sarebbe servito a sperimentare il nuovo metodo in sostituzione del trasporto su strada, ritenuto più pericoloso e più facilmente intercettabile (e controllabile).
Durante la settimana il sindaco di Napoli De Magistris, in accordo con la Regione Campania, dovrebbe dare il via libera alla nuova fase che porterebbe a spedizioni con cadenza settimanale o bisettimanale. Nell’operazione sono ovviamente coinvolte la Regione Friuli Venezia Giulia che avrebbe già dato l’assenso, ed il Comune di Trieste da sempre favorevole (si vedano le sconcertanti dichiarazioni del Sindaco Cosolini e dell’assessore all’ambiente Laureni) a questo smaltimento per motivi economici. I rifiuti della Campania vengono infatti smaltiti nell’inceneritore comunale gestito dalla Acegas-APS, la multiservizi controllata dal Comune di Trieste quale socio di maggioranza (50,1% delle quote).
Un’operazione squisitamente commerciale svolta nella massima segretezza. Ad oggi a nessuno è dato sapere di che tipo di rifiuti si tratti, né la destinazione finale delle ceneri. Una segretezza che stride con la necessità invece di massima trasparenza su una questione che investe direttamente la salute pubblica. Una segretezza che sembra essere imposta anche agli stessi organi democraticamente eletti dai cittadini, visto che il via libera ai rifiuti campani sembrerebbe essere stato dato dalla Giunta Regionale (in cui ci sono tre assessori triestini) e dalla Giunta del Comune di Trieste, bypassando così consiglio regionale e comunale.
Greenaction Transnational ha già richiesto fin dall’11 aprile chiarimenti urgenti sui rifiuti provenienti dalla Campania e il blocco di nuovi arrivi senza ottenere alcuna risposta. Silenzio da parte della Regione Friuli Venezia Giulia e del suo presidente friulano, silenzio da parte del Comune di Trieste, silenzio da parte delle autorità sanitarie. La logica è la solita e collaudata della semplice e brutale negazione di ogni diritto ai cittadini, avvelenati ogni giorno da questi amministratori impuniti.
La legislazione comunitaria in materia di rifiuti è molto chiara: protezione della salute umana e tutela dell’ambiente da ottenersi con riduzione della produzione dei rifiuti e riciclaggio spinto ai massimi livelli. E naturalmente massima trasparenza nella gestione dei piani di gestione rifiuti da parte della autorità competenti.
Il commercio dei rifiuti attuato dal Comune di Trieste a scapito del proprio territorio e dei propri cittadini va contro queste linee guida. Un comportamento irresponsabile che non potrà non portare a conseguenze.
Greenaction Transnational

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 21 maggio 2012

 

 

Scarti verdi: ora parte la raccolta differenziata - ACEGASAPS
Introdotta la raccolta differenziata degli scarti verdi dei giardini, continua la distribuzione gratuita dei contenitori promossa da AcegasAps, che si possono ritirare nella sede di via Caboto 19/9, il giovedì dalle 14 alle 20 e il sabato dalle 9 alle 20. Con il contenitore vengono forniti un codice cliente e un codice bidone, numerici, da utilizzare per prenotare lo svuotamento. Lo svuotamento del bidone va prenotato telefonando all’800 955988. Dopo la risposta del sistema automatico andranno digitati prima il codice cliente e poi il codice bidone. All’accettazione della prenotazione, il sistema indica il giorno previsto per il servizio. Si può conferire erba, foglie, ramaglie e radici. Gli scarti vanno introdotti sfusi nei contenitori, senza sacchetti, e privi di terra, sassi, vasi. Le ramaglie vanno legate in fascine della lunghezza massima di un metro, del diametro massimo di 50 centimetri e del peso massimo di 20 chili. La sera del giorno previsto per lo svuotamento, tra le 19.30 e le 20, il contenitore andrà lasciato in posizione accessibile. Contenitori e fascine - precisa AcegasAps - vanno messi in strada, nelle adiacenze dell’ingresso della casa. Per chi possiede un giardino la raccolta differenziata degli scarti verdi è obbligatoria.
 

 

I percorsi naturalistici dal mare a Contovello - LA PROPOSTA DI UNA MOSTRA FOTOGRAFICA
TRIESTE Una mostra fotografica con immagini di ieri e di oggi per valorizzare storia e ambiente del ciglione carsico e dei terrazzamenti di Contovello. E’ un’idea della Riserva Marina di Miramare, impegnata a ampliare il proprio lavoro di divulgazione sui temi ambientali e intenzionata a “uscire” dai suoi ambiti istituzionali e fisici per salire sul Carso, verso quell’altipiano che per motivi culturali e economici mantiene solidi legami con il mare. «Appena sopra al parco di Miramare dove è situata la nostra sede – spiega il direttore della Riserva Marina Maurizio Spoto – troviamo quel sentiero Natura che, inerpicandosi nel bosco e tra i campi coltivati, giunge sino al borgo storico di Contovello. Accanto ai suoi importanti valori naturalistici, vanno riproposti quelli storici. I percorsi che dall’altipiano scendono alla costa sono testimonianza di un passato dove quotidianamente agricoltori e pescatori utilizzavano queste direttrici per spostarsi e lavorare». La mostra fotografica intende ricostruire quei rapporti e favorire la riscoperta di quegli antichi percorsi che oggi possono contribuire in maniera sensibile alla tutela dell’ambiente naturale e alla crescita turistica. Per realizzare l’evento, la Riserva Marina di Miramare ha chiesto la collaborazione della Cooperativa Sociale di Contovello. L’obiettivo di Spoto è di concretizzare la rassegna in due sedi, una nel castelletto di Miramare che ospita la Riserva, l’altra in un locale della storica Trattoria Sociale di Contovello di proprietà della Cooperativa. Così accanto agli scatti naturalistici e paesaggistici colti dal sentiero, troveranno spazio alcune fotografie di proprietà della Cooperativa. Un piccolo universo fatto di lavoro e di tradizioni tutto da riscoprire e da far conoscere in particolare a quelle scolaresche di ogni ordine e grado alle quali da tempo la Riserva Marina si rivolge.

(m.l.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 20 maggio 2012

 

 

Quiz sul Piano regolatore: 400 risposte in 7 giorni
Il questionario si trova sul sito Retecivica, compilazione “on line” o in carta Un software speciale analizza le risposte su verde, case, parcheggi, bus...
In una sola settimana già 400 questionari restituiti “on line”. Di questo passo a fine luglio, quando scatta lo stop al sondaggio sul Piano regolatore, potrebbero esserci in Comune migliaia di risposte. Il verde, la bicicletta, i palazzi storici, i bus e i parcheggi, l’inquinamento, i restauri, la casa. Col metodo “partecipativo” non solo si verifica che cosa i cittadini pensano e vogliono, ma si fa un test complessivo, una sorta di quiz che alla fine con le sue percentuali potrebbe dare una concreta immagine, più che della città, degli occhi che la guardano e delle persone che la abitano. Dunque, ditelo con il test (anonimo). Il Comune aveva promesso consultazione prima di dare forma al nuovo Piano regolatore, e in effetti sul sito Retecivica è stato immesso il sondaggio in 12 pagine. Il documento è da compilare “on line” ma anche in carta, in versione stampata. In questo secondo caso va riconsegnato alle circoscrizioni o all’Ufficio relazioni col pubblico di via della Procureria 2. Si intitola «Insieme per la Trieste di domani, verso un nuovo Piano regolatore». È obbligatorio dichiarare zona di residenza, fascia di età, professione, cittadinanza, sesso. Seguono i quesiti, da cui traspare soprattutto l’intento di verificare quanto i triestini seguano le direttive di questa amministrazione, infatti le domande insistono su aree pedonali, verde, piste ciclopedonali, sull’evitare consumo di suolo, riqualificare gli edifici esistenti. Proprio alla fine le domande più generali, che riassumono l’eterno dilemma triestino: «Con quale immagine vorrebbe che si rappresentasse la Trieste del domani?». Tra le opzioni: città della vela e dei servizi legati al mare, città della scienza e della ricerca avanzata, città della cultura e del turismo, città dei servizi (capoluogo di Regione), città del porto, città dell’industria. Ma il sondaggio ha anche lo scopo pratico di individuare se in borghi e rioni esistono edifici dismessi da riqualificare, e in tal caso a quale funzione si vorrebbe destinarli, se il trasporto pubblico è sufficiente o no, se i triestini vorrebbero più parcheggi a pagamento o privati, con quale mezzo soprattutto si muovono in città, e fra tutto questo ci sta la domanda sul paesaggio: «Quali sono i luoghi di maggior valore paesaggistico da tutelare o valorizzare?». Tra le opzioni: piazze, viali, monumenti, borghi carsici, costiera. Le risposte sono aperte, in una scala da 1 a 5. «Per leggere le risposte e fare le statistiche - afferma l’assessore all’Urbanistica Elena Marchigiani - ci siamo dotati di un “software” apposito, che analizza i documenti via via che arrivano. I tasselli in cui i cittadini devono scrivere proposte verranno invece letti fisicamente, uno a uno». Nel frattempo proseguono gli incontri nelle circoscrizioni, e sono entrati in azione 8 studenti di Architettura che affiancano il personale e raccolgono quesiti. «È un procedimento preventivo - precisa Marchigiani - rispetto alla stesura del Piano regolatore, ma non sarà eliminata, come qualcuno teme, la possibilità di presentare osservazioni. L’iter di adozione del Prg le prevede obbligatoriamente».
Gabriella Ziani

 

 

Piano traffico, S. Giacomo “ribelle” - Quinta circoscrizione contraria a nuovi stalli blu e a via Madonnina in discesa
Nuovi stalli a pagamento per strada, a cielo aperto, come prevede il futuro Piano del traffico di Cosolini? No grazie, mette immediatamente le mani avanti il parlamentino della Quinta circoscrizione di San Giacomo e Barriera Vecchia, la più popolosa della città coi suoi 51mila abitanti, un quarto di Trieste intera. Si apra anzi - ribatte lo stesso parlamentino - lo spazio-posteggi dell’Ippodromo, magari solo quando non ci sono le corse dei cavalli, e si facciano piuttosto sconti dignitosi ai residenti che utilizzano i grandi impianti esistenti, dal park interrato di San Giacomo al multipiano di via Pietà, che assieme fanno quasi mille posti coperti. Eppoi - si domanda ancora la Quinta circoscrizione - perché rendere via Madonnina discesa e via del Bosco salita? L’attuale assetto viario le appare, effettivamente, «più funzionale». Dette così potrebbero passare per obiezioni rese da un parlamentino con una tinta politica diversa da quella del Comune. E invece no. Trattasi comunque non di battaglia in famiglia, semmai di guerra di posizione, perché il quinto parlamentino è tutto compatto, da sinistra a destra, nel fare le barricate. Quelle obiezioni, infatti, sono tecnicamente delle osservazioni, e sono contenute in una delibera bipartisan approvata recentemente all’unanimità dal Consiglio circoscrizionale, in testa le firme di Claudia Ponti, la presidente espressa dal Pd, e di Francesco Battaglia, coordinatore della commissione Urbanistica, militante del Pdl. In tale delibera sta scritto, ad esempio, «parere contrario» a nuovi stalli a pagamento» in via San Marco, campo San Giacomo, largo Mioni, via della Tesa, piazza Foraggi, piazza Perugino, via Vergerio, via Settefontane e via Gambini, «in quanto si andrebbe a gravare la cittadinanza di un pesante costo sociale senza sortire sostanziali effetti positivi per le attività commerciali». Il documento «auspica la valorizzazione delle grandi strutture coperte attualmente sottoutilizzate, anche mediante convenzioni per agevolare residenti, lavoratori, utenti delle strutture pubbliche e clienti degli esercizi commerciali». Altre proposte vanno da «una rotonda» fra via D’Alviano e via Svevo ad «adeguate barriere» per separare all’incrocio le vie San Giacomo in Monte, Frausin e Veronese, dalla «tempestiva risistemazione e riapertura al traffico» di via del Pollaiuolo fino al cambio dei parcheggi da paralleli a pettine di fronte al complesso Ater di piazzale De Gasperi. Il quinto parlamentino giura che non c’è voglia di far guerra, bensì di collaborare in modo costruttivo: «Lo spirito della delibera condiviso da tutte le forze politiche - scrivono Ponti e Battaglia, il che è una precisazione cara soprattutto al Pd e ai suoi alleati - è quello di dialogare con la giunta». Chi vorrebbe pure dialogarci è una rete di comitati e associazioni che hanno appena scritto una lettera a Cosolini chiedendogli «un incontro urgente»» sul caso masegni. L’iniziativa, su input fra gli altri di Roberto Sasco, segretario Udc, qui come presidente del Comitato per la salvaguardia del canale di Ponterosso, coinvolge anche, fra gli altri, Italia Nostra, Wwf, Cosapu, Comitato per piazza Libertà e Comitato per la salvaguardia del Borgo Teresiano. Lo stesso, quest’ultimo, che si sta muovendo contro l’ipotesi di bus in via Geppa. Chissà che i masegni non siano poi un pretesto per parlare pure di Piano del traffico...
di Piero Rauber

 

«Non vedenti, sbagliato il sistema a infrarossi» - Stanziati dalla giunta 50mila euro. Associazione disabili visivi: meglio la segnalazione tattilo-plantare
La giunta comunale ha stanziato 50mila euro per dotare del sistema a raggi infrarossi le zone fra piazza Unità, piazza Verdi, via Canalpiccolo e, in parte, corso Italia. Questa tecnica punta ad agevolare la mobilità delle persone con disabilità visiva. Negli anni scorsi altre zone della città, come Riva 3 novembre, corso Cavour e viale XX Settembre erano state abilitate a questo servizio per i non vedenti. «Una decisione - sottolinea l’assessore ai Lavori pubblici Andrea Dapretto - che intende concludere un percorso iniziato anni fa e che ci è sembrato corretto definire». La decisione però non è stata condivisa da tutte le associazioni di non vedenti; il sistema, non nuovo a Trieste, ha ricevuto numerose e ampie critiche proprio da chi dovrebbe beneficiarne, i disabili della vista. E i due “grillini” Paolo Menis e Stefano Patuanelli hanno annunciato un intervento al prossimo Consiglio comunale: puntare piuttosto che sui raggi infrarossi, meglio concentrare gli investimenti sulla segnalazione tattilo plantare. «Questo sistema - afferma Fernanda Flamigni, non vedente, referente provinciale dell’Associazione disabili visivi onlus - esiste a Trieste dal 2006 e non ha mai ricevuto il gradimento di chi doveva fruirne perché non funziona. Innanzitutto il non vedente deve avere un ricevitore a batteria che trasmette i messaggi. Ma il non vedente, proprio perché non vede, deve avere le orecchie libere perché il suo movimento è condizionato da quello che sente. Chi arriva poi da fuori città e non ha il ricevitore, non può muoversi. La nostra associazione ha proposto, non in alternativa, la segnalazione tattilo plantare soprattutto in alcune aree, come alle fermate dei bus e soprattutto lungo il canale di Ponterosso». Per Flamigni i disabili della vista non vogliono affidare la propria autonomia a uno strumento che necessita di frequenti manutenzioni e batterie cariche, cosa di cui non si può essere sempre certi. «Inoltre la delibera della giunta è in contrasto con il dpr 503/1996 (norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici, ndr) che all'articolo 1 comma 2c prevede "accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi". Un sistema di guida che prevede il possesso di uno strumento dedicato per definizione non consente il riconoscimento di luoghi e fonti di pericolo a chiunque. Di più, la Regione che nel 2004 aveva introdotto il sistema a raggi infrarossi, nel 2006 lo ha abrogato». «Ripeto - ribadisce l’assessore - la giunta ha deciso di completare un’opera già avviata. Sono convinto anch’io che occorre verificare alcune situazioni e intervenire. Nei prossimi giorni mi sono impegnato a portare a un unico tavolo tutte le associazioni che si occupano dei non vedenti e a trovare una soluzione comune». Il problema sarà posto all’attenzione del Consiglio comunale dai grillini Menis e Patuanelli: «È sbagliato - scrivono - puntare sul sistema a raggi infrarossi per agevolare la mobilità delle persone con disabilità visiva. Meglio sarebbe stato concentrare gli investimenti sulla segnalazione tattilo plantare. Le critiche espresse sulla decisione della giunta meritano di essere ascoltate».
Ferdinando Viola

 

Una discarica sul tracciato della ciclabile - il tratto muggesano della pista ciclabile realizzata nel tragitto dell'ex  ferrovia Parenzana

Carcasse d’auto, pneumatici e perfino residuati bellici nel tratto muggesano dell’ex Parenzana. La pista pronta per l’estate
MUGGIA Un furgone, nove carcasse di automobili e le batterie sparse qua e là, i resti di una cucina, un container, pezzi di paraurti e di motori, persino una motozappa e un carro attrezzi, oltre a più di un centinaio di pneumatici. È questo lo spettacolo che è emerso dopo aver ripulito da rovi e sterpaglia il tratto muggesano di quella che fu la ferrovia Parenzana, una volta iniziati i lavori per la realizzazione di una parte dell'anello della pista ciclabile. Una vera e propria discarica abusiva, su un terreno di proprietà comunale, che per decenni, evidentemente, una carrozzeria-autodemolizione ha utilizzato per “smaltire” automobili e suppellettili varie su quella parte della ferrovia che arriva fino al vecchio confine con la Slovenia. Così dopo il danno, per il Comune di Muggia, arriva la beffa. Sì, perché a farsi carico della rimozione e dello smaltimento dei rifiuti sarà l'amministrazione comunale: i costi stimati oscillano tra i 6 mila e i 10 mila euro. «Si tratta di una discarica parzialmente nota e più volte segnalata nel corso degli anni passati. Abbiamo diversi fascicoli nei nostri uffici – spiega il sindaco Nerio Nesladek durante un sopralluogo lungo il percorso della futura pista ciclabile. Non ci aspettavamo però un danno di questa entità. Ma poiché si tratta di un'area pubblica la questione si complica perché sarà il Comune a dover sostenere un aggravio dei costi per la realizzazione della pista ciclabile». Sono stati trovati i resti di diverse automobili, nel vano motore del furgone una volpe ha scelto di farci la sua tana, e alcuni alberi sono cresciuti accerchiati dai copertoni, non è escluso che nel corso dei lavori riemerga anche qualche altro modello di auto targato anni Ottanta. Ma oltre al cumulo di automobili e di pneumatici i lavori hanno subìto un ulteriore stop perché, pare, che nel tratto che va verso la Slovenia, siano presenti anche degli ordigni inesplosi durante i bombardamenti alleati della Seconda guerra mondiale. «Macché bombe – dice scherzando uno degli abitanti della zona – saranno di sicuro i resti delle automobili che stanno sepolti sotto tre metri di terra ad essere stati rilevati dalle strumentazioni». Sta di fatto che a breve interverrà il Genio per la verifica e la eventuale rimozione di possibili residuati bellici. Il progetto della ciclabile, nonostante gli intoppi, continua però spedito. I lavori sul tratto che va dal Rio Ospo ai Laghetti delle Noghere sono già iniziati. A questo tracciato si collegherà la pista che andrà in direzione di San Dorligo della Valle-Dolina mentre dall'altra parte si potrà arrivare fino alla foce dell'Ospo e infine il collegamento con la Parenzana. Qui la pista ciclabile diventerà parte integrante dell'omonimo tracciato verso la Slovenia per arrivare, percorrendo tutto il tratto della ex ferrovia, fino a Parenzo in Croazia. A questo primo anello si aggiungeranno altri tracciati verso Muggia e Lazzaretto che per ora non sono ancora stati finanziati. Finora il costo totale del progetto messo in cantiere è di circa 400 mila euro: una parte, 130 mila, finanziato con fondi comunitari legati all'iniziativa transfrontaliera Carso-Kras mentre i restanti sono stati erogati dalla Regione. Il tratto di ciclabile sulla Parenzana sarà pronto già per questa estate: ad agosto è in programma una pedalata transfrontaliera, in autunno sarà invece terminato il resto del circuito. «L'obiettivo – ha detto il sindaco Nesladek – è di far sì che il percorso della Parenzana diventi un circuito unico che unisce l'Italia alla Slovenia e Croazia».
Ivana Gherbaz

 

Mountain bike e Pro loco insieme a Muggia
MUGGIA La Pro Loco Muggia si ingrandisce. È nata ufficialmente in questi giorni la sezione sportiva Pro loco Muggia-Mountain bike, frutto della collaborazione tra il sodalizio presieduto da Andrea Spagnoletto e un gruppo di corridori locali che intendono sviluppare la disciplina nella loro terra natia che ben si presta a questo sport. Il progetto nasce per sviluppare la pratica della bici fuoristrada nel comune di Muggia creando un’associazione come punto di riferimento dove conoscersi, incontrarsi e condividere insieme questa passione. «Una delle finalità principali è far riscoprire il senso di libertà attraverso il freeriding, letteralmente “guidare liberi”, stando a contatto con la natura – spiega Spagnoletto – e l’obiettivo quindi è rendere le aree boschive di Muggia praticabili con le mountain bike fornendo mappe, indicazioni e organizzando uscite di gruppo ed escursioni». Come evoluzione futura del progetto la Pro Loco ha in mente di adattare un'area dove poter esercitarsi creando delle tracce dal fondo compatto con sponde in terra (parabole) e passerelle di legno, un “pump track”, ossia un circuito a ciclo continuo dove non è necessario pedalare, e l’avanzamento è dato dalla compressione e decompressione delle sospensioni. Verranno presi in considerazione anche i salti da “dirt jump”, nuova disciplina molto amata soprattutto dai più giovani. La Pro Loco ha attivato per chi fosse interessato un pagina sul social network facebook del gruppo “Boschetto-Sezione Mtb Pro Loco Muggia”.

(ri.to.)
 

Salvaciclisti in piazza
“Salvaciclisti chiede più sicurezza sulle strade per chi usa la bicicletta. A Trieste l’appuntamento è oggi alle 21 in piazza Unità in contemporanea a tutte le città d’Italia.

 

 

Sossi: «Un esposto su rifiuti e inceneritore» - Il capogruppo di Sel in Comune annuncia: «Lo depositerò domani. Vogliamo chiarezza da AcegasAps»
Un esposto alla Procura della Repubblica di Trieste, per avere risposte precise sulla qualità dei rifiuti in entrata al termovalorizzatore AcegasAps di via Errera, qualsiasi sia la loro provenienza, e ottenere certezze sui processi di verifica e poi di incenerimento cui vengono sottoposti all’interno dell’impianto. Lo depositerà domani Marino Sossi, capogruppo di Sinistra ecologia e libertà in Consiglio comunale, una delle forze della coalizione di centrosinistra, della maggioranza che sostiene il sindaco Roberto Cosolini. L’annuncio della richiesta di intervento all’autorità giudiziaria arriva proprio a due giorni di distanza dall’arrivo a Trieste via ferrovia di una trentina di container contenenti immondizie provenienti dalla Campania e destinate all’inceneritore. «Ho parlato anche con il coordinatore provinciale del partito, Fulvio Vallon - spiega Sossi -, che è d’accordo. Alla luce di alcune dichiarazioni lette sulla stampa e di voci che girano, bisogna accertare la situazione. Presenteremo come Sel un esposto affinché si indaghi sulla qualità del rifiuto, sia che arrivi da Trieste sia da altre province o regioni, e quindi sulle relative verifiche, e si accerti inoltre se il successivo processo di termovalorizzazione non produca un pericolo per la salute dei cittadini. Vogliamo chiarezza su tutta la procedura che mette in atto AcegasAps. Il primo dato è proprio la tutela delle persone. Penso che le indagini possano concludersi rapidamente». L’ex municipalizzata ha sempre ribadito come tutti i rifiuti in ingresso all’impianto, qualsiasi sia la loro provenienza, vengano sottoposti agli accertamenti previsti anche per verificare la presenza di eventuale radioattività. Intanto, sul tema, il sindaco replica al duo grillino in Municipio composto da Paolo Menis e Stefano Patuanelli: «I consiglieri del Movimento 5 Stelle mi chiedono una posizione chiara? Non ho nessun problema ad accontentarli - premette Roberto Cosolini -. Innanzitutto dicendo che se avessero elementi sulla pericolosità e nocività di questi conferimenti e del loro trattamento dovrebbero segnalarli alle sedi competenti, perché altrimenti questa rischia di essere una demagogica dimostrazione di irresponsabilità, in piena sintonia con la Lega Nord, che può sconfinare nel procurato allarme e creare un pesante danno di immagine e perciò economico, a quella che, seppur a loro non piace, è comunque un’importante industria di Trieste, che dà occupazione a centinaia di persone». «La mia posizione è molto chiara - aggiunge il sindaco -: se, e le cose mi pare stiano proprio così, le caratteristiche, la certificazione della provenienza e la regolarità del processo di conferimento sono corrette, l’AcegasAps fa bene ad acquisire nuove commesse in regione e fuori, senza distinguere tra rifiuti padani e meridionali, dovendo garantire l’ammortamento di un investimento industriale, la compensazione dell’auspicabile e progressivo ridursi di rifiuti locali per effetto della crescita della differenziata e per garantire i livelli occupazionali». Ora, però, sull’operato di AcegasAps vuole conferme ulteriori Sossi, esponente della maggioranza in Comune. Comune che, peraltro, è il principale azionista di AcegasAps Holding (col 50,1%, mentre il 49,9% è del Comune di Padova), società che a sua volta controlla il 62,7% delle quote di AcegasAps spa.

(m.u.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 19 maggio 2012

 

 

Treni carichi di rifiuti in arrivo dalla Campania
Utilizzata per il trasporto la linea secondaria che passa per Aquilinia. I convogli depositati nel piazzale della Artoni&samer. omero: «Nessuna irregolarità»
Dalla Campania a Trieste con modalità inedite. Per la prima volta tra il pomeriggio e la sera dell’altro giorno, giovedì, il trasporto di rifiuti provenienti dal territorio campano e destinati al termovalorizzatore AcegasAps di via Errera è avvenuto via rotaia utilizzando la ferrovia che arriva ad Aquilinia con fermata nell’area in testa al canale navigabile, nel piazzale in concessione alla Artoni&Samer. Sui vagoni una trentina di container da sei metri l’uno, pieni di immondizie. Per spostarli dal treno ai camion dell’Italspurghi, su cui poi sono giunti all’impianto di via Errera, è stato impiegato il parco mezzi della Frigomar, azienda che ha in gestione da Artoni&Samer l’attività nel piazzale. La notizia sull’arrivo di nuovi rifiuti dalla Campania (non una novità assoluta, ma pare che per le volte precedenti fosse stato sempre scelto il trasporto solo su gomma) è stata diffusa in prima battuta dall’associazione ambientalista Greenaction Transnational. Da AcegasAps non è stato possibile avere alcun chiarimento sulla quantità precisa e sulla tipologia di rifiuto in entrata a Trieste. «Si tratta di informazioni commerciali, che non diffondiamo in una situazione di libero mercato»: questa la posizione ufficiale dell’ex municipalizzata. Che, in più, ha ribadito come tutti i rifiuti, a prescindere dalla loro provenienza, siano soggetti al medesimo regime di controlli previsto dal Sistema di gestione ambientale e inoltre tutte le immondizie in ingresso al termovalorizzatore passino per un portale che rileva l’eventuale radioattività presente (la frequenza - secondo AcegasAps - è la stessa sia per i rifiuti “locali” sia per quelli provenienti da altre province o regioni). Infine, altro particolare riferito dalla multiutility come in precedenti occasioni: «I rifiuti che arrivano dalla Campania non provengono da “discariche irregolari” ma sono prodotti dalle lavorazioni di impianti di trito-vagliatura». La questione non è passata inosservata agli occhi del mondo politico. Lega Nord e MoVimento 5 Stelle Trieste (ne riferiamo a fianco), forze d’opposizione in Consiglio comunale, hanno sferrato subito un attacco all’indirizzo dell’amministrazione Cosolini. E anche della Regione, dove peraltro ad oggi il Carroccio è parte della maggioranza di centrodestra che sostiene il presidente Tondo. Il Comune, per voce dell’assessore con delega alle aziende partecipate Fabio Omero, ricorda che «al termovalorizzatore arrivano anche immondizie provenienti da Gorizia e in estate da Lignano. Se c’è lo spazio poi, ne vengono bruciate altre ancora, come quelle della Campania: una scelta coerente rispetto al piano economico oltre che un concetto di solidarietà verso un territorio che vive un’emergenza». Il collega di giunta Umberto Laureni, titolare della delega all’Ambiente, sottolinea: «Quello dei rifiuti provenienti dalla Campania è un falso problema. Se arrivano qui vuol dire che è possibile e che è stata concessa una deroga per il conferimento fuori regione». Per garantire la massima trasparenza sull’argomento, Laureni annuncia: «Vorrei rendere libero ai cittadini l’accesso all’inceneritore, organizzando visite guidate a gruppi una volta alla settimana. Un modo per evitare ogni possibile sospetto. Ne ho parlato con AcegasAps, che concorda».
Matteo Unterweger

 

«Trieste non è l’immondezzaio d’Italia» - I GRILLINI E LA LEGA NORD
«Trieste non può diventare l’immondezzaio d’Italia, la tecnica dell’incenerimento è nociva e non è possibile continuare a fare business sulla salute dei triestini. L’altro ieri sono arrivati a Trieste via ferrovia 26 convogli carichi di rifiuti provenienti dalla Campania, con destinazione l’inceneritore. Chiediamo che il sindaco intervenga e prenda una netta posizione contraria a queste scelte compiute da AcegasAps». I grillini Paolo Menis (foto) e Stefano Patuanelli chiamano così in causa il sindaco Roberto Cosolini. «Non può sempre trincerarsi dietro la storia che “l’ex municipalizzata è un’azienda privata e quindi può agire come meglio crede” - proseguono -: la maggioranza relativa delle azioni è del Comune di Trieste. Inoltre lo scorso febbraio l’assessore regionale Luca Ciriani aveva affermato che la Regione non avrebbe dato il consenso all’arrivo di rifiuti da altre parti d’Italia. Ha cambiato idea? Nel 2011 il termovalorizzatore di Trieste ha ricevuto 11.830 tonnellate di rifiuti provenienti dalla Campania». Critica anche la Lega Nord, il cui segretario proviciale Pierpaolo Roberti afferma: «Trieste non è una città di serie B, buona solo a togliere le castagne dal fuoco a chi produce immondizie senza sapere poi come smaltirle». «Questa non è che la logica ricaduta della politica adottata dai partiti che sostengono l’esecutivo Monti - aggiunge il capogruppo leghista in Comune, Maurizio Ferrara -: tassare il Nord per finanziare il Sud e scaricare su di noi le conseguenze della malagestione delle Regioni meno virtuose».
 

 

Per aiutare il porto non basta adeguare Campo Marzio - L’INTERVENTO DI LUIGI BIANCHI
L’adeguamento di Trieste Campo Marzio è condizione necessaria ma non sufficiente per lo sviluppo dei traffici: senza la piena efficienza di tutta la rete ferroviaria regionale anche il Porto di Trieste non trarrà alcun beneficio dal miglioramento dello scalo. Appare riduttivo limitarsi alla sola cura dei raccordi industriali, anch’essi strettamente legati all’effettiva funzionalità di smistamenti, scali, stazioni e dei relativi servizi commerciali. Chiudere Cervignano significa rinunciare all’unico smistamento del Nord Est, essenziale per la formazione dei treni completi. Ridurre Opicina e Pontebba, dopo la chiusura di Barcola, significa eliminare importanti polmoni per l’interscambio con Slovenia e Austria. Trasformare stazioni in fermate significa impedire incroci e precedenze con inevitabile appesantimento della circolazione merci e viaggiatori. Eliminare la lunetta di Ronchi comporta un sicuro peggioramento anche della circolazione merci. Aggravare le condizioni dei raccordi industriali e portuali significa rinunciare al principale strumento del porta a porta ferroviario. Tutto è congeniale alla rete snella, in pratica al ritiro di Trenitalia dal mercato merci. Ma quanto viene a costare lo smantellamento della rete regionale a Rfi che si ostina a ritardare opere improcrastinabili perché non ottiene (o non propone) i finanziamenti? Come per il raccordo Cormons - Redipuglia, non si trovano i fondi per il completamento, ma si ottengono per demolire opere costate pesantemente alla collettività. Anche nella nostra Regione emerge l’azione autolesionistica delle FS che ridimensionano la rete, operazione onerosa ma soprattutto in contrasto con la missione di Rfi (offrire una rete ferroviaria pienamente efficiente non solo a Trenitalia ma a tutte le imprese, pubbliche e private, italiane ed estere, seriamente interessate allo sviluppo dei traffici europei). La condivisione della Regione Fvg è sorprendente: mette in evidenza la non distinzione delle missioni di Trenitalia e di RFI. Viene ignorata l’origine della caduta dei traffici, legata ai gravi ritardi negli adeguamenti infrastrutturali e alla rinunciataria politica di Trenitalia Cargo che è giunta a puntare solo sui treni completi, in ossequio al credo Tremonti (risanamento senza sviluppo in termini di finanza creativa e cartolarizzazioni) che ha promosso la liquidazione del patrimonio infrastrutturale delle ferrovie italiane, ridotte ormai ad operare da finanziaria immobiliare e non da promotrice del prodotto treno. Sorprende che venga messa in ombra la missione di Rfi (garantire al Paese, e quindi anche al Fvg, la competitività della modalità ferroviaria attraverso l’adeguamento, e non la demolizione, delle infrastrutture, che devono essere messe a servizio non della sola Trenitalia ma di tutti gli operatori che lavorano per la promozione dei trasporti continentali). Missione ben distinta da quella di Trenitalia (organizzare la commercializzazione del prodotto treno, merci e viaggiatori, in una logica intermodale). Bilancio e risanamento delle società vanno visti in una sana gestione imprenditoriale che punta sull’incremento dei prodotti del traffico e non si limita alla sola speculazione finanziaria ed immobiliare. Gli amministratori della nostra Regione, anziché rinnovare sempre comprensione per il vertice FS (“Rfi ha l’esigenza dei costi e dei ricavi”), dovrebbero battersi invece per l’immediato scorporo di Rfi dal Gruppo Fs, senza il quale è impossibile ricondurre la rete alla sua missione di consentire lo sviluppo di tutti i traffici, nazionali ed internazionali, dovrebbero impegnarsi per ottenere, con il blocco dei tagli, il rifinanziamento della Metropolitana leggera (progetto per la rivitalizzazione del nodo di Trieste ai fini del traffico portuale e del servizio passeggeri regionale), della Stazione di Ronchi Aeroporto e del raccordo Cormons–Redipuglia, affrontabile con un decimo dell’impegno necessario per il raddoppio della Udine – Cervignano. Le tre opere rientrano nel novero di quelle immediatamente cantierabili propugnate in funzione anticongiunturale dal nuovo Governo in contrasto con il blocco imposto da Tremonti. Gli amministratori del Fvg anziché giustificare le FS ( impegnate nell’opera di demolizione della rotaia regionale, dopo aver eliminato tutte le relazioni internazionali), dovrebbero lavorare per realizzare quelle opere che sono vitali non per la sola regione ma per il sistema della mobilità europea e per lo sviluppo dei traffici continentali. La ferrovia del Fvg è una risorsa del Paese per i legami con l’Europa.
 

 

Visite guidate al Geopaleontologico

Proseguono le visite guidate al Percorso Geopaleontologico del civico Orto Botanico di via Carlo de’ Marchesetti 2, dalle 10 alle 12, organizzate dal Servizio musei scientifici (Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste): oggi e sabato 26 maggio, sabato 2, 9, 16, 23 giugno, domenica 6 maggio e domenica 3 giugno. Nel corso delle visite saranno illustrati in una ventina di tappe le rocce e i fossili più importanti del Carso Triestino, dalle più antiche rocce di 125 milioni di anni fa, alle pietre più recenti di “soli” 40 milioni di anni d’età.

 

 

Riso solidale

Dalle 9 alle 19 in piazza della Borsa, viale XX Settembre (presso la fontana), piazza Tra i Rivi a Roiano, piazza Marconi a Muggia e presso 19 parrocchie nell’orario delle messe, ritorna l’iniziativa “Abbiamo riso per una cosa seria” per il sostegno alla realizzazione di una rete idrica in Bolivia, che porterà l’acqua potabile a 18 comunità del bacino di San Isidoro. I volontari dell’Accri offriranno 1kg di riso equosolidale per un’offerta minima di 5 euro.

 

 

Festa dell'oasi marina con il WWF

Coin ha risposto all’appello del Wwf per la tutela delle nostre coste e dei nostri mari e, dopo aver lanciato la campagna di sensibilizzazione per il Mediterraneo “A sea of love, a sea of life”, partecipa domani alla Festa delle Oasi. La suggestiva Riserva Marina di Miramare nel Golfo di Trieste, prima Oasi marina del Wwf, farà da sfondo a un laboratorio didattico destinato a sensibilizzare grandi e piccini sull’importanza della tutela del mare. Dalle 9 alle 11, infatti, Coin e Wwf organizzano al Castelletto di Miramare il “Touch Tank all’aria aperta” per far scoprire, attraverso il gioco, la flora e la fauna marina che popolano questo ambiente. In compagnia degli educatori i bambini potranno conoscere e ammirare le creature che vivono lungo la costa, dotata di caratteristiche biologiche senza uguali nel Mediterraneo, per imparare a conoscerla e a rispettarne il delicato equilibrio.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 18 maggio 2012

 

 

Carsiana riapre i battenti Nuovi gestori con più idee
Visite guidate per scolaresche e gruppi, in diverse lingue, escursioni e laboratori Previsto anche l’abbonamento stagionale per chi vuole seguire le fioriture
SGONICO C’è quella “classica”, quella denominata “Wildlife gardening: un aiuto per la biodiversità”, quella “Chimico fisica” che permette di approfondire gli aspetti del topoclima della dolina ospitante Carsiana e, per i più piccoli, addirittura una “Caccia al tesoro” alla ricerca delle specie presenti nel giardino. Queste sono solo una piccolissima parte delle attività e delle escursioni, organizzate dalla cooperative di giovani naturalisti Rogos, per rilanciare il giardino botanico Carsiana dopo una stagione estiva (quella passata) alle prese con lavori d’ultimazione per il parcheggio e conseguenti ritardi d’apertura (ogni anno si apre il 25 aprile), cambi di guardia corredate da polemiche sulla vecchia amministrazione provinciale e l’inclemente fattore atmosferico. Quest’anno, invece, sebbene l’inaugurazione si sia svolta piuttosto in sordina tutto sembra svolgersi secondo programma. Ovviamente, tempo permettendo. Da dicembre Carsiana è on–line il nuovo sito (www.giardinobotanicocarsiana.it), pratico e conciso ma con tutte le informazioni necessarie e gli aggiornamenti in tempo reale sulle varie attività. È presente anche su Facebook con la pagina “Giardino Botanico Carsiana”. Ma cosa è cambiato rispetto all’anno scorso? «Non ci sono stati grossi cambiamenti - spiega Aila Quadracci, responsabile della Rogos – abbiamo solo permesso alle varie zone del giardino di trovare la loro conformazione originale. Negli anni la boscaglia aveva preso il sopravvento sulle alle altre specie, impedendo alle piante di godere della luce. Con dei piccoli interventi sullo scotano (che imperversava su tutto il giardino) siamo riusciti a ristabilire l’equilibrio». Ad evolversi è anche l’offerta con visite guidate (per scolaresche e adulti) in diverse lingue: italiano, sloveno, inglese, tedesco (su prenotazione), visite tematiche e laboratori didattici non solo all’interno dell’area botanica ma anche sul Carso, sul sentiero Riselce, o nella Riserva del Monte Lanaro. Tra le novità, poi, quest’anno c’è l’abbonamento stagionale (previsto a prezzo ridotto per minorenni ed ultrasessantenni) che permetterà a quanti desiderano seguire il succedersi delle fioriture o anche solo assaporare l’atmosfera accogliente del giardino, di ritornarvi assiduamente ad un costo contenuto. La prossima escursione organizzata dalla Rogos all’interno delle celebrazioni per le due giornate della biodiversità è per questa domenica alle 19: passeggiata all’imbrunire nel giardino botanico, la dimostrazione pratica dell’installamento di una bat-box e la conferenza della dottoressa Donatella Samenc sui chirotteri che popolano il Carso. Gli orari per accedere al giardino: martedì al venerdì dalle 9.30 alle 13. Nei fine settimana e nei giorni festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Visite guidate senza prenotazione nei giorni feriali alle 10 e nei fine settimana e festivi alle 10.30 e alle 16.00. Info: Rogos soc. coop. – 3334056800 – e-mail: inforogos@gmail.com - www.giardinobotanicocarsiana.it
Viviana Attard

 

 

Urbi et Horti.

Oggi ultima lezione del percorso Urbi et Horti alle 17.30. Si parlerà con Luciana Boschin “Italia Nostra - Ipotesi di regolamentazione degli orti”, Tiziana Cimolino, associazione Bioest agricoltura biologica, biodinamica, sinergica. Domani, lezione pratica ore 10-12, campo Giarizzole, via Inchiostri 4; dalle 12 grigliata conviviale Casa del Giovane, via Inchiostri 4.

 

 

Risparmio energetico

L’associazione difesa di Opicina organizza oggi alle 20.30 nella sala della Banca di Credito cooperativo del Carso, via del Ricreatorio 2, Opicina un dibattito pubblico sul risparmio energetico. Interverranno Paolo Gon, Pierangelo Virgolini, Alessandro Coslanich.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 17 maggio 2012

 

Più auto e meno infrastrutture - Libro bianco Confcommercio. Nelle città lenti come nel 700. Immatricolazioni in calo ad aprile
ROMA Troppe auto in giro e poche infrastrutture: con 41,4 milioni di veicoli in circolazione l'Italia ha un record mondiale ed europeo per densità in rapporto alla propria rete stradale. Un dato che emerge dal Libro bianco su trasporti e infrastrutture presentato da Confcommercio. L'aumento dei veicoli, rispetto al 1970, è stato del 271%, a fronte di una crescita dell'intera rete stradale del paese del 34%. Si è passati da 81 a 225 veicoli per ogni km di strada disponibile. L'Italia ha una densità autostradale di 2,2 km ogni 100 km quadrati rispetto a 5,5 di Olanda, Belgio e Lussemburgo, 3,6 della Spagna e 2,7 della Germania. Come nel Settecento. Conseguenza diretta del rapporto tra veicoli e infrastrutture è la diminuzione della velocità media registrata nei maggiori centri urbani italiani. Di fatto, la velocità media nelle grandi città ricorda da vicino quella raggiunta alla fine del Settecento: oscilla intorno ai 15 km/h e scende fino a 7-8 km/h nelle ore di punta. Le incompiute. Altra nota dolente è quella dedicata alle «incompiute» un gruppo di 27 infrastrutture viarie cominciate e mai portate a termine. Tutte insieme valgono 31 miliardi e hanno accumulato ritardi che variano da un minimo di 5 anni a un massimo di mezzo secolo. Meno Pil. Secondo il rapporto, se l'Italia avesse messo in campo, nel decennio 2001-2010, politiche di miglioramento dell'accessibilità stradale si sarebbe registrato un incremento del Pil pari a 142 miliardi di euro. I costi chilometrici medi in Italia si dimostrano poco concorrenziali. «Serve il contributo di tutti per una nuova stagione», ha chiesto il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, ricordando che dal 2004 al 2011 la spesa per investimenti in opere pubbliche si è ridotta di circa un terzo in termini reali. Nel presentare il rapporto, Sangalli ha chiamato in causa il ministro per lo Sviluppo, Corrado Passera, il quale, dal canto suo ha sottolineato l'intenzione a invertire la rotta. Immatricolazioni in calo. Prosegue, intanto, il calo delle vendite di auto nuove nell'Ue e nei Paesi Efta, ad aprile le immatricolazioni sono state di poco inferiori a 1,06 mln di veicoli, con una diminuzione del 6,5% rispetto allo stesso periodo del 2011. Dopo lo sciopero delle bisarche che aveva penalizzato pesantemente Fiat nel mese di marzo, il Lingotto vende complessivamente oltre 75,4 veicoli, con un calo dell'11,3% rispetto all'aprile 2011. Nel mese la sua quota di mercato in Europa si attesta al 7,1%. Italia e Spagna sono i Paesi in cui il mercato è più rallentato.
Fabio Iuliano

 

 

Miramare, incontri ravvicinati con tartarughe e delfini - ESTATE VERDE

Incontri ravvicinati con le tartarughe grazie alla “Turtle week”, un “battesimo subacqueo” per i più piccoli, svariati appuntamenti con il “Sea watching” volti all’esplorazione dei fondali marini o addirittura il “Dolphin Day” per conoscere e imparare di più sui “Flipper” nostrani. Queste sono solo alcune delle attività che la Riserva marina di Miramare ha pensato, e organizzato, per creare un’offerta naturalistica rivolta a grandi e piccini. Grazie all’aiuto di fondi provinciali, infatti, a partire da giugno un ricco calendario scandirà i mesi estivi con laboratori, escursioni o mostre. A darne notizia e, a presentarlo alla stampa ieri mattina a Palazzo Galatti, sono intervenuti l’assessore provinciale, Vittorio Zollia, e il direttore della Riserva marina, Maurizio Spoto. «Il programma 2012 prosegue nell’ottica strategica, condivisa con l’Area Marina, di valorizzare il territorio provinciale con l’intento di sensibilizzare i residenti e i visitatori verso una fruizione rispettosa dell’ambiente e compatibile con le esigenze dell’ecosistema», ha dichiarato Vittorio Zollia. «In particolare durante i prossimi mesi verranno proposte attività per far conoscere le bellezze naturali e la loro potenziale fragilità». Si parte dunque con la Turtle Week, una settimana – evento (dal 18 al 24 giugno) di matrice nazionale proposta da Wwf, che da noi avrà luogo nella riserva marina di Miramare, che premetterà di avvicinarsi a questi rettili tramite laboratori tematici, incontri a tema nonché una mostra tridimensionale con modelli di grandezza naturale delle tre specie di tartarughe marine del Mediterraneo. Sabato 30 giugno sarà la volta di “Bolle nel parco”, “battesimo subacqueo” con tanto di bombole e boccaglio dedicato ai più piccoli, accompagnati dalle guide del Circolo Sommozzatori Trieste. Dall’11 giugno, inoltre, si rinnova la proposta per i ragazzi che vogliono assaporare il contatto con il mare con i corsi settimanali di “Sea weatching” a Miramare. Per chi è ancora troppo piccolo per avventurarsi sono previste attività a riva come “Impronte nel mare”, un appuntamento settimanale, il lunedì pomeriggio di luglio e agosto, che permetterà loro di scoprire grazie a speciali visori, la vita sottomarina nell’acqua della battigia. Non solo i bambini, inoltre, saranno i protagonisti “dell’estate alla Riserva Marina”. Tanti gli appuntamenti pensati per tutta la famiglia con alcune giornate (4 luglio, 8 agosto e 5 settembre, salvo variazioni dovute al maltempo) nelle spiagge dei Filtri di Aurisina e Santa Croce, per sensibilizzare sulla durata e la pericolosità dei rifiuti che finiscono in mare. Da non perdere, poi, venerdì 13 luglio lo speciale Dolphin Day, per scoprire le peculiarità di questi curiosi mammiferi. I laboratori tattili e il riciclo creativo, per ri-utilizzare i materiali di scarto e portarli a nuova vita, invece, sono previsti per mercoledì 27 giugno, 18 luglio e 22 agosto. Info: scrivere a promozione@riservamarinamiramare.it oppure telefonare allo 040-224147, in orario d’ufficio.

Viviana Attard

 

 

Servizio Civile

Il 2 maggio è uscito il bando regionale per il Servizio Civile Solidale rivolto a giovani di 16 - 17 anni. I giovani interessati possono presentare la domanda all’Arci Servizio Civile in via S. Francesco 31 entro il 1° giugno 2012, con inizio servizio nel mese di luglio (12 posti). L’impegno è di 360 ore distribuite nell’arco dell’anno. É previsto un riconoscimento economico.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 16 maggio 2012

 

 

Chiusa la battaglia sul Porto Vecchio: Italia a tutti gli effetti
Il Consiglio di Stato rigetta l’appello: nessun regime di extraterritorialità. Valido il Piano regolatore
Una sentenza definitiva. Il Porto Vecchio a nessun titolo può essere considerato «in regime di “extraterritorialità”», cioé non parte integrante dello Stato italiano. Al suo interno è lecito esercitare «l’ordinario potere di pianificazione del territorio, tipico di ogni paese civile». E gli strumenti di pianificazione prodotti fin qui sono «conformi sia con il regime giuridico del demanio e sia con quello del Porto franco internazionale». Quel che a Trieste si è finora deciso di realizzare con la riqualificazione del Porto Vecchio «fa proprie le consuetudini vigenti negli altri porti e zone franche del mondo e rispecchia il trend evolutivo delle tradizionali zone franche verso il settore dei servizi e della logistica». Non solo: tutta la materia è stata normata ex novo dal Trattato di Osimo del 1975, di cui è titolare lo Stato italiano. Ieri il Consiglio di Stato ha messo la parola “fine” al lungo contenzioso ingaggiato dall’Associazione Porto franco internazionale e da altre cinque società rappresentate e difese dall’avvocato Francesco Alessandro Querci, e con una sentenza di 9 pagine ha rigettato per intero l’appello presentato dagli stessi ricorrenti alla precedente sentenza del Tar del Lazio. Facendo base su una interpretazione dell’Allegato VIII del Trattato di pace del 1947, e sul successivo Memorandum di Londra del 1954, i componenti dell’associazione da anni contestano l’illegittimità di ogni “ingresso” civile nell’area del Porto Vecchio, esigendo che per ragioni doganali discendenti da quei trattati essa sia da considerare non solo intoccabile Punto franco, ma perfino al di fuori della sovranità italiana. Di conseguenza sia al Tar e sia nell’appello al Consiglio di Stato hanno anche lamentato l’illegittimità del Piano regolatore del porto, fra l’altro aggiungendo che non sarebbe passato per le procedure di Via e Vas (contestazione «inammissibile» per i giudici). A firmare l’appello datato 2010 erano state l’Associazione Porto franco internazionale e Logistica portuale, la srl Alberti, la srl Vecchietti e Revini-Trasporti e spedizioni internazionali, la srl Levante (ex Quadrante), la srl Adriatic finance & trade. I giudici hanno imposto ai ricorrenti il pagamento, oltre che delle spese, di 3000 euro all’amministrazione dello Stato, 3000 euro alla Regione e 3000 euro al Comune di Trieste che erano fra gli enti citati in giudizio. Rigettato anche l’appello riguardante la legittimità del Piano regolatore del porto, affermando che esso è stato prodotto in sintonia con il Piano regolatore generale della città e secondo le destinazioni d’uso ammissibili, e che le procedure di approvazione del 2005 e 2007 sono state coerenti e corrette.
Gabriella Ziani

 

«L’Ue è contraria alla concorrenza fiscale» - Il docente di diritto internazionale Amadeo: «Per gli scali dell’Adriatico agevolazioni non sfruttate»
La sentenza di cui sopra un punto fermo lo mette, Porto vecchio a oggi è giuridicamente a posto, e anche in prospettiva secondo gli atti di pianificazione fin qui prodotti. Il problema è che intanto entrano in circolo ancora nuove proposte su quale dev’essere il suo futuro, che a taluni sembrano riportare le lancette a qualche decennio fa: attività commerciali grazie al Porto franco, una “borsa merci”, e perfino attività finanziarie “off shore”. Naturalmente salvaguardando il pattuito libero ingresso dei cittadini. Stefano Amadeo, professore associato di Diritto internazionale all’Università di Trieste, è fra quelli che non solo hanno studiato la materia, ma che oggi manifestano forti perplessità di fronte a queste ipotesi «perché l’Europa tende a evitare la concorrenza fiscale fra Stati», perché «a Trieste non manca certo la libertà di commercio che i trattati del dopoguerra si preoccupavano in quel contesto storico di salvaguardare, ma i soldi e i traffici», e perché «esistono nuove normative che aprono possibilità di attivare col sostegno degli enti pubblici, senza che siano configurati come aiuti di Stato ormai proibiti, attività di scambio merci e passeggeri nell’Adriatico orientale, ma sono cose - dice - che bisogna conoscere molto bene, e anche sapersi accaparrare subito: solo chi lo sa fare sfrutta bene le norme e ne ha un guadagno». Ma «se si pensa di far circolare capitali finanziari sottraendoli alla tassazione, questo oggi è proprio impossibile - afferma il docente -, e se poi ancora si pensa di usare il Porto franco per attirare merci da spedire verso gli scali del Nord, è altrettanto un’affermazione insensata, perché quelle merci, attraversando la Ue, dovrebbero comunque pagare dazi e tasse. Così parlare di nuovo di vantaggi nel traffico di merci ha senso unicamente se queste merci andassero dalla nostra zona franca a tutte le zone franche d’Europa, ma in questo senso Trieste non offre vantaggi specialissimi rispetto alle altre, e altri porti si sono molto ben sviluppati senza offrire queste garanzie locali. Perché è l’approccio economico che conta soprattutto. A me sembrano - aggiunge Amadeo - progetti campati per aria, o c’è una seria base di studio, con una valutazione economica seria e ben strutturata, supportata da pareri del governo e della Ue, oppure nell’attesa che si schiariscano le idee si finisce per non fare niente». E così anche rispetto ai macigni che fino alla sentenza del Consiglio di Stato pesavano sulla realizzabilità di un completo restauro del Porto vecchio, e cioé le pretese che solo attraverso un’intesa con gli Stati firmatari dei trattati del dopoguerra fosse possibile “toccare” quel territorio, Amadeo mette una riga sopra: «Quei trattati volevano garantire un regime aperto per l’entrata e uscita delle merci, che oggi non è più impedito come allora, ma anche ammettendo che quella norma avesse ancora valore (e a me non pare) c’è da chiedersi: è di fatto esigibile da parte di quegli Stati? Oppure è caduta in desuetudine? E se fosse vigente, sarebbe più o meno liberale delle leggi Ue?». Dalla somma di questi dubbi che consiglierebbero di guardare altrove per pianificare un conveniente futuro, il giurista ricava anche un ultimo e più generale pensiero: «Sempre a Trieste manca una “regìa”, si parla di rigassificatore ma anche di crociere, di Porto vecchio aperto alla città ma anche di regimi doganali, e cioé di cose che confliggono l’una con l’altra».

(g. z.)
 

Beni architettonici, nuovo soprintendente - Nominata Maria Giulia Picchione. Martines: un curriculum ricco di esperienze e competenza
Non una supplenza, ma un soprintendente stabile per i Beni architettonici. È stata nominata ieri Maria Giulia Picchione, che ha preso il posto di Luca Rinaldi. Un curriculum talmente fitto di incarichi anche ministeriali, che il direttore regionale dei Beni culturali, Giangiacomo Martines, esulta: «Una grandissima gioia, il Friuli Venezia Giulia troverà in lei un patrimonio di conoscenze molto vaste, esperienza e competenza in tutti i settori, perché il nuovo soprintendente si è occupata di beni architettonici e paesaggistici, di rischio sismico e barriere architettoniche, di procedure di Via e di Vas in commissioni ministeriali, ha lavorato alla scrittutra del Codice dei beni culturali e ha fatto parte del Nucleo di valutazione dei fondi Fio. Abbiamo aspettato qualche settimana in più per coprire questo ruolo, ma - aggiunge Martines - abbiamo avuto il meglio del meglio e adesso la nostra squadra “ammiraglia” è di nuovo completa con soprintendenti tutti di altissima competenza e qualità». L’architetto Maria Giulia Picchione per venire a Trieste ha lasciato la Soprintendenza del Lazio. Si è laureata nel 1980 alla Sapienza e dal 1985 è funzionario del ministero per i Beni culturali. Ha lavorato a Pompei, nella Soprintendenza di Campania e Basilicata, agli Uffici centrali che danno le Valutazioni ambientali e strategiche, all’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione e prevenzione dai danni sismici, e dopo il 2001 è stata assegnata alla Direzione generale per il paesaggio. «Io l’avevo conosciuta a Roma nel 2009, quand’ero Soprintendente per il Lazio, e Picchione dirigeva Roma Nord e cioé l’area dell’Etruria - dice ancora Martines -, e già ne avevo apprezzato la competenza e la versatilità: è molto austera, severa, di grandissima intelligenza e lungimiranza, aggiornatissima sulle norme, e assai capace di ascoltare cittadini e amministrazioni. Quando ho saputo - esclama il direttore regionale - che, prima in graduatoria, aveva scelto Trieste, ho provato una grandissima gioia. In Friuli Venezia Giulia, a statuto speciale, c’è bisogno di grande competenza, ogni atto che siamo chiamati a esaminare ha sempre una valenza strategica, e ora ci sono tantissime iniziative in corso». Di fronte alla “new entry”, che sarà stabilmente a Trieste a partire dalla prossima settimana, Martines preferisce privilegiare la grandissima soddisfazione per il “team” di soprintendenti e mettere in secondo piano la drammatica carenza di personale amministrativo, che ha causato anche severi scontri col sindacato a causa di mancati pagamenti: «È un momento felice per gli ammiragli - dice con immagine figurata -, se scendiamo alla macchina, funziona bene, non ci mancano né carbone né rotte da seguire, certo se guardiamo ai “marinai” sono sempre di meno, ma la collaborazione interna è molto forte, e anche coi sindacati ci possono essere momenti di confronto teso, ma sempre molto civili». Il «casus belli» è la mancanza di un responsabile del personale per la Soprintendenza ai Beni storico-artistici: sorveglianti e custodi di Miramare hanno molti turni aggiuntivi non pagati per mancanza di loro registrazione.
di Gabriella Ziani

 

 

Val Rosandra, maggioranza divisa Il Pd si astiene sull’odg di Sel

Discussione in Consiglio sull’idea di coinvolgere il Comune di Trieste nell’intervento di ripristino Coloni: «Non possiamo agire nel territorio di S.Dorligo». Russo: «Ragioni di rispetto istituzionale»
Quella inferta alla Val Rosandra è una ferita che non smette di bruciare. Il caso, almeno politicamente, scotta ancora parecchio, come dimostrato l’altra sera dall’accesa discussione scoppiata in Consiglio comunale. Una discussione che ha visto la maggioranza di centrosinistra spaccarsi platealmente, con Sel e Pd schierati su fronti opposti, Federazione della sinistra combattuta sul sostegno da dare a questo o quell’alleato, pezzi di opposizione accorsi a sorpresa in aiuto ai “ vendoliani”. Ad accendere la miccia è stato un ordine del giorno presentato da Marino Sossi per tentare di delineare un piano d’azione per affrontare il post scempio perpetrato dalla Protezione civile. «Politicamente tutti abbiamo condannato l’episodio - spiega il capogruppo di Sel - e tutti attendiamo che gli organi competenti accertino le responsabilità. Nel frattempo, però, bisogna darsi da fare per gettare le basi di un intervento di ripristino. Questo era lo spirito del nostro ordine del giorno: una proposta che mi sembrava ragionevole, ma che il Pd non ha voluto sostenere». Al centro della soluzione indicata da Sel, l’invito al sindaco Cosolini a promuovere, d’intesa con Comune di San Dorligo, Provincia e Regione, «un’azione coordinata per una pronta valutazione dei danni e dei primi interventi da mettere in campo» e un piano finanziario per superare l’emergenza ambientale. Piano a cui eventualmente contribuire con un’apposita posta di bilancio. Due mosse inopportune secondo il Pd - che al momento del voto si è astenuto, così come Roberto Cosolini -, soprattutto perchè irrispettose dell’autonomia della giunta Premolin. «Un conto è esprimere disponibilità politica a collaborare - commenta il capogruppo Giovanni Maria Coloni -, un altro è assumersi l’onere, tra l’altro anche finanziario, di agire come ente capofila per affrontare un problema che interessa un’area fuori dal nostro territorio di un altro Comune». Una posizione dietro la quale qualcuno ha intravisto una sorta di imbarazzo istituzionale dei democrats triestini, poco propensi ad offrire all’esecutivo “amico” di San Dorligo un aiuto che potrebbe essere letto come una sgradita invasione di campo. «Nessun imbarazzo - taglia corto il segretario Pd Francesco Russo -. Si tratta solo di rispetto istituzionale. L’atteggiamento sarebbe stato identico anche se San Dorligo fosse guidato dal centrodestra. Il punto è che del dopo scempio deve farsi carico il vero responsabile, cioè la Regione». Critico nei confronti della proposta di Sel anche Iztok Furlanic che ha votato contro l’odg, “disobbendo” così al capogruppo Fds Marino Andolina che si è espresso invece a favore. E critici anche i “grillini” e consiglieri del Pdl che, per esprimere la loro contrarietà, hanno scelto di non partecipare al voto. «Quella di Sel è una proposta fuori tempo e fuori luogo, oltre che di pessimo gusto - affema il capogruppo Pdl Everest Bertoli -. Non è nostro compito andare a commissariare altri Comuni. E men che meno intervenire nei loro territori con soldi del nostro bilancio». Visti i tanti distinguo, verrebbe da pensare che l’ordine del giorno sia stato bocciato. Invece no. In “soccorso” ai 3 consiglieri di Sel sono arrivati i due esponenti di “Un’Altra Trieste” («su ambiente, sanità e lavoro non ragioniamo in maniera ideologica - chiosa Franco Bandelli -e, se c’è da sostenere anche Sel, noi lo facciamo»), Maurizio Ferrara e Roberto De Gioia (Lega), Paolo Bassi e Cesare Cetin (Idv) e il “futurista” Michele Lobianco («ho votato a favore dell’odg della Val Rosandra, che ha però evidenziato la fragile tenuta della maggioranza»). Contrari, come detto, Furlanic e il consigliere della lista Dipiazza Carlo Grilli. Assenti al momento del voto Paolo Rovis (Pdl), Roberto Dipiazza, Roberto Antonione (Gruppo misto), Igor Svab e Stefano Ukmar (Pd), Roberto Decarli (Trieste Cambia) e Patrick Karlsen (Cittadini).
Maddalena Rebecca

 

 

Premiati i generatori “verdi” di C-Energy
Allo spin off dell’ateneo il riconoscimento assegnato da Area alle ricerche più promettenti come impatto sul mercato
«Per aver risposto alla crescente domanda di risparmio energetico e basso impatto ambientale anche in impianti di piccola taglia». Ecco la motivazione che ha spinto la giuria del Premio Innovazione 3L/3T istituito da Area Science Park ad assegnare la “maglia rosa” della categoria “Early Birds” alla società C-Energy, spin off dell’Università attivo nel campo delle tecnologie avanzate per la conversione dell'energia e lo stoccaggio. Lo staff di C-Energy si è imposto su numerosi e agguerriti concorrenti: in totale, infatti, la commissione del Premio ha esaminato 32 tra prodotti e tecnologie,frutto di attività di ricerca e sviluppo finalizzate a innovazioni tangibili, in grado di migliorare il lavoro e la qualità della vita nei settori più diversi: medicina, telecomunicazioni, nanotecnologie, energia. Un obiettivo, a ben vedere, perfettamente centrato dalla soluzione proposta dallo spin off universitario: l’idea sviluppata dalla srl, insediata nel consorzio scientifico di Basovizza, la vita, specie quella dell’ambiente, potrebbe infatti semplificarla davvero. Al Premio Innovazione 3C/3T C-Energy ha partecipato con un’idea quanto mai attuale nel campo degli impianti di microgenerazione. La ricerca proposta in gara punta a “sfornare” generatori elettrici a basso impatto ambientale, basati su celle a combustibile. Impianti che, a differenza di quelli disponibili attualmente sul mercato che funzionano ad idrogeno, possono utilizzare come combustibile gas naturale o GPL, ma anche biogas. Possibilità che li rende potenzialmente molto versatili, nonchè estremamente compatibili e vantaggiosi dal punto di vista ambientale. A convincere la giuria, sono state in particolare alcune caratteristi dei generatori C-Energy: l’alta efficienza, il rumore di funzionamento estremamente basso e l’alta affidabilità. Un mix di fattori che rendono questi impianti adatti per molte applicazioni: dall’alimentazione di yacht e imbarcazioni da diporto all’integrazione all’interno di elettrodomestici intelligenti. Il ventaglio dei campi in cui sfruttare la ricerca, quindi, è ampio e variegato. Abbastanza per meritare come detto il primo premio per la categoria innovazione potenziale “Early Birds,”, vale a dire quella riservata ai risultati della ricerca ancora da industrializzare, ma promettenti come impatto sul mercato e come ricadute su aziende, settori industriali, territorio e utilizzatori finali. Risultati che, ha sottolienato il presidente di Area durante la cerimonia di premiazione, l’Italia ha il dovere di valorizzare. «Il 2011 è stato un anno particolarmente difficile per il nostro Paese, per l’economia regionale e, inevitabilmente, per il Parco - ha commentato Adriano De Maio -. Ma, nonostante la crisi, le imprese e i centri di ricerca hanno continuato a credere nelle loro idee, investendo e sostenendole affinché diventassero innovazioni. Con la convinzione che è soprattutto nei momenti di crisi che bisogna supportare le nuove idee».

(m.r.)
 

 

Passeggiata a Carsiana con i pipistrelli - SGONICO
SGONICO Domenica alle 19 a Carsiana, sarà possibile effettuare una “passeggiata con… i pipistrelli”. L’appuntamento, che rientra nelle iniziative organizzate nell’ambito delle Giornate della Biodiversità 2012, prevede una lezione-conferenza ad ingresso gratuito dedicata ai pipistrelli che popolano il Carso, a cura della dottoressa Donatella Samec. L’iniziativa è anche l’occasione per osservare le tante fioriture del giardino botanico. Quest’anno la cooperativa Rogos introduce una novità per gli appassionati di Carsiana: l’abbonamento stagionale per seguire il succedersi delle fioriture o anche solo assaporare l’atmosfera accogliente del giardino, di ritornarvi assiduamente ad un costo contenuto. Il pubblico può accedere a Carsiana dal martedì al venerdì dalle 9.30 alle 13 e durante i fine settimana e nei giorni festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Per informazioni: Rogos 3334056800.
 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 15 maggio 2012

 

 

C’è la salvaguardia, no al cantiere - Ricorso contro il Prg di Cosolini
Al Tar una ditta di costruzioni. Sostiene, fra le altre cose, che l’area verde dietro il Faro della Vittoria è regolata da una variante urbanistica a sé e non è quindi assoggettabile alle direttive
E dopo il caso, recente, della cittadina greca di Parga (che intende tutelare il valore degli immobili di cui è sorprendentemente proprietaria a Trieste fin dai tempi del povero nostro Franz) ecco che sulla groppa del Piano regolatore di Cosolini piomba adesso (mentre siamo in piena campagna di “concertazione” nelle circoscrizioni) anche una causa fatta in casa. Sostanziosa e complessa, peraltro. La promuove davanti al Tribunale amministrativo regionale l’Impresa costruzioni ingegneri Franco e Giorgio Perco, che attraverso l’avvocato Furio Stradella ha depositato al Tar, per l’appunto, un ricorso contro l’applicazione delle nuove misure di salvaguardia entrate in vigore a fine 2011 con l’approvazione da parte del Consiglio comunale delle direttive al Prg che verrà. La sospensione Un voto, quello dell’aula di piazza Unità sulle direttive del futuro Prg, che ha innescato a caduta (perché nel caso specifico le cubature consentite scendono del 25%) la sospensione del procedimento riguardante un’altra approvazione di competenza del Consiglio comunale: quella di un Prpc, cioè un Piano particolareggiato d’iniziativa privata, in altre parole il progetto di un complesso edilizio in più lotti che proprio l’Impresa Perco punta a costruire in un’area verde alle spalle del Faro della Vittoria. Sono oltre due ettari e mezzo che se edificati, sulla carta, si è stimato possano valere attorno agli otto milioni e mezzo. Ma, in realtà, tale procedimento risulta fermo addirittura da sette anni, prima ancora dunque dell’avvio dell’iter del Prg di Dipiazza mai andato in porto e al quale è stato lo stesso Cosolini a staccare la spina. La storia La storia di questo complesso vista mare mai nato parte infatti da lontanissimo, da una serie di acquisizioni di piccole particelle di campagna operate anni e anni addietro dall’impresa proponente. L’area di proprietà che ne venne fuori, però, con la variante al Prg numero 66 di epoca Illy fu ricompresa in una zoonizzazione ancor più grande, per la quale si pianificò un unico piano attuativo. L’impresa impugnò la variante 66 e il Consiglio di Stato, oltre dieci anni fa, le diede ragione. A quel punto il Comune varò per l’area Perco una variante della variante. La numero 78. Restava però ancora da risolvere un’anomalia formale: la proprietà dei Perco, in effetti, non risultava collegata alla strada pubblica, a sinistra di via Bonomea, in quanto l’accesso passava su proprietà altrui (in mezzo alla causa ci sono anche le case della zona acquisite dalla Valdadige Costruzioni col fallimento Sasi). Fu proprio per questo che, nel 2005, quando furono maturi i tempi per la presentazione in Municipio del Prpc, proprio l’amministrazione cittadina lo bloccò per quell’anomalia. Seguirono le direttive e le salvaguardie della variante 118, il Prg di Dipiazza, con le conseguenti osservazioni fatte dalla stessa Impresa Perco. Che però, nel frattempo, riuscì a risolvere l’anomalia della strada d’accesso, facendosi riconoscere dal Tribunale ordinario, in virtù di una causa vinta in quella sede, la cosiddetta servitù coattiva, e dunque la possibilità di transito da via Bonomea. Tutto finito? No. E arriviamo ai giorni nostri. Il ricorso A fine 2011 ecco le salvaguardie di Cosolini, con la contestuale informativa del Comune ai Perco che dice che il Piano particolareggiato torna un’altra volta in congelatore. «Ma sono direttive che a nostro avviso non si possono applicare all’area in oggetto, dal momento che, fra le altre cose, come abbiamo osservato nel ricorso al Tar, esse si riferiscono alla variante 66, non alla variante 78, è una contraddizione», rileva l’avvocato Stradella. Che guarda già a tutte le possibilità “uscibili” dal giudizio: «Ci siamo riservati, nell’eventualità, un’azione di risarcimento danni».
Piero Rauber

 

 

Al via gli incontri sul Piano regolatore nell’Altipiano Ovest
CONTOVELLO Inizia questa settimana nella palestra di Contovello il primo di una serie di incontri tra il primo consiglio circoscrizionale e i residenti del territorio di Altipiano Ovest sul tema del nuovo Piano regolatore generale del Comune di Trieste. Sarà impegno dei consiglieri raccogliere suggerimenti, istanze e idee dai cittadini e inviarle successivamente ai competenti uffici comunali. «Al pari dei colleghi del parlamentino a est dell’altipiano – afferma il presidente di Altipiano Ovest Roberto Cattaruzza – saremo a disposizione dei cittadini per discutere a fondo sulla delicata materia urbanistica e, soprattutto, per individuare le loro necessità e tradurre le loro indicazioni nelle sedi opportune. È importante perciò riuscire a coinvolgere i residenti in un dibattito costruttivo e propositivo». Il primo appuntamento con i residenti della frazione di Contovello e di quella parte di Borgo San Nazario vicina a questa frazione è previsto per domani sera nella palestra di Contovello. L’incontro con i cittadini di Santa Croce è previsto in data giovedì 24 maggio. Per i residenti di Prosecco e della parte di Borgo San Nazario la serata individuata è quella di giovedì 31 maggio. Martedì 5 giugno circoscrizione e cittadini si incontreranno nel teatro di Prosecco con gli assessori comunali Elena Marchegiani e Andrea Dapretto. «I due ospiti spiegheranno agli intervenuti direttive e contenuti del piano urbanistico – conferma Cattaruzza – oltre a fornire modalità e indicazioni per l’utilizzo dei suggerimenti dei cittadini. Sarà dunque un’occasione importante per approfondire le tematiche inerenti il PRG e per far conoscere ai due assessori le questioni più importanti che caratterizzano questa parte del territorio comunale». Dal 6 all’11 giugno, nella sede circoscrizionale di Prosecco, un team di stagisti sarà comunque a disposizione del pubblico per la compilazione dei questionari messi a disposizione dal Comune alla popolazione per l’espressione delle proprie opinioni sul Prg.

Maurizio lozei
 

 

Raccolta firme per bocciare il rigassificatore - Iniziativa della Lega per stoppare il progetto. Ai banchetti anche l’assessore regionale Seganti
Una petizione popolare «per ribadire il no dei triestini al rigassificatore». I vertici provinciali della Lega Nord, a partire dal segretario Pierpaolo Roberti e dai capigruppo in Consiglio provinciale e comunale Paolo Polidori e Maurizio Ferrara, hanno annunciato l’avvio di una raccolta di firme, «che ribadirà – hanno precisato - il no già espresso all’unanimità nelle assemblee di piazza dell’Unità e di palazzo Galatti». Si comincerà sabato, con banchetti che saranno distribuiti in centro città. «All’iniziativa – ha annunciato Roberti – parteciperà attivamente anche Federica Seganti, assessore al Turismo della giunta guidata da Renzo Tondo». Proprio il governatore, tra l’altro, ha recentemente espresso il suo “sì” al progetto portato avanti dalla spagnola Gas Natural. «Ma non appena in Consiglio regionale si comincerà a discutere del rigassificatore - ha chiarito ancora Roberti -, i rappresentanti della Lega Nord lotteranno contro questa ipotesi». Il no all’impianto è dunque frutto «di una discussione interna – ha evidenziato il segretario della Lega – che ha trovato tutti d’accordo sull’argomento. La nostra intenzione è ostacolare il tentativo di accelerare le procedure per arrivare a una conclusione prima della fine della consiliatura regionale. Ma noi ci opporremo». Polidori ha sottolineato poi che «il rigassificatore comporterebbe una costante attività nel canale navigabile e l'intero sistema portuale ne sarebbe negativamente condizionato. Chi ne ha la competenza deve esporsi, dichiarando il sì o il no sul futuro di Trieste, che non può prescindere dall'operatività portuale. È la comunità dei residenti che deve decidere cosa fare del territorio in cui vive. Se c'e qualcuno che, passando sopra le teste dei triestini – ha concluso - vuole andare oltre la volontà della popolazione, troverà la Lega Nord pronta a tutte le forme di protesta e resistenza democratica». Ancora più diretto il consigliere comunale Maurizio Ferrara: «Tondo va contro la volontà unanime del consiglio comunale, che ha detto no al rigassificatore. Bisogna rispettare la volontà del popolo - ha concluso il capigruppo del Carroccio in Municipio -. Una volontà espressa chiaramente e con forza dai rappresentanti nei consigli comunale e provinciale eletti dalla cittadinanza».

(u. s.)
 

 

Sentieri a nuovo e piste ciclabili E molto resta ancora da fare - GLI INTERVENTI DEL PIANO CARSO-KRAS
Duino Aurisina Riguardo al territorio italiano, già numerosi sono gli interventi portati a termine col progetto Carso-Kras. La riqualificazione della rete di sentieri che collega gli abitati di Gropada e di Trebiciano, per esempio. Con l’intervento (circa 100.000 euro), oltre ai lavori di pulizia, taglio ed estirpo della vegetazione, sono stati ripristinati alcuni muretti carsici eseguiti a secco e sono state collocate otto tabelle informative in legno, contenenti testi descrittivi delle particolarità della zona carsica, note storiche e immagini esplicative serigrafate: un tabellone è dedicato anche all’attività di “orienteering”. A Duino Aurisina, a marzo 2012, sono stati ultimati i lavori stradali realizzando il sistema di dispersione delle acque meteoriche, l’impianto d’illuminazione pubblica, il recupero dei muretti a secco, nuova asfaltatura e la segnaletica orizzontale e verticale. In più il comune di Sgonico, presso l’ex cava di marmo di Rupinpiccolo, ha allestito uno spazio per spettacoli all’aperto in grado di ospitare 270 spettatori. Con il progetto Carso-Kras, inoltre, si stanno migliorando le dotazioni strutturali del centro visite della Riserva naturale regionale della Val Rosandra e del Centro polifunzionale di Bagnoli della Rosandra, al fine di migliorarne le potenzialità per quanto riguarda la possibilità di svolgere iniziative per la promozione e valorizzazione della natura e della cultura locale. In lista rimangono ancora interventi da portare a termine, come la sistemazione del sentiero Ressel, rendendolo usufruibile con punti itinerari e cartelloni informativi adeguati anche ai cechi e ipovedenti; la realizzazione del museo delle acque sul Carso, presso la vecchia cisterna d’acqua “Ciganka” a Gropada; la realizzazione della pista ciclabile a Rio Ospo (800 metri di strada principale e 1000 di quella secondaria) sistemando recinzioni, paletti, staccionate, panchine, cartelloni informativi e quattro aree belvedere. L’intervento previsto dal Comune di Muggia prevede la sistemazione di un tratto del percorso ciclo-pedonale. Il primo tratto ricade in un insediamento industriale d’interesse regionale, un secondo tratto riguarda la viabilità già esistente e il terzo tratto in un’area di rilevante interesse naturalistico (Biotopo naturale Laghetti delle Noghere). Inoltre, nel progetto, è prevista la riqualificazione della piazza di Repen e il miglioramento dell’attrezzatura del centro naturalistico didattico di Basovizza.

(c. p.)
 

 

Grado e Lignano riconquistano la Bandiera Blu
In Italia aumentano i vessilli, boom al Sud, Rimini esclusa Ma in Friuli Venezia Giulia non ci sono new entry
GRADO Le perle turistico-balneari di Grado e Lignano continueranno a far sventolare sui pennoni delle spiagge e delle cittadine la Bandiera Blu assegnata dalla Fee. Grado continua così a essere la spiaggia italiana che, assieme alla località balneare di Moneglia in provincia di Genova, ha conquistato in assoluto il maggior numero di volte – per l’esattezza 23 - il prestigioso vessillo al quale i turisti guardano con attenzione. Quest’anno sono state premiati complessivamente 131 comuni rappresentativi di 246 spiagge (sette Comuni hanno ricevuto la bandiera per la prima volta tra cui Anacapri) che rappresentano il 10 per cento delle spiagge premiate a livello internazionale. C’è stata una crescita al Sud e qualche “esclusione” eccellente come Rimini e Fiumefreddo. Tra le varie regioni quella che ha ricevuto più Bandiere Blu è la Liguria con 18, seguita da Marche e Toscana (16), Abruzzo (14) e la Campania che con un nuovo ingresso arriva a quota 13. È stato ancora una volta il presidente della Fee Italia, Claudio Mazza, a rendere noti i nomi delle località che vengono premiate per essere le più virtuose sotto diversi punti di vista. Prima cosa l’eccellente balneabilità delle acque secondo regole più restrittive di quelle previste dalla normativa nazionale sulla balneazione. Solo in assenza di campionamenti favorevoli durante tutta l’estate si può accedere a tutti gli altri criteri che vanno dall’efficienza della depurazione delle acque reflue e della rete fognaria, alla raccolta differenziata, con la corretta gestione dei rifiuti pericolosi, per arrivare alle più ampie o lunghe aree pedonali e piste ciclabili, all’arredo urbano e alle aree verdi. Proprio in questi ultimi settori si è incentrato maggiormente in questi anni l’impegno del Comune di Grado. Lo ricorda il primo cittadino dell’Isola del Sole, Edoardo Maricchio, che non ha potuto essere presente a Roma per impegni in Regione: «Abbiamo proseguito nelle numerose attenzioni verso il territorio continuando a puntare sulla pulizia, sull’ambiente, sulla promozione del messaggio ambientale nelle scuole e siamo costantemente impegnati sulla questione della raccolta differenziata. Ovviamente abbiamo continuato anche con la piantumazione e la cura del verde». Ed è proprio la cura di questo settore che lo scorso anno ha fatto conquistare a Grado non solo il titolo italiano ma addirittura la medaglia d’oro in campo europeo nel concorso fra comuni turistici fioriti. Ad essere valutate per la conquista della bandiera blu sono ovviamente anche le spiagge, le strutture ricettive, i servizi di pubblica utilità, le certificazioni ambientali, la presenza dell’attività di pesca ben inserita nel contesto della località marina e da quest’anno c’è pure un ulteriore parametro. «Tra i vari aspetti – afferma il presidente della Fee (Foundation for Environmental Education), Claudio Mazza – abbiamo tenuto in alta considerazione anche l’efficienza energetica ovvero l’illuminazione pubblica che non deve causare inquinamento». Nonostante tutti questi parametri qualcuno afferma, però, che è facile ottenere la Bandiera Blu. «C’è anche chi, e mi riferisco ad esempio ad una nota località della Sicilia, che quest’anno non l’ha avuta, segno che non è facile continuare a mantenerla poiché ogni anno è necessario migliorarsi». Tra l’altro, una in meno ce l’ha quest’anno anche la Romagna mentre il Veneto mantiene le sue 6. «Un altro segnale importante – prosegue Mazza – è che quest’anno, pur se in generale sono aumentate, il maggior numero di bandiere blu riguarda il centrosud anziché, come in passato, il centronord». Per arrivare alla premiazione è, dunque, necessario conseguire risultati positivi in tutti i parametri previsti. E solo con un ottimo risultato si ha il gratificante riconoscimento. Ma a che livello si trovano Grado e Lignano rispetto alle altre località? Quali sono i punteggi conseguiti? Risponde sempre Mazza: «Non possiamo fornire i risultati numerici, è una cosa riservata. Posso dire solo che le due località del Friuli Venezia Giulia hanno un’ottima valutazione».
Antonio Boemo

 

In regione undici porticcioli premiati. Aquileia non ce la fa
GRADO Oltre alle località balneari di Grado e Lignano sono stati premiati con la Bandiera Blu anche 11 approdi nautici del Friuli-Venezia Giulia, uno in meno rispetto allo scorso anno. Tra i premiati l’approdo della Lega navale di Trieste che ha sede nella vecchia Lanterna ma che ha gli ormeggi che chiudono la Sacchetta. Da qualche anno Trieste riceve solo questo riconoscimento. In passato a essere premiati fra gli approdi sono stati anche Marina San Giusto di Trieste e Porto San Rocco di Muggia. I prestigiosi vessilli blu per gli approdi sono importanti alla pari delle Bandiera Blu assegnate alle località. Vanno, infatti, a evidenziare le qualità di strutture molto rilevanti per un settore, quello della nautica, che evidentemente in sofferenza per via della crisi economica e anche a seguito della “fuga”, che forse è stata meno evidente rispetto alle previsioni, di imbarcazioni verso le coste istriane. Scelta fatta dai proprietari per evitare di pagare le ventilate tasse previste dal Governo, poi tramutate in una meno pesante tassa di possesso. Nell’elenco delle Bandiere Blu per gli approdi assegnate quest’anno, mentre vengono riconfermate le due in provincia di Gorizia, Porto San Vito a Grado e l’Hannibal di Monfalcone, e quella della Lega Navale di Trieste, nell’elenco di quelle della provincia di Udine ne manca una. Si tratta della Bandiera Blu di Marina di Aquileia che l’aveva puntualmente ricevuta in questi ultimi anni ma non per il 2012. Tutti riconfermati invece i porti nautici della zona di Lignano e pure quello che fa capo al Comune di San Giorgio di Nogaro. Quelli premiati dalla Fee hanno dimostrato di essere porti turistici che hanno intrapreso scelte di sostenibilità, rispondendo ai requisiti previsti per l’assegnazione internazionale. Ovviamente garantendo la qualità, ma anche la quantità, dei servizi erogati nella piena compatibilità ambientale.

(an.bo.)
 

 

Sprechi d’acqua, bollette sempre più care - L’Autorità per i servizi idrici: gli acquedotti obsoleti perdono, rincari inevitabili. Servono 2 miliardi
TRIESTE Acqua sempre più salata in Friuli Venezia Giulia. Le tariffe, in bolletta, sono destinate a crescere. Si pagano a caro prezzo le condizioni obsolete della rete di acquedotti e fogne dell’intero territorio. Per intervenire servono 2 miliardi di euro per il prossimo triennio, ha stimato il presidente dell’Autorità regionale per la vigilanza sui servizi idrici Lucio Cinti, in un convegno organizzato a Udine nella sede della Regione. “È questo - ha detto - uno dei temi principali che dovranno essere affrontati, per fare sì che i cittadini paghino lo stesso importo per l'acqua e i servizi connessi”. Resta alta l’attenzione nella lotta allo spreco; mentre in Germania il consumo annuo è di 62 metri cubi per abitanti, in Spagna è pari a 127 e in Italia di 152. Come segnala l'Istat, tuttavia, specialmente in Fvg, gli sprechi sono da addebitare per oltre un terzo alle perdite nella rete. «Si tratta di un argomento di rilevante attualità - ha commentato il presidente del Consiglio regionale Maurizio Franz – anche in ragione di un inverno e di un inizio primavera con scarsissime precipitazioni che ci ha portati a toccare con mano lo stato di sofferenza idrica». Queste nuove condizioni climatiche, a giudizio del presidente, impongono una riflessione sull'uso attento dell'acqua in quanto «bene finito». «Tutti i soggetti interessati hanno l'obbligo di promuovere un utilizzo responsabile attraverso una politica di informazione e di sensibilizzazione», ha affermato Franz. Il presidente ha anche fatto riferimento a un due passaggi normativi, il referendum sulla gestione del servizio idrico e il suo esito «che non potrà essere ignorato dal legislatore», e le nuove disposizioni che si stanno profilando a livello nazionale in termini di liberalizzazioni di alcuni servizi oggi gestiti da municipalizzate o da società di capitale ad alta partecipazione pubblica. «In questo contesto - ha spiegato - è auspicabile che la Regione ponga mano entro il termine della legislatura alla riscrittura della legge 13 del 2005 che recepisce in regione la legge Galli, tenendo conto che anche in questo ambito la situazione è in rapida evoluzione». Il presidente della Quarta Commissione Alessandro Colautti (Pdl) ritiene invece un errore «lo scontro ideologico tra pubblico e privato nella gestione acqua, mentre è fondamentale avere anche da noi una autorità unica, con un ruolo regolatore delle tariffe, che eviti l'anarchia gestionale».

(g.s.)
 

 

Fotovoltaico, Italia secondo Paese al mondo - Al primo posto c’è il mercato tedesco
L’Italia è il secondo paese al mondo dopo la Germania per capacità fotovoltaica totale e strappa addirittura il primo posto a Berlino per quanto riguarda la nuova capacità produttiva entrata in esercizio lo scorso anno. È quanto rileva il Rapporto Statistico sul solare fotovoltaico relativo al 2011 pubblicato dal Gse sul proprio sito internet. In Italia, si legge nel rapporto, sono in esercizio circa 330.200 impianti per 12.780 megawatt installati e 11 Terawatt prodotti. L’anno si è infatti arricchito di 174.220 nuove unità per una potenza aggiuntiva di 9.300 megawatt, quasi tre volte la potenza esistente al 31 dicembre 2010, ed è ormai presente un impianto fotovoltaico nel 95% dei comuni italiani. Il meccanismo di incentivazione del Conto Energia erogato dal Gse, si legge ancora nel rapporto, è stato il principale artefice di questa crescita.
 

 

ARPA - Report sull’ambiente - Confronto in Regione
L’Arpa e la direzione Ambiente della Regione organizzano oggi a Udine, a partire dalle 10, nell’Auditorium di via Sabbadini 31, un incontro dedicato al report sullo stato di salute dell’ambiente che l’Arpa ha già presentato alla Commissione consiliare. territorio
 

 

Patrimonio naturale In arrivo nuovi fondi
La Regione darà risposta a ulteriori richieste di finanziamento rispetto alle domande presentate dai Comuni sul bando per la realizzazione di progetti volti alla valorizzazione del patrimonio naturale. Lo ha deciso la Giunta regionale, su proposta degli assessori Violino e De Anna. L’importo stanziato sarà di 410mila euro.
 

 

Nel “village” eco-sostenibile dibattiti e aperitivi a km zero - UNIVERSITÀ »OGGI E DOMANI IN PIAZZALE EUROPA
Si parla di stili di vita ed economie alternative, in serata lo spettacolo “Terracotta” Spuntini “locali” grazie ai Gruppi di acquisto solidale, a chiudere musica e dj set
Un’occasione per vivere l’università fuori dalla concezione comune, non solo come luogo fatto di lezioni, esami e “fatiche universitarie” ma anche e, soprattutto, come possibile spazio d’incontro, di confronto e di crescita. È l’obiettivo di Univillage, giunto quest’anno alla sua seconda edizione, che oggi e domani trasformerà piazzale Europa in una piccola comunità aperta a tutta la città. Qui ci si potrà incontrare per un aperitivo a “Km zero”, ascoltare una conferenza, seguire una performance teatrale con un unico obiettivo: “riportare l’Ateneo alle sue massime espressioni di cultura e dialettica, per riempire di vita e dibattito, socialità e attività, musica e teatro gli spazi che viviamo ogni giorno” come sottolineano gli organizzatori. Le menti (e le braccia) di tutto ciò sono una trentina di ragazzi dell’Arci–Casa dello Studente e di Lista di Sinistra che dall’anno scorso (il tema portante era l’immigrazione) mettono a disposizione il loro tempo e il loro entusiasmo per creare questa manifestazione. Il tema di quest’anno, come dichiara la portavoce di Lista di Sinistra, Alice Guarnieri, è “l’eco-sostenibilità. Un’attitudine che, in Italia, non è ancora molto radicata”. L’avvio della manifestazione è previsto alle 17 con il dibattito “Stili di vita ed economie alternative” moderato da Giorgio Osti professore dell’Università di Trieste, con Francesca Guidotti, presidente della Rete Italiana Villaggi Ecologici (Rive), Beatrice De Luca, dell’eco-villaggio di Circea (Pistoia), Daniele Rallo, presidente dell’Associazione nazionale degli Urbanisti pianificatori territoriali e ambientali e Daniele Ruscigno, sindaco del comune di Monteveglio (città post-carbon) insieme con Cristiano Bottone, rappresentante di Città in transizione. Durante il dibattito si affronterà in particolar modo la tematica degli stili di vita, mettendo a confronto modelli diversi ma ugualmente innovativi. A seguire, grazie alla collaborazione con l'associazione Arci Trieste, ci sarà “l’aperitivo a Km 0” con prodotti locali tramite la rete dei Gas (gruppi di acquisto solidale) del territorio. L’appuntamento gastronomico, inoltre, sarà accompagnato dai Bristol Taste Sound System. A seguire, lo spettacolo teatrale di e con Stefano Lucarelli, “Terracotta”. Domani, invece, dalle 14, gli spazi esterni dell’ateneo ospiteranno una varietà di workshop, conferenze e attività proposte dalle tante associazioni e persone che collaborano nell’organizzazione. In serata concerto de Les Tambours de Topolo (Udine), Ujamaa (Monfalcone) e i dj Jack Rabbit Slim e Max Kali dell’associazione TriesteInLevare.

Viviana Attard
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 14 maggio 2012

 

 

Comitato per la Val Rosandra: inviate 10mila firme alla Ue
A due mesi dallo scempio compiuto dalla Protezione Civile, non si spengono le proteste e continua il pellegrinaggio. A giugno il caso va a Bruxelles
Il silenzio è rotto solo dal rumore dell’acqua che scorre lungo il torrente. Per il resto l’atmosfera è permeata da un senso di irreale. La valle, con le sue rocce bianche, assume le sembianze di un gigante spoglio e addormentato. Sono passati quasi due mesi dall’operazione della Protezione Civile denominata “alvei puliti”, ma nessuno, tra escursionisti, aficionados o semplici visitatori della Val Rosandra, ha ancora digerito quello che è accaduto. La sensazione, sostando sul ponte che attraversa il torrente, è quella di una mesta processione. Come se ognuno volesse, in qualche modo, portare il proprio saluto ad una persona cara che non sta bene. E’ il caso di Giorgio che, per la prima volta, ha voluto rendersi conto personalmente di quello che era successo. «Devo dire che arrivare fino a qui e guardare la valle così com’è adesso è un qualcosa che ti prende il cuore. E’ stato compiuto un vero e proprio atto di vandalismo». Insomma rabbia ed indignazione sono sentimenti ancora ben impressi nelle menti e nei cuori di chi ama questo territorio. A passeggiare ci sono ragazzi, coppie con gli amici a quattro zampe ed intere famiglie. Molti portano con sé una macchina fotografica, per poter raccontare a chi non ha la possibilità di vederlo con i propri occhi, come si presenta adesso la Val Rosandra. Roby è appena rientrato con un gruppo di amici del Cai XXX Ottobre da una scuola di roccia e le parole che usa sono più che eloquenti. «Ancora oggi quando mi trovo a passare in quel punto, accelero il passo e scappo via di corsa, perché non riesco a capacitarmi di come sia potuta accadere una cosa del genere». C’è anche chi usa l’arma tagliente dell’ironia. «Davvero un bel lavoro, eccellente, fatto con i soldi pubblici. Complimenti a chi ha avuto questa idea». Giovanni invece la prende con maggior filosofia. «Purtroppo il danno è stato fatto e adesso non si torna più indietro. Semmai è il caso di guardare avanti e di cercare qualche rimedio». Daniel è un ragazzo di origini spagnole, che da dodici anni vive a Trieste, insieme alla moglie Annalisa e alla piccola Raquel. «E’ la prima volta che vedo quello che è stato fatto. Certamente si nota la grande incompetenza di chi deve prendere decisioni così delicate. Dispiace moltissimo per un ambiente stupendo come questo». Fabio è un esperto rocciatore, parcheggia lo scooter e si prepara all’arrampicata. «La sensazione che si prova è di profonda depressione. E’ stato brutalizzato un angolo di paradiso, rovinandolo con ruspe e bulldozer». Non c’è solo la voce della gente comune, ma anche quella del Comitato per la Difesa della Val Rosandra, che continua a portare avanti la propria battaglia. Sono più di 10 mila le firme raccolte, che faranno parte dell’incartamento che a giugno sosterrà la denuncia di infrazione alla Commissione Europea a Bruxelles. «Siamo riusciti a scongiurare un altro intervento di pulizia nella valle che per il momento è stato sospeso – spiega Alessandro Severi, vice presidente del Comitato -. Adesso siamo fiduciosi che l’Unione Europea riconoscerà che quell’intervento non andava fatto e che di conseguenza imporrà all’Italia il ripristino di quell’area, che a quel punto non potrà mai più essere violata».
Pierpaolo Pitich

 

Il pm Miggiani sta per chiudere l’inchiesta
Entro pochi giorni sarà conclusa la prima fase dell’inchiesta del pm Antonio Miggiani sulla legittimità dell’azione della Protezione civile in val Rosandra. Il magistrato ha dato incarico agli agenti del Corpo forestale dello Stato di acquisire tutti i documenti che, secondo i il Wwf nazionale e gli ambientalisti, firmatari dei due esposti, dimostrerebbero la violazione di svariate norme di legge o regolamenti. Il pm Miggiani sta cercando insomma di definire gli aspetti giuridici delle ipotesi di reato individuate nelle denunce presentate. In particolare si tratta della violazione dell’articolo 743 del Codice penale riguardante la distruzione e il depauperamento delle bellezze naturali. Ma anche la mancanza del nulla osta alla realizzazione di opere in zone non protette.
 

 

Altipiano Est i cittadini “studiano” il Piano regolatore
PROSECCO Il Consiglio circoscrizionale di Altipiano Est inizia domani alla casa di cultura “Skala” di Gropada un ciclo di incontri per raccogliere i suggerimenti e le indicazioni dei residenti in merito al nuovo Piano Regolatore. L’amministrazione comunale infatti ha avviato l’iter per il nuovo Prg, che prevede nella sua prima fase un incontro in ogni Circoscrizione per ascoltare le proposte dei cittadini. Il territorio di competenza del secondo parlamentino comprende sei comuni catastali corrispondenti a altrettanti paesi storici, ognuno dei quali rappresenta una realtà ben distinta. Sono frazioni caratterizzate da dimensioni diverse e differenze piuttosto marcate derivate pure dalla loro recente espansione con conseguente diversa composizione della popolazione. Un’ espansione, osservano i vertici del parlamentino, che non è andata di pari passo con le urbanizzazioni, la conservazione delle attività commerciali, artigianali e agricole, il diverso utilizzo del territorio. «Il nostro consiglio, consapevole delle diverse problematiche – afferma il presidente Marco Milkovich – si è reso conto che un unico incontro con la popolaziore residente non sarebbe stato sufficiente. Per poter mettere meglio a fuoco tutti gli aspetti di ogni singola borgata, abbiamo deciso di organizzare una serie di sei incontri con la popolazione, uno per ogni frazione compresa nel territorio di nostra giurisdizione». Il primo appuntamento, come detto, sarà a Gropada alle 20.30. L'incontro successivo è previsto per lunedì prossimo alla Casa del Popolo di Trebiciano. Sarà poi la volta della Casa di Cultura “Grad” di Banne e della sede della Cooperativa economica di Basovizza. La riunione finale si terrà martedì 19 giugno a Opicina.

(m.lo.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 13 maggio 2012

 

 

Il nuovo Piano del traffico ha il suo “comitato contro”
Riunisce circa 200 cittadini che vivono e lavorano in Borgo Teresiano e si oppongono in particolare al dirottamento del transito dei bus in via Geppa

Sono stati spesso la spina nel fianco di Dipiazza. Adesso però anche Roberto Cosolini, il campione d’ascolti (nel senso di incontri pubblici nel nome della concertazione), incrocia sulla sua strada un comitato-contro, nato di questi tempi in Borgo Teresiano, che non esclude oggi di arrivare, se serve, al Tribunale amministrativo. Non è una congregucola, se è vero come dicono che vi orbita un paio di centinaia di persone, tra residenti, albergatori, negozianti e professionisti. E neppure l’oggetto della contestazione è roba da poco: è il Piano del traffico, che sta vivendo proprio il suo iter di concertazione nelle circoscrizioni. Il comitato non si professa contro, ma per. Si chiama Comitato per la salvaguardia del Borgo Teresiano. Riunisce, racconta chi ne fa parte, cittadini che vivono e/o lavorano tra la stazione e Ponterosso. Ma i suoi militanti più motivati sono quelli di via Geppa. È la trasversale di via Ghega oggi Ztl dove (sulla scia della prossima riqualificazione di piazza Libertà, funzionale al nuovo Silos che verrà) il Piano del traffico di Cosolini prevede di spostare una certa quota di transito di mezzi pubblici. «Diciotto linee di bus, stando alla bozza», precisa l’avvocato Stefano Candotti, presidente di un Comitato che, finora, si è tenuto dietro le quinte. E ciò nonostante abbia già chiesto e ottenuto di recente un’udienza in Municipio. Qui ha consegnato un faldone di documenti e perizie statiche che ammoniscono: via Geppa anzitutto ma anche la vicina via Galatti e altre ancora, non essendo larghe come via Ghega e via Mazzini (dove vibrazioni e crepe negli edifici comunque non mancano...) potrebbero non reggere a lungo il cosiddetto “movimento ondulatorio e sussultorio” che andrebbe a propagarsi dalla strada verso i palazzi. Motivo: diversi di quei palazzi, sostiene il Comitato forte delle sue perizie, poggiano su vecchie palafitte in rovere, che non possono garantire la medesima inossidabile stabilità data dai canali a volta sotto via Carducci o sotto la stessa via Ghega. Una nuova colata d’asfalto, insomma, potrebbe non bastare. Interlocutore, nell’occasione dell’udienza in Municipio, il vicesindaco Fabiana Martini, che ha assicurato, una volta chiusi i giorni di massima concitazione del bilancio di previsione, «un attento esame della documentazione consegnata, con l’assessore all’Urbanistica Marchigiani, il mobility manager Bernetti e altri tecnici comunali». «Finora non abbiamo trovato una grandissima sensibilità nelle istituzioni», rileva di rimando Candotti. Il quale, non appena gli si fa notare che due anni fa via Geppa fu il fulcro di una raccolta di firme di contestazione ai progetti di futuro transito di autobus in loco, anche perché levavano sulla carta decine e decine di parcheggi sempre in loco, tiene a precisare: «Noi che abitiamo in zona, e non solo in via Geppa, siamo abituati al problema-parcheggio. È una questione irrilevante. Eppoi non siamo pregiudizialmente contrari ai principi del Piano del traffico. Via Geppa possono farla pedonale, o metterci delle statue, va bene, ma non è fatta per gli autobus. La nostra preoccupazione è la sicurezza delle case, e pure la salute di chi ci vive dentro, visto che negli anni Novanta la chiusura di via Ghega per lavori impose il trasferimento temporaneo dei bus in via Geppa che, essendo stretta, non consentì un adeguato ricircolo dell’aria. L’inquinamento si fece sentire eccome». «Noi siamo piccoli, ma cresceremo», chiude Candotti citando Rascel. Non è un caso. Il Comitato di Borgo Teresiano sta infatti facendo rete con altri omologhi, a cominciare da quelli d’ispirazione ambientalista. Ultimamente si è attivato ad esempio un canale privilegiato con il Comitato di via Giulia, dove anche lì qualcuno pare abbia da ridire sul Piano del traffico...

Piero Rauber

 

 

Perché non si accetta il referendum sul rigassificatore?  - La lettera del giorno
Perche? Io non riesco a capire perché, su un argomento così importante, come il rigasificatore da collocare nel golfo, non si accetta la proposta di un eventuale referendum. Qualcuno ha dichiarato che siamo emotivi: chissà poi perché. Non sarebbe poi necessario effettuarlo, perché già il consiglio comunale e quello provinciale hanno dato parere ampiamente negativo (o per la Regione valgono meno che nulla?) Comunque prendiamo esempio dai sardi che, con i referendum (abrogativi e propositivi) ci hanno indicato una strada che vale la pena di considerare. Chissà perché poi, solamente il nostro? Il governatore Tondo è favorevole e con lui i (non) consiglieri triestini facenti parte della stessa parte politica (si giocano forse la prossima conferma?). Se è un affare, come dice lui, lo faccia da San Giorgio di Nogaro in giù, come già scritto su queste colonne da altri concittadini: se avrà avuto ragione gli faranno una statua sul lungomare di Lignano. Parliamoci chiaro: io per la Venezia Giulia non lascerei decidere, a uno non eletto delle nostre parti, neanche il colore delle luci di piazza Unità! Figuriamoci una cosa di tale importanza che coinvolgerà le prossime generazioni. Ricordatevi di Violino e Ceriani. Il futuro di Trieste è nel porto e nei suoi relativi commerci: così era e così sarà (alla faccia di chi per anni ha remato contro). Abbiamo anche, per la lungimiranza di alcuni pochi eletti, una posizione di preminenza (anche quella insidiata perché hanno visto il business) nella dimensione internazionale della scienza con l’Area di Ricerca e la Sissa. Un’ultima cosa. Ho letto della proposta per la Sanità regionale con un’Azienda Unica. Domanda: chi dovrebbe avere in mano le sue redini, ovvero il portafoglio? Se sta oltre l’Isonzo non ci siamo proprio. Occhio triestini, che fra un anno si vota (e sarebbe auspicabile vedere facce nuove).

Iginio Zanini
 

 

Si aprono i giardini privati a Caresana e Grignano - DOMENICA NEL VERDE »IN REGIONE
Visitabili settanta parchi per iniziativa degli “Amici” con il supporto di Turismo Fvg A Trieste gli appassionati potranno scoprire rose, viti e piante mediterranee
Roseti, serre, frutteti, splendide fioriture, aiuole potate in modo fantasioso ed esplosioni di colore con piante di moltissime varietà. Angoli nascosti, spazi verdi privati, saranno visitabili da tutti oggi nella terza edizione di “Giardini Aperti” in Friuli Venezia Giulia, dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 al tramonto. L’iniziativa è promossa dal circolo di giardinaggio “Amici in giardino”, in collaborazione e con il supporto dell’Ente Turismo Friuli Venezia Giulia–Agenzia Turismo Fvg. A Trieste sono due le persone ad aver aderito, che apriranno le porte al pubblico: Rita Bensi-Sturman a Caresana 138 (tel. 040-231879, ritarosa@hotmail.it) con il suo roseto, il vigneto e il giardino; a Grignano, Annamaria Tamburini Mitri (tel 040-224562, a.m.tamburini@gmail.com), con un assaggio di vegetazione mediterranea. A Gorizia sarà invece possibile visitare la proprietà di Carolina di Levetzow Lantieri in piazza Sant’Antonio (tel. 0481533284, contatto@palazzo-lantieri.com) con il giardino alla persiana, il roseto grande e il giardino antico. Tutti i riferimenti riguardanti gli altri spazi aperti sono disponibili su www.amicingiardino.it, con numeri di telefono, mail, orari e disponibilità dei singoli proprietari. In tutta la regione saranno una settantina i giardini che resteranno a disposizione dei visitatori nell’arco della giornata. Sempre sul sito, a ogni nominativo è legata anche una breve descrizione. Si scopre così che tra i partecipanti ci sono anche proprietari di giardini storici, di piante rare o chi ha curato con dettagli laghetti e fontane nell’ambito del proprio parco. Lo slogan scelto dagli organizzatori è “Condividi il tuo giardino, regalerai felicità” e l’iniziativa viene promossa con successo già danni in Francia, Inghilterra e in Austria, approdata da poco anche in Italia. «Questo progetto, con forte valenza turistica, è stato progettato e promosso Il progetto “Giardini Aperti” nasce dall’idea di affermare il valore del giardino, sia pubblico che privato nella vita di tutti i giorni», spiegano i promotori. «Il giardino privato è una grande risorsa per il territorio, importante per la valorizzazione del paesaggio». Il circolo di giardinaggio amatoriale “Amici in giardino” ha avuto origine in forma spontanea tra persone che da anni si frequentano e visitano i rispettivi parchi. In caso di maltempo la manifestazione si svolgerà la domenica successiva. Sul sito dell’associazione sono riportanti anche alcuni eventi concomitanti, come mostre, incontri e approfondimenti , che si svolgono nel fine settimana, legati sempre al mondo del giardinaggio.

Micol Brusaferro
 

Invasati all’orto botanico
Oggi, dalle 10 alle 14, all’Orto botanico di via Marchesetti, si terrà il mercatino del giardinaggio e orticoltura “Invasati, tutti pazzi per i fiori”. Alle 10 visita guidata agli iris; alle 11.30 concerto a cura della Glasbena Matica di Trieste con gli allievi di flauto di Erika Slama.
 

 

DALMAZIA - La strage dei pesci nell’oasi di Vrana
Almeno una tonnellata di carpe, lucci e “siluri” morti nel maggior lago croato per effetto della siccità. È disastro ambientale
ZARA Un disastro ambientale, il peggiore degli ultimi trent’anni. Nel più grande lago in Croazia, quello dalmata di Vrana che si trova tra Zara e Sebenico, è stata registrata nell’ultima settimana una terribile moria di pesci causata dall’eccezionale siccità di questi ultimi mesi. Come effetto della pressoché totale mancanza di precipitazioni, infatti, il livello delle acque è calato di parecchio, con la temperatura che ha raggiunto addirittura i 23 gradi. Un fatto assolutamente anomalo che, come conseguenza, ha portato all’aumento della salinità, che ora è del 17 per mille, ma soprattutto ha determinato il fenomeno dell’eutrofizzazione. In pratica vi è stata l’esplosione di alghe microscopiche, con maggiore consumo di ossigeno, il che che alla lunga ha portato alla morte di un’ingente quantità di pesci. In questa strage – si stima che almeno una tonnellata di pesci siano stati uccisi dalla carenza di ossigeno - i più colpiti sono le carpe, i lucci e i pesci siluro. Nonostante siano state organizzate diverse operazioni di raccolta, sulla superficie del lago continuano a galleggiare decine e decine di pesci morti, che danno un aspetto da incubo a quello che è un parco naturale, dove sono vietate attività quali pesca e caccia, proprio per non danneggiare l’ecosistema. «Personalmente non ho mai visto qualcosa del genere a Vrana – ha dichiarato Ivica Prtenjaca, direttore del parco naturale – è certo che non è stata una malattia a falcidiare i pesci, la qual cosa è stata appurata dall’Istituto di veterinaria di Zagabria. Inoltre sui corpi degli sfortunati animali non sono visibili segni di lesioni. È stata purtroppo la natura a condannarli a morte». Le condizioni meteo di questi giorni, con temperature che in Dalmazia hanno raggiunto i 30 gradi, non hanno fatto altro che peggiorare la situazione e ora si attende l’annunciata parentesi di maltempo che dovrebbe cominciare proprio oggi per durare fino a martedì. Si spera che il peggioramento previsto del tempo porti la tanto attesa pioggia, che arrecherebbe sollievo ai pesci di un lago che negli ultimi anni non ha avuto molta fortuna. Al contrario. Vrana è stato infatti preso di mira in più occasioni da piromani che hanno appiccato disastrosi incendi per quella che è anche una riserva ornitologica. Negli incendi causati dolosamente sono andate distrutte ampie porzioni di canneti e altra vegetazione quale vendetta – così, almeno, si sostiene – dopo che il lago era stato proclamato area in regime di tutela, con divieto d’attività per tutti i pescatori e i cacciatori.
Andrea Marsanich

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 12 maggio 2012

 

 

Da Roiano a piazza Foraggi la mappa dei park possibili POSTEGGI - I SITI ALTERNATIVI
Opzioni individuate dal Comune per scongiurare il risarcimento di 3,5 milioni all’impresa Riccesi. Allo studio anche la trasformazione di un grande edificio in centro
La dead line è fissata al 24 maggio. O, entro quella data, il Comune riuscirà a individuare le aree da adibire a posteggi in grado di compensare l’impresa Riccesi per il mancato guadagno provocato dallo stop al park sotterraneo di Ponterosso, o il costruttore presenterà definitivamente il conto. Un conto da 3,5 milioni di euro, cifra che corrisponde all’indennizzo previsto dalla novazione firmata con la ditta e lasciata in eredità dalla precedente amministrazione comunale. Corsa contro il tempo Per scongiurare il rischio- questa volta davvero reale - di dover pagare il maxi risarcimento, quindi, la giunta Cosolini ha a disposizione appena 15 giorni. Un breve lasso di tempo durante il quale perfezionare la lista di parcheggi alternativi. Lista in cui, accanto a soluzioni “storiche” come il parcheggio in largo Roiano, spunta anche qualche new entry, illustrata ieri per la prima volta all’interlocutore, nel corso di un vertice in Municipio. Piazza Foraggi La prima delle nuove soluzioni messe sul tavolo dall’amministrazione municipale, chiama in causa l’area di piazza Foraggi. L’idea è di affidare all’impresa Riccesi lo spiazzo vicino all’imbocco della galleria che già ospita attualmente una serie di stalli in superficie, peraltro piuttosto caotici e disordinati. Al loro posto, nelle intenzioni del Comune, potrebbe sorgere un contenitore da 130-150 posti. Nessun blocco faraonico, quindi, bensì un piccolo edificio con due piani fuoristrada o, al limite, un livello interrato e uno in superficie. «Una soluzione a nostro giudizio interessante - commenta l’assessore alla Pianificazione Andrea Dapretto - anche nell’ottica della riqualificazione della zona. Definire una progettazione di qualità per il nuovo parcheggio, potrebbe rappresentare il primo passo di un percorso di riassetto dell’area». Edificio in centro storico È però su un’altra proposta, ancora più centrale e potenzialmente più appetibile agli occhi dei costruttori, che si concentrano le speranze dell’amministrazione. «Stiamo verificando la possibilità di trasformare in parcheggio un grande edificio già esistente - chiarisce ancora Dapretto -, dettaglio particolarmente vantaggioso per l’impresa che non dovrebbe procedere alla costruzione di livelli interrati». Dove si trova fisicamente l’immobile sotto esame, però, l’assessore la momento non lo dice, limitandosi a parlare di «zona del centro». «Non abbiamo comunicato quest’informazione nemmeno a Riccesi, e lo faremo solo quando gli uffici avranno completato le necessarie verifiche di fattibilità. Posso dire solo che questa soluzione, nel caso in cui andasse in porto, ci consentirebbe di risolvere gran parte del problema». Questo lascia intuire che il sito “top secret” oltre che centrale sia anche molto capiente e in grado quindi di assicurare buona parte dei 450 posti auto che, in base alla novazione, dovranno essere garantiti a Riccesi. Largo Roiano La parte restante degli stalli pattuiti potrebbe essere assicurata dall’ultimo dei progetti di cui si è discusso nel vertice di ieri: il contenitore da 120 posti auto distribuiti su 3 livelli previsto in largo Roiano. Tra tante incognite, infatti, questa pare essere l’unica certezza. Dopo anni di attesa, il park da realizzare vicino al supermercato Pam ha incassato il sostanziale via libera della giunta. Da definire restano solo pochi dettagli progettuali, legati probabilmente anche all’assetto da dare alla parte in superficie. Quella in cui, secondo l’idea originale, dovrebbe trovare posto un’isola pedonale con una piccola piazza al centro.
Maddalena Rebecca

 

Sul piatto anche le ipotesi di via Cereria e dell’ex Maddalena
E il contestato parcheggio di via Cereria? Né archiviato per sempre, né autorizzato in via definitiva. Il vertice di ieri in Municipio non ha chiarito il destino del posteggio a i San Vito, rimasto sospeso a mezz’aria nell’attesa, evidentemente, di sistemare tutti gli altri tasselli del puzzle. L’impressione è che, viste anche le rimostranze avanzate da alcuni residenti, il Comune non scalpiti dalla voglia di dar corso a quel progetto. Tutto dipenderà, però, dalla possibilità di trovare ipotesi alternative. Una tra l’altro, nel vertice di ieri, l’ha proposta la ditta stessa: concedere ai costruttori, sempre a mo’ di compensazione per il park di Ponterosso, un certo numero dei parcheggi all’ex Maddalena che, in base all’Accordo di programma, avrebbero dovuto essere ceduti a titolo di oneri di urbanizzazione. Ipotesi però giudicata troppo complessa dal Comune e, di fatto, uscita di scena.
 

«Accetteremo solo soluzioni che abbiano mercato» - IL COSTRUTTORE
Di per sè il fatto di individuare due o tre zone in cui ricavare futuri parcheggi non è sufficiente ad allontanare la spada di Damocle rappresentata dagli obblighi di novazione contratti con l’impresa Riccesi. Perchè quell’incubo si dissolva, infatti, è necessario anche le proposte messe sul tavolo siano giudicate valide e adeguate dal costruttore. «I parcheggi vanno fatti dove servono - commenta Donato Riccesi - altrimenti restano vuoti, come dimostra il caso del park di via Locchi. Noi, quindi, accetteremo solo proposte per le quali esiste realmente mercato: se il Comune riuscirà a individuarle bene, altrimenti punto scatterà inevitabilmente il risarcimento previsto dalla novazione. Con la carenza di lavoro che c’è in questo momento, non possiamo più aspettare. Sembra di assistere ad un film infinito, visto che la “rappresentazione” è iniziata nel lontano 2001. Ma ora, a distanza di 11 anni - conclude Riccesi - è venuto il momento di mettere la parola fine». Questa volta, insomma, l’impresa fa sul serio come ben sa lo stesso Roberto Cosolini. «Devo dare atto alle ditte interessate di aver dato prova di disponibilità e ragionevolezza - commenta il sindaco -. Detto questo, posso dire che avrei fatto volentieri a meno di questo problema. Invece mi sono trovato a gestire una “rogna” bella e buona: una novazione che mi obbliga a pagare un indennizzo di 3,5 milioni di euro o a compensare le imprese con proposte alternative. E visto che di questi tempi sborsare una cifra simile è pura follia, stiamo cercando con grande impegno di percorrere la seconda strada. Siamo al lavoro quindi - conclude Cosolini - per trovare opzioni che rispondano ad effettivi bisogni di parcheggi e siano anche sostenibili dal punto di vista del territorio».

(m.r.)
 

 

Interventi difficili per pastini e scalinate - Lavori sui collegamenti pedonali fra Contovello e Strada del Friuli ma scarseggiano gli artigiani
CONTOVELLO Il Comune di Trieste a breve provvederà alla manutenzione di due scalinate che dal centro di Contovello collegano il borgo antico della pittoresca frazione a Strada del Friuli. Lo comunica l’assessorato comunale ai Lavori pubblici alla circoscrizione di Altipiano Ovest che, attraverso il suo presidente, aveva sollecitato l’intervento. «Le due scalinate vengono utilizzate quotidianamente da diversi paesani per connettersi con l’area di raccolta dei rifiuti e la sottostante direttrice viaria. Oltre alla riparazione delle parti sconnesse o rotte – spiega il presidente del parlamentino Roberto Cattaruzza – è previsto il riassetto del corrimano. Sempre da piazza Unità veniamo informati che la richiesta di potenziamento dell’illuminazione pubblica per una delle scalinate è stata inoltrata all’AcegasAps competente in materia». L’assessore ai Lavori Pubblici Andrea Dapretto ha confermato inoltre che per il percorso che dall’area della “Tenda Rossa”, sulla strada Costiera, conduce al mare, è in corso l’iter di affidamento dei lavori di ristrutturazione. La manutenzione dell’erta scalinata risulta finanziata con un contributo della Regione e del Comune di 75 mila euro ciascuno. Nessuna buona nuova invece per il recupero di quel sentiero Natura che dalla parte a monte del Parco di Miramare si inerpica sino all’abitato di Contovello. Si tratta di uno dei percorsi della provincia triestina più frequentati dagli escursionisti e dai turisti, direttrice rurale che oltre a offrire splendide panoramiche sul golfo riveste assoluto rilievo dal punto di vista didattico naturalistico. «Preso atto dell’oggettiva situazione di degrado del sito – scrive il Comune – si rende noto che sarà possibile effettuare un sistemazione del sentiero a avvenuta verifica della proprietà delle murature franate sul selciato e dopo aver reperito un finanziamento a copertura della spesa». Il problema è davvero di difficile soluzione. Difficile rintracciare i proprietari di quei terreni sovrastanti il sentiero da cui continuano inesorabilmente a franare al suolo i fradici muretti a secco di contenimento ai terrazzamenti. «Ferma restando la necessità di individuare i proprietari, le normative e i vincoli prevedono che i pastini vengano cinti con i soli muretti a secco», continua Cattaruzza. «Il fatto è che oggigiorno è difficile rintracciare artigiani capaci di ripristinarli a regola d’arte, è un mestiere in via di estinzione il che complica ulteriormente il recupero del sito».

Maurizio Lozei
 

 

Anche il Pdl frena sul rigassificatore: servono garanzie - MARINI E CAMBER SOLLEVANO IL CASO
TRIESTE Il Pdl di Trieste chiama Renzo Tondo e Luca Ciriani sulla questione rigassificatore. È disposto a un’apertura rispetto al suo storico “no” in cambio di garanzie per la città «che la Regione può contribuire a dare», dice Bruno Marini. Il consigliere regionale, assieme al collega Piero Camber, ha sollevato il caso nell’incontro post-elettorale del Pdl, ma è poi entrato nel merito in un vertice ristretto con Ciriani. Per poter rimuovere il “no se pol” triestino servono garanzie certe di sviluppo economico a fronte dell’impatto ambientale dell’opera. E la Regione se ne deve fare carico. Perché una Trieste chiamata ad accettare il rigassificatore, spiega Marini, «non può non avere in cambio contropartite: sul tavolo vanno messe le ricadute occupazionali di un investimento da 600 milioni di euro. E si tratta di fare chiarezza sulle royalties da destinare a servizi per i cittadini, sul beneficio economico in bolletta, sulla partecipazione societaria di Acegas-Aps». In sostanza, se rigassificatore deve essere, ci siano anche lavoro, ritorni economici (ai tempi di Dipiazza si parlava di 4-5 milioni all’anno per 20 anni di Gas Natural al Comune), prezzo “agevolato” per il gas dei triestini e pure un ruolo importante per Acegas-Aps all’interno della società che gestirà il business: «Nessun dubbio che i tributi dovranno restare sul territorio e che alla multiutiliy locale vada assegnata una quota non simbolica». Tutti temi, sottolinea Marini, «sui quali Dipiazza aveva iniziato ad alzare i paletti ma che adesso, con Cosolini condizionato dall’ala sinistra della sua maggioranza, nessuno segue più». Di qui il richiamo a Ciriani: «Prima di dare un via libero convinto, attendiamo che la Regione si prenda carico di questioni chiave per il futuro di Trieste». Senza trascurare l’aspetto ambientale: nello stesso incontro Camber ha manifestato forte preoccupazione per le acque del golfo segnalando il rischio dell’inquinamento da cloro.

(m.b.)
 

 

La Lucchini: «Gli operai della cokeria stanno bene»
«Sono simili ai valori di riferimento della popolazione italiana quelli risultanti dalle ultime analisi effettuate sui lavoratori della cokeria dello stabilimento siderurgico di Servola, i cui dati sono stati recentemente comunicati, in forma anonima, anche alle rappresentanze sindacali della Lucchini e consegnati – come abitualmente ogni sei mesi – all’Azienda sanitaria di Trieste». È quanto fa sapere in una nota la stessa Lucchini per tentare di rassicurare i lavoratori e la città intera. «Il monitoraggio biologico, effettuato su 89 lavoratori della cokeria e su qualche decina di persone che operano in altri reparti, nel tener conto anche delle abitudini individuali dei singoli (fumo di sigaretta, alimentazione, residenza, igiene e cura della persona) ha evidenziato, ancora una volta, come i fumatori presentino dei valori relativamente più elevati rispetto ai non fumatori, anche se non allarmanti». «Per questo, la Lucchini – d’intesa con le organizzazioni sindacali – ha deciso di mettere in atto una serie di ulteriori procedure di carattere igienico-sanitario e organizzativo, con l’obiettivo di sensibilizzare, informare e formare i lavoratori tutti».
 

 

La Soprintendenza nel caos: manca chi firma gli straordinari
I sindacati minacciano azioni legali, penalizzati anche i dipendenti del castello di Miramare.

Caburlotto scrive al suo direttore Martines: «Il mio ufficio ora rischia la paralisi»
Scoppia una mezza rivoluzione in Soprintendenza. L’assenza di un responsabile del personale scatena reazioni a catena. I dipendenti sono tanto pochi che basta una casella vuota per mandare all’aria piani alti a piani bassi. Custodi e sorveglianti del castello di Miramare non sono stati pagati per le ore di lavoro festive e straordinarie di Natale 2010, e di molte giornate del 2011. I sindacati hanno ora minacciano vertenze a carico del soprintendente ai Beni storico-artistici Luca Caburlotto, il quale ha manifestato “mani legate”, visto che la Direzione dei Beni culturali (e lo ha contestato con una dura lettera) ha chiesto al ministero l’assunzione di un’archivista al posto di un dirigente amministrativo, e lo ha destinato a Udine. Se un dirigente non firma le presenze e le ore straordinarie, queste non possono venir pagate. Una questione non di soldi, ma di mera burocrazia. La storia però è più complessa, e fotografa la grande magrezza degli organici dei Beni culturali. Per concorso doveva essere coperta questa posizione amministrativa, ed è perfino avvenuto. Ma la dipendente, dopo appena due mesi, ha dato le dimissioni. Posto nuovamente vacante. «Mi era stata data verbale assicurazione - recrimina ora Caburlotto al direttore Giangiacomo Martines - che sarebbe stata sostituita». Ma nell’ambito delle graduatorie ministeriali, che avevano destinato al Friuli Venezia Giulia una sola unità amministrativa, la lista delle disponibilità (dopo quelle dimissioni) era esaurita. Martines allora ha domandato al ministero di attingere a un’altra lista, quella degli archivisti, e ha sanato un “buco” a Udine. Apriti cielo. Caburlotto scrive a Martines: «Ciò comporterà la privazione per tempi prevedibilmente molto lunghi di un indispensabile funzionario amministrativo, mettendo il mio ufficio in condizioni di paralisi, di cui la Direzione si assume tutte le responsabilità». I sindacati hanno mostrato i denti, un’infuocata riunione di quasi 4 ore si è chiusa con la minaccia di cause. «Al castello di Miramare - racconta Carmela Sterrentino della Cgil-Funzione pubblica - lavora una trentina di persone per 365 giorni all’anno, compresi festivi, Natali e Pasque, fanno visite guidate in italiano e in lingue straniere, custodia e accoglienza, non è possibile non pagare gli “extra” per anni, se la cosa non si risolve c’è la possibilità di una vertenza individuale da parte dei dipendenti. Il problema - prosegue Sterrentino - è che da una Soprintendenza unica si è passati anni fa a tre, ciascuna con il suo organico, che dunque non basta mai, e c’è un continuo, vorticoso cambio di direzioni e soprintendenti, nessuno fa in tempo a risolvere le situazioni. A questo si è aggiunto il blocco del turn-over e il blocco degli aumenti contrattuali di stipendio fino al 2014. Così non si può andare avanti».
Gabriella Ziani

 

 

Definiti i contributi per la differenziata - Ai comuni

La Giunta regionale ha definito i contributi ai Comuni sulla base dei risultati della raccolta differenziata dei rifiuti urbani effettuata nel 2010. La tabella prevede un rientro pari da 0,25 euro per abitante per i comuni che differenziano tra il 50 e il 60 per cento dei rifiuti fino a 4 ore per chi differenzia oltre il 90%.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 11 maggio 2012

 

 

«Rigassificatore, progetto presto obsoleto» - I motivi del no all’impianto ribaditi in un incontro organizzato dal Tavolo tecnico transnazionale
È molto pericoloso per le conseguenze di un possibile incidente, per l'impatto sull'ambiente circostante, costoso e fra qualche anno potrà essere sostituito da condutture di trasferimento a terra. Un nuovo secco no al rigassificatore a Trieste è giunto ieri dalle analisi proposte da una serie di specialisti ed esperti, durante un incontro organizzato dal Tavolo tecnico transnazionale coordinato da Adriano Bevilacqua e svoltosi all'Università. Sulla probabilità che «il rigassificatore possa diventare in pochi anni un impianto superato, obsoleto e a quel punto inutile» si è espresso Giorgio Trincas, docente all'Ateneo cittadino: «Ci sono due progetti per portare il gas dal Medio Oriente al centro Europa e uno dei due già nel 2015 porterà a ridosso del confine il 75% del fabbisogno del nostro Paese. Ecco perché insistere con impianti fissi come il rigassificatore appare ingiustificato. Gas Natural ha annunciato che servono 550 milioni per costruirlo. Secondo me la somma necessaria è almeno il doppio, perché mancano gasdotto e impianti di sicurezza». Concetto ribadito da Marino Valle: «Un rigassificatore è un sistema non un semplice impianto e per funzionare deve necessariamente essere collegato a un gasdotto, perciò l'impatto ambientale sarebbe molto elevato e il costo per costruirlo notevole. Di grande dimensione anche il costo sociale che potrebbe essere determinato da un incidente che dovesse verificarsi. I rischi maggiori - ha concluso l’ingegnere - sono un incendio e un'esplosione, ed entrambi vedrebbero accentuati i propri effetti dal vento». Il fisico nucleare Gianrossano Giannini ha citato «l'incidente nucleare di Fukushima, che è stato catalogato al settimo livello, il massimo, della scala Ines, che classifica i disastri nucleari per pericolosità. Oggi le possibilità di accadimenti di questa entità si misurano in per cento e non in per mille, perciò il rischio collegato alla presenza di un impianto di questo tipo nel golfo va considerato con estrema attenzione». Carlo Franzosini, della Riserva marina di Miramare, ha affermato che «l'impianto sarebbe situato a solo una decina di chilometri dalla nostra Riserva. L'impatto sull'ambiente sarebbe terribile, perciò ritengo indispensabile spostare eventualmente il rigassificatore in altre acque, con fondali diversi». Marina Zweyer, docente dell'Università di Trieste, ha ricordato che «nel mare ci sono comunità batteriche che servono a pulirlo, decomponendo e degradando sostanze organiche che vanno a finire nel golfo. Se noi immettiamo nel mare grandi quantitativi di cloro, come accadrebbe nel caso di realizzazione del rigassificatore questo equilibrio si spezzerebbe irreversibilmente». Giovanni Nedoclan, docente di Igiene ambientale a Trieste, ha illustrato il rischio rappresentato da un eccessivo versamento di cloro nelle acque del golfo sotto il profilo chimico. «Il cloro può unirsi a molteplici sostanze ossidandole. Le conseguenze dei processi di lavorazione del rigassificatore consisterebbero in una generale ossidazione di elementi già presenti nel mare, con la formazione di composti tossici e cancerogeni. Gli studi finora fatti e proposti da chi vuole realizzare il rigassificatore non si occupano a sufficienza - ha concluso Nedoclan - del formarsi di cloro derivati organici. Accettare questo progetto equivarrebbe a formare una cambiale in bianco».

Ugo Salvini
 

 

«Porto vecchio zona off shore a patto che rimanga aperto» - IL CASO »DOPO IL DIBATTITO DI ROMA
Il concessionario Enrico Maltauro favorevole alla conservazione del Punto Franco: faciliterebbe il commercio, la “marina” e la ricerca. Le perplessità di Cosolini e Rosato sulla proposta di Paoletti
Porto vecchio come centro d’affari “extraterritoriale” senza vincoli di dogana.World trade center. Borsa delle merci. Banche off-shore. Centri di ricerca in regime extradoganale. Attività di trasformazione nell’ambito dei privilegi concessi dal Punto franco. Una ennesima trasformazione entra in scena. Forse digerita la prima, di costruire anche case in Porto vecchio, l’altro giorno (e non per caso da un palco romano con un ampio “parterre” politico, ministeriale, economico) si sono rovesciati di nuovo prospettiva e profilo della “nuova città”. Il sasso sfonda il sipario dell’eterno tabù e trova favorevoli i concessionari. Sì al mantenimento parziale del Punto franco. Lo ha ribadito da una plancia alta la presidente del Porto, Marina Monassi. Braccio operativo di nuovo il presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti, che oggi non vuole esplicitare i dettagli della proposta, ma che intende insediare negli spazi in concessione a Portocittà l’iscrizione al consesso del World trade center newyorkese di cui afferma di avere la licenza. La prospettiva apre interrogativi non da poco. La concessione a Maltauro-de Eccher e soci quali clausole contiene? Prevede vincoli reciproci tra Porto e privati sul Punto franco? Se si delimitano zone per deprimere il profilo di cittadella civile, e si torna ad attività di Punto franco come invocato da chi osteggia trasformazioni, come si salvaguarda l’altrettanto invocata “libera circolazione”, e che cosa si fa della discussa sdemanializzazione? «Una Borsa delle merci, che porti 300 posti di lavoro - esclama il deputato Pd Ettore Rosato -, va benissimo, ma solo se qualcuno ci mostra finalmente l’imprenditore e il suo progetto, ci dice dove lo ha tenuto nascosto finora, e noi gli stringiamo la mano. Monassi non è da ieri in Porto, ma ancora non ha fatto niente in questo senso, e penso che quel convegno pomposo sia stato solo una sua prova di forza per riaprire il vortice delle discussioni, un’altra volta solo parole, e sono quelle che sentiamo da 20 anni». Il sindaco Roberto Cosolini: «Non ho in mano l’atto di concessione. Ma a Roma ho sentito parole fumose, che mescolano il Punto franco con l’idea di una “zona franca urbana”, una sequenza di sciocchezze. Io ribadisco: deve restare garantita la libera circolazione in Porto vecchio, e mi aspetto dal tavolo tra Autorità portuale, Comune e concessionari una proposta chiara e comune. Dove serve il Punto franco, e dove no. Mi pare però evidente - stringe il sindaco allusivo - che tutte queste proposte (e sarebbe incomprensibile il contrario) si riferissero casomai al Punto franco del Porto nuovo...». Sono però i concessionari ad avere in mano non solo gli accordi firmati, ma anche larghi pezzi di timone. Parla Enrico Maltauro, uno dei soci di Portocittà, reduce dal convegno romano: «Io sono come uno che deve salire al 175° piano, ma non ha la chiave dell’ascensore - esordisce -, nel dare la concessione l’Autorità portuale (epoca Boniciolli, ndr) non poteva impegnarsi sul Punto franco, perché è di competenza esclusiva del ministero degli Esteri, discende come si sa da accordi internazionali del dopoguerra. Io chiedo garanzie? Non me le possono dare. Però - precisa Maltauro -, mantenere settori di Punto franco può starmi benissimo, significa utilizzare un’opportunità. Ma a una condizione: che resti saldo il presupposto, la volontà che Porto vecchio rappresenti sempre un ampliamento alla città, e cada il vincolo dell’ingresso chiuso. Uno strumento “modellato” è tuttavia interessante, per attività di “marina”, di commercio, e anche per una “zona franca” in cui fare ricerca». E le perimetrazioni? Si prefigura un Porto vecchio a scacchi? Maltauro: «Oggi tutto è virtuale, il Punto franco io lo vedo non tanto come elemento fisico, ma come norma che consente operazioni finanziarie. Se aggiungo un pezzo di città, deve essere zona integrata, con una sua ragione d’esistere. Immaginare recinti è ridicolo».
Gabriella Ziani

 

 

«Bonifiche, la Regione ora vari un piano a favore delle attività»
La ridefinizione del sito inquinato annunciata da Clini per il 26 tra i temi al centro del dibattito con Cosolini, Razeto e Moretton
La situazione economica di Trieste e le possibilità di sviluppo della città. Idee e proposte concrete per superare lo stallo che ha coinvolto numerosi progetti negli ultimi anni; il tutto nel contesto della crisi economica generale che sta attanagliando l’Italia. Si è sviluppato intorno a questi presupposti il dibattito organizzato alla Stazione marittima, che ha visto confrontarsi il sindaco Roberto Cosolini, il presidente di Confindustria Trieste Sergio Razeto e il presidente del gruppo del Pd in Consiglio regionale Gianfranco Moretton. Un excursus che ha toccato i temi più caldi sul tappeto, attraverso gli spunti e le domande del moderatore (e consigliere regionale del Pd) Sergio Lupieri. A partire dalle bonifiche del Sito inquinato (Sin), nodo che sta prendendo una direzione precisa dopo che il ministro all’Ambiente Corrado Clini ha annunciato che il 26 maggio sarà presentata al Consiglio dei ministri la riperimetrazione del Sin con la semplificazione delle procedure per il recupero. «Finalmente una buona notizia – ha commentato Cosolini – dopo anni di inconcludenze, il problema della perimetrazione delle aree è stato riportato nei suoi termini reali. Una decisione dettata dal buon senso che permetterà a molte industrie di poter mettere in atto i loro investimenti». Razeto: «Ci sarà un cambiamento sostanziale per le imprese esistenti che potranno muoversi liberamente dopo essere rimaste bloccate per troppo tempo, ma non potrà essere questo l’elemento unico e risolutore». Una decisione importante ma tardiva, per Moretton. «Il ministero dell’Ambiente ha impiegato più di dieci anni per arrivare alla delimitazione adeguata delle aree inquinate. E comunque il problema non è concluso. La Regione deve attuare un piano di intervento per sostenere le attività industriali ad iniziare dalle infrastrutture». Una discussione che non poteva non portare al rigassificatore di Zaule, cui Cosolini ha ribadito la contrarietà. «Il rigassificatore è una di quelle cose che non si devono fare a tutti i costi, ma solo se esistono le condizioni di sicurezza e rispetto ambientale. In questo senso Gas Natural non è mai stata in grado di fornire garanzie e spiegazioni adeguate». Concetto ripreso anche da Razeto, ma con dei distinguo: «Da un punto di vista tecnico-industriale il rigassificatore è una soluzione strategica. Il mercato del gas sarà il propulsore dei prossimi vent’anni, a patto però di limitarne l’impatto ambientale». Una questione su cui Moretton non ha risparmiato bacchettate alla giunta Tondo. «È evidente che se le autonomie locali non sono d’accordo quell’impianto non potrà mai essere realizzato. Tondo non può andare avanti per la sua strada, disinteressandosi di questo problema». Ecco poi il Porto. Secondo Razeto «con pochi quattrini si possono raggiungere buoni livelli di movimentazioni, ma serve un’accelerata sul Piano regolatore e le istituzioni devono muoversi in questo senso». Troppe le occasioni perdute in passato, per Moretton: «Molti progetti si sono fermati per strada. Servono investitori privati, penso ad esempio alla Cina, ma ci vuole una politica di accompagnamento affinché il Porto non diventi territorio di conquista». Fondamentali per Cosolini le alleanze strategiche «È importante la collaborazione con Capodistria e occorre aprire agli investitori che arrivano da fuori. Solo così si migliora il servizio». Infine i collegamenti ferroviari e non solo. Per Razeto la situazione «è in completa sofferenza e lo sarà sempre di più in futuro. Sul fronte merci serve un’apertura con l’estero e bisogna puntare sui collegamenti via mare sottoutilizzati». Per Moretton «è fondamentale un piano regionale che punti ad ampliare collegamenti e infrastrutture, per dare un impulso di crescita alla città ed a tutta la regione». Le ultime battute sul turismo: secondo Cosolini «la promozione della città deve passare per il rafforzamento delle relazioni con le capitali europee, che rappresentano la principale rete turistica», e sul patrimonio del mondo scientifico che però per Razeto «deve razionalizzare e non disperdere le risorse, in un’ottica di aumento della qualità offerta e di diminuzione dei costi».
Pierpaolo Pitich

 

 

Sabato ecologico a Borgo S. Sergio per ripulire il verde dai rifiuti - INVITATI I CITTADINI
Un’intera giornata dedicata alla raccolta dei rifiuti abbandonati e alla pulizia nell’area verde semiboschiva “Le cascatelle”, vicina alle case di Borgo San Sergio. Oggi, nell’ambito del programma Habitat Microaree, residenti e volonterosi sono invitati all’iniziativa “Differenziamoci”, con ritrovo alle 9.30 alla Casa del Popolo di via di Peco. L’iniziativa – cui partecipano Legambiente, Associazione Tri(est)e, Cooperativa Duemilauno, Acegas, VII Circoscizione, scuola Roli, ricreatorio Ricceri, biblioteca Mattioni - è stata illustrata ieri dall’assessore alle Politiche Sociali del Comune Laura Famulari e dai vari rappresentanti, Martina Goica dell’Ass, il presidente della VII circoscrizione Francesco Bettìo, Francesca Oliva per le Cooperative, Sara Bais del Gas (Gruppo Acquisto Solidale), Massimiliano Capitanio per La Quercia e Mauro Cotterle responsabile Acegas per la VII circoscrizione assieme a Fulvio Zoch per la IV. Saranno messi a disposizione dei cassoni dove verranno raccolti i rifiuti che l’Acegas provvederà a smaltire. Questa è la prima area interessata dal “sabato ecologico”, che verrà in futuro “esportato” in altri rioni, a seconda di esigenze e necessità. L’anno scorso - hanno sottolineato gli intervenuti - alla raccolta hanno partecipato circa 50 persone e sono stati riempiti ben cinque container. Tutti coloro che parteciperanno sono invitati a munirsi di guanti, pale e acqua. Le merende saranno fornite dalle Cooperative Operaie. Sara Bais, ideatrice dell’iniziativa, ha posto l’accento sull’«importanza di sensibilizzare le persone a non gettare i rifiuti ingombranti nelle aree verdi, ma di utilizzare gli appositi centri o il servizio di ritiro a domicilio dell’Acegas». E ha sollecitato a partecipare alla raccolta anche i bambini, per imparare a tutelare il verde come bene comune.
 

 

SEGNALAZIONI - Ferriera / 1 Contro lo smog basta parole

Dal 26 giugno 2007 al 10 maggio 2011 Ass. n. 1 Triestina ha inviato ben 12 lettere alle autorità interessate, in tutte le lettere ha espresso precise valutazioni sui rischi per la salute umana e per l’ambiente conseguenti all’inquinamento da polveri, benzene e Ipa. In seguito è stata analizzata la qualità dell’aria, nella zona dell’Università e nella mia abitazione in via Pitacco (Servola), i risultati sono i seguenti: concentrazioni di Ipa del giorno 8 agosto 2011, Università: Ipa totali 0.49 Ipa cancerogeni 0.24 B(a)P 0.00. Servola: Ipa totali 1170, Ipa cancerogeni 431 B(a)P 127. N.b.: la differenza, la qualità dell’aria tra l’Università e Servola. Il 5 e 6 maggio in via Pitacco (Servola) sono state giornate infernali. La Ferriera mi ha costretto a barricarmi in casa, a causa dell’inquinamento di una polvere grassa e un odore acre, proveniente dallo stabilimento siderurgico. Ho segnalato alla Polizia municipale (come faccio da molti anni), la quale segnala all’Arpa, ma purtroppo la Ferriera continua a inquinare, grazie alla non tutela delle autorità preposte. Ho azzeccato a scrivere sullo striscione che si trova appeso al mio balcone, “inquinamento ferriera no bla bla ma giustizia” visto che i responsabili delle istituzioni non fanno nulla per impedire che la Ferriera usi violenza ai cittadini con l’inquinamento, e soprattutto, non tutelano la salute dei più deboli che sono i bambini e gli anziani.

Nevio Tul

 

SEGNALAZIONI - Ferriera / 2 Salute a rischio

È la seconda volta che vi scrivo per il problema della Ferriera ma questa volta ho scattato delle foto nel cortiletto di casa mia (Servola) nelle quali si vede in modo molto chiaro la polvere di carbone che si e' depositata al suolo a seguito della pioggia. Prima questa polvere era sospesa in aria e veniva respirata da tutti, bambin i, adulti e anziani con conseguenze facilmente immaginabili per i sofferenti di asma branchiale nonche' di allergie asmatiche. Cosa stanno facendo le istituzioni preposte alla tutela della salute della popolazione? Cosa sta facendo l'Arpa, non dovremo mica fare una coletta per dotarla di una apparecchiatura atta all'aspirazione dell'aria? Dove sta la Regione, cosa stanno facendo Tondo e la sua giunta per tutelare la salute dei contribuenti che tra l'altro contribuiscono ai loro lauti stipendi? Dimenticavo che e' piu' importante insegnare il friulano nelle scuole (quello di Udine, quello della Bassa Friulana, quello della Carnia?), predisporre il finanziamento per un vocabolario friulano – italiano e viceversa e poi magari pensare di attuare una riforma delle aziende sanitarie territoriali per andare a colpire quelle che funzionano, come quella di Trieste. A questo punto penso proprio che parlare seriamente di salute con costoro non sia possibile. Evidentemente la salute piu che un bene prezioso e' un businness prezioso per chi lo esercita indirettamente, ma non per chi lo subisce. Le stesse foto con e-mail di accompagnamento le ho inviate anche al sindaco Cosolini.

Arduino Adamolli

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 10 maggio 2012

 

 

L’inquinamento sale a livello di guardia
L’Arpa, in un dossier di 318 pagine, denuncia i rischi ambientali. In crescita le polveri sottili. Acqua contaminata in pianura
TRIESTE Non di certo un malato terminale, il Friuli Venezia Giulia è piuttosto un paziente da tenere sotto stretta osservazione. Il dottore, l’Arpa, ha fatto la sua diagnosi e ci dice che stiamo così così. Si boccheggia, tra gas di scarico e fumi industriali. Trieste ne sa qualcosa. Il Rapporto 2012 sullo stato dell’ambiente redatto dall’agenzia regionale, illustrato ieri in Commissione dal direttore generale Lionello Barbina e dal responsabile tecnico Fulvio Stel, è una scomoda cartella clinica di 318 pagine. Che ora la politica deve scegliere se archiviare nell'improbabile voce dei “faremo” o se rimboccarsi le maniche subito. Il 2011 ha consegnato chiare indicazioni: la legge, come ricorda Stel, afferma che nell’arco di un anno non si possono avere più di 35 giorni in cui la concentrazione media di polveri sottili (Pm10) supera i 50 microgrammi per metro cubo d’aria. Ebbene, nonostante le procedure di Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) per gli stabilimenti e la riduzione di emissioni nel trasporto su gomma grazie agli Euro 5 e 6, a Pordenone e a Trieste i dispositivi hanno registrato una cinquantina di sforamenti, a Udine oltre i 40, mentre Gorizia è stata sotto la soglia. Cosa è successo? «Un ristagno dell’aria sull’intero territorio, meno vento», spiega l’Arpa, che si accompagna all’aumento della combustione domestica: si costruiscono più case e schizza la vendita di apparecchi di riscaldamento a legna. Dal 2005 al 2009 in Fvg sono state vendute dalle 10 mila alle 12 mila stufe, di cui il 60% a pellet e il 40% a ciocchi. Tra le sostanze esalate dalla combustione della legna figurano gli idrocarburi policiclici aromatici (riconosciuti come cancerogeni dall’Oms) tra i quali il benzopirene e le diossine. Un inquinamento che incide in particolare nel caso di materiali solidi, a causa del ridotto rimescolamento tra la sostanza che brucia e l’ossigeno nell’aria. Non va meglio con l’acqua: quella sotterranea della bassa pianura goriziana, friulana e pordenonese, «presenta vaste e significative contaminazioni di nitrati e prodotti fitosanitari di origine agricola – rileva l’Arpa – o da scarichi industriali». Si tratta dunque di ridurre l’utilizzo di fertilizzanti chimici. Altri pericoli ambientali, che l’agenzia invita a tenere sotto controllo, riguardano la legionella che rischia di diffondersi insieme all’incremento degli impianti di condizionamento e del numero di piscine. Infine elettromagnetismo determinato dall’introduzione del digitale terrestre e dalla proliferazione degli impianti di telefonia mobile.
Gianpaolo Sarti

 

Il mercurio “abita” nell’Alto Adriatico e insidia pesce spada, tonno e branzino

Branzino al mercurio, buon appetito. L’Alto Adriatico è inquinato dalle concentrazioni del metallo, dovute alle attività minerarie risalenti al 1500 e terminate da oltre 10 anni. Ma nonostante le elevate contaminazioni delle foci dell’Isonzo, nel golfo di Trieste e nella laguna di Marano e di Grado, «dove si sovrappongono gli apporti industriali conclusi all’inizio degli anni Novanta – precisa l’Arpa – le acque marine e lagunari non presentano superamenti degli standard ambientali di riferimento europeo». Mercurio a livello «significativo» si riscontra «solo nei grandi pesci predatori pelagici», vale a dire le specie in cima alla piramide alimentare, come ad esempio pesce spada, tonno e branzini. «In assenza di possibilità di bonifica – aggiunge il Rapporto – e di un comprovato rischio sanitario, occorre assumere una particolare attenzione nel consumo di prodotti ittici da parte delle donne in gravidanza».

(g.s.)
 

 

INCONTRO-DIBATTITO ALL’UNIVERSITA’
“Non rifiuto, io riciclo” Arci Comitato territoriale di Trieste e Arci Casa dello Studente presentano oggi, alle 17, nell’aula Venezian dell’Università, l’incontro-dibattito “Non rifiuto, io riciclo” rivolto agli studenti universitari di Trieste e fuori sede riguardo l'importanza e l'utilità delle buone pratiche nella gestione dei rifiuti per il rispetto dell'ambiente, per una cultura del riuso e del riciclo attraverso pratiche di consumo critico e consapevole. Intervengono Umberto Laureni, assessore all'ambiente Comune di Trieste, Paolo Plossi del Servizio Tutela del territorio della Provincia, Alessandro Giadrossi, presidente del Wwf, con "Prima della raccolta differenziata il riuso", Paolo Dalmaso ed Erica Zugna, dirigenti dell’Acegas. Modera Alfredo Altobelli, docente di Ecologia all’Università. Segue una dimostrazione pratica su “Riciclo carta Faida te”.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 9 maggio 2012

 

 

Ennesimo no del Consiglio al rigassificatore - MOZIONE DOPO IL RILANCIO DI TONDO
Stabulario dell’Università: aula contro la vivisezione quale metodo scientifico e didattico
Il presidente della Regione, Renzo Tondo, nei giorni scorsi durante l’assemblea di Confindustria, aveva annunciato che intende prendersi la responsabilità «anche a costo di perdere consenso» di realizzare il rigassificatore a terra nella zona industriale di Zaule nonostante i pareri negativi espressi dal Consiglio comunale di Trieste. Un ulteriore no è ora arrivato lunedì sera dal Municipio triestino grazie a una mozione “trasversale” firmata da 12 consiglieri. Nella mozione s’impegna il sindaco a invitare Renzo Tondo in aula per un confronto pubblico. Il “governatore” potrà così esporre i vantaggi che deriverebbero a Trieste con la realizzazione del rigassificatore, mentre il Consiglio comunale dovrà esprimere nuovamente un parere negativo, anche attraverso il supporto di tecnici con specifica competenza sull’argomento. La mozione ha raccolto 28 voti favorevoli, nessun contrario e un astenuto (Lobianco Fli), mentre cinque consiglieri del Pdl non hanno votato (Bertoli, Bucci, Camber, Declich e Giacomelli). Secco il commento di Roberto Decarli (“Trieste Cambia”): «Era immediatamente necessaria una risposta di carattere politico». Nello stesso Consiglio è stata poi approvata a larga maggioranza anche un’altra mozione presentata da Marino Andolina, Michele Lobianco e Paolo Menis che riguardava la ristrutturazione e l’ampliamento dello stabulario dell’Università di Trieste. La mozione impegna il sindaco e l’assessore competente a inoltrare all’Università di Trieste la contrarietà all’utilizzo della vivisezione quale metodologia di sperimentazione scientifica e didattica e a sollecitare la Regione affinché finanzi esclusivamente strutture e progetti che prevedano metodi alternativi alla vivisezione. La mozione è stata approvata a larga maggioranza dal Consiglio comunale. Ci sono stati i soli no di Roberto Decarli (“Trieste cambia”) e di Loredana Lepore (Pd). Astenuto il sindaco Roberto Cosolini.
 

 

Alla prova in autunno il nuovo piano del traffico
L’operatività promessa un lungo stallo. Entro l’estate la passerella sul canale che precederà il cantiere per la riqualificazione di piazza Ponterosso
L’agenda delle attese è un romanzo non scritto. È un calendario di scadenze. Se si voltasse pagina per tempo molte cose potrebbero cambiare. La Giunta Cosolini, a quasi un anno dal suo insediamento, e nonostante la mancanza di soldi, ha cominciato a smaltire qualche caso irrisolto, e a mettere in campo qualche idea. Scaletta. Entro giugno (parola del Comune) deve cominciare l’iter istituzionale (in Giunta e in consiglio) del nuovo e “partecipato” Piano del traffico. Operatività? È promessa per l’autunno. Se ne parla da tanti anni, cambiare rotta sarebbe un sollievo rigenerante. Entro l’estate dobbiamo vedere montato l’ormai celeberrimo ponte nuovo sul Canal grande. Consumato non già dai passi, ma dalle polemiche. Entro questo mese, secondo gli impegni presi, dovrebbe poi schiarirsi la questione dell’eventuale Park Audace sulle Rive: il Comune, per accettare il progetto, anche questo in attesa da secoli, lo vuole ridimensionato nel perimetro su strada, affinché lo scavo fronte-mare non metta a rischio i palazzi storici. Ottobre: devono partire i lavori per la riqualificazione di piazza Ponterosso. Durata: 4 mesi. Dunque ci si dà appuntamento a gennaio 2013. Il 31 gennaio scadrà anche il termine concesso dal Comune per l’adeguamento dei déhors fuori da bar e ristoranti. Urbanistica: il restauro dell’intero Borgo Teresiano, con le promesse pedonalizzazioni, è fissato per la fine del prossimo anno. E il 2013 si rivela di nuovo anno cruciale. Dopo una serie infinita di rinvii, problemi e ritardi, devono terminare il prossimo anno anche i restauri all’ex Ospedale militare, una sorta di fabbrica del duomo, che sarà campus per studenti universitari. E va finito, finalmente, l’annoso Magazzino vini (di cui a parte). Quest’anno il ministero dei Beni culturali ascrive infine a Trieste la terza e ultima “tranche” di finanziamento per risanare palazzo Carciotti, per un totale di 2 milioni di euro, che si sommano agli 800 mila in mano al Comune (destinati al tetto e alla cupola danneggiata). Contatti sono in corso tra Direzione dei Beni culturali e assessorato ai Lavori pubblici: andrà in porto o no la fondamentale questione? I soldi certamente non bastano. Altri dubbi dovranno essere risolti entro giugno per destinare il contributo regionale di 600 mila euro al parco di Miramare: si restaureranno o no le “serre nuove” per un centro dei colibrì, oppure, in assenza di un ente di gestione che supporti le enormi spese la tortuosa vicenda sfumerà nel nulla? Meno vicino agli occhi dei cittadini, ma problema tanto grave da aver procurato al governo italiano una procedura d’infrazione della Ue, c’è da ultimo il caso del depuratore di Servola da mettere a norma. Sbloccata una “impasse” di anni, c’è una data di fine lavori fissata al 2014. E stavolta non si scappa più, perché è imposta dall’Europa.

(g. z.)
 

La nuova pista ciclabile: partiti i lavori alle Noghere
Il tracciato si allaccerà alla via collegata oltreconfine alla vecchia Parenzana Cantiere del segmento Rio Ospo-Laghetti concluso già entro la fine dell’estate
MUGGIA I lavori per la realizzazione del nuovo tratto della ciclovia Rio Ospo-Laghetti delle Noghere sono finalmente partiti. Il tracciato, lungo poco meno di due chilometri nell'area di Rabuiese collegherà l'ex strada provinciale con i laghetti situati in zona Noghere e si allaccerà al futuro percorso ciclabile che collegherà la Parenzana, da una parte verso Trieste e dall'altra verso Muggia. La pista entrerà nella strada che porta ai laghetti e proseguirà fino al confine con il territorio appartenente al comune di San Dorligo della Valle. Parallelamente sta proseguendo l'iter per la definizione dei progetti inerenti il resto della pista ciclabile che partendo dalla Parenzana, con una sorta di anello giungerà verso Aquilinia e poi verso la foce dell'Ospo. Il piano finanziario, pari a circa 130 mila euro, verrà completamente coperto da un contributo comunitario transfrontaliero appartenente al progetto denominato Kras-Carso. «Non si può che essere soddisfatti, e lo si è per due motivi: in primo luogo, ovviamente, per l’inizio dei lavori di un’opera che sarà un indiscutibile valore aggiunto alla qualità della vita dei muggesani e di tutti coloro che ne usufruiranno, e poi perché grazie al significativo ribasso di gara, possiamo immaginare in modo concreto la realizzazione del collegamento tra una ciclovia e l’altra così da avere un’articolata rete ciclabile», ha commentato l'assessore ai Lavori pubblici di Muggia Loredana Rossi. Secondo l'esponente della giunta Nesladek “già entro la fine estate si potrebbe godere di un itinerario ciclistico che copra la parte orientale del territorio”. Il tratto Rio Ospo-Laghetti sarà infatti un anticipo di un progetto molto più ampio che andrà ad interessare quasi 7 chilometri di territorio. I 6 mila 886 metri del nuovo percorso interesseranno il collegamento dal confine con la Slovenia in località Rabuiese fino all’incrocio della strada Provinciale n.14 per Muggia con la galleria della via Flavia di Aquilinia con un altro tratto che farà in pratica marcia indietro parallelamente al Rio Ospo. La ciclovia avrà un costo di 280 mila euro, suddivisi tra 200 mila euro di contributi regionali e i restanti 80 mila provenienti da fondi del Comune. In parte la pista sarà a doppio senso ed in parte a senso unico (lungo le strade che non permettono l’allargamento); in alcuni tratti è prevista sul sedime stradale preesistente, in altri sarà di nuovo innesto. Sono state altresì predisposte le opportune opere di sistemazione del manto stradale, bonifica, decespugliamento ove richiesto, la necessaria segnaletica orizzontale e verticale conforme alle normative e tutte le varie opere di finitura e completamento. Ogni intervento sarà effettuato nel rispetto delle zone sottoposte a vincolo paesaggistico e dei vincoli posti dal Sito inquinato nazionale. L'intervento che si andrà ad apportare a Muggia avrà comunque un respiro molto più ampio. La Slovenia infatti ha già realizzato un percorso ciclabile che sfruttando il sedime della ex ferrovia austroungarica (“Parenzana”) da Risana arriva a Rabuiese. E con il progetto muggesano il ciclo-turismo avrà un valore aggiunto anche in territorio triestino.
Riccardo Tosques

 

 

«Offese ai No Tav», Terpin nella bufera - Kocijancic e Antonaz protestano dopo un programma tv. Il presidente Autovie: «Caso che non c’è»
TRIESTE Scivolone di Emilio Terpin sui no-Tav. Rifondazione non perde l’occasione e ne chiede le dimissioni. In un’intervista alla Rai regionale, andata in onda sabato 14 aprile nella rubrica Tg Settimanale, il presidente di Autovie Venete avrebbe considerato «disfattista» il movimento, precisando poi che «nella prima guerra mondiale i disfattisti venivano fucilati». Dichiarazioni che innescano un insolito incidente diplomatico per il numero uno della società autostradale che, peraltro, in questo momento sta vivendo un momento politico estremamente delicato per la concessione del maxi-finanziamento necessario per la costruzione della terza corsia. In un’interrogazione al presidente Tondo Igor Kocijancic e Roberto Antonaz portano a galla il fatto e sollecitano l’uscita di scena di Terpin. «A una domanda del conduttore televisivo su quale fosse la sua opinione nei confronti di chi è contrario alla realizzazione di grandi opere viarie, tra cui la Tav – scrivono i due consiglieri – il presidente avv. Terpin ha risposto, come riscontrato dalla registrazione video, che ‘nella Prima guerra mondiale i disfattisti venivano fucilati perché erano pericolosi’. Sottolineato – precisano gli esponenti di Rifondazione – che Terpin è presidente di un’Azienda a preminente capitale pubblico e di nomina della giunta alla quale risponde del suo operato e ricordato che le posizioni di chi ritiene che le grandi opere e in particolare la Tav siano inutili e superate e prospetta soluzioni alternative e che quindi hanno piena legittimità come quelle di chi la pensa in modo opposto, i consiglieri interpellano Tondo per sapere se non ritenga le affermazioni di Terpin gravi e offensive improntate a una violenza verbale inaccettabile». Kocijancic e Antonaz si aspettano «scuse a nome della giunta e Sue personali ai cittadini del Fvg così pesantemente insultati» e la sostituzione del presidente Terpin alla guida di Autovie Venete «con persona più equilibrata e più rispettosa». Pronta la replica del presidente della società: «Spiace constatare che ancora una volta, in Italia, un paradosso declinato in battuta, non venga compreso ma utilizzato strumentalmente per creare un caso che non c’è». Alza gli occhi al cielo il presidente Emilio Terpin – si legge in una nota di Autovie – accusato da alcuni Consiglieri di 'violenza verbale' per un’affermazione fatta durante un’intervista e non aggiunge altro».

(g.s.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 8 maggio 2012

 

 

Variante al Prg da oggi all’esame dei cittadini

«Ascoltare i cittadini per meglio comprendere i modi con cui la città e i suoi spazi vengono concretamente vissuti, percepiti, immaginati nel presente e nel futuro», è quanto afferma Elena Marchigiani, assessore alla Pianificazione Urbana nel predisporre la nuova variante al Piano regolatore generale da presentare poi alle varie circoscrizioni. E oggi inizia il primo incontro: si svolgerà alle 20.30 nella sede della III Circoscrizione (Roiano-Gretta-Barcola-Cologna-Scorcola), in Villa Prinz (Salita di Gretta 38). L’incontro, ricorda l’assessore, è finalizzato innanzitutto a illustrare le modalità di partecipazione proposte dall’Amministrazione; in particolare, il questionario che dovrà essere poi compilato da parte del più ampio numero di persone. Proprio nell’intento di supportare questo processo di “ascolto”, all’incontro di stasera saranno presenti studenti della Facoltà di architettura dell’ Università di Trieste che aiuteranno i cittadini nella compilazione dei questionari. Gli studenti assicureranno inoltre la loro presenza, per tutta la settimana successiva (fino a lunedì 14 maggio), sia durante gli orari di apertura della sede della Circoscrizione, sia sull’intero territorio Circoscrizionale per effettuare rilievi puntuali utili alla predisposizione del Piano.
 

PIANO  REGOLATORE

Oggi, alle 20.30, nella sede  della terza circoscrizione a Villa  Prinz, Salita di Gretta 38,  l’assessore Elena Marchigiani  illustrerà le modalità di  partecipazione dei cittadini alla  redazione della nuova variante  al piano regolatore. Studenti di  architettura aiuteranno i  cittadini nella compilazione del  questionario e saranno presenti  fino al 14 maggio negli orari di  apertura della circoscrizione.

 

 

Caprioli e cinghiali abbattimenti inferiori al previsto - FEDERCACCIA
TRIESTE Lo scorso anno oltre 200 animali selvatici della provincia triestina sono finiti sotto le ruote di automobili o dei treni. Si tratta per la maggior parte di caprioli, ma anche cinghiali, tassi, volpi e addirittura qualche cervo. Nel conteggio non risultano centinaia di ricci e mici che ogni giorno trovano la morte lungo le tante strade provinciali. Questi numeri sono stati forniti dalla Federcaccia Provinciale che ha presentato a Jamiano, in provincia di Gorizia, la tradizionale mostra dei trofei degli ungulati prelevati dai cacciatori triestini durante la trascorsa stagione venatoria. I soci agiscono nelle dodici riserve che compongono il 13° Distretto “Carso” attraverso la caccia di selezione. «L’obiettivo di tutti deve essere la tutela del territorio e la sua gestione – afferma il presidente provinciale della Federcaccia Fabio Merlini -. I cacciatori da sempre svolgono nel nostro comprensorio un ruolo importante che è quello della gestione e del monitoraggio delle diverse specie». Nel comprensorio triestino sono i caprioli (2mila circa i capi esistenti) e i cinghiali (800 unità) gli animali selvatici più diffusi. Durante il periodo venatorio 2011–2012 sono stati 361 i caprioli prelevati, rispetto ai 490 previsti dai piani di abbattimento regionali, probabilmente a causa dell’urbanizzazione e parcellizzazione del territorio e dalla presenza consistente del cinghiale. Questi, i prelevati sono stati 312 rispetto ai 577 previsti. La diminuzione dei prelievi – secondo la Federcaccia – dipenderebbe dalla concentrazione dei cinghiali a ridosso delle aree urbanizzate, dove essi trovano rifugio, protezione e cibo. I cacciatori hanno poi abbattuto tre esemplari di camoscio, un centinaio di capi è presente nelle riserve di Duino e in quelle confinanti con la provincia di Gorizia. Cresce pure la popolazione dei cervi, circa una ventina di capi, avvistati soprattutto nelle aree boschive a cavallo dei confini. Diverse le segnalazioni anche per lo sciacallo colto non solo da osservazione diretta ma anche da “fototrappolaggio”. Il lupo è stato avvisato nella parte orientale della provincia, nella zona del monte Cocusso. Un esemplare chiamato “Slavc”, marcato dall’Università di Lubiana con un radio collare monitorato da satellite, è stato avvistato in provincia di Verona, nei Monti Lessini. Lì vi è giunto dopo aver attraversato Carinzia, Stiria e le provincie di Bolzano, Trento e Belluno. «La rassegna dei capi abbattuti – sostiene Merlini – è un momento di massima trasparenza nei confronti della comunità e degli enti pubblici su come viene gestito il patrimonio faunistico sul territorio. Per ogni animale prelevato viene presentato il dato biometrico, suddiviso per specie e riserva di caccia, con i diagrammi corrispondenti a densità di prelievo e proporzione degli abbattimenti per classi di sesso e età». Va ricordato che l’attività venatoria relativa al capriolo e al cinghiale verrà aperta il 15 maggio e si concluderà il 15 gennaio 2013.

Maurizio Lozei
 

 

Volontari per il servizio civile - LE DOMANDE ALL’ARCI

Nei giorni scorsi è uscito il bando per “reclutare” volontari al Servizio civile solidale, rivolto a giovani di 16-17 anni. L’Arci regionale partecipa con tre progetti, che a Trieste riguardano le manifestazioni sportive e le iniziative rivolge ai giovani e l’attività di informagiovani. Chi fosse interessato può presentare domanda direttamente all’Arci Servizio Civile Fvg entro il 1° giugno 2012, con probabile inizio del servizio nel mese di giugno, al termine dell’anno scolastico. L’impegno dei giovani è di 360 ore distribuite nell’arco dell’anno scolastico che non andranno a intaccare lo studio o gli impegni personali, ma anzi saranno occasione di formazione civica, sociale, culturale e professionale. È previsto un riconoscimento economico pari a 892,38 euro.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 7 maggio 2012

 

 

Rigassificatore, Pdl e Fli “bocciano” il referendum

Piero Camber: «Proposta vecchia e superata». Menia: «Prevarrebbe l’emotività» Ma Cosolini: «Se fosse necessario lanciare un altro segnale condividerei l’idea»
Irricevibile e demagogica per alcuni, utile e auspicabile secondo altri. La proposta di indire un referendum sul rigassificatore lanciata da Roberto Antonione, leghisti e bandelliani - convinti che questa sia l’unica carta in grado di “costringere” la Regione a tener conto dell’orientamento del territorio -, divide la politica e incassa in qualche caso anche bocciature particolarmente sonore. I giudizi più critici, com’era prevedibile, arrivano dai vecchi compagni di squadra di Antonione, quegli esponenti del Pdl che forse non hanno ancora perdonato all’ex sottosegretario agli Esteri l’uscita dal partito e il passaggio, sia in Parlamento sia in Comune, al Gruppo misto. «Quella di Antonione - taglia corto Piero Camber - è un’idea vecchia e superata. La richiesta di un referendum sul rigassificatore è già stata avanzata in passato (nel 2006, per iniziativa di un gruppo di ambientalisti tra cui l’allora consigliere dei Verdi Alessandro Metz ndr) e bocciata dal Comitato dei garanti del Comune. Riproporre oggi soluzioni già dichiarate inammissibili ieri, quindi, non ha alcun senso». Sulla stessa linea anche Bruno Marini. «Parlare di referendum in questo momento mi sembra demagogico - commenta il consigliere regionale Pdl -. La volontà popolare si può invocare solo quando si hanno tutti gli elementi a disposizione. Al momento, invece, resta grande incertezza su molti aspetti chiave dell’operazione di Gas Natural: dalle ricadute occupazionali alle eventuali royalties per il Comune». Contrario all’opzione Antonione anche l’ex sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia: «Quando in ballo ci sono questioni strategiche come l’approvvigionamento energetico, non si può procedere a colpi di referendum - afferma l’esponente di Fli, da sempre a favore del rigassificatore -. Le consultazioni popolari, infatti, risentono dell’emotività del momento e non si basano mai sulle reali conoscenze». Per trovare toni più concilianti e posizioni più favorevoli, bisogna spostarsi sul fronte opposto, precisamente in casa Pd. «Un referendum sul rigassificatore: perché no? - commenta il consigliere comunale Mario Ravalico -. La contrarietà al progetto è stata già espressa in maniera forte e chiara dal Consiglio comunale, ma su una materia così pregnante non vedrei nulla di strano nel chiedere un pronunciamento dei cittadini. Questo non significa cedere a logiche populiste: di fronte ad argomenti decisivi per il futuro della città, il referendum può essere legittimamente indetto». «Il Pd - concorda il consigliere regionale Sergio Lupieri - deve essere in prima linea qualora si decida di ricorrere al referendum, per far capire una volta di più alla Regione che Trieste è contraria al progetto Gas Natural. La consultazione darebbe indubbiamente più forza al no istituzionale già espresso». Disponibile a ragionare sull’ipotesi anche Roberto Cosolini. «Di per sé il voto del Consiglio comunale è stato così chiaro che potrei considerare il referendum anche superfluo - osserva il sindaco -. Ma se fosse necessario lanciare un segnale ancora più netto, condividerei sicuramente la proposta di Roberto Antonione». Ancora più deciso, infine, l’appoggio del primo cittadino di Muggia. «Mi fa piacere sia stata avanzata questa proposta, che testimonia l’esistenza di una perplessità “trasversale” - chiarisce Nerio Nesladek -. Ogni iniziativa lanciata in questo senso è la benvenuta. È vero che tutte le assemblee elettive si sono già dichiarate contrarie. Ma è altrettanto vero che il referendum potrebbe rappresentare un ulteriore, utile strumento per far sentire la nostra voce. A patto, però, di indirlo per tempo».
Maddalena Rebecca

 

E Muggia promuove per metà giugno il raduno del “no”
Una grande manifestazione pubblica da organizzare indicativamente nella seconda metà di giugno e in cui chiamare a raccolta rappresentanti istituzionali, tecnici, esperti e cittadini. È l’iniziativa a cui sta lavorando il Comune di Muggia che, proprio oggi, renderà note le prime coordinate di quello che si annuncia come un appuntamento imperdibile per i sostenitori del fronte del no al rigassificatore. «L’idea - spiega Nerio Nesladek - è riprendere e rilanciare in grande il percorso avviato con il presidio sotto il palazzo della Regione. Un momento per tornare a far sentire le nostre voci».
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 6 maggio 2012

 

 

«Referendum per ribadire il no al rigassificatore»

Antonione con Bandelli e Lega: «Tondo prenderà atto della contrarietà della gente» Russo (Pd): «La consultazione? Bomba atomica finale, ma potremmo pensarci»
Il no convinto al rigassificatore di Zaule espresso dal Consiglio comunale di Trieste non è bastato. Il parere contrario della Provincia e dei Comuni minori, nemmeno. Il governatore Renzo Tondo, paladino del progetto di Gas Natural, continua infatti a perorarne la causa, ignorando l’orientamento degli enti locali. Come muoversi, quindi, per riuscire a far valere sul serio le ragioni del territorio? Semplice, giocando la carta del referendum. Una di quelle “armi” capaci di far male, specie in periodo preelettorale. È la proposta ad effetto lanciata dall’ex presidente della Regione e ora consigliere comunale del Gruppo Misto Roberto Antonione, sostenuto nell’occasione da nuovi “alleati”: Franco Bandelli e Alessia Rosolen di Un’Altra Trieste, e Maurizio Ferrara e Roberto De Gioia della Lega. «È venuto il momento di stanare le incongruenze a cui stiamo assistendo - afferma Antonione -. Tondo e il governo centrale hanno il dovere di prendere atto della contrarietà di Trieste al rigassificatore. E se non intendono farlo, non resterà che indire un referendum che consenta di informare i cittadini su tutte le possibili ripercussioni dell’opera. Chi ha responsabilità istituzionali deve confrontarsi con la gente e agire alla luce del sole». Una stoccata, questa, rivolta all’Autorità portuale. «Il suo silenzio non è più accettabile - continua l’ex candidato sindaco del centrodestra -. Finora il Porto non si è mai chiaramente espresso, forse proprio perché stava sotterraneamente trattando per portare a casa quel rigassificatore che la città non vuole. Stimolare il dibattito in vista di un referendum, consentirebbe finalmente di capirne la strategia». Perché la soluzione invocata da Antonione si realizzi, c’è bisogno però del sostegno anche delle altre forze politiche. Oltre a “bandelliani” e leghisti - come detto, d’accordo con il parlamentare sulla necessità di «chiarire una volta per tutte le idee a Tondo, ribadendo il no incondizionato di Trieste al rigassificatore» -, il fronte del referendum deve arruolare ulteriori sostenitori. Che, fa capire Francesco Russo, potrebbero arrivare anche dalle file del Pd. «Il referendum è la bomba atomica finale - afferma il segretario provinciale dei democrats -. E, se necessario, potremo anche pensare a sganciarla. Francamente, però, non credo ce ne sarà bisogno. Le uscite di Tondo non vanno prese troppo sul serio: ho l’impressione di assistere all’ennesima puntata della telenovela preelettorale di un presidente che fa molti annunci, ma non realizza nulla di concreto». Meno allettato dall’idea del referendum il vicesegretario Pd e consigliere comunale Pietro Faraguna: «Che la stragrande maggioranza della popolazione sia contraria al gnl è cosa già nota - commenta -. Non serve una consultazione popolare per ribadirlo». Convinti della necessità di tornare ad alzare con più decisione la voce, invece, gli esponenti di Sel e Idv. «La nostra provincia ha già pagato un prezzo elevato all'ambiente, basta pensare alla Siot - affermano i capigruppo Marino Sossi e Paolo Bassi -. Dire sì la rigassificatore, quindi, significherebbe continuare a distruggere il territorio».
Maddalena Rebecca

 

Sel e idv - «No all’Ass unica e alla fusione di Acegas»
Non solo il rigassificatore in golfo. Nell’elenco dei “progetti distruttivi” caldeggiati da Tondo, Sel e Idv inseriscono anche l'Azienda unica regionale per i servizi sanitari e la fusione di Acegas Aps. «Tutte e tre le proposte - ha affermato il dipietrista Paolo Bassi - danneggerebbero Trieste sul piano ambientale e della conservazione dei livelli occupazionali. L’idea di creare un'azienda sanitaria unica, in particolare, ci sembra la chiara manifestazione di una volontà di favorire i privati a scapito del pubblico». Sull'ipotesi di fusione dell'Acegas Aps con altre aziende del settore, Bassi ha ricordato poi che «l'azienda è di proprietà di Trieste e il Consiglio comunale è l'unico soggetto che può deciderne il futuro, in quanto azionista di maggioranza». Ancora più dura la posizione del capogruppo di Sel in Comune Marino Sossi (in foto): «Tondo continua a usare la motosega, come ha fatto in Val Rosandra. Sta distruggendo l'Ass di Trieste, la cui esperienza riconosciuta, specie in tema di salute mentale, a livello nazionale e internazionale. La proposta di spostamento a Udine della sua Direzione chiude da subito ogni discussione - ha sottolineato - e il nostro no è deciso. Evidentemente la città non è elettoralmente appetibile. Quanto all'ipotesi di una fusione di Acegas Aps con altre grandi aziende, di cui abbiamo avuto notizia dalla stampa e di cui sarebbe artefice il presidente Massimo Paniccia - ha aggiutno Sossi - non ci risulta che lo stesso abbia avuto un mandato in tal senso dal cda. Acegas Aps è un'azienda di proprietà pubblica, perciò una scelta così importante fatta in autonomia dal presidente non è accettabile». Infine un accenno alla Ferriera: «Bisogna predisporre al più presto un piano di riconversione serio».

(u.s.)
 

Agenti marittimi, Busan il nuovo presidente - ASSOCIAZIONE IN ASSEMBLEA
L’uscente Filipcic: le istituzioni non seguono le reali necessità degli operatori portuali
Una stoccata alle istituzioni per la mancanza di «intelligenza», la consapevolezza delle difficoltà legate ai collegamenti ferroviari, un approccio ottimistico per il futuro a medio termine e un via libera al rigassificatore di Zaule. Con una relazione di questo tono si è chiuso l’altra sera, nella sede di via Coroneo, il mandato di Edoardo Filpicic alla presidenza dell’Associazione Agenti Marittimi Fvg i quali, riuniti in assemblea, hanno nominato nuovo presidente Pietro Busan, amministratore delegato della G. Tarabochia & Co. Srl. Davanti agli associati Filipcic ha tracciato lo scenario in cui si è mossa l'associazione negli ultimi anni, con la crisi finanziaria mondiale e un periodo negativo («stiamo vedendo un po’ di luce alla fine del tunnel»). Altri problemi si sono però aggiunti – secondo gli Agenti marittimi – quali le questioni legate al trasporto ferroviario ma anche la burocrazia delle pubbliche istituzioni «... che non hanno l’intelligenza e la capacità di uniformare le proprie attività istituzionali alle reali necessità degli operatori portuali». Nonostante tutto, il presidente uscente ha voluto dare previsioni ottimistiche in merito all’andamento dei traffici, citando – per quanto relativo al Porto di Trieste - l’allungamento del Molo VII, lo sblocco dei finanziamenti per la Piattaforma Logistica, la ristrutturazione del Molo VI e della Stazione Marittima come segnali concreti di speranza. Favorevoli, invece, gli Agenti marittimi al rigassificatore di Zaule: «Sono anni che ne sentiamo parlare ma a tutt’oggi non abbiamo ritenuto esprimerci in merito. A breve sarà indetta la conferenza dei servizi, dalla quale ci attendiamo maggiori precisazioni. Come operatori portuali non possiamo che valutare positivamente tutto ciò che possa imprimere sviluppo dei traffici portuali della nostra città», ha detto Filpicic, ma nel rispetto delle norme di sicurezza. Nessun timore quindi che le gasiere possano influenzare negativamente i traffici in quell'area? «No, siamo favorevoli all'impianto», dice con chiarezza Filipcic. Quanto allo scenario futuro della portualità adriatica, infine, la relazione conclusiva del presidente ha definito il Corridoio Baltico ancora «una scatola vuota, perché da solo non potrà certamente mai fare miracoli. Solo se sarà adeguatamente supportato da moderne infrastrutture portuali potrebbe in futuro veicolare notevoli volumi di traffico».

Riccardo Coretti
 

 

Parcheggi, in ritardo il via alla “zona viola”
In base alla delibera comunale doveva scattare il 2 maggio ma la partenza è slittata a metà mese
“Zona viola” in ritardo. La novità tariffaria per i 73 parcheggi a pagamento di Androna chiusa e via del Teatro romano, passati in gestione alla Park San Giusto spa, sarebbe dovuta entrare in vigore mercoledì scorso, il 2 maggio. Invece, nell’area vale ancora la tariffa da zona rossa (1,40 euro all’ora contro la novità da 1,65). Una situazione che pare si protrarrà sino almeno al 14 maggio. Per il 2 maggio però la delibera comunale della giunta Cosolini - relativa al contratto di concessione di costruzione e gestione con la Park San Giusto spa, in cui ricade anche l’assegnazione alla società che sta realizzando il parcheggio interrato sotto il colle della gestione di 138 posti macchina a pagamento a cielo aperto in centro - aveva previsto e definito l’avvio del nuovo aggiornamento tariffario. In base al quale è stato deciso che i 73 stalli in questione abbiano un costo per l’utenza di 1,65 euro all’ora. La tariffa più alta fra tutte quelle applicate ai parcheggi a pagamento in superficie in città. Al momento, tuttavia, gli automobilisti che decidono di posteggiare in quegli spazi continuano a pagare il “prezzo rosso” da 1,40 euro all’ora. Ma cos’è accaduto? Perché questo ritardo? A far luce sulla questione è il presidente della Park San Giusto spa, Franco Sergas: «Per iniziare è necessario riprogrammare i parcometri - spiega - e sistemare la nuova segnaletica al posto di quella attuale. Ci vuole il tempo per completare il tutto. Per la fine della prossima settimana dovrebbero arrivare le nuove tabelle. Così penso che, indicativamente da lunedì 14 maggio, potrà prendere il via l’applicazione della nuova zona viola». A proposito, Sergas rileva: «La tariffa da 1,65 euro all’ora è stata decisa per mantenere l’equilibrio previsto dal nostro Piano economico finanziario, nel quale era stata individuata una tariffa oraria unica da 1,22 euro per i parcheggi a pagamento in superficie, ottenuta dalla media fra i prezzi della zona rossa e di quella gialla. Per non modificare le tariffe in vigore in queste due zone - conclude Sergas - e rispettare l’equilibrio del Piano, si è stabilita l’introduzione della zona viola». Dal Comune, prende atto del ritardo l’assessore all’Urbanistica, mobilità e traffico Elena Marchigiani: «Immagino che la società si starà adeguando. Noi abbiamo dato loro il via libera. Non volevamo a tutti i costi creare la zona più costosa ma, agendo altrimenti, avremmo dovuto ricalibrare le tariffe delle altre aree. Ci siamo trovati a gestire - aggiunge Marchigiani - una cosa già definita dalla precedente amministrazione».

(m.u.)
 

AREE PEDONALI - Giovani che rinunciano ad avviare attività: vogliono certezze urbanistiche - L’appello al comune
 

«Prima il Comune vara il nuovo Piano del traffico, e diventano evidenti e certe le nuove zone pedonali, e meglio è. Giovani che vogliono aprire attività commerciali ce ne sono, ma davanti all’incertezza si fermano». Franco Rigutti (foto qui a lato), al vertice della categoria, lancia questo e un altro appello, di fronte a una crisi del commercio che Trieste patisce vistosamente per l’attuale momento economico e per ragioni particolari: è ancora in fase di contrazione dopo il “boom” creato con i flussi dalla ex Jugoslavia. Il secondo avvertimento è sul fronte urbano: «Dove per lungo tempo ampi fori commerciali restano vuoti - dice - si crea un problema per la sicurezza, e contemporaneamente zone di città si desertificano». Dunque è urgente ripopolarle, ma se tanti chiudono quali categorie invece potrebbero sperare nel successo? «Noto - aggiunge Rigutti - che i turisti ci sono, ma negozi per loro no. Manca la vendita ben identificata di prodotti di degustazione, di souvenir e cose tipiche. Quelle che ognuno di noi cerca quando è turista altrove».
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 5 maggio 2012

 

 

Alta velocità al palo: Vicenza lancia la fermata “leggera”
La proposta degli industriali alla presentazione del libro di Paolo Possamai: «Progetto pronto fra 60 giorni»
VICENZA Tav a Nordest, qualcosa si muove. Dopo il dibattito pubblico alla francese fortemente voluto dal commissario straordinario per la tratta Venezia-Trieste, Bortolo Mainardi, che ha coinvolto nella discussione i comuni dell’entroterra veneziano chiamati a scegliere entro il 30 giugno tra due ipotesi di tracciato tra Venezia e Portogruaro, oggi Vicenza ha lanciato il suo progetto di territorio. Entro 60 giorni, ha spiegato il presidente della Confindustria berica Giuseppe Zigliotto, «Vicenza porterà all’attenzione un suo progetto per la soluzione della fermata in città, che non avrà un grande impatto economico». Una virata c’è stata. E Il Nordest ieri ad Altavilla vicentina, nella sede della Fondazione Cuoa, ha ha iniziato a parlare di Alta Capacità e non più di Alta Velocità. Tarando al ribasso i chilometri orari della ‘sua’ Tav. Così come sostiene lo stesso Mainardi. L’occasione è stata la presentazione del libro: «Ultima fermata Treviglio. Perché la Tav non arriva a Nordest» di Paolo Possamai, direttore del Piccolo, edito da Nordesteuropa e Marsilio Editori. Oltre all’autore, sono intervenuti il giornalista del Corriere della sera, Dario Di Vico, Erasmo Venosi della Commissione del piano generale dei Trasporti e della Logistica, il sociologo Aldo Bonomi e Zigliotto. «La Tav a Nordest? É sempre stata una questione prettamente ideologica, un affare di opposte fazioni – ha spiegato l’autore. Perché ad oggi non esiste una riga su una mappa condivisa. Siamo meno che all’anno zero». La tesi di base del volume è ragionare sulla praticabilità di un «modello che fino a oggi è stato vagheggiato», e che è quello francese ovvero: zero fermate tra Parigi e Lione, con un’alta qualità dell’infrastruttura, anche in termini di spesa. Ma il bivio che si pone è: continuare a ragionare su tracciati ad altissimo costo, che il territorio ha dimostrato di non volere o «discutere in modo pratico di modernizzazione?». Ovvero: ragionare sulla capacità più che su un’astratta velocità?, ha provocato Possamai. «Parlare di alta capacità e non alta velocità significa riconoscere alcune specificità territoriali del nostro modello di sviluppo. Qui abbiamo 300mila capannoni, c’è densità – risponde Bonomi che però pone un interrogativo -: Riusciremo a mantenerla questa densità, in tempi di crisi?». «A Nordest, dobbiamo chiederci dove dovrebbe fermare il treno – sottolinea Zigliotto che ha riportato in auge l’irrisolta questione della fermata a Vicenza - . Perché non siamo in Francia dove tra Parigi e Lione ci sono 700 chilometri di niente, siamo in un territorio altamente urbanizzato». La soluzione? Zigliotto propone, dopo Verona: «Una fermata leggera vicino a un casello e alla tangenziale, tipo in Fiera a Vicenza». Ma la fermata significa per l’imprenditore, anche «individuare quelle fasce orarie a traffico di pendolari più inflazionate e scegliere, ipoteticamente, di dieci treni al giorno di farne fermare anche solo un paio». Bonomi apre però nuove interrogativi: «Il capitalismo delle reti si muove sulla convenienza. E mi par chiaro che l’unico nodo oggi sia Venezia». Ma il problema è anche un altro, e lo rimarca Venosi. Chi decide? «Siccome non c’è il Doge…» sobilla Bonomi. Ma Possamai chiude il cerchio: «La riflessione dev’essere radicale e il territorio deve elaborare lui la proposta perché, se ci aspettiamo che venga da governo e Rfi, temo che non arriverà mai».

(e.v.)
 

SEGNALAZIONI - VAL ROSANDRA Un esempio dei rischi con la Tav

Il barbarico intervento sulle rive del Rosandra ha messo in evidenza, ancora una volta, l'amore dei triestini per il loro territorio e l'attenzione costante da loro esercitata affinchè non ne venga deturpata la bellezza e l'integrità. Attenzione che si è caparbiamente e vittoriosamente opposta alla devastazione dei pastini nella zona di Roiano, ad esempio, e che si oppone tuttora al progetto del rigassificatore. Amore che si è manifestato, in questa occasione, con le innumervoli lettere alle Segnalazioni del Piccolo, con il mesto "pellegrinaggio" sul ruolo dello scempio ambientale, con la sentita e partecipata manifestazione in piazza Unità. Ed è proprio a questa manifestazione che sono apparse anche le bandiere con la dicitura "No Tav". In modo molto appropriato, secondo me, perché in un futuro, più o meno prossimo, sarà questo l'impegno più importante per tutti coloro che amano il Carso, la cui devastazione, nonostante alcune importanti correzioni fatte ai progetti inziali, sarà di gran lunga superiore allo scempio della Val Rosandra. Se l'indignazione popolare mobilitatasi a proposito della nostra Valle sarà in grado di rinnovarsi anche per la Tav, il nostro Carso potrà salvarsi. Per questo mi sento di dare un consiglio agli amici che si battono contro questo progetto : sulle vostre bandiere non scrivete un perentorio No Tav, ma un più preciso No Tav sul Carso. Avrete così dalla vostra parte non un intera città, ma un intera provincia. Il che presuppone di avanzare anche proposte alternative, come hanno fatto intelligentemente i sindaci di Muggia e di San Dorligo quando, a proposito del rigassificatore, hanno avanzato l'ipotesi di navi rigassificatrici in mezzo al mare per rifornire di gas Italia, Slovenia e Croazia. E le proposte alternative non mancano. Dal progetto di utilizzare la Valle di Aidussina, con molti meno problemi ambientali e geologici, a quello di optare per una soluzione" alta" che faccia perno sulla Pontebbana, oltrepassando la Slovenia non pienamente convinta dell'utilità del progetto per il proprio paese. E se non fattibili questi progetti, battersi da ultimo, per un semplice raddoppio della linea attuale sul Carso con le necessarie rettifiche, come sembra prospettarsi per la tratta Mestre - Portogruaro. In questo caso la mobilitazione popolare sarebbe certamente forte e convinta. Ed anche pacifica perchè, come dicono le parole imortali di Ghandi, la violenza è l'arma dei deboli, la non violenza quella dei forti.

Fabio Denitto

 

 

Industriali Fvg all’attacco «Elettrodotto strategico» - DOPO L’AUT AUT DI BENEDETTI (DANIELI)
TRIESTE Più sicurezza ed economicità degli approvvigionamenti di energia per le industrie del Friuli Venezia Giulia. Una richiesta ribadita l’altro giorno all’assemblea di Confindustria Udine dal presidente Adriano Luci. Giampiero Benedetti che guida la Danieli è stato ancora più esplicito: l’elettrodotto Redipuglia-Udine Ovest è la prima condizione (si riferiva all’Abs) per rimanere in Fvg anzichè andare in Serbia dove l’energia per le industrie costa molto meno rispetto all’Italia e ad altri paesi Ue. È dal 2003 almeno che si parla di questa nuova infrastruttura energetica, il progetto ha valenza nazionale, è strategico non solo per il Fvg ed ora, dopo innumerevoli e fortissimi attacchi dei gruppi ambientalisti (che hanno rischiato di mettere in ginocchio prima la giunta regionale guidata da Riccardo Illy e poi quella di Tondo) ora è in attesa della Conferenza dei servizi ed è stata istituita pure una commissione ad hoc sotto la responsabilità del vicepresidente del Fvg, Luca Ciriani. Il cantiere dell’opera è a un passo dal via, ma ci sono ancora difficoltà oltre che da parte dei comitati cittadini e ambientalisti che sono contrari anche da alcuni esponenti politici della stessa maggioranza. Lo stesso Ciriani proprio ieri ha fatto sapere che «L’elettrodotto non è un tema in discussione, è un preciso impegno di questa amministrazione regionale» e che ha convocato lunedì i sindaci dei Comuni interessati al passaggio dell’infrastruttura. Un progetto fondamentale secondo Terna (la società che gestisce la rete nazionale di distribuzione dell’energia elettrica) che l’aveva iniziato nel 2003 con un costo previsto di 100 milioni di euro, e l’aveva pure inserito nel piano nazionale di sviluppo della rete. Grazie a questo nuovo elettrodotto che porterà 380 kilowatt potrà essere ammodernata una rete che ha oltre 30 anni e che oltre ad essere obsoleta è insicura e a rischio black out in particolare per le aziende. La stessa Terna ha previsto, grazie a questa nuova rete, che cancellerà oltre 110 chilometri di vecchie linee elettriche, un calo di almeno 12 mila tonnellate di anidride carbonica. Non solo anche un risparmio di 60 milioni dovuto al fatto che le centrali di Torviscosa e di Monfalcone potranno immettere sulla rete elettrica ulteriori 600 megawatt di capacità produttiva. A questo risparmio bisogna aggiungere 10 milioni per l’aumento della capacità di approvvigionamento dall’estero, 4,5 milioni per ulteriori risparmi per l’incremento della sicurezza del sistema (energia garantita e niente più black out) e infine 2 milioni in più in cassa per la riduzione delle perdite di rete di circa 28 milioni di kilowatt all’anno che è il consumo medio di circa 1130 famiglie. Dal 2003, viste anche le contestazioni, si è arrivati al 2006 (giunta regionale Illy) con il processo di concertazione con i Comuni. Nel 2007 si è raggiunto un protocollo di intesa che alla fine del 2008 è stato inviato al ministero dell’Economia. Nel 2009 è stato dato parere favorevole alla Via (Valutazione di impatto ambientale) della Commissione ambiente del ministero con una serie di prescrizioni per l’ambiente e la salute che prevedono anche l’interramento del cavo in alcune zone. Nel corso del 2012 Terna ha iniziato a integrare la progettazione per arrivare a una conferenza dei servizi con il ministero allo sviluppo economico che deve raggiungere l’intesa con la Regione. C’è una commissione ad hoc guidata dal vicepresidente Ciriani che deve fare l’ultima mossa per aprire il cantiere.
Giulio Garau

 

 

Cosolini: contrari al rigassificatore - REPLICA A TONDO

«Il Presidente Tondo dice che il rigassificatore va fatto anche a costo di perdere consenso? Al contrario, mi pare una frase detta per prendere consenso all’assemblea di Confindustria a Udine». Lo sostiene il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini. «Tondo - sosstiene Cosolini - dimentica che il tema è un altro e a ricordarglielo implicitamente è anche il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, quando dice che la scelta deve tener conto delle compatibilità ambientali, della sicurezza e della movimentazione portuale. Allo stato attuale mi pare che le carenze non siano state per niente superate. La nostra contrarietà al rigassificatore perciò rimane ferma e motivata».
 

 

Amt, 3,2 milioni di utile con i parcheggi
Ma sul sensibile aumento dei ricavi hanno pesato i soldi di Ansaldo. Fermo: migliorati i servizi
Un utile di oltre 3 milioni e duecento mila euro nel bilancio di esercizio del 2011, con un sensibile aumento dei ricavi rispetto all’anno precedente ed una crescita costante dei risultati in rapporto alle passate gestioni. E’ la fotografia che emerge dallo stato patrimoniale di Amt, la società partecipata del Comune di Trieste che si occupa della gestione della sosta a pagamento sul territorio. Dati snocciolati in sede di conferenza stampa, ad avvenuta approvazione del bilancio, dall’assessore comunale allo sviluppo economico Fabio Omero e dai vertici di Amt, il presidente Andrea Polacco e il direttore Davide Fermo. Un risultato che è stato influenzato sensibilmente da una componente straordinaria, vale a dire la sentenza di appello favorevole ad Amt nella causa relativa alla vicenda “Stream” nei confronti di Ansaldo, dove sono state rigettate le richieste risarcitorie di quest’ultima a causa dell’interruzione del rapporto contrattuale. Ma sul bilancio pesano in positivo anche le componenti di natura strutturale, cioè le scelte operative messe in atto dall’azienda nel corso dell’ultimo anno, come l’aumento del raggio d’azione nell’offerta dei parcheggi a disposizione dell’utenza, sia di quelli in superficie, sia nelle strutture multilivello. Ma soprattutto, ha spiegato il presidente Polacco, «sono state fondamentali le scelte di politica aziendale che hanno puntato sulla riorganizzazione ed il potenziamento del personale interno, con il conseguente effetto di diminuire i costi di esercizio e di aumentare la qualità del servizio offerto». Dunque personale qualificato e preparato per un miglior servizio ed un miglior approccio con l’utenza: questa in sintesi la filosofia di Amt spiegata anche dal direttore Davide Fermo. «L’idea è stata quella di affidare al personale interno tutta l’attività operativa, mentre, al contrario, di esternalizzare le attività saltuarie od occasionali. A questo vanno aggiunte le decisioni di arricchire la flessibilità tariffaria e la diversificazione dei sistemi di pagamento per venire incontro alle esigenze degli utenti». Un’azienda che dunque vuol farsi trovare pronta a quelli che saranno i cambiamenti previsti dalla legge entro la fine dell’anno, in virtù delle direttive comunitarie e cioè che le società affidatarie di servizi, a capitale interamente pubblico, dovranno mettere a gara l’appalto o quantomeno una partecipazione societaria del quaranta per cento. Come ha confermato l’assessore Omero, è allo studio una terza via, che prevede che la titolarità del servizio dei parcheggi a pagamento finisca in capo all’amministrazione comunale, con le modalità di riscossione affidate ad Esatto. Una soluzione che prevede altresì il conseguente assorbimento dei quattordici dipendenti di Amt in Esatto.
 

 

«Regione inerte sul futuro della Ferriera»
Decarli e Karlsen: protocollo di marzo caduto nel nulla. Savino: già avviato il coordinamento
Reciproco scambio di accuse di «scarso impegno sul futuro della Ferriera» ieri fra i consiglieri comunali Roberto Decarli e Patrick Karlsen - rispettivamente capigruppo di “Trieste cambia con Cosolini” e “Libertà Civica Cittadini per Trieste” - e l’assessore regionale alle Finanze, patrimonio e programmazione, la triestina Sandra Savino, dall’altro. Decarli e Karlsen hanno preso spunto dal protocollo sottoscritto a metà marzo, fra gli altri da Regione e Comune, che dovrebbe portare a «programmare la riconversione dell’area industriale di Servola», per affermare che «dalla firma l’amministrazione di Renzo Tondo non ha fatto nulla, a differenza del forte impegno dimostrato invece da quell’esecutivo a favore di aree industriali in crisi nel vicino Friuli». Decarli e Karlsen hanno chiamato in causa la Savino «che, oltre che essere competente per materia – hanno sottolineato - è triestina e perciò dovrebbe impegnarsi per la sua città». Immediata la replica dell’interessata. «Proprio oggi (ieri, ndr) abbiamo firmato in giunta l’atto – ha affermato la Savino - con il quale, di concerto con Provincia e Comune di Trieste, si potrà procedere alla scelta del personale che andrà a formare l’Ufficio speciale, che il protocollo prevede con sede alla Regione, e che dovrà svolgere la funzione di segreteria tecnica di coordinamento fra tutti i soggetti coinvolti. Se Decarli e Karlsen, che sostengono la giunta guidata da Roberto Cosolini – ha incalzato l’assessore regionale – non hanno un buon dialogo con il sindaco, non possiamo farci niente». «Il protocollo – ha però insistito Decarli – prevede una serie di interventi finalizzati alla continuità del lavoro, alla salvaguardia dell'occupazione, alla tutela dell'ambiente, nel contesto di un programma complessivo che guardi alla crescita della città. Capofila dei soggetti che hanno sottoscritto il documento è la Regione, ma oramai siamo a maggio e nessuna delle date indicate nel programma è stata rispettata». Decarli ha concluso affermando che «il presidente della giunta regionale Renzo Tondo dovrebbe rivolgersi alle banche creditrici dell'azienda proprietaria dello stabilimento, per individuare un piano triennale di rilancio, che lo stesso Tondo aveva dichiarato di avere in tasca già nel 2008, guarda caso nel pieno della campagna elettorale per le regionali». Karlsen ha detto che «Tondo fa continuamente proclami per il rigassificatore e dimentica la Ferriera di Servola. Forse non si è accorto che il consiglio comunale si è dichiarato contrario al rigassificatore. Abbiamo chiesto al presidente della terza Commissione – ha proseguito - di convocare una seduta sul futuro della Ferriera».

Ugo Salvini
 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 4 maggio 2012

 

 

«Un piano per diventare una città più pulita» - AMBIENTE»IL CASO
Cosolini riunisce la giunta e invita gli assessori a mettere a punto in 2 settimane una strategia più incisiva anche per l’estate: «Divertimento e riposo, garantire tutti»
Un paio di settimane di tempo per mettere a punto una serie di misure in grado di fare di Trieste una città più pulita e accogliente, ma anche in grado di contemperare le esigenze di tutti: dei turisti in arrivo con la bella stagione; dei giovani che vogliono divertirsi nei locali e stare all’aperto; e dei cittadini che esigono di vedersi garantito il diritto al riposo. Più pulizia, più severità nei confronti dell’inciviltà di alcuni, più rigore nei confronti dell’operato di AcegasAps. Su questi tre binari dunque la giunta comunale ha iniziato a lavorare per arrivare all’obiettivo. Un obiettivo la cui discussione è stata ieri al centro della seduta dell’esecutivo. Sul fronte della pulizia, dal sindaco Roberto Cosolini arriva - ancora una volta - un netto richiamo tanto ai cittadini («i cui comportamenti - precisa - possiamo normalmente definire molto civili») quanto ad AcegasAps. Insomma, per dirla con l’assessore all’ambiente Umberto Laureni, «dalla fase della moral suasion si passa a quella delle sanzioni». Ma anche a un tavolo coordinato tra assessorati che giunga alla definizione delle misure. E allora, «ho chiesto agli assessori interessati - dice Cosolini - di invitare AcegasAps a mantenere puntualmente gli impegni presi sul fronte della garanzia del servizio di svuotamento dei cassonetti e di pulizia e lavaggio delle strade: continuo a ricevere tante segnalazioni dalla gente che dice di una città non sufficientemente pulita». E se le guardie ambientali dovranno iniziare a multare di più AcegasAps (che a sua volta si può rivalere sulle ditte appaltatrici) per mancati interventi, anche i vigili urbani saranno chiamati a sanzionare con maggiore intensità: «La giunta precedente ha posizionato un numero rilevante di posacenere nelle vie: un’azione positiva che deve avere riscontro. Ci devono essere pattuglie di vigili, anche in borghese se necessario, che multino chi getta le cicche a pochi metri dai contenitori». Altro capitolo importante - all’arrivo dell’estate - la necessità di coniugare le notti dei giovani con il decoro delle strade, soprattutto quelle di Cittavecchia, e con il diritto al riposo di tutti. Anche qui, «giro di vite - dice il sindaco - su chi scambia gli angoli del vecchio ghetto per wc pubblici». Ma poi, «è chiaro che chiederemo ai locali che hanno un’intensa attività notturna di farsi carico in qualche misura» del mantenimento del decoro dei paraggi. Sul come, la riflessione nella giunta è aperta. «A Parigi o a Barcellona - è l’esempio dell’assessore alle partecipate Fabio Omero - i locali notturni hanno del personale che controlla ciò che accade all’esterno: dopo una certa ora non si esce nemmeno con bicchieri di carta, e chi parla a voce alta viene allontanato». Più complesso da affrontare - viste anche le liberalizzazioni - il tema degli orari di chiusura dei locali. Ma sempre per quanto riguarda divertimento e riposo, il sindaco sta pensando anche ad altri provvedimenti. Un’ipotesi è quella di «limitazioni di velocità nelle ore notturne in alcune vie cittadine» e lungo la riviera barcolana. «C’è da fare un lavoro integrato tra assessorati - interviene il vicesindaco Fabiana Martini - e stiamo guardando anche a quanto si sta facendo in altre città, giacché siamo assolutamente favorevoli a copiare le buone pratiche». Fin qui le ipotesi. Tra un paio di settimane, in giunta la discussione dei provvedimenti da assumere.
Paola Bolis

 

«Quel cassonetto svuotato dopo sei giorni di inutili solleciti»
Cassonetti di via Schiaparelli svuotati da AcegasAps dopo sei giorni di inutili solleciti. La segnalazione arriva da un cittadino. E infatti, il sindaco lo ribadisce: «Da parte degli assessori competenti deve esserci un forte richiamo» alla multiutility. Mentre l’assessore all’Ambiente Umberto Laureni osserva che «in una logica non di contrapposizione, ma di rispetto tra Comune e partecipata non possiamo essere tre volte buoni. E laddove c’è un ripetersi di situazioni che non vanno, le guardie ambientali possono impostare un’azione preventiva». Verso AcegasAps e verso i cittadini. L’assessore alle partecipate Fabio Omero, confermando «le tante segnalazioni di cittadini al Comune», annuncia il rilancio di un coordinamento per il controllo dello spazzamento strade e della differenziata: «Un lavoro di squadra tra guardia ambientale - sostanzialmente una per circoscrizione -, responsabile di zona Acegas e circoscrizione stessa».
 

 

Patto Tondo-imprese sul rigassificatore Clini: «Decidete voi»

Il ministro chiama in causa Regione e Autorità portuale Il presidente: «Avanti tutta anche a costo di perdere voti»
UDINE Chiede energia, il Friuli Venezia Giulia. Quella che si può ottenere realizzando progetti già sulla carta. Politica e industriali, ieri riuniti all’assemblea di Confindustria Udine, vogliono dunque rigassificatore ed elettrodotti. Chiave di volta anche per convincere un colosso come la Danieli a rinunciare all’investimento in Serbia e a restare in Italia. E se Corrado Clini, il ministro dell’Ambiente, rimanda sul rigassificatore alla conferenza dei servizi, Renzo Tondo tira dritto: «Sono opere da realizzare anche a costo di giocarsi una parte del consenso». Imprese da trattenere Sono due le questioni da affrontare «con coraggio», insiste il presidente della Regione. Alle imprese, «oltre agli strumenti finanziari e alle infrastrutture, vanno messe a disposizione energia a costi più bassi e fiscalità di vantaggio: è il solo modo per trattenerle sul territorio». Concetto che, a margine dell’assemblea, rilancia anche Gianpiero Benedetti, presidente della Danieli: «Vedremo se le cose, tra Belgrado e il Friuli, sono più o meno equivalenti. Se verificheremo che lo sono, daremo precedenza al Friuli». Sempre che qualcosa cambi, però: «La prima condizione è la linea elettrica da Redipuglia a Udine, per noi fondamentale». Via libera al rigassificatore Sull’asse Tondo-Clini, invece, il tema del rigassificatore. Il ministro spiega che sull’iter di autorizzazione «la conferenza dei servizi deve ancora sciogliere alcuni nodi» e rimanda al territorio: «Aspettiamo di conoscere le valutazioni sulla compatibilità dell’impianto con le prescrizioni date in materia ambientale e di sicurezza con le attività portuali. Questo non spetta a noi ma alla Regione e all’Autorità Portuale. Aspettiamo». Il governatore, dal canto suo, non indugia: «Siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità». Il fallimento in laguna In una tavola rotonda che Confindustria Udine dedicata all’ambiente, dopo l’articolato intervento in videoconferenza di Emma Marcegaglia, Clini interviene anche sulla laguna di Grado e Marano. Fa sapere in particolare che l’area del sito di interesse nazionale sarà «fortemente limitata» in seguito alla revoca del commissariamento, ritenuto evidentemente un fallimento, e annuncia la convocazione a breve di una conferenza dei servizi. Dopo di che la fine dell’ordinanza di Protezione civile «riporterà le competenze in ambito regionale». Ciò che è importante, aggiunge il ministro, «è assicurare che in quest’area possano rapidamente essere create le condizioni per la ripresa degli investimenti e la fine di una situazione di stallo che aveva effetti sociali ed economici assolutamente negativi». Le istituzioni In apertura dei lavori i saluti del sindaco di Udine Furio Honsell, che ha chiesto attenzione allo sviluppo del Friuli come importante piattaforma logistica lungo l’asse Nord-Sud Europa, e del presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini, che ha invece auspicato maggiore sostegno da parte statale a una regione «abituata a fare tutto da sola». Gli industriali Quindi, l’intervento del presidente degli industriali del Friuli Venezia Giulia Alessandro Calligaris, che ha stroncato l’ipotesi governativa di aumentare l’Iva di ulteriori due punti e criticato pure la stagione di tecnici e commissari: «La politica deve essere capace di prendere le sue decisioni». Nella relazione del padrone di casa Adriano Luci, duro con Roma («Uno Stato incapace di onorare i propri impegni e quindi di pagare in tempo è uno Stato che ha gravissime pecche morali»), entra il tema del lavoro: «L’attuale mancata riforma non appare risolutiva sui problemi di fondo. Il rischio è che non venga favorito l’ingresso nel lavoro dei giovani e che i vincoli alla flessibilità in uscita restino». Poi, rivolto a Clini: «L’economia verde è volano fortissimo perché tutela l’ambiente e crea occupazione. Vogliamo fare industria ponendo massima attenzione ad ambiente e salute, ma vogliamo nel contempo liberarci dalla logica dell’ambiente come vincolo che purtroppo ha imperato negli anni recenti».
Marco Ballico

 

Bandelli e Rosolen diffidano il governatore
«Renzo Tondo ha accusato il primo caldo di stagione, prendendo l’ennesimo abbaglio sul rigassificatore». Così Franco Bandelli, consigliere comunale di Un’Altra Trieste, commenta la recente uscita del governatore che, dopo aver ringraziato il ministro Passera per lo sblocco dei fondi sulla piattaforma logistica, l’ha invitato ad accelerare anche sul progetto dell’impianto di Gas Natural. «Tondo però - prosegue Bandelli - dimentica che a Trieste il Comune, la Provincia e i sindacati si sono già espressi negativamente sul rigassificatore evidenziando, tra le altre cose, una ricaduta praticamente irrisoria in termini di occupazione sul nostro territorio». «Un’Altra Regione quindi - chiosa Alessia Rosolen - non farà sconti sul rigassificatore. Nessun accordo e nessun compromesso. Un messaggio che Tondo, specie in ottica elettorale, farebbe bene a tenere a mente». Critico verso le affermazioni del presidente regionale anche l’esponente Pd Sergio Lupieri: «Le dichiarazioni del governatore sulla fattibilità e sostenibilità del rigassificatore di Zaule sono inaccettabili perché ignorano completamente le decisioni degli enti locali».
 

 

WWF «Le ditte austriache fanno strage di alberi»

Non solo in Carnia, ma anche nelle Prealpi Giulie ditte boschive austriache stanno tagliando massicciamente i boschi di Abete rosso: a lanciare l’allarme è il Wwf regionale, che sottolinea al riguardo come boschi misti di conifere sono stati già "spazzolati" nei Comuni di Nimis, Taipana e Prepotto.

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - GIOVEDI', 3 maggio 2012

 

 

L’allarme - IL WWF: “BOSCHI DI ABETE ROSSO RASI AL SUOLO DA DITTE AUSTRIACHE. LA REGIONE INTERVENGA”

Boschi misti di conifere sono stati "spazzolati" in comune di Nimis, di Taipana e di Prepotto. In alcuni casi gli interventi hanno lasciato completamente nude ampie superfici fortemente pendenti, mettendo a rischio la stabilità dei versanti.
Non solo in Carnia, ma anche nelle Prealpi Giulie ditte boschive austriache stanno tagliando massicciamente i boschi di Abete rosso: a lanciare l’allarme è il WWF regionale, che sottolinea come già diverse decine di ettari di imboschimenti effettuati circa 50 anni fa hanno destato l'interesse, oltre che delle ditte locali, di una grossa ditta d'oltralpe, che in virtù dell'elevato grado di meccanizzazione, è in grado di realizzare tagli a raso in pochi giorni. Boschi misti di conifere sono stati "spazzolati" nei Comuni di Nimis, Taipana e Prepotto.
“In alcuni casi - denuncia l’associazione - gli interventi hanno lasciato completamente nude vaste superfici fortemente pendenti, mettendo a rischio la stabilità dei versanti. Va sempre tenuto presente che la tipologia del nostro territorio non è paragonabile alle ampie valli austriache, che hanno consentito lo sviluppo di grandi foreste e una vera e propria “coltivazione” dei boschi, su versanti meno ripidi e più facilmente accessibili dei nostri. In Austria, inoltre, a tagli di una certa consistenza viene sempre fatto seguire il rimboschimento artificiale delle superfici lasciate scoperte ed esposte alle precipitazioni; non risulta che questo sia stato fatto dalle nostre parti”.
E non è tutto: sembra che alcuni di questi tagli siano stati realizzati senza attendere la necessaria autorizzazione della forestale, e per questo motivo sono stati effettuati in modo non corretto. “D'altronde le ditte boschive, senza distinzione di nazionalità – continua il WWF -, hanno gioco facile ad insinuarsi in una situazione di scarsa efficienza della macchina amministrativa, approfittando dello scollamento venutosi a creare tra gli Ispettorati forestali regionali e le Stazioni forestali. Un tempo il ruolo tecnico-amministrativo era tutt'uno con quello di controllo e vigilanza, mentre ora, a seguito della riforma voluta dall'assessore Violino, questi due ruoli sono rigidamente distinti. E' questo il motivo per cui i "forestali" si trovano in gravi difficoltà nel gestire il territorio, e ad approfittarsene sono le ditte boschive che non intendono rispettare a fondo la normativa vigente”.
“La tutela del territorio - conclude l’associazione - esige maggiore presenza di personale, e quindi è auspicabile un miglior coordinamento tra le varie strutture di appartenenza, l’assunzione di guardie forestali prima dello scadere della graduatoria concorsuale, la riapertura delle Stazioni forestali recentemente soppresse, come tra l’altro già sancito da una mozione del Consiglio Regionale”.
WWF Friuli Venezia Giulia

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 3 maggio 2012

 

 

Tondo a Passera: avanti col rigassificatore
La conferma del governatore al ministro dopo lo sblocco dei 32 milioni per la piattaforma logistica
«Il finanziamento della piattaforma logistica è una luce che si accende, una volta collegato col Corridoio Adriatico-Baltico il porto di Trieste diventerà un centro distributore per tutto il Nord e l’Est Europa». Lo ha ribadito il presidente della Regione Renzo Tondo, dopo lo sblocco dei 32 milioni per il porto di Trieste, deliberato l’altro giorno dal Cipe. Al ministro Passera il governatore ha anche confermato la volontà di realizzare il rigassificatore: «In una terra che ha bisogno di energia per le proprie aziende diventa fondamentale». «Lo sblocco dei fondi per il porto è un’ottima notizia, con la quale archiviamo la stagione Berlusconi-Matteoli contrassegnata da anni di promesse mancate e disinteresse verso questa parte d’Italia, ma è ancora un timido passo rispetto alla dotazione di infrastrutture, soprattutto ferroviarie: serve a poco rafforzare i porti se poi non si reperiscono risorse per le ferrovie». Questo il commento dell’eurodeputata Pd Debora Serracchiani. Che nel contempo contesta al presidente Tondo di aver confermato a Passera la volontà di realizzare il rigassificatore nella baia di Zaule, e di non aver mai coinvolto i parlamentari italiani sulla questione della terza corsia dell’A4, altro tema caldo che Tondo ha toccato con il ministro. È soddisfazione generale per questi soldi così attesi senza i quali era stato finora impossibile mettere a gara l’opera di ampliamento del porto con 247 mila metri quadrati, di cui 140 mila strappati al mare. «Un buon risultato per tutto il Friuli Venezia Giulia e per le realtà produttive regionali - ha detto il presidente di Unioncamere regionale, Giovanni Da Pozzo -, oggi è necessario più che mai ragionare come sistema per sostenere le nostre imprese che devono presentarsi, farsi conoscere all’estero e lavorare con l’estero». Da Pozzo ha ricordato che «a livello camerale è stato affidato uno studio all’Ocse per individuare i possibili vantaggi dati dallo sviluppo di una portualità e di una logistica integrata in grado di innescare un circolo virtuoso verso tutte le connessioni produttive del territorio». Sia Serracchiani, sia la Regione, sia la Provincia di Trieste hanno comunque puntato l’attenzione su un passaggio ora politicamente importante proprio nell’interesse del porto triestino: la Ue deve ancora ufficializzare l’estensione al Friuli Venezia Giulia del Corridoio Baltico, che unirebbe Helsinki e il Nord Adriatico in una via diretta per i traffici. Forte apprezzamento per la delibera del Cipe è stata infine espressa anche dal segretario regionale della Cisl, Giovanni Fania, che ha inviato un sollecito al porto di Monfalcone «affinché si creino le stesse sinergie per far sì che l’area attragga quegli interessi internazionali verso l’Alto Adriatico oggi rivolti altrove».
 

 

INCONTRO ALLA CASA DELLA PIETRA - Candidati Pd ed esperti a confronto su gnl e rifiuti

AURISINA Rigassificatore e gestione dei rifiuti. Sono i temi attorno ai quali si è sviluppato il dibattito organizzato alla Casa della pietra di Aurisina per iniziativa di due candidati del Pd, Francesco Foti e Roberto Gotter, con l’intervento di cinque esperti: Carlo Franzosini del tavolo tecnico Wwf sul rigassificatore, Lino Santoro di Legambiente, Elio Di Giusto presidente del Consorzio smaltimento rifiuti del basso Friuli, Elio Baracetti, coordinatore del tavolo energia del Forum ambiente del Pd e Saul Ciriaco, tecnico ambientale. Presente il candidato sindaco del centrosinistra Vlado Kukanja. Sul fronte dei rifiuti, è stato sottolineato, va definitivamente abbandonata la strada delle discariche e perseguita quella della raccolta differenziata, che consente di vedere nei rifiuti una sorta di ricchezza. Basta pensare all’umido, che può diventare concime per iniziativa dei privati proprietari di un orto (a Duino Aurisina esistono sono già incentivi con la riduzione della tassa per le immondizie) o con iniziative industriali. Sul fronte dell’energia, è stato evidenziata l’assenza in Friuli Venezia Giulia persino di un piano energetico, ma i Comuni, siglando un vero e proprio patto, possono incentivare l’educazione alle fonti alternative e al risparmio. In questo contesto - è stato detto -il rigassificatore è una risposta superata e pericolosa per l’ambiente e i cittadini.
 

 

Il fantasma dell’alta velocità a Nordest
Nel nuovo libro di Paolo Possamai i paradossi di un progetto che si trasforma in binario morto da Verona a Trieste
VENEZIA C’era una volta… Solo che la favola ha invertito il suo corso rispetto alla versione originale: il cigno è regredito a brutto anatroccolo. Così l’alta velocità ferroviaria lungo la pianura padana strada facendo ha cambiato nome, diventando più sobriamente alta capacità. Ma in realtà la dizione esatta è “alta incapacità”, quanto meno sul fronte orientale: perché da quando dovrebbe entrare in Veneto a quando dovrebbe uscire dal Friuli-Venezia Giulia, diciamo da Verona a Trieste, il treno è un assoluto fantasma, né è dato sapere se mai prenderà forma concreta. Se a nordovest i binari sono bloccati dai “no-Tav”, a nordest sono rimossi dai “sì, no, non so” tipici di un’inconcludenza genetica. E in tal senso scorre tra irritazione e malinconia la lettura delle pagine di “Ultima fermata Treviglio”, il libro di Paolo Possamai che Marsilio pubblica nella collana “Nordest tra crisi e sviluppo” promossa da Nordesteuropa.it. Treviglio è la stazione terminale della teorica Lione-Budapest: che, una volta entrata in Italia, è progettata e finanziata appunto solo fino al confine tra Lombardia e Veneto. E’ lì che Possamai, ripercorrendo una catena di puntuali e pungenti servizi giornalistici da lui curati nell’ultima dozzina d’anni, fa scendere il lettore in una terra di nessuno, di soldi e di decisioni, affidandogli una sconsolata riflessione: Trieste oggi è collegata via treno a Milano con tempi superiori a quelli dei vecchi “rapidi” di trent’anni fa. Resterà così a tempo indeterminato, visto che da Verona in poi non esiste uno straccio di progetto messo a punto e condiviso, e che la sola progettazione della tratta confinaria tra Italia e Slovenia sarà pronta, bene che vada, per il 2015; figuriamoci i cantieri… D’altra parte, è stato l’amministratore delegato delle Ferrovie Moretti a spiegare chiaro e tondo che il treno veloce arriverà a Venezia non prima del 2019-2020, ma di proseguire oltre non se ne parla perché non c’è un bacino sufficiente di utenti. Nel frattempo, andare dalla città lagunare a Trieste via binario è un’avventura, come documentano le due testimonianze di Mauro Covacich e Federica Manzon riportate da Possamai nel suo libro; e come ha esemplarmente spiegato in un denso réportage sul “Corriere della Sera” Susanna Tamaro. Ma al di là del merito della questione, il libro viaggia tra ilarità e sconforto nel rivisitare gli autogol di un’area soprattutto come il Veneto, tanto pronta a rivendicare l’autonomia delle scelte quanto tarda nell’esercitarla. Due esempi su tutti: la polemica sul numero di fermate (addirittura tre a Venezia!), nel delirio di pensare che un treno veloce possa arrestarsi ogni 20-30 km; e l’idea, per fortuna poi accantonata, di scegliere un tracciato che ponesse la Tav al servizio del turismo balneare delle spiagge, cioè di un fenomeno che dura al massimo 90 giorni su 365. Le conseguenze di questa serie di alte incapacità sono plurime, e tutte negative: l’Europa ci mette in mora, il traffico si riversa sempre più su strada, Trieste e l’intero Friuli-Venezia Giulia rischiano l’isolamento dal resto d’Italia, le ricadute sui porti dell’Alto Adriatico e più complessivamente sull’impianto della logistica sono destinate a penalizzare pesantemente il Nordest. Il tutto condito dall’immancabile pizzico di comicità: in realtà un pezzo di Tav in Veneto c’è, e sono i 25 km tra Padova e Mestre. Prima e dopo, il deserto: singolare esempio di “binarius interruptus”. La sintesi è inevitabile, e Possamai la puntualizza senza giri di parole: abbiamo perso un paio di decenni a chiacchiere per precise responsabilità di classi dirigenti che vanno in ordine sparso, e in cui spicca l’assordante silenzio della politica. Franco Migliorini, autorevole quanto inascoltato urbanista veneziano, la mette giù in termini ancora più secchi: paghiamo dazio all’abitudine della politica di guardare solo al recinto domestico dei collegi elettorali. Signori in carrozza, era un tempo la parola d’ordine. Oggi a Nordest riproposta nel più realistico e brutale, signori scendere.
Francesco Jori

 

«Ultima fermata Treviglio»: domani la presentazione ad Altavilla Vicentina
Domani alle 18, a villa Valmarani Morosina di Altavilla Vicentina, sede del Cuoa, verrà presentato il libro “Ultima fermata Treviglio – Perché la Tav non arriva a Nordest”, edito da Marsilio per Nordesteuropa.it, e scritto dal giornalista Paolo Possamai (foto), direttore de “Il Piccolo”. Con lui ne discuteranno Giuseppe Zigliotto, presidente di Confindustria Vicenza, Aldo Bonomi, sociologo e direttore del Consorzio Aaster, ed Erasmo Venosi, della Commissione del Piano generale dei trasporti e della logistica. L’incontro sarà condotto da Dario Di Vico, giornalista del “Corriere della Sera”. L’evento rientra nel calendario del Festival delle Città Impresa, le Fabbriche delle Idee.