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RASSEGNA STAMPA gennaio - giugno 2018
IL PICCOLO - SABATO, 30 giugno 2018
Pagelle alle Alpi: quindici bandiere verdi
Il dossier di Legambiente che premia turismo dolce ed energia pulita.
Vince la Lombardia con cinque riconoscimenti
Torino - C'è speranza per il futuro delle Alpi. Nonostante il cambiamento
climatico, i ghiacciai che scompaiono e il crescente consumo del suolo, i
territori montani sono sempre più spesso protagonisti di esperienze virtuose e
rispettose dell'ambiente. Si tratta di progetti e iniziative in grado di dare
impulso a una nuova economia fatta di agricoltura responsabile, turismo dolce e
salvaguardia del territorio. Buone pratiche che Legambiente racconta e premia
con le tradizionali bandiere verdi della Carovana delle Alpi, la campagna che
ogni anno monitora lo stato di salute delle nostre montagne. Nell'edizione 2018
sono quindici i riconoscimenti assegnati (cinque in Lombardia, quattro in
Piemonte, due in Valle d'Aosta, due in Trentino Alto Adige e due in Friuli
Venezia Giulia). Ci sono il trekking di quarantadue tappe attraverso venti
foreste lombarde, la pista ciclabile sulla ferrovia dismessa al confine tra le
province di Torino e Cuneo, il recupero delle antiche mulattiere della Val
Brembana, la campagna per il salvataggio dei rospi sul lago di Endine.
Quest'anno tra i premiati con le bandiere verdi figurano anche i comuni di
Bardonecchia e Oulx (alta Val Susa), che assieme a diverse organizzazioni non
governative e a gruppi di cittadini portano avanti iniziative di accoglienza dei
migranti. Le pratiche virtuose premiate raccontano come sia possibile vivere le
Alpi senza sfruttarle, valorizzandone aspetti e caratteristiche. «Ma queste
iniziative - è l'appello che lancia Stefano Ciafani, presidente nazionale di
Legambiente - devono essere accompagnate anche da una politica nazionale che
metta al centro il recupero e la valorizzazione delle aree montane e da
strategie di adattamento ai cambiamenti climatici». Nonostante le tante buone
pratiche segnalate lungo tutto l'arco alpino, Legambiente ricorda anche che
continuano le «aggressioni» alle montagne. È il caso dell'eliski, «malcostume»
imperversante un po' ovunque sulle Alpi, dello sfruttamento a scopo
idroelettrico dei piccoli torrenti, della riproposizione di gare di enduro o
quad dannose per gli ecosistemi, o dei progetti per impianti sciistici di
risalita in zone di grande pregio naturalistico (come le Cime Bianche in Valle
d'Aosta). E allora far rinascere la montagna conviene ascoltare le parole di
Giorgio Elter, agricoltore valdostano premiato da Legambiente con una bandiera
verde per aver denunciato le ripercussioni dei cambiamenti climatici alla Corte
di Giustizia europea: «Abbiamo il dovere di preservare queste montagne per
lasciarle ai nostri figli, così come le abbiamo ricevute noi».
Gabriele Martini
Il giro delle coste in barca a vela per salvare il mare
dalla plastica
Parte oggi da Trieste la nuova avventura di Mauro Pelaschier - Dodici i
porti che verranno toccati. Rientro il 20 settembre
Trieste - Siamo tutti sulla stessa barca che naviga in un mare sempre più
inquinato dalle plastiche: 8 milioni di tonnellate finiscono ogni anno negli
oceani, dai quali traiamo ben il 70% dell'aria che respiriamo. Per questo
motivo, lo skipper Mauro Pelaschier, ex timoniere di Azzurra, salperà oggi dalla
Società Velica Barcola-Grignano a bordo di "Crivizza", una barca a vela in legno
costruita a Trieste nel 1966, per compiere il giro delle coste italiane entro il
20 settembre, con lo scopo di sensibilizzare gli amanti del mare sul tema della
salvaguardia degli oceani. Assieme a lui Daniele Gabrielli e Gianfranco Bonomi,
ai quali si uniranno nel corso delle tappe altri compagni di navigazione, tra i
quali alcuni ricercatori di due istituti del Cnr. L'itinerario marittimo
toccherà tutte le coste italiane e dodici porti con i relativi circoli nautici:
Trieste, Venezia, Ancona, Bari, Crotone, Catania, Napoli, Gaeta e Arzachena,
quindi ulteriori tappe in Liguria e a Luino, per comprendere anche i laghi.
L'iniziativa è supportata dalla One Ocean Foundation, di cui Pelaschier è
ambasciatore, fondata dallo Yacht Club Costa Smeralda, presieduta dalla
Principessa Zahra Aga Khan. La Fondazione si propone di sensibilizzare il grande
pubblico sugli aspetti più critici che mettono in pericolo l'oceano promuovendo
la Blue Economy, diffondendo la cultura e la conoscenza dei mari e coinvolgendo
in azioni concrete il mondo dello sport, le imprese, le associazioni e gli
scienziati. La Società Velica di Barcola e Grignano è stato uno dei primi Club
velici a sottoscrivere la Charta Smeralda, il documento redatto dalla One Ocean
Foundation per promuove la consapevolezza sui principali aspetti di impatto
ambientale legati alla vita degli oceani, impegnandosi nelle proprie attività a
ridurre l'utilizzo di plastiche e sensibilizzare i soci e il territorio sul tema
della salvaguardia dei mari. «Siamo consapevoli che il compito sia difficile, ma
solo educando le giovani generazioni si educano i più grandi», ha dichiarato il
commodoro Riccardo Bonadeo della Yacht Club Costa Smeralda, nel corso della
conferenza stampa di presentazione del progetto tenutasi ieri al circolo della
Svbg. Il commodoro ha poi raccontato l'aneddoto della storia che ha determinato
la presa di coscienza sua e di Mauro Pelaschier, avvenuta in una regata molto
complicata e pericolosa tra l'Irlanda e l'Inghilterra. «Dovevamo solo pensare a
riportare la barca in salvo. Al largo, a un certo punto, è apparso un grande
lenzuolo di plastica che costituiva un pericolo e che abbiamo dovuto evitare.
Per fortuna siamo riusciti a arrivare a terra, poi abbiamo rimosso quella
storia. Solo anni dopo, quando ci trovavamo con le nostre famiglie in mare,
vedendo un sacco di plastica galleggiante, ci è scattata in mente l'associazione
con quell'episodio e quindi abbiamo sviluppato una consapevolezza: siamo noi i
responsabili dell'inquinamento e anche della possibilità di fermarlo». Al
termine della conferenza stampa, il presidente della Società Velica di Barcola e
Grignano, Mitja Gialuz, e il primo cittadino di Trieste, Roberto Dipiazza, hanno
firmato la Charta Smeralda, il documento per promuovere gli aspetti ambientali
negli oceani. «Chi ama il mare, ama la Terra», ha concluso Mitja Gialuz
Simone Modugno
«Solo educando i più piccoli preserveremo la bellezza»
Lo skipper pronto a mettersi in gioco per il bene del pianeta - E per
centrare il risultato si prepara pure a parlare al grande pubblico
TRIESTE - Mauro Pelaschier è cresciuto in una famiglia di velisti e per i
primi anni della sua carriera ha gareggiato e vinto nella classe Finn, le
imbarcazioni a vela con un singolo posto. Così, quando divenne nel 1983
timoniere di Azzurra, la prima barca italiana alla America's Cup, racconta di
aver imparato a parlare con un equipaggio. Dopo essere stato chiamato a fare da
ambasciatore per l'Oof e aver subito accettato, Pelaschier si troverà a dover
veicolare un messaggio fondamentale per il suo amato mare a una gran schiera di
persone. Questa volta dovrà parlare tanto, vero? Sì, ma per fortuna sono aiutato
da bravissime persone che sanno parlare meglio di me in pubblico. Io sono
sintetico nel mio linguaggio, perché più abituato a pensare che a parlare, ma
sarà per me importante dire qualcosa che tocchi la società umana, per
influenzare il pensiero di quelli che frequentano il mare e non solo. Da dove si
parte per educare al rispetto del mare? Si parte dalle scuole vele, dai bambini,
perché noi siamo cresciuti in modo da rovinare l'ambiente che ci circonda e
quindi non più capaci a preservare un bene così importante. Solo educando i
bambini si riesce poi a educare i genitori a comportarsi meglio e a far sì che
ci sia un interesse comune a preservare il mare, che è fonte di vita. Vorrei
riportare sulla terra questo discorso. Cerco di far interessare il pubblico che
segue il mare e che naviga a comportarsi meglio e a evitare di avere a bordo
delle plastiche che non sono riciclabili. Perché questa barca? Navigheremo a
vela e l'idea è di far vedere un oggetto quasi dimenticato come una barca
d'epoca, che rappresenta il vero spirito marinaresco: il legno è vivo e
nonostante l'età rimane integra, non inquinando. La barca è stata acquistata da
Gianfranco Bonomi e Saverio Mecca dopo un colpo di fulmine, poi a marzo ho
partecipato al primo simposio dell'One Ocean Foundation e a quel punto ci è
venuta idea del periplo d'Italia, un'occasione di toccare molti circoli velici
per la firma della charta Smeralda.
MUGGIA - Il pesce rondine diventa una web star
La nuova star del web? Il pesce rondine immortalato a Muggia intento a
nuotare tra le barche ormeggiate al mandracchio. Una presenza inusuale per una
specie abituata al mare aperto: «D'estate si avvicina alle coste, ma non al
punto di entrare in un porticciolo» ha commentato il naturalista Nicola Bressi.
IL PICCOLO - VENERDI', 29 giugno 2018
Una "costa triestina" per sviluppare l'area dalla
Lanterna al parco di Miramare
È il progetto presentato ieri dagli architetti Lorenz e Decorti - Il
fulcro di tutto è Porto vecchio: edifici di qualità e marine
Un'unica idea di sviluppo per tutta l'area inclusa fra la Lanterna e
Miramare. È la proposta presentata ieri sera dagli architetti Peter Lorenz e
Giulia Decorti al Molo IV, di fronte alle istituzioni e alla cittadinanza.
Un'idea complessiva elaborata in questi mesi dallo studio austriaco di Lorenz, e
che ha il suo fulcro inevitabile nel Porto vecchio. Lo studio suggerisce di
adottare i modus operandi urbanistici ormai istituzionalizzati in Austria per lo
sviluppo dell'area. Sia il sindaco Roberto Dipiazza che il presidente dell'Adsp
Zeno D'Agostino auspicano che la serata di ieri funga da inizio per un dibattito
aperto sul Porto vecchio. Anche se l'approccio "complessivo" degli architetti ha
risvegliato la storica allergia di Dipiazza per i «masterplan». Sono troppi i
punti presentati da Lorenz e Decorti, moderati dal presidente di Barcolana Mitja
Gialuz, per esporli tutti. Le linee generali della proposta sono le seguenti: lo
studio identifica un'area di sviluppo complessiva, definita "Costa triestina",
compresa fra la Lanterna e Miramare. «Il castello è già un polo di attrazione
forte - ha detto Lorenz -, la Lanterna ha un enorme potenziale per diventarne un
altro». Anche attraverso il Parco del Mare, ha aggiunto, «purché sia il più
attrattivo del mondo, non della Venezia Giulia». Gli architetti propongono di
far correre lungo tutta la linea un lungomare pedonale e ciclabile. Questa idea
richiede l'eliminazione dei parcheggi sulle Rive, che andrebbero sostituiti da
un diverso modello di mobilità (sistemi park-and-ride, car sharing, e-bike).Il
fulcro del tutto è il Porto vecchio, sui cui moli gli architetti suggeriscono di
collocare edifici di alta qualità e marine (in Porto nuovo invece lo scalo
crocieristico). Molte le proposte per lo sviluppo dell'antico scalo, financo due
grattacieli. Quanto alla viabilità, la proposta è di rinunciare alla doppia
arteria stradale attualmente in progetto, in favore di una bretella esterna e
dell'applicazione della Ztl. Fino a Miramare, invece, l'idea è prolungare la
pineta di Barcola e addirittura arricchire la linea di costa con delle isole
artificiali. Ma il perno della presentazione sta nel metodo proposto, ispirato a
quello d'oltralpe: «Serve una commissione di qualità con parere consultivo
composta da esperti di livello che non lavorano a Trieste - hanno spiegato i
relatori -. Una progettazione coordinata e condivisa con la cittadinanza.
Concorsi internazionali di architettura per tenere alto il livello di qualità.
Una dichiarazione dell'architettura triestina sulla falsa riga di quella
viennese». Dipiazza ha lodato la presentazione, ribadendo poi quali sono le
linee guida da lui seguite finora. «Giusto confrontarsi - ha aggiunto -. Ad
esempio quello che chiedo alla città è se dobbiamo allungare il molo III per le
navi da crociera, oppure accogliere ad esempio la tua idea, e sul Porto vecchio
fare tutto marina». Il sindaco ha concluso l'intervento precisando però «che
abbiamo visto troppi masterplan in questi decenni, ed è ora di passare ai
fatti». D'Agostino ha dichiarato: «I tanti interessi sull'area rischiano di
farci dimenticare che bisogna pianificare, e la fretta è cattiva consigliera. La
serata di oggi può essere una base su cui costruire un dibattito pubblico. La
proposta di Lorenz e Decorti ci invita a riflettere sul metodo. Ad esempio trovo
stimolanti le idee sulla mobilità. Penso ad esempio, pur essendo coinvolto, che
il bilancio della società che gestisce i parcheggi sulle rive non possa
pregiudicare lo sviluppo della città». Tra gli intervenuti poi anche il
presidente dell'ordine degli architetti Thomas Bisiani, che ha messo a
disposizione le competenze dell'ordine per i concorsi, e l'ex sindaco Roberto
Cosolini.
Giovanni Tomasin
Arvedi triplica gli utili - parte il piano di sviluppo
Accordo con le banche guidate da Intesa per un finanziamento da 435
milioni: al via investimenti per 300 milioni. Interventi sull'innovazione anche
a Servola
MILANO - Un finanziamento da 435 milioni di euro per supportare il business
plan messo a punto da Arvedi, azienda siderurgica che tra gli altri conta lo
stabilimento di Servola, rilevato quattro anni fa dall'ex-Lucchini e tra quelli
a maggiore tasso di sviluppo del gruppo. A concederlo è stato un sindacato di
dieci banche, guidato dal gruppo Intesa SanPaolo. Un pool molto articolato,
dunque, per un'operazione su più linee di credito (term loans e revolving credit
facility) con scadenza a cinque anni, che ha avuto l'obiettivo di rifinanziare
parte dell'indebitamento bancario esistente, anche migliorandone i costi e
allungandone la maturità. CAPITALI - Capitali che arrivano a due anni di
distanza dai 240 milioni concessi alla società con headquarter Cremona, tra i
big italiani ed europei dell'acciaio, per finanziare un altro step del piano
ultradecennale messo a punto nel 2007 e che si completerà nel 2020 con
investimenti complessivi superiori a 1,5 miliardi. Costi sostenuti per aumentare
la produzione di prodotti siderurgici da 1,5 a 3,8 milioni di tonnellate su base
annua, con il polo siderurgico triestino che è uno dei più impattati dalle
innovazioni. Il gruppo guidato da Giovanni Arvedi ha appena approvato il
bilancio 2017, che si è chiuso con un +8% nei volumi di produzione (poco più di
4 milioni di tonnellate) e ricavi consolidati in crescita di circa il 29%
rispetto all'esercizio precedente, attestandosi a 2,85 miliardi, grazie anche al
favorevole andamento dei prezzi medi di vendita congiuntamente all'incremento
dei volumi venduti. Il margine operativo lordo a livello di gruppo è stato
significativamente migliore rispetto all'esercizio precedente passando da 270,9
a 466,7 milioni; da considerare l'incremento dal 12,2% al 16,3% dell'incidenza
della stessa rispetto ai ricavi consolidati. Al miglioramento hanno contribuito
tutte le società del gruppo, tra le quali si distingue Acciaieria Arvedi, che ha
incrementato l'incidenza del mol sui ricavi di vendita di circa 5% punti
percentuali rispetto al 2016, raggiungendo quota 350 milioni (176 milioni nel
2016). Il risultato operativo consolidato risulta pari a 301,4 milioni, più del
doppio rispetto ai 135,3 milioni del 2016). RISULTATO - Il risultato netto di
pertinenza del gruppo è triplicato in un anno, raggiungendo a livello
consolidato 162,4 milioni, circa il 6% dei ricavi. «I risultati - commenta il
presidente Giovanni Arvedi- sono il frutto di un forte impegno pluriennale, in
termini di investimenti e di razionalizzazioni». Quindi ricorda che, mentre
all'indomani della crisi mondiale del 2008, un po' ovunque si è ridotta la
produzione a causa dei minori consumi. INVESTIMENTI Il gruppo ha scelto di
intraprendere «un importante percorso di investimenti che ci ha permesso di
triplicare la produzione, ridurre considerevolmente i costi fissi e quelli
variabili per unità prodotta e di migliorare il mix di vendita, consentendoci di
rimanere concorrenziali». Ora si punta «ad azzerare l'indebitamento, pur
lanciando nel 2018 e per i due anni successivi un piano di investimenti da 300
milioni di euro».
Luigi Dell'Olio
Associazioni - «Incontri sulla Ferriera aperti a città e politica»
«Nonostante la moderata soddisfazione degli ultimi incontri, siamo consci che il percorso è ancora complesso, ma non impossibile. Il Presidente D'Agostino a termine del nostro confronto, ci disse "spesso il nosepol equivale al nosevol"», spiega Lorenzo Battista, portavoce dei comitati anti-Ferriera. «Contiamo di organizzare degli incontri pubblici aperti a tutti i cittadini, invitando anche i consiglieri regionali e i parlamentari della nostra città. Salvaguardiamo i posti di lavoro e battiamoci per difendere il nostro ambiente e la salute di tutti».
Bike sharing - De Gioia: «Buona idea ma più piste ciclabili»
«Era ora. Finalmente si incomincia a capire l'utilità di muoversi sulle due ruote anche in città. Ci arriviamo per ultimi e forse questa è la volta buona ma ci sono alcuni problemi», spiega in una nota il consigliere comunale Roberto de Gioia. Che aggiunge: «La città è priva di piste ciclabili. In questi anni tutte le proposte avanzate sono cadute nel vuoto e salvo alcuni segmenti, a dir la verità molto timidi come il tratto di Via Trento e quello incompleto di Campo Marzio, poco o nulla si è fatto».
Un Paese da "bonificare" in Serbia per l'ambiente
servono 9 miliardi di euro
Il monito per il risanamento lanciato dal Consiglio fiscale nazionale:
occorre far salire subito gli investimenti statali all'1,3% del Pil
BELGRADO - Quasi nove miliardi di euro per "bonificare" un intero Paese, fra
i più inquinati del Vecchio Continente e con problemi ecologici devastanti,
prima che possa aspirare a diventare membro Ue. È lo scenario che si prospetta
alla Serbia, che prima di poter issare la bandiera blu a dodici stelle, deve
iniziare seriamente a impegnarsi anche sul fronte ambientale. L'appello-monito
all'esecutivo è stato lanciato da Pavle Petrovic, presidente del "Fiskalni Savet",
il Consiglio fiscale nazionale, l'organo statale indipendente che si occupa di
verificare la «credibilità delle politiche fiscali» ma anche di consigliare il
governo sulle voci di spesa. E quella sull'ambiente dovrà salire nelle priorità
di Belgrado, visto che oggi lo stato di salute del Paese è critico. L'elenco
della criticita'. Lunga la lista delle cose da fare, ha ricordato Petrovic
citato dai media locali, con «acqua potabile di scarsa qualità, una rete
fognaria non sviluppata, scarichi» di acque reflue «direttamente nei fiumi»,
incluse quelle di città come Belgrado e Novi Sad, con cloache che sversano
direttamente nel Danubio e nella Sava e «un terzo della popolazione che respira
aria avvelenata». E lo smog è uno dei problemi più seri da affrontare, ha
ricordato lunedì anche l'Oms, che ha informato che solo nel 2016 sono stati
almeno 6.500 i serbi morti per problemi respiratori, un dato che potrebbe salire
per «l'aumento delle persone che vivono in città». Non è finita. Secondo i dati
resi pubblici a Belgrado dal Consiglio fiscale, la Serbia depura ora solo il 10%
delle acque di scarico, contro il 70% a livello Ue e servono sei miliardi solo
per mettere in sesto l'intero settore, tra acquedotti, depuratori e fognature.
Da non dimenticare le migliaia di discariche non regolamentate in tutto il
Paese, un problema comune anche al vicino Kosovo, dove sono ben 1.600 i depositi
illegali di rifiuti. Gli investimenti da affrontare. Che fare per affrontare il
problema? Per Petrovic la via è quella della spesa, facendo salire subito
all'1,3% del Pil la quota di fondi statali da investire per fognature,
depuratori e per abbattere lo smog, balzo rispetto allo 0,7% attuale. Non si
tratta, ha specificato Petrovic, di fare il passo più lungo della gamba: i conti
pubblici già risanati permetterebbero di usare almeno «500 milioni di euro» in
più «all'anno», più altre decine di milioni da imprese pubbliche come l'Enel
serba e amministrazioni locali, investimento che farebbe crescere pure il Pil di
almeno mezzo punto. Il tutto con l'obiettivo-dovere di "pompare" nella bonifica
del Paese, nei prossimi 10-15 anni, circa 8,5 miliardi di euro, il necessario
per far indossare alla Serbia il vestito migliore, il giorno dell'adesione alle
Ue.
Stefano Giantin
Centrali a carbone fra energia "sporca" e posti di
lavoro
Sono numerosi i progetti nella regione spesso sponsorizzati da Pechino
BELGRADO - Resta intenso, nei Balcani, il dibattito sul futuro del sistema
energetico regionale. E su quanto sia positiva o dannosa l'«ondata» di centrali
a carbone in progetto nella regione, spesso sponsorizzate da Pechino e ben viste
dai governi dell'area. A vivacizzare il dibattito è stata ieri Bankwatch,
autorevole rete di Ong che si occupa di vigilare su progetti potenzialmente
dannosi per l'ambiente. E per l'occupazione. Proprio sui possibili effetti
deleteri sul mercato del lavoro si è concentrata Bankwatch in un nuovo rapporto
aggiornato, "La grande truffa del lavoro nel carbone". Secondo lo studio, che ha
considerato otto Paesi dell'area balcanica, sarebbero errate le stime di
investitori e sostenitori della lignite, che assicurano che le nuove centrali o
il «prolungamento in vita di quelle inquinanti operative oggi», porteranno alla
creazione o al mantenimento di «quasi 30mila posti», una manna in una regione
affamata di lavoro. Ma la realtà sarebbe ben diversa. Per Bankwatch al contrario
si assisterà nei prossimi anni più che altro a una «perdita di più di 5 mila
posti» nel comparto, in tutti i Balcani, causa nuovi impianti che avranno
bisogno di un numero minore di occupati nel quadro di una riduzione naturale di
forza lavoro, in un comparto «oggi sovradimensionato». P er corroborare la
denuncia, Bankwatch ha citato la futura "Kosova e re", grande centrale a
lignite, sponsorizzata da Washington, che dovrebbe abbattere la dipendenza di
Pristina dalle super inquinanti "Kosovo A" e "Kosovo B", costruite ai tempi
della Jugoslavia. Kosova e re che, ha rivelato Bankwatch, non porterà come
annunciato alla «creazione di 10mila posti di lavoro» durante la costruzione e
ad altri «500 nella fase operativa», toccasana per un'economia dove la
disoccupazione supera il 26%. Invece, si parla di soli 1.200 operai per la
realizzazione dell'impianto, di cui «molti specialisti» dall'estero. E 190
addetti per il funzionamento della centrale.Discorsi simili, quanto a
occupazione, per altri impianti. Da Kostolac in Serbia a Rovinari in Romania,
passando per Pljevlja II in Montenegro e per sei impianti in Bosnia. I governi
della regione non direbbero la verità, che «l'industria» del carbone «sta
morendo» e «intrappolano i lavoratori in una falsa realtà», secondo Ioana Ciuta,
di Bankwatch. «L'era del carbone sta finendo», ha aggiunto la collega Pippa
Gallop chiedendo che si usino «le risorse» disponibili per aiutare la
transizione, anche dei lavoratori, verso le rinnovabili.
ST.G. BY NC ND
IL PICCOLO - GIOVEDI', 28 giugno 2018
Il "Bike sharing" verso la partenza con nove stazioni
per le due ruote
Obiettivo del Comune è avviare entro settembre il sistema - Tessera da
ricaricare e 148 stalli da utilizzare per la sosta
Il Comune ci terrebbe molto a che la "prima" triestina si tenesse già
durante quest'estate. Per un'estate alternativa "a pedali" in una città che ha
scoperto, non da molto, le due ruote a trazione umana, talvolta assistita. Se
tutto va bene, se non ci saranno ricorsi ad allungare una vicenda che di aspetti
giudiziari ha già avuto consistenti assaggi, dopo la metà luglio potrebbe
decollare il primo progetto di "bike sharing" impostato a Trieste.Il mobility
manager comunale Giulio Bernetti ha firmato qualche giorno fa la determina, con
la quale si approva il progetto presentato dalla torinese Bicincittà srl, che si
aggiudica un appalto da 390 mila euro, 280 mila di provenienza euro-regionale
(Pisus A1) e i restanti stanziati dal Municipio. L'azienda torinese metterà a
disposizione di cittadini & turisti 9 ciclostazioni dotate di 130 biciclette, di
cui 36 a pedalata assistita. I cicloposteggi saranno complessivamente 148,
dislocati in 9 punti strategici dell'area urbana: piazza Libertà a supporto
degli arrivi in Stazione; piazza Oberdan dove prima o poi tornerà a funzionare
il tram di Opicina; il Teatro Romano a cavallo tra centro e zona
storico-archeologica; Riva del Mandracchio per percorrere le Rive; piazza Hortis
per sfruttare la prossimità della Biblioteca; all'intersezione di via Ottaviano
e Campo Marzio da dove si raggiunge facilmente la ciclovia di passeggio
Sant'Andrea; Barcola all'inizio della pineta; viale XX settembre davanti al
Rossetti; via Cumano vicino ai musei di Storia Naturale e de Henriquez, nonchè
alla futura sistemazione dell'ex Fiera nella duplice chiave fitness e shopping.
Comune e Bicincittà non hanno ancora dettagliato l'operatività del servizio,
quindi non sono note le tariffe e i luoghi delegati a informare residenti &
viandanti riguardo il funzionamento "sul campo" del "bike sharing" in salsa
giuliana. In linea di massima si può definirlo come uno strumento di mobilità
sostenibile, chiamato a ridurre traffico e inquinamento. Si parte da una tessera
personale sulla quale verrà caricato un abbonamento, l'utente potrà prendere una
bici da una stazione e lasciarla in un'altra: per esempio, il turista, dopo aver
visitato il museo del Risorgimento, raggiungerà, pigiando sui pedali lungo
l'asse Saba-d'Annunzio-Ippodromo, l'area museale allestita nell'ex caserma duca
delle Puglie in via Cumano. Il servizio potrà essere attivo anche 24-h-24, le
dimensioni del posteggio sono 175 x 175 x 930 millimetri, le strutture saranno
realizzate in acciaio Inox. Un pannello informativo consentirà l'agevole
individuazione della stazione ciclistica. L'accesso al servizio, secondo quanto
descritto nelle relazioni firmate da Pietro Drago e Gian Marco Satta, avviene
tramite il portale web, le stazioni sono dotate di un sistema di trasmissione
dati Umts. La piattaforma Bicincittà opera in un centinaio di comuni,
consentendo la fruizione delle "due ruote" a circa 75 mila utenti. La
documentazione, che accompagna l'atto di Bernetti, molto insiste sulla poca
invasività dell'intervento, in quanto le opere proposte hanno «modesta
consistenza volumetrica». Questa evidenza sul dato paesaggistico si spiega con
l'articolato pregresso giudiziario-amministrativo che ha accompagnato il
progetto. La torinese Bicincittà prevalse all'inizio del 2016 nell'ambito di una
procedura ristretta e a luglio il Comune trasmetteva il progetto alla
Soprintendenza archeologica-belle arti-paesaggio per ottenere l'autorizzazione.
Invece da palazzo Economo giunse un secco "altolà" motivato dal fatto che «la
scelta tipologica, dei materiali e dei colori delle ciclostazioni fosse
altamente impattante, costituendo elemento di disturbo visivo». A fine settembre
2016 gli uffici comunali provvedevano a escludere Bicincittà dalla gara e a
scorrere la graduatoria in favore del secondo classificato Tmr srl. Ma
Bicincittà non si rassegnava e impugnava avanti al Tar Fvg sia il diniego della
Soprintendenza che la decisione del Municipio: impugnazione accolta dall'organo
di giustizia amministrativa in quanto la Soprintendenza avrebbe dovuto indicare
le prescrizioni su cui calibrare il progetto.
Massimo Greco
Vicino alla Stazione previsti 24 spazi
Le 148 colonnine, distribuite su 9 ciclostazioni, sono così suddivise: 24 in Stazione, 16 in piazza Oberdan, 20 al Teatro romano, 14 in riva Mandracchio, 16 in piazza Hortis, 16 in via Ottaviano, 16 a Barcola, 14 al Rossetti, 12 in via Cumano. Piazza Hortis - Nell'aprile di quest'anno la Soprintendenza ha chiesto di modificare la postazione in piazza Hortis: non la vuole davanti a palazzo Biserini, edificio tutelato. Tra l'altro palazzo Biserini è sottoposto a un energico intervento di riqualificazione. L'eventuale riduzione - Palazzo Economo, qualora fosse realizzato l'ingresso del pubblico al Teatro Romano, vuole che gli stalli della ciclostazione vengano ridotti o ricollocati: l'attuale progetto ne prevede 20, è la dotazione più importante dopo quella di piazza Libertà. I pannelli - La stessa Soprintendenza vuole che le grafiche e le cromie dei pannelli informativi e delle colonnine «siano oggetto di specifica progettazione e di approvazione» da parte degli uffici di palazzo Economo. Riva del Mandracchio - Bicincittà ha accolto la richiesta di modifiche anche per Riva del Mandracchio e per via Cumano.
Applausi bipartisan dagli esponenti politici fan della
pedalata
«Da ciclista ritengo il bike sharing uno strumento utile per la mobilità,
sintomo di una città viva e smart». L'assessore comunale al Personale, Michele
Lobianco, dedica molto del suo tempo libero ad escursioni cicloturistiche. «Il
bike sharing per Trieste sarà una sfida che va raccolta, - sottolinea - un nuovo
servizio per il quale servirà fare una buona promozione, anche rivolta ai
turisti che, arrivando in città, potranno contare su un mezzo a due ruote con il
quale visitare il nostro territorio». Lobianco, ricordando come tutte grandi
città europee molti piccoli centri italiani dispongano di questo sistema,
afferma che il nuovo servizio «potrà diventare anche un utile strumento per
raggiungere le diverse attività che sorgeranno in Porto vecchio». Tra gli
inquilini del Consiglio comunale, ad utilizzare la bici per muoversi in città,
c'è l'ex vicesindaco Fabiana Martini. «È una grande opportunità per promuovere
la cultura della bicicletta, - spiega -. Troppi automobilisti a Trieste non
hanno ancora il sufficiente rispetto per le due a ruote che invece si riscontra
altrove. La bici consente di beneficiare di una grande libertà, è rispettosa
dell'ambiente e anche a livello turistico offrirà un servizio che verrà
certamente molto apprezzato».
La Regione accelera sul dossier Ferriera «Dialogo con
Arvedi e stop area a caldo»
Fedriga e Scoccimarro ricevono ambientalisti e associazioni - Si punta a
una risposta della proprietà entro il vertice di luglio
Venti giorni per imboccare la via della chiusura dell'area a caldo della
Ferriera. La nuova giunta regionale ribadisce la volontà di superare la
produzione di ghisa a Servola e mette nel mirino la data del 17 luglio, quando
si terrà a Roma la conferenza dei servizi dedicata alla realizzazione della
copertura dei parchi minerari, il cui progetto è previsto dall'Accordo di
programma. Un piano da 28 milioni, che non sarà concluso prima di quattro anni e
su cui il presidente Massimiliano Fedriga conta di far leva per convincere la
proprietà a non imbarcarsi nella costosa opera, accettando piuttosto l'apertura
di un confronto che individui alternative alla continuazione dell'area a caldo.
Se la tattica è al momento solo nella testa del governatore e dell'assessore
all'Ambiente Fabio Scoccimarro, la strategia è stata ribadita ieri in un
incontro con i comitati anti Ferriera, davanti ai quali Fedriga ha detto che
«l'obiettivo della Regione è cercare una soluzione condivisa con la proprietà,
con il concorso dell'Autorità portuale, per giungere alla chiusura dell'area a
caldo: questa è la via per dare risposte rapide alle istanze che i cittadini
sollevano sul tema della salute». Nessun muro contro muro, insomma, ma volontà
di procedere di concerto con Arvedi, dalla cui risposta dipenderanno a questo
punto i rapporti che si verranno a instaurare con la Regione ed è difficile
ipotizzare che la proprietà sia incline a chiudere la produzione. Da una parte,
la giunta non ha interesse a creare un braccio di ferro che potrebbe tradursi in
una serie interminabile di ricorsi, vista l'attuale versione di Aia e Accordo di
programma. Dall'altra, Arvedi dovrà tuttavia fare i conti con un clima mutato
rispetto agli anni precedenti: tanto la Regione quanto il governo gialloverde
sembrano infatti convinti a fermare la produzione siderurgica a Trieste, come
d'altronde confermato anche dal capogruppo del M5s al Senato, Stefano Patuanelli,
secondo cui i tempi sono maturi per la chiusura dell'area a caldo. Alla sua
prima uscita da commissario per la Ferriera, Fedriga ha evidenziato non a caso
la volontà di un pieno «coinvolgimento del governo, perché il problema non è
solo di Trieste ma nazionale». Il presidente e l'assessore hanno proposto una
serie di incontri periodici a Wwf, Legambiente, Comitato 5 dicembre e
Associazione No Smog. Le associazioni ambientaliste verranno così informate sui
progressi del confronto che vedrà protagonisti Regione, Comune, Autorità
portuale e gruppo Arvedi: è in questa sede che Fedriga proporrà di aprire il
dialogo sulle attività che potrebbero sostituire l'area a caldo e sulle
alternative da mettere in campo per assorbire la perdita di occupazione. Un
punto, quest'ultimo, su cui la Regione si aspetta molto anzitutto dall'Autorità
portuale, che ha già dato la propria disponibilità col presidente Zeno
D'Agostino: «Abbiamo tutta la volontà di sostenere un processo di revisione
dell'Accordo di programma, se pubblico e privato concorderanno. Il punto sta
tutto nella riconversione delle maestranze che lavorerebbero nella crescita del
sistema portuale e dei porti franchi».
Diego D'Amelio
I PRECEDENTI
26 giugno 2017 - Una nube scura si solleva dalla Ferriera oscurando la baia di Muggia. L'episodio è dovuto a uno "spolveramento", ovvero alla dispersione di polveri per effetto del forte vento. 5 luglio 2017 - Arvedi annuncia interventi per la copertura dei parchi minerari. La misura era stata chiesta a marzo dalla Regione. È l'Aia a disporre l'obbligo di presentare il progetto, che riguarda la costruzione di due capannoni su aree da 25 mila metri quadrati ciascuna, dedicate allo stoccaggio di minerale di ferro e carbon fossile. 24 luglio 2017 - In seguito a un nuovo spolveramento, l'Arpa definisce «sempre più urgente la realizzazione» delle coperture. 17 luglio 2018 - Dopo una serie di proroghe concesse dalla Regione ad Arvedi, si terrà a Roma la conferenza dei servizi dedicata al progetto da 28 milioni per la costruzione delle coperture dei parchi minerari.
AREA SCIENCE TRIESTE - Elettra Sincrotrone: accordo
quadro con l'Eni sulle energie rinnovabili
TRIESTE - Un accordo di collaborazione scientifica e tecnologica per studi e
ricerche nell'ambito delle energie rinnovabili e delle tecnologie ambientali è
stato siglato da Eni ed Elettra Sincrotrone, centro di ricerca internazionale
che ha sede nell'Area Science Park di Trieste. Elettra - spiega Area Science
Park - potrà dare contributi importanti nella caratterizzazione di nuovi
materiali da utilizzare nella produzione di energie rinnovabili, in studi in
ambito geo-fisico e nell'analisi dei processi chimico fisici legati all'uso di
combustibili fossili e lubrificanti al fine di ridurre gli impatti ambientali
legati al loro impiego. L'accordo quadro avrà durata pluriennale. Il sodalizio
tra le due realtà - ricorda l'area di ricerca - risale alla nascita di Elettra
nei primi anni Novanta. Il nuovo accordo arricchisce il portafoglio delle
collaborazioni che Eni ha già in corso con enti di ricerca internazionali, tra
cui il Massachusetts Institute of Technology, il Cnrs francese e i Politecnici
di Milano e Torino. Dal 2014 ad oggi Eni ha investito più di 650 milioni di euro
in ricerca e sviluppo, con circa 500 unità di personale dedicato. «Promuoviamo
da tempo l'utilizzo della nostra infrastruttura da parte di aziende italiane e
straniere con una forte propensione all'innovazione e alle tecnologie -
sottolinea Alfonso Franciosi, presidente e amministratore delegato di Elettra
Sincrotrone Trieste. --
Idee per la costa triestina tra Lanterna e Miramare
targate Lorenz e Decorti - IL CONFRONTO ALLE 18 AL MOLO IV
"La costa triestina" e le proposte per la sua valorizzazione complessiva
futura saranno i grandi protagonisti dell'appuntamento odierno in programma
dalle 18 in poi nella sala 3 del capannone 1 del Molo IV (con ingresso da piazza
Duca degli Abruzzi).Non solo la riqualificazione del Porto vecchio, ma una
visione globale che abbracci il perimetro che corre dalla Lanterna sino a
Miramare, affacciato sul golfo triestino. A lanciare delle soluzioni saranno,
presentando la loro visione urbanistica in questo senso, gli architetti Peter
Lorenz e Giulia Decorti (Lorenz Ateliers). Il loro intervento inizierà alle
18.05 subito dopo l'introduzione affidata al docente universitario e presidente
della Società velica di Barcola e Grignano (realtà che organizza la Barcolana)
Mitja Gialuz, a cui è assegnato quale "uomo di mare" il compito di moderare
l'intero appuntamento. Dopo la presentazione delle linee individuate da Lorenz e
Decorti, seguirà alle 18.45 una tavola rotonda a cui sono stati invitati i
rappresentanti delle istituzioni. Saranno presenti il sindaco Roberto Dipiazza e
il presidente dell'Autorità portuale Zeno D'Agostino. Non parteciperanno invece
il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e il presidente
della Camera di commercio della Venezia Giulia Antonio Paoletti. Alle 19.15
dibattito pubblico, alle 20 la conclusione dei lavori. È prevista la presenza di
duecento persone, provenienti anche da fuori Trieste, ad esempio da Vienna,
Salisburgo, Innsbruck, Monaco di Baviera e Bolzano.
GREENSTYLE.it - MERCOLEDI', 27 giugno 2018
Legge sul consumo di suolo: una priorità per il ministro Costa
Il consumo di suolo rappresenta un problema che non può
essere ignorato. Gli ultimi dati a disposizione su questo fenomeno, che sono
stati forniti dall’Ispra, mettono in evidenza un problema dalle dimensioni
sempre più ampie.
La trasformazione di aree agricole naturali in terreni su cui vengono
costruiti edifici o infrastrutture in generale può essere definita con una
velocità di circa 3 metri quadrati al secondo, una quantità che corrisponde a
circa 30 ettari al giorno. Si rischia così di perdere una risorsa ambientale
molto importante. Ecco perché il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha
affermato che a breve sarà fatta una legge apposita per limitare il consumo di
suolo. Il ministro dell’Ambiente è intervenuto alla tavola rotonda organizzata
dall’associazione Tes a Roma, che ha avuto come oggetto proprio il problema del
consumo del suolo e rigenerazione urbana. Le parole di Costa sono state davvero
molto chiare, perché ha fatto presente: Il mio dicastero si farà garante
affinché la legge sul consumo di suolo proceda il più velocemente possibile. E’
una priorità del mio ministero e sarà uno dei miei primi atti, per il quale
confido nella collaborazione del Parlamento e delle forze politiche affinché
finalmente possa venire approvata. Quindi il nuovo ministro dell’Ambiente vuole
fare del consumo di suolo una priorità, per mettere un argine all’urbanizzazione
che mette in pericolo una risorsa non rinnovabile, fondamentale per garantire
gli equilibri del nostro ecosistema. Il ministro ha spiegato che il suo
dicastero si impegnerà per preservare il suolo all’interno dei parchi naturali e
delle aree protette, mettendo in atto una vera e propria linea di tutela
ambientale. Anche l’Europa ha richiamato varie volte in questa direzione, nel
cercare di diffondere la consapevolezza della rilevanza della tutela del suolo e
del patrimonio ambientale in generale. I dati dell’Ispra che si riferiscono al
2016 evidenziano che la costruzione di nuove coperture artificiali ha riguardato
altri 50 chilometri quadrati di territorio negli ultimi tempi. Per questo una
legge apposita sarebbe strettamente necessaria.
Gianluca Rini
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 27 giugno 2018
Scarica mobili in strada, Facebook lo inchioda
L'uomo si serviva del furgone della ditta. Rintracciato dalla municipale
grazie a un post: 600 euro di multa
Tavoli, sedie e interi mobili. In strada, come fosse una discarica. Ma ai
residenti tutto ciò non è passato inosservato. E così, in era social, non è
stato difficile pizzicare il responsabile. Il Distretto B della Polizia Locale,
quello di via Giulia, ha intercettato un post su Facebook pubblicato da un
cittadino che segnalava un comportamento quanto meno scorretto del conducente di
un furgoncino. L'uomo, in più di un'occasione, è stato notato mentre si
accostava nelle vicinanze dei cassonetti delle immondizie e abbandonava
materiale di ogni tipo. Spesso vecchi arredi. I commenti delle persone al post
confermavano la frequenza con cui veniva lasciata la roba per terra. Quasi
sistematicamente. «Cogliere questi comportamenti nel momento esatto in cui si
verificano è di solito piuttosto arduo», sottolinea la Polizia Locale. Ma
analizzando con più precisione le foto scattate dai residenti non è stato
difficilissimo risalire al veicolo usato: era quello di una ditta vera e
propria, come hanno scoperto gli agenti della municipale durante le indagini.
L'impresa, subito contattata dalla municipale per avere spiegazioni
sull'accaduto, si è resa disponibile e ha immediatamente fornito le generalità
del sospettato. I vigili urbani sono riusciti a raccogliere in poco tempo indizi
sufficienti per tracciare un quadro dettagliato del caso: l'uomo si offriva per
sgomberare mobili di amici e conoscenti senza però preoccuparsi di smaltire i
rifiuti ingombranti nelle apposite discariche comunali. In più lo faceva
servendosi del furgone della ditta di cui era dipendente. E senza che il proprio
datore di lavoro fosse a conoscenza di questa attività parallela e illegale.
L'ultima volta che l'uomo è stato sorpreso mentre abbandonava oggetti, è stata
alcuni giorni fa in via Svevo. Ma stavolta gli agenti della municipale lo hanno
colto in flagranza. Il conducente del camioncino è stato fermato e sanzionato:
il regolamento comunale per la "Gestione dei Rifiuti" all'art. 23 comma 1
prevede una multa di 600 euro. Ora il responsabile dovrà rendere pure qualche
spiegazione al proprio datore di lavoro, di certo non felice di essere finito
con il nome della propria ditta in un giro di rifiuti.
(g.s.)
MUGGIA - Rifiuti, sollecito del Comune per il kit
L'amministrazione Marzi: sacchi colorati per il "porta a porta"
disponibili entro il mese
«Preme ricordare che, nel centro storico, la raccolta della carta avviene
secondo le stesse modalità di conferimento, ma il martedì e non più il
mercoledì, che resta una giornata dedicata al solo secco residuo». Inizia così
il nuovo promemoria del Comune sui cambiamenti inerenti la raccolta dei rifiuti
"porta a porta" di Muggia. Chiaro il messaggio dell'amministrazione Marzi: «La
raccolta porta a porta del centro storico è soggetta a "due levate". Una volontà
riconfermata a Net dall'amministrazione comunale che vuole garantire il decoro
del centro con due prelievi ogni mattina e concentrare, quindi, ogni tipologia
di rifiuto in una propria giornata mirata».Il calendario delle raccolte, sempre
con orario di esposizione dalle 5 ed entro e non oltre le 9 del giorno di
asporto, cambia al martedì: martedì carta e cartone, mercoledì e sabato secco
residuo, venerdì plastica. Anche il rifiuto organico e vetro e lattine andranno
sempre conferiti nei punti dedicati di via Roma e Piazzale Caliterna. Per
semplificare il reperimento del materiale necessario per attuare il nuovo
sistema di raccolta anche da parte di tutti coloro che non hanno ricevuto, o che
inizialmente hanno rifiutato l'occorrente, fino a fine giugno, con orario dalle
9.30 alle 11, nei magazzini comunali di via Trieste sarà offerta l'opportunità
di ritirare il kit necessario. «La dotazione di sacchetti messi a disposizione
rispecchia la fornitura annuale. Se fossero stati già esauriti, può essere usato
qualsiasi sacchetto in vendita purché del colore della giornata di ritiro: blu
per carta e cartone, giallo per la plastica, verde per vetro e barattolame, nero
per il secco residuo», puntualizza il Comune. E se qualcuno non dovesse
rispettare i colori? «I sacchi di colori non consoni purtroppo non possono
essere differenziati incrementando, ovviamente, la quota di secco residuo».
(ri.to.)
MUGGIA - Variante urbanistica consultabile sul web
Il Comune di Muggia informa che è stato pubblicato sul Bur l'avviso di
adozione della variante 36 al Piano regolatore. La delibera di adozione 33 del
28 maggio e i relativi elaborati rimarranno depositati negli uffici del Servizio
Pianificazione territoriale fino al 20 luglio affinché chiunque possa prenderne
visione. Gli elaborati sono consultabili altresì al link
www.comune.muggia.ts.it/index.php?id=60078&L=4%27A%3D0.
Entro il 31 luglio chiunque può presentare le proprie osservazioni, così come i
proprietari degli immobili vincolati possono presentare opposizioni, al
Protocollo di piazza Marconi 1.
Nidi di rondine spariti a Borgo San Rocco - La protesta
animalista
Tolta buona parte dei ricoveri durante lavori nei sottoportici - Liberi
di volare insorge. La replica: un incidente, non si ripeterà
MUGGIA - Polemica a Muggia tra l'associazione animalista "Liberi di volare"
e la proprietà del complesso residenziale Borgo San Rocco. Al centro del braccio
di ferro la sparizione di numerosi nidi di rondine. Ricoveri costruiti dai
volatili l'estate scorsa nei sottoportici del villaggio e ora spariti. Nessun
mistero, comunque. La rimozione dei giacigli, si è appreso in seguito, è
avvenuta in conseguenza di alcuni lavori eseguiti sugli edifici di Borgo San
Rocco. Non c'è stata quindi volontà di far del male intenzionalmente alle
rondini né, men che meno, di spingerle ad allontanarsi dal complesso muggesano.
Si è trattato invece della necessità di eseguire una pulizia profonda degli
immobili, ima che alcune aree esterne venissero ridipinte. Caso chiuso quindi?
No. La spiegazione "tecnica" dell'episodio non ha soddisfatto gli ambientalisti
dell'associazione "Liberi di volare", che hanno sollevato il caso e non
escludono nemmeno di presentare esposti, chiamando in causa il reato penale
disciplinato, spiegano, dalla legge 157 del 1992 e dall'articolo 635, comma 2,
del Codice penale. L'Associazione Liberi di volare, che sensibilizza i cittadini
sull'importanza di proteggere la specie ed è riuscita a stimolare la
realizzazione a Trieste di circa 120 nidi su edifici privati e pubblici,
comprese diverse scuole, si è mossa immediatamente. Dopo aver effettuato un
sopralluogo, ha dapprima sollecitato con una lettera l'amministrazione e la
proprietà a tutelare le rondini e poi si è rivolta alla Guardia forestale e alla
Polizia municipale di Muggia per denunciare la scomparsa delle "casette". «Si
tratta di un danno ecologico per questi uccelli migratori, che dovranno
ricostruire il nido distrutto - spiega la presidente dell'associazione
ambientalista Silvana Di Mauro -. Uno sforzo supplementare che, oltre a mettere
a rischio la stessa sopravvivenza del migratore, ne pregiudica spesso la
stagione riproduttiva. Noi avevamo fornito una serie di indicazioni che, se
seguite, avrebbero potuto risolvere facilmente il problema. Per esempio -
prosegue - avevamo suggerito di sostituire i nidi distrutti con altri
artificiali, da collocare nello stesso punto. Questa soluzione, però, non è
stata accolta e al posto dei nidi artificiali sono comparse delle ciotoline, di
cui ignoriamo lo scopo. Questi animali, veri insettivori naturali - conclude
Silvano Di Mauro -, sono fedeli per tutta la vita al partner e al loro nido».
Alle accuse animaliste risponde a stretto giro Marco Pacini, amministratore di
Borgo San Rocco: «Sono stato convocato dalla Guardia forestale, ma ho spiegato
che l'incidente è avvenuto nell'ambito di lavori di riqualificazione, peraltro
nemmeno di competenza della nostra amministrazione. Noi peraltro, a fine aprile,
avevamo diramato una comunicazione in cui invitavamo a fare attenzione alla
normativa, anche penale, per rispettare i volatili. Mi sono anche già accordato
con Liberi di volare per fare delle manifestazioni di sensibilizzazione. Ci
dispiace per l'incidente, ma penso possa capitare - conclude Pacini -, nessuno
l'ha fatto volontariamente. Credo poi che le rondini, anche se in altri punti,
ci siano ancora. Le vedo volare».
Benedetta Moro
ISTRIA - «Gasolio in mare, errore umano» - Sversate
oltre 5 tonnellate, 200 uomini impegnati nella bonifica
ALBONA - «A causare l'inquinamento del Canal d'Arsa è stato un errore
umano»: lo afferma Denis Vukorepa, direttore dell'Autorità portuale di Fiume che
gestisce lo scalo merci di Valpidocchio (Brsica) dove venerdì scorso sono finite
in mare oltre cinque tonnellate di gasolio. E la Televisione pubblica, che segue
costantemente l'operazione di pulizia della chiazza oleosa sia in mare che lungo
la costa, riporta le voci secondo cui l'equipaggio del mercantile libanese
Fidelity, all'origine del disastro ecologico, si sarebbe addormentato durante
l'operazione di travaso del combustibile dal camion cisterna al serbatoio della
nave. Un volta colmatosi il serbatoio, il gasolio sarebbe così finito in mare.
Si tratta al momento - va sottolineato - solo di un'ipotesi tutta da verificare
per le eventuali pesanti implicazioni sia sul piano della responsabilità penale
che del risarcimento danni da pare delle assicurazioni. L'unità, lunga 115,3
metri e della portata di 5.395 tonnellate lorde, rimane comunque ormeggiata al
molo in quanto l'ispezione è ancora in corso. Continua intanto senza sosta
l'operazione di bonifica. Quasi tutta la chiazza oleosa è stata rimossa dalla
superficie marina e ora si procede alla pulizia meccanica di ogni palmo di costa
e di spiaggia del canale. In pratica sulla costa vengono gettati violenti
spruzzi d'acqua calda, senza detersivi chimici per non inquinare ulteriormente
il mare e danneggiare flora e fauna. In più punti, causa il terreno impervio, i
mezzi meccanici non possono intervenire via terra per cui occorre procedere via
mare: per questo è stata fatta arrivare un'apposita chiatta galleggiante da
Sebenico. Nei punti più critici intervengono le ruspe per asportare e caricare
su camion le pietre inzuppate di petrolio. Il gasolio si è appiccicato sulla
chiglia delle 300 barche medie e piccole ormeggiate nel canale, che vengono
tirate in secca e ripulite nella vicina fabbrica di calce spenta a Ponte
sull'Arsa. Nelle operazioni sono impegnati circa 200 uomini dell'azienda
Dezinsekcija di Fiume coi suoi battelli spazzamare, vigili del fuoco e
l'equipaggio della chiatta. La sindaca del Comune di Arsia Glorija Paliska
Bolterstein non nasconde forte preoccupazione per i danni al settore turistico
dell'area, e ha invitato gli affittacamere del posto a denunciare i danni: la
documentazione che verrà allegata alla richiesta di risarcimento.
(p.r.)
Patto sul gas fra Italia e Croazia - L'Ina compra il
100% di Eni Croazia: si studia una interconnessione fra i due Paesi
ROMA - Eni e la società Croata Ina (Industrija nafte) hanno firmato un
accordo di cooperazione bilaterale per valutare l'opportunità di realizzare una
interconnessione tra Italia e Croazia per il trasporto del gas naturale. Lo
annuncia Eni in una nota precisando che l'iniziativa mira a fare leva
sull'infrastruttura esistente, oggi deputata alla produzione offshore di gas
nell'alto mar Adriatico, per realizzare un'interconnessione per il trasporto di
gas tra i due Paesi. L'interconnessione consentirà di aumentare il grado di
integrazione, sicurezza degli approvvigionamenti, competitività e sostenibilità
del mercato croato, ma anche di quello italiano data la natura bidirezionale
dell'infrastruttura. Inoltre, lo sviluppo di questa iniziativa contribuirà a
consolidare la posizione dell'Italia come hub del gas in Europa. Nei giorni
scorsi Eni e Ina-Industrija Nafte hanno peraltro firmato un accordo che consente
a quest'ultima di acquistare il 100% di Eni Croatia. La produzione corrente di
gas della società ceduta ammonta a circa 2.500 barili di olio equivalente al
giorno. L'acquisizione è soggetta all'approvazione da parte delle Autorità
competenti. La fornitura di gas naturale dalla Croazia al mercato italiano sarà
garantita grazie alla sigla di un accordo commerciale tra Ina ed Eni, in base al
quale il gas prodotto dal giacimento Marica continuerà ad essere trasportato in
Italia. Con questo accordo, in linea con il piano di razionalizzazione del
portafoglio mediante vendita degli assets marginali, Eni esce dal business
Upstream in Croazia, dove è presente dal 1996 in partnership con Ina-Industrija
Nafte.
IL PICCOLO - MARTEDI', 26 giugno 2018
Campagna informativa su Civitas Portis al via
Mobilità sostenibile: primo appuntamento al Mib per architetti,
ingegneri, geometri e periti industriali
Parte la campagna informativa sulle attività che riguardano la mobilità
innovativa e sostenibile, che il Comune di Trieste sta conducendo nell'ambito
del progetto europeo Civitas Portis. Oggi primo appuntamento al Mib, per gli
iscritti agli ordini professionali di architetti, ingegneri, geometri e periti
industriali, sul tema dell'integrazione urbana fra Porto vecchio e città. Le
principali attività che si svolgeranno nel quadro degli obiettivi del progetto e
il programma di comunicazione di massima sono stati presentati ieri
dall'assessore a Città territorio, urbanistica e ambiente Luisa Polli e
dall'attore Lino Guanciale, ambassador di Trieste Portis, protagonista di "La
porta rossa", impegnato in questi giorni nelle riprese della seconda serie della
fiction. Il progetto europeo Civitas Portis nasce per sperimentare soluzioni
innovative di mobilità urbana sostenibile al fine di aumentare la coesione
funzionale e sociale tra centri urbani e porti, spingendo la crescita economica
e migliorando l'attrattività degli ambienti urbani. Il progetto vede coinvolte
cinque città portuali europee: Trieste, Anversa (Belgio), Aberdeen (Regno
Unito), Costanza (Romania), Klaipeda (Lituania). Partner triestini del progetto
sono: Comune di Trieste (coordinatore locale), Autorità di Sistema portuale del
mare Adriatico orientale, Area Science Park, Università di Trieste e Trieste
Trasporti. A Trieste il progetto si propone l'obiettivo di integrare l'area del
Porto, in particolare Porto vecchio, con la città migliorando la mobilità urbana
e sperimentando azioni di mobilità sostenibile quali ad esempio il bike e car
sharing. Le azioni previste sono numerose: dalla predisposizione di un Piano
urbano della mobilità sostenibile, al potenziamento del sistema di raccolta ed
analisi dei dati sul traffico, dalla progettazione e realizzazione di app e
sistemi informatici che forniscano informazioni utili ed aggiornate a chi si
muove in città, all'incremento dei percorsi ciclabili e delle aree pedonali.
Alcune attività sono già state avviate e altre lo saranno nei prossimi mesi.
Trieste intende avviare una campagna informativa che preveda, da oggi alla fine
di agosto 2020, con cadenza almeno semestrale, l'organizzazione di momenti
pubblici, per informare i cittadini sull'avanzamento del progetto, e di eventi
tematici, seminari, convegni e tavole rotonde, per raccogliere idee e
suggerimenti utili ad un processo decisionale partecipato. Il primo appuntamento
è per oggi alle 14 al Mib, con il convegno dal titolo "L'integrazione tra Porto
vecchio e città: le sfide in corso e lo sviluppo sostenibile - Cenni storici,
situazione attuale, sfide future", organizzato dai partner di progetto con la
collaborazione degli ordini professionali di architetti, ingegneri, geometri e
periti industriali e riservato agli iscritti a tali ordini. A settembre,
nell'ambito della 17.a edizione della Settimana europea della Mobilità
sostenibile (Sem 2018) che si terrà dal 16 al 22 settembre, il Comune intende
riservare spazi al progetto Civitas Portis.
Soccorso ad animali feriti a rischio dal primo luglio
Tra pochi giorni il servizio di assistenza alla fauna selvatica transita
dall'Enpa al Corpo forestale del Fvg. Ma il passaggio di consegne è ancora in
alto mare
La "dead line" è fissata al primo luglio. Da quel giorno le attività di
soccorso diurno e notturno per la fauna selvatica nel territorio di Trieste,
finora assicurate dai volontari dell'Enpa -Ente protezione animali, diventeranno
ufficialmente di competenza del Corpo forestale della Regione. Tutto pronto per
il passaggio di testimone e di competenze, dunque? Assolutamente no. A pochi
giorni dalla "rivoluzione", la partita è ancora in alto mare. La Regione non si
è minimamente fatta avanti, spiegano dall'associazione zoofila. E il rischio è
che, a farne le spese, siano gli animali feriti e in difficoltà che, di punto in
bianco, resteranno senza i loro "angeli custodi". E pensare che di tempo per
preparare il passaggio di testimone ce n'è stato parecchio. Se ne parla infatti
dal 2016, anno dell'addio alle Province, prima competenti in materia, previsto
dalla riforma Panontin. Già nell'ottobre di quell'anno, dunque, avrebbe dovuto
concretizzarsi l'avvicendamento. Invece è scattata la prima proroga, con lo
slittamento dei termini fissato a ottobre 2017. Nemmeno quella data, però, è
stata rispettata e si è spostata la scadenza più in avanti, ad aprile 2018
seguito poi, come detto, dal rinvio al 1 luglio. Oltre quel termine però,
assicurano dall'Enpa, questa volta non si andrà. '«Finora, a beneficio degli
animali e della cittadinanza ma con notevoli sacrifici -spiegano dalla sede di
via Marchesetti - abbiamo continuato a portare avanti il servizio di soccorso di
animali su strada durante il giorno. Uno sforzo che, tuttavia, pensiamo di non
poter più assicurare in futuro». Il riferimento, prima di tutto, va alla squadra
di preziosissimi volontari, animati da grande dedizione ma, ormai, un po' avanti
con gli anni: «A far fronte a questa importante attività di recupero e
salvataggio di animali - spiegano ancora i vertici dell'Ente protezioni animale
di Trieste - è un gruppo di "highlander ultrasettantenni". Gruppo che nel tempo
si è sempre più assottigliato e cesserà di esistere proprio alla fine di giugno
perché non vi sono stati ricambi generazionali». Come superare l'ostacolo,
dunque? Il neoassessore regionale alle Risorse agricole e forestali, Stefano
Zannier, invita a non drammatizzare perchè, assicura, una soluzione si troverà.
«Stiamo accelerando in queste ore i tempi di uscita del bando di manifestazione
di interesse - annuncia -. La data del primo luglio, per il passaggio di
competenza del servizio di soccorso di animali di fauna selvatica su strada,
sarà rispettata». L'avvicendamento Enpa-Corpo forestale regionale rappresenterà
una svolta per Trieste e il suo territorio, notoriamente ricco di fauna
selvatica. Nel gruppo rientrano gli "eroi del tramonto e della notte" ovvero
caprioli, cinghiali, tassi, faine e volpi, animali diurni come gabbiani e
cornacchie, è instancabile l'attività volontaria di soccorso. Decine gli
esemplari che ogni settimana i volontari (25 quelli operativi attualmente nella
struttura) soccorrono e accudiscono in via di Marchesetti dove, allo stato
attuale, sono ricoverati circa 200 animali. Particolarmente sentita in questo
periodo dell'anno è la questione dei gabbiani, che in città potrebbe rivelarsi
una vera emergenza: «Ogni giorno - dichiarano ancora i responsabili dell'Enpa -
da mese a questa parte spiccano il volo dai tetti, su cui sono nati, decine e
decine di gabbiani che atterrano sull'asfalto delle trafficate strade, o anche
nei cortili o nei giardini condominiali, creando non pochi disagi ai cittadini».
Gabbiani, ma non solo. A luglio atterreranno su strada anche cornacchie, merli,
cincie, fringuelli e altri volatili, mentre in periferia si aggireranno piccoli
di capriolo e di cinghiale. Insomma, è chiaro che luglio risulterà essere un
mese decisivo per l'attività di gestione e soccorso della fauna selvatica.
Attività che all'Enpa piace definire come una «corsa continua, certamente
faticosa, ma fatta da chi ogni giorno ci mette il cuore».
Alexandra Del Bianco
Avvistato uno squalo al largo di Muggia - È una
verdesca di due metri e mezzo
Lo squalo filmato a largo di Muggia una settimana fa è proprio una verdesca.
Lo conferma Maurizio Spoto, direttore dell'Area marina protetta di Miramare. «Sì
- afferma l'esperto - si tratta di una verdesca, uno tra gli squali di
dimensioni maggiori in Adriatico. Assieme allo squalo volpe si trova nelle acque
costiere Nord adriatiche anche per motivi riproduttivi essendo quest'area la sua
zona di nursery». Il video dell'avvistamento, visibile sul sito internet e sulla
pagina Facebook del Piccolo, è stato registrato dal lettore Davide Bidussi. Il
lettore si è imbattuto in un esemplare di circa 2,5 metri di lunghezza, filmato
sott'acqua a 6 miglia nautiche al largo di Muggia. «Non è un evento molto
frequente - ha spiegato ancora Maurizio Spoto, dopo aver visionato il breve
filmato - quindi è certamente un'osservazione interessante. Le verdesche sono
comunque presenti nell'Alto Adriatico».
(g.s.)
«Grazie a Esof 2020 Porto vecchio sarà il motore della
città»
Una squadra di esperti e scienziati già formata, «che sta lavorando a pieno
regime». Un programma di eventi «da definire nei dettagli, che allestiremo
senz'altro in tempo». Un piano logistico, che prevede «la realizzazione di un
tendone per ospitare Esof, se non dovessero esserci alternative diverse».
Stefano Fantoni, presidente della Fondazione internazionale Trieste per il
Progresso e la Libertà delle Scienze (Fit) e guida del gruppo che sta lavorando
in vista di Esof 2020, si è dichiarato ottimista, ieri sera, rispondendo alle
domande che gli ha rivolto Roberto Cosolini, in qualità di presidente
dell'Associazione Luoghi Comuni nel corso dell'appuntamento dedicato dalla
stessa associazione a Trieste capitale europea della scienza nel 2020.«Quella di
Esof è un'avventura - ha esordito Frantoni - anche perché la città non dispone
ancora di un Centro congressi adeguato. La nostra idea originaria, cioè quella
di un progetto in divenire, è molto piaciuta, per questo abbiamo vinto la
concorrenza olandese, anche se non abbiamo ancora la struttura che ospiterà
l'evento. Lo sforzo principale finora è stato dedicato alla costruzione di una
squadra - ha precisato - e su questo fronte sono ottimista. Il primo incontro
ufficiale del gruppo si farà a Trieste a settembre - ha annunciato Fantoni - ma
già il prossimo 14 luglio andremo a Tolosa per la cerimonia conclusiva di Esof
in quella città, e in quella sede riceveremo il testimone di Città europea della
scienza. Nel corso del tempo che ancora ci separa dal 2020 realizzeremo eventi e
tavoli di discussione, con l'obiettivo di fare rete, in modo che Trieste
conquisti una posizione internazionale». Per Fantoni la sfida di Trieste
capitale della scienza entrerà nel vivo nei primi mesi del 2019: «Non rimarrà un
episodio per quanto rilevante - ha proseguito il presidente della Fit - e spero
che Trieste possa anche ereditare un Museo della scienza e della tecnica». Il
presidente della Fondazione ha poi ricordato che «il Comune ha aperto un project
financing per creare una struttura stabile, un Auditorium capace di duemila
persone, nei magazzini 27 e 28 del Porto vecchio. In ogni caso, c'è il piano B,
cioè il tendone. Puntiamo a fare di Porto vecchio un porto delle idee - ha
continuato - e un volano capace di riqualificare l'intera città, all'insegna del
motto "Se non ora quando"». Sul piano finanziario, Fantoni ha detto di aver già
raccolto 3,8 milioni dal settore pubblico. «Ne servirà ancora uno - ha concluso
- che spero arrivi dai privati».
Ugo Salvini
Emodnet, monitoraggio dei mari
Al programma per proteggere l'ambiente marino partecipa l'Ogs
Circa il 70% della superficie terrestre è coperta dall'acqua salata degli
oceani, una risorsa fondamentale da preservare e proteggere. Parte da questi
presupposti Emodnet, la più grande rete europea di monitoraggio dell'ambiente
marino, le cui attività sono state presentate di recente da Ogs e Regione Fvg.
Emodnet, acronimo di European Marine Observatory and Data Network, raccoglie e
mette a disposizione da quasi un decennio dati marini a livello europeo,
attraverso una rete di oltre 150 organizzazioni di ricerca e di monitoraggio
dell'ambiente marino ed esperti nella gestione di dati oceanografici. Obiettivo
del progetto è quello di facilitare l'inserimento e la classificazione dei dati
di monitoraggio degli ambienti marini, garantendone la massima visibilità,
affidabilità e condivisione. Un esempio pratico dell'utilità della condivisione
di dati è la gestione delle emergenze da sversamento di oli combustibili in mare
e l'impatto sulle attività antropiche, su cui Emodnet è stato già ''testato''
per analizzare un caso di sversamento avvenuto nel 2013 davanti alle coste
africane. Proprio l'incrocio tra dati come la posizione della chiazza, il tipo
di olio e il tasso di sversamento, confrontati con i dati di vento, onde e
maree, ha permesso l'elaborazione di un bollettino entro le prime 24 ore
dall'allerta e aggiornamenti per i 5 giorni successivi, creando una previsione
d'impatto su attività quali acquacoltura, rotte commerciali e altro. Il
confronto tra quanto previsto e la situazione poi verificatasi ha dimostrato la
qualità molto buona della simulazione, ha spiegato Simona Simoncelli,
dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. "Grazie ai dati finora
raccolti abbiamo contribuito all'implementazione delle direttive europee -
spiega Alessandra Giorgetti, responsabile del Centro nazionale dati
oceanografici con sede in Ogs e coordinatrice del portale Chemistry, uno dei
sette parte del progetto Emodnet -. Emodnet Chemistry ha recentemente inserito
nel programma anche i dati di monitoraggio dei rifiuti sulle spiagge e sul fondo
marino, un tema di forte interesse nell'ultimo periodo". Il progetto è
un'iniziativa a lungo termine della Commissione Europea, uno dei pilastri della
strategia Marine Knowledge 2020.
g. b.
GREENSTYLE.it - LUNEDI', 25 giugno 2018
Microplastiche in pesci e invertebrati del Tirreno, è allarme
Tra il 25 e il 30 per cento dei pesci e invertebrati presenti nel Mar Tirreno, contiene micro particelle di plastica (microplastica). Lo rivelano i risultati di una nuova ricerca scientifica condotta dall’Università Politecnica delle Marche, Greenpeace e Istituto di Scienze Marine del CNR di Genova, pubblicata in giornata odierna sul sito dell’associazione.
I dati sono quelli pubblicati all’interno del rapporto “Mare mostrum” di Greenpeace e rivelano una situazione preoccupante per gli organismi marini presenti nel mar Tirreno. Avvenute a Genova, Grosseto, Isola del giglio, Ventotene e Napoli, le rilevazioni sono state effettuate per analizzare oltre 200 pesci e invertebrati che vengono comunemente pescati e consumati in Italia, come acciughe, triglie, merluzzi, scorfani, gamberi e cozze. Si apprende alla documentazione che il polimero più presente in questi organismi è il polietilene, utilizzato per la maggior parte dei packaging e dei prodotti usa e getta, che diversi Paesi stanno cercando di combattere. Come spiegato da Serena Maso della Campagna Mare di Greenpeace: Ciò che ci preoccupa maggiormente è la rapida evoluzione di questo problema e la graduale trasformazione delle microplastiche in nanoplastiche, particelle ancora più piccole che se ingerite dai pesci possono trasferirsi nei tessuti ed essere quindi ingerite anche dall’uomo, con rischi per la salute ancora sconosciuti. Preoccupanti dunque i livelli di contaminazione paragonabili a quelli già riscontrati negli organismi analizzati nell’Adriatico, soprattutto se si considera che le microplastiche vengono poi ingerite dall’uomo quando consuma questi pesci, rappresentando così un pericolo per la salute.
Floriana Giambarresi
IL PICCOLO - LUNEDI', 25 giugno 2018
ISTRIA - Canal d'Arsa, un mese per la bonifica
Pesanti le conseguenze della perdita di gasolio da una
nave: bagni vietati quest'estate, stop agli allevamenti di cozze
ALBONA - Nel Canal d'Arsa restano costantemente all'opera i battelli
ecologici dell'azienda fiumana Dezinsekcija, incaricati di rimuovere dalla
superficie marina l'enorme chiazza oleosa provocata dalla fuoriuscita in mare di
tonnellate e tonnellate di gasolio durante il rifornimento del mercantile
Fidelity, battente bandiera libanese: l'incidente era avvenuto intorno alle 5 di
venerdì mattina. Pesanti le conseguenze: le operazioni di bonifica si
protrarranno per circa un mese, e stanno impegnando 150 tra pompieri, tecnici
specializzati e addetti della Capitaneria di Porto. È stata anche collocata una
barriera galleggiante alla foce del fiume Arsa per impedire che la chiazza nera
entri nel corso d'acqua, mentre si stanno ripulendo le spiagge e la costa del
canale toccate dal gasolio che si è spinto fino sotto Castelnuovo d'Arsa. Qui
sorge l'insenatura di Pedrola, frequentata di solito dai bagnanti che non amano
le spiagge affollate. Ebbene, sono una quindicina gli affittacamere privati
della zona che potrebbero chiudere i battenti per questa stagione: almeno per
quest'anno, i bagni in mare lungo tutto il canale non si potranno più fare. Come
ha spiegato Dolores Brenko Skerjanc, a capo della Capitaneria di Porto di Pola,
il lavaggio della costa viene effettuato con energici spruzzi d'acqua poiché non
è consentito l'uso di detergenti chimici a causa della presenza di allevamenti
di cozze in mare. Cozze la cui raccolta è stata immediatamente bloccata
dall'Ispettorato sanitario, che ne ha prelevati diversi campioni per l'analisi
di laboratorio. Allo stesso scopo sono stati prelevati campioni di mare in
diversi punti del canale. È inoltre in vigore il divieto di navigazione per le
imbarcazioni ormeggiate al molo di Traghetto fino a che il mare non sarà
totalmente ripulito, così come le barche stesse imbrattate dalla chiazza oleosa.
Intanto al mercantile Fidelity è stato imposto il blocco nel porticciolo di
Brsica fino alla conclusione dell'inchiesta che dovrà accertare le eventuali
responsabilità dell'incidente. Non è ancora chiaro se sia stata rispettata o
meno la regola secondo cui durante il rifornimento di combustibile devono essere
collocare le barriere galleggianti attorno alla nave. E sono anche sorte
contestazioni per il fatto che i meccanismi per far fronte all'emergenza siano
scattati in ritardo. In ogni caso, è stato sottolineato come in pratica sulla
costa orientale dell'Istria da Pola ad Abbazia non ci sia un distributore per
natanti: chi vuole rifornirsi lo fa con i camion cisterna, mentre i proprietari
delle piccole barche da pesca o da diporto ricorrono alle taniche riempite al
distributore di Albona. E il travaso del carburante in situazioni del genere
nasconde sempre insidie.
(p.r.)
Premiato il "ritorno al futuro" di Porto vecchio
Il progetto di Italia Nostra inserito dal Mibact nel calendario dell'Anno
europeo del patrimonio culturale
È arrivata la conferma ufficiale dal Coordinamento nazionale dell'anno
europeo del patrimonio culturale 2018 del Mibact) per il progetto di "Porto
vecchio: ritorno al futuro" presentato da Italia Nostra Trieste, che rientra nel
calendario italiano dell'Anno europeo del patrimonio culturale 2018.
«L'inclusione dell'iniziativa - commenta Antonella Caroli, presidente di Italia
Nostra Trieste - porterà la nostra città e il patrimonio del distretto storico
portuale all'attenzione europea. Si utilizzerà il marchio Mibact/Anno europeo
del Patrimonio culturale del 2018 e lo slogan ufficiale europeo "Il nostro
patrimonio: dove il passato incontra il futuro". Questo comporterà anche
l'impegno a riferire regolarmente sul suo sviluppo e a inviarne report e dati a
conclusione degli Eventi alle istituzioni e al Coordinamento nazionale dell'Anno
europeo del patrimonio culturale 2018 (Mibact)». L'iniziativa prevede di
concordare con le istituzioni percorsi itineranti nel distretto storico portuale
di Trieste, presentazione del masterplan del Porto Vecchio ai cittadini, momenti
di incontri, esposizioni e pubblicazioni per informare costantemente sul
processo di riqualificazione del distretto storico portuale. Importanti saranno
incontri a livello europeo, visite dei rappresentanti degli Istituti Italiani di
cultura all'estero e il coinvolgimento del comitato scientifico internazionale
del Porto vecchio che ha sede ad Amburgo. «I risultati raggiunti dalla nostra
associazione grazie all'esperienza e l'impegno costante su questo fronte -
prosegue Caroli - ci hanno indotto a predisporre, grazie al lavoro di un pool di
esperti e tecnici, attualmente anche in collaborazione con le istituzioni, un
aggiornamento del Masterplan del 2013, che verrà presentato ufficialmente a
breve, per tener conto degli sviluppi più recenti del contesto normativo,
istituzionale ed economico-finanziario. Sarà cura pertanto di Italia Nostra
Trieste- conclude la presidente Caroli sottoporre all'attenzione degli enti
istituzionali coinvolti la nuova versione del Masterplan, confidando che esso
possa contribuire al raggiungimento dell'obiettivo da tutti condiviso di una
rinascita di questa parte della Città di Trieste».
L'assalto dei cicloturisti innervosisce Trebiciano
I residenti chiedono di regolare il grande afflusso di auto e scooter
parcheggiati alla rinfusa
TRIESTE - L'assalto di cicloturisti e escursionisti mette a dura prova la
tranquillità dei residenti di Trebiciano. Tanto da obbligarli a rivolgersi alla
circoscrizione di Altipiano Est per cercare di rimettere ordine a una viabilità
ritenuta compromessa e alterata dal grande afflusso di auto e scooter che gli
escursionisti parcheggiano alla rinfusa prima di raggiungere i sentieri e le
piste che dal borgo si sviluppano nei boschi circostanti. Proprio a Trebiciano
infatti c'è il "capolinea", in località Fanterec, di una pista ciclopedonale
molto frequentata. Specialmente nei fine settimana, si legge in un documento del
parlamentino e inviato al sindaco e ai competenti uffici municipali, Trebiciano
viene letteralmente invasa da ciclisti che, prima di iniziare a girare,
abbandonano quattro e due ruote dove capita. Per tacere delle velocità praticate
nel dedalo di viuzze che caratterizzano il borgo. «La situazione è insostenibile
- spiega il presidente del parlamentino Marko De Luisa - è necessario riportare
l'ordine nella viabilità del cuore della frazione. Autovetture e scooter vanno
parcheggiati fuori dal centro abitato, permettendo ai residenti di circolare in
sicurezza e tranquillità». La ricetta c'è, e il parlamentino la documenta in un
documento approvato e inviato al municipio. Alla periferia di Trebiciano, in
prossimità del campo sportivo, esiste un'area di parcheggio sterrata che, una
volta sistemata, consentirebbe ai cicloamatori di lasciarvi con comodità il
proprio mezzo e di connettersi alla ciclopedonale grazie a un ampio sentiero
carrabile che inizia nel parcheggio contiguo al cimitero della frazione. «Per
mezzo di una adeguata segnaletica e di una opportuna cartellonistica - riprende
il presidente - la fruizione di questo comprensorio risulterebbe molto più
semplice, a tutto vantaggio sia dei residenti che dei forestieri. Per queste
ragioni chiediamo all'amministrazione comunale di prendere in considerazione la
nostra proposta, un tanto a sgravare quel centro storico da un traffico
veicolare che mette a repentaglio sicurezza e vivibilità». Il parlamentino
chiede inoltre al Comune di dotare gli immediati dintorni del vecchio stagno
paesano di cestini porta rifiuti e di contenitori per le deiezioni canine, per
incentivare i frequentatori a una fruizione educata dell'area.
Maurizio Lozei
Conferenza stampa Mobilità Sostenibile - Campagna al via
Oggi alle ore 12.00, nel Salotto Azzurro del Municipio, si terrà la conferenza stampa di presentazione della Campagna informativa sulla mobilità innovativa e sostenibile del progetto "CIVITAS PORTIS".L'iniziativa punta a creare soluzioni innovative di mobilità urbana sostenibile.
Rock e musica celtica per aiutare i volontari da tutta
Europa
Come ti racconto le attività di volontariato e le prassi riguardanti la
mobilità giovanile in campo europeo, anche tra eventi, arte e musica. È quanto
caratterizza il primo dei quattro appuntamenti targati Sportello Europe Desk, in
programma mercoledì, alle 16, al Polo Giovani "Toti" di via della Cattedrale 3 a
San Giusto, teatro di una iniziativa inclusa nel cartellone di Trieste Estate
Giovani, sezione speciale della rassegna a cura del Comune di Trieste.
L'appuntamento, aperto per l'occasione al pubblico, segna il rilancio dell'asse
collaborativo tra l'Area Scuola, Educazione, Cultura e Sport (Pag, Progetto Area
Giovani) e l'Area Turismo, Innovazione e Sviluppo Economico (Eurodesk) del
Comune di Trieste, qui uniti sul piano degli sviluppi e della formazione dei
temi legati al Corpo Europeo di Solidarietà e al Servizio Volontario Europeo. In
primo piano quindi le opportunità, le mete, i canali di formazione, le risorse
finanziarie previste a supporto dei progetti che parlano di solidarietà. Per i
giovani che aspirano a esperienze formative all'estero in tal senso, la tappa
del 27 giugno prova a spalancare le porte sul panorama europeo e sui primi passi
da compiere nel campo della mobilità educativa e nelle varie sigle coinvolte,
una vetrina incastonata all'interno della seconda edizione del Festival Estivo
di Scienza e Tecnologia, manifestazione curata dall'Associazione Sinapsi in
collaborazione con il Pag - Progetto Area Giovani del Comune di Trieste.
L'Europe Direct di Trieste è un centro di informazione gestito direttamente dal
Comune di Trieste in convenzione con la Direzione Generale Comunicazione della
Commissione Europea, ufficio che sul piano pratico intende fare da mediatore tra
la UE e i cittadini a livello locale. Quello presente a Trieste - in via della
Procureria 2/a, dietro al palazzo municipale - rappresenta uno dei 44 centri
presenti in Italia e dei 434 dislocati nella rete dell'Unione Europea. La
missione dell'Europe Direct si dirama su vari fronti, offrendo non solo
informazioni e consulenza ma attuando diversi progetti di collaborazione con il
mondo della scuola, attraverso incontri, laboratori e seminari tematici. Il
servizio a fianco dei giovani si traduce inoltre nel segno dell'orientamento
generale, offrendo le coordinate per l'accesso al Programma Erasmus o per altri
sbocchi formativi o di lavoro all'estero. Il tema della mobilità giovanile
quest'anno gode di altre vetrine, qui dal respiro artistico, racchiuse sotto la
voce "Party con l'Europa" . Un percorso che proseguirà giovedì 21 luglio, alle
21, con "Rock History - Suona la Storia", continuerà giovedì 2 agosto, ancora
alle 21, questa volta con "Musica Celtic & Folk Night" e sfocerà il 9 agosto,
alle 18, con l'evento "Porto il PAG al Porto Vecchio" ; un trittico di
appuntamenti ospitati nella sede della Centrale Idrodinamica del Porto Vecchio.
Ulteriori informazioni scrivendo a europedirect@comune.trieste.it o al Numero
Verde Europeo: 00800 67891011.
Francesco Cardella
IL PICCOLO - DOMENICA, 24 giugno 2018
PORTO VECCHIO - Centro congressi, gara al via - Un mese
per le proposte
Decolla l'iter per il polo espositivo in Porto vecchio. Investimento di
10 milioni - Diritto di prelazione riconosciuto dal Project financing alla
cordata triestina
Si chiuderanno alla fine di luglio i termini di gara per la costruzione e la
gestione del futuro Centro congressi di Porto vecchio. Si avvicina così al
compimento il processo avviato con la presentazione del Project financing fatta
dalla Trieste Convention Center srl, la cordata di imprenditori triestini. La
struttura dovrebbe servire a ospitare la manifestazione Esof2020, rimanendo poi
in dote alla città. Non a caso l'idea è partita proprio da chi ha avuto un ruolo
in Esof praticamente dal principio, figure come Diego Bravar, vicepresidente
della Fondazione internazionale Trieste e presidente di Trieste Convention
Center, e l'ingegner Pierpaolo Ferrante. Trattandosi di un Project financing, la
gara prevede il diritto di prelazione per il proponente, favorito quindi
nell'aggiudicazione dell'opera. La proposta, come più volte scritto su queste
pagine, prevede la realizzazione di un'ampia struttura che dovrebbe interessare
i magazzini 27 e 28, nei pressi della Centrale idrodinamica. L'oggetto della
concessione, si legge nel bando di gara, è infatti «la progettazione,
costruzione e gestione di un nuovo centro congressi come meglio dettagliato
nella proposta di Project financing presentata dal promotore», ovvero Trieste
Convention Center. La concessione non è divisibile in lotti e le varianti al
progetto sono ammesse e valutate con il criterio dell'offerta economicamente più
vantaggiosa.Il valore della concessione è stimato in quasi 64 milioni 400 mila
euro. L'importo stimato dell'investimento è di 10 milioni 600 mila euro. Di
questi, 5 milioni e mezzo verranno versati dal Comune di Trieste. La durata
della concessione è di 21 anni e sette mesi. Comprende i tempi di progettazione
(130 giorni), quelli di costruzione (15 mesi) e il ventennio di gestione.Il
termine per il ricevimento delle offerte è fissato alle 12.30 del 24 luglio. Le
buste verranno aperte la mattina successiva alle 9.30.Le spese previste per la
realizzazione dell'opera includono circa quattro milioni per gli interventi
sugli edifici, oltre due milioni per impianti termici e di condizionamento, più
di un milione per i sistemi elettrici, telefonici e video. La realizzazione di
una struttura che possa portare Trieste nel circuito del turismo congressuale è
questione dibattuta da tempo. L'unica vera sala presente al momento in città per
manifestazioni di questa portata è infatti la Stazione marittima, che non
risponde però alle esigenze del mercato odierno.
Giovanni Tomasin
Scienziati dal mondo per gli oceani - Da domani al 27
giugno la summer school sulla "crescita blu"
Approda a Trieste domani la Summer School on Blue Growth in the
Euro-Mediterranean Region 2018, quinta edizione dell'evento internazionale di
formazione sulla crescita sostenibile nell'area mediterranea, legato alla
cosiddetta "economia blu", l'insieme di tutte le attività economiche,
scientifiche, culturali e sociali legate all'ambito marino e marittimo. Un
settore che a livello europeo impiega 5,4 milioni di persone, genera un valore
aggiunto lordo di quasi 500 miliardi di euro l'anno e presentano ulteriori
margini di crescita. Ventotto i partecipanti tra ricercatori, scienziati e
manager provenienti da Istituzioni, Università ed Enti di Ricerca di varie
nazionalità. Scopo della Summer School è far rafforzare le competenze
professionali nel campo della oceanografia, scienze marine e "crescita blu". La
Summer School è organizzata dall'Istituto Nazionale di Oceanografia e di
Geofisica Sperimentale - Ogs e dalla Euro-Mediterranean University - Emuni.
L'iniziativa si svolge con il supporto del programma Erasmus + dell'Unione
Europea, dell'Unione per il Mediterraneo, del Miur - Ministero dell'Istruzione,
dell'Università e della Ricerca, del Programma 5+5, dell'Iniziativa Centro
Europea (Cei) e dell'Institut Français. L'evento si inserisce nel filone della
Blue Growth Initiative, strategia a lungo termine dell'Ue che riconosce che i
mari e gli oceani rappresentano un motore per l'economia europea, con enormi
potenzialità per l'innovazione e la crescita, e costituisce il contributo della
politica marittima integrata al conseguimento degli obiettivi della strategia
Europa 2020 per uno sviluppo intelligente, sostenibile e inclusivo. Parte
integrante e fondamentale della Blue Growth Initiative, infatti, è la creazione
di adeguate opportunità di formazione e di mobilità per una nuova generazione di
scienziati marini. Gli obiettivi della Summer School on Blue Growth in the
Euro-Mediterranean Region 2018 sono: aumentare le competenze professionali e la
qualità della ricerca nel campo delle scienze marine, clima aspetti connessi, la
tutela ambientale e la gestione integrata delle zone costiere; aumentare
l'offerta formativa per estendere l'attuale sviluppo e crescita economica
inerente le attività e gli aspetti legati al mare ai paesi del Mediterraneo.
IL PICCOLO - SABATO, 23 giugno 2018
Via San Michele a rischio, scatta la petizione
Iniziativa del gruppo "La qualità della via". Tra le richieste limite di
30 km/h e marciapiedi più ampi
Si è aperta la raccolta firme del gruppo "la qualità della via" per chiedere
maggiore sicurezza nelle vie San Michele, Felice Venezian e Madonna del Mare.
Strade, secondo il comitato, minacciate dalla pericolosità degli attraversamenti
a causa della ristrettezza delle carreggiate, con la conseguente scarsa
visibilità per i conducenti dei veicoli, e dei marciapiedi, con il loro generale
dissesto, assieme all'alta velocità di percorrenza delle macchine. In seguito ai
non rari incidenti e vista l'alta densità dei bambini nella zona, per iniziativa
di una parte dei residenti della zona e delle famiglie che frequentano il
giardino di San Michele e l'istituto comprensivo Dante Alighieri, è nata la
pagina Facebook "La qualità della via", che ha da poco superato i 300 "mi
piace", con lo scopo di raccogliere opinioni e idee per promuovere la sicurezza
e la vivibilità delle vie.Il gruppo si è incontrato fisicamente per la prima
volta poco tempo fa al giardino di San Michele per elaborare una petizione
comune e così lanciare la relativa raccolta firme. Al termine dell'assemblea,
queste le richieste dei cittadini rivolte al comune: l'applicazione di un limite
di 30 km/h sulle vie e la contemporanea installazione di un autovelox e/o di
telecamere per il rispetto del suddetto limite; l'apposizione di cartelli
verticali e di strisce illuminanti che migliorino la visibilità degli
attraversamenti pedonali; l'introduzione di segnaletica orizzontale adatta a
separare le carreggiate nei tratti a doppio senso, al fine di scoraggiare i
sorpassi che sono causa di frequenti incidenti; il rifacimento dei marciapiedi,
per assicurare una loro sicura percorrenza da parte dei pedoni, in particolare
di anziani e persone disabili. La raccolta firme sta procedendo attraverso due
canali, cioè il "porta a porta" dei promotori e nei locali pubblici della zona.
Questo l'elenco dei commercianti che sostengono l'iniziativa: Mimì e Cocotte,
Stranomavero, Portacavana bazar, Equinoxio Fiorito, Hops Beer Shop, Knulp Bar,
Piolo Max, Farinoteca Moras, Cemut Piccola osteria friulana, BarBacan,
Stilemisto, Emporio d'Arte LiberArti. È possibile aderire anche nel giardino di
San Michele grazie all'associazione AnDanDes. Le firme verranno raccolte fino a
giovedì 28 giugno 2018 e, inoltre, la prossima settimana saranno anche
organizzati dei banchetti in zona Cavana, piazza Hortis e via San Michele.
(s.m.)
ISTRIA - Gasolio in mare: è emergenza
Catastrofe ecologica nel Canal d'Arsa a causa della
perdita da una nave battente bandiera libanese
ALBONA - Sta assumendo le proporzioni di una catastrofe ecologica l'
inquinamento del Canal d'Arsa sulla costa orientale dell'Istria dove ieri
mattina è finito in mare un grosso quantitativo di gasolio. La massa oleosa ha
invaso tutte le imbarcazioni ormeggiate nel porticciolo creando una situazione
di emergenza per i pescatori costretti a ributtare in mare il pescato: un grosso
danno dunque per i ristoratori del luogo che si rifornivano regolarmente di
cozze. Ed è una mazzata anche per i pescatori che ora non potranno gettare in
mare le reti o la lenza per un lungo periodo di tempo. Un grosso danno economico
ed ambientale con riferimento particolare alla flora e fauna marina subito
rilevato dalle associazioni ambientaliste della zona che hanno invocato
interventi immediati per tamponare l'emergenza. Notevoli le conseguenze anche
per la stagione balneare: per molti turisti sarà impossibile immergersi in acque
solitamente cristalline che da ieri hanno acquistato un inquietante colore nero
pece. Ma cosa è accaduto? Nel comunicato stampa diffuso dal Ministero del Mare,
Trasporti e Infrastrutture, praticamente si confermano le fonti ufficiose. Ieri
mattina intorno alle cinque sono fuoriuscite in mare da 5 a 15 tonnellate di
gasolio durante le operazioni di rifornimento di carburante di un mercantile
battente bandiera libanese. É il Fidelity ormeggiato allo scalo merci di Brsica
( Val Pidocchio) lungo 115.3 metri della portata di 5395 tonnellate. Ad
aggravare ulteriormente la situazione hanno provveduto il mare agitato e il
forte vento che hanno spalmato la chiazza oleosa praticamente su tutto il
bacino, fino a 3,5 miglia al largo. I cittadini del luogo sono accorsi subito
sulla riva attirati dal forte odore di benzina: il primo a dare l'allarme al
Centro allertamento regionale è stato un allevatore di cozze. Una catastrofe
annunciata- ha amaramente commentato qualcuno. L'inquinamento è stato di tali
proporzioni che ben presto è scattato il divieto di navigazione lungo il canale
mentre i proprietari delle imbarcazioni danneggiate sono stati invitati a
presentare denuncia dei danni subiti. Dopo l'allarme sono subito scattate le
misure di risanamento o rimozione della massa oleosa coordinate dalla
Capitaneria di Porto di Pola che ha riattivato il Centro operativo regionale ora
in seduta permanente. Sul posto sono stati inviati alcuni battelli i cui
equipaggi hanno collocato delle barriere galleggianti intorno alla chiazza per
impedire che si diffondesse ulteriormente. Il grosso dell'operazione di pulizia
della superficie marina, viene affidato alle unità della società Dezinsekcija di
Fiume, specializzata in emergenze del genere. Ancora non è possibile sapere
quanti giorni serviranno per rimuovere la massa oleosa dalla superficie marine
sempre che le condizioni del mare non siano proibitive a causa della situazione
meteorologica in queste ore molto instabile. Intanto il Fidelity rimane bloccato
nel porto mentre a bordo sono saliti gli ispettori della Direzione per la
sicurezza della navigazione che opera in ambito ministeriale. Ovviamente si sta
indagando anche per l'accertamento delle responsabilità.
p.r.
Tante Bolle ai Topolini per conoscere le meraviglie in
fondo al mare di Barcola
Come poter vivere il battesimo della subacquea in assoluta sicurezza e in un
clima di educazione ambientale. È il copione di "Bolle ai Topolini", la
manifestazione dedicata ai ragazzi e ragazze dagli 8 ai 14 anni, progetto a cura
del Circolo Sommozzatori Trieste in programma oggi a Barcola, zona III topolino
(spiaggetta rampa disabili), dalle 9 alle 11. Si tratta di un copione
consolidato, da anni inserito nel quadro delle attività didattiche rivolte ai
più giovani targate Circolo Sommozzatori Trieste, un piano che coniuga
l'approccio alla pratica subacquea con i temi della sensibilizzazione e della
conoscenza dell'ecosistema marino, spunto quest'ultimo che si avvale della
collaborazione con Lega Ambiente, attesa con una sua delegazione nella mattinata
del 23 giugno. La giornata è comunque incentrata maggiormente sulla esperienza
in mare e sulla possibilità di vivere il battesimo da sub sotto la guida di
tecnici qualificati, in grado di accompagnare il neofita in una avventura che si
traduce appena sotto la superficie, in un contesto quindi di massima sicurezza.
Per aderire a "Bolle ai Topolini" servono alcuni requisiti, come un certificato
medico di idoneità sportiva non agonistica e l'iscrizione alla Fipsas, tessera
acquisibile anche sul posto (10 euro). Il Circolo Sommozzatori Trieste è sorto
nel 1986, fondato da un gruppo di istruttori della Scuola Federale di Immersione
della Fipsas, la Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee. La
missione principale è dunque la didattica, nel campo della subacquea e della
apnea, indirizzi che in estate vengono tradotti con i corsi con maschera e pinne
per ragazzi dagli 8 ai 14 anni, e con bombole (Mini Ara) dai 10 ai 14. Per
informazioni sulle attività in calendario e sull'appuntamento del 23 giugno, è
attivo il portale www. circolosommozzatoritrieste. it e l'indirizzo info@sommozzatoritrieste.
it. La sede del Circolo è in via Mascagni 1/3, con telefono 040826576. Francesco
Cardella
COMUNICATO STAMPA - VENERDI', 22 giugno 2018
Un mare assediato, da tonnellate di rifiuti, dagli scarichi inquinanti delle tante località che ancora non hanno una depurazione efficiente, dal cemento abusivo che non viene demolito, così come dall’invadenza degli stabilimenti balneari che rendono inaccessibili interi tratti di litorale. Ma anche dai pescatori di frodo che fanno razzie e dai diportisti che sfrecciano su barche, motoscafi e moto d’acqua senza alcun rispetto per il codice della navigazione.
IL PICCOLO - VENERDI', 22 giugno 2018
A Trieste dal 1971 la temperatura media è salita di 1,3
gradi -
il clima che cambia
Valore sopra la media nazionale. Istat: città sul podio per durata delle
onde di calore. Piogge in diminuzione
TRIESTE - In Italia fa sempre più caldo: la media nazionale è quella di un
grado centigrado in più rispetto alle temperature registrate quasi cinquant'anni
fa. È questo uno dei dati salienti che emergono da un report dell'Istat, che ha
esaminato e comparato i valori registrati nei capoluoghi di regione. Il
riferimento temporale analizzato dal dossier si divide in due periodi distinti
che l'Istat ha confrontato: quello che va dal 1971 al 2000 e quello che
comprende gli anni dal 2002 al 2016. In quest'ultimo periodo, la temperatura
media annua nelle città italiane è stata di 15,5 gradi contro i 14,5 del periodo
precedente. Un rialzo che a Trieste - anche se per queste ore è previsto
l'arrivo di una ondata di fresco a seguito di piogge consistenti - è stato
ancora più rilevante: nel 2002-2016 si sono registrati in media 15,9 gradi, con
un rialzo di 1,3 rispetto al periodo 1971-2000.Ma non ci sono solo le
temperature medie: a essere aumentati, in Italia e - in taluni casi in modo più
marcato - anche nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia sono stati anche giorni
e notti torridi, e ondate di calore. Nel capoluogo regionale i giorni estivi -
quelli cioè con temperatura superiore a 25 gradi - sono saliti da 75 a 100
(anche se siamo sotto la media nazionale di 110); e le notti tropicali - con
temperatura minima superiore a 20 gradi - sono aumentate da quota 42 a 60, in
questo caso sopra la media nazionale delle 45.Ma l'incremento più consistente
riguarda il numero dei giorni caldi, ovvero quelli in cui la temperatura massima
giornaliera è superiore al 90° percentile: si è passati da 32 a 101, dato che
proietta Trieste al primo posto in Italia assieme a Perugia. Il capoluogo
regionale conserva il podio anche quando si parla di onde di calore, oltre le
sei giornate consecutive, posizionandosi alle spalle soltanto di Perugia e
Ancona. «Balza agli occhi un dato veramente preoccupante - rileva Marcellino
Salvador dell'Osmer Fvg, al di là dei dati Istat - che è quello dell'aumento di
un grado della temperatura media degli ultimi cinquant'anni nel nostro Paese.
Basti pensare che il World Meteorological Organisation ha indicato in 0,82 gradi
centigradi l'aumento della temperatura del pianeta negli ultimi cento anni. Un
dato che la dice lunga sulla situazione preoccupante che sta affrontando la
Penisola».Meno marcata è invece la diminuzione delle giornate di gelo in Italia,
con la sola L'Aquila in controtendenza: a Trieste le otto giornate con
temperature sotto lo zero restano invariate. Sempre più caldo, dunque. Ma anche
le piogge sono in aumento. Dal 2000 infatti la quantità media di precipitazioni
totali annue nel Paese è aumentata dell'1,6%, ma con differenze che si
presentano marcate fra le diverse città: Genova per esempio ha visto decrescere
il valore del 16,2%, Milano del 13,1%, Napoli del 9,5%; mentre in alcuni
capoluoghi del Sud i rialzi sono stati rilevanti (dal +35,5% di Palermo al
+15,1% di Bari, per esempio). A Trieste c'è stato un decremento medio pari al
7,3%, da 986 a 914 mm. Decisamente meno marcati invece gli indici degli estremi
climatici relativi alle precipitazioni relativi al periodo preso in esame: a
Trieste sono diminuiti da 91 a 89 i giorni con precipitazioni lievi sopra il
millimetro, da 14 a 12 quelli sopra i 10 millimetri; resta invariato il dato
relativo alle giornate di pioggia con precipitazioni superiori ai 50 mm, con una
sola giornata. Quasi invariato il dato dei giorni consecutivi con pioggia, da 7
a 6, e quello dei giorni senza pioggia, passati da 23 a 25.
Luigi Putignano
E a giugno le cifre da record sono nel mare
Anche il mare a Trieste ha raggiunto temperature da record. A certificarlo
in questo caso è l'Osmer Fvg: «Nei primi 20 giorni del mese di giugno - dice
Marcellino Salvador, previsore dell'Osmer - la temperatura media del mare è
stata di 25 gradi centigradi, un dato da record che non può passare inosservato.
Parliamo naturalmente di un mare poco profondo come l'Adriatico; e nonostante il
continuo apporto di acque fredde che si sono originate dallo scioglimento
dell'abbondante neve dello scorso inverno, da fiumi come il Tagliamento e
l'Isonzo, le temperature restano decisamente elevate». Una situazione che
discende anche da un aprile caldo come non accadeva dal 2007, dopo un marzo
dalle temperature rigide: basti ricordare che a Trieste la temperatura del mare
ha raggiunto una media di 18,7 gradi, valori da record per il mese. A Lignano lo
scorso 26 aprile la temperatura del mare ha raggiunto i 20,4 gradi di valore
medio. Ed è la prima volta che si sono superati, sulle coste della regione, i 20
gradi centigradi prima di maggio.
(l.pu.)
Al via i lavori per il Pedibus di Barcola
Consentirà ai bimbi di attraversare la strada in sicurezza per
raggiungere le scuole della zona
È appena terminato l'anno scolastico e sono già partiti i lavori per la
realizzazione del percorso Pedibus di Barcola, pensato per consentire ai bambini
un attraversamento a piedi in sicurezza per raggiungere le scuole e i vicini
luoghi d'aggregazione. Attraversamenti pedonali, segnaletica orizzontale e
dissuasori ottici di velocità andranno a tracciare un itinerario che si
estenderà tra via Moncolano, via Bonafata e via del Boveto. In questo modo sarà
coperto non solo il collegamento tra la scuola primaria di lingua slovena Fran
Saleski Finzgar dell'istituto comprensivo Vladimir Bartol e l'oratorio della
chiesa di San Bartolomeo, ma anche i collegamenti tra le fermate dell'autobus e
le tre scuole materne presenti nella zona: la paritaria Sacro Cuore delle
Orsoline, in via del Cerreto 2, dove si trova anche una casa albergo per
anziani, e le statali dell'istituto comprensivo Roiano-Gretta, all'inizio di via
di Vallicula, e dell'istituto sloveno Vladimir Bartol, che ha sede nella stessa
via. Delle zebre sono già state dipinte all'ingresso di via del Cerreto da via
Moncolano, con l'aggiunta di due dissuasori ottici per rallentare le auto che
percorrono via Moncolano nei due sensi di marcia. Altri due attraversamenti
saranno realizzati all'inizio e alla fine di via Bonafata, un altro con
dissuasori ottici all'inizio di via del Cerreto. L'operazione Pedibus è scattata
dopo un sopralluogo della sesta commissione effettuato in seguito alle
segnalazioni di genitori e insegnanti, che, con il sostegno di alcuni
consiglieri comunali, avevano richiesto a gran voce una soluzione: proprio in
via del Cerreto lo scorso ottobre un bimbo era stato investito da un'auto.
«Siamo partiti da questa segnalazione per poi decidere d'intervenire su un'area
più ampia, così da dare una risposta complessiva a tutte le scuole e gli
abitanti della zona ottimizzando interventi e costi», spiega l'assessore
comunale all'Urbanistica Luisa Polli, che sottolinea anche come davanti alla
scuola Finzgar verrà aggiunto anche un cestino per l'immondizia e lungo
l'itinerario due nuovi cestini per la deiezioni canine a uso dei residenti. I
lavori dureranno una decina di giorni. Nel frattempo sono iniziati anche i
lavori in Strada del Friuli, nelle vicinanze del faro, per la realizzazione di
un nuovo attraversamento pedonale posto a metà tra i due già esistenti, così da
consentire l'attraversamento in sicurezza ai residenti.
Giulia Basso
«Ora i muggesani portano i rifiuti a Trieste» - Vertice
tra sindaci
MUGGIA - I muggesani portano i propri rifiuti a Trieste? L'avvento del
"porta a porta" rivierasco pare proprio aver comportato questa nuova usanza. La
denuncia ufficiale è arrivata dai banchi consiliari triestini della maggioranza
di centrodestra. «Si è venuti a conoscenza che diversi cittadini muggesani si
avvalgono delle piazzole ecologiche presenti nel Comune di Trieste per far
fronte ai disagi che si trovano costretti ad affrontare», racconta il capogruppo
forzista Piero Camber: «È evidente che tale situazione crea un aggravio
economico al Comune di Trieste dal momento che aumenta il volume dei rifiuti da
smaltire con tutto ciò che ne consegue in termini di costi sopportati da
AcegasApsAmga. Costo che poi i triestini devono coprire integralmente tramite la
tassa rifiuti». In un'interrogazione Fi chiede così all'assessore Maurizio Bucci
«di intervenire presso l'amministrazione comunale muggesana affinché una scelta
sbagliata che sta creando enormi problemi alla cittadinanza non si riverberi
anche sul nostro Comune a danno di tutta la collettività del capoluogo
regionale». Pronta la replica del sindaco di Muggia Laura Marzi: «Sono a
conoscenza del problema sollevato dal consigliere Camber, ho incontrato il
sindaco di Trieste Roberto Dipiazza su mia richiesta. Abbiamo concordato di
monitorare attentamente la situazione e adottare al caso strategie di intervento
comuni». Intanto nell'ultima riunione del Consiglio di Muggia, la Lega con il
capogruppo Giulio Ferluga ha presentato un'interrogazione sulle difficoltà che
il nuovo servizio di raccolta sta comportando agli esercenti di Aquilinia. Un
altro documento è stato presentato da Roberta Tarlao (Meio Muja) che ha chiesto
soluzioni per Piasò, Zindis, Caliterna e punta Olmi.
(r.t.)
In 120 mila per salvare il cuore blu dell'Europa
Alla Bers una petizione che chiede di bloccare i fondi per la costruzione
di dighe e centrali idroelettriche lungo i fiumi balcanici: 2800 gli impianti
progettati (l'articolo)
BELGRADO - Un mare di sottoscrizioni contro una pericolosissima - per la
flora e la fauna locali e per un ambiente in molti casi incontaminato - ondata
di dighe, sbarramenti e mini centrali idroelettriche. Sono evidentemente in
molti, in Europa, a tenere alla vita e al futuro dei fiumi dei Balcani, negli
ultimi anni al centro di controversi piani per la produzione di energia
elettrica. Energia pulita solo sulla carta, perché spesso non si tiene conto
delle conseguenze ambientali di interrompere con sbarramenti fiumi finora
intatti. Sono stati più di 120 mila i cittadini che hanno così deciso di firmare
una petizione per chiedere una moratoria nei riguardi di questi progetti: le
adesioni sono state consegnate, direttamente a Londra, al vicepresidente della
Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers). È la prima volta che la
Bers riceve un numero così elevato di appelli di protesta. Anime dell'iniziativa
sono le organizzazioni River Watch, EuroNatur, Bankwatch e Patagonia, unite
nell'ambito della campagna "Save the Blue Heart of Europe", "Salvate il cuore
blu dell'Europa». La petizione - che come hanno ricordato le Ong ha superato le
centomila firme nel giro di un solo mese di raccolta - è diretta in particolare
«a Bers, alla Banca europea degli investimenti e alla Banca Mondiale», affinché
interrompano «i loro finanziamenti all'idroelettrico nei Balcani, prima che gli
ultimi fiumi selvaggi in Europa vengano irreversibilmente distrutti». Finora le
tre istituzioni nel loro insieme hanno destinato risorse a 82 centrali
idroelettriche nei Balcani, di cui 37 localizzate in aree protette, per un
valore totale di 724 milioni di euro, come ricordano le organizzazioni. Ma i
rovinosi effetti vanno ben oltre questi numeri, comunque alti. I progetti nel
mirino degli ambientalisti, secondo studi di River Watch, investono infatti una
regione, quella balcanica, che è uno «dei più importanti hotspot per la
biodiversità delle acque in Europa». I fiumi balcanici infatti «ospitano 69
specie di pesci che vivono solo in quest'area e da nessun'altra parte al mondo»,
oltre al «40% dei molluschi d'acqua dolce a rischio in Europa». È un cuore blu
«a rischio infarto», perché sono in tutto 2.800 - sempre nei dati forniti dalle
organizzazioni - le centrali idroelettriche in cantiere in futuro nell'area
balcanica, in Grecia, Bulgaria e Turchia. Secondo una recente analisi
dell'agenzia Fluvius le strutture già oggi in costruzione ammontano a circa 200,
in particolare in Albania (81), una sessantina in Serbia e Macedonia e
Bosnia-Erzegovina. Fra i fiumi più minacciati figurano il Valbona, in Albania,
ma anche la Sava, la Neretva e altri corsi d'acqua minori. La speranza ora,
visti i rischi denunciati dalle Ong, è quella di una marcia indietro definitiva
sui progetti, magari puntando su investimenti rispettosi degli ambienti
naturali. «Speriamo che la Bers prenda in considerazione le voci della gente e
sposti i suoi investimenti su un mix diverso di rinnovabili», ha auspicato
Fidanka McGrath, di Bankwatch. Sulla stessa linea anche Theresa Schiller, una
delle coordinatrici della campagna "Save the Blue Heart of Europe", che ha detto
di sperare che «le banche internazionali si prendano le loro responsabilità in
tempi di cambiamenti climatici e sfruttamento eccessivo delle risorse naturali».
«Stop all'investimento in uno tsunami di dighe», si punti invece sul «solare», è
l'auspicio di Ulrich Eichelmann, di Riverwatch.La palla, ora, passa alle
istituzioni messe nel mirino dagli ecologisti. Istituzioni che non potranno fare
orecchie da mercante davanti alle rimostranze di 120 mila persone.
Stefano Giantin
IL PICCOLO - GIOVEDI', 21 giugno 2018
Grandi opere - La Tav resta congelata e lo Stato pensa
ad Alitalia
ROMA - Il nuovo Governo si prepara a decidere quali grandi opere vedranno la
luce e quali invece rimarranno nel cassetto. Il ministro delle Infrastrutture e
dei Trasporti Danilo Toninelli ha infatti annunciato l'obiettivo di «riesaminare
in tempi brevi» i diversi dossier lasciati sul tavolo dal precedente Governo. In
particolare, sul tema caldo della Tav Torino-Lione la posizione rimane quella
dettata dal contratto di Governo M5s-Lega dell'impegno a ridiscutere il
progetto. Attesa a breve anche una decisione sul dossier Alitalia. Determinante
nella decisione sulle grandi opere è il beneficio per i cittadini: «quelle
necessarie e buone» dovranno essere concluse, a partire da quelle già iniziate -
ha detto il ministro alla Camera - mentre quelle non a vantaggio della
popolazione verranno valutate in un secondo momento». In particolare, sulla Tav
è confermato l'impegno a «ridiscutere integralmente» il progetto visto che per
Toninelli non c'è stato il previsto incremento dei traffici di merci a
presupposto dell'opera. Quanto al dossier Alitalia ieri la Camera ha approvato
(512 sì) la proroga al 31 ottobre della vendita e al 15 dicembre del rimborso
dei 900 milioni di prestito ponte. Il sottosegretario allo Sviluppo Davide
Crippa però ha chiesto di non inserire in un ordine del giorno a firma Stefano
Fassina (Leu), che impegna il Governo a promuovere l'ingresso dello Stato nel
capitale della compagnia, l'indicazione di una quota definita (25%).
Eco-bollette e risparmio energetico: accordo Ue - il
regolamento
BRUXELLES - Aumentare l'efficienza energetica con un obiettivo di riduzione
dei consumi a livello Ue del 32,5% entro il 2030, con informazioni più
trasparenti ai consumatori e con misure per contrastare il fenomeno della
povertà energetica. Sono le novità del doppio accordo raggiunto dalle
istituzioni Ue sulla direttiva che aggiorna il target per l'efficienza
energetica (oggi al 20% entro il 2020) al 2021-2030, e sul regolamento per la
governance dell'Unione dell'energia. Serve ancora l'ok formale da Consiglio Ue
ed Europarlamento. Ma la combinazione del target efficienza con quello del 32%
dei consumi da rinnovabili al 2030 (su cui le istituzioni Ue si sono accordate
il 13 giugno), secondo il commissario al clima e all'energia Manuel Caniete, «ci
permetterebbe di aumentare l'obiettivo di riduzione delle emissioni dall'attuale
40% a poco più del 45% entro il 2030» aumentando «il contributo all'accordo di
Parigi» sul clima. Oltre al target a livello Ue e all'obbligo per i Paesi di
realizzare almeno lo 0,8% l'anno di risparmi energetici senza deroghe, la nuova
direttiva sull'efficienza dispone che i consumatori - soprattutto quelli
allacciati a sistemi di riscaldamento collettivi - ricevano informazioni più
dettagliate sui loro consumi, così da controllarli meglio. I Paesi dovranno
inoltre riservare una quota di interventi sull'efficienza al contrasto della
cosiddetta povertà energetica. Vuol dire affrontare le situazioni strutturali
che limitano l'accesso all'energia, da bollette troppo salate per una quota
sempre crescente di popolazione a case talmente fatiscenti da essere impossibili
da riscaldare o raffreddare. Il regolamento sulla governance include un
obiettivo Ue a 'zero emissioni nettè il più presto possibile. Alcuni
eurodeputati avrebbero preferito fissare una data, il 2050.
Sea watching a Miramare - scoprire la biodiversità con
maschera e boccaglio
Alla scoperta della biodiversità marina poco sotto il pelo dell'acqua. È la
nuova stagione di Sea Watching da terra e da barca, anche serale, sia per
bambini che per adulti e famiglie nell'Area marina protetta di Miramare. Ai
piedi del castello, si nasconde un piccolo scrigno di biodiversità marina. Per
scoprirlo, l'Amp ha organizzato una nuova stagione di snorkeling. Accompagnati
dallo staff del Wwf sarà possibile osservare decine di specie, animali e
vegetali: alcune più abbondanti e comuni, altre più rare. Per tutta l'estate,
nei mesi di giugno, luglio e agosto piccoli gruppi verranno accompagnati a
osservare la grande varietà di habitat particolarmente ricchi: la riserva ospita
corvine, blennidi, nudibranchi e stelle marine. Il Sea watching, attività
formato famiglia che si svolge nell'arco di tre ore, si può praticare sia da
terra, con partenza dal Bagno Ducale il sabato alle 10 e la domenica alle 16, ma
anche da barca, con partenza dal porticciolo di Grignano mercoledì alle 18.30.
«Partiamo- spiega il biologo marino e naturalista Saul Ciriaco - sia dal
Biodiversitario Marino (il museo immersivo alle scuderie del castello) che da
Grignano. Dopo una breve presentazione si parte per la zona classica delle
immersioni: la scogliera sotto il castello. L'area si può raggiungere sia con la
barca che da terra. La peculiarità di queste attività è che sono davvero alla
portata di tutti». L'osservazione è facilitata dalla presenza della piscinetta
che si incontra appena usciti dal bagno: un metro d'acqua dove si ha la fortuna
di incontrare, a bassa profondità, svariati organismi: banchi di cefali che a
breve entreranno nella fase riproduttiva, granchi, seppie e calamari, bavose e a
volte anche saraghi di grosse dimensioni. Unica condizione richiesta, saper
nuotare e usare lo snorkel.Il ritrovo è al Bioma e la prenotazione obbligatoria.
Per info e prenotazioni: www.riservamarinamiramare.it, 040 224147 interno 3 (da
lunedì a venerdì dalle 10 alle 13),
infosub@riservamarinamiramare.it.
Gianfranco Terzoli
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 20 giugno 2018
I raccoglitori fantasma per i farmaci scaduti - In
tutto il Friuli Venezia Giulia le farmacie triestine sono le uniche a non averli
In città vengono gettati nell'indifferenziata. Perché non ci sono
cassonetti appositi?
Una singolare specificità territoriale: potrebbe essere letta così la
mancanza dei raccoglitori per i farmaci scaduti nel comune di Trieste. In tutto
il Friuli Venezia Giulia, infatti, solo le farmacie alabardate non prevedono, al
loro esterno, la presenza di questi raccoglitori. Perché? Ma prima di tutto, a
Trieste, dove va buttata quella scatola di aspirine ormai scadute? Una prima
risposta arriva dal sito dell'Acegas con il "Rifiutologo": i farmaci «sono
prodotti potenzialmente pericolosi. Non conferire nella raccolta ordinaria dei
rifiuti». Quindi dove si buttano? La risposta appare leggermente schizofrenica,
ma precisa: nei «cassonetti grigi indifferenziato». L'Acegas scrive poi che «i
farmaci scaduti di provenienza domestica sono rifiuti urbani che non si possono
recuperare. Sono composti da principi attivi che possono alterare gli equilibri
naturali dell'ambiente» e che nei cassonetti grigi vanno comunque conferiti i
farmaci scaduti avendo però l'accortezza di gettare la scatola e il foglio
informazioni in quelli per la raccolta carta. Il termovalorizzatore - Chiarisce
la situazione Andrea Moro, responsabile Servizi Ambientali Trieste di Acegas.
Richiamando la direttiva europea in materia, Moro sottolinea come la stessa
vieti «il conferimento dei farmaci scaduti e in genere dei rifiuti sanitari in
discarica e impone che i rifiuti sanitari siano termodistrutti per evidenti
ragioni di salute pubblica». Ed è qui che entra campo il termovalorizzatore
triestino. «I farmaci scaduti risultanti dalla vita domestica, a tutti gli
effetti rifiuti urbani il cui costo di gestione viene pagato attraverso la Tari,
vanno conferiti al gestore dei rifiuti urbani. A Trieste, essendo il rifiuto
indifferenziato avviato a termovalorizzazione, i farmaci scaduti in possesso dei
cittadini possono essere correttamente conferiti assieme al secco
indifferenziato. Nelle realtà dove il rifiuto indifferenziato viene conferito in
discarica esiste una raccolta differenziata anche dei farmaci». Trieste, non
pervenuta - A Trieste, quindi, essendoci il termovalorizzatore, non serve munire
la farmacie di appositi cassonetti che sono invece utilizzati dove il
termovalorizzatore non c'è. Sicuri? «In tutta la regione - dice Cristina Sgubin,
che si occupa del catasto rifiuti - compresi gli altri comuni triestini, i
farmaci scaduti vengono conferiti negli appositi cassonetti, dove vengono
raccolti da imprese specializzate che li stoccano e poi li conferiscono
all'inceneritore di Spilimbergo al quale arrivano i farmaci scaduti, anche da
comuni extra regionali. Formalmente non arrivano farmaci dal comune di Trieste,
l'unico che non dichiara di produrre farmaci scaduti». Non essendo raccolti
separatamente, i farmaci scaduti non possono essere tracciati e quindi non è
possibile conoscerne l'entità se non facendo delle indagini a campione. Chi
decide?Ma se la destinazione finale dei farmaci scaduti in regione è sempre un
inceneritore, perché tutti i comuni fanno la raccolta differenziata e quello
alabardato no? «Sta al Comune scegliere se attivare una raccolta separata o
meno» dice Sgubin, confermando le dichiarazioni di Federfarma nazionale: «I
raccoglitori per la raccolta differenziata dei farmaci scaduti dei cittadini
sono di proprietà del Comune perché sono rifiuti della popolazione. La farmacia
si occupa dei propri rifiuti, derivanti dalle attività commerciali, mentre qui
stiamo parlando di quelli dei cittadini». Il fatto che i raccoglitori si trovino
spesso nei pressi delle farmacie può far sorgere il dubbio che queste siano
tenute alla raccolta, ma in realtà «è tutto un problema del Comune. I farmacisti
danno la disponibilità a posizionarli davanti ai propri esercizi ma non essendo
un bene della farmacia devono comunque esserci accordi con il Comune. La
competenza è del Comune». Per capire il perché il Comune di Trieste abbia deciso
di non fare la raccolta differenziata dei rifiuti, scelta peraltro, come si è
visto, legittima, non resta quindi che rivolgersi direttamente a Luisa Polli,
assessore all'ambiente la quale gela ogni speranza di comprensione: «Il Comune
non ha competenze». Curioso che invece Arpa Fvg; Federfarma nazionale e anche
Federfarma locale dicano che la competenza sia proprio del Comune. Chi avrà
ragione? Nel dubbio di una cosa siamo sicuri: quella scatola di aspirina
possiamo buttarla nell'indifferenziata senza problemi. Ma sempre differenziando
confezione e bugiardino.
Fabio Dalmasso
Scienza - Incontro su mari e pesca
«Pesca sostenibile e scelte consapevoli» è il tema di un'iniziativa che si
tiene domani giovedì 21 giugno alle ore 18 nell'Antico Caffè San Marco, via
Battisti 18. Intervengono Antonio Terlizzi, professore ordinario di zoologia
dell'Università di Trieste e ricercatore associato della Stazione zoologica A.
Dohrn di Napoli, e Simone Libralato, ricercatore presso l'Istituto di
oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) di Trieste. Secondo i relatori,
«lo sfruttamento eccessivo dei nostri mari e l'utilizzo di tecniche di pesca con
alto impatto ambientale contribuiscono al depauperamento delle risorse ittiche,
mettono in crisi la stessa industria della pesca e rischiano di portare
all'estinzione specie che per secoli hanno costituito un prezioso alimento per
l'umanità». L'overfishing si estende a tutto il pianeta e riguarda un numero
sempre maggiore di specie.
IL PICCOLO - MARTEDI', 19 giugno 2018
«In Porto vecchio serve una ciclabile veloce»
Già 700 le firme raccolte dalla Fiab per chiedere al Comune una pista
separata dal percorso pedonale
Sono 700 le firme raccolte finora dalla Fiab per chiedere al Comune la
realizzazione nel Porto vecchio di una pista ciclabile con determinati
requisiti, un percorso che sia di qualità, lineare, veloce e senza promiscuità
con i pedoni, per connettere in modo comodo e veloce il centro città con Barcola
e la Costiera. «La riqualificazione del Porto Vecchio potrebbe essere una grande
occasione di sviluppo per il capoluogo giuliano, in molti settori e anche nella
promozione di una nuova mobilità. Per questo Fiab Trieste - spiega il presidente
Luca Mastropasqua - lancia un appello al sindaco Dipiazza, chiedendo che si
progetti e realizzi nel vecchio scalo una pista ciclabile di qualità. Questo è
un impegno che Dipiazza si è preso in campagna elettorale sottoscrivendo i 10
punti del nostro documento "Trieste: il #futuro va in #bici"». La richiesta
parte dalla preoccupazione della Fiab emersa in seguito alle affermazioni fatte
da Dipiazza nei mesi scorsi, riguardo l'intenzione del Comune di realizzare un
itinerario ciclabile nell'asse pedonale che attraverserà tutto il Porto Vecchio.
«Fiab non contesta questa scelta - prosegue il presidente - ma ritiene che
questa non sia la principale infrastruttura di cui i ciclisti hanno bisogno per
raggiungere comodamente e velocemente Barcola. Gli inevitabili tratti in
promiscuità con i pedoni di questo progetto porterebbero infatti i ciclisti a
tenere, giustamente, una velocità bassa, rendendo meno fruibile questo asse
ciclabile. Inoltre i molti eventi che, si immagina e spera, potrebbero essere
realizzati su quegli spazi potrebbero bloccare o rendere complesso il passaggio
delle bici per molte giornate. Per questo avanziamo al sindaco e ai consiglieri
comunali la richiesta di realizzare anche un percorso ciclabile veloce più
interno, lungo il confine tra il Porto Vecchio e la ferrovia, che vada da piazza
Libertà a via del Boveto». La Fiab chiede quindi a Dipiazza un incontro per
discutere la proposta e ha aperto una raccolta di firme, chiedendo ai cittadini
di sottoscriverla. Già lo scorso anno, il 16 maggio, tre consiglieri comunali
avevano presentato una mozione per realizzare una ciclabile nell'ingresso nord
del Porto Vecchio da via del Boveto fino all'attuale ingresso di viale Miramare.
(m.b.)
Nuova Venezia - LUNEDI', 18 giugno 2018
San Benedetto ritira lotto di acqua contaminata da
idrocarburi
L'azienda di Scorzé disposto il ritiro dal commercio del lotto 23LB8137E
delle bottigliette da mezzo litro di acqua minerale naturale "Fonte Primavera",
dopo il richiamo del Ministero della Salute
SCORZE'. La San Benedetto Spa, notissima azienda di
produzione di acque minerali con sede a Scorzè, ha disposto il ritiro dal
commercio del lotto 23LB8137E delle bottigliette da mezzo litro di acqua
minerale naturale "Fonte Primavera", al cui interno è stata trovata la presenza
di idrocarburi aromatici.
La notizia è stata diffusa dall'agenzia Ansa. La decisione, rende noto l'azienda
in un comunicato, «è stata presa a seguito dei campionamenti svolti
dall'autorità sanitaria di competenza su alcune bottiglie prelevate presso un
distributore automatico di bevande refrigerate che hanno rilevato una non
conformità dovuta al superamento dei limiti per contaminanti idrocarburici
aromatici». Secondo quanto riportato nell'avviso del ministero della Salute,
emesso l'11 giugno 2018 e pubblicato sul proprio sito istituzionale il 15
giugno, il richiamo, avvenuto su indicazione dello stesso produttore, è avvenuto
a causa della «presenza consistente di contaminanti idrocarburici», in
particolare «xilene, etilbenzene, trimetilbenzene e toluene». Pertanto il Gruppo
San Benedetto Spa invita a «non consumare i prodotti appartenenti al lotto
sopraindicato e a restituirli al punto vendita». Precisa, inoltre, che «il
richiamo si riferisce solo ed esclusivamente all'acqua minerale Fonte Primavera
ed imbottigliata presso lo stabilimento Gran Guizza di Popoli con il nome San
Benedetto e limitatamente al lotto indicato», con scadenza il 16 novembre 2019.
Mentre «si garantisce l'assoluta purezza per tutti i prodotti e i lotti non
indicati nella comunicazione».
IL SOLE24ORE - LUNEDI', 18 giugno 2018
A Bolzano è psicosi-lupi: “Mettete un collare colorato ai cani lupo cecoslovacchi”
La Provincia di Bolzano invita i possessori di cani lupo cecoslovacchi di usare per loro un collare colorato per evitare gli allarmismi. “Non solo a noi, ma anche sui social media, giungono molte segnalazioni della presenza di lupi: nella stragrande maggioranza dei casi si tratta solamente di cani lupo molto simili, ma ciò basta per creare inutili allarmismi”, afferma il direttore dell’Ufficio caccia e pesca della Provincia, Luigi Spagnolli. Spagnolli si riferisce a episodi accaduti venerdì, quando due persone hanno contattato gli uffici provinciali raccontando di aver avvistato un lupo nel Comune di Bolzano. In realtà, come spesso accade, si tratta semplicemente di un cane lupo cecoslovacco, razza che trae origine dall’incrocio tra lupo dei Carpazi e pastore tedesco. Proprio per evitare segnalazioni errate e il diffondersi di allarmismi ingiustificati, l’appello dell’Ufficio caccia e pesca ai possessori di cani lupo cecoslovacchi è quello di usare un collare colorato e ben visibile.
IL FATTO QUOTIDIANO - DOMENICA, 17 giugno 2018
Diesel, taglio agli incentivi? Il ministero dell’Ambiente: “Noi al lavoro su trasporto pubblico locale elettrico e ibrido”
Dopo il deferimento dell'Italia alla Corte di Giustizia europea per aver violato le leggi anti-inquinamento, il piano sul tavolo del generale Costa prevede fondi da destinare alle Regioni per l'acquisto di nuovi mezzi. Non è allo studio invece un innalzamento delle accise sul gasolio, come aveva scritto il Corriere della Sera
Il pilastro sarà “lo sviluppo del trasporto pubblico locale elettrico e ibrido“. Così il ministero dell’Ambiente ha intenzione di combattere la guerra allo smog cara al M5s ed evitare che da Bruxelles, dopo il deferimento alla Corte di Giustizia europea per aver violato le leggi anti inquinamento, possano arrivare ulteriori ammonimenti, o peggio una multa. Nulla a che vedere con il taglio del bonus diesel che secondo il Corriere della Sera era invece allo studio per portare in cassa 5 miliardi di euro l’anno e ridurre le emissioni nocive. Il ministero infatti smentisce, spiegando al Fattoquotidiano.it che l’idea di riallineare le accise del gasolio e quelle della benzina faceva probabilmente parte di un vecchio dossier. Non è escluso che questa ipotesi sia al vaglio di qualche altro ufficio del governo, per esempio il ministero dei Trasporti che è competente in materia. Sicuramente non fa parte delle prospettive di azione del dicastero dell’Ambiente, che si attiene quindi all’obiettivo della “progressiva riduzione dell’utilizzo di autoveicoli con motori alimentati a diesel e benzina”, inserita nel contratto tra Cinquestelle e Lega, in cui si parla esplicitamente di “strumenti finanziari per favorire l’acquisto di un nuovo veicolo ibrido ed elettrico“, ma anche dell’eliminazione delle accise che invece renderebbe i carburanti più convenienti. Quindi il contrario di quello che prospettava un eventuale taglio degli incentivi al diesel. Resta il fatto che la necessità di ridurre la circolazione di auto a gasolio è un obiettivo anche di questo governo e del ministero dell’Ambiente. I danni prodotti dai diesel e dalla loro emissioni di particolato sono ormai noti e tutte le grandi città, a partire da Milano e Roma, stanno vietando le loro strade alle auto a gasolio. Beppe Sala ha varato lo stop in città da gennaio 2019: banditi tutti i veicoli fino a Euro 3, poi da ottobre anche Euro 4. La sua collega Virginia Raggi ha annunciato una Capitale completamente free-diesel nel 2024. L’Italia, da questo punto di vista, è tra l’altro molto indietro. Il 17 maggio scorso è stata deferita alla Corte di Giustizia europea per aver violato le leggi europee anti smog. E’ stato bocciato il piano presentato dall’ex ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che aveva dovuto presentare al Commissario Ue per l’ambiente, Karmenu Vella, le misure per ridurre i livelli di emissioni inquinanti. Misure presentate ma che sono state giudicate insufficienti. L’Italia è stata deferita per il superamento delle soglie di Pm10, insieme a Ungheria e Romania mentre per Danimarca, Gran Bretagna e Francia il deferimento riguarderà le emissioni di NO2. E’ il primo passo verso una multa che potrebbe arrivare anche a un miliardo di euro e che scatterebbe se il deferimento dovesse ripetersi e l’Italia dovesse continuare a non risolvere la situazione. Per questo sul tavolo del ministro Sergio Costa c’è appunto un piano smog da dover presentare all’Europa. Al centro però non c’è il taglio del bonus diesel, bensì lo sviluppo della mobilità sostenibile: “Bisogna favorire il ricorso ai mezzi ibridi, o totalmente elettrici, cominciando dal trasporto pubblico”, ha detto lo stesso Costa in una recente intervista a La Stampa. Rispetto al piano originario, sono pronti nuovi fondi da destinare alle Regioni proprio per favorire l’acquisto di mezzi elettrici e ibridi.
IL PICCOLO - SABATO, 16 giugno 2018
Bonifica di Acquario - Si cercano 7 profili per
lo staff tecnico
Dai progettisti al geologo, dagli esperti di ambiente e sicurezza al
direttore dei lavori: gara finanziata con 186 mila euro dall'Uti
MUGGIA - La bonifica di Acquario - il sito da riportare a sicurezza
permanente attraverso copertura superficiale sulla riviera che da Muggia porta a
Lazzaretto - compie il primo passo con la gara per l'affidamento dei servizi
tecnici: progettazione esecutiva, sicurezza, contabilità, direzione lavori. Il
Comune di Muggia lancia il bando incaricato di selezionare i profili
professionali, che dovranno poi gestire i 4,5 milioni stanziati per chiudere un
capitolo di storia amministrativa aperto da molti anni. Finanziata dall'Uti
giuliana, la "parcella" destinata allo staff, che provvederà a pilotare
l'intervento di "capping", ammonta complessivamente a 186.747 euro, 80 mila dei
quali saranno appannaggio della direzione lavori. Le candidature debbono
pervenire agli uffici comunali muggesani entro mezzogiorno di venerdì 20 luglio
e i relativi plichi verranno aperti il lunedì successivo 23 luglio alle ore 9.
L'aggiudicazione premierà l'offerta economicamente più vantaggiosa, che sarà
pesata con 80 punti per la parte tecnica e con 20 punti per la parte
economico-temporale (la percentuale di ribassi). Il requisito di maggiore
valenza riguarda "le caratteristiche qualitative e metodologiche", in grado di
fornire alla candidatura fino a 45 punti. Nel caso di pareggio assoluto delle
offerte, deciderà il sorteggio pubblico.Il gruppo di lavoro, richiesto dal
Municipio muggesano, prevede 7 profili professionali: il progettista delle
componenti strutturali e impiantistiche; il progettista esperto in bonifica
ambientale; un ingegnere/architetto capace di integrare i contributi
specialistici; il geologo; l'architetto paesaggista; il direttore dei lavori
equipaggiato con esperienze di bonifica dal valore di almeno 1 milione
nell'ultimo triennio; il coordinatore della sicurezza. I profili possono
parzialmente coincidere ma comunque lo staff tecnico non dovrà essere inferiore
a 5 unità. Queste procedure di gara non interferiscono con la prevista apertura
alla balneazione del tratto a mare, esteso per quasi un chilometro: il sindaco
Laura Marzi aspetta a giorni le autorizzazioni di Regione e Autorità portuale,
che dovrebbero consentire entro la fine di giugno la fruizione marina attraverso
i varchi situati all'altezza dei posteggi.
Massimo Greco
VEGLIA - «Rigassificatore, alzeremo le barriere»
La sindaca di Castelmuschio: «Sarò la prima davanti alle ruspe». Komadina:
«I nostri deputati ci hanno traditi»
FIUME - Traditori, gente a cui sta a cuore solo l'interesse personale, senza
badare al presente e al futuro del Quarnero e delle sue genti. Sono state
roventi le accuse lanciate in coro dal governatore della Regione di Fiume,
Zlatko Komadina, e dalla sindaca della località vegliota di Castelmuschio
(Omisalj), Mirela Ahmetovic, contro quei deputati della regione nordadriatica
che giovedì pomeriggio hanno appoggiato la lex Lng, la legge che permette
l'approntamento del rigassificatore galleggiante nelle acque dell'isola di
Veglia, proprio di fronte a Castelmuschio.Un attacco durissimo anche perché
l'alzata di mano di cinque deputati quarnerini ha consentito al provvedimento di
avere una risicata accettazione. C'era bisogno della maggioranza assoluta dei
151 deputati del Sabor, il parlamento croato: dunque 76 voti, mentre alla fine
vi è stato un voto in più, 77. Sarebbe bastato che i parlamentari accadizetiani
Josip Boric, Tomislav Klaric e Anton Kliman, quindi Ivan Kirin del Partito
croato dei Diritti "Ante Starcevic" e infine la deputata minoritaria Ermina
Ljekaj Prljaskaj, contravvenissero agli ordini di scuderia, chiamiamoli così, e
per la lex Lng sarebbe stata la fine.Nonostante faccia parte della coalizione
governativa, il vice presidente del Sabor e deputato connazionale Furio Radin,
si è espresso contro il provvedimento, annunciandolo in tempo e rilevando che
non poteva accettare quella legge e quel terminal offshore in una regione
turisticamente di alto richiamo come il Quarnero. «Entriamo nella seconda fase
della lotta contro l'impianto che sull'isola nessuno vuole - ha detto la sindaca
Ahmetovic - agiremo dentro le cornici legali in Croazia e nell'Unione europea,
senza atti illeciti o violenti. In qualità di prima cittadina non posso invitare
gli insoddisfatti a bloccare il ponte di Veglia, ma statene certi che se la cosa
avverrà mi assocerò a questa forma di protesta. Voglio poi ricordare una
promessa fatta tempo fa e che voglio ribadire: se la costruzione del
rigassificatore offshore dovesse comunque partire, mi metterò davanti alle ruspe
e dovranno passare sopra il mio corpo per mettersi al lavoro. Saranno barricate
umane che passeranno alla storia, lo giuro». Non sono state da meno le critiche
del governatore Komadina, il quale ha ricordato che il Consiglio della regione
quarnerino-montana e quello del comune di Castelmuschio avevano respinto in modo
unanime la legge e soprattutto la presenza del bestione galleggiante, sostenendo
invece l'appoggio all'infrastruttura sulla terraferma. «I deputati della regione
hanno tradito tutti noi, compiendo un gesto infame, che purtroppo avrà serie
conseguenze per l'ambiente - ha tuonato Komadina - per l'economia locale, per
gli isolani e i quarnerini. Non è però finita». A bocciare la lex Lng, parliamo
sempre dei deputati nordadriatici, sono stati i socialdemocratici Zeljko
Jovanovic, Peca Grbin e Ana Komparic Devcic, Silvano Hrelja del Partito dei
Pensionati, Ines Strenja Linic (Most), Giovanni Sponza (Dieta democratica
istriana) e l'indipendente Marin Skibola.Intanto Hrvoje Buric, leader del
partito Bura (ha consiglieri nel consiglio cittadino di Fiume e in quello
regionale), ha confermato che i suoi seguaci bloccheranno il ponte vegliota per
la durata di 15 minuti, protestando in questo modo contro il terminal
metanifero.
Andrea Marsanich
IL PICCOLO - VENERDI', 15 giugno 2018
CROAZIA - Legge sul rigassificatore, il Sabor dice sì
Approvata la "Lex Lng" che snellisce l'iter di realizzazione della
struttura al largo di Veglia. Protesta nel Quarnero
ZAGABRIA - Il Sabor, il Parlamento croato, ha deciso: nelle acque di fronte
alla località di Castelmuschio (Omisalj), nell'isola di Veglia, sarà collocato
il rigassificatore galleggiante così duramente avversato da tanti nell'Adriatico
settentrionale. Ieri la cosiddetta lex Lng, che riguarda appunto il terminal
offshore vegliota e che è stata formulata per snellire l'iter di realizzazione
del terminal metanifero offshore finanziato dall'Unione europea con 100 milioni
di euro a fondo perduto, ha ottenuto disco verde al Sabor, grazie al voto di 77
deputati della coalizione di centrodestra al potere, mentre i parlamentari
contrari sono stati 25, tra i quali il vice presidente del Parlamento e deputato
al seggio garantito italiano, l'istriano Furio Radin. Nonostante faccia parte
della maggioranza governativa, Radin ha detto di voler votare secondo coscienza,
opponendosi alla futura presenza dell'impianto che nessuno vuole a Fiume, a
Veglia e nel resto del Quarnero per motivi ambientali, turistici ed estetici.
Senza il voto di Radin e dell'accadizetiano Ante Sanader, all'intesa di
maggioranza servivano i "sì" di altri due deputati: sono giunti in soccorso due
esponenti delle destre, Zlatko Hasanbegovic degli Indipendenti per la Croazia e
l'indipendente Zeljko Glasnovic.Le opposizioni, guidate dal Partito
socialdemocratico, hanno tentato fino all'ultimo di minare il provvedimento, ma
hanno dovuto infine issare bandiera bianca. I 360 emendamenti dei
socialdemocratici alla lex Lng sono stati tutti respinti dal governo, così come
la loro proposta di annullare la procedura d'urgenza per questa legge,
sottoponendola ad altre due letture. Tutto inutile. La lex Lng consentirà la
soluzione delle questioni giuridico-patrimoniali legate al terminal
galleggiante, giacché faciliterà l'ottenimento della concessione per quanto
riguarda il demanio marittimo fissando gli indennizzi per la concessione stessa
e per la sicurezza nell'erogazione del gas.Il responsabile del progetto è
l'azienda Lng Croazia, che porterà a compimento il progetto in due fasi: la
prima contempla l'approntamento del rigassificatore offshore (un'enorme nave
metaniera, alta come un edificio di 16 piani); la seconda prevede invece la
costruzione del terminal sulla terraferma. Dopo l'approvazione da parte del
Sabor, è certo che i quarnerini non resteranno a guardare. Nei mesi scorsi
c'erano già state iniziative di dissenso contro l'impianto in mare - erano state
raccolte più di 15 mila firme - mentre il Consiglio della Regione
quarnerino-montana (e quello di Castelmuschio) avevano respinto la presenza
della struttura nelle acque di fronte a Fiume. Proprio ieri, di fronte alla sede
del Sabor a Zagabria, il presidente del partito Bura, Hrvoje Buric, ha spiegato
le motivazioni della contrarietà al rigassificatore galleggiante: «Se il potere
dovesse accettare questo pericolo per il nostro ambiente, prometto che
bloccheremo il ponte che collega l'isola di Veglia e la terraferma. Zagabria non
può restare indifferente alle volontà e alle preoccupazioni dei quarnerini».
Prima che il Sabor si riunisse, il ministro croato dell'Ambiente, Tomislav Coric,
aveva dichiarato ai giornalisti che il terminal è di importanza strategica per
il futuro energetico del Paese poiché consentirà ai croati un'erogazione sicura
di gas e a prezzi non proibitivi. Il ministro del Turismo, Gari Cappelli, ha
invece espresso la convinzione che il rigassificatore non danneggerà la locale
industria turistica. Intanto la situazione a Fiume e Veglia sta diventando
bollente e anche il governatore della Regione quarnerino - montana, Zlatko
Komadina, ha avuto parole durissime per la votazione espressa ieri nella
capitale croata.
Andrea Marsanich
IL PICCOLO - GIOVEDI', 14 giugno 2018
Allarme rifiuti pericolosi - Aumenta la produzione
L'Ispra registra un incremento del 5,6%: mezzo milione di tonnellate in
più - Mancano gli impianti per trattarli e smaltirli. Bene il riciclo degli
scarti speciali
I dati 2016 di Ispra dicono che i rifiuti speciali ammontano in Italia a
circa 135 milioni di tonnellate, quattro volte e mezzo la dimensione dei rifiuti
urbani (circa 30 milioni di tonnellate). Un dato in linea con i principali Paesi
industrializzati, tenuto anche conto che in Italia (specie in alcune regioni)
parte dei rifiuti speciali viene conferito nel circuito dei rifiuti urbani
attraverso la famosa "assimilazione", pari a circa un terzo dei rifiuti urbani,
ovvero 10 milioni di tonnellate. La principale distinzione tra i rifiuti
speciali è fra non pericolosi e pericolosi. Fortunatamente la stragrande
maggioranza appartiene alla prima tipologia: 125 milioni di tonnellate, il 93%
del totale. Una parte preponderante di rifiuti speciali sono gli inerti (scarti
da costruzione e demolizione), pari a 54,4 milioni di tonnellate (43,4% del
totale). Un'altra fetta importante è quella degli scarti delle attività primarie
di trattamento dei rifiuti urbani e speciali e della depurazione e
potabilizzazione, nonché delle attività di bonifica e risanamento ambientale.
Questi rifiuti sono pari a 36,7 milioni di tonnellate (27,2% del totale). Queste
due grandi famiglie di rifiuti sono quasi due terzi del totale di quelli
speciali. I rifiuti industriali veri e propri sono molto meno: 28 milioni di
tonnellate pari al 20,7%. Nel complesso il rapporto afferma che i rifiuti
speciali sono nel 2016 in crescita del 2% rispetto al 2015, aumento che diventa
del 3,7% se si considera il totale dei rifiuti gestiti e non solo prodotti. Un
dato prevedibile, considerati l'avvio di un ciclo economico positivo dopo gli
anni 2014-2015 e la forte correlazione fra crescita economica e produzione di
rifiuti. L'aumento rilevato è importante e superiore alla crescita del Pil. Il
carico di produzione e gestione dei rifiuti speciali è molto diverso nelle varie
regioni. La maggior parte è prodotta in Lombardia, Veneto, Emilia e Piemonte con
quasi la metà del totale. Un dato che sorprende è che questo aumento della
produzione è sostenuto da un forte aumento dei rifiuti pericolosi (500mila
tonnellate, 5,6% su base annua). Per l'Italia l'aumento dei rifiuti in questa
dimensione deve preoccupare. Come deve preoccupare, ed è un punto di debolezza,
l'assenza cronica di impianti di trattamento e smaltimento di questa specifica
tipologia di rifiuti, così come le difficoltà di gestire i fanghi. Mentre il
punto di forza è sicuramente la sua base produttiva per il riciclaggio di tutti
i materiali, pilastro per la sfida dell'economia circolare e della green
economy. Oltre il 50% dei rifiuti urbani e il 65% dei rifiuti speciali viene
riciclato.
Alfredo De Girolamo
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 13 giugno 2018
Il Pd tende la mano a Dipiazza sulla partita del Porto
vecchio
L'invito di Cosolini: «Serve una strategia. Pronti a lavorare assieme al
sindaco ma non si limiti a fare l'agente immobiliare». La replica:
«Collaborazione ok»
Il Pd apre a Dipiazza: «Mettiamo a punto un piano strategico per il
Porto vecchio». È quanto emerso dalla conferenza stampa indetta ieri da Roberto
Cosolini, che ha definito «gagliarda e nervosa» la reazione del sindaco
all'inchiesta del Piccolo facente il punto della situazione a due anni dalla
sdemanializzazione. «Anch'io, se avessi continuato ad amministrare la città,
sarei potuto incorrere in pericoli ed errori messi in luce dal giornale - ha
detto Cosolini -. L'assenza di una visione d'insieme rischia di rendere la
vicenda Porto vecchio confusionaria e frammentaria. Forse Dipiazza esagera nel
dare per finite o avviate cose che non lo sono: la vendita dei magazzini
Greensisam, ad esempio, e la gara per il project financing del Centro congressi,
un'iniziativa partita da privati che si sobbarcano il 55% dell'investimento».
Cosolini ha ricordato quanto intrapreso per il rilancio dell'area, «fondamentale
per il futuro di Trieste, assieme al porto delle merci: grazie a essi la città
può e deve tornare a essere la porta sul mare di una parte d'Europa. Per questo
ci siamo impegnati come squadra, innanzitutto promuovendo la marcia simbolica ai
cancelli chiusi nel 2012 - ha continuato l'ex sindaco -. C'è stato poi
l'emendamento promosso da Francesco Russo che ha portato alla
sdemanializzazione. In seguito, come Comune, in soli quattro mesi abbiamo
definito assieme ad Autorità Portuale e Agenzia del Demanio la divisione tra
aree sdemanializzate e aree rimaste demaniali. Per l'idea del centro
d'innovazione in Corso Cavour ottenemmo, sempre come amministrazione comunale,
4,2 milioni di fondi europei: oggi Dipiazza può annunciarne i lavori grazie a
noi. Ancora, abbiamo predisposto il dossier che ha portato il Ministero dei Beni
culturali a concedere 50 milioni nel riparto fatto a inizio maggio 2016 dal Cipe
sui fondi Fas. Abbiamo inoltre affidato a Ernst & Young la redazione di alcune
linee guida cui il Comune possa ispirarsi per mettere a punto un piano
strategico, tenendo conto del potenziale della zona, del mercato internazionale
e del mix di fattori tipico di un'area urbana che raggruppa, tra pubblico e
privato, business e ricadute generali». Anche a nome del partito Cosolini si è
detto quindi pronto a collaborare con il sindaco, come dimostrato dalla «recente
visita che l'ex assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti e il
sottoscritto hanno fatto per fornirgli alcune informazioni sull'iter dei fondi
ministeriali». A patto però che Dipiazza «non sostituisca il "no se pol", che
abbiamo spazzato via noi, con un "ghe pensi mi". Il sindaco non si limiti al
ruolo di "agente immobiliare". Così si rischia che vengano acquisite le aree
pregiate e che rimangano abbandonate le altre. Chi se ne farà carico allora?
Certo non il Comune, che dovrà per legge destinare i proventi delle alienazioni
all'Autorità Portuale per investimenti nelle infrastrutture dello scalo. Che
fine potrebbe fare un'area che nel tempo rimanesse con zone vitali a macchia di
leopardo?». «Le dichiarazioni di Cosolini circa la volontà di collaborare non
possono che farmi piacere - replica il sindaco - dato che da quando ho preso in
mano la "partita Porto vecchio" ho adottato un approccio di ascolto e di
condivisione con la città e con tutte le forze politiche. Avendo sempre lavorato
sia per le mie imprese che per la nostra città - prosegue Dipiazza - conosco
bene il rischio che si sarebbe potuto correre se la vendita degli immobili fosse
stata lasciata a se stessa, con la corsa degli investitori verso le aree più di
pregio. Abbiamo già pensato a questo: le aree saranno suddivise in lotti
verticali. Così i potenziali investitori se vorranno acquistare un magazzino
fronte mare, dovranno anche comprare quelli più interni per riqualificarli
secondo quelle che saranno le destinazioni d'uso che il Comune sta individuando.
Non ci sarà nessuna macchia di leopardo. I relativi indirizzi al piano
regolatore arriveranno entro la fine di luglio. Nell'apprendere con favore la
disponibilità a collaborare - conclude Dipiazza - informo Cosolini che abbiamo
fatto tradurre in inglese lo studio di E&Y».
Lilli Goriup
IL PICCOLO - MARTEDI', 12 giugno 2018
Trasporto pubblico: la fotografia - Corse affollate e
poche pensiline - I punti deboli della rete dei bus
Il trasporto pubblico di Trieste è riconosciuto in Italia come un caso di
eccellenza, ma esiste sempre spazio per miglioramenti e aggiustamenti. La città
è mutata rispetto alla programmazione originaria di Trieste Trasporti: sono
sorti nuovi insediamenti residenziali e commerciali non adeguatamente serviti,
alcune linee risultano poco frequentate in certe fasce orarie mentre
sovraffollate in altre, troppo poche le pensiline e le "biglietterie
automatiche" alle fermate di alcune zone, il servizio notturno carente. I
"parlamentini" delle sette circoscrizioni del Comune di Trieste hanno nel tempo
raccolto le segnalazioni dei cittadini in merito alle problematiche dei
trasporti pubblici e le hanno presentate nel corso dell'ultima seduta della
Terza commissione consiliare sui trasporti pubblici, con lo scopo di creare un
documento unico che possa essere impiegato in futuro dall'azienda per rimodulare
il servizio. Modifiche alle tratte delle linee - Le prime tre circoscrizioni
richiedono a gran voce, supportate dalle relative petizioni dei cittadini, un
maggior collegamento fra l'altipiano carsico e la città, generalmente con un
incremento delle corse delle linee 42 e 44 e in particolare per quanto riguarda
Opicina. Si domanda cioè un prolungamento delle corse della linea 38, con
l'attuale capolinea in via Bonomea davanti alla sede Sissa da traslare di circa
2 chilometri fino alla rotatoria all'incrocio tra via di Prosecco e strada per
Vienna, rendendo anche possibile l'utilizzo del mezzo pubblico nel tragitto
casa-scuola per gli studenti delle scuole elementari e medie di Opicina che
abitino in via Bonomea. Segnalata poi la necessità di mantenere la linea 2/
anche dopo l'ipotetica e agognata ripresa delle corse del tram, razionalizzando
il servizio con la 28 che condivide una buona parte del percorso in via
Commerciale, in quanto si tratta del collegamento più veloce e diretto tra
Opicina e il centro cittadino. Oltre a ciò, viene chiesto un prolungamento della
2/ di circa 1 chilometro fino al poligono di tiro Pikelc, dove sorge una zona
urbanizzata non adeguatamente servita dai mezzi pubblici. Inoltre, si punta al
ripristino del collegamento con la stazione dei treni di Opicina, come in
passato, mediante una deviazione della linea 39, almeno negli orari di
arrivo/partenza dei treni in transito sulla tratta internazionale tra l'Italia e
la Slovenia. Longera e Cattinara - Altra mancanza avvertita nella parte alta
della città, testimoniata da una raccolta firme pervenuta alla sesta
circoscrizione, è quella di un collegamento tra Longera e Cattinara, quartieri
raggiungibili a vicenda con l'impiego di almeno due autobus, in particolare per
la necessità di arrivare all'ospedale e alle scuole. Le corse affollate per
Barcola - Spostandosi sul lato costa, è ben noto il problema del
sovraffollamento estivo delle linee verso Barcola, per le quali si richiede,
anche attraverso una petizione, l'aumento della frequenza della 6 e
l'attivazione della 36 a partire già da aprile, per i primi "bagni" della
stagione. A Borgo San Sergio - Sul versante opposto della città, la settima
circoscrizione chiede che venga istituita una nuova linea 21/ o una deviazione
di quella attuale, in favore del centro postale di via Brigata Casale, e che si
ripristini la 21 festiva, perché le corse della 20 che la sostituiscono giungono
da Muggia a Borgo San Sergio troppo affollate. Lo stesso dicasi per la linea 19
"festiva", attualmente sostituita dalla 52. Inoltre, si domanda un prolungamento
dell'orario serale estivo della linea 13, per permettere di raggiungere gli
eventi in centro città. Più fermate a Campanelle - Infine, la quinta
circoscrizione segnala un problema in merito al capolinea della linea 33, al
campo da calcio di Campanelle, difficilmente raggiungibile dagli abitanti di via
dei Mirissa, costretti a percorrere una strada stretta e sporca per
raggiungerlo. Per cui, si chiede di aggiungere un paio di fermate. Pensiline e
non solo - Un altro aspetto delle richieste dei cittadini e delle circoscrizioni
riguarda le fermate dei bus. La terza circoscrizione richiede l'installazione di
panchine in via Stock alla fermata delle linee 8 e 5, vista la presenza di molti
anziani, e di pensiline in via Valerio e strada del Friuli, dove risulta
difficile ripararsi dal traffico. Le stesse criticità riguardano anche
Coloncovez, Raute e Altura, come segnala la settima circoscrizione, dove però si
avverte soprattutto la necessità di distributori automatici di biglietti, a
causa della desertificazione del piccolo commercio e della conseguente
difficoltà nel reperire titoli di viaggio in zona, problema avvertito anche a
Grignano e al bivio di Miramare, in piazzale 11 settembre e alla rotonda San
Pasquale.
Simone Modugno
La proposta - Tre "circolari" in orario notturno
Un discorso a parte merita la questione dei trasporti notturni, per la quale
è stata depositata l'anno scorso e successivamente approvata in Consiglio
comunale una raccolta firme sottoscritta da quasi duemila cittadini. Come spiega
Marco Pejatovic, primo firmatario della petizione, la proposta è flessibile e
soggetta ad approfondimenti da parte di Trieste Trasporti: si tratterebbe di
creare tre linee che nel fine settimana partirebbero dal centro e seguirebbero
un percorso circolare, per minimizzare i costi e massimizzare la copertura
territoriale. Una prima linea compirebbe il seguente tragitto: Oberdan -
Rossetti - Rozzol - Ferdinandeo - Cattinara - Altura - Borgo San Sergio. Una
seconda partirebbe da una piazza centrale (Oberdan o Goldoni) e raggiungerebbe
Opicina, passando per la zona universitaria e scendendo al ritorno per
raggiungere anche Roiano e Gretta. La terza e ultima linea collegherebbe il
centro con la parte oltre la galleria di piazza Foraggi, partendo da piazza
Goldoni e giungendo a Valmaura. Gli orari individuati a seguito del sondaggio
online sarebbero l'una e mezza e le due e mezza di notte.
(s.m.)
In arrivo tre milioni di km in più - La gara vinta da
Tpl Fvg Scarl prevede potenziamento dei tragitti e tratte rimodulate
Quasi seimila corse ogni giorno da 54 linee diurne, 67 milioni di passeggeri
e oltre 13 milioni di chilometri percorsi all'anno, un indice di gradimento
degli utenti sopra il 90%. Sono questi alcuni dei numeri che descrivono
l'attività di Trieste Trasporti, per la quale sono in vista una serie di
cambiamenti che potranno portare all'ulteriore miglioramento del servizio e
quindi anche alla rimodulazione delle tratte degli autobus in base alle esigenze
espresse dalla cittadinanza. La partita principale sarà in mano alla Regione.
Manca infatti poco alla firma ufficiale da parte dell'assessore regionale ai
Trasporti del contratto con l'azienda, in seguito all'aggiudicazione del bando
di gara da parte della Tpl Fvg Scarl, società formata dall'unione delle quattro
realtà che oggi gestiscono i trasporti nelle diverse province de Friuli Venezia
Giulia. Ciò dovrebbe avvenire entro l'estate e renderebbe operativo il contratto
a distanza di sei mesi, quindi prevedibilmente all'inizio del 2019. Tpl Fvg
Scarl si è impegnata in un aumento del chilometraggio, che passerà dagli attuali
40 milioni di chilometri a 43, a fronte di un minor finanziamento da parte della
Regione, da 132 milioni di euro a 120. In seguito alla contrattazione tra le
parti, ogni azienda locale porterà quindi a casa il suo contingente di
chilometri, in base ai quali ci potranno essere dei margini di modifica delle
attuali tratte. Nel corso della seduta della Terza commissione comunale sui
trasporti, il responsabile delle relazioni istituzionali della Trieste
Trasporti, Michele Scozzai, ha definito «preziose e legittime» le proposte in
materia raccolte dalle circoscrizioni, ma ha aggiunto che se l'azienda dovesse
accogliere tutte le richieste, provenienti anche dai singoli utenti, avrebbe
bisogno di un gran numero di mezzi e conducenti in più. «Negozieremo con la
Regione per capire quali potenziamenti siano percorribili e a quali condizioni»,
ha precisato Scozzai. In merito alle linee che viaggiano vuote in alcune fasce e
straboccanti in altre, Scozzai ha spiegato che dal primo luglio entreranno in
funzione i conta-passeggeri di cui sono dotati tutti i mezzi, utili per la
riprogrammazione della frequenza delle singole tratte. Nel corso della stessa
seduta, l'assessore comunale ai Trasporti, Maurizio Bucci, ha manifestato
l'intenzione di dedicare una seduta del Consiglio esclusivamente al trasporto
pubblico, ritenendo che la questione della rimodulazione dei servizi sia più
politica che tecnica, siccome sarà necessario sensibilizzare la Regione in
merito alle esigenze del territorio locale per ottenere dei margini di
cambiamento delle modalità attuali. Bucci ha infine precisato che né il Comune
né Trieste Trasporti hanno alcuna competenza in materia di pensiline, in quanto
esse sono parte di un contratto pluriennale firmato dalla defunta Provincia con
la società privata Amt Trasporti Srl, che le ha installate gratuitamente in
cambio della possibilità di gestire le inserzioni pubblicitarie su di esse.
(s.m.)
Biglietti self service - La piaga dei vandali
Ogni giorno 22 interventi di riparazione sulle emettitrici che in strada
vengono danneggiate da chi punta all'incasso
Al netto di tutte le migliorie che si possono apportare alle tratte degli
autobus, resta il fatto che una parte dei disagi legati ai servizi del trasporto
pubblico locale è purtroppo causata dalla maleducazione e dalla disonestà di
alcuni cittadini. Durante la seduta di commissione che ha visto le sette
circoscrizioni del Comune di Trieste portare una serie di temi all'attenzione di
Trieste trasporti, è emersa da più parti la necessità di riparare o installare
le emettitrici automatiche di titoli di viaggio, in particolare nelle zone poco
servite da rivendite commerciali. Le riparazioni - A questo proposito, il
responsabile delle relazioni istituzionali della Trieste trasporti, Michele
Scozzai, precisa che ogni giorno vengono eseguiti ben 22 interventi manutentivi
ordinari e straordinari alle "biglietterie automatiche", che vengono danneggiate
dai vandali con sistemi collaudati per potersi appropriare dell'incasso
attraverso l'impiego di spugnette o simili: sono inseriti nello scivolo per
bloccare l'ingresso delle monete e quindi per recuperarle in seguito. Anche per
combattere questo fenomeno, a breve verranno installate 72 nuove emettitrici
automatiche anti-omissione di nuova generazione, di cui le prime 25 già entro la
fine di luglio all'infopoint del Comune, in Riva 3 novembre e a Grignano. Queste
"parleranno" quattro lingue diverse, avranno uno schermo touch, un sistema di
videosorveglianza e uno di pagamento con carta di credito. Le soste vietate -
Un'altra piaga che ammorba le fermate degli autobus è quella rappresentata dalle
soste selvagge degli autoveicoli, che oltre a costituire un pericolo per i
passeggeri che sono costretti a salire o scendere direttamente sulla carreggiata
tra il traffico, impediscono soprattutto l'accesso alle persone con disabilità,
poiché non permettono l'attracco dell'apposita pedana mobile. Come precisa
sempre Scozzai, tutti i mezzi della Trieste trasporti sono dotati di una pedana
mobile per la salita e la discesa dei disabili e se essa non risultasse
funzionante allora il relativo veicolo sarebbe costretto a tornare nel deposito
per essere riparato. Le barriere architettoniche - Inoltre, a ostacolare il
transito delle persone con disabilità, ci pensa anche la struttura delle
fermate, che nella maggior parte dei casi sono affette dalla presenza di
barriere architettoniche. Infatti, il numero di fermate teoricamente idonee
all'accesso di persone con disabilità è di appena il 10% di quelle totali.
Nonostante ciò, il conducente può comunque decidere in autonomia di attivare la
pedana, valutando fermata per fermata, e la responsabilità di eventuali
incidenti viene demandata al direttore del servizio. Invece, per quanto riguarda
le auto in sosta sulle fermate dei bus, il conducente può solo limitarsi a
segnalare il disagio al centro radio della Trieste trasporti, il quale ha un
contatto costante con la polizia municipale di Trieste, che può quindi decidere
di intervenire.
(s.m.)
Decollo di Porto vecchio, il pressing dei big
Da Fedriga a Serracchiani: è l'ora delle sollecitazioni. Dipiazza
rivendica il suo operato: «Entro 90 giorni pronto il parcheggio»
Mentre il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza risponde all'inchiesta sul
Porto vecchio rivendicando il lavoro avviato finora, il dibattito sulla gestione
e sul recupero dell'antico scalo cittadino si amplia. Intervengono diversi
esponenti politici, a partire dal presidente regionale Massimiliano Fedriga e
dall'ex presidente Debora Serracchiani. A questi si aggiungono il capogruppo del
M5S Paolo Menis e l'ex sindaco di Trieste Roberto Cosolini, che ha indetto per
oggi una conferenza stampa sul tema. «Marciare uniti nel percorso di recupero di
Porto Vecchio è fondamentale per restituire non solo alla città di Trieste bensì
all'intero Fvg un'area importante dalle straordinarie potenzialità», dichiara
Fedriga. «Un percorso che la Regione seguirà da vicino, per i compiti a essa
assegnati dalla legge, assicurando il massimo impegno affinché i percorsi
amministrativi individuati vedano la luce nei tempi più brevi possibili. Auspico
infine - conclude Fedriga - che non si assumano posizioni strumentali e
contraddittorie rispetto a quanto una parte politica affermava fino a qualche
mese fa. L'interesse generale del territorio non può essere sacrificato
sull'altare di repentini cambi di rotta determinati dal colore di questa o
quella amministrazione locale o nazionale». Per Serracchiani serve «una visione
e una regia complessiva, altrimenti si rischia di andare avanti per decenni
trasformando un pezzo di città in qualcosa che va di volta in volta incontro
alle esigenze di un periodo. Bisogna pensare che quello deve diventare un rione
di Trieste, un'area compiuta e coerente dal punto di vista urbanistico e, forse,
architettonico, come fu per il Borgo Teresiano. Sono ancora dell'idea che, in un
progetto del genere, le strutture della Regione potrebbero essere di supporto -
continua l'ex presidente -. E, come accaduto con successo in altre città
europee, la strada di un grande concorso di idee, e una gara europea, mi sembra
quella che garantisce che le cose si avviino e vadano avanti in tempi
ragionevoli. E parliamo comunque di decenni. Preciso che non mi sfiora l'idea di
affidarmi all'estro di archistar che sperimentano le loro idee sulla carne della
città. Ma occorre una visione unitaria, un progetto e la vigilanza delle
amministrazioni e di tutte le autorità». Il sindaco Dipiazza decide invece di
rispondere al servizio del "Piccolo" su Porto vecchio attraverso un video su
Facebook. Il primo cittadino nel video espone i risultati già ottenuti - di cui
peraltro è stata data puntualmente notizia su queste pagine in passato - e dice:
«Adesso vi faccio vedere punto per punto quello che si sta realizzando per il
Porto vecchio: qui ci sono le ruspe e credo che entro 90 giorni avremo
completato la cosa più importante, che era il parcheggio». A questo, prosegue il
primo cittadino, seguirà la rotatoria. Dipiazza si sposta poi davanti ai
magazzini dove dovrebbe sorgere il cuore dell'Esof 2020: «Qui andremo a
realizzare il centro congressi, che è già partito. Sono già iniziati i lavori,
non dobbiamo appaltare. Lavori da 11 milioni di euro». Tocca poi al Magazzino
26: «Qui dentro viene fatto l'Immaginario scientifico, il Museo del mare, il
Museo dell'Antartide. Anche questo è in progettazione e praticamente è già
partito». Passa poi al Magazzino 20, «dove la Soprintendenza realizzerà una
scuola di restauro, queste sono le cose importanti del Porto vecchio». Poi tocca
ai magazzini della concessione Greensisam, che il sindaco dice essere già
venduta. Smentendo in questo caso quanto ha dichiarato al "Piccolo" lo stesso
assessore comunale al Patrimonio, Lorenzo Giorgi. Il quale sostiene che in
realtà al momento i magazzini sono nel piano di alienazione del Comune, ma la
gara deve ancora essere fatta. Infine il sindaco prende in considerazione anche
l'area per le startup di corso Cavour e il futuro parcheggio contiguo al Molo IV.
Così il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio comunale Paolo Menis: «È
necessaria una nuova progettazione completa dell'area, anche se poi si sceglie
di non venderla o darla in concessione a un unico soggetto». Quello che Menis
rimprovera a questa amministrazione «è l'avvio di progetti che non sono legati
da un unico filo logico». Aggiunge il capogruppo grillino: «Capisco l'emergenza
di un centro congressi per Esof ma non la confusione sul resto. Inoltre è
necessario trovare spazio per imprese che vogliono insediarsi e che potrebbero
richiedere di riattivare il regime speciale di Punto franco. E non posso
pensare, come dice Dipiazza, che il parcheggio sul terrapieno sia l'opera di
recupero più importante».
Giovanni Tomasin
LO "SDEMANIALIZZATORE" RUSSO - «Per giocare una sfida
internazionale serve rilanciare la società di gestione»
«Dotarsi di strumenti adeguati come la società di gestione significa non
sprecare la sfida di Porto vecchio». Francesco Russo è l'autore dell'emendamento
che ha permesso di sdemanializzare l'area. L'ex senatore Pd, ora vicepresidente
del Consiglio regionale, rilancia l'idea di una società che supervisioni il
recupero. Russo, che fine ha fatto la società di gestione? Credo sia il momento
favorevole per riprenderla. Con il sindaco avevamo valutato fosse opportuno
attendere che passasse il momento elettorale. Ora credo si possa e si debba
procedere speditamente. Ci sono tutte le condizioni. A che punto era l'idea?
Molto avanzato. All'epoca c'era già la disponibilità della Regione,
dell'Autorità portuale e anche di Cassa Depositi e Prestiti. Il Comune
rimarrebbe ovviamente il soggetto principale, in quanto titolare delle aree ad
esso spetta il 90% di onori e oneri. A cosa servirebbe la società? È
assolutamente necessaria per giocare la partita a livello internazionale. Fu
Cantone, appena approvato il mio emendamento, a suggerirmi di adottare gli
stessi strumenti utilizzati per l'Expo di Milano. Debora Serracchiani era
d'accordo. Lo sarà anche Massimiliano Fedriga? Credo confermerà la disponibilità
di Serracchiani. Sono temi su cui non esistono destra e sinistra. È stato così
con il cambio del sindaco e spero sia così anche con la Regione e il governo
nazionale. Potenziali partner privati della società. Quale profilo e quale
ruolo? Parliamo di una società pubblica che persegue interesse pubblico. Ma
Trieste, pur essendo piccola, ha realtà di profilo globale, scientifico ed
economico, che possono aiutare a vincere una sfida che per forza deve essere
gestita su uno scenario internazionale. Gli esperti parlano di un investimento
necessario tra i tre e i cinque miliardi. Queste risorse lo Stato italiano non
le ha. Bisogna quindi andare sul mercato degli investimenti internazionali.
Bisogna farlo con le professionalità adeguate, andando a copiare le migliori
esperienze di rigenerazione urbana. La presenza di grandi multinazionali a
Trieste è un valore aggiunto: io penso a una società con un management molto
snello e qualificato, affiancata però da un che vogliono bene a Trieste e che
possano aiutarci a parlare di questa grande opportunità in Cina come negli Stati
Uniti. Il sindaco Roberto Dipiazza in questi mesi si è mosso con diversi
interlocutori, seguendo la linea della distribuzione "a spezzatino" dell'area.
Io sono certo che con il sindaco Dipiazza condividiamo la necessità di avere un
disegno unitario. Fatto questo, è bene raccogliere subito le disponibilità e il
sindaco ha fatto bene. La società servirà a dare una cornice unitaria alle tante
dimostrazioni di interesse: oggi il Porto vecchio è il fronte mare più
appetibile del Mediterraneo. Bisogna gestirlo con strumenti adeguati.
g. tom.
Incontro Scoccimarro-Vito sull'ambiente - «Certi
progetti non hanno colore politico»
Incontro tra passato e presente ieri a Gorizia, dove l'assessore ad Ambiente
ed Energia del Friuli Venezia Giulia, Fabio Scoccimarro, ha incontrato il suo
predecessore, Sara Vito, che ha ricoperto l'incarico nella passata legislatura.
Scoccimarro ha voluto incontrare l'ex assessore in un'ottica di buona prassi
politica e istituzionale, sviluppando con Vito un colloquio all'insegna di
cortesia e disponibilità. «L'attuale governo regionale - ha evidenziato
l'assessore della giunta Fedriga - ha un'alta sensibilità ambientale sviluppata
attraverso un programma differente, per certi versi anche opposto (vedi Ferriera
di Servola a Trieste), da quello della giunta scorsa, ma ritengo che molti
progetti ambientali non abbiano colorazione politica. Ciò significa - ha
concluso Scoccimarro -che porteremo avanti i nostri senza preclusioni
ideologiche rispetto a quelli precedenti».
QualEnergia.it - LUNEDI', 11 giugno 2018
L’Italia è il paese in cui il diesel uccide di più: la
mappa
Elaborata una mappa con le cento zone urbane più pericolose d’Europa per
gli alti livelli di emissioni inquinanti causate dai veicoli a gasolio. Dati e
tendenze con riferimento alle concentrazioni di particolato fine e ossidi
d’azoto. (vedi
mappa interattiva)
Quali sono le aree urbane più inquinate d’Europa, quelle
con il maggior numero di morti premature dovute all’utilizzo di veicoli
“sporchi”?
Il giornalista Stefano Valentino, in collaborazione con l’European Data
Journalism Network, ha stilato la “lista nera” dei territori maggiormente
colpiti dalle emissioni nocive dei motori diesel, rielaborando i dati di due
rapporti usciti nel 2017, quello dell’International Institute for Applied System
Analysis (IIASA) e quello del Norwegian Meteorological Institute (MetNorway).
Nel suo articolo pubblicato su Eurobserver nell’ambito di una più vasta
inchiesta sullo scandalo dieselgate (vedi anche QualEnergia.it), c’è una mappa
interattiva che identifica le zone rosse dei diversi paesi europei, dove i
livelli d’inquinamento atmosferico sono più elevati. Secondo i due studi citati
dal giornalista, sarebbero circa 5.000, ogni anno, le vittime premature
imputabili alle eccessive concentrazioni di particolato fine (Pm 2,5) e ossidi
d’azoto nelle città, a loro volta causate dai propulsori diesel fuorilegge,
perché non rispettano i valori fissati dai test per l’omologazione. E oltre un
terzo di queste vittime annuali, spiega l’articolo, vive nelle conurbazioni di
pochi paesi, che contano nel complesso oltre 100 milioni d’abitanti. Parliamo
delle principali città in Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna e poi Olanda,
Belgio e Spagna. Proprio l’Italia, evidenzia l’autore della mappa, è la nazione
che conta più morti in assoluto da riferire presumibilmente allo smog cittadino.
Il nostro paese, infatti, include oltre il 40% delle aree più rischiose per
quanto riguarda questa ben poco invidiabile classifica. Al primo posto nella
mappa c’è il conglomerato urbano di Milano-Monza; anche Parigi, Monaco e Londra
sono metropoli con un numero di morti premature da inquinamento atmosferico
superiore alla media continentale. Ricordiamo che l’Italia, a maggio, è stata
deferita dalla Commissione Ue alla Corte di Giustizia, insieme ad altre cinque
nazioni – Francia, Germania, Gran Bretagna, Romania e Ungheria – perché ha
ripetutamente superato i valori-limite di sostanze nocive presenti
nell’atmosfera delle grandi città. A gennaio, Bruxelles aveva concesso un ultimo
avvertimento a questi paesi, chiedendo misure “credibili, efficaci e tempestive”
per migliorare la qualità dell’aria nei centri urbani, misure che però non sono
state prese o non hanno convinto appieno i commissari. L’Italia, inoltre, sempre
a maggio ha ricevuto da Bruxelles una nuova lettera di messa in mora per quanto
riguarda le emissioni delle auto, non avendo rispettato le norme continentali
sui test delle omologazioni (il caso specifico riguarda il gruppo FCA) e non
avendo inflitto le dovute sanzioni/penalità ai costruttori che hanno manipolato
i risultati delle prove. D’altronde, nei suoi rapporti, l’organizzazione
no-profit Transport&Environment ha segnalato l’enorme differenza tra i dati su
emissioni e consumi rilevati in laboratorio e quelli “reali” in condizioni di
guida su strada, tanto che sarebbero parecchi milioni i veicoli diesel
fuorilegge circolanti in Europa.
IL PICCOLO - LUNEDI', 11 giugno 2018
Emiri, archistar e masterplan - I 10 passi falsi su
Porto vecchio
Nonostante gli annunci a 2 anni dalla sdemanializzazione il rilancio non
decolla
Una sfilata di investitori russi, arabi, americani, che parevano sul punto
di staccare gli assegni e di cui ora, invece, si sono perse le tracce. Una
società di gestione che doveva nascere e non è mai nata, e i cui fondi di
partenza sono stati in gran parte dirottati altrove. E una macchina comunale
che, a dispetto degli sbandierati coinvolgimenti di architetti di fama
internazionale, si ritrova ora a dover gestire da sola una sfida di enorme
portata. Per la quale, peraltro, manca un piano d'insieme. Ecco la situazione
del Porto vecchio a due anni dalla sdemanializzazione, approvata con la legge di
stabilità del 2015. Da allora a Trieste si sono susseguiti annunci su annunci.
Progetti dopo progetti, che hanno creato molte aspettative e qualche delusione.
L'ultima polemica - sia detto per inciso - è legata alla decisione di ospitare
proprio nel parcheggio dietro al Magazzino 26 la discussa sfida acrobatica tra
truck e auto dell'"Extreme Stunt Show Live". Per il resto i risultato concreti
sembrano davvero pochi: il cambiamento della viabilità d'accesso all'area,
l'avvio del ragionamento sul centro congressi di Esof2020 e quello sul futuro
Museo del Mare. I nodi più cruciali, a partire dalla caccia agli investitori,
sono invece avvolti nelle nebbie. Per rendersene conto basta passare in rassegna
gli annunci degli ultimi due anni. 1 - Il Mercato ittico mancato. Un buon
esempio da cui partire è il trasferimento del Mercato ittico. Nell'estate del
2016 il sindaco Roberto Dipiazza disse che la struttura avrebbe traslocato al
Magazzino 30 del vecchio scalo nell'agosto del 2017. Ma alle porte dell'estate
2018 sgombri e sardoni continuano a essere venduti nel solito posto. Il
progetto, pur avviato dagli uffici del Comune, si è incartato e pare sia
destinato a restare in stasi fino a quando non si chiarirà il destino dell'area.
2 - La società di gestione. Al contempo, non si vede ancora traccia della
società che il Comune avrebbe dovuto costituire per dirigere lo sviluppo
complessivo. Ancora nei mesi scorsi il sindaco dichiarava che sarebbe stata
costituita, ma al momento la pratica è ferma da qualche parte nel ventre di
palazzo Cheba. Spiega l'assessore al Bilancio Giorgio Rossi: «Sì, sono stati
impegnati a bilancio dei fondi dati da Roma per costituire la società, ma non
sono mai stati utilizzati. Per il momento non si è concretizzato nulla». L'idea
della società di gestione nasce dal confronto fra il sindaco e lo
"sdemanializzatore" dem Francesco Russo, allora senatore e ora vicepresidente
del Consiglio regionale. Lo scopo dell'ente era principalmente quello di dare
una dimensione internazionale all'operazione Porto vecchio, con l'ausilio di
manager d'alto profilo e delle grandi realtà economiche del territorio e
nazionali. Erano state sondate Fincantieri, Wartsila, Illy Caffè, perfino Cassa
depositi e prestiti. Tutti soggetti potenzialmente interessati. E che vorrebbero
ancora poter partecipare a una simile impresa, come conferma anche Giuseppe
Bono: «Fincantieri rappresenta una realtà importante della Regione e della città
di Trieste - spiega l'amministratore delegato del gigante della cantieristica -:
se coinvolta, farà la sua parte, con un progetto industriale coerente con la
propria attività e con la nuova missione che si vorrà attribuire al Porto
vecchio». 3 - Il rebus finanziamenti. Ma a quanto ammontano i fondi messi da
parte per la società, quelli a cui fa riferimento Rossi? Inizialmente il governo
aveva stanziato un milione, affidato alla prefettura che, dopo una serie di
incontri tra Comune e Autorità portuale, li ha però poi dirottati in gran parte
su Esof2020. Il gruzzolo rimasto? Appena 200 mila euro. Una miseria rispetto,
per esempio, ai 50 milioni attesi dallo Stato per le operazioni di
infrastrutturazione dell'area e per vari interventi, dai musei all'Ursus. Soldi
che arriveranno, però, a patto di presentare per tempo i progetti delle varie
opere da cantierare. E certa, per ora, appare solo la partita da 23 milioni del
trasferimento del Museo del Mare. 4 - La trasferta dell'Icgeb. Anche il trasloco
di uno dei più importanti centri scientifici triestini è finito in formalina.
Almeno così sostiene il suo presidente Mauro Giacca: «Da quando è cambiata la
giunta comunale non ho saputo più niente. Ma da parte nostra resta la massima
disponibilità», dice. Tra i 50 milioni previsti dal governo per lo sviluppo
dell'area una decina doveva servire proprio al trasferimento dell'Icgeb. Peccato
che non siano sufficienti: «Le stime della Regione parlavano di una spesa
necessaria di 17-18 milioni di euro - spiega Giacca -. Quindi ne mancano sette o
otto». Essendo un organismo internazionale regolato da una legge Stato degli
anni Ottanta, l'Icgeb deve per statuto essere ospitato da uno spazio che lo
Stato gli concede gratuitamente: «Noi non possiamo accendere mutui, sicché
devono essere le istituzioni a farsi carico della cifra mancante - aggiunge
Giacca -. Per fare questo serve una volontà politica, mentre al momento mi
sembra che manchi un disegno complessivo per lo sviluppo del Porto vecchio». 5 -
Il futuro di Sèleco. Giacca non è solo. Il presidente di Sèleco Maurizio
Pannella si dice «basito e perplesso», dopo aver sentito il sindaco dichiarare
in tv quanto segue: «Mi sto battendo perché Sèleco non arrivi in Porto vecchio.
Volevano prendere un magazzino, invece la metteremo da un'altra parte». Commenta
Pannella: «Non ne so nulla. Nessuno ci ha detto niente, eppure il nostro approdo
in Porto vecchio è imminente. Una doccia fredda, tanto più che è stato il
sindaco stesso ad accoglierci». 6 - I tour delle archistar. Va ricordato poi il
ruolo degli architetti di grido nella vicenda. Un ruolo da comparse. Alla visita
illustrativa all'interno dell'antico scalo che il sindaco ha fatto con
Massimiliano Fuksas o all'interessamento di Mario Cucinella nulla è seguito.
Sarà che, come nel caso di Cucinella, insistevano sulla necessità di una regia
complessiva per l'operazione urbanistica. 7 - La sfilata degli investitori. Vale
poi la pena rivangare tutte le manifestazioni d'interesse, più o meno informali,
di cui è stato dato annuncio in questi anni. Nell'agosto del 2016 il sindaco
invia a Dubai il piano di riqualificazione delineato da Ernst & Young durante la
precedente amministrazione. «Per i potenziali investitori - annuncia - sarà
valutata, insieme all'advisor, la direzione da seguire. Proprio perché crediamo
nell'area del Porto vecchio quale volano strategico di sviluppo della città
abbiamo già spedito l'impostazione non ancora conclusa del Piano strategico a
Dubai per tastare il polso di potenziali finanziatori». Si puntava al recupero
di aspiranti investitori come la sezione di Dubai del gruppo Rnmjm architecture
e masterplanning. Che però non si sono mai materializzati. E non ci sono
soltanto i ricchissimi signori del petrolio. Nel giugno del 2017, durante un
forum al Piccolo, Dipiazza spiegava che il Porto vecchio «fa gola a russi e
americani». E nel novembre successivo, nel corso di un'intervista televisiva,
dava per imminente l'arrivo di un'azienda che opera nel settore della sicurezza,
pronta ad assumere duecento persone. Un bel colpo occupazionale, almeno in
teoria: ad oggi, non se ne è saputo più nulla. Nel frattempo la sfilata di
investitori interessati prosegue. Il mese scorso abbiamo scoperto che un gruppo
di investitori belgi e svizzeri ha messo gli occhi sul blocco di quattro
magazzini subito accanto ai cinque che sono in mano a Greensisam. Ma al di là
degli incontri e degli interessamenti, quali passi concreti sono stati compiuti?
Risponde l'assessore al Patrimonio Lorenzo Giorgi: «Per il momento non c'è nulla
di scritto. L'unico procedimento avviato è quello per la vendita dei magazzini
in concessione a Greensisam. Li abbiamo inseriti nel piano delle alienazioni del
Comune, avviando così la procedura per la loro messa all'asta. L'investitore c'è
già, ma trattandosi di un bene pubblico bisogna adottare questo strumento per
venderlo». E gli arabi, i russi, gli americani, i belgi, gli svizzeri, cosa
hanno comprato? Al momento niente. 8 - I finanziatori ignorati. C'è anche chi
non s'è trovato molto bene con l'ospitalità triestina. È il caso di Manfred
Siller, amministratore delegato della società austriaca Siller Real Estate,
interessato a un progetto complessivo per tutta l'area: «Nessuno ha saputo dirmi
finora se posso comprare l'area oppure no», spiegava nelle settimane scorse.
Viene da pensare che il problema stia nel fatto che le proposte di acquisizione
"in blocco" non piacciono all'amministrazione. Il sindaco sul Porto vecchio
punta dichiaratamente sulla vendita un pezzo per volta, e non sull'acquirente
unico. Un metodo che, però, suscita qualche perplessità negli addetti ai lavori:
il rischio è che lo "spezzatino" del Comune finisca per andare a scapito
dell'uniformità dell'area. 9 - La fine di Ernst & Young. A tal proposito è
scomparso dai radar lo studio Ernst & Young (commissionato dall'amministrazione
Cosolini e costato 170 mila euro), lo stesso che nel 2016 Dipiazza inviò a
Dubai. Una ricerca forse non rivoluzionaria, ma che almeno delineava
un'ipotetica zonizzazione complessiva del Porto vecchio. 10 - Niente masterplan.
Come ricorda l'architetto austriaco Peter Lorenz, in Europa i progetti di grande
riqualificazione urbana vengono sempre diretti da una cabina di regia unica (che
non comporta per forza un acquirente unico) con una direzione chiara imposta
dalle istituzioni, intese come espressione della cittadinanza. Qui invece si
registra un'assenza di coordinamento, giudicata preoccupante anche dalla nuova
soprintendente alle Belle Arti, Simonetta Bonomi. E c'è poi il timore è che gli
uffici comunali, già oberati dalle pratiche quotidiane e dalle carenze
d'organico, non abbiano gli strumenti sufficienti per affrontare una sfida dal
valore complessivo, secondo alcune stime, attorno ai 5 miliardi e di sicuro
respiro internazionale. Tanto più in un momento in cui l'area dell'Adriatico
orientale ridiventa una linea di faglia del mondo multipolare, e il confronto
fra l'Europa occidentale e le economie post-sovietiche trova nei Balcani un'area
di comune interesse. Un contesto spesso oscuro, in cui maturano ambizioni a
volte perverse. Lo stesso in cui, come ha sottolineato di recente anche il
procuratore della Repubblica Carlo Mastelloni invitando ad alzare la guardia,
«c'è anche il pericolo di infiltrazioni mafiose»
Giovanni Tomasin
Cellulari, bici, wc e persino una tesi recuperati dai
fondali
Oltre 200 i volontari impegnati nell'operazione Clean Water - Poi cani da
salvataggio protagonisti davanti alla Scala Reale
Molti rifiuti e nessun vero tesoro. Chi auspicava qualche scoperta
eccellente tra i fondali di Trieste ieri ha pescato solo cumuli di immondizie e
la puntuale conferma che il livello del degrado marino continua nella sua
ascesa. È quanto emerso al termine di Clean Water, l'ultimo atto di Mare
Nordest, la manifestazione a cura della Trieste Sommersa Diving organizzata in
collaborazione con il Comune di Trieste, progetto che da sette anni propone a
coronamento dei suoi lavori la pulizia dei fondali del golfo, operazione andata
in scena nell'area del Molo Audace, quest'anno sviluppata con una più stretta
collaborazione con AcegasApsAmga, che per l'occasione ha fornito un contenitore
scarrabile in prossimità dell'area, un supporto in grado di agevolare lo
smistamento dei rifiuti emersi. Una quindicina le sigle associazionistiche e
sportive presenti e oltre 200 i volontari in campo, di cui una buona metà in
veste di apneisti e subacquei, tra cui il neoassessore regionale all'Ambiente,
Fabio Scoccimarro. Il bottino annovera di tutto anche quest'anno e parla non
solo di rifiuti ormai "canonici", come i residuati della plastica (oltre un
centinaio di oggetti), del vetro (516 tra bottiglie e bicchieri) e le lattine
(64), ma anche di una trentina di cellulari, dell'immancabile sanitario wc, di
ben 14 ombrelli, uno scaldabagno, due biciclette, scarpe, copertoni da camion,
un tappeto, sette paia di occhiali, cavi elettrici, un carrello della spesa,
borsette e portafogli, piatti in ceramica, cartelli stradali, coni segnaletici,
un paio di carcasse di automobili e una marmitta. Non è tutto. Nella rete dei
volontari con bombole e boccaglio restano intrappolate altre vestigia
dell'inquinamento, peraltro bizzarre, come una dentiera, uno skateboard e
soprattutto una tesi di laurea, rigorosamente in doppia copia e redatta per la
facoltà di Psicologia. Quasi in odore di "villipendio" il resto della raccolta,
dove spiccano un gonfalone della città, una bandiera italiana e alcune mostrine
militari del Piemonte Cavalleria. Mare Nordest ha poi riproposto l'altro marchio
di fabbrica della vetrina prevista per l'epilogo. Si è trattato delle unità
cinofile di salvataggio, qui rappresentate dalla sezione regionale del Sics,
Squadra italiana cani salvataggio della Scuola italiana salvataggio. I cani
impiegati nel tratto della Scala Reale, una dozzina e per lo più Labrador e
Terranova, hanno lavorato con i loro assistenti prima in veste di "bagnini"
aggiunti a supporto dell'operazione di pulizia dei fondali e poi si sono
concessi all'esibizione, una simulazione - come sempre molto apprezzata dal
pubblico - sul recupero di persone in mare. Con la passerella dei cani di
salvataggio è calato il sipario ufficialmente sulla settima edizione di Mare
Nordest, progetto quest'anno approdato nell'inedito teatro della Centrale
idrodinamica del Porto vecchio e caratterizzato dal tema della sostenibilità e
della salvaguardia ambientale, spunto su cui gli ideatori della Trieste Sommersa
Diving pare intendano insistere in previsione del 2019: «Al di là del fermento
della pulizia dei fondali - così il presidente Roberto Bolelli - questa edizione
ha visto una certa partecipazione delle istituzioni, comunale e regionale, ma
anche dell'Istituto Nautico, della ricerca e delle associazioni ambientaliste.
Crediamo che Trieste sia sensibile al tema della sostenibilità e al valore di
progetti come il Parco navale. Continueremo su questa rotta». Ieri, poi, a
osservare gli appuntamenti finali di Mare Nordest anche i crocieristi delle navi
Costa Deliziosa e Mein Schiff 2, attraccate alla Marittima.
Francesco Cardella
IL PICCOLO - DOMENICA, 10 giugno 2018
Manifestazioni - Mare Nordest saluta "pulendo"
Si conclude con la tradizionale pulizia dei fondali "Mare Nordest 2018". La
grande e spettacolare operazione "Clean Water" si terrà, a partire dalle 9.30,
con una partecipazione prevista di 200 persone tra apneisti, sub e volontari a
terra nello specchio di mare antistante piazza dell'Unità (tra la Scala Reale e
il Molo Audace). Alla conclusione delle operazioni, nella stessa area ma alle
12.30, seguiranno le sempre amate dal pubblico dimostrazioni di salvataggio in
mare con le unità cinofile della Scuola italiana cani di salvataggio Fvg.
Lo zoppolo e la pesca del tonno
Alle 10.30, al Museo del mare di via Campo Marzio 5, visita guidata con Walter Macovaz dedicata al tema della pesca in alto Adriatico. Dal mare di Santa Croce e di Canovella una caratteristica imbarcazione - lo zoppolo - serviva a stendere una rete per catturare il branco. Rete che poi veniva trascinata a riva e i tonni venivano raccolti a mano.
IL PICCOLO - SABATO, 9 giugno 2018
Ambiente:il report - In Friuli Venezia Giulia l'aria
più pulita del Nord -
La
qualita' dell'aria in FVG
TRIESTE - Un'aria tra le migliori d'Italia, di sicuro del Nord industriale.
Nonostante la Ferriera, lo spauracchio ozono e le criticità sulle polveri
sottili, confermate nella pianura occidentale tra il Veneto e il Tagliamento,
area in cui le caratteristiche climatiche sono simili a quelle della Pianura
Padana. Fabio Scoccimarro, al pronti via da assessore all'Ambiente, illustra
soddisfatto la relazione dell'Arpa sulla qualità dell'aria del Friuli Venezia
Giulia nel 2017, un quadro buono e rispettoso dei limiti di legge, spiega
entrando nel dettaglio il direttore generale Luca Marchesi, pur se in presenza
di un lieve peggioramento rispetto al 2016, principalmente dovuto alla
fisiologica variabilità delle condizioni meteorologiche. Marchesi usa grafici e
sintesi per fare il punto sugli inquinanti "normati", ovvero quelli per cui
esiste un limite di legge: «Complessivamente siamo rispettosi di quei limiti,
con due motivi di attenzione causa sforamenti, Pm10 e ozono, e un elemento di
rischio perché vicino al consentito, il benzopirene. Trattandosi di un
cancerogeno, è un osservato speciale». Nel dettaglio, il materiale particolato è
monitorato sia nella frazione più grossolana, Pm10, sia in quella più fina, Pm
2.5. Nel primo caso la relazione evidenzia una media annua ovunque inferiore al
limite di legge, sebbene con valori maggiori nel Pordenonese, lì dove le
condizioni meteo sono favorevoli al ristagno atmosferico. Andamento ormai noto
anche per quel che riguarda il numero di superamenti (non si dovrebbe andare
oltre i 50 microgrammi a metro cubo per più di 35 giornate), con valori oltre il
limite di legge in alcune zone della Bassa pianura e sempre nel Pordenonese, a
interessare una popolazione di circa 112mila persone. «Nulla di paragonabile a
quello che succede in Pianura Padana - precisa Marchesi -, ma il clima è
quello». L'Agenzia rileva 20 superamenti annui in piazza Carlo Alberto e 18 in
via del Carpineto a Trieste, 16 a Fossalon di Grado e 14 a Ronchi-Vermegliano in
provincia di Gorizia. Il Pm 2.5, il più pericoloso per la salute, è invece
rimasto al di sotto del limite di legge su tutta la regione (25 microgrammi per
metro cubo) ed è anzi già inferiore ai 20, parametro che entrerà in vigore nel
2020. Discorso a parte per l'ozono, che si conferma l'inquinante più critico in
Fvg, soprattutto a Udine. Questione anche in questo caso dipendente dal meteo: a
causa dell'elevata radiazione solare nel periodo estivo, su quasi tutto il
territorio la concentrazione di ossidante è elevata e superiore all'obiettivo di
legge a lungo termine. «Un problema europeo - si legge nella relazione dell'Arpa
-, che richiede pertanto risposte di tipo tecnologico e strutturale coordinate
tra diversi livelli di governo». Le carte parlano di 60 superamenti giornalieri
in un anno a Basovizza, 32 a Ronchi, 30 a Fossalon rispetto alla soglia massima
di 120 microgrammi al metro cubo come media su otto ore. Le concentrazioni sono
solitamente più basse nelle aree a maggiore densità di emissioni (aree
produttive, portuali e assi stradali) in quanto l'ozono viene ridotto da altre
sostanze. Su altri fronti le cose vanno meglio. Alcuni inquinanti vengono
definiti "dinosauri" perché in via di estinzione: dal monossido di carbonio al
biossido di zolfo. Abbondantemente sotto controllo anche il benzene, come pure i
metalli pesanti: arsenico, cadmio, nichel e piombo. Caso aperto rimane invece
quello dei livelli di benzopirene, inferiori ma prossimi ai limiti di legge su
buona parte della pianura e nei pressi dello stabilimento siderurgico di
Servola. «Le fonti sono sicuramente le attività industriali - fa sapere Marchesi
-, ma in alcuni contesti conta anche la combustione della legna a fiamma
libera». I caminetti, in sostanza. Quanto alla Ferriera, il dg, detto che l'Arpa
è in azienda una sessantina di giorni all'anno per i controlli, ribadisce che
l'impianto rispetta i paletti dell'Autorizzazione integrata ambientale, ma
Scoccimarro conferma a sua volta la linea del nuovo corso: «Per le scelte della
precedente amministrazione regionale, oggi lo stabilimento ha le autorizzazioni.
Ma, già prima di formare la giunta, ho condiviso con il governatore Fedriga
l'idea che le industrie fortemente impattanti non sono compatibili con lo
sviluppo del territorio e la qualità della vita dei cittadini. Senza fare guerre
di religione, sarà importante capire da qui in avanti quali siano le soluzioni
da trovare in modo da soddisfare tutte le parti. L'obiettivo è trovare intese
capaci di mettere d'accordo l'interesse dei cittadini e dell'imprenditore con
attenzione alla ricollocazione del personale, ovviamente nei tempi più possibile
brevi».
Marco Ballico
ARPA - Il neoassessore "blinda" il capo dell'agenzia
Marchesi supera indenne il primo atto dello spoils system. Scoccimarro:
«Squadra che vince non si cambia»
TRIESTE - «Squadra che vince non si cambia», dice Fabio Scoccimarro. Al suo
fianco c'è Luca Marchesi, il dg dell'Arpa scelto da Debora Serracchiani ma, a
quanto pare, confermato dal nuovo corso. Spoils system? Se ne parlerà la
prossima volta. Perché l'assessore all'Ambiente pare non avere dubbi: l'Agenzia
lavora bene e il suo "capo" merita evidentemente un nuovo contratto dopo quello
in scadenza a fine anno. «Si può anche cambiare allenatore, perché magari ci
litighi - insiste con la metafora sportiva Scoccimarro - ma, se vinci il
campionato, solitamente continui con lo stesso». Marchesi, da parte sua, non
alcun dubbio: «Qui mi sono trovato benissimo, abbiamo fatto un eccellente
lavoro, abbiamo portato Arpa Fvg sul podio, il prossimo giro arriviamo in
testa», dice il manager milanese classe 1965 nominato dalla giunta di
centrosinistra nel dicembre 2014. «Il bagaglio di esperienze maturato dal
neo-direttore è un valore aggiunto importantissimo, che consentirà un cambio di
passo verso un'Agenzia per l'Ambiente che sappia sempre più dialogare con le
realtà pubbliche e private, in un percorso di crescita green che sta alla base
dello sviluppo sostenibile che vogliamo per la nostra regione», disse allora
l'assessore Sara Vito. Proprio con Vito, Scoccimarro fa sapere che si incontrerà
nei prossimi giorni «in un'ottica costruttiva. Valuteremo le azioni positive in
essere per portarle avanti accanto alle nostre politiche ambientali perché
l'ambiente non è di destra né di sinistra ma è di tutti». Con Marchesi in sella,
l'intenzione dell'assessore in carica è di procedere alla redazione del nuovo
piano regionale della qualità dell'aria «che risale al 2012 e va rivisto e
adeguato ai tempi», oltre che di «dare ulteriore linfa all'attività dell'Arpa
introducendo nuove tecnologie e implementando l'informazione verso i cittadini e
le imprese». Un'Arpa, con i suoi 340 dipendenti, decisamente promossa, «spalla
importante del mio assessorato che impegna il 25% del bilancio destinato al
referato. Proprio con l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente -
prosegue Scoccimarro - dovremo lavorare vigilando sulle attività produttive al
fine di ridurre le loro emissioni, ma anche sostenendo un miglior utilizzo delle
risorse, in particolare quelle energetiche».
(m. b.)
L'inaspettata visita del capriolo nel centro di Muggia
MUGGIA - Scorrazzava tutto solo in via Roma, un po' impaurito e forse a
caccia di qualcosa da mangiare. Protagonista dell'ennesima incursione nel centro
cittadino è un capriolo maschio avvistato due sere fa da diversi residenti dopo
essere sceso lungo salita Ubaldini. Fortunatamente l'inusuale visita non ha
procurato problemi. Dopo aver trascorso qualche minuto in centro, l'animale è
tornato da dov'era arrivato per raggiungere i verdi colli muggesani. «Ci sono
due dati importanti: il capriolo è in diminuzione nel nostro territorio, ma allo
stesso tempo si sta sempre più avvicinando ai conglomerati urbani», racconta il
naturalista Nicola Bressi. Il capriolo sta trovando sempre meno spazi verdi in
Carso. «Nel bosco i caprioli incontrano altri animali, come cervi e cinghiali.
Con entrambi compete su alcuni tipi di cibo, inoltre i cinghiali sono soliti
predare i giovani caprioli. Tutti questi motivi comportano uno spostamento verso
altre zone sino ad arrivare nei centri abitati», dice Bressi. Muggia ha già
registrato diverse sortite in questi anni. A partire da alcuni caprioli
nuotatori, uno dei quali immortalato nelle acque davanti all'Hotel Lido.
Eclatante poi il caso del giovane capriolo maschio che una volta "beccato"
all'interno di una proprietà privata, decise di saltellare lungo una rampa di
scale entrando in una villetta bifamiliare, rifugiandosi nel bagno
dell'abitazione. Ma i caprioli costituiscono un problema? Bressi non ha dubbi:
«Sono animali meno invasivi rispetto ai cinghiali. Certamente mangiano le rose
dei giardini e non sono ben visti dagli agricoltori, soprattutto quelli che
lavorano con le viti. Le altre due questioni riguardano poi la sicurezza
stradale, ma anche i periodi in cui i caprioli maschi in calore possono essere
imprevedibili. Per il resto è un animale che non crea problemi all'uomo, ma che
in questo momento ha evidentemente bisogno di nuovi spazi».
Riccardo Tosques
ISTRIA - Rigassificatore, battaglia al Sabor
Contro la legge sull'impianto di Veglia 380 emendamenti. Protesta
ambientalista davanti al Parlamento
ZAGABRIA - Il Sabor, il Parlamento croato, è diventata la sede dello scontro
sul rigassificatore galleggiante da posizionare nelle acque che bagnano la
località di Castelmuschio (Omisalj) sull'isola di Veglia. Ieri le opposizioni
hanno presentato 380 emendamenti alla cosiddetta lex Lng, la normativa formulata
per snellire l'iter di realizzazione del terminal metanifero offshore,
finanziato dall'Unione europea con 100 milioni di euro a fondo perduto. Dei 380
emendamenti, 360 sono stati firmati dal Partito socialdemocratico, la principale
forza d'opposizione, che si è visto respingere il tentativo di sottoporre il
contestato disegno di legge a due letture, al posto dell'attuale procedura
d'urgenza decisa dall'esecutivo Plenkovic (Hdz). Il deputato e presidente dei
socialdemocratici, Davor Bernardic, ha invitato ieri l'esecutivo a ritirare la
legge sull'impianto isolano, così avversato a Veglia e nella Regione fiumana per
questioni finanziarie, ambientali ed estetiche.«Dovreste agire una volta per
tutte nell'interesse delle municipalità interessate e della Contea
quarnerino-montana - ha dichiarato Bernardic dall'emiciclo parlamentare - e non
impegnarvi a favore di lobby che guardano esclusivamente al profitto. La
popolazione, i politici, gli ambientalisti, i comuni di Veglia e la Contea
litoraneo-montana non vogliono il terminal galleggiante, bensì quello sulla
terraferma. Datevi una mossa e ascoltate le voci che arrivano dal Quarnero». Nel
corso della presentazione degli emendamenti, i socialdemocratici hanno diffuso
degli audio contenenti i pareri degli abitanti di Veglia sul rigassificatore
offshore, cosa che non è piaciuta agli esponenti della coalizione di
centrodestra al potere. Anche se non vi è ancora una conferma ufficiale, pare
che il voto sulla lex Lng si avrà al Sabor la settimana prossima. Nel contesto,
i regionalisti di Alleanza litoraneo-montana hanno dichiarato in conferenza
stampa che i deputati della regione fiumana favorevoli alla legge saranno
definiti tout-court dei traditori. Mentre i parlamentari si soffermavano sugli
emendamenti, di fronte al Parlamento si è tenuta l'iniziativa di protesta degli
ambientalisti di Azione verde: hanno esposto uno striscione in cui si ricorda
come 18.950 cittadini abbiano apposto la loro firma contro la presenza del
terminal offshore a Veglia. Ai deputati sono stati consegnati volantini in cui
si citano i danni sia all'ambiente marino provocati dalla nave metaniera, sia al
settore turistico. Intanto prosegue lo scontro fra il governo croato e la
sindaca di Castelmuschio, Mirela Ahmetovic. Secondo Zagabria, le autorità
centrali sono costantemente in comunicazione con i responsabili del comune
vegliota in merito al progetto Lng. «Frottole - ha replicato Ahmetovic - mi sono
rivolta tante volte al governo e al ministro dell'Ambiente, Tolusic, spiegando
gli svantaggi del rigassificatore in mare. Ho ottenuto risposte al contagocce e
mai esaustive».
Andrea Marsanich
Beni culturali: il caso - Il Museo mai nato a Grado
dieci milioni di euro nel nulla
GRADO - Naviga in alto mare il Museo Nazionale per l'Archeologia subacquea
di Grado. Dopo oltre vent'anni di intoppi e rinvii, qualcosa come dieci milioni
di euro - soldi pubblici - buttati al vento, e dopo decine di annunci di
prossima apertura finiti nel nulla, la data di inaugurazione del museo con il
suo prezioso contenuto di reperti archeologici recuperati dal fondo del mare non
è stata ancora stabilita. Motivo: un groviglio burocratico amministrativo che
sembra quasi impossibile da districare. E il Comune di Grado torna all'attacco,
dando mandato a un avvocato di avviare una procedura per avere indietro dal
Ministero l'edificio a suo tempo ceduto in comodato d'uso. Da parte sua, il Polo
Museale del Fvg, che ha ereditato dalla Soprintendenza l'ingombrante fardello,
tenta ancora di sbloccare l'impasse: il Polo ha appena varato una determina che
affida alla ditta Veniceplan di Mestre la verifica e la «validazione del
progetto riguardante la realizzazione del nuovo ingresso, l'abbattimento delle
barriere architettoniche e la revisione impiantistica», compresi biglietteria e
bookshop. In parole povere, spiega il direttore del Polo Museale, Luca
Caburlotto, «abbiamo affidato a una ditta la verifica della fattibilità di tutti
i progetti di adeguamento necessari prima dell'apertura». A cominciare dalla
realizzazione della zona d'ingresso, la pensilina esterna ma anche la
configurazione dello spazio di accesso e di accoglienza del pubblico. Tranne gli
impianti di condizionamento, nuovi di zecca, mai entrati in funzione e ormai
obsoleti. Prima di cominciare questi lavori la ditta incaricata dovrà verificare
la correttezza normativa, a fronte della cifra attualmente disponibile di
301.000 euro. Cifra che, spiega ancora Caburlotto, «copre sia i costi per
l'ingresso ora in verifica che l'allestimento del piano superiore, per il quale,
dati gli aspetti tecnici differenti, faremo subito una separata verifica». Ora
l'incaricata ha trenta giorni di tempo per dire la sua, dopodiché se nulla osta
una società edile già selezionata dall'Agenzia del Demanio potrà iniziare i
lavori. Tempi lunghi, comunque. E qualsiasi ulteriore intoppo rischia di
riportare la trafila al punto di partenza, come in un kafkiano gioco dell'oca.
«Stiamo facendo il possibile», sottolinea Caburlotto. Ma, evidentemente non
basta, e nonostante il protocollo d'intesa stilato fra Comune di Grado, Polo
Museale ed Erpac, la situazione sta raggiungendo di nuovo un punto critico. E il
Comune torna a lanciare l'ultimatum: «Daremo mandato a un avvocato - dice il
sindaco Dario Raugna - perché avvii la procedura per la restituzione della
struttura». «Così non si può andare avanti - continua Raugna - abbiamo provato
di tutto, offrendo la massima collaborazione prima alla Soprintendenza ora al
Polo Museale, anche per un'apertura parziale del Museo, ma senza esito; noi il
Museo lo vogliamo, serve alla nostra isola, tutti lo vogliono, e se il Ministero
non è in grado di farlo lo faremo da soli». Il sindaco punta senza indugi il
dito sull'amministrazione statale: «Ci siamo imbattuti in presunte irregolarità,
abbiamo chiesto un progetto per sanare la situazione, abbiamo avuto in cambio
tante promesse ma la situazione continua ad essere di stallo». Il quadro è
complesso, e l'impressione è che il carico di responsabilità sugli impicci
accumulati negli anni - sui quali potrebbe allungarsi l'ombra della Corte dei
Conti - sia tra le cause delle lungaggini e trappole burocratiche in cui è
finito il Museo. Del resto basta ricordare le tappe fondamentali della vicenda
per capire in che guazzabuglio è incastrato quello che potrebbe essere uno
straordinario centro di attrazione turistica e culturale. Tutto comincia il 6
dicembre del 1995, quando il Comune di Grado concede al Ministero per i beni
culturali l'edificio dell'ex scuola Scaramuzza in comodato d'uso per destinarlo
a Museo Nazionale di Archeologia Subacquea. L'idea è di allestire il museo con i
reperti archeologici provenienti dal mare, in particolare lo scafo e il carico
del relitto dalla Iulia Felix, nave romana del II secolo d.C. scoperta nel 1986
dal pescatore Agostino Formentin, a 16 metri di profondità sui fondali marini al
largo di Grado. L'edificio dell'ex scuola Scaramuzza affaccia sul Lungomare
Nazario Sauro, punto di passaggio per turisti e bagnanti, e la sua posizione di
fronte al mare lo rende un posto ideale per ospitare un museo in grado di
attirare frotte di visitatori anche dall'estero. Secondo l'Accordo di programma
in materia di Beni e attività culturali per il Fvg, stipulato tra Ministero
dell'economia e delle finanze, Mibac e Regione nel 2000, lo stabile sarà
sottoposto a un pesante restauro per adeguare l'edifico all'uso museale, con lo
stanziamento di fondi statali e del Cipe. I lavori, affidati in gran parte
all'impresa Clocchiati di Udine, partono a spron battuto. In corso d'opera però,
vengono decise varie modifiche interne, mentre solo a scafo recuperato dal fondo
del mare - per altro a pezzi e non intero come si pensava in principio -, si
comincia a pensare al come collocare il prezioso relitto. Scoprendo così, fra
l'altro, che la sala prevista è troppo piccola per un'adeguata esposizione della
nave. Nel frattempo il costo complessivo dell'operazione di archeologia
subacquea più la ristrutturazione del museo, ha raggiunto la bella cifra di
dieci milioni di euro. Ma altri fondi servono per gli adeguamenti. E a questo
punto si ferma tutto. Di promessa in promessa sulla prossima apertura del museo
passa il tempo, finché nell'autunno del 2014 un gruppo di cittadini si ribella e
fonda il Comitato "OpenMuseum - per l'apertura del Museo di Archeologia
Subacquea di Grado", con l'intenzione di sensibilizzare le istituzioni sullo
stato di abbandono della struttura. Nelle more della polemica, l'allora
Soprintendente all'Archeologia, Luigi Fozzati, annuncia l'apertura di quella che
battezza "area operativa" all'interno del Museo, che prevede una biblioteca di
archeologia subacquea e navale, una sala riunioni, un archivio, gli uffici degli
archeologi, un'aula per il primo trattamento dei reperti subacquei recuperati,
un magazzino, persino una foresteria. Direttore del Museo viene nominato
Domenico Marino. È un tentativo di mettere in moto qualcosa, ma l'iniziativa
naufraga presto nel nulla. Nel novembre del 2015 l'allora commissario
straordinario di Grado, Mauro Kovatsch, codice civile alla mano fa un passo
ufficiale presso il Ministero per chiedere indietro l'edificio del museo,
essendo venuto meno il vincolo "dell'uso indeterminato". E lancia un ultimatum:
se entro il primo maggio del 2016 il museo non verrà aperto «il contratto di cui
trattasi sarebbe da intendersi "risolto di diritto per inadempimento"». Si tenta
allora la via della mediazione con la stipula di un protocollo d'intesa tra Polo
Museale Fvg, Erpac e Comune di Grado per attività di valorizzazione del Museo.
Scopo: documentare, studiare e promuovere tutti insieme il patrimonio
archeologico del Museo, anche attraverso mostre e programmi comunitari. La data
di apertura è spostata all'estate 2017, un anno fa. Ma nulla avviene. E adesso
il Comune di Grado rilancia l'ultimatum: ridateci il museo.
Pietro Spirito
I ritrovamenti - La Iulia Felix, nave di tesori
La nave romana Iulia Felix che dovrebbe essere ospitata nel Museo di
Archeologia subacquea dell'Alto Adriatico di Grado è un reperto eccezionale: la
nave trasportava un carico di alimenti (pesce in salamoia) e frammenti di vetro
da riutilizzare destinati agli artigiani della vicina Aquileia. Negli scavi
successivi a bordo furono ritrovati anche alcuni manufatti, tra i quali due
teste bronzee di Poseidone e di Minerva (foto), un impianto in piombo per
alimentare di acqua fresca le vasche che trasportavano pesce vivo, una scoperta
unica nella storia dell'archeologia subacquea. In attesa della sistemazione
definitiva, i resti della nave sono stati collocati in un locale esterno
utilizzato inizialmente come laboratorio per il consolidamento del legno, chiuso
con una tettoia ma completamente privo di impianto di climatizzazione lasciando
il prezioso legno al freddo invernale e all'umidità.
Gli studi - Ricostruzione perfetta
Tra i reperti già pronti per essere esposti al Museo di Archeologia
subacquea di Grado c'è la ricostruzione a grandezza naturale della sezione della
Iulia Felix con il suo carico di anfore e vetro da riciclare. La ricostruzione è
stata realizzata dall'Erpac - Servizio catalogazione, formazione e ricerca, così
come l'analisi, lo studio e la catalogazione dei materiali organici e inorganici
del carico della nave. La riproduzione, esposta fino al maggio scorso alla
mostra di Trieste "Nel mare dell'intimità", e realizzata a cura della
responsabile dell'Erpac, Rita Auriemma (foto), Dario Gaddi, Carlo Beltrame, è
stata progettata dal maestro d'ascia chioggiotto Gilberto Penzo ed eseguita nel
cantiere nautico Casaril di Venezia. «È una ricostruzione quasi perfetta della
sezione trasversale - ha detto Penzo -, l'esattezza storica è curata sin nei
minimi dettagli».
Al via "Mare Nordest" per una nuova sensibilità
ambientale
Il valore della ricerca, l'importanza di una nuova cultura sociale a tutela
dell'ambiente marino. Studio e sostenibilità sono le rotte scelte quest'anno da
"Mare Nordest", il progetto targato Trieste Sommersa Diving e organizzato in
collaborazione con il Comune di Trieste che ha aperto ieri i battenti della sua
settima edizione in occasione della "Giornata Mondiale degli Oceani", vernice
avvenuta nell'inedita sede della Centrale Idrodinamica del Porto Vecchio. Il
quadro politico - con la presenza dell'assessore comunale Serena Tonel e del neo
assessore regionale Pierpaolo Roberti - il mondo delle scuole (Bruno Zvech con
l'Istituto "Nautico" e alcune classi del Liceo "Preseren") e Luca Sancinio,
Comandante della Stazione Marittima di Trieste, hanno caratterizzato la platea
del primo dei tre giorni di lavoro previsti da "Mare Nordest", l'iniziativa
interamente dedicata alla cultura del mare che negli anni ha saputo promuovere
una serie di focus sulla storia, il turismo, lo sport, ma soprattutto sulle
tematiche che riguardano i possibili riverberi in campo occupazionale e gli
sviluppi nel campo della ricerca. Già, la ricerca. È stato il tema dominante di
ieri nell'intero arco della mattinata, spunto affidato alle relazioni della
biologa marina Paola Del Negro e della geofisica Silva Ceramicola, una carnica e
una bolognese, entrambe ricercatrici per l'Istituto Nazionale di Oceanografia e
Geofisica Sperimentale. Il quadro offerto dalle due studiose, attraverso un
linguaggio agile quanto incisivo, illustra la condizione globale
dell'inquinamento marino, un tema dettagliato alla luce delle problematiche
causate dai rifiuti scaricati dall'uomo e dal proliferarsi nei fondali delle
microplastiche, sostanze in grado di aumentare la tossicità nell'ambiente e di
intaccare inevitabilmente anche la catena alimentare. Qualche stima. Stando alle
cifre esposte da Paola Del Negro e Silvia Ceramicola, oltre il 90% dei rifiuti
si annida nei fondali, il 5% si deposita sulle spiagge e solo l'1% si palesa in
superficie. Ancora numeri, ancor più inquietanti, quelli che attestano che su
100 kg di pescato, 9 mediamente sono di rifiuti. Le soluzioni? Svolta culturale,
educazione ambientale che non si limiti alla teoria e segua la regola delle "R",
ovvero Ridurre, Riutilizzare e Riciclare. «Il mare è sempre stato il motore
della ricchezza per Trieste - ha suggerito l'assessore Serena Tonel - e la
presenza di numerosi istituti scientifici consente di fare massa critica nel
trovare soluzioni per la sostenibilità e innovazioni». L'assessore Roberti ha
posto l'accento sul progetto del Parco Navale, ritenendolo «una significativa
opportunità a impatto ambientale zero, in grado di fornire sviluppi economici e
turistici». Oggi "Mare Nordest" replica, con lo stage per giornalisti, aperto
anche al pubblico (10.30-12.30) "Come migliorare il modo di comunicare il mare",
alle 16 la presentazione del libro Palombiro di Leonardo D'Imporzano e alle 18
le premiazioni del Trofeo di fotografia subacquea "Memorial Genzo".
Francesco Cardella
Mediterraneo e migrazioni i temi dell'Osce
La riunione in città degli ambasciatori dell'Organizzazione. «La scelta
di Trieste non è stata fatta a caso»
«La scelta di Trieste non è stata fatta a caso, volevamo mostrare che il
Mediterraneo è molto più vicino di quanto voi pensiate». Ha esordito così ieri
mattina, nel palazzo della Prefettura, l'ambasciatore Alessandro Azzoni,
presidente del Consiglio permanente dell'Organizzazione per la sicurezza e la
cooperazione, in visita a Trieste per l'annuale viaggio informale organizzato
dal Paese che detiene la presidenza dell'organismo, l'Italia quest'anno, assieme
a una quarantina di ambasciatori e una decina di funzionari arrivati da Vienna
in bus. «Quando abbiamo pensato a dove fare un evento che riguardi Mediterraneo
e migrazioni, per me è stata la prima città da indicare - ha affermato -. Ho
iniziato a parlarne con due amici di vecchia data, il prefetto Annapaola Porzio
e il colonnello Daniel Melis (presente anche ieri, ndr). Abbiamo avuto una
fantastica accoglienza e il programma lo abbiamo stilato assieme a Comune e
altre istituzioni». Mediterraneo e immigrazione dunque alla base della sessione
plenaria che ha coinvolto la delegazione ieri mattina all'hotel Savoia. Temi di
cui il Consiglio, che si riunisce una volta a settimana a Vienna, discute ormai
da tempo, anche in questo delicato periodo della politica italiana che, Azzoni
non lo nasconde, ha avuto dei riflessi sulla presidenza dell'Osce. «Siamo sempre
stati in estrema sintonia con il ministero degli Esteri e stiamo già discutendo
su come coinvolgere il nuovo governo. Ci sono stati alcuni momenti che non hanno
facilitato l'avanzamento di alcuni dossier, che hanno un aspetto politico
essenziale. L'incontro di Trieste è importante per noi per identificare gli
ambiti in cui l'Osce può fare qualcosa nel Mediterraneo senza pestare i piedi
alle altre organizzazioni internazionali, anche nell'ambito della gestione dei
flussi e della sicurezza, non solo dei migranti». Sulla cooperazione «ci siamo
confrontati su modi pratici e concreti di approfondire le relazioni con partner
asiatici e mediterranei - ha specificato l'ambasciatore Luca Fratini, vice
rappresentante del Consiglio permanente -. L'Osce già dispone di ottimi progetti
che spesso però vengono finanziati solo da una piccola parte di Paesi e in
misura modesta». A fare gli onori di casa il prefetto Porzio, che ha introdotto
gli ospiti nel palazzo del governo definendo il viaggio a Trieste «una scelta
illuminata». La città è in grandissima crescita e la sua collocazione la rende
un ponte verso l'Est Europa». Presenti per i saluti anche il presidente del Fvg
Massimiliano Fedriga, il sindaco Roberto Dipiazza e Manlio Romanelli per la
Camera di Commercio. E proprio Fedriga ha avanzato una proposta, condivisa anche
da Dipiazza, di far diventare questo vertice «un appuntamento costante a
Trieste». La delegazione poi, a bordo del Delfino Verde e assieme al primo
cittadino, ha percorso la costa, ammirando il Porto vecchio e Miramare. «La
nostra città - ha concluso Dipiazza - oggi ha fatto una bellissima figura».
Benedetta Moro
Incontri - La pesca del tonno e lo zoppolo
Domenica alle 10.30, al Museo del Mare di via Campo Marzio 5, si terrà una
visita guidata gratuita con Walter Macovaz dedicata al tema della pesca in alto
Adriatico. Per secoli gli abitanti della zona costiera da Barcola a Sistiana
hanno esercitato il duplice mestiere di contadini e pescatori. Da apposite
vedette posizionate lungo i terrazzamenti del ciglione carsico i
contadini-pescatori vedevano arrivare i banchi di tonni. Dal mare di Santa Croce
e di Canovella una caratteristica imbarcazione - lo zoppolo- serviva per
stendere una rete per catturare il branco. Rete che poi veniva trascinata a riva
e i tonni venivano pescati a mano.
IL PICCOLO - VENERDI', 8 giugno 2018
Parco del mare - Variante al Prg passata in aula - No
del comitato - IL PROGETTO
Porto Lido come futura sede del Parco del mare: con l'approvazione della
variante al Piano regolatore, da parte del Consiglio comunale nell'ultima
seduta, si avvicina l'ipotesi di collocare in quel sito la struttura alla cui
realizzazione sta lavorando da 14 anni il presidente della Camera di commercio,
Antonio Paoletti. Il percorso in aula, per arrivare all'approvazione della
variante, di cui è stata relatrice l'assessore Luisa Polli, è stato comunque
tortuoso, viste le perplessità espresse da più parti, in particolare da M5s e
Pd. In ogni caso, qualsiasi costruzione si realizzerà in futuro nell'area di
Porto Lido, essa non potrà superare i dieci metri di altezza. Polli ha fatto
proprio infatti l'emendamento presentato dalla capogruppo Fabiana Martini e dai
consiglieri Igor Svab e Valentina Repini del Pd, che va in tale direzione.
Bocciato invece quello del capogruppo M5s, Paolo Menis, che prevedeva
l'esclusione di Porto Lido dal testo della variante. Menis ha evidenziato che,
approvando la delibera, «la pianificazione su Porto Lido, con la possibilità di
costruire in quell'area il Parco del mare, di fatto è rimandata all'Autorità
portuale, togliendo al Consiglio comunale la possibilità di intervenire».
Roberto Cosolini (Pd) sottolinea che «con questa variante, il Parco del mare è
cantierabile. Ora aspettiamo di conoscere i finanziatori privati - ha aggiunto -
e comunque sulla localizzazione del Parco avevamo suggerito piuttosto il Porto
vecchio, area più che valida, visto che è adeguata per ospitare il futuro Centro
congressi». Polli, per precisare la situazione sotto il profilo tecnico, ha
affermato che «il Piano regolatore è uno strumento generale e astratto, non
prevede progetti specifici. Il Parco - ha proseguito - non è citato nel testo
perché lo strumento è a disposizione di tutti». Un nuovo secco "no" alla
costruzione del Parco a Porto Lido arriva intanto dal Comitato "La Lanterna"
che, in un comunicato, definisce tale ipotesi «rischiosa e tutt'altro che
innovativa. Scartiamo la collocazione in quel sito - continua il testo - mentre
è il Porto vecchio l'unica destinazione plausibile».
(u.s.)
Centro tutto esaurito per scooter e motorini - E le
multe aumentano
I parcheggi non coprono la domanda del mondo a due ruote - Fioccano soste
selvagge e sanzioni. Richieste «soluzioni»
I parcheggi per scooter e motorini in città non sono sufficienti. Crescono
di conseguenza le soste selvagge e la rabbia di chi li guida, mentre la caccia
al posto libero si fa sempre più complessa e fioccano le multe, quasi 6 mila lo
scorso anno, in aumento nei primi mesi del 2018. Da anni il problema è costante
a Trieste e gli stalli aggiunti negli ultimi mesi non sono riusciti a soddisfare
le esigenze del popolo delle due ruote. Secondo gli ultimi dati resi disponibili
dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, i motocicli immatricolati
nella provincia di Trieste sono più di 48 mila. Erano 41 mila nel 2013. Per chi
si muove con lo scooter il momento più critico della giornata è al mattino. Chi
si dirige in centro quotidianamente si prepara a una dura lotta, perché gli
spazi a disposizione, anche nei parcheggi più grandi, si esauriscono in modo
molto rapido. Già attorno alle 8 sono saturi, stesso copione dal primo
pomeriggio, e per chi lascia il proprio mezzo in divieto, la brutta sorpresa
arriva spesso, sotto forma di multa. Nel 2017 le contravvenzioni che hanno
colpito cicli e motocicli sono state 5.791. E i primi mesi del 2018 mostrano un
trend in crescita: a gennaio gli agenti della Polizia locale hanno emesso 506
multe, 413 in febbraio, 423 in marzo e 486 in aprile, per un totale di 1.703,
con un +10% rispetto allo stesso periodo del 2017. «Non c'è una zona dove le
multe sono state particolarmente numerose - spiega il vicesindaco Paolo
Polidori, che in giunta detiene la delega alla Polizia locale - ma tutto il
centro è interessato dalle sanzioni. Molto dipende dalle condizioni
atmosferiche, se un mese ha più giornate all'insegna del bel tempo ci sono più
veicoli in circolazione e di conseguenza aumentano anche i posti irregolari e le
contravvenzioni». Tra i triestini i malumori sono diffusi da tempo, c'è chi ha
deciso di recarsi al lavoro anche mezz'ora prima dell'orario di inizio, per
evitare gli infiniti tour alla ricerca del posto libero, e chi si dedica a
lunghe passeggiate, dopo aver lasciato il mezzo in punti più periferici, come
Campo Marzio. Tra le zone traboccanti di scooter e motorini viene segnalata
piazza Oberdan, sotto i portici davanti alla scuola, dove le linee disegnate sul
pavimento spesso non vengono rispettate. Difficoltà anche in largo Panfili, dove
i mezzi lasciati sulle curve ogni tanto non permettono alle auto di girare. E
anche le realtà che raggruppano appassionati di cicli e motocicli sottolineano
il problema. «Trieste è una delle città italiane con più due ruote in assoluto -
ricorda Roberto Crociani, nel direttivo del Vespa Club - e questo ormai è un
dato di fatto da tempo. Il centro è pieno, io lavoro in via San Lazzaro e dalle
8.30 alle 13, e dalle 15.30 in poi, è impossibile parcheggiare, sono gli orari
di negozi e molti uffici. E così è lo stesso per altre vie. Ma non è facile
trovare una soluzione». Considerazione simile per Franco Damiani di Vergada,
presidente onorario del Moto Club Trieste. «Non possiamo pretendere troppo -
dice -, bisogna pazientare perché siamo in una città con un centro storico e una
conformazione che non prevede ampi parcheggi da destinare alle moto e agli
scooter. Certamente la mancanza di spazi si sente, la percepiamo tutti e si
resta sempre perplessi quando per andare in centro non si trova nemmeno un
posto, pur girando tanto. Magari uno va al lavoro, sopporta pioggia o altri
rischi con il suo mezzo ma non riesce a lasciarlo in sosta regolare, con il
pericolo pure della multa. Forse una soluzione - suggerisce - sarebbe quella di
sacrificare ancora qualche via ai parcheggi ma siamo tutti consapevoli che
comunque non basterebbe». Anche Michele Pianigiani, membro del club che raduna
gli amanti delle Lambrette, è sulla stessa linea di pensiero. «È un problema
diffuso, molto evidente, se vado dopo le 8.30 in centro non trovo un posto
libero, forse solo lasciando il mezzo vicino alla stazione o accanto a Eataly,
ma a quel punto - spiega - se scegli un mezzo veloce per andare in città lo
spostamento non diventa più agevole. Inoltre alcuni parcheggi nuovi risultano
inutili e spesso vuoti, come quelli alla fine di via Marconi. E i disagi si
ripercuotono anche sulle auto, perché gli scooter si infilano tra le vetture
parcheggiate, dando fastidio e creando malumori tra gli automobilisti»
Micol Brusaferro
Un piano per 500 nuovi stalli
L'annuncio di Polli: «Ne sono stati previsti 300 in città e 200 in
periferia»
«Sono 500 i nuovi posti per gli scooter che verranno inseriti, frutto di una
serie di ordinanze partite già un anno fa. Certo, non serviranno a coprire il
totale fabbisogno, ma saranno comunque utili a snellire un po' la situazione
attuale». Così l'assessore comunale all'Urbanistica Luisa Polli annuncia i nuovi
parcheggi, 300 destinati al centro cittadino e 200 alle periferie. Tra quelli
già disegnati di recente e altri che saranno realizzati a breve, sono
interessate le vie Revoltella, Strada del Friuli, piazzale de Gasperi, viale
Miramare in due punti, e ancora Valmaura, via Molino a Vento, via Schiapparelli,
via Battisti e via Rittmeyer. Per quanto riguarda il centro in particolare due
gli spazi anticipati dall'assessore. «Inseriremo alcuni parcheggi vicino la
chiesa serbo ortodossa, dove c'è un'area libera, che può prestarsi a questa
esigenza, in una zona dove c'è grande fame di posti, dove la richiesta è
altissima. E poi sono previsti da 40 a 60 stalli nuovi sulla bretella che
collega largo Santos alle Rive, accanto all'area del Molo IV, ma a ridosso degli
edifici, dove adesso si trova una lunga fila di panettoni di cemento. Serviranno
sicuramente a rendere meno caotico il parcheggio, sempre pieno, davanti al
Miela». E proprio quel sito, di proprietà del Comune di Trieste, viene segnalato
nelle ultime settimane dai centauri per la confusione di mezzi, che talvolta
restano anche bloccati, vista la mancanza di linee disegnate a terra che
disciplinano la sosta. «Volutamente non sono state fatte - spiega Polli - per
consentire un utilizzo completo della superficie, creare stalli precisi avrebbe
comportato una capienza minore. Certo, ci si appella sempre al buon senso di chi
parcheggia, per evitare che si formino ingorghi». E se quel tratto è preso
d'assalto ogni giorno da tanti mezzi, non è così per lo spazio davanti al Silos,
distante solo un centinaio di metri, dove i posti liberi sono sempre parecchi,
ma che risulta scomodo o troppo lontano per chi si deve dirigere nel centro
cittadino. «Proseguiremo comunque con la creazione di nuovi spazi, altri saranno
creati ancora a Barcola, si fa il possibile, consapevoli però che il numero di
scooter presenti a Trieste sarà sempre di gran lunga superiore alla capienza».
(mi. b.)
Ore 8: il posto è un miraggio - Giri a vuoto per
mezz'ora
Alle 7.30 parte la ricerca di un "buco" dove riuscire a sistemare il
veicolo - Ma la caccia di chi si reca al lavoro di mattina presto porta in
fretta al pienone
Alle 7.30 del mattino trovare un posto libero per lo scooter è già
un'impresa ardua, che diventa quasi impossibile tra le 8 e le 8.30. Chi lavora
in centro lo sa e ormai è rassegnato all'idea di compiere innumerevoli giri
prima di trovare uno spazio libero. Sempre che il posto poi lo si trovi.
Altrimenti si opta per il parcheggio irregolare, sperando non arrivi la tanto
temuta multa. Sono le 7.30, molti uffici stanno per aprire, tra poco anche
negozi e altre attività. La ricerca spesso inizia dalle vie attorno a piazza
dell'Unità d'Italia. Tra via Diaz e via dell'Orologio i pochi stalli a
disposizione hanno appena accolto uno sciame di scooteristi, con il risultato
che la zona è ormai off-limits. Dietro al Municipio tutto esaurito, fin
dall'inizio di via del Teatro Romano, meglio invece non sostare in largo
Granatieri nelle ore in cui il parcheggio non è libero: anche per i motocicli
qui è richiesto infatti il permesso, che va esibito sempre, pena la sanzione. Ci
si sposta più avanti, sempre sulla stessa strada ed ecco ancora file e file di
scooter già posizionati, fino all'incrocio con corso Italia, dove una linea con
pochi stalli si amplia ogni giorno, accogliendo parecchi mezzi anche fuori dalle
righe e quindi a rischio sanzione. Una soluzione possibile potrebbe rivelarsi
piazza Benco, a metà del corso, ma anche qui un posto libero resta un miraggio,
mentre dalla parte opposta, su via Santa Caterina, qualche centauro esasperato
probabilmente dalla ricerca vana, ha lasciato la sua due ruote sulle strisce
pedonali. Si prova a tornare verso il centro, tappa in via San Lazzaro, che
raccoglie un altro grande bacino di spazi per scooter. Niente da fare. Tutto
pieno, pienissimo, e a chiudere i ciclomotori parcheggiati ci sono pure alcune
auto, ferme come spesso accade all'inizio dell'area pedonale per caricare o
scaricare prodotti destinati agli esercizi commerciali della zona. Proseguendo
nelle strade vicine, su via Valdirivo e via Milano, la colonna di mezzi a bordo
carreggiata, regolarmente piazzati, è infinita. Qualcuno, addirittura lascia lo
scooter in seconda fila. Il prossimo tentativo sarà sul tratto finale di via
Genova, dove gli stalli sono tanti, decine e decine. Ma già imboccando la strada
da piazza Ponterosso si intuisce che anche questa volta l'avventura non sarà
destinata a una conclusione positiva. Scooter sono parcheggiati in divieto
sull'area di carico e scarico, sulle strisce e accanto ai tavolini del bar. La
conferma arriva pochi metri più avanti: non c'è più uno spazio libero. Sono le 8
e si va verso piazza Tommaseo, dietro il palazzo della Camera di commercio,
chissà che forse qui non ci sia ancora uno spazietto da riempire. Utopia. Non
solo i motorini sono già tantissimi, ma pure in questo caso "sforano" sulle
strisce pedonali vicine e in un caso un mezzo ha anche occupato lo spazio
destinato alle biciclette. Si ricomincia da capo, su per corso Italia, con uno
sguardo più attento girando su via Imbriani, dove gli stalli negli ultimi anni
sono aumentati, anche se non sono ancora sufficienti evidentemente per
soddisfare le richieste. Un altro giro attorno alle vie del Borgo Teresiano
risulta inutile, anche nelle stradine più defilate non si trova un buco. L'unica
soluzione, quando ormai sono passate le 8, è l'area davanti al teatro Miela,
anche se ormai la giungla di mezzi è già super affollata. Con un po' di fortuna,
infilando a fatica il motorino tra altri due, stando attenti a non bloccare le
vie di fuga e a non rimanere incastrati, l'agognato parcheggio è stato
raggiunto.
(mi.b.)
Traffico selvaggio davanti alla Svevo - Genitori in
allarme
Viavai di camion, auto veloci, verde per i pedoni troppo breve e soste in
doppia fila o sui marciapiedi: raccolte 400 firme
C'è grande preoccupazione nelle famiglie dei ragazzi che frequentano
l'istituto scolastico di via Svevo. Siamo infatti davanti a una delle arterie
più trafficate della città, dove nel recente passato si sono verificati diversi
incidenti, non ultimo quello di circa un paio di mesi fa, quando un anziano è
stato travolto da un'auto mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali.
Compiendo un sopralluogo sul posto, ci si rende subito conto dei pericoli, tra
l'intenso traffico mattutino dei camion, le auto che arrivano dalla curva in
prossimità dell'incrocio con via D'Alviano e proseguono a gran velocità sul
rettilineo, il semaforo di fronte alla scuola stessa il cui verde per i pedoni
dura molto poco e rende difficoltoso l'attraversamento di un'intera classe,
nonché la mancanza di un'adeguata segnaletica che metta in guardia chi guida che
da quelle parti ci possono essere degli studenti che passano. A tutto questo
aggiungeteci pure un gran numero di auto in doppia fila o sui marciapiedi,
perfino sui posti riservati ai disabili davanti all'ingresso principale
dell'istituto, che riducono ulteriormente gli spazi percorribili in sicurezza
dai giovani. Ragioni che destano insomma apprensione quotidiana nelle famiglie,
le quali hanno così raccolto quasi 400 firme per chiedere più sicurezza stradale
al Comune. La petizione è stata portata all'attenzione del Consiglio d'istituto
dal suo presidente, Pierpaolo Gregori, è stata presentata in allegato a una
mozione al Consiglio della Settima circoscrizione (Servola - Chiarbola -
Valmaura - Borgo San Sergio), venendo approvata all'unanimità, ed è quindi stata
trasmessa direttamente all'assessorato competente. «Non serve curare o
consolare, ma bisogna prevenire», è la filosofia di Barbara Bernardo, la madre
che ha avviato la raccolta delle firme nelle scuole assieme a Fabio Fannelli,
anche lui papà di un alunno della scuola e organizzatore dei tornei di calcio
della polizia in memoria di Giulia Buttazzoni, la studentessa del Deledda -
Fabiani morta in seguito all'incidente stradale di un anno e mezzo fa in via
Marchesetti. Come spiega la dirigente scolastica Marina Reppini, la soluzione
provvisoria che è stata adottata per ridurre i rischi è quella di far accedere
la mattina gli studenti dal parcheggio al cortile interno, così da evitare che
aspettino sul lato della strada. Ma la scuola rappresenta un punto
d'aggregazione per l'intero quartiere, poiché in essa si svolgono corsi di
musica e sportivi aperti alla cittadinanza, ed è quindi frequentata, più o meno,
fino alle 22. Tatiana Efimova, mamma di un altro studente della Svevo, è stata
suo malgrado testimone di ben tre incidenti verificatisi allo stesso
attraversamento pedonale, quello non regolato da semafori verso via Baiamonti,
tra i quali proprio quello che ha coinvolto l'anziano di cui si diceva. «Pochi
giorni fa - racconta Tatiana - ho deciso di accompagnare i bambini assieme alle
altre mamme, perché avevamo paura ad andare da sole, e, mentre attraversavo la
strada, un bus ha beccato una moto». Almeno in quell'occasione, non ci sono
stati feriti gravi. Renato Sirotich è il volontario che, durante l'ingresso e
l'uscita degli studenti, presidia proprio l'attraversamento "maledetto". «Non
rispettano assolutamente le regole della strada», afferma. Spesso, aggiunge, gli
automobilisti non si fermano nemmeno davanti alla sua paletta: «Pietà zero»,
assicura.
Simone Modugno
Torna la protesta anti-Tir a Sistiana
I residenti lamentano il comportamento dei "bisonti della strada" in
centro
DUINO AURISINA Arriva la bella stagione e, puntualmente, torna a farsi
sentire la protesta dei residenti di San Giovanni di Duino e di Sistiana nei
confronti degli autisti dei Tir che continuano a manifestare totale disinteresse
per la segnaletica stradale della zona. In questi giorni in cui il traffico
aumenta, per la crescente presenza di turisti, appare ancor più pericolosa la
condotta di chi, al volante dei cosiddetti "bisonti della strada", non esita,
uscendo per esempio dalla strada che dal vallone di Gorizia si immette sulla
"14", a poche decine di metri dall'abitato di San Giovanni di Duino, a
effettuare una sorta di inversione di marcia per dirigersi verso Sistiana.
Centro quest'ultimo che, nella bella stagione, vede la presenza di molti pedoni.
La regola impedirebbe ai Tir, ma in generale a tutti i mezzi pesanti, di
attraversare l'abitato di Sistiana, ma sembra che a questa piaga, nonostante le
ripetute lamentele dei residenti e dei pubblici esercenti di negozi, ristoranti
e pubblici esercizi del luogo, non si riesca a porre rimedio. Alcuni hanno
scattato foto piuttosto esplicite di camion che superano la linea bianca
continua in mezzo alla strada, che invadono la corsia opposta, che non
rispettano la segnaletica peraltro molto chiara della zona, ma invano. «Del
problema abbiamo interessato tutte le autorità competenti - dice il sindaco di
Duino Aurisina, Daniela Pallotta - a cominciare dal Prefetto di Trieste,
Annapaola Porzio. Speriamo di poter dare presto risposte esaustive».
(u. s.)
BULGARIA - Ok al piano per la centrale nucleare -
Semaforo verde al rilancio della costruzione dell'impianto di Belene, sul
Danubio
SOFIA - Semaforo verde per rilanciare la costruzione della seconda centrale
nucleare bulgara di Belene, sul Danubio. Il parlamento di Sofia ha dato
ufficialmente mandato all'esecutivo, e in particolare al ministro dell'Energia
Temenuzhka Petkova, componente del terzo governo Borisov, per riprendere il
progetto e realizzarlo in collaborazione con un investitore strategico basandosi
sulle leggi di mercato e senza una garanzia governativa. La risoluzione chiede
all'esecutivo di organizzare, coordinare e supervisionare i negoziati con
potenziali investitori e definire una procedura per la selezione di un
investitore strategico entro il 31 ottobre prossimo. Il controverso progetto
bulgaro-sovietico della centrale nucleare di Belene ha una lunga storia. I
lavori per la sua costruzione iniziarono negli anni Ottanta, in epoca comunista,
ma dopo la caduta del regime il progetto fu congelato. Fu rispolverato nei primi
anni del Duemila e nel 2006 Sofia siglò un contratto con la compagnia russa
Atomstroiexport per la costruzione di due reattori da mille megawatt ciascuno.
Nel 2012 però il primo governo di Boyko Borisov annullò il contratto. In
seguito, nel 2016 una sentenza della Corte d'arbitrato internazionale di Ginevra
impose alla Compagnia elettrica nazionale bulgara (Nek) il pagamento di un
risarcimento alla Atomstroiexport pari a circa 620 milioni di euro per i due
reattori già fabbricati. Nei giorni scorsi la Rossatom russa ha dimostrato
interesse per realizzare il progetto. Un altro candidato sarebbe la China
national nuclear corporation (Cnnc). Proprio la centrale di Belene è stata uno
dei temi al centro del colloquio che il premier Borisov ha avuto pochi giorni fa
a Mosca con il presidente russo Vladmir Putin. In quella occasione Borisov ha
infatti annunciato che «un secondo braccio di Turkish Stream», il gasdotto che è
andato a sostituire South Stream - ma con sbocco primario in Turchia e non sul
suolo europeo - «raggiungerà la Bulgaria», passando sotto il Mar Nero come
avrebbe dovuto fare proprio South Stream. E su un altro versante appunto il
portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov ha confermato l'intenzione da parte delle
due capitali di lavorare insieme anche sul progetto della centrale di Belene.
Eventi - Apre i battenti "Mare Nordest"
Apre "Mare Nordest": la manifestazione si terrà da oggi a domenica alla
Centrale idrodinamica del Porto Vecchio, con ingresso libero. Il programma: alle
10.30, apertura della manifestazione; alle 10.45, incontro su "Le
macroplastiche... Un viaggio nelle isole di plastica" con proiezione del filmato
"Le Meraviglie del mare" di Jean-Michel Cousteau e Jean-Jacques Mantello; alle
11.15, "Le scovazze in fondo al mar... alla scoperta degli ambienti marini
profondi dove la spazzatura è arrivata prima di noi" a cura di Silvia
Ceramicola; e alle 12.15, "Il plancton di plastica" a cura di Paola Del Negro.
IL PICCOLO - GIOVEDI', 7 giugno 2018
Pioggia di ricorsi al Tar per annullare l'accordo sulle
aree inquinate
Diciassette aziende tra cui Colombin e Facau immobiliare fanno causa al
Comune per le bonifiche nei terreni ex Ezit
La bonifica in zona Ezit è un fantasma che ancora si agita irrequieto tra le
strade e i capannoni della periferia meridionale triestina. Capace anche di
arrivare nell'aula del Tribunale amministrativo in piazza Unità. Ecco l'incipit.
Correva il 25 maggio 2012 quando apposero il loro autografo il ministro
dell'Ambiente Corrado Clini, l'assessore regionale alle Finanze Sandra Savino,
il presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, il sindaco di Trieste
Roberto Cosolini, il sindaco di Muggia Nerio Nesladek, il presidente
dell'Autorità portuale Marina Monassi, il presidente dell'Ezit Dario Bruni.
Firme trasversali. Sembra trascorso un secolo, ma sono solo sei anni: da allora
tutte quelle cariche sono cambiate e un paio di enti sono stati soppressi. Si
trattava dell'accordo di programma intitolato "Interventi di riqualificazione
ambientale funzionali alla reindustrializzazione e infrastrutturazione delle
aree comprese nel Sito di interesse nazionale di Trieste". Pareva poter
sbloccare una questione che durava da una decina di anni e che di fatto aveva
incartato l'area produttiva del territorio. Nonostante l'ampio fronte dei
firmatari, a qualche diretto coinvolto il contenuto dei 18 articoli, nei quali
si articolava il documento, non piacque, tanto che presentò ricorso al Tar Fvg.
Nella convinzione che «l'accordo di programma e il Piano di caratterizzazione,
che ne costituisce il presupposto, conterrebbero varie previsioni viziate ed
illegittime, e gli stessi potrebbero arrecare pregiudizio agli interessi delle
aziende ricorrenti». Nell'aprile 2014, un paio d'anni dopo la sottoscrizione
dell'atto, furono Facau Immobiliare srl, 3D Immobiliare srl, Colombin & figlio
srl a chiedere così l'annullamento dell'accordo. Quattro anni più tardi - siamo
nel maggio 2018 - la giunta del Comune triestino, con una raffica di tre
delibere portate dall'assessore Maurizio Bucci, ha deciso di costituirsi in
giudizio a tutela di quella firma che venne apposta da Roberto Cosolini. Se ne
occuperà l'avvocatura comunale. L'amministrazione non ha cambiato idea per tre
ragioni che le tre delibere naturalmente reiterano. Perchè «la normativa
nazionale, lungi dal contraddire i principi comunitari, rende pienamente
legittima la scelta di considerare i proprietari delle aree, in assenza
dell'individuazione del responsabile della contaminazione, come coinvolti nelle
procedure della messa in sicurezza e bonifica». Perchè i ricorrenti «hanno
presentato solo supposizioni in merito a future potenziali richieste di danno
ambientale, non suffragate da atti formali». Perchè «l'Accordo di programma
impugnato contiene le necessarie differenziazioni tra le aree inquinate da
soggetti pubblici e non, anche ai fini della quantificazione economica dei costi
necessari per gli interventi». L'Accordo suddivideva gli interventi in tre
ripartizioni: "piccoli operatori", "grandi operatori", "area a mare". Per la
copertura finanziaria del programma il governo mise a disposizione 13,4 milioni,
di cui quasi 11 assegnati alla Regione
Massimo Greco
No ai camion fuori dalla A4 in caso di incidenti
Pizzimenti: solo le auto potranno riversarsi sulle statali se
l'autostrada sarà chiusa
UDINE - Tre interventi, interconnessi tra loro, per provare a risolvere, o
almeno limitare al massimo i problemi legati al traffico lungo l'A4 - che si
muove in parallelo coi lavori della terza corsia - e, soprattutto, al
congestionamento delle arterie secondarie quando l'autostrada è chiusa per
incidenti. È quanto emerso ieri al termine dell'incontro organizzato
dall'assessore alle Infrastrutture Graziano Pizzimenti, col prefetto di Udine
Vittorio Zappalorto e i sindaci di San Giorgio di Nogaro, Roberto Mattiussi, e
di Latisana, come presidente dell'Uti Riviera Bassa Friulana, Daniele Galizio.
Appuntamento, che segue a quelli coi vertici di Autovie Venete, Fvg Strade e
forze dell'ordine, voluto per accelerare nella definizione del piano
emergenziale che Pizzimenti mira a predisporre nei dettagli nel minor tempo
possibile. La prima novità riguarda i camion che non potranno più lasciare
l'autostrada, nemmeno in caso di chiusura della stessa, per riversarsi sulle
statali. «La sperimentazione provata nei giorni scorsi - conferma l'assessore -
è andata a buon fine e abbiamo deciso di confermare questa impostazione per i
mesi a venire. Il transito esterno all'A4 verrà consentito, eventualmente, solo
alle auto; i camion, pure nel caso di chiusura per incidente dell'autostrada,
non potranno più essere "scaricati" sulla viabilità ordinaria, ma resteranno
incolonnati fino a riapertura della circolazione». Un altro punto che è sempre
stato a cuore all'assessore porta alla presenza di più personale sulle strade
statali. Anche qui la Regione è pronta a intervenire con uno stanziamento
specifico - ufficialmente grazie a un'iniziativa del commissario straordinario
per la Terza Corsia, cioè il governatore Fedriga - nei prossimi giorni.
«Parliamo - spiega Pizzimenti - di una cifra tra i 180 mila e i 200 mila euro.
Denaro che servirà a impiegare personale esterno a Autovie e che verrà usato
negli snodi principali della viabilità ordinaria. Col "verde" a un semaforo, se
analizziamo la situazione delle arterie principali, riusciamo oggi a consentire
il transito di appena una manciata di camion. Poter avere qualcuno che coordina
le operazioni "live", secondo il traffico in arrivo dalle diverse direttrici, ci
consentirà di snellire, non poco, i transiti». Confermata infine la richiesta
alla polstrada di mantenere attivi sulle 24 ore gli autovelox presenti sul
tratto di A4 di competenza di Autovie e, possibilmente, aumentarne il numero.
Sono una quindicina, collocati lungo il cantiere della terza corsia, tra
Palmanova e Portogruaro, ma potrebbero diventare molti di più. Intanto
l'assessore ha chiesto a Autovie di potenziare la comunicazione sulla presenza
dei dispositivi autovelox tramite i pannelli in entrata e uscita, le radio, i
social, le App dedicate alla viabilità locale. E se non sarà possibile
intervenire a livello di ticket (i costi delle tratte sono stabiliti dal Cipe e
non modificabili) gli amministratori locali potrebbero ricevere qualche buona
notizia dall'assestamento di bilancio estivo. Il capogruppo di FI Piero Mauro
Zanin intende avere dalla giunta Fedriga il via libera alla concessione di una
sorta d'indennizzo economico per le municipalità più in sofferenza, per coprire
le spese di manutenzione del manto stradale di competenza comunale e intervenire
a livello di segnaletica.
(m.p.)
Nuove "zebre" luminose per la sicurezza dei pedoni
Le strisce di via campi Elisi e largo Irneri saranno dotate di luci
lampeggianti - Una decina di semafori diventeranno a misura di non vedenti con
dispositivi ad hoc
Tre attraversamenti pedonali luminosi e una serie di dispositivi per non
vedenti sui semafori, per una spesa complessiva pari a 56 mila euro:
l'amministrazione comunale ha approvato una proposta di delibera dell'assessore
all'urbanistica Luisa Polli. Gli attraversamenti pedonali luminosi saranno
realizzati in via Campi Elisi (all'intersezione con via De Coletti e con via del
Lloyd) e in largo Irneri. Lunga la lista dell'installazione di dispositivi per
non vedenti sugli impianti semaforici esistenti: le zone interessate sono quelle
di piazza Dalmazia (altezza via Fabio Severo), via Ghega (all'altezza di via
Roma), corso Saba (lato piazza Goldoni), passo Goldoni (lato piazza Goldoni),
stazione Ferroviaria (viale Miramare sia lato taxi che lato monte), via
dell'Istria (all'altezza di piazzale Valmaura), via Battisti (via Rismondo), via
Giulia (via Rismondo e via Rossetti), corso Cavour (all'intersezione con via
Valdirivo e dal lato mare).«Gli interventi in questione - fa sapere l'assessore
Polli - rientrano nel programma di finanziamenti per il miglioramento della
qualità dell'aria nelle aree urbane e per il potenziamento del trasporto
pubblico del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare e
vanno a completare un precedente intervento che ha visto la realizzazione di tre
attraversamenti pedonali semaforizzati, ubicati rispettivamente in via
Canalpiccolo, Via Roma e via San Spiridione». La spesa complessiva
dell'intervento ammonta esattamente a 56.726,60 euro. Il progetto è stato
elaborato e verrà realizzato da Hera Luce (società controllata da AcegasApsAmga)
nell'ambito del contratto di servizio per la gestione del sistema semaforico
cittadino che risale ancora al 1999.«La definizione degli interventi - spiega
l'assessore - è stata effettuata dagli uffici del servizio Pianificazione
territoriale, valorizzazione del Porto vecchio, mobilità e traffico sulla base
di specifici indirizzi che ho impartito, tenuto conto delle attuali criticità
rilevate sul territorio, con lo scopo generale di migliorare l'attuale livello
di sicurezza stradale dei pedoni. In particolare, la realizzazione dei tre
attraversamenti pedonali luminosi ha il fine di migliorare sensibilmente le
condizioni di visibilità degli attraversamenti esistenti, creando per i
conducenti dei punti localizzati di attenzione nei confronti dei pedoni in
transito in carreggiata». Le strisce pedonali esistenti saranno dotate di corpi
illuminanti dedicati e corredati di segnali stradali di localizzazione
dell'attraversamento pedonale dotati di luci lampeggianti. Per quanto riguarda
l'installazione dei dispositivi per non vedenti sugli impianti semaforici
esistenti, è stata eseguita una verifica delle esigenze sul territorio e grazie
alla collaborazione con l'Unione italiana ciechi e stato possibile definire una
localizzazione condivisa dei dispositivi, finalizzata a garantire un
miglioramento dell'accessibilità degli spazi stradali per i portatori di
disabilità visiva. È previsto l'avvio immediato dei lavori, che si concluderanno
presumibilmente entro il mese di giugno. Ma non basta. All'attenzione
dell'assessore Polli ci sono gli attraversamenti pedonali di via XXX Ottobre,
all'intersezione con via Milano e via Valdirivo, che rientrano nel progetto di
pedonalizzazione dell'area. È allo studio anche l'istallazione di un semaforo da
collocare all'incrocio pericoloso tra via Campi Elisi e via San Marco/von Bruck.
Tra le segnalazioni, è arrivata anche la richiesta di spostamento
dell'attraversamento pedonale di via Venezian, all'angolo con via di Cavana, per
motivi di visibilità. Idem per le zebre poste in via Stuparich all'uscita del
Pronto soccorso dell'ospedale Maggiore. Su questi l'assessore ha promesso un
ulteriore studio.
Fabio Dorigo
La corsa in taxi? Ora si paga con il cellulare
Al via il nuovo servizio digitale. Basterà inquadrare con lo smartphone
il "QR code" e digitare la cifra
Sulle 226 vetture della cooperativa Radio Taxi Trieste ora è possibile
pagare la corsa anche attraverso il cellulare. Basta scaricare l'applicazione
Tinaba, la più diffusa per trasferire, condividere e aggregare il denaro senza
costi di commissione. A bordo dei taxi sarà presente una targhetta con "QR Code"
per effettuare il pagamento della corsa con un semplice e veloce gesto sul
proprio smartphone. Basterà inquadrare il QR Code e inserire la cifra dovuta al
tassista: il pagamento sarà eseguito all'istante, e l'autista riceverà in tempo
reale la conferma dell'avvenuto pagamento da parte del passeggero, il tutto
senza costi per entrambi. Il nuovo sistema è possibile grazie ad un accordo
siglato tra Uri- Unione dei Radio Taxi d'Italia, e Tinaba, il sistema più
diffuso per pagare le corse con lo smartphone, facendo entrare i taxi nell'era
del mobile payment. Il servizio è già attivo a Roma, Milano, Bologna, Brescia e
Firenze. La possibilità di pagare la corsa in taxi con Tinaba offre agli utenti
numerose possibilità. Con la funzione "Conto condiviso", ad esempio, si potrà
dividere la spesa del viaggio direttamente con la app, oppure si potrà pagare la
corsa "a distanza", ad esempio tra genitori e figli. Il tutto istantaneamente e
senza costi di commissione. «Questo nuovo sistema di pagamento, - spiega Davide
Secoli, presidente della cooperativa Radio Taxi - così come l'applicazione "itTaxi"
che consente di prenotare una corsa senza bisogno di passare per il nostro
centralino, sono certamente metodi rivolti chi ha più dimestichezza con la
tecnologia, ma consentono ai nostri operatori al centralino di dedicare più
tempo ai clienti che usano il sistema tradizionale attraverso lo 040.307730». I
sistemi tradizionali di chiamata e di pagamento non hanno subito e non subiranno
alcun cambiamento. L'applicazione "itTaxi" è stata introdotta a Trieste da
RadioTaxi lo scorso ottobre e di mese in mese sta raccogliendo nuovi fruitori.
Con questo nuovo sistema di pagamento i taxi triestini raggiungono un elevato
livello tecnologico, entrando così nel network di 69 città italiane che
dispongono di un servizio taxi al passo con l'era digitale e vicino alle
esigenze di chi utilizza questi strumenti. «La cooperativa - spiega Secoli - ha
da poco dotato i suoi mezzi di dispositivi capaci di gestire con più velocità e
precisione le nuove applicazioni. Adeguarsi alle nuove tecnologie era un obbligo
e siamo fieri di aver fatto questo importante passo avanti».
(l.t.)
Scontro aperto sulla Tav - Fra Piemonte e ministero
sfida a colpi di frecciatine
Chiamparino a favore dell'opera: «Per bloccare devono passare sul mio
corpo» - La replica: «Tranquillo, su quella linea potrebbe non esserci mai un
treno...»
TORINO - Sergio Chiamparino, il presidente del Piemonte, è solito risolvere
le questioni spinose con quelle sue battute, a metà tra il serio e l'ironico,
vedi l'uscita di due giorni fa in Consiglio regionale: «Prima di bloccare la Tav
devono passare sul mio corpo». Bene, sembra aver trovato nel neo ministro delle
Infrastrutture Danilo Toninelli un degno sparring partner. Nella sua prima
visita ufficiale da ministro, a Torino per l'inaugurazione del Salone dell'auto,
Toninelli ha replicato con una battuta altrettanto sferzante: «Gli direi di
stare tranquillo: potrebbe non esserci mai, su quella linea, un treno che passa
sul suo corpo». Eppure, dietro le schermaglie, è in atto una tensione
sotterranea non indifferente. Seppur con toni molto più istituzionali di quelli
utilizzati da Luigi Di Maio a Ivrea il 19 maggio scorso - «non si farà,
convinceremo la Francia che è un'opera inutile» -, Toninelli ha confermato che
la Torino-Lione da opera blindata, in fase di realizzazione e già in parte
finanziata, è tornata in discussione. «Nel contratto di governo è indicata la
rivalutazione di questo progetto», spiega. «Il mio obiettivo è analizzare costi
e benefici di tutte le opere. Se necessarie dovranno essere finite, soprattutto
quelle già iniziate. Altrimenti, dovremo valutare come agire sempre
nell'interesse dei cittadini». Parole che a Torino allarmano non poco chi pensa
che l'alta velocità ferroviaria possa essere un volano per lo sviluppo del
territorio e assiste con terrore a quel che sta avvenendo: la Lega blinda le
opere pubbliche in cantiere nelle regioni in cui è al governo, a cominciare da
Lombardia e Veneto, mentre i 5 Stelle, che guidano Torino, mettono in
discussione le infrastrutture piemontesi, Tav e Terzo Valico». Logico che
Chiamparino alzi la voce, sapendo di contare sul sostegno oltre che del Pd,
anche di Forza Italia, Fratelli d'Italia e della Lega a livello locale, più
tutte le categorie produttive: «La Tav è un'opera fondamentale per aprire un
passaggio a Nord Ovest, decisiva per trasformarlo in una nuova piattaforma
logistica. Senza contare che sono già stati compiuti tutti gli atti necessari
per fare partire i lavori. Un conto è la campagna elettorale, un conto è
governare». Prossimo round a Roma, quando ministro e governatore si vedranno per
entrare nel dettaglio. A quel punto, messe da parte le battute, si farà sul
serio.
Andrea Rossi
L'intervista al ministro - Toninelli: «C'è l'ambiente e
non soltanto i soldi»
ROMA - I cantieri aperti per le grandi opere non hanno mai fatto impazzire i
Cinque stelle. E adesso che al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti
siede un pentastellato purissimo come Danilo Toninelli, la Tav, il gasdotto Tap,
la Pedemontana, tremano davvero. Toninelli, cosa si aspetta di trovare dalle
ispezioni che farà delle grandi opere in costruzione? «Vanno valutate una per
una secondo il parametro costi-benefici, nell'ottica della loro piena
sostenibilità. E mi riferisco a criteri ambientali, sociali ed economici. Il
Paese va modernizzato, ma in modo razionale, per dire addio agli sprechi e agli
scandali degli ultimi anni». Luigi Di Maio sostiene che la Tav «è inutile» e lei
stesso, nella sua prima uscita pubblica, ha detto a Chiamparino che forse «non
passerà mai un treno su quella linea». Ritiene vada bloccata? «Quella rivolta a
Chiamparino, che è notoriamente uomo di spirito, era una battuta in risposta a
una delle sue. Come scritto sul contratto di governo, la Torino-Lione sarà fatta
oggetto di valutazione circa la sua sostenibilità». L'Unione europea, però, ha
avvertito che in caso di blocco della Tav l'Italia dovrà restituire i 2,4
miliardi di euro che Bruxelles ha già investito. E poi ci sono in ballo appalti
per 5,5 miliardi nei prossimi mesi. È un azzardo sostenibile per le casse dello
Stato? «Dobbiamo capire se il gioco vale la candela e se i soldi già impegnati
giustificano una spesa futura molto più grande. Ci sono anche parametri
ambientali e sociali da tenere in considerazione accanto a quelli economici. In
ogni caso, ci atterremo alle procedure dettate dall'accordo con la Francia». Sul
suo tavolo ci sarà anche il gasdotto Tap, in Puglia. La ministra per il Sud,
Barbara Lezzi, si opporrà alla costruzione e porterà il fascicolo al comitato di
conciliazione. Lei come si schiererà? «Condivido la sua posizione. La ministra
Lezzi pensa giustamente di attenersi alla procedura che abbiamo stabilito tra
alleati di governo di fronte a temi sui quali serve un approfondimento». I
leghisti, però, sono tendenzialmente favorevoli alle grandi opere. Teme si
possano aprire delle crepe nell'alleanza? «Troveremo un punto di caduta. Abbiamo
interlocutori ragionevoli». C'è sintonia, invece, su Alitalia. Si insisterà su
una partecipazione statale nella compagnia aerea? «C'è già di fatto un
intervento pubblico in atto con il commissariamento e il prestito ponte. Bisogna
evitare a tutti i costi che si venda a pezzi una compagnia che può e deve essere
rilanciata su basi di mercato». Cosa mette al primo posto nella sua agenda? «Di
certo non mancano i dossier urgenti. Oltre alle grandi opere bisogna dare un
impulso agli investimenti su più fronti, dalla mobilità privata sostenibile alla
«cura del ferro». Ci sono anche temi meno citati, ma che hanno grande impatto
sociale: mi riferisco all'edilizia residenziale alle politiche abitative». Nel
passaggio di consegne con l'ex ministro Graziano Delrio lei ha detto che
lavorerà «in continuità con quanto di buono è stato fatto». A cosa si riferisce?
«Ci sono stati sforzi sulla programmazione a lungo termine e sull'obiettivo di
una buona project review. Ma non basta». Dove invertirà la rotta? «Il Codice
degli appalti ha bisogno di correzioni per contemperare l'esigenza di
snellimento con quella di difesa della legalità. C'è da rafforzare ulteriormente
la capacità progettuale di Anas. E oggi il deficit sulla logistica rappresenta
per le imprese una tassa occulta da circa dieci miliardi». Sul Mit oggi sventola
la bandiera del Movimento. I super-stipendi dei dirigenti saranno tagliati? «Chi
lavora bene va valorizzato, ma eviteremo certamente gli sperperi. Sto studiando
la mappatura dell'organigramma del ministero e finora ho trovato preziose
professionalità».
Federico Capurso
San Marco - Viaggio-inchiesta sui torrenti
Il Circolo Verdeazzurro di Legambiente Trieste invita soci e simpatizzanti a
partecipare alla presentazione del libro "Radici liquide. Un viaggio inchiesta
lungo gli ultimi torrenti alpini", con l'autrice, Elisa Cozzarini (nella foto),
giornalista e scrittrice, e Dario Gasparo, biologo esperto di ambiente:
appuntamento questo pomeriggio alle 18, al Caffè San Marco in via Battisti 18.
Sono rari i corsi d'acqua ancora naturali sulle Alpi. Salendo ad alta quota,
vicino alle sorgenti, ai nevai, ai ghiacciai superstiti, sotto ai dirupi, si
scopre che l'acqua non scorre più libera. Viene portata via, immessa nei tubi e
utilizzata per fare energia. Questo libro è una vera e propria inchiesta su
quello che è lo sfruttamento idroelettrico degli ultimi torrenti alpini e, allo
stesso tempo, è il racconto di un lungo viaggio tra valli sconosciute e a
affascinanti. L'ingresso alla presentazione del libro è libero e aperto a tutti
gli interessati.
Prende il largo Mare Nordest alla Centrale Idrodinamica
la salute delle nostre acque
Gli spunti della ricerca, gli effetti del turismo e i canali della
divulgazione marittima. Sono i temi che dominano il percorso di Mare Nordest, la
manifestazione dedicata ai vari versanti della cultura del mare, progetto ideato
da Roberto Bolelli, Sandro Damico ed Edoardo Nattelli, curato dell'Associazione
Sommersa Diving e organizzato in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura
del Comune di Trieste, quest'anno in programma da domani a domenica alla
Centrale Idrodinamica del Porto Vecchio (ingresso libero). Edizione numero
sette, corredata come sempre da incontri, seminari e vetrine sugli aspetti più
disparati che colorano il pianeta mare e suoi riverberi in campo scientifico,
occupazionale e soprattutto ambientalista. Il focus sullo stato di salute degli
ambienti marini resta anche quest'anno la prerogativa principe della
manifestazione, l'aspetto su cui buona parte dei relatori in cartellone saranno
chiamati a relazionare nell'arco della tre - giorni nella inedita sede del Porto
Vecchio: «Siamo giunti alla settima edizione di un progetto oramai ben esteso in
campo regionale e non solo - ha sottolineato Roberto Bolelli, uno degli ideatori
della manifestazione -, intendiamo riportare alla ribalta anche la valenza del
progetto del Parco Navale, sui cui ci battiamo da anni, ma nel contempo puntiamo
alla divulgazione di una forma di educazione ambientale da vivere in maniera
tangibile, concreta - ha aggiunto - ribadendo cioè non solo i dati allarmanti
che riguardano il degrado marino ma lavorando sul campo, con una operazione
ancor più strutturata di pulizia dei fondali». L'aspetto "sostenibile" in primo
piano quindi, spunto da coniugare al coinvolgimento delle scuole cittadine, a un
seminario a crediti per la formazione giornalistica, alle esibizioni delle unità
cinofile di salvataggio e alla passerella finale del Trofeo Internazionale di
fotografia subacquea "Città di Trieste - Memorial M. Genzo" (www. marenordest.
it info@marenordest. it).
Francesco Cardella
Viaggio tra le isole di plastica e le Fiji di Cousteau
Sabato gara di fotografia subacquea e si chiude con la pulizia dei
fondali davanti Piazza dell'Unità
Filmati, dibattiti e soprattutto riflettori puntati sin dall'inizio sui temi
della sostenibilità e dell'inquinamento marino. Mare Nordest aprirà
ufficialmente i battenti dalle 10. 30 di domani, con gli interventi
istituzionali di rito previsti nella sede della Centrale Idrodinamica, il nuovo
teatro scelto per la tre giorni della settima edizione. Alle 11 in programma la
conferenza "Le macroplastiche... un viaggio nelle isole di plastica", incontro
abbinato alla proiezione del filmato dal titolo "Le meraviglie del mare",
firmato da Jean Michel Cousteau e Jean Jacques Mantello, documentario girato tra
le isole Fiji e le Bahamas, opera elaborata non solo tra le bellezze dei
circuiti turistici ma soprattutto alla ricerca degli angoli remoti,
semisconosciuti quanto soggetti ai pericoli del degrado e dell'inquinamento. Il
filmato rappresenta uno dei modelli didattici adottato dal Circuito Cinema
Scuole, con cui Trieste ora può affiancarsi in un ciclo divulgativo già
supportato da Roma, Ancona, Livorno, Mestre e Genova. Una curiosità, la voce
narrante del documentario è di Arnold Schwarzenegger. A seguire, ancora una
analisi delle problematiche ambientali del mare, con "Le scovazze in fondo al
mar... alla scoperta degli ambienti marini profondi dove la spazzatura è
arrivata prima di noi", incontro curato da Silva Ceramicola, ricercatrice
dell'Ogs, l'istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale. Il
programma della prima giornata contempla alle 12.15 l'incontro "Il plancton di
plastica", curato da Paola Del Negro, biologa marina e direttore della Sezione
di Ricerca Oceanografica dell'Ogs. Sabato stage formativo per giornalisti
(10.30-12.30) intitolato "Come migliorare il modo di comunicare il mare" ,
strutturata su due interventi, il primo affidato a Giulio Giraud, Capo Ufficio
Relazioni Esterne della Direzione Marittima ("La comunicazione istituzionale sul
mare") e l'altro da parte di Leonardo Imporzano, giornalista subacqueo ("Le
comunicazioni delle attività subacquee attraverso i social media"). Alle 16 la
presentazione del libro "Palonbiro - Pagine dal fondo", scritto da Leonardo
Imporzano, e alle 18 le premiazioni del Trofeo Internazionale di fotografia
subacquea "Città di Trieste - Memorial Genzo", organizzato dalla Trieste
Sommersa Diving. Domenica si lavora in mare. Alle 9.30 il raggio delle
operazioni si sposta alla Scala Reale, spazio antistante Piazza Unità, per la
pulizia dei fondali, mentre alle 12.30 entrano in scena le unità cinofile della
Scuola Italiana Cani Salvataggio. Chiusura della manifestazione in Porto
Vecchio, con alle 14 la premiazione dell'operazione di pulizia e alle 18 la
cerimonia finale.
(f.c.)
SVILUPPO SOSTENIBILE
Per Il festival dello sostenibile all'Università di Trieste incontro pubblico dal titolo "La sfida dello sviluppo sostenibile: riflessione su acqua, cibo, energia e mobilità" oggi alle 9.30 in aula Bachlet, edificio centrale del comprensorio universitario di piazzale Europa 1, primo piano.
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 6 giugno 2018
Plastica, multinazionali nel mirino
Nei mari tonnellate di rifiuti. Da Greenpeace appello al G7: divieti per
i colossi dell'industria
ROMA - Nei mari di tutto il mondo ci sono già 150 milioni di tonnellate di
plastica e ogni anno se ne aggiungono altri 8. La plastica sporca gli oceani,
soffoca gli animali marini che la mangiano e finisce sulle nostre tavole. E
tutto questo, solo perché non vogliamo rinunciare all'usa e getta. Il monouso
moltiplica a dismisura i rifiuti di plastica che, in gran parte finiscono
nell'ambiente. Dove rimarranno per secoli. Ce n'è abbastanza per definire la
plastica nei mari una delle maggiori emergenze ambientali del mondo, e per
dedicarle l'edizione 2018 della Giornata mondiale dell'Ambiente, celebrata
dall'Onu il 5 giugno di ogni anno. Lo slogan è «Combatti l'inquinamento da
plastica. Se non puoi riusarlo, rifiutalo». Ovvero, riutilizza gli oggetti in
plastica, come vaschette e bottiglie, non buttarli. E se non possono essere
riutilizzati, non comprarli: preferisci i prodotti sfusi o in confezioni di
materiale biodegradabile (carta, cartone, vetro, bioplastiche). I dati
d'altronde parlano da soli. Se si va avanti di questo passo, nel 2050 la
plastica nei mari peserà più di tutti gli animali marini. Il grosso
dell'inquinamento viene dai paesi emergenti (Asia, Africa e America Latina), che
non hanno sistemi di raccolta e trattamento adeguati. Ma anche nel Mediterraneo,
secondo Legambiente, ci sono 58 rifiuti per ogni km quadrato, per il 96% di
plastica. In Italia ogni 100 metri di spiaggia si trovano in media 620 rifiuti,
all'80% di plastica. Il riciclo è ancora marginale. Per l'Ocse, solo il 15%
della plastica viene riciclata (il 30% in Europa). Il 25% viene bruciato, il 60%
va in discarica o nell'ambiente. L'unica soluzione, secondo l'Onu, è consumarne
meno. Per la Giornata dell'Ambiente, papa Francesco twitta «Signore, risveglia
in noi la lode e la gratitudine per la nostra Terra e per ogni essere che hai
creato». Greenpeace chiede al prossimo G7 e alle multinazionali di fissare
divieti per la plastica usa e getta e obiettivi di riduzione, e lancia un
servizio via whatsapp, il Plastic Radar, per segnalare i rifiuti in mare. In
Italia, il neopremier Giuseppe Conte nel suo discorso al Senato dice «non siamo
disponibili a sacrificare l'ambiente e il progetto di una blue economy per altri
scopi». Il ministro all'Ambiente, Sergio Costa, promette che renderà il suo
ministero «plastic free» e lancerà «una strategia economica e culturale per
iniziare a ridurre la produzione di plastica e imballaggi inutili». Anche il
neo-ministro alle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, si impegna a
«ridurre l'impiego della plastica, come nel caso delle vaschette per alimenti».
Parte la raccolta differenziata dei pannolini
L'amministrazione Marzi punta su un nuovo servizio. Anticipato al martedì
il giorno della carta
MUGGIA - Stesse modalità di conferimento, ma un giorno d'anticipo per la
raccolta della carta. È questa la variazione apportata nel calendario di
raccolta dei rifiuti "porta a porta" che interessa il solo centro storico di
Muggia. Un cambiamento, si legge in una nota del Comune, «volto a migliorare il
servizio dedicando ogni giornata a un solo tipo di conferimento». La raccolta
"porta a porta" del centro storico, spiega ancora l'amministrazione Marzi nella
nota, dipende dalla «volontà riconfermata a Net» di «garantire il decoro del
centro cittadino con due prelievi ogni mattina» concentrando quindi «ogni
tipologia di rifiuto in una propria giornata mirata, in modo da ottimizzare
anche le tempistiche di prelievo». Il calendario delle raccolte, «sempre con
orario di esposizione dalle 5 ed entro e non oltre le 9 del giorno di asporto»
resta dunque invariato con il solo cambiamento del martedì, che diventa così la
giornata dedicata a carta e carbone. Mercoledì e sabato saranno, come da copione
precedente, le date settimanali per il secco residuo, così come il venerdì sarà
quella per la plastica. Anche il rifiuto organico e il vetro (e le lattine)
continueranno a essere destinati, come da prassi ormai, ai punti dedicati di via
Roma e piazzale Caliterna. «È da diversi giorni - recita la nota del Comune -
che su tutti i bidoni di entrambe queste aree, oltre che su tutti i cartelli dei
punti di raccolta del centro storico, è visibile l'avviso di questa variazione
che da oggi (ieri, ndr) è entrata effettivamente in vigore. E sempre oggi (ieri,
ndr) è iniziato, inoltre, il servizio di raccolta dedicato esclusivamente al
materiale assorbente igienico, pannolini, pannoloni e traverse. Per venire
incontro alle esigenze di alcune categorie sensibili, neonati, anziani e
degenti, infatti, l'amministrazione aveva da subito manifestato la volontà di
integrare la normale raccolta del secco residuo con un ulteriore ritiro
settimanale ad hoc per la sola frazione di pannolini e pannoloni». Da qui «si è
predisposta una mappatura che ha atteso le conferme o le integrazioni delle
utenze, da parte di coloro che hanno richiesto il servizio, prima di poter
essere attivata concretamente». Le famiglie dei cittadini che utilizzano
dispositivi sanitari per l'incontinenza e quelle con bambini da zero a tre anni
possono dunque, da ieri, usufruire di una seconda giornata di asporto
settimanale dedicata, ogni martedì.
Passeggiando in fondo al mare - Venerdì open day e
visite al Biodiversitario di Miramare
Per il secondo anno di seguito, l'Area marina protetta di Miramare e
l'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale -Ogs-
promuovono insieme la Giornata mondiale degli oceani, evento divulgativo
internazionale a supporto dell'Ocean Literacy, l'«alfabetizzazione all'oceano»,
per capire come il mare influenza la nostra esistenza e come noi influenziamo
l'esistenza del mare. In questo contesto venerdì l'Area marina protetta di
Miramare, l'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale -Ogs-
e l'Università di Trieste organizzano l'iniziativa "Passeggiando nel giardino in
fondo al mare", uno speciale open day al Biodiversitario marino -BioMa-, il
nuovo museo immersivo dell'Area protetta (inaugurato lo scorso marzo in un'ala
delle ex scuderie di Miramare). L'evento è suddiviso in una serie di visite
guidate speciali, per venti persone alla volta, organizzate in cinque turni, in
partenza alle 10, 11, 14.30, 15.30 e 16.30. Il tema di quest'anno della Giornata
mondiale degli oceani è il giardino in fondo al mare, argomento che verrà
approfondito al BioMa in un percorso a tappe grazie a diverse postazioni
interattive e laboratoriali in cui i partecipanti potranno osservare alghe,
piante marine e batteri, visitare la vasca tattile e riflettere sugli aspetti
meno spettacolari del "giardino", quelli legati all'inquinamento. L'iniziativa è
completamente gratuita e ad accesso su prenotazione, sino a esaurimento dei
posti disponibili. Per iscriversi all'evento basta cliccare su
www.eventbrite.it/e/biglietti-passeggiando-nel-giardino-in-fondo-al-mare-world-oceans-day-46441629163.
Per eventuali informazioni potete anche scrivere all'indirizzo di posta
elettronica urp@inogs.it o promozione@riservamarinamiramare.it.
Trieste - Viaggio lungo gli ultimi torrenti alpini
Il Circolo Verdeazzurro di Legambiente invita soci e simpatizzanti a partecipare alla presentazione del libro "Radici liquide. Un viaggio inchiesta lungo gli ultimi torrenti alpini", con l'autrice, Elisa Cozzarini, giornalista e scrittrice, e Dario Gasparo, biologo esperto di ambiente, domani alle 18 al Caffè San Marco. Questo libro è un'inchiesta sullo sfruttamento idroelettrico degli ultimi torrenti alpini. Ingresso libero.
Passato e futuro degli stagni carsici
Proseguono gli appuntamenti del ciclo "Gli ambienti naturali del Carso tra passato, presente e futuro": alle 17.30, al Museo di Storia naturale, si parlerà del "Passato, presente e futuro degli stagni carsici", a cura della direttrice dell'Associazione Tutori stagni Gaia Fior. Ingresso libero.
COMUNE - Pareri e osservazioni sul "Piano di Azione"
Il Comune di Trieste rende noto che ha preso avvio il periodo di consultazione pubblica di 45 giorni del Piano di azione dell'Agglomerato di Trieste 2018. Approvato il 31 maggio, il Piano evidenzia tra l'altro il numero dei cittadini che sono esposti a determinate zone acustiche. Chiunque può presentare osservazioni, pareri e memorie in forma scritta. Il Piano è consultabile sulla pagina Ambiente della Rete civica e nell'"Albo online".
IL PICCOLO - MARTEDI', 5 giugno 2018
«Demolire la Tripcovich? Azione molto complessa» - La
neo soprintendente Bonomi: «Esiste un decreto di tutela di cui va tenuto conto
Per Porto vecchio meglio un documento unitario che singoli progetti da
inseguire»
Punta alla "rianimazione" dei siti archeologici e spera in nuove risorse per
potenziare organico carenti. Ma Simonetta Bonomi, il nuovo soprintendente per
l'Archeologia, le Belle arti e il Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, 62 anni,
originaria di Padova, appena insediatasi al posto di Corrado Azzollini, avrà sul
tavolo tante questioni di grande rilevanza: Porto vecchio, sala Tripcovich e il
supermercato in piazza Unità tra le prime. In attesa di risolverle, dopo aver
lasciato la Puglia, cerca casa nel Borgo Teresiano. Come mai ha scelto di
partecipare al bando per Trieste? Sono padovana e la mia famiglia vive nella
città veneta. Desideravo avvicinarmi a casa dopo essere prima in Calabria e poi
in Puglia. Cosa le è rimasto impresso dei tre mesi nel 2016 già trascorsi in Fvg
con un incarico ad interim alla Soprintendenza archeologica? Ho ritrovato
persone con le quali avevo lavorato bene, ma anche tanti problemi rimasti
irrisolti. Ad esempio? Gli organici carenti, innanzitutto. La creazione della
Soprintendenza unica non ha portato significativi effetti benefici sulla forza
lavoro, che resta insufficiente anche a causa dei progressivi pensionamenti.
Siamo in 69 tra Trieste e Udine, l'organico stabilito dal ministero non
corrisponde alle reali esigenze. Soprattutto abbiamo pochi architetti,
archeologi e storici dell'arte. Spero tanto nella promessa di una nuova ondata
di assunzioni, altrimenti dubito di riuscire a mantenere una buona funzionalità
dell'ufficio. Inoltre ci sono problemi sui tempi dei lavori. Nel 2016, per
esempio, avevo approvato una gara da 600mila euro per un cantiere che oggi si
deve ancora concludere. Da dove intende partire?Dalle aree archeologiche,
compresa quella di San Giusto, un patrimonio non da poco. Interverremo per
rianimarle e, prima, cercheremo di risolvere i problemi di gestione e
accessibilità insieme ai diversi soggetti presenti in città. Porto vecchio: cosa
pensa del fatto che non ci sia un masterplan per la riqualificazione dell'antico
scalo ma il Comune abbia preferito gestire l'area attraverso la vendita in
lotti? Confesso che non avere a disposizione un documento unico di
programmazione e di progetto generale mi mette da una parte in imbarazzo e
dall'altra in difficoltà. Ci vorrebbero una visione e una missione unitarie e
ben chiare: sarebbe più semplice per la Soprintendenza interloquire con
l'amministrazione comunale, piuttosto che inseguire singoli progetti. Secondo
lei è pensabile abbattere qualche magazzino non sottoposto a vincolo? Io non
posso buttare giù alcunché. I beni tutelati non si possono demolire. Inoltre le
proprietà pubbliche risalenti a più 50 anni fa hanno un particolare regime
giuridico che prevede la preventiva verifica dell'interesse culturale. Se tale
interesse viene riconosciuto dalla Commissione regionale per il Patrimonio
culturale (Corepacu), che ha sede presso il Segretariato regionale del Mibact
per il Fvg, il bene diviene soggetto a tutela e non può essere demolito. Per
alcuni edifici, che non hanno alcun interesse architettonico, essendo più
recenti e non coerenti con il contesto, il decreto di tutela prevede
specificatamente la demolizione e la sostituzione con nuove architetture purché
armoniche con il contesto. Il Porto vecchio è uno straordinario monumento di
archeologia industriale. Non per nulla il Mibact ha destinato 50 milioni di euro
per il suo recupero. Sala Tripcovich: da anni si parla di abbatterla...
L'immobile è tutelato con apposito decreto, pensare alla sua demolizione è molto
complesso. L'iter burocratico non riguarda solo la Soprintendenza ma anche il
Corepacu e il ministero. L'idea di restituire alla piazza il suo aspetto
originario e di dare accento all'ingresso del Porto vecchio è senza dubbio
positiva, tuttavia la questione richiede un'analisi più approfondita a fronte di
uno specifico progetto di riqualificazione dell'area che a oggi non è mai stato
presentato. Supermercato in un palazzo storico di piazza Unità: sì o no?
Attendiamo di ricevere una progetto. In tutti i casi la Soprintendenza è
chiamata a vigilare anche sulla destinazione d'uso dei beni vincolati. Ci sono
pratiche in ritardo? Siamo in affanno, come tutte le soprintendenze, per le
autorizzazioni paesaggistiche semplificate, che hanno tempi strettissimi. In
molti casi però rispondiamo ben prima delle scadenze dei termini. E quasi mai
ricorriamo all'istituto del silenzio-assenso. Qual è la sua filosofia di
lavoro?Filosofia è una parola impegnativa. Mi piace pensare a una Soprintendenza
che sia punto di riferimento culturale e non solo un ufficio pubblico che
esprime pareri positivi o negativi.
Benedetta Moro
Disegni e firme per salvare il giardino di via Zampieri
Scatta la mobilitazione dei residenti per scongiurare la cessione dello
spazio ad un privato, pronto a trasformarlo in orto. Chiesta anche la cura del
sottobosco
Il futuro del giardinetto di via Zampieri, stretto tra una possibile
privatizzazione e il pericolo di incendi, è seriamente a rischio. L'allarme era
scattato qualche mese fa, quando gli uffici comunali avevano richiesto al
consiglio della VI circoscrizione (San Giovanni-Chiadino-Rozzol) di esprimere un
parere su una richiesta di affitto da parte di un privato per la conversione del
terreno comunale a "orto-giardino". Ed è tornato d'attualità in questi giorni in
seguito al sopralluogo effettuato dalla presidente Alessandra Richetti e dalla
commissione urbanistica della circoscrizione, e all'iniziativa di alcuni bambini
che frequentano abitualmente l'area. Per difendere il loro giardino, infatti, i
piccoli hanno realizzato un cartellone in cui descrivono i motivi per cui lo
spazio dovrebbe rimanere pubblico. Il cartellone è stato consegnato ai
consiglieri circoscrizionali. Gli stessi che, durante la riunione convocata
pochi giorni fa, hanno poi espresso ufficialmente un parere negativo rispetto
alla cessione ai privati, ritenendo fondamentale che il giardino rimanga uno
spazio a disposizione del quartiere. Claudio Antoniutti, residente in via
Zampieri, sottolinea l'importanza di quello spazio in cui, da bambino, ha
giocato tanto. «È una piccola ma importante zona d'aggregazione, dove si
ritrovano famiglie con bambini, persone anziane e padroni di cani. I bambini
oggi passano ore davanti a cellulari e videogiochi - afferma Antoniutti-. Quelli
che abitano qui, invece, hanno la fortuna di vivere vicino a uno spazio in cui
giocare all'aperto. Fortuna che i loro coetanei del centro neanche si sognano».
Qualcuno fa poi notare che l'ipotetica creazione di un orto-giardino, oltre a
sottrarre un luogo d'aggregazione, diverrebbe un forte richiamo per gli animali
che si aggirano nei pressi, una sorta di "mensa per cinghiali" che renderebbe
più pericolosa la zona. «Peccato che un posto così fruibile dalla collettività
non venga tenuto in ordine», nota inoltre Jennifer Zerial. Adesso gli abitanti
di via Zampieri e dintorni si stanno organizzando per effettuare una raccolta
firme finalizzata da un lato al riconoscimento definitivo dell'area come spazio
pubblico, così che non vengano più effettuate richieste simili in futuro e,
dall'altro, al pressing sul Comune per ottenere alcuni piccoli ma significativi
interventi. In cima alla lista, come rileva Claudio Antoniutti che di mestiere è
vigile del fuoco, va messa la manutenzione del sottobosco, in modo da
scongiurare possibili roghi già verificatisi in passato, così come
l'abbattimento delle alberature pericolanti, in una zona particolarmente esposto
alla Bora. Ciò renderebbe poi nuovamente percorribile il sentierino che collega
via Zampieri a via dei Mille, in particolare per permettere alle famiglie di
accompagnare i propri figli all'asilo "Mille bimbi" senza dover passare per la
meno sicura via de Marchesetti. I residenti inoltre richiedono che il 5% del
giardinetto venga destinato ai giochi per bambini, come da piano regolatore, e
che vengano sistemate le relative panche e il tavolino. Ora, mentre i bambini
continuano a giocare nel giardino di via Zampieri con la palla, quest'ultima
passa al Comune per una risposta ufficiale. I consiglieri circoscrizionali,
intanto, torneranno ad incontrare i residenti questa sera alle 20.30 nella sede
di Rotonda di Boschetto per discutere delle criticità legate al trasporto
pubblico all'interno del rione
Simone Modugno
Lotta alla plastica, è sfida mondiale
Oggi ricorre la Giornata Mondiale dell'Ambiente, dedicata alla lotta all'inquinamento da plastica. Gli oceani ogni anno - denuncia l'Associazione nazionale bonifiche irrigazioni, Anbi -sono invasi da 8 milioni di tonnellate di plastiche dannose anche per la rete idraulica.
IL PICCOLO - LUNEDI', 4 giugno 2018
Ultimo mese di divieti per il mare di Acquario «Da
luglio ok ai tuffi»
In vigore l'ordinanza balneare 2018 per il litorale di Muggia che tiene
conto della necessità di ultimare le opere di bonifica
MUGGIA - «Acquario sarà ancora off-limits, sino alla fine di giugno. Poi
sarà garantito l'accesso al mare». Il sindaco di Muggia Laura Marzi puntualizza
l'unico punto critico dell'ordinanza balneare 2018 entrata in vigore lo scorso
venerdì, primo giugno. Il documento, valido sino al primo settembre,
regolamenterà infatti l'estate rivierasca lungo tutto il litorale comunale, dal
lungomare Venezia sino all'ex confine di Stato con la Slovenia. Come si evince
dalla stessa ordinanza, le uniche acque pubbliche proibite rimangono dunque
quelle prospicienti il terrapieno Acquario. «Fino alla fine dei lavori che
interessano le operazioni di bonifica della fascia a mare del terrapieno
Acquario rimangono interdetti l'accesso e la balneazione nelle acque
prospicienti», recita testualmente l'ordinanza. Ma quando sarà realmente
accessibile l'area? «È stato promesso che entro l'estate si potrà tornare ad
utilizzare l'area e confermo che entro fino giugno i muggesani e non solo
potranno tornare ad andare in acqua nella parte bonificata di Acquario»,
rassicura Marzi. Come per ogni estate, nelle aree destinate alla balneazione e
negli specchi acquei antistanti vi saranno alcuni divieti da rispettare. Sulla
costa non si può esercitare commercio in forma fissa o itinerante, né
organizzare giochi, manifestazioni ricreative o spettacoli pirotecnici senza
l'autorizzazione dell'amministrazione comunale. Attivo anche il divieto di
effettuare pubblicità, sia sulle spiagge che nello specchio acqueo riservato ai
bagnanti, mediante la distribuzione di manifestini ed oggetti promozionali o il
lancio degli stessi anche a mezzo di aerei. Vietato poi provocare rumori
molesti, tenere ad alto volume radio, juke-box, mangianastri e, in generale,
apparecchi di diffusione sonora, nonché fare uso di tali apparecchi dalle 13
alle 16. Non sarà consentito l'utilizzo di detergenti di qualsiasi natura, sia
sotto le docce pubbliche che in aree in cui gli scarichi finiscono direttamente
a mare. Stesso dicasi per qualsiasi gioco (calcio, tennis da spiaggia,
pallavolo, basket e bocce) da cui possa derivare «danno o molestia alle persone,
turbativa alla pubblica quiete nonché nocumento all'igiene dei luoghi». E,
ancora, saranno vietate altre attività quali campeggiare, impiantare tende,
baracche, roulotte, pernottare in cabine o all'addiaccio sui tratti di costa
destinati al pubblico uso. Su tali aree si potranno impiegare soltanto
ombrelloni, sedie a sdraio ed altro materiale simile, purché sia portatile, che
non dovranno comunque essere lasciati oltre il tramonto. In generale, quindi, è
vietato usare ombrelloni, sdraio, tavoli, sedie e simili, sia quando questi
creino intralcio agli altri bagnanti sia se occupino la fascia dei cinque metri
dalla battigia. Scontato infine il divieto di gettare a mare e lasciare nelle
cabine o sulle aree demaniali rifiuti di qualsiasi genere, accendere fuochi o
bombole di gas o altre sostanze infiammabili senza la prescritta autorizzazione,
ma anche pescare con qualsiasi tipo di attrezzo nelle ore e nelle zone destinate
alla balneazione, salve le deroghe disposte dall'autorità marittima con propria
ordinanza, nonché tirare a secco imbarcazioni da pesca e distendere le reti.
Riccardo Tosques
Centro e Carso invasi da sciami di api
Il fenomeno si deve alle nuove regine che con la colonia lasciano
l'alveare in cerca di un'altra casa. L'esperto: non c'è pericolo
Dal centro all'altipiano, sotto cornicioni e tetti, sugli alberi e dentro i
camini. Numerose le chiamate ai vigili del fuoco, in questo fine settimana, per
la presenza di sciami di api "erranti". Sabato i pompieri erano intervenuti in
via della Valle, via Cologna, via Paisiello, via Damiano Chiesa e al
Ferdinandeo. Ieri le segnalazioni si sono concentrate perlopiù in Carso, specie
tra Opicina e Contovello. Un fenomeno del tutto normale, quello della
sciamatura, anche se in questo periodo dovrebbe essere già concluso. «Non sta
accadendo niente di strano - osserva Bruno Bordon, apicoltore -, si stanno
formando nuove regine che vengono seguite da una parte dell'alveare per ricreare
la famiglia. È il modo delle api di duplicarsi. Ma quest'anno - aggiunge - in
effetti tutto ciò sta avvenendo un po' più tardi rispetto al solito, perché la
famiglie non si sono sviluppate nel pieno della primavera ma leggermente dopo.
Il motivo? Forse le temperature e le piogge invernali si sono prolungate troppo
e la stagione primaverile è stata più breve. Ma sono ipotesi. Vero è che gli
sciami abitualmente partono da aprile a maggio». Gli insetti cercano rifugio un
po' dappertutto: possono fermarsi sui rami degli arbusti o nei sottotetti, ad
esempio, dove si sentono più protetti. Situazioni che, quando si verificano
nelle strade del centro o tra le case, destano indubbiamente un certo allarme
nella cittadinanza. Nella maggior parte dei casi i pompieri contattano gli
apicoltori. «Normalmente andiamo sul posto con una cassettina - racconta ancora
Bordon - e facciamo entrare le api. Se dentro arriva pure la regina, è probabile
che anche il resto delle faccia altrettanto. Anzi, è quasi sicuro. Il tutto
viene poi portato altrove, distante dal posto dell'intervento, per consentire
agli insetti di creare la famiglia in condizioni tranquille. Talvolta veniamo
contattati per un intervento, ma quando arriviamo sul posto le api non ci sono
già più, perché non sempre restano ferme. Mi è successo anche oggi (ieri, ndr)
dopo una chiamata a Opicina. Il problema, comunque, talvolta sono i camini
perché possono essere intasati dalla cera». Non c'è da avere paura, avverte
l'apicoltore. «Direi di no. La sciamatura crea un nugolo che fa un rumore
fortissimo - sottolinea l'esperto - ed è normale che si possa avere timore. Ma
le api, proprio perché sono fuori dal proprio alveare, vanno ritenute del tutto
innocue. Direi che anche se si va in mezzo allo sciame, come faccio io,
generalmente non accade nulla. Talvolta non utilizzo neppure la maschera. Certo
- conclude Bordon - per ragioni totalmente precauzionali chi non è esperto è
meglio che non si avvicini. Ma, ripeto, non bisogna spaventarsi».
Gianpaolo Sarti
IL PICCOLO - DOMENICA, 3 giugno 2018
L'Europa stanzia i fondi - Capodistria-Divaccia al via
Firmato tra la Commissione Ue e il governo sloveno l'accordo che assegna
109 milioni a fondo perduto per partire con la costruzione del secondo binario
LUBIANA - Secondo binario sulla ferrovia Capodistria-Divaccia, si parte. A
Lubiana i rappresentanti della Commissione europea e quelli della società 2TDK
che gestirà la realizzazione dell'importante infrastruttura hanno sottoscritto
l'accordo che assegna alla Slovenia per l'opera 109 milioni di euro a fondo
perduto. Alla cerimonia erano presenti anche il premier uscente Miro Cerar e la
commissaria europea ai Trasporti, la slovena Violeta Bulc, i quali hanno
nuovamente sottolineato l'importanza del progetto per la Slovenia e per l'Unione
europea. Cerar ha affermato che si tratta di un giorno importante, quando la
Slovenia e l'Unione europea si stringono le mani sul progetto che è di interesse
strategico per entrambe. Già questo mese, secondo il premier che assolve
l'ordinaria amministrazione in attesa del voto politico odierno, potranno
partire i lavori di preparazione all'opera per i quali la Slovenia ha già
ottenuto 44,3 milioni di euro da Bruxelles. Ha poi garantito che lo Stato si è
assicurato altri 80 milioni di euro dal fondo di coesione per la realizzazione
dell'ottavo tunnel e di due viadotti. «Sommando il tutto - ha concluso Cerar -
arriviamo a 233 milioni dei preventivati 250 a fondo perduto».Il commissario
europeo ai Trasporti Violeta Bulc dal canto suo ha sostenuto l'importanza che il
secondo binario sulla Capodistria-Divaccia assume per l'intero sistema dei
trasporti comunitario, ovverosia nell'ambito dei nove corridoi europei. «Il
contributo della Slovenia alla realizzazione del corridoio baltico-adriatico e
centroeuropeo si manifesterà attraverso la realizzazione del secondo binario
sulla Capodistria-Divaccia». Bulc ha poi precisato che l'Europa segue una
precisa politica dei traffici che punta a un ambiente più pulito e a una
maggiore sicurezza del traffico lungo le strade. Da un punto di vista più
operativo, il ministro delle Infrastrutture Peter Gaspersic ha affermato, come
riporta rtvslo.si, che la costruzione delle strade di accesso può iniziare
subito dopo la firma del programma di investimenti e quindi già nel mese di
giugno. Per quanto riguarda l'ingresso dell'Ungheria come possibile investitore
nell'infrastruttura Gaspersic ha precisato che attualmente il dialogo tra
Lubiana e Budapest è congelato a causa delle elezioni politiche in Ungheria
prima e di quelle in Slovenia oggi. Le trattative riprenderanno non appena
saranno riattivati i rapporti. Il sottosegretario ai Trasporti e responsabile
del progetto Jure Leben ha informato che è già stata consegnata l'intera
documentazione necessaria per ottenere un prestito dalla Banca europea per gli
investimenti (Bei). Con la Bei proseguono i contatti e si potrebbe giungere alla
stipula del prestito a fine ottobre. I 109 milioni a fondo perduto ottenuti
dalla Slovenia dalla Commissione europea sono stati congelati per ben due volte
da Bruxelles visto che proprio due sono stati i referendum contro la legge che
attribuiva alla società 2TDK la gestione dei lavori della Capodistria-Divaccia.
Falliti entrambi la somma, anche all'importante azione di lobbing del
commissario ai Trasporti Violeta Bulc sono finalmente giunti a destinazione
sancendo di fatto l'avvio ufficiale della realizzazione dell'infrastruttura
Mauro Manzin
Muggia dice "no" allo sconto sulla Tari per i
commercianti
L'assessore Litteri boccia in aula la proposta delle opposizioni - Niente
riduzioni neanche per i residenti del centro storico
MUGGIA - Niente riduzioni sulla Tari per commercianti e residenti del centro
storico. Così si è pronunciata l'assessore all'Igiene Urbana del Comune di
Muggia Laura Litteri durante l'ultima riunione del Consiglio comunale in
risposta ad una interrogazione formulata dal capogruppo di Meio Muja Roberta
Tarlao. Nel testo l'esponente della lista civica di opposizione, supportata da
Emanuele Romano (M5s) e Roberta Vlahov (Obiettivo comune per Muggia), aveva
chiesto esplicitamente all'assessore Litteri delucidazioni in merito alla
concreta possibilità da parte dei commercianti e dei residenti del centro
storico di godere delle riduzioni, sia in base agli «inferiori livelli di
prestazione del servizio» della raccolta di rifiuti, che alla distanza attuale
della piazzola ecologica spostata recentemente da via Manzoni al piazzale ex
Alto Adriatico. Lo spostamento era stato fatto in fretta e furia
dall'amministrazione comunale visto che l'area di via Manzoni, dedicata al
conferimento dei rifiuti differenziati per alcuni commercianti del centro
storico, era stata sgomberata a seguito di violazioni del Comune di Muggia della
destinazione d'uso da parte dell'Autorità Portuale. «Il conferimento dei rifiuti
presso l'area dedicata da parte dei gestori di alcuni pubblici esercizi, ubicata
dapprima nell'area di via Manzoni e successivamente nel piazzale ex Alto
Adriatico, non sostituisce la raccolta "porta a porta" cui ciascun gestore è
tenuto, come ribadito nella nota consegnata ai singoli esercenti», ha spiegato
in aula Litteri. Da qui il concetto che «il conferimento presso l'area dedicata
è aggiuntivo e non sostitutivo al servizio "porta a porta" e pertanto si ritiene
che non vi siano i presupposti per l'applicazione dell'articolo 47 comma 1 del
regolamento Iuc». Proprio nel regolamento per l'applicazione dell'imposta unica
comunale è messo nero su bianco che sono previste «riduzioni per inferiori
livelli di prestazione del servizio». Nello specifico, nelle zone in cui non è
effettuata la raccolta il tributo è ridotto, tanto nella parte fissa quanto
nella parte variabile, al 40% per le utenze poste a una distanza compresa tra
300 metri e 600 metri dal più vicino punto di conferimento, misurato
dall'accesso dell'utenza sulla strada pubblica, e al 20% per le utenze poste ad
una distanza superiore. Per quanto concerne invece la seconda parte
dell'interrogazione, in cui si era messo in evidenza che in molte zone del
territorio si sono verificati disservizi tali per cui l'asporto del rifiuto non
avviene regolarmente, documentati anche all'Urp e allo sportello dedicato,
Litteri ha stigmatizzato che la raccolta nelle vie pubbliche «è effettuata con
continuità dalla partenza del servizio» e che «la maggior parte dei disservizi
segnalati è riferita a raccolte in strade e vie private in cui l'accesso doveva
essere concordato con i proprietari e fruitori delle strade». Per Litteri, il
semplice «rispetto delle indicazioni fornite nella documentazione consegnata ai
cittadini e durante gli incontri pubblici avrebbe garantito il costante asporto
dei rifiuti».
Riccardo Tosques
Il sindaco Marzi e il manager di Net: «Nuova
differenziata ormai a regime»
«Sono passati due mesi dall'introduzione a Muggia della raccolta dei rifiuti
porta a porta e, dopo alcune difficoltà iniziali, il sistema sta andando a
regime. Anche le legittime lamentele della cittadinanza stanno diminuendo. Il
nostro impegno è teso a risolvere al più presto anche le ultime criticità e
portare a compimento un progetto che nel breve - medio termine, siamo certi,
porterà benefici ambientali ed economici per la cittadinanza». Lo affermano
congiuntamente il sindaco di Muggia, Laura Marzi e il direttore generale di Net
Spa, Massimo Fuccaro che si sono incontrati per fare il punto della situazione.
ISTRIA - IL TORRENTE BIANCO DI PISINO - ALLARME FRA I RESIDENTI
Il fenomeno dopo la voragine apertasi nell'area di una discarica
PISINO - Fenomeno mai visto a Pisino: lungo il torrente Foiba scorre acqua bianca quasi come il latte e presso la discarica di materiale edile nell'area di Lakota si è aperta una voragine del diametro di 15 metri e di una profondità di 15-20 metri. Secondo gli esperti i due fatti sono in stretta correlazione. Dopo le ultime abbondanti piogge la volta del tunnel sotterraneo di 150 metri di lunghezza e 2,5 di larghezza lungo il quale scorre il Torrente Drazej, affluente del Foiba, ha ceduto. Di qui il cratere che sta creando notevole apprensione tra la popolazione. E nella voragine è finita l'acqua piovana sporcata dai rifiuti calcarei qui regolarmente scaricati dall'azienda per l'estrazione e lavorazione della pietra Kamen.La volta ha ceduto non solo in seguito all'azione del torrente Drazej in piena, ma anche per il sempre più rilevante peso che doveva sopportare. Qui infatti si stava depositando del materiale per livellare il suolo così da ottenere una superficie piana su cui costruire un posteggio. L'area del cratere è stata recintata; l'ispettorato che vigila sull'operato della discarica ha assicurato che l'acqua "bianca" non comporta pericoli ambientali.
(p.r.)
Bioest tra lezioni di benessere e danze - Ultimo giorno
al parco di San Giovanni della fiera del biologico
Prosegue fino alle 20 - nel parco di San Giovanni - Bioest, la fiera del
biologico e dei prodotti naturali, delle associazioni ambientaliste, culturali e
del volontariato a ingresso libero con 150 stand. Il programma di oggi prevede,
alle 10, un incontro e una visita in apiario e alle 15 una passeggiata alla
scoperta degli oleoliti. Dalle 9.30, nell'Area prato nello Spazio energia
vitale, lezioni gratuite dimostrative di Tai Chi Chuan con Metamorfosys e, alle
10.30, Vercy Yoga posturale dinamico; alle 11.30 yoga con Kokorozashi Dojo, alle
13 (e poi pure alle 17) hatha yoga ancora con Metamorfosys, alle 14 (e anche
alle 16) campane tibetane a cura di Marina Marass Sferza e infine alle 15
Pilates, alle 15.30 karate e difesa personale e alle 18 talso con Kokorozashi
Dojo. Alle 9.30 in Area Villas Ecstatic Dance Italy "Musica e arte in movimento"
a cura di Kaartik. Alle 12, in Area rosa, degustazione di prodotti biologici
regionali e alle 17.30 biomerenda per i bambini. Per il folklore, alle 16.30 in
Area Villas esibizione di danze greche e del Coro della Comunità greco-orientale.
Alle 16.30 verrà presentato in anteprima il cortometraggio "Alone-La solitudine
prima di noi" a cura dell'associazione #MaiDireMai Mai. Due gli appuntamenti con
la musica dal vivo: alle 17.30, in Area Villas, concerto folk e irish music dei
Drunken Sailors e alle 19 dei Blue Krass (country
"Piacevolmente Carso"con curiosi di natura
Ultimo appuntamento per la stagione di "Piacevolmente Carso": la cooperativa Curiosi di natura propone, dalle 9.30 alle 13, una facile escursione tra Trebiciano e Banne. Al termine possibilità di degustazioni dai ristoratori di "Sapori del Carso", con uno sconto del 10%. Ritrovo alle 9.10 al cimitero di Trebiciano, raggiungibile da Trieste con il bus 39. Informazioni e prenotazioni curiosidinatura@gmail.com, al cell. 340-5569374 e sul sito curiosidinatura.it.
Sito paleontologico e grotta Fioravante
Il sito paleontologico del Villaggio del pescatore vi aspetta anche oggi, dalle 10 alle 18, con la caccia al tesoro di Antonio (alle 11, 13, 15 e 17). Contemporaneamente, apriremo per l'occasione la Grotta Fioravante, dalle 10 alle 17. Le attività sono a pagamento, per informazioni sull'evento c'è il 3347463432 oppure potete scrivere alla mail cooperativagemina@gmail.com
IL PICCOLO - SABATO, 2 giugno 2018
Infrazione Ue, rischio da un milione - Scoccimarro
stima la quota regionale derivante dalla sanzione sulle fognature
TRIESTE - Potrebbe costare un milione di euro alle casse del Friuli Venezia
Giulia la multa spiccata all'Italia dalla Corte di giustizia Ue dopo la
procedura d'infrazione per il ritardo nella messa a norma di reti fognarie e
sistemi di depurazione. Il problema riguarda anche la regione, su cui pendono
esborsi potenziali per decine di milioni, di cui la sanzione potrebbe essere
solo un assaggio. L'assessorato all'Ambiente rende noto che al momento l'Italia
dovrà pagare 25 milioni e potrebbe imputarne uno al Fvg, sulla base del numero
di abitanti. Vi si aggiungerebbero alcune migliaia di euro al giorno che la
Regione potrebbe dover versare per i ritardi nei processi di depurazione
nell'area di Cervignano. Quelli relativi a Trieste sono stati invece superati
con il nuovo depuratore di Servola, costato oltre 50 milioni. L'assessore Fabio
Scoccimarro assicura comunque che «entro il 2019 il Fvg sarà in linea con le
direttive europee». Dopo aver appreso della multa, Scoccimarro ha convocato una
riunione della propria Direzione, chiarendo che «due erano gli agglomerati
imputati in Fvg: quello di Trieste-Muggia-San Dorligo e quello di Cervignano. In
entrambi i casi, riferendosi la sanzione forfettaria al 2004, purtroppo eravamo
in difetto: ora a Trieste grazie al depuratore di Servola, ormai siamo allineati
alla direttiva; a Cervignano invece erano previsti sette interventi, quattro già
completati, uno in via di definizione e due che si completeranno nel 2019». Nel
2013 è cominciata tuttavia una seconda inchiesta, che ha prodotto la condanna
del Fvg per gli agglomerati di Codroipo-Sedegliano-Flaibano, Cormons, Gradisca,
Grado, Pordenone-Porcia-Roveredo-Cordenons, Sacile e Udine. Soccimarro non manca
di attaccare le regole dell'Unione europea: «Non solo l'Europa a trazione
germanica ci vuole imporre i formaggi con latte in polvere, ma ci vuole anche
prescrivere come smaltire le acque reflue senza tener conto di quelle che sono
le realtà architettoniche storiche del nostro Paese. Questo dimostra come sia
sempre più importante una seria rivalutazione dei rapporti comunitari in merito
alla sovranità nazionale».
(d.d.a.)
Il Comune di San Dorligo della Valle virtuoso nella
raccolta e nel riciclo della plastica
L'Amministrazione del Comune di San Dorligo della Valle - Dolina e A&T 2000
S.p.A., gestore del servizio di raccolta rifiuti urbani ed assimilati,
evidenziano l'eccellente risultato riscontrato nel corso dell'ultima analisi
merceologica del 16 maggio scorso effettuata dal Corepla (Consorzio Nazionale
per la raccolta, riciclo e recupero degli imballaggi in plastica) sugli
imballaggi in plastica e lattine raccolti nel Comune di San Dorligo della Valle
- Dolina. Lo scarto relativo al campione analizzato è stato solamente del 6,3 %,
rientrando quindi tra i migliori risultati non solo del bacino di A&T 2000 S.p.A.,
ma dell'intero bacino regionale e nazionale. «Un altro risultato di rilievo
riguarda la gestione dei rifiuti presso le sagre e manifestazioni pubbliche del
Comune», si legge nel comunicato stampa dell'amministrazione comunale.
Collegamenti ferroviari - Da Villaco a Trieste in treno
al via il servizio del weekend
TRIESTE - Scatta oggi il prolungamento del servizio ferroviario Mi.Co.Tra da
Villaco fino a Trieste. Ogni sabato e domenica il treno raggiungerà il capoluogo
regionale, collegando direttamente alla Carinzia anche Palmanova, sito Unesco,
Cervignano del Friuli (a ridosso del sito Unesco di Aquileia e di Grado) e il
polo intermodale Trieste Airport. Una seconda fase di potenziamento del servizio
scatterà nella tratta italiana il 10 giugno, con ulteriori corse domenicali per
avviare la sinergia tra la ciclovia Alpe Adria e il treno anche nella tratta
ferroviaria tra Udine e Cervignano. Le novità sono state presentate ieri a
Villaco da Österreichische Bundesbahnen, Ferrovie Udine Cividale e Trenitalia,
con autorità di Land carinziano e Regione. L'assessore Graziano Pizzimenti ha
evidenziato la strategicità della collaborazione con la Carinzia, sia per il
rafforzamento in area montana del servizio ferroviario sia per la valenza
turistica. «Il 2018 - ha detto Pizzimenti - sarà un anno di novità»: la Regione
è al lavoro anche per «concretizzare l'avvio del collegamento tra Fvg» e
Lubiana.
Fiere - A San Giovanni si inaugura Bioest
Si inaugura oggi alle 10, nel parco di San Giovanni, la 25esima edizione di
Bioest, la fiera del biologico e dei prodotti naturali, delle associazioni
ambientaliste, culturali e del volontariato in programma ancora domani fino alle
20.30 con 150 stand tra produttori artigianali e associazionismo. Il ricchissimo
programma inizia appunto dalle 10, nell'area prato, con le lezioni gratuite
dimostrative di yoga e a seguire con Kokorozashi Dojo. Per la musica, alle 16.30
ecco l'esibizione dell'Acoustic Duo, alle 18.30 danze greche e alle 19.30 il
concerto di Afrobalkancombo. Alle 17.30 (Area Glicine), percussioni tradizionali
africane. Info su
www.bioest.org.
COMITATO PACE CONVIVENZA E SOLIDARIETÀ DANILO DOLCI
Il Comitato celebra la festa della Repubblica alle 17, nel parco di San Giovanni (ex sala Villas, a destra della chiesa). Invitiamo i cittadini ad approfondire la storia e i valori della nostra Repubblica, vogliamo dibattere insieme su democrazia e Costituzione, nel rispetto delle opinioni di ciascuno.
Una passeggiata sulle falesie - Da questo pomeriggio
inizia l'estate a Duino Aurisina
Prende il via oggi il programma degli eventi per l'estate promossi dal
Comune di Duino Aurisina. L'appuntamento più atteso sarà la visita guidata alla
Riserva naturale delle falesie, con esperti che dialogheranno con i partecipanti
sia in italiano, sia in inglese, e che inizierà alle 18.30. La Riserva si
estende per 107 ettari, al suo interno la varietà delle specie è notevole. Il
sentiero - intitolato al poeta boemo Rainer Maria Rilke e inaugurato nel 1987 -
si estende per 1700 metri e permette di accedere alla Riserva da Sistiana o da
Duino; il percorso ha un andamento pressoché pianeggiante, che consente a
chiunque di affrontare la passeggiata. La partecipazione è gratuita, ma è
necessaria la prenotazione: tel. 040-299264, mail a info@marepineta.com.In
questo fine settimana si accavalleranno anche numerosi eventi sportivi. A
Portopiccolo, fino a domani, è in programma la fase finale del campionato
europeo Sportboat 2018, unico evento internazionale di vela in Italia
quest'anno. In baia sarà aperto anche il villaggio con stand promozionali,
prodotti locali e spettacoli culturali. Sempre per la vela, oggi e domani, 22.o
Trofeo "Pino Erriquez", organizzato dalla Pietas Julia. E stamane alle 11, in
baia, presentazione dei corsi di vela da parte del Sistiana 89. Oggi si
concluderanno anche due tornei di calcio: a Visogliano la 13.a edizione di
quello giovanile, a Medeazza, quello riservato a giocatori di tutte le età.Sul
piano musicale stasera alle 18, nella sede dei Cori di Duino, concerto "Sentieri
dell'arte" promosso dal Centro sloveno di educazione musicale. Domani alle 14,
sul campo del Sokol di Aurisina, primo Memorial "Jack Benvenuti" di pallavolo, a
Borgo San Mauro - dalle 17 - chioschi enogastronomici e, alle 20.30, concerto
della Cappella tergestina. Uno degli appuntamenti più attesi di giugno è Trieste
Mare Morje Vitovska, che celebra il vitigno più celebre del Carso: la Vitovska.
Appuntamento al castello di Duino il 15 e 16 giugno.
Ugo Salvini
Sito paleontologicoe grotta Fioravante
Oggi e domani il sito paleontologico del Villaggio del pescatore vi aspetta dalle 10 alle 18 con la caccia al tesoro di Antonio (alle 11, 13, 15 e 17). Contemporaneamente apriremo per l'occasione la Grotta Fioravante, dalle 10 alle 17. Le attività sono a pagamento, per informazioni c'è il 3347463432 oppure scrivere alla mail cooperativagemina@gmail.com
IL PICCOLO - VENERDI', 1 giugno 2018
"Sbloccati" i 23 milioni per il Museo del mare
La Regione dà il via libera all'accordo che sarà sottoscritto con il
Comune per il restyling con fondi Mibact dei magazzini 24 e 25 dove sorgerà il
polo
Trieste sposterà il Museo del mare in Porto vecchio. Il primo atto della
nuova giunta regionale a favore del capoluogo del Friuli Venezia Giulia riguarda
ristrutturazione e riqualificazione dei magazzini 24 e 25, il completamento di
quanto avviato nella scorsa legislatura, a partire dal capitolo risorse. Le
procedure di gara per l'appalto delle opere saranno avviate entro la fine di
marzo del 2019. La Regione, beneficiaria dei contributi del ministero, garantirà
il flusso delle risorse al Comune che, in qualità di soggetto attuatore, assume
l'incarico di stazione appaltante. La conclusione dei lavori è prevista entro il
2023. Nella delibera proposta da Massimiliano Fedriga e approvata dalla giunta
si ratifica di fatto lo schema di accordo esecutivo, un articolato che nei
prossimi giorni Regione e Comune sottoscriveranno con l'obiettivo concreto di
«rendere i due vecchi fabbricati idonei ad accogliere il museo, rispettandone il
valore storico ed architettonico, conservandone gli elementi peculiari e
contemporaneamente adottando soluzioni tecnologiche, di risparmio energetico e
di utilizzo di fonti rinnovabili all'avanguardia». Fondato nel 1904, il Museo
del mare espone una vasta collezione di documenti e oggetti che raccontano la
storia dell'attività portuale e marinara di Trieste. Il suo trasferimento,
spiega la Regione, ne consentirà l'ampliamento e l'ammodernamento, facendone un
importante punto di attrazione e di interesse culturale. I soldi? Ci sono. La
spesa prevista è di 23 milioni di euro, poco meno della metà dei 50 che il
ministero dei Beni culturali aveva assegnato alla Regione nel 2016 attraverso il
Piano stralcio Cultura e Turismo per avviare la riconversione dell'area portuale
e che, oltre al museo, prevede la realizzazione della nuova sede dell'Icgeb
(International Centre For Genetic Engineering And Biotechnology), il restauro
del pontone gru Ursus e le relative infrastrutturazioni. Tutto definito nel
dettaglio lo scorso 25 settembre a Trieste, giorno della firma di Regione,
Comune, Mibact e Autorità di sistema portuale in calce all'accordo operativo per
la riqualificazione del Porto vecchio, a partire appunto dalla creazione di un
grande attrattore culturale transfrontaliero. «La riqualificazione e
valorizzazione ai fini turistici, commerciali e culturali dello storico
distretto portuale di Trieste - commenta Fedriga - è una priorità della giunta
regionale che attuiamo in perfetta sintonia con l'amministrazione comunale in
un'ottica di ulteriore rilancio della città di Trieste quale polo di attrazione
nazionale ed internazionale». Soddisfatto anche Roberto Dipiazza. «La
concretezza di chi crede nello sviluppo di un territorio sta nei fatti e nella
prontezza di adozione degli atti amministrativi», rimarca il sindaco annunciando
di avere «accolto con grande soddisfazione la notizia, comunicatami direttamente
dal governatore. Possiamo dire che anche su questo punto siamo partiti
ufficialmente». Le procedure? «Il Comune avvierà la fase di progettazione,
quindi la gara a cui seguirà l'avvio dei lavori. Lo sviluppo e la
riqualificazione del Porto vecchio rappresentano la crescita della città sia in
termini di qualità della vita e sostenibilità sia dal punto di vista economico e
turistico. In questa direzione stiamo procedendo velocemente e con
determinazione». Non mancano i commenti di chi ha lavorato con lo stesso
obiettivo nella precedente legislatura e dunque rivendica i meriti. «I 50
milioni - ricorda Debora Serracchiani -, frutto di un lavoro paziente e tenace
che abbiamo intessuto con i governi di centrosinistra, e anche di dialogo con il
Comune di Trieste, sono l'innesco per il recupero degli edifici storici e
l'infrastrutturazione dell'area. Il Museo del mare - prosegue l'ex presidente
della Regione - potrà essere un volano per cominciare a rivitalizzare un'area
dallo straordinario potenziale, su cui bisogna lavorare ancora molto. Confidiamo
che si proceda speditamente sulla buona strada tracciata». Anche Roberto
Cosolini plaude all'iniziativa della giunta regionale, sottolineando a sua volta
l'azione della sua amministrazione: «Nostra l'idea di prevedere il Museo del
mare in Porto vecchio e di inserire l'opera nella richiesta di fondi Fas. Ora
però - avverte l'ex sindaco - mi auguro che il nuovo corso sia consapevole che
realizzare una simile opera non significa mettere oggetti nelle sale. Serve
invece un vero progetto scientifico culturale e dunque competenza e
professionalità».
Marco Ballico
«La sdemanializzazione è illegittima»
Azione legale di Trieste libera che chiede di annullare
l'intavolazione di Porto vecchio
La ridemanializzazione di Porto vecchio. Ovvero come neutralizzare
l'emendamento dell'ex senatore Francesco Russo in due mosse. «Due azioni legali
restituiscono al Porto franco internazionale di Trieste 60 ettari di
infrastrutture portuali sottratte in violazione di legge», fanno sapere dal
quartiere generale di Trieste libera di piazza della Borsa. In realtà si tratta
per ora di un'intenzione. «Dal 29 maggio 2018 la International Provisional
Representative of the Free Territory of Trieste, Ipr Ftt, ha avviato due azioni
legali a difesa del Porto franco internazionale di Trieste e dei diritti che
hanno su di esso tutti gli Stati - fa sapere il segretario Paolo G. Parovel in
un conferenza video in italiano e in inglese -. La prima azione è il ricorso al
Tribunale per l'annullamento del decreto tavolare che nel dicembre 2016 ha
intestato illegalmente al Comune di Trieste 60 ettari di infrastrutture portuali
che appartengono al Porto franco internazionale del Free Territory of Trieste.
La seconda azione legale è la notifica al sindaco e ad altre autorità locali
della diffida ad utilizzare ed a vendere le infrastrutture di Porto Franco in
violazione della legge». C'è una stima che riguarda i 60 ettari dell'area. «Il
valore immobiliare di quelle infrastrutture portuali può essere valutato fra i
tre e i cinque miliardi di euro e il loro valore funzionale, nel tempo, per i
traffici internazionali, per la produzione industriale e per le attività
finanziarie, è incalcolabile», spiega Parovel. Sotto accusa «un gruppo di
politici e speculatori locali che ha tentato di sottrarre illegalmente quei beni
al Porto Franco internazionale per venderli sul mercato immobiliare».
A Muggia ritorna la contestata ordinanza "antibici"
Centro storico off-limits per i ciclisti da oggi al 30 settembre - Multe
da un minimo di 41 a un massimo di 168 euro
MUGGIA - Ciclisti, attenti alle sanzioni muggesane. A partire da oggi torna
in vigore la tanto contestata ordinanza "antibiciclette". Il documento che aveva
fatto ampiamente discutere la scorsa fine estate, dopo un anno di naftalina è
pronto per tornare a regolare la viabilità all'interno del centro storico.
Quattro le arterie off-limits per i ciclisti: corso Puccini, via Dante, calle
Carducci e piazza Marconi. Il divieto di circolazione, operativo nella "stagione
estiva", ossia dal primo giugno al 30 settembre, sarà applicato dalle 9.30 alle
12.30 e dalle 16 alle 20, nonché in concomitanza di manifestazioni in piazza
Marconi. Le quattro aree potranno essere percorse dai ciclisti solamente
spingendo le biciclette a mano, la cosiddetta "spinta obbligatoria". Esclusi
dall'ordinanza i velocipedi condotti dai minori di 10 anni che potranno muoversi
senza limitazioni. I trasgressori saranno puniti secondo il Codice della strada
con sanzioni che andranno da un minimo di 41 ad un massimo di 168 euro.
L'ordinanza sarà in vigore sino al 30 settembre. Sostanzialmente un'area
piuttosto circoscritta quella vietata ai ciclisti, tenendo conto del fatto che
nella stesura iniziale dell'ordinanza l'area prettamente pedonale all'interno
del centro storico di Muggia era stata individuata nelle vie, calli e piazze
ricadenti all'interno dell'antica cinta muraria, racchiusa nelle vie Roma,
Naccari, Manzoni, Sauro e in salita alle Mura. La Giunta Marzi ha ricordato che
per ovviare all'assenza di un percorso alternativo per i ciclisti provenienti da
strada per Lazzaretto - confermando che non si può entrare nel centro storico
attraverso l'arco della cinta muraria del Mandracchio, essendo l'arteria a senso
unico - è stato apposto un cartello stradale prima della galleria di via Roma in
cui si fa riferimento alla possibile presenza dei velocipedi nella galleria
stessa. Accessibile anche il percorso lungo calle Bacchiocco e piazzetta
Galilei, itinerario che può permettere di costeggiare il Duomo collegandosi sino
al piazzale Caliterna. L'ordinanza era stata fortemente contestata l'anno scorso
da Fiab Ulisse, l'associazione di ciclisti presente sul territorio provinciale.
Tramite l'ufficio legale dell'associazione, tre cittadini - Christian Bacci,
Gaetano Maggiore e Carlo Canciani - avevano presentato, il 31 luglio 2017, un
ricorso al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti contro l'ordinanza.
Inizialmente il Ministero aveva inviato al Comune una nota con la sospensione
del documento, ma non essendoci stata alcuna bocciatura, il Comune aveva
ripristinato l'ordinanza fornendo delle controdeduzioni. A seguito di un
sopralluogo sul territorio del Provveditorato interregionale per le opere
pubbliche, il Comune aveva ricevuto risposta da parte del Ministero in cui si
metteva nero su bianco che il ricorso proposto dai tre residenti veniva
respinto, definendo l'ordinanza legittima in quanto conforme alle disposizioni
del Codice della Strada. L'assessore alla Polizia locale Stefano Decolle ha
voluto ricordare la bontà del progetto: «L'ordinanza non vuole essere
discriminante, ma si impegna a tutelare la sicurezza di tutti i cittadini
secondo un principio fondamentale quale il rispetto della convivenza. Per questo
è stata modulata morbidamente attraverso stagionalità e orari precisi, in modo
da non ledere l'interesse di nessuno».
Riccardo Tosques
IL PICCOLO - GIOVEDI', 31 maggio 2018
Ferriera di Servola - Un mese di stop all'altoforno per
lavori di manutenzione
L'altoforno della Ferriera di Servola resterà spento per un mese per effetto
di una serie di manutenzioni programmate, iniziate lo scorso martedì sera. Lo ha
reso noto nella giornata di ieri l'Ufficio stampa di Siderurgica Triestina, che,
proprio a proposito dello spegnimento dell'altoforno, avvenuto per l'appunto
martedì, parla in una nota di «un'operazione senza precedenti», che è stata
condotta «con scrupolo massimo e chirurgica attenzione». Un'operazione di fatto
necessaria, viene spiegato, «per procedere ai lavori di manutenzione programmati
da aprile e riguardanti la parte del "crogiolo"». Il riferimento, in questo
caso, è all'«enorme recipiente in cui vengono fusi i metalli», che risale ormai
al lontano 1991, descritto dall'ingegnere "regista" di tale operazione, come «un
arzillo anziano in ottima salute, che però, data la sua età, necessita di
puntuali controlli». Proprio in conseguenza di questi «scrupolosi controlli», è
stato rilevato ultimamente «un andamento meno preciso delle temperature»
evidenziato da una serie di strumenti, le cosiddette «termocoppie», «di cui - si
legge ancora nella nota dell'Ufficio stampa di Siderurgica triestina -
l'altoforno è stato dotato in epoca recente, dopo l'arrivo dell'attuale
proprietà».«Se gli indicatori hanno marcato la necessità di intervenire con
lavori di manutenzione atti a ripristinare il crogiolo riportandolo alla
condizione iniziale - spiegano ancora da Servola - i costanti monitoraggi hanno
permesso di programmare lo stop dell'altoforno con largo anticipo».
Tecnicamente, si è reso necessario «praticare un foro atto a permettere la
fuoriuscita della ghisa liquefatta e rovente, definita "Salamandra", e
controllarne il regolare accumulo negli appositi stampi di sabbia creati ad hoc
e chiamati "campetti". Un procedimento apparentemente semplice, condotto da
esperti che ne hanno governato con sicurezza ogni fase». Il tutto, viene quindi
rimarcato alla fine della nota, è andato in scena «sotto l'occhio dell'Arpa».
Caldo "tropicale" di notte in città - Trieste prima in
Italia per le temperature tra martedì e ieri
A Trieste la notte più calda d'Italia. Il primato, che riguarda il meteo, è
stato stabilito nelle ore a cavallo tra martedì e ieri, quando nel capoluogo
giuliano - unica città italiana - è stata registrata la temperatura minima media
di 22 gradi, da alcune rilevazioni nazionali. Seguono con 21 gradi nella
classifica Ancona, Bari, Brindisi, Caltanissetta, Catania, Genova, Messina,
Napoli, Pesaro, Pescara, Reggio Calabria, Roma e Taranto. L'Osservatorio
meteorologico regionale del Fvg rende noto che una temperatura minima media
notturna così alta, nel mese di maggio, non si raggiungeva a Trieste da più un
secolo, per la precisione dal 1868. All'epoca il record era stato di 21,9 gradi.
Le temperature di questo maggio triestino non solo sono più elevate del solito
ma si protraggono per un periodo di tempo anch'esso eccezionale: con oggi sono
ben otto i giorni con minime notturne superiori ai 20 gradi, che danno luogo a
quelle che in gergo sono chiamate «notti tropicali». Le notti simili nel 2009
erano state sette. Come anticipato il fenomeno è correlato alla presenza del
mare, capace di amplificare e influenzare le variazioni di temperatura sulla
costa. Negli scorsi giorni le acque del golfo triestino hanno raggiunto i 23
gradi: decisamente sopra la media mensile. Ciò impedisce che di notte avvenga un
raffreddamento generale dell'aria nelle zone circostanti. Il fenomeno è a sua
volta da ricondursi al fatto che, da un mese e mezzo, le temperature esterne
sono più alte della norma e riscaldano di conseguenza anche quelle del mare. Dal
momento che l'acqua marina tende ad accumulare calore e a mantenere una
temperatura invariata tra notte e giorno, viene a mancare quel fattore di
raffreddamento naturale costituito dalla presenza del terreno, che invece è
riscontrabile in pianura. Il quadro è completato da un ulteriore fattore di
riscaldamento. La combinazione di giornate lunghe e notti corte tipica di questo
periodo dell'anno aumenta infatti l'effetto di accumulo di calore, da parte del
mare, esposto ai raggi solari più a lungo che in altri mesi. La sua temperatura
media a maggio si attesta sui 20 gradi, contro i normali 17: non accadeva dal
2007.
Lilli Goriup
Acque di nuovo pulite all'Antica Diga, il bando può
decollare
Si può tornare a fare il bagno nelle acque dell'Antica Diga. Nelle prossime
ore il sindaco revocherà il divieto di balneazione ordinato il 18 maggio scorso
a causa del superamento dei limiti dei valori di "enterococchi intestinali",
ovvero di batteri presenti nelle feci, in quel tratto di mare. Ieri pomeriggio,
infatti, l'Arpa ha inviato al Comune i risultati delle analisi dell'ulteriore
campionamento effettuato lunedì scorso nello specchio d'acqua che circonda la
Diga foranea di Porto Vecchio. Gli elaborati hanno rilevato che i valori sono
ritornati nei limiti imposti. Allarme rientrato, quindi, e via libera a tuffi e
immersioni. Non appena Dipiazza firmerà l'ordinanza di revoca del divieto di
balneazione, l'atto verrà trasmesso direttamente alla Capitaneria di porto, che
provvederà a rimuovere la cartellonistica indicante la proibizione sistemata il
18 maggio. Una notizia che non potrà che avvantaggiare anche il bando per la
concessione demaniale della Diga, appena ripubblicato dall'Autorità di sistema
portuale dell'Adriatico orientale. Un bando che antepone, alle offerte per i
canoni di concessione, la validità del progetto di chi intende riavviare quello
stabilimento ormai chiuso da due anni. La superficie da destinare a stabilimento
si è ridotta a seguito dell'affidamento della concessione della radice, dalla
parte verso il molo, alla Saipem. Il campionamento che aveva evidenziato la
presenza di contaminazioni fecali era stato effettuato lo scorso 17 maggio. Come
previsto, in seguito all'entrata in vigore del Decreto ministeriale del 30 marzo
2010, se le indagini del monitoraggio evidenziano un superamento dei valori
limite, si impone venga adottato un protocollo che include l'interdizione
temporanea alla balneazione dell'area in esame e l'attivazione di un controllo
aggiuntivo entro le 72 ore. In caso di esito favorevole dell'analisi, e a
seguito di un ulteriore controllo dopo sette giorni, l'area viene riaperta.
Entro 72 ore dal campionamento del 17 maggio, i tecnici Arpa hanno effettuato
quindi un'altra indagine. E lunedì scorso l'ulteriore controllo, che ha dato
esito favorevole.
di Laura Tonero
Troppi treni a Barcola, ci vogliono barriere acustiche
- La lettera del giorno di Lamberto Bello
Abito con la mia famiglia a Barcola in una casa indipendente dal 2010.
Consapevoli della vicinanza alla linea ferroviaria, prima dell'acquisto,
valutammo che il traffico ferroviario (soprattutto i rumorosissimi treni merci)
non fosse così frequente e invasivo. Abbiamo destinato una porzione della nostra
casa a un'attività di ricezione turistica e da due anni a questa parte la
situazione è diventata insostenibile. L'inquinamento acustico è quadruplicato e
la qualità di vita di tutti i residenti è drasticamente peggiorata. Impossibile
dormire con le finestre aperte, problemi di corrente galvanica dovuti allo
scarico a terra dell'elettricità, case con preoccupanti crepe ai muri, persone
con problemi d'insonnia, problemi di ricezione delle antenne televisive, il
tutto spesso evidenziato da strombazzanti "saluti alla città" dei macchinisti,
anche se i passaggi avvengono ben oltre la mezzanotte o di primo mattino. La
nostra attività ne ha parecchio risentito in quanto le recensioni ricevute da
due anni a questa parte mettono sull'attenti i potenziali ospiti futuri
rimarcando l'evidente disagio e chi soggiorna da noi una volta poi non pensa
certo di ripetere l'esperienza. Passano convogli merci con fino a 40 container
dalla durata infinita e spesso con frequenze serrate di cinque minuti l'uno
dall'altro, senza contare l'aggiunta dei treni passeggeri. È di questi giorni la
pubblicazione del record del traffico dei treni merci aumentato del 26,6 % (me
ne sono accorto). Da profano, mi chiedo se è un'utopia ridurre i passaggi o
smistare diversamente le corse evitando che tale giornaliero frastuono
attraversi il cuore della più rinomata riviera cittadina in pieno centro abitato
o, come discusso e ampiamente segnalato in sede di assemblea il lontano 9
novembre 2017 nella Sala parrocchiale di Barcola alla presenza del vice sindaco
Roberti e degli assessori Polli e Lodi, si possa provvedere all'installazione di
barriere acustiche nelle zone più esposte che darebbero modo di presentare ai
numerosi turisti una riviera acusticamente meno inquinata e allevierebbero in
parte il sistema nervoso di migliaia di cittadini residenti in questa area.
Trieste - Si parla di ecoreati alla Stazione centrale
Il Circolo Verdeazzurro Legambiente, in collaborazione con ProgettiAmoTrieste, organizza alle 18 allo Spazio Trieste Città della conoscenza (all'interno della Stazione centrale, ala destra) l'incontro pubblico "Gli ecoreati, tre anni dopo", a tre anni dall'entrata in vigore della legge sui delitti contro l'ambiente. Con Matteo Fermeglia (Università di Udine e Trieste), Franco Sturzi (Arpa Fvg) e l'avvocato Antonio Cattarini.
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 30 maggio 2018
Check sulle acque attorno alla Diga - il caso
Oggi si saprà se nelle acque prospicienti l'Antica Diga si potrà nuovamente
nuotare. Dopo lo stop alla balneazione ordinato il 18 maggio scorso dal sindaco
Roberto Dipiazza a causa del superamento dei limiti dei valori di "enterococchi
intestinali", ovvero di batteri presenti nelle feci, in quel tratto di mare,
lunedì scorso i tecnici dell'Arpa hanno provveduto ad effettuare un nuovo
campionamento. Ieri i laboratori hanno elaborato i risultati che in giornata
verranno spediti al primo cittadino e agli uffici tecnici del Comune. Se le
analisi avranno esito favorevole, Dipiazza potrà disporre la riapertura alla
balneazione di quello specchio acqueo. Il campionamento che aveva evidenziato la
presenza di contaminazioni fecali era stato effettuato lo scorso 17 maggio. Come
previsto in seguito all'entrata in vigore del Decreto ministeriale del 30 marzo
2010, se le indagini del monitoraggio evidenziano un superamento dei valori
limite, si impone venga adottato un protocollo che include l'interdizione
temporanea alla balneazione dell'area in esame e l'attivazione di un controllo
aggiuntivo entro le 72 ore. In caso di esito favorevole dell'analisi, e a
seguito di un ulteriore controllo dopo 7 giorni, l'area viene riaperta. In caso
di esito sfavorevole, resta invece vietata alla balneazione fino a quando
l'analisi non sarà favorevole. Entro 72 ore dal campionamento del 17 maggio, i
tecnici Arpa hanno effettuato quindi un'altra indagine. E lunedì scorso
l'ulteriore controllo. Se l'esito sarà favorevole, il sindaco disporrà vengano
rimossi i cartelli che indicano il divieto di balneazione e darà così il via
libera a bracciate e tuffi. Non è la prima volta che si verifica una
contaminazione nella acque prospicienti la Diga foranea del Porto Franco
Vecchio. Già nel 2016, per l'esattezza il 14 giugno, un campionamento da parte
dell'Arpa aveva evidenziato valori oltre i limiti, in quel caso, di "escherichia
coli", un altro batterio di comune riscontro nell'intestino di uomini e animali.
Il sindaco anche in quel caso, come previsto dal protocollo, aveva disposto il
divieto di balneazione. Che revocò, a parametri rientrati, dieci giorni dopo.
Quel punto di campionamento dunque non è nuovo a superamenti dei limiti.
L'ipotesi di una responsabilità del sistema fognario, anche nel caso della
recente contaminazione, è stata esclusa da AcegasApsAmga che ritiene non si
tratti di una conseguenza dello scarico in mare del torrente Chiave, che ha
sbocco proprio nei pressi del Molo 0. L'azienda propende invece per l'ipotesi
che a causare quel superamento dei valori limite sia stato lo scarico di liquami
in mare da una nave. Valutando anche la possibilità che l'imbarcazione in
questione non sia passata necessariamente in prossimità della Diga, e che le
correnti possano aver giocato un ruolo fondamentale.
(l.t.)
LO DICO AL PICCOLO - Rifiuti, Legambiente ripulisce
Canovella de' Zoppoli - (vedi
articolo di Andrea Wehrenfennig)
In seguito al
monitoraggio "Beach Litter" svolto da Legambiente a fine aprile su 72 spiagge
italiane, è stata trovata una media di 620 rifiuti ogni 100 metri lineari di
spiaggia. L'80% degli oggetti trovati è di plastica; sul 95% delle spiagge sono
stati rinvenuti rifiuti di plastica usa e getta. A Canovella sono stati censiti
ben 918 rifiuti, per il 96,5% di plastica: soprattutto pezzi di reti per la
coltivazione dei mitili (quasi il 40%), frammenti di plastica e polistirolo,
bottiglie, bicchieri e contenitori di plastica, tappi e coperchi, bastoncini del
cotton fioc.Su scala europea, secondo uno studio commissionato ad Arcadis
dall'Unione europea, il marine litter costa 476,8 milioni di euro all'anno. Una
cifra che prende in considerazione solo i settori di turismo e pesca perché non
è possibile quantificare l'impatto su tutti i comparti dell'economia. In
particolare, il costo totale stimato per la pulizia di tutte le spiagge
dell'Unione europea è pari a 411,75 milioni di euro. Così nei giorni scorsi i
volontari di Legambiente Trieste, con l'aiuto di Trieste Altruista e dei
richiedenti asilo organizzati dall'Ics, hanno raccolto numerosi sacchi di
rifiuti spiaggiati o abbandonati lungo la spiaggia di Canovella de' Zoppoli, in
comune di Duino Aurisina.
Andrea Wehrenfennig, presidente del Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste
COMUNICATO STAMPA - MARTEDI', 29 maggio 2018
Gas Natural rinuncia al Rigassificatore a Zaule: considerazioni di Legambiente
“C'è molto da imparare dal caso del rigassificatore di Zaule” commenta Andrea Wehrenfennig, presidente di Legambiente Trieste, perché “la vertenza ambientale in realtà riguardava la strategia energetica nazionale e la democrazia partecipativa, cioè quanto i cittadini possono incidere su decisioni che riguardano la loro vita”.
Quando nel 2005 e 2006 sono stati presentati i progetti di
un rigassificatore a terra (Gas Natural) e di un altro al largo di Grado (Endesa),
a cui solo nel 2008 si è aggiunto il progetto del metanodotto
Trieste-Grado-Villesse (Snam), Legambiente con le altre associazioni
ambientaliste (WWF, Comitato per la salvaguardia del golfo) ha studiato a fondo
i progetti e tutta la documentazione, concludendo che i problemi ambientali e di
sicurezza erano troppo rilevanti per poter accettare questi progetti. Gli
effetti dell'acqua fredda e del cloro sugli ecosistemi marini e sulla pesca, il
rischio di incidenti rilevanti per le industrie vicine e per la popolazione
circostante a Muggia e a Trieste, gli ostacoli alla movimentazione delle altre
navi, il problema dei sedimenti marini inquinati da sostanze tossiche quando
sarebbe stato collocato il gasdotto: gravissimi danni previsti per l'ambiente e
gravissimi rischi per la popolazione, mentre la strategia energetica nazionale
puntava a decine di rigassificatori su tutte le coste italiane, senza nessun
criterio di scelta e priorità. A queste considerazioni si è aggiunta una
gestione del progetto da parte di Gas Natural che non ha mai accettato un
confronto pubblico, ha addirittura presentato dati falsificati (ma la
magistratura ha archiviato le nostre denunce) e in compenso ha denunciato per
diffamazione un socio di Legambiente che riferiva notizie della stampa
internazionale, soprattutto spagnola, sul comportamento della Gas Natural Fenosa
in America Latina.
Nel 2006 le associazioni, alcuni comuni come Muggia e San Dorligo e buona parte
della popolazione avevano già formulato un giudizio negativo sul progetto
rimasto (della Gas Natural) mentre i media, il governo, la politica locale e
nazionale, il Comune di Trieste e la Regione, i sindacati e gli imprenditori,
erano tutti convinti sostenitori di questo brutto progetto.
L'impegno costante degli ambientalisti (raccolta di firme, ricorso al TAR del
Lazio, incontri e manifestazioni, diversi numeri speciali della rivista Konrad)
è stato sostenuto da numerosi scienziati ed esperti triestini, riuniti nel
Tavolo Tecnico Rigassificatori Trieste, che ha svolto un'efficace azione di
analisi e informazione scientifica sui rischi del progetto e sulle possibili
alternative.
Il clima è cambiato quando infine anche l'Autorità portuale ha dovuto prendere
atto che il rigassificatore a Zaule avrebbe potuto ostacolare o perfino
paralizzare in alcuni momenti i movimenti delle petroliere e delle
portacontainer, frenando proprio le attività fondamentali del porto. Nuove forze
si sono aggiunte, è nato il coordinamento “Trieste dice no al rigassificatore”,
e gradualmente le forze politiche e il Comune di Trieste, la Provincia e la
Regione hanno presentato anche loro dei ricorsi al TAR, dando quindi ragione
alle associazioni che lo avevano fatto già nel 2006.
In questi lunghi anni, solo due nuovi rigassificatori sono stati realizzati in
Italia: uno al largo di Rovigo e uno al largo di Livorno (su una nave), nessun
rigassificatore a terra. La nuova strategia energetica nazionale dice
chiaramente che punta sui gasdotti e che a breve termine non occorre costruire
nuovi rigassificatori.
Evidentemente Gas Natural ha preso atto della situazione: nel febbraio 2018 ha
venduto la sua rete di distribuzione del gas in Italia (presente soprattutto in
Italia meridionale) alla Edison e si è quindi ritirata dal mercato italiano,
lasciandoci solo il brutto ricordo dell'arroganza dimostrata verso i triestini.
Abbiamo però anche dei bei ricordi sulla partecipazione di tanti volontari, sia
semplici cittadini che esperti e scienziati, dell'Italia e della Slovenia, tra
cui ricordiamo l'amico Daribor Zupan, prematuramente scomparso: dirigente di
Legambiente, ingegnere chimico, ex preside dell'Istituto Ziga Zois di Trieste,
autore di un bellissimo video con animazioni e interviste ad esperti, una vera
introduzione al problema del rigassificatore. A lui dedichiamo questa meritata
vittoria dei diritti dei cittadini e dell'ambiente.
Andrea Wehrenfennig, presidente di Legambiente Trieste
IL PICCOLO - MARTEDI', 29 maggio 2018
Gas Natural rinuncia al rigassificatore - Il passo
indietro dopo 14 anni. La struttura doveva sorgere nella zona di Zaule
La comunicazione in un documento inviato al ministero dello Sviluppo
economico -
vedi l'articolo
Gas Natural Italia rinuncia una volta per tutte al progetto del
rigassificatore di Zaule. Lo attesta un documento, firmato dal presidente del
consiglio d'amministrazione della società Javier Hernández Sinde, inviato lo
scorso 22 maggio al Ministero dello sviluppo economico italiano. Si conclude
così un'odissea durata 14 anni, durante i quali la possibilità che il golfo
venisse solcato settimanalmente da enormi navi gasiere ha pesato sullo sviluppo
portuale e sull'ambiente triestino come una spada di Damocle. La lettera di
rinuncia è stata inviata per conoscenza a innumerevoli altre istituzioni
italiane, non ultimi i principali attori del Friuli Venezia Giulia: la Regione e
il Comune di Trieste. Nel lungo testo l'azienda rileva come ormai siano
trascorsi 14 anni dall'avvio del progetto per il terminale di rigassificazione.
In questo lungo intervallo di tempo, prosegue Gas Natural, la società si è fatta
carico dei costi di sviluppo, definiti «di estrema rilevanza», lamentando come
ad oggi non sia ancora stato concluso il procedimento autorizzativo. Nel
frattempo, considera ancora la società, il contesto del mercato italiano e
internazionale è «profondamente mutato». Ciò avrebbe compromesso «in maniera
sostanziale» la sostenibilità economico-finanziaria del progetto del terminale.
In questo contesto Gas Natural sostiene di essersi trovata «costretta» ad
assumere la decisione di rinunciare al progetto, «anche al fine di non aggravare
ulteriormente i danni economici fino ad oggi subiti». Da queste premesse nasce
la volontà di comunicare a tutti gli interlocutori la scelta di rinunciare al
procedimento autorizzativo, «nonché ad ogni altro procedimento presupposto o
comunque connesso ai fini della realizzazione del terminale di
rigassificazione». Il passo indietro interessa anche i procedimenti già
conclusi, e in particolare il rilascio della valutazione di impatto ambientale e
le altre approvazioni ottenute dal progetto. Quali erano le caratteristiche del
rigassificatore? Il progetto prevedeva un impianto on-shore della capacità di 8
miliardi di metri cubi all'anno, destinato a sorgere nella zona portuale di
Zaule. La struttura avrebbe dovuto essere composta da due serbatoi criogenici di
gas naturale liquefatto (Gnl) da 140 mila metri cubi ciascuno, cinque
vaporizzatori di acqua di mare, due vaporizzatori a fiamma sommersa che
avrebbero dovuto funzionare come «back-up» e anche come sistema di emergenza.
L'installazione sarebbe stata completata da un pontile per l'attracco di navi
metaniere della capacità compresa tra 70 e 145 mila metri cubi. L'azienda
contava di realizzare il prodotto in tre anni, una volta concluso l'iter
autorizzativo. Ma quest'ultimo, com'è noto, ha incontrato da subito la fiera
opposizione dei comitati ambientalisti e, con il passare degli anni, anche la
contrarietà delle istituzioni che in principio avevano salutato con favore
l'arrivo della multinazionale spagnola e del suo terminale. Il ruolo degli
impianti di rigassificazione nel sistema energetico europeo è dibattuto. Se
alcuni punti di vista li identificano come un'utile alternativa ai gasdotti
russi, altri contestano la necessità di moltiplicare gli impianti. Secondo un
comunicato rilasciato nelle settimane scorse dal MedReg, l'Authority per
l'Energia del paesi del Mediterraneo, l'insufficiente domanda di mercato è il
principale ostacolo ai nuovi investimenti infrastrutturali. L'ente cofinanziato
dall'Ue osserva anche che Spagna, Portogallo, Italia e Francia sono Paesi dotati
di capacità di stoccaggio più che sufficienti a rispondere a picchi di domanda e
crisi.
Giovanni Tomasin
La storia infinita di uno "spettro" - Dal primo sì del
2004 alla contrarietà di Serracchiani e anche di Dipiazza
C'era una volta il presidente della Regione Riccardo Illy, che diede il via
libera al progetto del rigassificatore. C'era anche il sindaco Roberto Dipiazza
che, in un precedente mandato, riteneva fosse un'occasione di sviluppo della
città. C'era addirittura un ministro dello Sviluppo economico come Corrado
Passera (poi eclissatosi dai radar della politica), che riteneva fosse «un
impianto-chiave per lo sviluppo del territorio e un'opportunità per il nostro
Paese». Lo definiva addirittura «l'unico modo per alleggerire la bolletta e per
far crescere l'occupazione». Il progetto viene presentato da Gas Natural al
ministero delle Attività produttive nell'ormai lontano luglio del 2004. Con
quell'atto la multinazionale dell'energia chiede l'avvio della procedura
autorizzativa. Nel gennaio del 2005 la società inoltra alla Regione Fvg la
richiesta, in quanto ente competente ad esprimersi ai fini del rilascio
dell'autorizzazione. Sono momenti di grazia per il progetto. L'assessore
regionale alle infrastrutture Lodovico Sonego (giunta Illy) ne parla così nel
2006: «I rigassificatori sono utili al Paese, anzi sono necessari ed urgenti.
Quattro mesi fa acquistavamo il giornale la mattina per sapere se il giorno dopo
l'Italia avrebbe avuto gas a sufficienza per scaldare le case e far funzionare
le fabbriche». Nel frattempo però passano degli anni: un risvolto nodale arriva
nel luglio 2009, quando il ministero dell'Ambiente e quello per i Beni e le
Attività culturali rilasciano una valutazione di impatto ambientale (Via)
favorevole al progetto. La società avvia le attività necessarie alla
realizzazione. Il sindaco Dipiazza, ai tempi, commenta così: «Rappresenta
un'autentica opportunità di sviluppo per Trieste, i cui benefici superano di
gran lunga i costi». Così invece Luca Ciriani, allora assessore regionale della
giunta Tondo (ora senatore FdI): «È una buona notizia purché costituisca un
vantaggio per il bene della città». Per un periodo, all'inizio degli anni Dieci,
il progetto viene considerato come un possibile strumento occupazionale
alternativo alla Ferriera: l'idea trova l'appoggio del centrodestra regionale,
ma non quello del Pdl locale, che per l'occasione si schiera con il sindaco dem
(ed ex assessore illyano) Roberto Cosolini. Col tempo anche la giunta Tondo si
rivolta contro il progetto. La botta più pesante arriva nel 2013, quando
l'Autorità portuale guidata da Marina Monassi spiega che l'impianto «non è
compatibile con lo scalo triestino, che registra traffici navali, movimentazioni
delle merci e dei passeggeri in continua crescita e con un esponenziale sviluppo
previsionale». Anche i suoi successori alla Torre del Lloyd manterranno una
posizione analoga. Così come farà sempre muro anche la giunta regionale guidata
da Debora Serracchiani, nonché il Roberto Dipiazza al terzo mandato, ormai
convinto dell'inopportunità del progetto. Nonostante le contrarietà di tutte le
istituzioni locali, però, il progetto non muore mai. Continua a rispuntare da
qualche corridoio romano, ora in questa ora in quella veste. Un altro macigno
arriva nel 2016, quando il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda
spiega che «non è un'opera strategica per il Paese, essendoci altri progetti già
autorizzati che, se realizzati, potranno coprire le ulteriori necessità di
capacità di rigassificazione». Il progetto si barcamena ancora per un paio
d'anni, fino all'abbandono definitivo dei giorni scorsi.
(g.tom.)
Comitati e istituzioni ora esultano insieme
Gli ambientalisti ma anche enti come Regione e Comune sono soddisfatti
dell'abbandono della multinazionale
I primi a gioire sono gli ambientalisti che da sempre si oppongono
all'opera, considerata pericolosa per la sicurezza e per l'ambiente di Trieste.
Ma al coro si uniscono anche il nuovo assessore all'Ambiente regionale Fabio
Scoccimarro, la sua collega comunale Luisa Polli e l'ex presidente regionale
Debora Serracchiani, ora parlamentare dem, che durante il suo mandato ha opposto
più volte a Roma la sua contrarietà al progetto. Dichiara Scoccimarro:
«Prendiamo atto con soddisfazione della definitiva rinuncia di Gas Natural alla
realizzazione del rigassificatore nell'area di Zaule, a Trieste». L'assessore
ricorda che già nel luglio 2004, allora nelle vesti di presidente della
Provincia giuliana, aveva espresso «forti perplessità per un insediamento non
compatibile con il corretto sviluppo delle attività portuali». Aggiunge ancora
Scoccimarro: «La scelta comunicata da Gas Natural rientra perfettamente nella
linea programmatica espressa in campagna elettorale dall'attuale governatore
della Regione, Massimiliano Fedriga ed è una posizione condivisa anche da tutte
le forze politiche nell'arco degli ultimi anni». Così invece l'ex presidente
della Regione Serracchiani: «Una vittoria del territorio raggiunta dopo una
lunga e tenace lotta, che non si è mai fermata nel corso della legislatura
regionale appena trascorsa. Una soddisfazione che ricompensa di tanto impegno
messo da cittadini, associazioni e istituzioni, e un problema di meno per chi ha
raccolto la nostra eredità». E ancora: «La svolta per noi si colloca nel momento
in cui - indica Serracchiani - il ministro dello Sviluppo economico Carlo
Calenda ha dichiarato non strategica l'infrastruttura energetica. Le ragioni
dello sviluppo della portualità regionale, che rimane un punto cardinale a
prescindere dal colore delle amministrazioni, hanno avuto il sopravvento su un
progetto nel quale qualcuno ha creduto, ma - conclude - moltissimi altri no».
Anche l'assessore comunale Polli non nasconde la soddisfazione: «In questi anni
un allineamento di pianeti ha portato istituzioni come Regione e Comune a
opporsi al progetto. Il risultato è che l'azienda si è sentita "spinta in un
angolo" e ha dovuto prender atto del fatto che non è più possibile realizzare il
progetto. La loro era ormai una lotta contro i mulini a vento». Ricorda ancora
Polli: «Ho incontrato questa vicenda per la prima volta ai tempi in cui lavoravo
in Regione, come amministrativa, e me la ritrovo ora in veste politica,
dall'altra parte della barricata. Devo dire che è stata una battaglia lunga e
faticosa per tutti gli enti coinvolti. L'ultima impugnativa fatta dalla Regione
a guida Serracchiani e dal Comune a guida Dipiazza ha dato un colpo importante».
Conclude Polli: «Il passo indietro di Gas Natural è un segnale positivo per
un'area già appesantita da tante realtà, come la Ferriera e la Siot». Scrive
infine il portavoce del coordinamento di FareAmbiente Fvg, Giorgio Cecco:
«Apprendiamo con un sospiro di sollievo la notizia della rinuncia di Gas Natural
vista la preoccupazione per un impianto che certo qui nessuno ha mai voluto e
che, oltre ai rischi ed impatti ambientali, non aveva nessuna ricaduta positiva
per la collettività. Per quando concerne invece il piano energetico regionale
auspichiamo ora che la nuova amministrazione si faccia parte attiva per un
dialogo e programmazione con i paesi confinanti verso una strategia energetica
allargata, nel rispetto anche della sicurezza e della tutela ambientale».
(g.tom.)
NUOVE NORME UE - Stop alla plastica monouso. Obiettivo: difesa del mare
BRUXELLES - Nuove misure Ue sulla plastica monouso: messi al bando piatti, posate, cannucce, agitatori per bevande, bastoncini di cotone per le orecchie e bastoncini per palloncini. La Commissione europea propone quattro misure diverse per affrontare il problema dei dieci tipi di rifiuti in plastica che si trovano più comunemente nei mari e sulle spiagge. Questi prodotti potranno essere sostituiti con altri di materiali diversi dalla plastica. La Commissione vuole poi ridurre significativamente entro 6 anni l'uso di recipienti rigidi per alimenti pronti al consumo e di bicchieri monouso. Gli Stati potranno fissare obiettivi di riduzione o imporre che non siano offerti gratis. La direttiva impone il principio della responsabilità estesa del produttore per lo smaltimento di una serie di oggetti: contenitori per cibo rigidi o flessibili, contenitori per bevande, bicchieri, sigarette con filtro, assorbenti, salviette umidificate, palloncini, sacchetti di plastica, reti da pesca. In pratica, il produttore deve coprire il costo di raccolta, trasporto e trattamento di questi rifiuti, oltre che della pulizia di coste e mari. Alcuni prodotti dovranno portare sugli imballaggi informazioni sugli effetti negativi dei rifiuti di plastica, come avviene sulle sigarette: assorbenti, salviette umidificate e palloncini. Plauso all'Ue per la decisione da parte del Wwf.
Cellulari e lavatrici, incubo rifiuti - Due dispositivi su tre smaltiti male: si punta al recupero dell'usato. Progetto pilota ad Ancona
ROMA - I rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) fanno parte della nostra vita quotidiana e aumentano ogni anno. Piccoli (cellulari, tablet, riproduttori musicali, pc, spazzolini elettrici, cuffie, torce, calcolatrici da tavolo) o grandi (frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, ferri da stiro, aspirapolvere, tostapane, forni elettrici e a microonde, frullatori, radio) che siano. Come hanno dimostrato numerose indagini di mercato il comportamento dei consumatori quando si rompono è vario: molti li accumulano in garage e cantine (si stimano 400 milioni di pezzi), quelli piccoli finiscono nel "sacco nero" non sapendo bene in quale raccolta differenziata farli confluire, quelli grandi li diamo a chi ci porta quello nuovo altrimenti chiamiamo il servizio ritiro ingombranti del gestore dei rifiuti locali, se c'è. Molto resta da fare per informare i cittadini su come gestire questo tipo di rifiuto, destinato a diventare una componente importante del flusso di rifiuti urbani (fra il 3 e il 5%). Ad oggi in Italia sono state prodotte 800mila tonnellate di Raee, ma nel 2017 quelle raccolte legalmente sono state appena 296.000. Il resto finisce nei rifiuti normali o in sistemi di raccolta illegali, molto diffusi per il valore di mercato dei metalli presenti in questi rifiuti: tra il 2009 e il 2013 in Italia sono state 299 le discariche sequestrate. La criminalità organizzata trasporta i Raee laddove esistono distretti illegali di riciclaggio - Cina e Africa ad esempio - dove gli electronic waste non sono smaltiti correttamente. In Italia si stimano 12 chili di abitanti all'anno di Raee a persona e se ne raccolgono solo cinque. L'obiettivo della direttiva comunitaria è raccogliere e riciclare il 65% dei Raee, mentre oggi siamo al 37%. Una strada ancora lunga da percorrere. Un settore in rapida crescita: i Raee raccolti in Italia nel 2008 erano 65.000 tonnellate, in dieci anni la raccolta è quasi quintuplicata. Un flusso di rifiuti che va gestito correttamente perché da un lato è pericoloso e dall'altro invece ricco di risorse preziose come oro, argento e terre rare che si trovano soprattutto nelle schede elettroniche. All'orizzonte però si profila una nuova possibilità per i Raee, ancora prima che diventino rifiuti, ovvero l'opportunità della preparazione per il riutilizzo. Quando hai lo strumento che non funziona, il rivenditore cambia il pezzo rotto e se l'elettrodomestico può funzionare ancora lo reimmetto nel circuito dell'usato. Ad esempio, in provincia di Ancona è stato aperto un outlet che vende elettrodomestici rigenerati. Un'esperienza unica quindi, un nuovo mercato che deve essere promosso. Inoltre, ad agosto entrerà in vigore l'Open Scope, ovvero quanto previsto dal decreto legislativo 49/2014 che estende la tipologia dei prodotti elettrici ed elettronici soggetti alla normativa europea sui Raee a tutte le apparecchiature non esplicitamente escluse. Così nuovi oggetti di uso comune dovranno essere differenziati correttamente dai cittadini, con i relativi produttori coinvolti nella loro dismissione. Piuttosto che alimentare il ciclo di rifiuti dunque, è importante avviare quello del riuso, come vuole la nuova Direttiva europea sui rifiuti.
Alfredo De Girolamo
Nuovi stalli per le bici nel nome di Giuliano
In via del Teatro romano consegnati i tre spazi di sosta donati dalla
vedova di un dipendente comunale
«È un segnale istituzionale», il segnale «di un Giuliano Valle che vivrà
mantenendo lucida memoria di quello che è stato il suo pensiero, sempre concreto
e proiettato avanti». Così si è espresso ieri l'assessore comunale ai Servizi al
cittadino e ai Progetti speciali di pubblica utilità Michele Lobianco, nella
doppia veste di assessore e assiduo praticante delle due ruote, affiancato
dall'assessore all'Urbanistica Luisa Polli, alla presentazione ufficiale, con la
contestuale consegna alla città, in via del Teatro romano (ai piedi della
scalinata, sul lato opposto all'Anagrafe), di tre stalli per la sosta delle
biciclette donati dalla signora Valle, vedova di Giuliano Valle, il dipendente
comunale recentemente scomparso, che era un ciclista appassionato, come è stato
ricordato da colleghe e colleghi presenti. «La ringraziamo a nome dei cittadini
che beneficeranno di questo atto di generosità, realizzato, tra l'altro, a tempo
di record, per aver dimostrato grande sensibilità», un atto «molto più
apprezzato in un'epoca in cui tutto fugge e passa senza riflettere sui valori
più alti», ha aggiunto Lobianco rivolgendosi sempre alla signora Valle.
L'assessore Polli ha sottolineato il «grande senso civico dimostrato con questo
gesto, che fa del bene alla comunità nel ricordo del signor Valle»: «Un momento
significativo al quale l'amministrazione ha voluto dare giusto rilievo, anche
velocizzando l'iter procedurale, come fatto con la realizzazione de "Il sogno di
Giulia", che approveremo oggi in sede di giunta. Contiamo comunque - ha detto
ancora Polli - di riuscire a collocare tanti ulteriori stalli per offrire nuove
opportunità alla mobilità ciclistica urbana dei cittadini».
MUGGIA - Terrapieno Acquario, è già polemica sulla
ciclopedonale
MUGGIA - Non è stata ancora inaugurata ma fa già discutere la nuova
ciclopedonale che costeggia il terrapieno Acquario. L'area è stata pochi giorni
fa teatro di un investimento di un pedone da parte di un ciclista. Nulla di
grave, anche se l'incidente ha fatto sorgere dei dubbi sulla reale opportunità
di creare la commistione tra pedoni e biciclette in un'area che, trovandosi a
ridosso degli scogli e quindi del mare, in estate sarà evidentemente utilizzata
dai bagnanti creando un possibile "ingorgo". Il primo lotto della maxiopera
pubblica, dopo quasi vent'anni di attesa, è oramai verso la fase della chiusura.
Entro il mese di giugno l'amministrazione Marzi conta di poter aprire
ufficialmente la zona offrendo così la possibilità di usufruire di uno spazio
utilizzabile tanto dai ciclisti quanto dai bagnanti o dai semplici pedoni.
Archiviata di recente la polemica sulla decisione da parte del Comune di mettere
a pagamento le due aree parcheggio che sorgeranno all'inizio e alla fine del
terrapieno, a cercare di fare un po' di chiarezza sul futuro dell'area è
intervenuto l'assessore ai Lavori pubblici nonché vicesindaco, Francesco
Bussani. «Innanzitutto siamo felici che nessuno si sia fatto male
nell'incidente, fermo restando che nessuno dei due avrebbe dovuto trovarsi lì.
L'area, se pur solo per una mera questione burocratica dato che i lavori sul
piano tecnico sono conclusi, è al momento ancora preclusa alla fruizione. Di
conseguenza, entrandovi, sia il ciclista sia il pedone hanno violato un
divieto». Il percorso ciclopedonale del primo lotto si estenderà su una
lunghezza di quasi un chilometro con una larghezza di due metri e mezzo, «come
da prescrizioni degli Enti partecipanti alla Conferenza dei servizi». Il
terrapieno inoltre è dotato di sezioni di larghezza variabile dai 14 ai circa 50
metri su una superficie di quasi 30 mila metri quadri. «Viene da sé come nel
secondo lotto troveranno spazio, oltre alle aree verdi, non solo aree destinate
alla balneazione, ma anche spazi ludico-ricreativi e chioschi», rassicura il
vicesindaco. Per ora dunque si tratta di una «lunga passeggiata con accesso al
mare dove i bagnanti potranno comunque già godere della scogliera con rocce che
per la loro conformità ed il posizionamento permettono e ampliano ovviamente di
molto anche la capacità di fruizione balneare». Nessuna preoccupazione dunque
per Bussani, anzi, tutt'altro: «Il riutilizzo di quest'area a fini
turistico-balneari rappresenta un incremento importante sia del fronte mare
disponibile sia, soprattutto, delle aree a disposizione dei bagnanti proprio
perché in genere la fascia costiera muggesana risulta compressa tra il mare e le
alture retrostanti ed occupata per buona parte dalla viabilità dell'ex
provinciale, mentre Acquario, nella sua estensione, permetterà di godere di
spazi ben più ampi rispetto a quanto si è ad oggi abituati».
(r.t.)
In "Radici liquide" Cozzarini dà la caccia ai
profittatori dei torrenti alpini - (vedi
articolo)
C'è una silenziosa guerra dell'acqua che si
combatte fra le montagne italiane. Negli ultimi anni sono spuntati come funghi
impianti per il mini-idroelettrico, macchinari per la produzione di energia
elettrica che rientrano nel novero delle energie rinnovabili, sorrette da
incentivi statali. Da un capo all'altro delle Alpi, ma anche degli Appennini, è
una corsa da parte di aziende private per accaparrarsi l'acqua dei torrenti
montani. Tutto merito, appunto, degli incentivi statali per le rinnovabili,
«pagati in bolletta (...) È la corsa all'oro: società per lo più private si
lanciano a costruire centrali che rendono solo perché l'energia che producono
viene venduta fino a tre volte il prezzo di mercato. E, anche se ora gli
incentivi verranno ridotti, chi è riuscito a ottenerli ha un guadagno sicuro per
vent'anni, che ripaga l'investimento iniziale». È un viaggio inchiesta fra monti
e boschi del Nord Italia quello compiuto da Elisa Cozzarini, scrittrice,
giornalista, regista, non nuova a imprese che vanno a curiosare oltre le
apparenze, specie quando si tratta di natura. Passeggiando un giorno lungo un
strada forestale Elisa Cozzarini è inciampata in un cantiere: «Avevano appena
abbattuto alberi maestosi (...) Il torrente era lontano, ma bisognava allargare
la via per raggiungerlo con le ruspe, per aprire il cantiere, scavare, buttare
cemento, infilare tubi nella terra e prendere l'acqua». Perché, si è chiesta
Cozzarini, d'improvviso tutta questa voglia di mettere le mani sui torrenti
montani? L'autrice ha viaggiato, ha interrogato, ha raccolto storie dalla Valle
d'Aosta al Friuli Venezia Giulia, finanziando la sua inchiesta tramite una
campagna di crowdfunding e seguendo i destini di cinquanta torrenti. Il
risultato è il libro "Radici liquide - Un viaggio inchiesta lungo gli ultimi
torrenti alpini" (Ed. Nuovadimensione, pagg. 155, Euro 14,50), reportage che
svela realtà poco note di un mondo, di una cultura, che rischia di perdersi
fagocitata da una rete di interessi che poco hanno a che fare con la tutela
dell'ambiente. Il libro verrà presentato a Trieste giovedì 7 giugno alle 18, al
Caffè San Marco, assieme al biologo Dario Gasparo. Dopo "Acqua guerriera",
reportage sul Piave, la cui acqua scompare, incanalata, intubata, ridotta a
merce e violata, Elisa Cozzarini torna a difendere «il fluire impetuoso delle
acque», che per lei «vuol dire libertà».
Pietro Spirito
IL PICCOLO - LUNEDI', 28 maggio 2018
PORTO VECCHIO - Una cordata a sei per i magazzini 6 e 7
Societa' finanziarie e immobiliari: puntano su hotel e marina. In campo anche l'ex ministro degli Esteri Terzi di Sant'Agata
Il magazzino 6, affacciato sull'Adriatico, dove realizzare alberghi, ristoranti e negozi. Il gemello 7, alle spalle, per creare spazi a uso scientifico, sfruttando anche il waterfront da trasformare in un marina per super yacht. E provare poi a centrare anche l'opzione silo numero 9. «Ci presenteremo a un'eventuale asta», afferma il garante dell'operazione Tullio Cappelli Haipel. Si svela così il progetto della cordata di società fiduciarie e finanziarie nonché advisor, in cui compaiono anche l'uomo d'affari svizzero Paolo Andrea Mettel e il diplomatico Giulio Terzi di Sant'Agata, ex ministro nel governo Monti. Alcuni rappresentanti della cordata, tra cui lo stesso Mettel, negli scorsi giorni hanno avuto un incontro, promosso dal presidente dell'Interporto Giacomo Borruso, con il sindaco Roberto Dipiazza per rendere sempre più concreto il loro progetto in Porto vecchio. Le società possiedono pacchetti che raccolgono già i potenziali investitori: da albergatori ad armatori. L'area su cui hanno puntato gli occhi è adiacente a quella della cittadella Greensisam. Nello specifico i soggetti pronti a portare avanti l'importante operazioni sono sei. Si tratta della Finanziaria fiduciaria di Credito di Lugano, con presidente Mettel, presidente della European Global Energy, fortemente impegnata in Albania nella realizzazione di un mega rigassificatore a favore dell'Italia, socio e membro dell'Istituto per gli Studi di Politica internazionale. C'è poi la Sorgente group, holding italiana che opera attraverso alcune società dedicate anche alla gestione del risparmio e all'investimento immobiliare. Spuntano la Reag di Agrate Brianza, tra i leader europei nella valutazione e consulenza immobiliare, Nctm, studio legale che ha sedi da Milano a Shanghai, e Ima, Intermedia analisi, in cui compare anche l'ex ministro degli Esteri Sant'Agata. Tutte queste realtà impegnate nel progetto verranno seguite dalla Trieste international global trading (Tigt), presieduta da Mettel con vice Borruso, che da Trieste coordinerà il piano. Alla visita degli scorsi giorni era presente anche Antonello Pezzini che, oltre a essere primo consigliere e questore del Comitato economico e sociale europeo, organo consultivo dell'Ue, viene definito altamente competente per le procedure europee di finanziamento per i Paesi dell'Unione. Tutti questi attori hanno in mano già un masterplan, redatto dal triestino Corrado Del Ben, che coinvolge i magazzini 6 e 7, e la marina fra il moli II e III, per poi procedere eventualmente con un ampliamento. L'obiettivo è realizzare strutture ricettive di lusso e a tre-quattro stelle, ristoranti e servizi commerciali, ma non di grande distribuzione. Mentre il pacchetto scientifico potenzierebbe il ruolo di Trieste, viene specificato, sviluppando temi quali la cultura del mare, con il Museo dell'Antartide, attraverso "consolidati progetti italo-francesi in Antartide", collaborazioni relative a Esof 2020 e la partecipazione dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile e l'Agenzia spaziale europea. In questa sede, si spiega, Trieste avrà un impegno di informazione e formazione, anche verso i Balcani, come previsto dal forum del luglio dell'anno scorso che si è svolto in città. Il gruppo, che attende dal Comune le direttive su come procedere, andrà avanti con il benestare di Cappelli Haipel, vicepresidente dell'Istituto internazionale di Studi sui Diritti dell'uomo, membro dell'Unesco e del Consiglio d'Europa, in questo caso garante della reciproca trasparenza delle parti. Sono tutti pronti, dunque, ma a una condizione: «Solo se certi delle approvazioni locali».
(b.m.)
Museo Ferroviario pronto in anticipo - Il direttore
generale di Fondazione Fs Cantamessa: «Intervento chiuso a fine 2019»
Il Museo Ferroviario riaprirà al pubblico con un anno di anticipo rispetto a
quanto preventivato all'inizio dei lavori. Ad annunciarlo Luigi Cantamessa,
direttore generale della Fondazione Fs, che dal 10 maggio è ufficialmente
titolare dell'immobile. «Saremo pronti già alla fine del 2019 - spiega - per
quanto riguarda l'ala di via Giulio Cesare, per la quale abbiamo già ricevuto i
finanziamenti. E la Fondazione ha rilevato anche la collezione museale e le
carrozze, perché rientrando in un'unica gestione - sottolinea - potremo avviare
precisi investimenti in futuro per valorizzare al massimo il complesso. Ricordo
poi - aggiunge - che manca ancora il finanziamento per tutto il resto, sarà mia
premura cercare nuove risorse a tempo debito, anche attraverso tavoli da avviare
con la Regione, per capire come sarà possibile progredire con l'opera di
recupero totale. Anche per la volta originale, che permetterebbe di creare una
splendida piazza coperta». Dal 9 maggio scorso sono apparse le impalcature
all'esterno. Serviranno nei prossimi mesi a sistemare il tetto dell'edificio,
gravemente compromesso dalle infiltrazioni. «È la primissima fase della grande
ristrutturazione generale - prosegue Cantamessa - che riguarderà facciate e
tetto. Quando sarà ultimata, per ora non possiamo ancora definirlo». Il museo
ormai è chiuso al pubblico, ma dentro si alternano senza sosta i volontari, con
lo scopo di tutelare e preservare tutti gli oggetti, i plastici e i pezzi di
storia conservati con cura nei diversi ambienti. «In pratica facciamo i custodi
- ricorda Maurizio Fontanot, uno dei volontari storici del museo - nelle zone
non interessate dal cantiere. Abbiamo smontato tutto ciò che non poteva restare
all'interno, abbiamo coperto o spostato ogni cosa e insieme alla Soprintendenza
abbiamo proceduto anche alla catalogazione. Perché al museo ci teniamo tanto. Lo
scorso anno siamo stati anche al centro di una polemica, quando abbiamo dovuto
chiudere in piena stagione, ma era necessario per lo stato in cui versava la
struttura. Ora siamo fiduciosi per il futuro, certo come volontari siamo
coinvolti parzialmente nel progetto di ristrutturazione, ma intanto
controlliamo, siamo presenti, continuiamo a mantenere intatto il grande
patrimonio esistente». Il cantiere è iniziato dopo un lungo iter, velocizzato
dopo la sigla del Protocollo d'intesa del 18 luglio 2017, con cui è stato
definito il percorso di riqualificazione del complesso, con un documento firmato
da Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Autonoma
Friuli Venezia Giulia, Ferrovie dello Stato Italiane, Rete Ferroviaria Italiana,
Fondazione Fs Italiane e Comune di Trieste. Lo scorso febbraio l'edificio era
stato interessato da un sopralluogo, alla presenza dello stesso Cantamessa, di
Mauro Moretti, presidente della Fondazione Fs, e di Giuseppe Albanese, direttore
territoriale Produzione Fvg di Rete Ferroviaria Italiana. Come annunciato in
quell'occasione da Sovrintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio del
Friuli Venezia Giulia, le prime opere avviate sarebbero state necessarie per
tutelare l'immobile nelle sue necessità più urgenti. Seguiranno poi le gare per
i diversi appalti, che porteranno ai successivi step, per far ritornare il museo
fruibile a tutti. Procede quindi la strada verso la rinascita del complesso,
molto amato dai triestini e anche dai tanti turisti che ogni anno affollavano
gli spazi interni ed esterni, per un sito unico nel suo genere in Italia, una
stazione-museo, collegata alla rete ferroviaria dove, a opere concluse, potranno
partire o arrivare treni storici.
Micol Brusaferro
Patrimonio - La ferrovia portuale in un libro-progetto
Domani alle 11, all'Hotel Duchi D'Aosta, sarà presentato il libro "Trieste, il porto e la ferrovia", progetto sviluppato da Italia Nostra e Ferstoria , in collaborazione e con il contributo di Autorità portuale, Adriafer srl, Ferrovie Udine-Cividale e Micotra, per valorizzare, almeno in parte, l'impianto storico ferroviario-portuale.
COMUNICATO STAMPA - DOMENICA, 27 maggio 2018
Spiagge e Fondali Puliti 2018 di Legambiente : centinaia di azioni di pulizia dal 25 al 27 maggio in tutta Italia e anche in Friuli Venezia Giulia.
I volontari hanno raccolto rifiuti di ogni genere sulla
spiaggia di Canovella de' Zoppoli (Comune di Duino Aurisina).
In seguito al monitoraggio “Beach Litter” svolto da Legambiente a fine
aprile su 72 spiagge italiane, è stata trovata una media di 620 rifiuti ogni 100
metri lineari di spiaggia. L’80% degli oggetti trovati è di plastica; sul 95%
delle spiagge sono stati rinvenuti rifiuti di plastica usa e getta. A Canovella
sono stati censiti ben 918 rifiuti, per il 96,5% di plastica: soprattutto pezzi
di reti per la coltivazione dei mitili (quasi il 40%), frammenti di plastica e
polistirolo, bottiglie, bicchieri e contenitori di plastica, tappi e coperchi,
bastoncini del cotton fioc. Dal sito nazionale di Legambiente
www.legambiente.it/ si può scaricare l'indagine Beach Litter 2018. L’indagine di
Legambiente è una delle più importanti azioni a livello internazionale di
citizen science, ovvero il risultato di un monitoraggio eseguito direttamente
dai circoli di Legambiente, da volontari e cittadini, che ogni anno setacciano
le spiagge italiane contando i rifiuti presenti, secondo un protocollo
scientifico comune e riconosciuto anche dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, a
cui ogni anno vengono trasmessi i dati dell’indagine per completare il quadro a
livello europeo. Su scala europea, secondo uno studio commissionato ad Arcadis
dall'Unione europea, il marine litter costa 476,8 milioni di euro all'anno. Una
cifra che prende in considerazione solo i settori di turismo e pesca perché non
è possibile quantificare l’impatto su tutti i comparti dell’economia. In
particolare, il costo totale stimato per la pulizia di tutte le spiagge
dell’Unione europea è pari a 411,75 milioni di euro. Ma il problema più grande è
che i rifiuti non scompaiono. Dispersi nell’ambiente, si degradano ad opera di
raggi UV, vento, moto ondoso e altri fattori, e si frammentano in pezzi sempre
più piccoli, impossibili da rimuovere e da individuare: le micro-plastiche
(frammenti di dimensione minore di 5 mm) hanno una via facilitata per entrare
nella catena alimentare e contaminarla. Per prevenire, sensibilizzare e
informare le amministrazioni e cittadini, incoraggiando una corretta gestione
dei rifiuti e una partecipazione attiva, Legambiente organizza la campagna
Spiagge e fondali puliti, che coinvolge migliaia di volontari che ogni anno
raccolgono dati scientifici sul beach litter e si attivano per ripulire le
spiagge. Sabato 26 maggio i volontari di Legambiente Trieste, con l'aiuto di
Trieste Altruista e dei richiedenti asilo organizzati dall'ICS, hanno raccolto
numerosi sacchi di rifiuti spiaggiati o abbandonati lungo la spiaggia di
Canovella de'Zoppoli, in comune di Duino Aurisina.
Circolo Verdeazzurro LEGAMBIENTE Trieste
IL PICCOLO - DOMENICA, 27 maggio 2018
A Muggia opposizione all'attacco di Litteri sul nodo
differenziata
L'assessore sotto accusa per la gestione della raccolta rifiuti - «Via la
delega all'Ambiente». Domani la mozione in Consiglio
MUGGIA - La richiesta di revoca della delega all'Ambiente all'assessore
Laura Litteri. Sarà indubitabilmente questo il piatto forte della prossima
seduta del Consiglio comunale di Muggia che si riunirà domani alle 19.30. La
mozione con cui si impegnerà il sindaco Laura Marzi a revocare, come previsto
dall'articolo 25 dello Statuto comunale, la delega a Litteri, considerata la
principale artefice del flop della raccolta differenziata dei rifiuti, è stata
sottoscritta da tutti e sei i partiti di opposizione. Si sono ritrovati
d'accordo dunque Forza Muggia-Lista Dipiazza, Movimento 5 Stelle, Obiettivo
comune per Muggia, Lega, Meio Muja e Fratelli d'Italia, cosa in effetti non
semplice vista l'eterogeneità delle forze politiche in questione.
Riallacciandosi all'avvio problematico del porta a porta e all'«assenza di uno
studio di fattibilità che tenga conto della conformità urbanistica del
territorio e delle diverse tipologie di utenze esistenti», l'opposizione, in
modo compatto, ha altresì ricordato la mancata preventiva ed adeguata campagna
informativa sul nuovo sistema di raccolta dei rifiuti, mettendo poi sul piatto
della bilancia le continue segnalazioni di disservizi e disagi subiti dai
cittadini e dei commercianti e la necessità di salvaguardia dell'igiene e del
decoro urbano. Rievocando poi le numerose manifestazioni di protesta dei
cittadini che hanno ottenuto l'appoggio anche di sindacati e associazioni, tutti
i consiglieri d'opposizione fanno riferimento nell'atto a una «manifesta
incapacità dell'assessore delegato del sindaco (Laura Litteri, ndr) a ricoprire
l'incarico di assessore all'Ambiente». Nella mozione è stato citato l'articolo
27 dello Statuto comunale di Muggia in cui si evidenzia come il sindaco, «capo
dell'amministrazione comunale e responsabile dell'amministrazione dell'ente»,
abbia «competenza e poteri di indirizzo, vigilanza e controllo in ordine
all'attività degli assessori». Il documento è stato firmato da Stefano Norbedo,
Giulia Demarchi, Andrea Mariucci (Forza Muggia-Dpm), Emanuele Romano (M5s),
Roberta Vlahov (Obiettivo comune per Muggia), Giulio Ferluga (Lega), Roberta
Tarlao (Meio Muja) e Nicola Delconte (FdI). Nel question time che anticiperà di
fatto i punti all'ordine del giorno i rifiuti saranno ancora protagonisti con
l'interrogazione presentata da Roberta Tarlao e sottoscritta da Romano e Vlahov
sull'applicazione del regolamento Iuc. Nel testo l'esponente di Meio Muja
chiederà all'assessore Litteri delucidazioni in merito alla concreta possibilità
da parte dei commercianti e addirittura dei cittadini del centro storico di
godere delle riduzioni in base sia agli «inferiori livelli di prestazione del
servizio» della raccolta di rifiuti, che alla distanza attuale della piazzola
ecologica spostata da via Manzoni al piazzale ex Alto Adriatico. Inoltre, nel
question time, è prevista l'audizione di diverse sigle sindacali che
informeranno il Consiglio comunale sulla delicatissima situazione dei lavoratori
dello stabilimento di Pasta Zara. All'ordine del giorno, infine, anche la
convenzione per una gestione associata del servizio di segreteria comunale tra i
comuni di Trieste, Muggia, San Dorligo della Valle, Sgonico e Monrupino.
Riccardo Tosques
Due anni non sono bastati a riattivare il Tram di
Opicina - La lettera del giorno di Luigi Bianchi
Il Tram di Opicina torni in Piazza Oberdan ! Trieste ha bisogno del tram,
subito! Sul Piccolo abbiamo letto di recente la notizie che "Il tram resta fermo
ai box ma già si pensa ai tour futuri". Quasi una presa in giro. Più di
ventimila adesioni all'iniziativa del Piccolo e del bar Tivoli non riescono a
sconfiggere il torpore delle autorità competenti, ma sono utili solo a rinnovare
le promesse da campagna elettorale: è sconfortante e preoccupante. Meno di due
anni furono sufficienti per la costruzione della Ferrovia della Val Rosandra
(appalto il 18 Settembre 1885, inaugurazione il 5 Luglio 1887) e della Trenovia
di Opicina (concessione 28 Ottobre 1901, inaugurazione il 9 Settembre 1902). Nel
terzo millennio più di due anni non sono invece sufficienti per la riattivazione
della tranvia Trieste-Opicina... Ogni commento è inadeguato, anche considerando
il diverso peso, economico e finanziario, della costruzione e della
riattivazione di una linea. Una amministrazione comunale ed un'impresa di
trasporto che trattano il ripristino di un servizio pubblico essenziale della
mobilità cittadina come una noiosa pratica del catasto, che può tranquillamente
attendere mesi ed anni senza un impegnativo cronoprogramma, denunciano una
deriva preoccupante della cultura di governo e della capacità amministrativa nel
capoluogo regionale. Trieste non merita un simile trattamento. Non lo merita il
Friuli Venezia Giulia.
Knulp - Un aperitivo con Amnesty
Domani ricorre il 57esimo anniversario dalla fondazione di Amnesty
International, 57 anni in cui Amnesty si è battuta nel mondo in difesa dei
diritti umani, sempre in maniera imparziale e indipendente; 57 anni in cui la
comunità di soci e attivisti ha raggiunto quota sette milioni. Nonostante ciò,
la battaglia per i diritti umani è ancora lunga, anche nel nostro Paese, dove
vengono sempre più minacciati dalle ideologie dell'odio e della discriminazione.
Amnesty festeggerà questa ricorrenza domani pomeriggio, a partire dalle 18.30,
con un aperitivo di autofinanziamento al bar Knulp (via Madonna del Mare 7/A).
Durante l'evento sarà possibile conoscere meglio le attività dell'associazione,
scoprire come unirsi ad Amnesty e contribuire alle attività, anche acquistando i
gadget della linea "I love Human Rights". L'evento è presente anche sulla pagina
Facebook all'indirizzo www.facebook.com/events/231362950959225.
IL PICCOLO - SABATO, 26 maggio 2018
Da Belgio e Svizzera nuovi investitori per Porto vecchio
Il sindaco Dipiazza ha accompagnato ieri la delegazione
- Interesse per quattro magazzini vicino all'area Greensisam
Brilla una buona stella sopra il cielo di Porto vecchio. Il primo via
ufficiale è stato dato con la realizzazione del parcheggio Boveto. E, in attesa
che il bando di gara per il centro congressi Esof 2020 venga ultimato, spuntano
nuovi investitori con progetti in mano per accaparrarsi il numero maggiore di
magazzini tra gli 88 a disposizione. C'è il famoso gruppo di cinque sili in
concessione a Greensisam che andrà a breve all'asta. Ma in pentola ci sono anche
tante altre idee riguardanti ad esempio la realizzazione di nuovi parcheggi, con
l'intenzione poi di Dipiazza di eliminare gli stalli che invadono le Rive. È
fresco di ieri mattina l'ultimo incontro che ha visto il sindaco - ormai
inseparabile dalla sua mappa dell'antico scalo - solcare, assieme ai vertici di
importanti società con sede in Svizzera e in Belgio, accompagnati dai triestini
Giuseppe Borruso e Corrado Del Ben, la linea che divide ancora la città
"invisibile" dal centro triestino. L'occhio si è fermato sul blocco di quattro
magazzini subito accanto ai cinque che sono in mano a Greensisam. Sul destino
dell'investimento non si sa ancora nulla. Bisogna vagliare piano regolatore e
uffici comunali. Ma è trapelato che il sindaco, come ha annunciato l'altro ieri
in una riunione della Terza commissione, presieduta da Francesco Panteca e in
cui si è fatto il punto della situazione dei lavori in Porto vecchio e in cui
molti consiglieri hanno posto diverse domande a Dipiazza stesso, vorrebbe
vendere i blocchi in verticale. Cioè i magazzini uno dietro l'altro e non in
fila in senso orizzontale. Una soluzione che adotterà per tutta l'area. «Così
non si compra solo il lato mare», spiega. Quanto a ieri, il commento è con il
sorriso. «È stata una giornata estremamente proficua e carica di positività -
dice -. Abbiamo discusso anche dei fondi europei che verranno messi a
disposizione per i porti virtuosi che si occuperanno della raccolta della
plastica in mare, del futuro delle navi a gas per evitare di scaricare in mare.
Studieremo i documenti che abbiamo ricevuto in proposito per cercare di poter
partecipare a queste iniziative». Ma ieri in realtà è stata l'occasione pure per
accogliere il numero uno di una società proprietaria di una catena alberghiera
che ha strutture dalla Serbia al Montenegro. L'interesse qui era mirato solo su
palazzo Carciotti. Ma torniamo al Porto vecchio e anche alla partita Greensisam.
La società austriaca, con sede a Bolzano, interessata da tempo all'area,
potrebbe concludere a breve l'affare che prevede in cinque anni la realizzazione
di due hotel fronte mare mentre gli altri immobili saranno convertiti in
residenze. L'investimento è di 160 milioni. Ma c'è una novità. Grazie
all'emendamento dell'ex senatore Francesco Russo, che prevede anche la vendita
dei magazzini, ci sarà la prima asta su parte di Porto vecchio. L'ultimo
intervento ad hoc con un altro emendamento proposto in Consiglio comunale dal
consigliere Roberto Cason (Lista Dipiazza). Come previsto l'85% del ricavato
andrà nelle casse dell'Autorità portuale per interventi di infrastrutturazione
del Porto nuovo e delle nuove aree destinate al regime internazionale di Punto
franco. Mentre il restante 15% sarà del Comune per investimenti in opere
pubbliche. L'asta per 16 milioni di euro verrà a breve indetta dal Municipio.
«Abbiamo inserito i cinque magazzini nel piano delle alienazioni - conferma
l'assessore Lorenzo Giorgi -, c'è la priorità promessa al sindaco in modo da
procedere il prima possibile, ci vogliono i tempi tecnici». Essendo appunto
un'asta pubblica, non è detto però che gli investitori austriaci abbiano la
meglio, anche se pare ormai quasi scontato. A voler continuare a lavorare a
Trieste anche Interparking, la società che gestisce il contenitore del Park San
Giusto, la quale vorrebbe realizzare due parcheggi negli spazi sotterranei del
mercato ortofrutticolo e del Molo IV. «Così poi eliminiamo gli stalli sulle
Rive», afferma Dipiazza. Capitolo a parte sono invece le banchine e i moli del
Porto vecchio. «Dobbiamo capire, aprendo un dibattito con maggioranza,
opposizione e Autorità portuale, se vogliamo indirizzare l'area attirando
investitori che realizzino delle marine con yacht di lusso, lasciando le grandi
navi in Stazione marittima, oppure accettando di attirare i colossi delle
crociere. Bisogna decidere». Intanto da lunedì partono ufficialmente i lavori
sul park Boveto, dove l'ingegner Giulio Bernetti, direttore del Servizio
Pianificazione territoriale, Valorizzazione Porto vecchio, Mobilità e traffico,
ipotizza anche di valorizzare di più l'area verde attorno. «Ha già fatto un
miracolo sul parcheggio Boveto - ha commentato il primo cittadino - ma con lui
abbiamo tante idee che sta portando avanti».
Benedetta Moro
I FONDI - Sprint per blindare i 50 milioni romani
La partita Porto vecchio va avanti grazie anche all'importante boccata
d'ossigeno dei 50 milioni di euro del Mibact per i quali, due anni fa ormai, c'è
stata prima la delibera da parte del Comitato interministeriale per la
programmazione economica (Cipe) e, nel 2017, la firma sull'accordo operativo tra
Regione, Comune e Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale. Ma
nei corridoi di piazza Oberdan, ha fatto sapere l'altro ieri il consigliere
comunale di Fi Bruno Marini in un incontro della Terza commissione, sembra
circolare una voce allarmante: i fondi potrebbero essere a rischio. C'è stato
anche un appuntamento che in qualche modo avrebbe suffragato la paura tra l'ex
assessore Fvg alla Cultura Gianni Torrenti, il neoconsigliere regionale del Pd
ed ex primo cittadino Roberto Cosolini e il sindaco Roberto Dipiazza. Ma alla
fine si è scoperto che il pericolo di perdere questi soldi non c'è. Dipiazza ha
assicurato che dopo riunioni interne e telefonate ai piani alti regionali tutto
sembra essere a posto. E allora Torrenti e Cosolini? «Siamo andati anche a
sollecitare a mantenere un rapporto costante con gli uffici competenti (del
Mibact, ndr) e anche a ribadire il fatto che per la liquidazione servono i
progetti», commenta l'ex sindaco. Insomma, bisogna muoversi perché sono passati
due anni. Dagli uffici del Municipio arrivano però rassicurazioni in merito.
Proprio in questi giorni è stato inviato alla Regione un documento per
dettagliare l'utilizzo dei 50 milioni di euro. «Abbiamo tempo fino a marzo 2019
- dicono dal Municipio - per avviare le gare d'appalto». Sul Museo del mare, per
cui sono a disposizione 23 milioni, sono in fase di definizione da parte delle
direzioni Lavori pubblici e Cultura i documenti di indirizzo per il progetto,
che verrà approvato entro i primi di giugno. E poi, prima di avviare la gara al
fine di individuare i professionisti che si occuperanno della progettazione
esecutiva e della direzione lavori, l'assessore e il direttore dei Lavori
pubblici Elisa Lodi ed Enrico Conte assieme al direttore del Servizio Edilizia
pubblica Lucia Iammarino e all'architetto Paolo Ricci voleranno ad Amburgo per
prendere un po' di spunti dal Museo marittimo internazionale. Gli uffici del
Servizio Pianificazione territoriale, Valorizzazione Porto vecchio, Mobilità e
traffico diretti da Giulio Bernetti si stanno occupando anche dei sottoservizi
attorno all'area del Magazzino 26 e della viabilità, che prevede la
realizzazione della bretella rotatoria-piazza Libertà, per cui sono previsti in
totale 14 milioni di euro. Tre sono invece i milioni per l'Ursus. Il segretario
generale dell'Authority Mario Sommariva conferma che quello che c'era da fare è
stato fatto. Verrà bandita poi una gara pubblica per il progetto. Altra storia
per l'Icgeb. Per il suo trasloco nei tre piani del Magazzino 26 ci sono 10
milioni, ma ne servirebbero ancora 7 o 8. «Stiamo attendendo da due anni di
incontrare i rappresentanti del Comune per capire come reperire gli altri fondi
- spiega il direttore generale uscente Mauro Giacca -. Essendo l'Icgeb
un'organizzazione internazionale non può accendere mutui o ipotecare immobili: è
il Paese ospitante che deve mettere a disposizione la sede in maniera gratuita.
Io rimango in fiduciosa attesa. Se c'è la volontà politica, si fa tutto.
(b.m.)
LE ALTRE NOVITA' - Interparking pensa a due parcheggi
sotterranei, imprenditore in visita per il Carciotti
Emerge anche che Interparking, la società che in città già gestisce il
contenitore del Park San Giusto in via del Teatro romano, vorrebbe realizzare
due nuovi parcheggi nello spazio sotterraneo del mercato ortofrutticolo
(prossimo al trasloco all'ex Duke in zona industriale) e in quello sottostante
il Molo IV. Novità che potrebbero permettere di liberare le Rive dagli stalli
bluSempre nella giornata di ieri il sindaco Roberto Dipiazza ha accolto anche un
altro ospite d'eccezione: il numero uno di una società proprietaria di una
catena alberghiera che ha strutture dalla Serbia al Montenegro. L'interesse di
questo imprenditore - di cui non è stato svelato il nome - non riguarda nello
specifico il Porto vecchio, quanto invece lo storico palazzo Carciotti (foto)
affacciato sulle Rive
Il torrente Chiave e l'inquinamento del bagno alla Diga
- La lettera del giorno di Sergio Battistella
Mi riferisco all'articolo di martedì 22 maggio dal titolo "Diga senza
gestore né pace. Ora è vietata la balneazione". Bene ipotizza, nell'articolo la
giornalista trattarsi di una contaminazione da scarichi fognari. L'Acegas
ApsAmga, gestore del sistema fognario, prontamente declina ogni responsabilità.
La inevitabile conclusione è che, tutto sommato, bisogna rimpiangere la gestione
diretta del Comune delle fognature cittadine! All'azienda interessa soprattutto
l'utile, qualche trascuratezza nella manutenzione in genere passa inosservata.
Ma non a Trieste! Bisogna dire che il torrente Chiave, che oggi sfocia in Porto
Vecchio, anticamente sfociava più o meno dove oggi vi è la chiesa di S. Antonio
Nuovo. Per costruire il Borgo Teresiano, se ne deviò il corso facendogli
compiere un ampio giro sino al Porto vecchio. Succede così che il tratto tra via
Carducci ed il mare è praticamente a pendenza zero. Con la marea alta l'acqua di
mare risale sino a quasi piazza Dalmazia per ridefluire con la bassa marea. Un
lavaggio dell'alveo è inevitabile. Certo è però che se non vi sono scarichi...
Rimanendo in tema, i lavori sulle coperture del Torrente, in via Carducci,
proseguono pigramente. Il tempo previsto dalla stessa Acegas è grossomodo lo
stesso entro il quale si è raddoppiato il canale di Suez! Ho francamente delle
perplessità. Se i lavori non creassero disagi si potrebbe chiudere un occhio, ma
non è così. Oltretutto per quanto abbia letto le dichiarazioni su dei
responsabili, non sono riuscito a capire in cosa consistano questi "prolissi"
lavori. Rifacimento dei volti di copertura?Ricordo comunque che negli anni
ottanta il Comune decise una radicale pulizia dell'alveo ed estrasse circa 3000
metri cubi(circa 450 autocarri) di detriti, da fori larghi solo qualche metro. I
più anziani se lo ricorderanno. Il tempo impiegato fu all'incirca lo stesso, ma
con minori disagi. Quei lavori ci salvarono da un'esondazione del torrente sul
tipo di quella avvenuta a Genova qualche anno fa. Ah, dimenticavo: la Tour
Eiffel è stata realizzata il due anni...
Monfalcone - Allarme insabbiamento nel Canale Est Ovest
Di nuovo allarme insabbiamenti nel Canale Est Ovest di Monfalcone. Le prime
segnalazioni sono arrivate la scorsa settimana: c'è il rischio di incagliare la
barca a vela se si passa con la bassa marea, ma il problema è che bastano anche
-20 centimetri per toccare e quello che è più grave è che le gobbe di fango con
il rialzo del fondale si sono verificate in punti nuovi del canale, non quelli
"classici" oggetto della manutenzione periodica. Quattro le zone pericolose e
quella più a rischio è proprio all'imbocco del Canale Est Ovest dove ci sono i
fari che tracciano la rotta. E l'ingresso è molto prima del Villaggio del
Pescatore, praticamente al traverso di Duino. A dare l'allarme proprio il
direttore (uscente) del Consorzio per lo sviluppo economico del monfalconese,
Giampaolo Fontana che alcuni giorni fa si è incagliato con la sua barca a vela,
Furietta, e il suo equipaggio di esperti, molti dei quali operatori della
nautica e cantieristica con aziende insediate nel polo del Lisert lungo il
canale. Quattro come si diceva all'inizio le zone critiche con il fondale
insabbiato dal fango, una poco dopo l'ingresso del canale, la seconda poche
centinaia di metri oltre ben prima di arrivare al traverso del serbatoio
dell'acquedotto, la terza poco dopo la curva a gomito a sinistra del canale e
cento-duecento metri dopo la quarta. Un inizio di stagione non certo positivo
per tutti i diportisti e gli operatori nautici che operano nella zona dal
Villaggio del Pescatore al Polo nautico del Lisert lungo il Canale Est Ovest:
migliaia di diportisti che ormeggiano nei vari marina. Tanti i cantieri che
operano in zona e danno lavoro a centinaia di operai specializzati e tra questi
il gioiello della Monte Carlo Yachts. Il rischio infatti riguarda tutti, non
solo le barche a vela: se una di queste si incaglia in maniera grave, si mette a
rischio la navigazione per tutti i diportisti. Come è accaduto alcuni anni fa
quando era saltata la manutenzione con i dragaggi bisognerà tornare ad
utilizzare le tabelle di marea e impegnare il canale soltanto quando c'è alta
marea o minime irrilevanti. Quest'anno infatti non è probabile che parta una
nuova campagna di manutenzioni che è stata fatta lo scorso anno in ritardo. È
c'è anche il problema delle analisi che sono obbligatorie prima della campagna
di dragaggio e i campionamenti dovranno essere effettuati anche in queste nuove
zone di insabbiamento. Proprio lo scorso aprile, in vista di prossimi dragaggi
che sembravano non urgenti (i risultati delle analisi dei fanghi infatti hanno
validità triennale) sono stati fatti campionamenti dei sedimenti del canale
negli spazi di mare antistanti il Villaggio del Pescatore e di Punta Sdobba.
Attività che sono state realizzate con un'imbarcazione battente bandiera
slovena, la New York, ma che in realtà sono state gestite dall'Osservatorio
geofisico ambientale (Ogs) di Trieste.
(g.g.)
ISTRIA - Pronto il nuovo sistema regionale rifiuti. Timori per una tassa molto pesante
Ci vorrà ancora un mesetto prima della risposta alla grande incognita che tiene in apprensione le famiglie dell'Istria dopo l'entrata in funzione del Centro regionale per la gestione dei rifiuti di Castion, nel sud della penisola: la bolletta per la rimozione delle immondizie. Apprensione più che giustificata visto che secondo diverse voci, l'importo dovrebbe salire notevolmente considerati gli elevati costi del trattamento dei rifiuti in base alle moderne tecnologie. Che l'enigma verrà risolto nell'arco di una trentina di giorni, lo hanno annunciato in conferenza stampa i direttori delle municipalizzate istriane operanti nel settore. «Abbiamo definito un sistema tariffario e di prelievo delle immondizie unitario a livello regionale - è stato detto - e anche in questo campo l'Istria è davanti alle altre regioni del Paese».
(p.r.)
Spiagge & fondali puliti con Legambiente
Il Circolo Verdeazzurro Legambiente invita tutti a partecipare alla campagna di "Spiagge e fondali puliti". I volontari provvederanno alla raccolta dei rifiuti nella spiaggia di Canovella de' Zoppoli alle 9.30. Legambiente mette a disposizione tutto l'occorrente.
Trieste - Racconti di giovani autori palestinesi alla Lovat
Alle 18, alla Lovat, Ibriq presenta "Gaza writes back". Una raccolta di racconti di giovani autori di Gaza. Racconti brevi, a tratti ruvidi e acerbi, sempre carichi di quell'intensa energia che contraddistingue i palestinesi per dimostrare la loro capacità di affermare la vita. Ospite via Skype da Gaza Refaat Alareer, docente all'Università islamica di Gaza e curatore del libro. Traduzione di Ada Scrignari Prelazzi.
Montedoro - Anche le conchiglie si mettono in mostra
La passione per le conchiglie ha sempre coinvolto l'uomo. La loro indubbia
bellezza sarà al centro di "Nesie-2nd North East International Shell Exposition",
la grande mostra-mercato di conchiglie, la più grande d'Italia, che si svolgerà
oggi e domani al Montedoro Shopping Center di Muggia. Qui arriveranno decine di
espositori provenienti da Spagna, Francia, Slovenia, Croazia e Italia. «Molti di
noi, da piccoli, hanno raccolto conchiglie sulle spiagge, ma solo alcuni hanno
trasformato la loro passione di bambini in un vero e proprio hobby che diventa
un potente mezzo di conoscenza degli ecosistemi marini, preziosa fonte di
informazione per gli scienziati», racconta Walter Gasperi, organizzatore
dell'evento. L'ingresso alla mostra-mercato, dove si potranno acquistare,
scambiare o anche far determinare il valore delle proprie conchiglie, sarà
gratuito. «I bimbi potranno lasciare un proprio disegno inerente il mare e le
conchiglie, che verrà pubblicato sulla pagina Facebook di Nesie Shells. Il più
bello riceverà un premio», ha aggiunto Gasperi. Gli orari: oggi 9.30-20.30 e
domani 9.30-19.
(r.t.)
GREENSTYLE.it - VENERDI', 25 maggio 2018
Rifiuti: raccolta differenziata, nuovi posti di lavoro a Treviso
L’esempio di Treviso sulla raccolta differenziata è tanto virtuoso da esser stato citato nel Contratto di Governo siglato pochi giorni fa come modello da seguire in tutta Italia, ma ciò che finora non era noto è che oltre a consentire ai cittadini di risparmiare, ha permesso la creazione di nuovi posti di lavoro.
Si apprende che se prima c’erano 58 operatori della nettezza urbana, oggi se ne contano 86, un aumento dell’occupazione possibile senza inficiare negativamente sulle tasche dei residenti. Il modello del Comune di Treviso si basa sul principio del “Paga quanto produci”: con la raccolta porta a porta vengono prelevate a domicilio le diverse tipologie di rifiuto urbano più comuni (secco non riciclabile, umido, vegetale, carta e cartone, vetro plastica e lattine), che i cittadini gettano in appositi contenitori, messi loro a disposizione e contraddistinti da colori specifici. La tariffa viene applicata al singolo utente e viene commisurata all’effettiva produzione di rifiuti, incentivando i comportamenti virtuosi e rappresentando un fattore determinante nella riduzione della quantità dei rifiuti prodotti. Il 60% della tariffa è fisso, in base alla composizione del nucleo famigliare. Il restante 40% è variabile, a seconda di quanto scarto non riciclabile si produce. Le differenze rispetto alle altre zone d’Italia sono significative. Si parla di una Treviso altamente efficiente su tal fronte, con ogni cittadino che produce circa 40-45 chili l’anno di rifiuti indifferenziati contro la media italiana di 270-300 chili l’anno, e di costi pari in media a 180-190 euro a famiglia contro i 300 euro circa del resto d’Italia.
Floriana Giambarresi
IL PICCOLO - VENERDI', 25 maggio 2018
A Bagnoli un'area per le biomasse - Residenti e aziende
potranno portare nella piattaforma tronchi e ramaglie
SAN DORLIGO DELLA VALLE - A partire da martedì prossimo, nel territorio
comunale di San Dorligo della Valle-Dolina sarà in funzione una nuova
piattaforma dove residenti e aziende potranno far affluire masse vegetali come
potature, tronchi e ramaglie. È stata la A&T 2000 spa, l'impresa che gestisce
l'asporto dei rifiuti per conto dell'amministrazione, a individuare un'area
idonea, recintata e presidiata, denominata "piattaforma biomasse", che si trova
a Bagnoli, tra il campo sportivo del Domio e il piazzale antistante la Wärtsilä,
in località "Pri Kalu - K'rmacn'k". La piattaforma sarà aperta ogni martedì
dalle 9 alle 13 e il giovedì pomeriggio, d'estate dalle 15 alle 19 e d'inverno
dalle 14 alle 18. Questo nuovo servizio va ad integrare la raccolta del verde
già attiva al centro di Bagnoli, dove sfalci d'erba e sacchi di fogliame
continueranno a essere conferiti in esclusiva. Le utenze domestiche dovranno
presentare la tessera sanitaria, quelle non domestiche il tesserino rilasciato
da A&T 2000. Per i primi mesi non sono previsti oneri di conferimento per gli
utenti del Comune di San Dorligo, mentre per quelli provenienti da Comuni
limitrofi sarà applicata una specifica tariffa. Per gli utenti impossibilitati
al trasportare è previsto un servizio di ritiro a domicilio, su richiesta e a
pagamento. Per informazioni A&T 2000 è a disposizione al numero verde 800482760
o alla e-mail tecnico@aet2000.it. «L'apertura della piattaforma biomasse - si
legge in un comunicato del Comune - rappresenta un ampliamento della gamma di
servizi offerti al territorio e andrà ad arricchire l'offerta per gli utenti a
tutto vantaggio della collettività».
(u.s.)
L'insostenibilità turistica del Parco del mare alla
Lanterna - La lettera del giorno di Isabella Pace
Mai congiuntura fu mai così tanto favorevole per lo sviluppo economico e
culturale come quella che Trieste sta vivendo in questo momento. Ma mai come ora
si spendono fiumi di parole e di inchiostro per un progetto che non ha nessun
aggancio fattuale e reale né con la peculiarità culturale e architettonica della
nostra città . Parlo naturalmente del Parco del Mare. Lo si chiami come si vuole
ma è e rimane un acquario e - poiché in realtà per ora c'è solo un rendering
abbastanza pacchiano - da quel poco che è dato sapere non è nemmeno un acquario
di ultima generazione, quando invece è di notorietà pubblica che anche acquari
molto rinomati come quello di Genova si rivolgono ormai a soluzioni di tipo
virtuale. Ma perché Trieste, solo negli ultimi anni fortunatamente scoperta, e
ormai definitivamente riconosciuta come destinazione di turismo culturale,
dovrebbe improvvisamente mettersi a scimmiottare Dubai e Barcellona o voler
concorrere con Genova? I sostenitori di questo progetto dovrebbero informarsi
sulle recenti criticità in termini di sostenibilità turistica, vedi appunto
Barcellona oppure Venezia!Inoltre mi domando chi sarebbe e da dove verrebbe
questo fantomatico quasi milione di visitatori attratto e motivato
principalmente dall'acquario e non da tutto quello che Trieste già offre e
potrebbe ulteriormente offrire. Per aver lavorato per oltre trent'anni nel
settore della progettazione culturale in vari paesi, posso assicurare che uno
dei primi passaggi obbligati di uno studio di fattibilità è quello dell'analisi
qualitativa e quantitativa del pubblico potenziale e delle sue attese e
aspettative. I promotori del progetto si sono mai chiesti perché e per vedere
cosa il turista decide di venire a Trieste? Non ne vedo traccia nelle svariate
presentazioni del Parco del Mare. Mi auguro che si sia ancora in tempo per
lasciar posto al buon senso e concentrare gli sforzi e le risorse su un progetto
organico: da una parte il recupero delle aree degradate come quella intorno alla
Lanterna - che necessita innanzitutto una serie di demolizioni - e dall'altra un
programma completo e coerente di riconversione del Porto Vecchio, luogo ideale
per raccontare l'immenso patrimonio di tradizione e innovazione che caratterizza
il rapporto tra Trieste e il mare.
Incontro sulla Fincantieri
Il Circolo Studi Che Guevara organizza alle 17.30, alla sala meeting dell'Hotel Continentale, una conferenza su "Fincantieri industria multinazionale: ruolo e prospettive". Relatori: Giorgio Trincas, docente all'Università; Paolo Maschio, già dirigente Fincantieri; e Fabrizio Potetti, della Fiom Cgil Nazionale.
"Monitoraggio dei grossi carnivori"
Alle 18.30, alla sede Cai della Società Alpina delle Giulie in via Donota 2, Stefano Pesaro terrà una conferenza con immagini dal titolo "Un orso tra le mani. Cattura e monitoraggio dei grossi carnivori in Friuli Venezia Giulia". L'ingresso è libero.
IL PICCOLO - GIOVEDI', 24 maggio 2018
Fioritura "extralarge" per il dittamo in Carso «Rischio
irritazioni»
L'abbondanza del fenomeno determinata da due fattori: le tante
precipitazioni del periodo e la ripresa del pascolo
Petali rosa, striati, fusti alti e una fioritura a perdita d'occhio, che ha
ricoperto negli ultimi giorni molte zone del Carso. A segnalare il fenomeno
alcuni triestini, che hanno ammirato le piante passeggiando o passando in auto
tra le strade dell'altipiano. Ma la pianta osservata e fotografata, che può
sembrare una sorta di orchidea, nasconde in realtà qualche insidia. «Si tratta
del dittamo - spiega Nicola Bressi, naturalista triestino e appartenente alla
Società italiana di scienze naturali - che non va assolutamente raccolto perché
può provocare vesciche. Si può sfiorare ma non strofinare, ha uno dei pochi
lattici che possono causare conseguenze fastidiose sulla pelle. La fioritura più
abbondante - aggiunge - può essere collegata a due fattori, a questa primavera,
particolarmente piovosa, e anche al ritorno del pascolo sul Carso, che ha
riportato in tutta l'area parecchi cervi e caprioli. Il dittamo ovviamente viene
evitato dagli animali, proprio perché velenoso, e quindi è riuscito a
proliferare indisturbato. Non abbiamo un'evidenza di una fioritura eccezionale -
precisa ancora - ma proprio il Carso orientale, da Opicina in poi, è stato
interessato da tante precipitazioni, quindi le segnalazioni sono attendibili e
la situazione è legata proprio, come detto, al clima e alla presenza di un
numero maggiore di animali». Meglio quindi osservare la distesa di fiori ma non
toccare nulla, al massimo si può scattare qualche foto o selfie per i più
appassionati. «I fiori in ogni caso, di qualsiasi tipo, non vanno mai raccolti,
ma lasciati crescere in natura - ribadisce il naturalista - e in questo caso poi
il rischio è anche quello di riempirsi di vesciche». E per i più curiosi Bressi
indica anche una descrizione accurata sul "dictamus albus" che si può reperire
sul web. «La pianta - si legge - chiamata anche frassinella, per la forma delle
foglie simile a quella dei frassini, ha un intenso profumo di limone e quando
sboccia si riconosce facilmente per i fiori riuniti in un'infiorescenza
piramidale. Hanno cinque petali rosei con venature porporine, due rivolti in
alto, due di lato e uno girato in basso. Tutta la pianta è ricoperta di peli
ghiandolari che contengono un olio volatile che a contatto con la pelle provoca
fastidiose e durature irritazioni, oltretutto aggravate dall'esposizione alla
luce solare per il fatto che le zone cutanee irritate dall'olio divengono
particolarmente sensibili alla luce».
Micol Brusaferro
L'ESPERTO - «Ha piovuto molto e l'area è più verde»
Fioriture e una vegetazione rigogliosa. Tutta la zona dell'altipiano sta
vivendo un momento di cambiamento e a confermarlo è il naturalista Nicola
Bressi. Cosa succede al Carso? È molto più verde perché eravamo abituati a
primavere secche, con una siccità che si faceva sentire già ad aprile o maggio,
mentre quest'anno ha piovuto molto, soprattutto sulla parte orientale, con tanti
temporali, quindi il Carso è più fiorito. In primavera molti temono le zecche
sul Carso, in questo caso il clima diverso ha influito? Sfatiamo il mito che con
un inverno freddo le zecche muoiono. Vivono nelle pellicce degli animali quindi
con la loro temperatura corporea. E la primavera calda e piovosa non muta la
situazione, continuano a restare negli animali ospiti, in particolare topi e
cinghiali che purtroppo proliferano per colpa dell'uomo. Quali gli errori? Molti
li nutrono, specie nella stagione fredda. E non serve. Anzi è dannoso.
(mi.b.)
Lovat - Il regno delle balene e degli orsi
Oggi alle 18, alla Lovat, Massimo Maggiari presenta "Al canto delle balene"
(Giunti Editore). Esiste un posto, nel cuore dell'Artico, dominato dal biancore
delle banchise. Un luogo incontaminato, regno di balene e orsi bianchi. È qui,
con una prosa spesso pervasa di lirismo, che ci accompagna Massimo Maggiari
(nella foto), da anni protagonista di viaggi in queste terre. Attraverso i
racconti diretti dei cacciatori da lui incontrati, l'autore ci spiega il vero
significato della caccia alla balena tutt'oggi praticata dal popolo degli Inuit:
un'usanza che affonda le sue radici nella partecipazione dell'uomo al tutto, nel
rispetto assoluto del mondo animale e preceduta da una serie di riti tesi a
propiziare il sacrificio spontaneo della balena, l'animale sacro nel cui occhio
ogni essere umano si specchia in un incontro empatico ed emozionante. Nel corso
della serata Massimo Maggiari suonerà il tamburo magico energetico e canterà
facendoci entrare nel mistico mondo degli sciamani.
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 23 maggio 2018
Un filmato postato sui social per svelare il Parco del
mare
Un video semplice, che consente ai triestini di sbirciare dentro un sito
chiuso e non accessibile, anche se molto conosciuto e vicino al centro. È stato
pubblicato ieri su Facebook da Vittorio Sgueglia della Marra, portavoce del
sindaco Roberto Dipiazza, un filmato che mostra la conferenza stampa organizzata
pochi giorni fa per presentare il progetto della realizzazione del Parco del
Mare, come noto caldeggiato dal presidente della Camera di commercio Antonio
Paoletti. Filmato che offre anche una panoramica proprio sul luogo dove si
svilupperà il progetto, dietro la Lanterna, a pochi passi dal noto Pedocin. «È
una clip preparata in velocità, mentre mi recavo in treno a Roma per il forum
sulla pubblica amministrazione racconta della Marra -. Si tratta delle immagini
catturate durante il sopralluogo fatto due settimane fa, che ho deciso di
montare insieme e di diffondere sul mio profilo Facebook e Twitter. L'idea è
quella di far conoscere a tutti le condizioni attuali in cui versa l'area.
Un'area appunto poco nota, tant'è che abbiamo volutamente scelto di organizzare
la conferenza stampa lì, direttamente sul posto, per mostrarlo a fotografi e
operatori tv. Si notano chiaramente le strutture fatiscenti, un punto della
città che è in condizioni di forte degrado e che in futuro è destinata a
cambiare radicalmente». Nel video si vedono il presidente della Regione
Massimiliano Fedriga, il sindaco Roberto Dipiazza, il presidente della Camera di
Commercio Antonio Paoletti e una visuale sugli edifici attorno al piazzale dove
si è svolto l'incontro. Il video è pubblico ed è stato intitolato "Parco del
mare di Trieste. I sogni diventano progetti e presto realtà".
(mi.b.)
Quindici pini, olmi e platani nel gruppo degli alberi
"vip" - Censite per la prima volta le 2.407 piante monumentali d'Italia
In città il nucleo più importante è dentro al Parco di Miramare
Due cerri, una sofora del Giappone, un corbezzolo, due platani comuni, un
tiglio selvatico, due roverelle, un leccio, un pino d'Aleppo, un pino grigio,
una sequoia sempreverde, un olmo del Caucaso e un cipresso comune. Sono quindici
gli "alberi monumentali d'Italia" presenti a Trieste. Sono quelli contenuti nel
primo elenco approvato dal Ministero delle politiche agricole. Sono state
censiti in tutto il Paese 2. 407 alberi che si contraddistinguono per valore
biologico ed ecologico (età, dimensioni, morfologia, rarità della specie,
habitat per alcune specie animali), per l'importanza storica, culturale e
religiosa che rivestono in determinati contesti territoriali. Dei veri monumenti
verdi o "patriarchi della natura" visto che molti superano tranquillamente il
secolo di vita. Il primo elenco degli alberi monumentali d'Italia è stato
approvato dal ministero delle Politiche agricole e forestali a dicembre 2017 e
pubblicato in Gazzetta ufficiale a febbraio. Da quel giorno si può consultare
anche sull'albo pretorio del Comune di Trieste. Il nucleo più importante delle
alberature monumentali di Trieste è quello del Parco di Miramare dove si trovano
anche le essenze più esotiche come la sequoia sempreverde alta trenta metri: la
proprietà ovviamente è del ministero dei Beni culturali. Ad Opicina, invece,
troviamo in via della Vena una Sofora del Giappone (alta 12 metri) di proprietà
di Luciana Cossutta che fa parte del Club Touristi Triestini e del gruppo
"Vivere Opicina e l'Altipiano". L'albero monumentale più alto (35 metri) è
quello del cerro della dolina di Percedol di proprietà del Comune di Trieste.
Nella classifica della circonferenza del fusto vince la gara il platano comune
del giardino pubblico Muzio de Tommasini sempre di proprietà del Comune di
Trieste: 5 metri e 25 centimetri di circonferenza (160 centimetri di diametro).
Nell'elenco ci sono anche il pino d'Aleppo del Parco Revoltella (proprietà del
Mibact), il cerro della Val Rosandra (di proprietà della Comunella di Bagnoli
della Rosandra), il tiglio Selvatico di Crogole (di proprietà della Parrocchia
San Ulderico di San Dorligo della Valle), la roverella dei giardini
dell'Università degli Studi di Trieste e l'olmo del Caucaso di Villa Sartorio.
Allargando l'orizzonte ci sono poi il terebinto del sentiero Rilke di proprietà
del Comune di Duino Aurisina, il cipresso di Monterey della Baia di Sistiana di
proprietà della Serenissima, società di gestione di risparmio e il salice bianco
dello stadio di Muggia. I quattro alberi monumentali di proprietà del Comune di
Trieste (i due platani del giardino pubblico, la Zelkova carpinifolia del
Caucaso di Villa Sartorio e il cerro di Percedol) rientrano nel progetto
esecutivo da 135 mila euro varato lo scorso anno dall'amministrazione comunale
per i 78 alberi "a rischio schianto". Ma in soccorso agli alberi monumentali
d'Italia arriva anche la Regione Friuli Venezia Giulia: prima in Italia, assieme
alla Sardegna (400 alberi monumentali censiti), che si è datata di un
regolamento che prevede contributi da 500 a 5 mila euro per i grandi arbusti,
veri e propri monumenti verdi che necessitano di attenzioni. Nel marzo del 2017
è stato pubblicato l'elenco regionale degli alberi monumentali: sono state
censite 138 piante di valore storico. Su questi alberi verranno effettuati
interventi di salvaguardia per circa 300 mila euro, ovvero la cifra stanziata
nel primo bando regionale per la cura e la salvaguardia degli alberi
monumentali. I contributi possono variare da 500 a 5 mila euro a pianta.
L'elenco degli alberi monumentali d'Italia è destinato a crescere nel tempo. Per
legge sono previsti due aggiornamenti all'anno. Sono circa 400 i nuovi alberi
monumentali d'Italia che verranno aggiunti entro giugno al primo elenco. E così
dai primi 2.407 si arriverà a quota 2.800. L'ultimo censimento dei "monumenti
verdi" risaliva al 1982 e ne contava 1.405. Nel 2013 una legge statale ha
stabilito la tutela e la valorizzazione omogenea di questi alberi, e l'obbligo
di censirli entro un anno. Il lavoro, che ha impegnato soprattutto i Comuni, ha
però richiesto più tempo del previsto, e così si è arrivati a oggi. Trentacinque
anni dopo. Ovvero 35 cerchi ulteriori sul tronco. I patriarchi della natura non
hanno fretta. E non temono il passare del tempo.
Fabio Dorigo
Coppia di cigni reali mette su famiglia sull'Ospo
Mamma, papà e i cinque piccoli hanno trovato "casa" a Muggia. E sui
social sono già diventati star
Cinque splendidi anatroccoli nati da pochissimi giorni, accompagnati alla
scoperta della vita da mamma e papà. Una nuova famiglia di cigni reali si è
formata in questi giorni nelle acque muggesane. Diventati subito star sui
social, stanno scorrazzando allegramente nel Muggesano, al confine con le acque
triestine, dove sono stati già visti più volte. Se negli anni scorsi le coppie
di cigni reali erano soventi trovare la loro alcova in territorio sloveno, quasi
sempre nel mese di maggio, quest'anno i due pennuti adulti hanno deciso di
stabilirsi a Muggia. A raccontare i retroscena della nuova storia d'amore è
Valdi Tiepolo, grande amante della natura: «Grazie anche all'ospitalità della
società, sono riuscito a scattare le immagini dei cigni e dei loro cignetti dal
pontile della società nautica di Rio Ospo, sito molto vicino al ponte sulla
foce. Il nido era circa 30, 40 metri più in su rispetto allo squero. Una bella
emozione». La nascita dei cuccioli nel vallone di Muggia, un tempo piuttosto
raro, è un fenomeno che sta iniziando ad avere una certa costanza. Evidentemente
questi animali, spesso provenienti dalle foci dell'Isonzo, hanno trovato un
nuovo habitat in zona Ospo, che si conferma ambiente adatto ad ospitare varie
specie animali, a cominciare dalle nutrie. I cigni sono erbivori e si nutrono di
alghe, piante acquatiche ed erba vicina agli specchi d'acqua. Già di base
sarebbe buona norma non dare da mangiare agli animali selvatici, in particolare
però bisogna evitare di proporre loro spuntini di pane. La motivazione? I
carboidrati non esistono in natura. Tra gli alimenti consigliati, invece, la
lattuga. Altra questione importante la privacy. I cigni, spesso erroneamente
considerati domestici o quanto meno semidomestici, sono a tutti gli effetti
animali selvatici. L'assessore Stefano Decolle, noto per il suo amore verso la
natura e gli animali, conferma: «Con i cigni bisogna avere sostanzialmente la
stessa delicatezza che si ha con gli orsi. Guai a disturbarli avvicinandosi
troppo. Lasciamoli liberi di nuotare e siamone contenti, significa che il nostro
ecosistema è accogliente e salubre».Valdi Tiepolo, il "fotografo ufficiale",
spera «vivamente che le condivisioni, le faccine, i cuoricini e i "mi piace" in
internet siano di buon auspicio per la crescita di questi cinque cuccioli e di
incoraggiamento per nuove nascite sull'Ospo, in passato devastato
dall'inquinamento».
Riccardo Tosques
Rigassificatore, Zagabria decide - Domani in Parlamento
la legge per l'impianto di Veglia. La sindaca: andremo alla Corte costituzionale
FIUME - Domani il dibattito al Sabor, il parlamento croato, con la votazione
prevista per il giorno successivo. È alla stretta finale la paventata "lex Lng",
come viene definita la norma che dovrebbe permettere l'insediamento del
rigassificatore galleggiante nelle acque di fronte alla località di
Castelmuschio (Omisalj), nell'isola di Veglia. Il provvedimento - così come lo
stesso terminal metanifero - continua a essere criticato con toni duri dalla
municipalità isolana, dalla Regione del Quarnero e Gorski kotar, dagli
ambientalisti e dai partiti dell'opposizione perché sarebbe stato progettato a
favore di potenti interessi d'oltreconfine. «Il rigassificatore offshore di
Castelmuschio - ha rilevato il governatore della Regione di Fiume, Zlatko
Komadina - apparterrà a un'azienda straniera, il cui interesse sarà di avere un
impianto poco costoso. Questo significherà avere un terminal a rischio per
l'ambiente e per la salute degli abitanti di Veglia e del Quarnero». Proprio per
ribadire il no di Castelmuschio alla presenza della nave metaniera, la sindaca
Mirela Ahmetovic ha invitato i parlamentari del Sabor a un colloquio incentrato
sul rigassificatore. Ai presenti - l'adesione non è stata massiccia: sei
deputati del Partito socialdemocratico e Ines Strenja Linic di Most - Ahmetovic
ha ricordato che l'impianto galleggiante non è contemplato nei piani regolatori
di Castelmuschio e della Regione, mentre per quello sulla terraferma è già stata
rilasciata la concessione per l'uso di superficie. «Il terminal offshore - ha
ribadito la sindaca ai parlamentari - contribuirà a produrre appena un paio di
posti di lavoro, visto che il personale a bordo arriverà dall'estero, mentre
tasse e contributi non resteranno in Croazia. L'impianto a terra darebbe invece
impiego a centinaia di persone, residenti di Veglia e dei dintorni: ingegneri,
tecnici, lavoratori edili e così via, con ricadute positive per la comunità
locale e regionale». Secondo Ahmetovic «dall'impianto offshore non avremo a
Castelmuschio alcun benefit né vantaggi, ma solo timori legati all'ambiente e
danni all'industria turistica. L'impatto visivo della metaniera poi sarà
terribile». Di qui l'appello ai deputati del Sabor «affinché prevalga la
ragione». Se venerdì il Parlamento darà luce verde al terminal galleggiante, «ci
rivolgeremo alla Corte costituzionale e se servirà anche alla Corte europea per
i diritti umani. La lex Lng viola la legislazione croata e quella comunitaria
anche perché la concessione - ha detto Ahmetovic riferendosi a voci che
circolano in questi giorni - sarà data a una società che poi diventerà di
proprietà straniera». Nell'incontro in Comune, il consulente municipale per
l'Energia Ognjen Antunac ha riferito in via ufficiosa che nel braccio di mare
dinanzi a Castelmuschio dovrebbe arrivare la nave metaniera Golar Spirit, per
essere adibita a rigassificatore. È stata varata nel 1981, dunque 37 anni fa: un
altro dato che ha destato dubbi e preoccupazioni.
Andrea Marsanich
IL PICCOLO - MARTEDI', 22 maggio 2018
Cantieri: il viaggio - Dall'ex Meccanografico alle
ville - Le venti incompiute di Trieste
Fallimenti delle imprese, affari andati male, conti in banca in rosso, la
burocrazia che mette i bastoni fra le ruote: sono almeno 20 gli immobili in giro
per la città che rimangono in balia di cantieri infiniti. Da Rozzol a Grignano
non c'è differenza. Sono stati versati chili e chili di cemento rimasti in
attesa di una fine lavori mai giunta. E sono stati investiti milioni di euro,
forse buttati al vento. Il tour tra le incompiute, a Trieste, quasi tutte di
proprietà di privati, è basato anche sulle segnalazioni delle sette
circoscrizioni che sono a stretto contatto con il territorio. Proprio dalla
mappatura puntuale di Alex Pellizer, consigliere della quinta circoscrizione, ma
anche architetto, che ha redatto per il master "Temporiuso" al Politecnico di
Milano, si scoprono edifici abbandonati ma anche i cantieri incompiuti nell'area
della sua circoscrizione, vale a dire San Giacomo e Barriera vecchia. In via
Molino a vento compaiono due edifici. Il primo, all'altezza circa del numero 47,
si presenta con finiture esterne complete ma all'interno è rimasto al grezzo.
Non ci sono cartelloni che indichino il committente né l'impresa dei lavori,
dati questi invece presenti su un foglio appeso davanti a una palazzina poco più
avanti, sull'altro lato della strada, che vede un'impresa con sede a Giarizzole
quale proprietaria, irraggiungibile però al telefono. «Io non ho mai visto
nessuno lavorare all'interno», afferma Pellizzer. Altra incompiuta: si trova
all'angolo tra via Ginnastica e via Nordio. Una struttura particolare che
sembrerebbe aver ospitato in passato una banca. Non finisce qui la lista.
L'esempio più eclatante della periferia Est triestina è forse l'ex Maddalena. I
lavori del comprensorio, un tempo dell'Azienda sanitaria, con la proprietaria
Generalgiulia 2 che ha richiesto il concordato preventivo in tribunale, sono
iniziati nel 2011 ma non sono mai finiti. Solo recentemente è spuntato un
possibile salvatore, l'imprenditore veneto Francesco Fracasso, che potrà
intervenire con un aumento di capitale per la realizzazione di tre strutture
commerciali. Nelle principali arterie cittadine languono da tempo altri tre
immobili. In primis l'ex Meccanografico, oggi previsto nel piano alienazioni del
Comune per il 2019 dall'assessore Lorenzo Giorgi. Si tratta di un edificio un
tempo di proprietà delle Ferrovie, acquistato dal Comune, con cantiere iniziato
25 anni fa e mai terminato. Quasi sulle Rive, all'angolo tra via Lazzaretto e
salita al Promontorio, è da anni vuoto, con lavori rimasti a metà, un altro
ampio complesso di tre e più piani. Il presidente della Quarta circoscrizione
Riccardo Ledi, dalle informazioni che ha ricavato, parla di un progetto per una
casa di riposo e anche in questo caso di una ditta fallita. In via Cavana,
all'incrocio con via Venezian, l'occhio cade su un altro edificio. Lo scheletro
vuoto è della Immobiliare Cavana srl da una decina d'anni, una delle società del
gruppo trevigiano Lucchetta. La crisi ha completamente bloccato il cantiere.
Disabitati in piazza Cavana risultano due imponenti edifici della famiglia
veneziana Lorenzon. Gli esterni sono perfetti. Mentre in via delle Mura resta
l'impalcatura di una casa che ormai è un rudere, o forse lo è sempre stato: la
causa anche in questo caso è il fallimento della ditta. Poco più su, in via
Giustinelli, la casa ecologica per eccellenza resta ancora in fase di lavoro.
Davanti infatti c'è da almeno una decina d'anni una gru, che un anno e mezzo fa
ha avuto pure un cedimento. Dall'altra parte della città, in via Pietraferrata,
un palazzo fantasma sorge su un terreno dell'Edilfriuli, dicono i vicini di
bottega. Per anni il terreno è stato occupato da un campo nomadi. Nella stessa
area, zona della settima circoscrizione, sopra via Rio Primario, in via San
Sabba, all'altezza del civico 16 s'incontra una struttura in cemento: «Non
sappiamo chi l'ha costruita in fretta e furia a dicembre scorso, dopo anni in
cui il terreno era abbandonato e poi sono spariti tutti», dice una persona che
lavora nelle vicinanze. Anche la sesta circoscrizione, a Rozzol Melara, ospita
un incompiuto, precisamente in via Holan: il sogno di un centro di aggregazione
giovanile è stato fermato dal fallimento di una ditta, ora rilevata dalla Pertot
srl Ecologia e servizi, che avvierà il cantiere su un nuovo progetto
dell'architetto Eugenio Meli. Gretta e tutta l'area che racchiude la terza
circoscrizione raccolgono diversi cantieri incompleti. A partire da via della
Mandria, dove ci sono due edifici, un complesso di villette a schiera e un
grande immobile completamente abbandonati. «Sono almeno quattro anni che non
vediamo nessuno e abbiamo paura che la gru ci cada addosso». Non finita è anche
la villa a picco sul mare in via Bruni, perpendicolare di via Bonomea. «Sono
sette anni - spiega il dirimpettaio - che non vanno avanti». Anche il residence
costruito alle spalle del maestoso hotel Greif, a Barcola, è stato realizzato ma
poi mai abitato. Perché? E anche in via del Pucino, a Grignano, resta in sospeso
il destino di una villa. Nemmeno l'altipiano rimane indenne dai lavori a morsi.
In via dei Salici, spiega il presidente della circoscrizione Altipiano Est Marko
De Luisa, «i lavori da parte di Ater con fondi comunali per la riqualificazione
di una dolina e la realizzazione di un'area verde attrezzata sono fermi da più
di un anno». Il direttore dell'Ater Antonio Ius spiega che si è trovata una
soluzione ora al vaglio del Comune. Non mancano poi le strade al palo per
rimpalli su rimpalli: non parte il cantiere per il ripristino di un muro ceduto
tra Padriciano e Gropada, passato di mano dalla Provincia alla Regione a Fvg
Strade.
Benedetta Moro
«Progetti valutati superficialmente» - Elisabetta
Delben, a capo dell'ordine degli ingegneri triestini: «Si danno per scontati
aspetti tecnici ed economici iniziali»
«Si dà per scontata la progettazione, che andrebbe invece approfondita nella
sua completezza». Ecco perché spesso gli immobili sono "vittime" di cantieri che
non termineranno mai. A spiegarlo è Elisabetta Delben, da nemmeno una settimana
a capo dell'ordine degli ingegneri di Trieste. L'inizio di un'opera
architettonica deve avere le fondamenta solide, anche sulla carta. Altrimenti
quello che succede al committente è di ritrovarsi con molte più spese del
previsto e di non farcela a coprirle tutte. Ma sono anche le stesse imprese ad
essere spesso protagoniste di un circolo vizioso che le vede incaute nel
valutare un investimento. Perché alcuni immobili restano opere incompiute?Spesso
alcune operazioni non funzionano perché investimenti, costi e guadagni non vanno
a braccetto. Tante volte lo vediamo in sede di consulenze d'ufficio per il
tribunale: si dà per scontata la progettazione che andrebbe invece approfondita
nella sua completezza, non solo dal punto di vista architettonico. C'è tutta una
parte di progettazione che troppe volte si tende a non fare: valutazioni
tecniche, economiche, con la relativa formulazione di computi metrici redatti su
progetti esecutivi e tutto l'aspetto contrattualistico, che troppo spesso ai
professionisti non vengono richiesti. Il committente, che può essere un
condominio o la singola proprietà o l'impresa che vuole fare un investimento,
pensa soprattutto ad abbassare i costi, ma risparmiando in questa fase iniziale
si va incontro a sorprese. I cantieri incompiuti tante volte sono la mancanza di
tutto questo. Cui si aggiunge magari l'assenza di un'autorizzazione, ma
evidentemente anche in questo caso non si è compiuta un'analisi completa
all'inizio. E in pratica poi che cosa succede? Per quanto riguarda i condomini,
può subentrare il problema della frammentazione della proprietà, un condomino si
ritira, ma essenzialmente i cantieri si fermano per problemi di natura
economica. Si stipulano dei contratti d'appalto che nel privato a volte non sono
degni di questo nome. Le imprese di costruzione a volte sono anch'esse vittime e
altre forse "impreparate"? Se in qualche modo il cantiere è incominciato e
l'impresa lo lascia a metà è perché non ha più la capacità economica per
proseguire. Alle volte perché non è stata pagata. Ma perché non è stata pagata?
Perché gli accordi non sono chiari? Ciò non accade necessariamente perché le due
parti sono in malafede. Analogamente può succedere anche quando è l'impresa
stessa che compie l'investimento: il rapporto tra investimento e quello che si
realizza deve essere blindato. Troppo spesso non si consultano gli esperti per
approfondire determinati aspetti: dalla normativa antisismica all'acustica.
Perché ci sono diversi immobili non conclusi, ma comunque si costruisce ancora?
In realtà il consumo di suolo, anche visto il nuovo piano regolatore, è molto
limitato. Quelli che vengono realizzati sono soprattutto interventi di privati
che vogliono ampliare la propria casa, in applicazione del cosiddetto Piano
casa. Oggi l'attenzione è rivolta al recupero dell'esistente, che deve essere
valorizzato.
(b.m.)
Le tante inaugurazioni fasulle del Grezar
Lo stadio Grezar, costruito nel 1932, è stato oggetto per anni di uno dei
cantieri pubblici più lunghi della storia di Trieste, che ha visto rinvii su
rinvii. Solo l'anno scorso l'ospitalità concessa ai campionati italiani assoluti
di atletica leggera hanno messo fretta all'amministrazione che ha presentato la
struttura quasi del tutto completa. Mancano ancora alcune aree da ripristinare,
come la tribuna posteriore che non è utilizzabile al momento. Si spera che con i
finanziamenti pari circa a 4 milioni di euro, che si stanno investendo per il
contiguo stadio Nereo Rocco, si possano eseguire gli ultimi interventi di una
lunga sequenza che non sembra avere fine. Proprio il Rocco infatti il prossimo
anno, a giugno, sarà una delle sei sedi che accoglieranno il campionato europeo
di calcio per nazionali under 21, affidato all'organizzazione di Italia e San
Marino. La ristrutturazione del Grezar è iniziata nel 2004 per un costo totale
di 13 milioni, cui si è aggiunto un altro milione proprio l'anno scorso, prima
che i migliori atleti italiani, in campo a caccia di 40 titoli nazionali, 20
maschili e 20 femminili, si sono presentati in campo. C'è stata anche
un'inaugurazione "a tranello" nel 2013, voluta dall'allora assessore regionale
allo Sport Emiliano Edera. Ma da quel momento il campo di atletica non era mai
stato utilizzato seriamente perché poteva essere solo usufruito dalle società
sportive e dai tesserati e amatori e dunque nessuna gara è stata organizzata poi
prima dell'anno scorso.
(b.m.)
Un oratorio a Rozzol entro due anni - Spazio di
aggregazione voluto dalla chiesa di Pio X. Giardino pensile sul tetto
In via Hollan, a due passi da via Cumano, entro due anni, poco più poco
meno, nascerà il primo vero oratorio della chiesa di Pio X di via Revoltella,
nel rione di Rozzol. I fondi, provenienti da Regione, Cei e Fondazione
CRTrieste, ci sono. In uno spazio di quella che è una fetta di campagna in città
c'è già in realtà una gru, ma è immobile da ormai alcuni anni. La prima impresa
che doveva occuparsi di questi lavori era la Settimo costruzioni, che però nel
frattempo è fallita. Solo recentemente la "partita" è stata rilevata da un'altra
azienda, la Pertot Ecologia e servizi, che realizzerà l'edificio su progetto
dell'architetto Eugenio Meli, al momento impegnato anche su altri fronti, tra
cui il restauro dell'antico colonnato del cimitero di Sant'Anna e la costruzione
di un edificio di 40 metri a Lignano Sabbiadoro. Ma perché proprio un oratorio?
«Purtroppo non ci sono punti di aggregazione a Rozzol - spiega don Mario De
Stefano, parroco della chiesa -, deve essere un polo aggregativo soprattutto per
giovani ma anche meno giovani». Mancano dunque spazi in cui ritrovarsi a giocare
a pallone, a fare una chiacchierata nella zona di Rozzol. Ecco dunque che a
pensarci è la chiesa Pio X con un immobile a bassissimo impatto visivo nel
rispetto del contesto rurale, con una performance energetica importante e un
giardino pensile sul tetto. Si posizionerà come cardine tra la zona residenziale
di via Cumano, il complesso scolastico di strada di Rozzol, l'area museale di
via Cumano e il verde circostante di cui, spiega Meli, anche nel Piano
regolatore è prevista la rivalutazione. Il tutto completando il processo di
rilancio della parrocchia stessa per la quale si prevedono pure a breve alcuni
lavori di ristrutturazione e rinnovamento. «Il manufatto si colloca in maniera
organica nel suo contesto - aggiunge -, andando a riempire il declivio naturale
della zona, creando l'atmosfera più propizia per momenti di relazione, incontro
e comunità; prevedendo spazi ludici esterni e ambienti interni che possano
declinarsi a più necessità». Il complesso ospiterà: sale polifunzionali, bar, un
campo da gioco e diversi posti auto. All'edificio si accederà principalmente da
via Lucano attraverso la parte superiore del manufatto. E, la copertura dello
stesso, appunto, sarà costituita da un sistema di giardino pensile «che
costituirà l'area gioco nonché la copertura della struttura sottostante». In
tutto il lavoro di progettazione, date le caratteristiche del terreno, è stato
di fondamentale importanza lo studio in sezione. «Il manufatto - conclude
l'architetto - ha l'ambizione di porsi non come capriccio architettonico, ma
vuole nascondersi come un "architettura ipogea" (nuovo filone di
bio-architettura, ndr), sottoporsi al paesaggio in antitesi alle architetture
d'immagine molto alla moda».
(b.m.)
Diga senza gestore né pace - Ora è vietata la balneazione
Valori di "enterococchi intestinali" oltre i limiti
nelle acque attorno alla struttura - Ordinanza del sindaco Dipiazza in vigore
fino all'esito positivo di nuovi esami
Non c'è pace per l'Antica Diga. Ora in quelle acque è vietato anche fare il
bagno. Dai campioni prelevati nel golfo lo scorso 15 maggio e analizzati dai
laboratori dell'Arpa, i valori di "enterococchi intestinali", ovvero di batteri
presenti nelle feci, in quel tratto di mare superano il limite di legge.
Ricevuta comunicazione, il sindaco Roberto Dipiazza ha ordinato il «divieto
temporaneo di balneazione nelle acque prospicienti la Diga Vecchia Sud-Diga
Foranea del Porto Franco Vecchio fino a nuove analisi dell'Arpa che attestino il
rientro dei parametri». Dei cartelli indicheranno il divieto e spetterà alla
Capitaneria di porto verificare che l'ordinanza venga rispettata. Una situazione
che non crea gravi ripercussioni sullo stabilimento, visto che la Diga è chiusa
dal 2016. La presenza di enterococchi intestinali è indice di una recente
contaminazione fecale. E la prima ipotesi al vaglio è stata quella che si
trattasse di un problema al sistema fognario. Ma AcegasApsAmga esclude
categoricamente si tratti di una contaminazione causata dallo scarico in mare
del torrente Chiave, che ha sbocco proprio nei pressi del Molo 0. L'azienda
propende invece per l'ipotesi che a causare quel superamento dei valori limite
sia stato lo scarico di liquami in mare da una nave. «Tutti i collettamenti
delle acque nere del Chiave, che pompano quelle acque verso il depuratore di
Servola - spiega AcegasApsAmga - sono a monte di via Carducci, più precisamente
in largo Barriera e all'altezza tra via Carducci e via Battisti, e quindi le
acque trasportate da quel punto verso il Molo 0 sono chiare». AcegaApsAmga
valuta anche che «se da via Carducci, dall'altezza dove sono in atto i lavori di
ripristino delle volte sotterranee del torrente, verso il mare, ci dovesse
essere un scarico abusivo del quale però noi non abbiamo notizia, al Molo 0
quell'acqua nera arriverebbe molto diluita e dunque non in grado di far variare
in quel modo i parametri». L'ipotesi più attendibile, quindi, è che il "danno"
sia stato causato dallo scarico abusivo di una nave, effettuato magari anche non
in prossimità della Diga ma trasportato in quel punto dalle correnti. Nel Comune
di Trieste, dalla Lanterna fino ai Filtri di Aurisina, i punti di rilevazione
dei campioni delle acqua di balneazione sono 14. Sei invece a Muggia e 9 a Duino
Aurisina. Se le indagini del monitoraggio evidenziano un superamento dei valori
limite, è previsto venga adottato un protocollo che include l'interdizione
temporanea alla balneazione dell'area in esame e l'attivazione di un controllo
aggiuntivo entro le 72 ore. In caso di esito favorevole dell'analisi, e a
seguito di un ulteriore controllo dopo 7 giorni, l'area viene riaperta. In caso
di esito sfavorevole l'area resta invece vietata alla balneazione fino a quando
l'analisi non sarà favorevole. Tornando all'Antica Diga, dopo che nessun
investitore si era fatto avanti per gestire lo stabilimento entro i termini del
precedente bando di gara, ora è in via di definizione da parte dell'Autorità di
Sistema portuale del Mare Adriatico orientale un nuovo bando per la concessione
demaniale. Il segretario generale dell'Authority, Mario Sommariva, anticipa che
la proposta sarà più vantaggiosa per i concorrenti perché la superficie della
Diga da destinare a stabilimento si è ridotta a seguito dell'affidamento della
concessione della radice, dalla parte verso il molo, alla Saipem.
Laura Tonero
Spuntano sull'Isonzo 5 centrali idroelettriche -
i cinque siti
I progetti presentati in Regione. Quello proposto dal Consorzio di
bonifica ha già ottenuto la Via. La preoccupazione delle associazioni
ambientaliste
GORIZIA - Cinque nuove (possibili) centraline idroelettriche lungo il corso
dell'Isonzo nel territorio del Comune di Gorizia. Al momento non sono sull'acqua
ma solo sulla carta, a livello progettuale, ma la prospettiva c'è. Sui tavoli
della Regione infatti sono approdati cinque progetti per la realizzazione di
altrettanti impianti dedicati alla produzione di energia elettrica, di cui uno
porta in calce la firma del Consorzio di bonifica della pianura isontina, e gli
altri quattro quella della Domus Brenta srl, società veneta specializzata, tra
le altre cose, nella realizzazione di studi di fattibilità e di progetti per
impianti e la valorizzazione e il recupero di siti industriali. Lo scenario che
racconta le cinque nuove centrali ha già acceso nel capoluogo isontino la
preoccupazione degli ambientalisti ma, va detto subito, i progetti sono tutti
ancora in attesa di autorizzazione. Con l'aggiunta che il piano regolatore del
Comune di Gorizia non prevede la possibilità di creare simili impianti sul
fiume, anche se il parere negativo dell'ente potrebbe essere superato ugualmente
dal via libera della Regione. E c'è, soprattutto, un primo importante distinguo
da fare. L'unico ad aver ottenuto il primo e più importante disco verde, la
Valutazione di impatto ambientale (e di conseguenza quello più concreto ad oggi)
è il progetto per la centralina del Consorzio, che dovrebbe sorgere sulla
traversa a valle del ponte 8 Agosto. Traversa ospiterebbe la centralina sulla
sponda sinistra del fiume, con l'impianto che verrebbe integrato al suo interno
e che sarebbe di tipologia "ad acqua fluente". In altre parole non verrebbe
deviato il flusso dell'Isonzo, ma la centralina preleverebbe solo il flusso
minimo vitale d'acqua, che già oggi passa attraverso le paratie, per poi
re-immetterlo nel fiume una ventina di metri dopo. Il progetto prevedrebbe
peraltro anche l'introduzione della scala di monta per la fauna ittica, ovvero
un particolare passaggio che permette la risalita del fiume da parte dei pesci.
Un elemento, questo, previsto dalla legge e oggi mancante, che permetterebbe
dunque di adeguare la traversa. Investimento totale, circa 1 milione e 850 mila
euro.«Si prevede una produzione di energia pari a 2,5 megawatt, quando il nostro
consumo è di 4,5 all'anno - spiega il presidente del Consorzio di bonifica della
pianura isontina Enzo Lorenzon -. Questo vuol dire che l'impianto coprirebbe
oltre il 50% del fabbisogno». Sempre dal Consorzio, il direttore tecnico Daniele
Luis precisa che «al momento è già stata superata la Valutazione di impatto
ambientale, e manca l'autorizzazione unica a procedere, che passerà dalla
convocazione di una conferenza dei servizi». Poi, come detto, ci sono i progetti
di Domus Brenta. La società ha effettuato uno studio di fattibilità sul fiume
(come del resto su tantissimi altri corsi d'acqua in regione e in Italia) per
capire dove potrebbero essere realizzate nuove centraline. E da questo sono
usciti quattro siti e altrettante proposte progettuali: in corrispondenza della
citata traversa a valle del ponte 8 Agosto, sotto la passerella di Straccis (due
possibili centraline) e nei pressi del Parco di Piuma. «Questo tipo di impianti
produce da 500 kilowatt a 1,5 megawatt - dice l'architetto Marco Rampazzo,
responsabile del progetto per le centrali di Domus Brenta -, e hanno un
ridottissimo impatto ambientale in quanto si appoggiano a strutture già
esistenti lungo il corso del fiume, e le varie componenti si trovano al di sotto
del livello dell'acqua». Rampazzo precisa che a oggi nessuno dei quattro
progetti ha ancora ottenuto l'autorizzazione a costruire, e solo quando
eventualmente sarà trovato l'accordo i progetti verranno sottoposti a realtà
interessate a realizzare le centrali.«I progetti sono ancora tutti alla fase
delle autorizzazioni, vengono vagliati dagli enti e le realtà interessate e
preposte, anche attraverso le conferenze dei servizi - dice Rampazzo -, e non ci
devono dunque essere preoccupazioni dal punto di vista ambientale. È importante
che la gente sappia che questo tipo di impianti sono quelli a minor impatto
ambientale per la produzione di energia. Anche i pannelli fotovoltaici oggi
tanto diffusi, per intenderci, devono essere di volta in volta sostituiti e il
silicio che li compone smaltito». Rassicurazioni però non sufficienti a
tranquillizzare gli ambientalisti. Intanto, come detto, la palla è destinata a
passare innanzitutto alla Regione. E a finire nel "campo" del neo assessore ad
Ambiente e Energia Fabio Scoccimarro, che fa sapere di essere pronto a occuparsi
della questione non appena ufficialmente insediato.
Marco Bisiach
Dal Comune un primo parere negativo: «Incompatibili con
il piano regolatore
«Il fiume Isonzo è già pesantemente modificato. Innumerevoli centrali
elettriche sfruttano le sue acque sia in Italia che in Slovenia, per cui
riteniamo sia da irresponsabili permetterne la costruzione di nuove». È netta la
posizione delle associazioni ambientaliste Eugenio Rosmann, Fiume Isonzo,
Legambiente e Save the Soca sui progetti presentati alla Regione. Che denunciano
il «silenzio» sulla questione. «In realtà invece noi abbiamo già espresso il
nostro parere negativo - spiega l'assessore all'Ambiente Francesco Del Sordi -,
perché da un punto di vista urbanistico le centrali non sono compatibili con il
nostro piano regolatore, anche perché l'Isonzo è classificato Area di rilevante
interesse ambientale. Detto questo stiamo parlando ad oggi solo di ipotesi di
progetto, che verranno valutate come prevede la legge da soggetti competenti e
deputati a farlo. E se otterranno le prime autorizzazioni passeranno poi la
conferenza dei servizi, dove saremo chiamati a dire la nostra».
(m.b.)
Compost in dono a chi differenzia il verde -
L'iniziativa di AcegasApsAmga è dedicata a quanti richiedono il ritiro di scarti
di potature e ramaglie
Parte l'iniziativa di AcegasApsAmga dedicata all'economica circolare del
rifiuto verde, come scarti delle potature e ramaglie: per ogni richiesta di
ritiro verrà regalato al richiedente (fino ad esaurimento scorte) un sacco di
compost certificato per agricoltura biologica da 8 chilogrammi, proveniente
dallo stabilimento Bioman di Maniago. La scelta non è casuale, infatti è qui che
vengono avviati a recupero tutti i rifiuti organici triestini, che al termine
della lavorazione si trasformano, appunto, in compost di alta qualità: perché
anche i rifiuti producono valore se correttamente differenziati. L'iniziativa
vuole inoltre sfatare il mito secondo cui i rifiuti «finiscono tutti insieme»
consegnando al cittadino il vero e proprio prodotto nato dalla raccolta
differenziata del rifiuto organico e del verde. Per richiedere l'asporto del
verde a domicilio è necessario iscriversi, gratuitamente, al servizio chiamando
il numero verde 800955988 (gratis da telefono fisso e mobile) e ritirare il
contenitore in comodato d'uso gratuito alla sede di AcegasApsAmga in via Orsera,
il sabato dalle 8 alle 10. È inoltre operativa anche la prenotazione automatica
del ritiro degli scarti di giardino tramite sms 24 ore su 24: per aderire a
questo sistema di prenotazione è necessario contattare l'800955988 (saranno
richiesti un numero di cellulare e un indirizzo e-mail). Differenziare
correttamente il rifiuto verde è estremamente importante - sottolinea una nota
della multiutility -, si stima infatti che dovrebbe costituire circa il 15% del
totale dei rifiuti raccolti da una città, mentre a Trieste corrisponde per ora
solo al 3%: per agevolare i cittadini nel conferimento di questo rifiuto che può
essere completamente riciclato, AcegasApsAmga mette a disposizione sistemi che
integrano la raccolta a domicilio di sfalci e ramaglie. Dall'inizio della
primavera sono stati posizionati quasi 50 nuovi contenitori per la raccolta
stradale di sfalci e ramaglie in circa 25 isole ecologiche presenti in zone
particolarmente ricche di aree verdi private o condominiali, quali quelle di via
Romagna, Costiera e viale Romolo Gessi. I nuovi cassonetti si aggiungono a
quelli già installati nel 2016-2017, di varie dimensioni (660, 1.100 o 3.200
litri) per adattarsi a tutti i tipi di vie cittadine, da quelle più ampie a
quelle più strette, tipiche di alcune zone di Trieste.
Orario estivo Trenitalia, a bordo anche con la bici -
dal 10 giugno
MILANO - Una nuova rotta Frecciargento Roma - Vicenza, sette nuove fermate
Frecciarossa a Reggio Emilia, due Frecciarossa in più nel fine settimana tra
Milano, Rimini e Ancona: sono alcune delle novità del nuovo orario estivo di
Trenitalia che entra in vigore dal 10 giugno con servizi, offerte e agevolazioni
con particolare attenzione alle famiglie, così come illustrato a Milano dall'ad
Orazio Iacono. Saranno oltre 110 le fermate stagionali di Frecce, InterCity e
Freccialink, che arricchiscono l'Offerta e, nel complesso, 437 le corse
giornaliere di Frecce e InterCity e oltre 200 i capoluoghi e le città servite
oltre a piccoli centri. Invariata - fa sapere Trenitalia - l'offerta delle
Frecce da e per la nostra regione, con la conferma della fermata al Trieste
Airport. L'integrazione poi con le 6500 corse regionali gestite da Trenitalia
consentirà di ampliare il network raggiungendo 32 siti Unesco, 25 tra i «Borghi
più belli d'Italia», 8 Parchi Nazionali, e oltre 90 tra spiagge, centri di
benessere, mete montane e termali. In tutto più di 500 luoghi di attrazione
turistica. In questo contesto, in regione ci sono le offerte "Leisure estate
2018". Per la ciclovia Alpe Adria, per esempio, la linea ferroviaria è la
Trieste-Udine-Tarvisio con 11 treni al sabato dal 14 luglio e 13 nei festivi dal
10 giugno, con convoglio attrezzato per il trasporto di 30 biciclette. Nelle
stesse date anche il treno da Trieste, Gorizia o Udine a Venzone, mentre dal 10
giugno al 9 settembre la tratta Udine-Palmanova-Trieste sarà attiva anche nei
festivi, oltre che al sabato, con 5 collegamenti giornalieri, sempre con
convogli attrezzati per il trasporto di bici. A livello nazionale Trenitalia ha
previsto anche diverse agevolazioni: 30% di sconto per famiglie e gruppi fino a
5 persone, gratis gli under 4 e al 50% gli under 15 sulle Frecce, al 50% gli
under 12 sui regionali, la possibilità di portare il proprio cane con sé ad
agosto al prezzo simbolico di 5 euro e nuovi servizi di accompagnamento a bordo
per anziani e persone che lo necessitano.
Chiudere l'Ilva, anzi no. È scontro - Divergenze tra
M5S e Lega anche dopo il Tavolo avviato a Taranto con i sindacati
ROMA - Uno dei primi banchi di prova sulla tenuta dell'accordo tra M5S e
Lega si chiama Ilva. Sul destino della grande azienda e di 14 mila dipendenti,
più l'indotto, le idee dei due partiti che vogliono governare non sono affatto
coincidenti, almeno per ora. Si sapeva, ma le responsabilità cambiano e la
divergenza è riemersa dopo il Tavolo sull'Ilva convocato a Taranto dal M5S per
un confronto con le organizzazioni sindacali Fim, Fiom, Uilm, Usb, Flmu Cub e
Ugl. Al termine dell'incontro, Lorenzo Fioramonti, consulente economico di Luigi
Di Maio, ha ribadito: «In questo momento ci muoviamo in una direzione chiara,
cioè chiusura programmata e riconversione economica dell'Ilva». E chiusura
programmata, ha aggiunto, «significa andare verso la chiusura in un periodo di
tempo relativamente breve, ma non brevissimo, non 20 anni o 30 anni, ma nemmeno
1 anno o 6 mesi. Il percorso va intrapreso, bisogna condividere il metodo». Il
30 giugno, però, l'Ilva potrebbe passare ad ArcelorMittal: «Quando saremo al
governo - anticipa Fioramonti - ci muoveremo in maniera coordinata per garantire
la continuità salariale e reddituale dei dipendenti Ilva e interverremo in modo
chiaro per evitare che altri tipi di accordo, che non abbiano visto la
condivisione delle parti sociali, vengano intrapresi. In quel momento potremo
dire quali elementi tecnici avremo a disposizione». Rossano Sasso, deputato
pugliese della Lega e coordinatore regionale di "Noi con Salvini", a Radionorba
ha espresso però una posizione diversa: «Chiudere l'Ilva è assolutamente da
pazzi e so che anche i 5Stelle stanno rivedendo queste posizioni: quando si
passa dall'opposizione al governo si deve fare i conti con il territorio e con
un senso di responsabilità maggiore. Non mi sentirete mai dire che l'Ilva deve
essere chiusa: l'Ilva rappresenta il 50% del prodotto interno lordo regionale.
Va difesa la salute e vanno difesi i livelli occupazionali e, intanto, non
facciamo scappare l'acquirente». Se per il presidente della Regione Puglia,
Michele Emiliano (Pd), il M5S ha dato un segnale «di cambio di metodo
rilevante», il ministro Carlo Calenda (Pd), che si è visto bocciare dai
sindacati un accordo sull'acquisto dell'Ilva attraverso il consorzio AmInvestCo,
attacca Fioramonti su twitter: «"Chiudere l'Ilva non in un anno, ma nemmeno in
20/30". Ma come si fanno a dire simili superficialità? O chiudi l'Ilva o la
risani. Con quali soldi la tieni aperta a tempo? Dilettantismo di chi non ha mai
gestito nulla in vita sua. Sulla pelle di 20 mila lavoratori».
Denis Artioli
Morso da una vipera finisce all'ospedale
Il 24enne triestino si stava arrampicando in Val Rosandra. Portato a
Cattinara, è stabile ma continuamente monitorato
Durante un'arrampicata in Val Rosandra, mentre cercava appoggio tra le
pietre, un giovane triestino di 24 anni ieri mattina è stato morso alla mano da
una vipera. Superato lo choc e l'intenso dolore, non si è perso d'animo a
chiamare i soccorsi ed è stato portato al pronto soccorso di Cattinara. Poco
dopo mezzogiorno il ragazzo, in condizioni stabili e non in pericolo di vita, è
stato trasferito nel reparto di rianimazione e sottoposto alla sieroprofilassi.
Una terapia che necessita il ricovero in rianimazione non per la gravità delle
condizioni di salute del paziente ma per la necessità di un costante
monitoraggio, date le possibili reazioni anafilattiche. Quando il giovane è
arrivato a Cattinara la mano era già arrossata, gonfia. Il ventiquattrenne ora
verrà tenuto alcuni giorni in osservazione «perché il veleno - spiega Roberto
Copetti, primario del reparto unificato del pronto soccorso e della medicina
d'urgenza dell'ospedale - può avere degli effetti sistemici, di tossicità sul
fegato e soprattutto può alterare la coagulazione con il rischio di emorragie o
trombosi». Il morso da parte di una vipera è un fatto piuttosto raro a Trieste.
Il rettile si è accorto probabilmente solo all'ultimo momento della presenza
umana che per lui rappresenta un pericolo e ha reagito nell'unico modo
disponibile, conficcando nella mano dell'arrampicatore i suoi denti velenosi. Ha
morso perché era troppo tardi per scappare. Ma cosa fare in questi casi?
«Chiamare il 112, immobilizzare l'arto e stare tranquilli - consiglia Copetti -
L'agitarsi può causare tachicardia e velocizzare la circolazione nel sangue del
veleno. Oggi non si muore da morso di vipera e il suo veleno agisce in 12-24 ore
e dunque c'è tutto il tempo per sottoporsi alle prime cure e alla successiva
sieroprofilassi qualora i sintomi da avvelenamento dovessero essere importanti».
I sintomi che fanno intuire che il veleno è stato inoculato e che serve
somministrare la sieroprofilassi sono il forte dolore locale, l'estensione
dell'edema, il dolore addominale, il vomito, la sudorazione. Le persone più a
rischio sono coloro che hanno una reazione al veleno della vipera, gli anziani,
i bambini. Copetti specifica che la vipera quando morde non sempre riesce ad
inoculare il veleno, e elenca una serie di comportamenti da non tenere. «Non
seguire consigli che venivano erroneamente dati un tempo, e dunque non incidere
la ferita, non succhiare la ferita e non stringere lacci in prossimità del
morso. Se c'è la possibilità, è bene lavare la ferita». In questa stagione va
posta parecchia attenzione quando si passeggia in Carso. Non sono esclusi da
questo rischio nemmeno i cani che potrebbero essere morsi alle estremità dei
loro arti e anche sul muso. Il cane morso manifesta subito forte dolore
segnalandolo con sonori guaiti, la zona colpita appare rapidamente tumefatta,
calda al tatto.
Laura Tonero
AMBIENTE - I prodotti di bellezza inquinano
Una ricerca conferma: la cura del corpo ha un costo pesante per l'ambiente. Le quantità di sostanze rilasciate nell'aria dai prodotti di bellezza è ai livelli dei gas di scarico. Deodoranti, shampoo, profumi, gel per capelli inquinano.
IL PICCOLO - LUNEDI', 21 maggio 2018
Il libro sugli oceani
Oggi, alle 18, alla Libreria Lovat di viale XX Settembre, Sandro Carniel, oceanografo dell'Istituto di Scienze Marine del Cnr di Venezia, presenta "Oceani" (Edizioni Hoepli, 2017). Pescando a piene mani da quella che, oggi, è la vita di uno scienziato che studia gli oceani, Carniel riesce a far capire quanto queste distese d'acqua siano fondamentali per la nostra sopravvivenza. Il libro ha vinto il Premio Costa Smeralda, 2018. Ne parla con l'autore Paola Del Negro, direttore della Sezione di Ricerca Oceanografica dell'Ogs.
IL PICCOLO - DOMENICA, 20 maggio 2018
«Arrivano il pesce e pollo bio» - Cresce la qualità
degli allevamenti "green" anche in Fvg
MILANO - Spigole, orate, trote, ma anche cozze e vongole dal sapore
"diverso" allevati in modo biologico nel mare e in acque dolci. È la nuova
frontiera di un modello produttivo che, dopo frutta, verdura e formaggi, sta
prendendo piede nell'acquacoltura, un comparto però ancora poco conosciuto dai
consumatori nonostante il salto qualitativo compiuto dal settore pesce
d'allevamento, ormai quasi tutto prodotto in mare aperto e non più in vasche. A
metterlo in luce è il Crea, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi
dell'economia agraria, che ha lanciato Fish&Chicken. Una campagna informativa
che, col supporto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali,
valorizza anche il pollo, altro prodotto di punta del bio, per svelare i segreti
di queste produzioni sane e di qualità. «Il pesce allevato in Italia -
sottolinea Domitilla Pulcini, ricercatore del Crea Zootecnia e Acquacoltura - ha
raggiunto un livello di elevata qualità, sia sotto il profilo nutrizionale, sia
sotto quello della sostenibilità». Allevare in modo bio, spiegano i ricercatori,
significa avere una densità minore rispetto al prodotto convenzionale, con spazi
più larghi nelle gabbie di allevamento in mare aperto dove il pesce, avendo la
possibilità di nuotare sviluppa una muscolatura più soda che produce carni più
compatte e quindi diverse e saporite; una bassa densità di allevamento che si
riflette poi anche in un minor impatto ambientale. Altro capitolo sono i mangimi
in uso negli allevamenti della green economy: sono costituiti da ingredienti di
origine animale e vegetale anch'essi bio. Certo, i numeri per ora sono esigui,
osservano i ricercatori del Crea Zootecnia e Acquacoltura, Domitilla Pulcini e
Fabrizio Capoccioni: «Cinquemila tonnellate per i mitili, 910 tonnellate per la
trota e 100 tonnellate tra spigola e orate. Produzioni ancora di nicchia che
coprono il 3% del totale nazionale di pesce allevato, ma destinato a crescere».
La maggior parte delle aziende certificate bio, sottoposte a regole molto
stingenti, si trovano nel Nordest, dal Friuli Venezia Giulia, Veneto fino
all'Emilia-Romagna, ma anche in Toscana e Trentino Alto Adige.
Uranio impoverito-tumori - Belgrado adesso indaga
In Serbia Istituita una commissione d'inchiesta parlamentare con voto
unanime - Preso ad esempio il caso italiano. Restano scettici molti ricercatori
e scienziati
BELGRADO - La Serbia fa sul serio. E promette verità sulla controversa
questione delle possibili ricadute sulla salute pubblica dei proiettili
all'uranio impoverito usati dalla Nato nella guerra del 1999. Verità che
dovrebbe arrivare attraverso il lavoro di una commissione parlamentare
d'inchiesta, che ha ricevuto luce verde venerdì, con il voto praticamente
unanime di tutti i deputati di maggioranza e opposizione presenti in Aula.
Commissione - il suo primo rapporto sarà presentato nel 2020 - che avrà il
preciso compito di stabilire se esista un collegamento tra uranio impoverito e
un presunto aumento dei casi di cancro nel Paese balcanico, ma anche di indagare
sugli effetti in materia di ambiente e salute a causa dei bombardamenti su
industrie chimiche e simili. Aumento di patologie tumorali che si sarebbe
verificato, ha affermato nei giorni scorsi anche il presidente Vucic,
aggiungendo di «non aver mai creduto del tutto a tali teorie», ma di aver
parlato con medici che gli hanno fatto cambiare punto di vista, in particolare
su una crescita del numero dei colpiti, in particolare fra i bambini. Servono
però ora prove incontrovertibili e la commissione «cercherà la verità e non sarà
un'aula di tribunale», ha promesso la presidente del Parlamento serbo, Maja
Gojkovic, una delle "anime" dell'iniziativa, aggiungendo che non si vuole
«giudicare nessuno, né dire ai serbi a chi dare la colpa». Gojkovic aveva in
precedenza anticipato che i lavori del comitato saranno facilitati dai risultati
di una simile commissione d'inchiesta istituita in Italia.Ma l'attività di
ricerca non sarà certamente facile, perché il tema è sensibile e pieno di
sfaccettature, i dubbi tanti. Alcuni li ha espressi l'epidemiologo Zoran
Radovanovic, che ha ribadito che non esiste alcun aumento dei casi di cancro e
che sono molto più pericolosi i fertilizzanti usati in agricoltura. Anche il
fisico nucleare Istvan Bikit, parlando alla Tv N1, ha sottolineato che è molto
difficile «provare un collegamento» tra uranio impoverito e tumori e ricordato
che molto dipende dal tempo di esposizione e dalla vicinanza al luogo
dell'esplosione. E sottolineato che le analisi dovrebbero focalizzarsi sul sud
della Serbia e in particolare sul Kosovo, dove sono state usate la maggior parte
delle munizioni. Il collegamento tra uranio e tumori non esiste, ha invece
seccamente smentito, come era del resto ovvio, l'ambasciatore Usa a Belgrado,
Kyle Scott.
Stefano Giantin
OGGI - A Miramare per la Festa delle oasi con il Wwf Apertura gratuita dalle 10 alle 18. Approfondimenti tematici e due angoli speciali per i bimbi
Oggi, come ogni anno, si festeggia la Festa della Natura in tutte le Oasi Wwf italiane, diventate in questi anni dei rifugi preziosi per migliaia di animali. Nel 2018, la festa è dedicata alla raccolta fondi per la campagna anti-bracconaggio promossa dal Wwf per la tutela della fauna selvatica: anche l'Italia è definita infatti un paese "trappola", con decine di aree calde per il bracconaggio, pratica che ha sottratto negli ultimi 40 anni il 50% degli animali selvatici del pianeta e finanziato un mercato criminale di centinaia di milioni di dollari. Solo nel nostro paese ogni anno sono oltre 300 i lupi e 6 i milioni di uccelli uccisi illegalmente, che si affiancano ad aquile, piccoli uccelli migratori, squali, balene e delfini colpevoli solo di trovarsi nel posto sbagliato. Anche quest'anno all'evento prende parte naturalmente la struttura di Miramare, che per l'occasione promuoverà attività gratuite per adulti, famiglie e bambini per tutta la giornata di domenica. L'Area Marina Protetta sarà aperta gratuitamente tutto il giorno, dalle 10 alle 18, con lo staff di biologi a disposizione del pubblico per visite libere. Nel pomeriggio avranno luogo alcuni approfondimenti tematici e saranno allestiti due speciali spazi dedicati ai bambini dai 6 anni in su: la Tana del Polpo al primo piano avrà come protagonista un pesciolino bugiardo e temerario, mentre lo speciale angolo sulle foreste marine accoglierà bambini e famiglie nell'aula didattica del piano terra. Le attività, gratuite grazie al supporto della Regione e del progetto europeo Roc-Poplife, si ripeteranno ogni mezz'ora dalle 15 alle 17 (ultimo turno) e si potranno prenotare direttamente sul posto, con un massimo di una decina di bambini, che dovranno essere accompagnati, per ogni laboratorio.È possibile offrire il proprio contributo effettuando una donazione con un sms al 45590.
(g.t.)
Biologo nutrizionista in piazza
Si terrà ancora oggi la Giornata del biologo nutrizionista in piazza, in piazza Sant'Antonio Nuovo dalle 10 alle 19. La cittadinanza avrà l'occasione di incontrare dei biologi nutrizionisti che presteranno servizio gratuitamente per eseguire una valutazione antropometrica e un'analisi del proprio stile di vita, fornendo dei consigli. La consulenza, completamente gratuita, avverrà in alcuni ambulatori mobili attrezzati per l'occasione in piazza.
Trieste - Alla Lovat l'importanza degli oceani
Domani alle 18, alla Lovat, Sandro Carniel presenta "Oceani" (Ed. Hoepli). Pescando a piene mani da quella che, oggi, è la vita di uno scienziato che studia gli oceani, Carniel riesce a far capire quanto queste distese d'acqua date così per scontate siano fondamentali per la nostra sopravvivenza. Ne parla con l'autore Paola Del Negro, direttore della Sezione di ricerca oceanografica dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale.
IL PICCOLO - SABATO, 19 maggio 2018
Varata la nuova giunta regionale di centrodestra
Leghisti 5 assessori su 10. Sanita' a Riccardi, rivolta Forza Italia per la sorpresa Rosolen. L'ex AN Fabio Scoccimarro ottiene la delega ad Ambiente e Energia.
Monfalcone, spuntano sei rari protei
La scoperta nella grotta della ferrovia. Prima spedizione degli esperti
all'interno della cavità n. 4383 sul Carso
MONFALCONE - È la prima esplorazione condotta all'interno del Pozzo dei
Protei di Monfalcone da quando, nel 1983, esso venne portato alla luce. Gli
speleologi, almeno, non hanno traccia di altre spedizioni interne alla cavità n.
4383 - il codice che il catasto regionale attribuisce alla grotta - scoperta
quando vennero ampliati i binari di fronte alla stazione ferroviaria. Ed è
questo motivo che li ha indotti di recente a fare il grande passo: sabato scorso
una squadra del Centro ricerche carsiche "C. Seppenhofer" di Gorizia, capitanata
da Mauro Picinc, 53 anni - operaio di professione e speleologo per passione - ha
varcato il cancello di entrata, determinato ad addentrarsi nel pozzo, alla
scoperta di un mondo finora inesplorato. La spedizione, durata l'intera mattina,
ha dato i suoi frutti. In fondo alla grotta sono stati infatti trovati sei
esemplari di protei, i piccoli draghi che abitano le profonde acque dei fiumi
sotterranei del Carso. «Una scoperta meravigliosa perché, da quanto ne sappiamo,
in questa grotta era stato avvistato solo un esemplare, forse due» afferma
Picinc, il sorriso sulle labbra. «Siamo scesi in due, io e il fotografo
Alessandro Urban. Avevamo tutta l'attrezzatura del caso: caschetto, imbragature,
luci e fotocamere subacquee, perfino un canotto. All'esterno sono rimasti a mo'
di sentinelle due speleologi, Anna e Michele Soranzo, insieme al tecnico delle
Ferrovie cui abbiamo dovuto chiedere un permesso speciale per la spedizione».
Comincia così la discesa nei mondi sotterranei di Monfalcone. La grotta è
formata da pareti di calcari chiari, grigi e più scuri, che risalgono al periodo
Cretaceo dell'Era Mesozoica, quella, per intenderci, caratterizzata
dall'espansione degli oceani e compresa fra 130 e 65 milioni di anni fa. Ebbene,
da lì si accede a un pozzo abbastanza spazioso, dalla forma cilindrica, profondo
22,5 metri che nella gola si allarga come a formare una cavernetta lunga otto
metri e larga due. Ed è a quella profondità che si trova un laghetto di acque
risorgive collegate all'ampio sistema idrico del Carso isontino. Ed è lì che è
avvenuto l'avvistamento. «Urban ha documentato tutto - ancora Picinc - Gli
esemplari erano distanti l'uno dall'altro, pertanto non è stato possibile
immortalarli insieme, ma solo uno alla volta». Spetta al presidente del Centro
Seppenhofer, Enrico Tavagnutti, spiegare come lo straordinario avvistamento sia
tutt'altro che fine a se stesso. Si comprende così che «Picinc ha promosso una
ricerca volta a localizzare tutti i punti dell'Isontino dove testimoniare la
presenza dei protei». Uno studio, insomma, decisamente ampio, che è stato
intrapreso con la collaborazione della Società adriatica di speleologia di
Trieste. Da dove l'esperto Edgardo Mauri conferma come «la presenza del proteo
nelle acque sotterranee del Monfalconese e dell'Isontino è ormai accertata.
Monitorarla nel territorio è importante da un punto di vista naturalistico e
culturale. Per questo, il lavoro che stanno facendo il centro Sepenhofer e gli
altri gruppi speleologici è straordinario. Siamo praticamente giunti a una passo
dal monitoraggio della popolazione». Per la determinazione del numero di protei
e individuare la reale estensione delle popolazioni, gli speleologi stanno
effettuando il monitoraggio tramite il "Dna-ambientale", che consente,
attraverso il filtraggio di certi quantitativi di acqua, di determinare la
presenza del dna dei protei e di calcolare per approssimazione la quantità degli
individui. Il proteo, chiosa Mauri, vive nelle acque pulite e la salvaguardia
della specie è strettamente connessa alla tutela dell'ambiente.
Elena Placitelli
IL PICCOLO - VENERDI', 18 maggio 2018
Piano giardini inquinati - Chiusa la prima bonifica
Completata l'opera di rizollatura nell'area della scuola don Chalvien di
via Svevo - Ora la Biagio Marin di Servola. Da lunedì de Tommasini chiuso per
manutenzione
Il giardino della scuola don Chalvien di via Svevo è il primo delle sette
aree verdi che nel 2016 sono state classificate come inquinate a essere stato
bonificato. Il Comune, annuncia l'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi, ha
terminato la rizollatura di 20 centimetri di manto erboso e ora sta procedendo
con questo primo lotto per rendere nuovamente agibile anche lo spazio verde
della seconda scuola "affetta" dalla stessa problematica, la Biagio Marin di via
Marco Praga, a Servola. I lavori nel 2017 avevano subìto uno stop dovuto
all'introduzione di un nuovo decreto legge, che aveva messo i bastoni fra le
ruote. Dopo due anni si vedono dunque i primi risultati, che adesso andranno
monitorati grazie all'acquisto da parte del Comune dei deposimetri. Entro giugno
si concluderà questa prima fase di ripristino. Mentre la settimana prossima,
afferma l'esponente della giunta Dipiazza, «approveremo il progetto così da
avviare la gara d'appalto per il fitorimedio»: sono le "super piante" capaci di
assorbire i veleni. Verranno seminate in tutte le altre superfici in cui sono
state trovate le sostanze cancerogene, a cominciare dal "de Tommasini" di via
Giulia, che proprio lunedì prossimo chiuderà per circa quattro giorni, il tempo
per completare i previsti e necessari lavori di manutenzione e pulizia generale
che vengono effettuati durante l'anno dall'amministrazione. Anche se spesso
diversi cittadini si sono lamentati della trascuratezza in cui versano i diversi
spazi. Fresco di sfalcio risulta già invece il giardino di piazzale Rosmini,
sottolinea Lodi, un'altra area che è interdetta nelle zone dove cresce l'erba
proprio per il problema inquinamento. E che quindi è nella lista dei punti
destinatari degli interventi di piantumazione delle speciali piante vegetali
assieme al Miniussi di Servola. Nello stesso quartiere compaiono inoltre i
cortili della chiesa San Lorenzo e dell'Associazione amici del presepio in via
dei Giardini. L'indagine effettuata nel 2016 dall'Arpa aveva individuato sette
giardini inquinati su dodici. Si era scoperto in particolare che erano presenti
contaminazioni elevate di benzopirene, benzoantracene e benzofluorantene e altre
sostanze potenzialmente cancerogene. Tutti i lavori di bonifica rientrano in un
progetto approvato dall'Istituto superiore di sanità, preparato da Comune,
Regione, Arpa, AsuiTs ed ex Provincia e finanziato con 350 mila euro. I tre enti
Istituto superiore di sanità, AsuiTs e Arpa avevano inoltre chiesto già a suo
tempo al Comune un piano di monitoraggio delle aree interessate. Non basterà
dunque "ripulire" o punteggiare il suolo di piante speciali, ma sarà necessario
anche accertare se nelle superfici trattate il terreno continui a subire
contaminazioni o meno. Per questo infatti, quando le opere termineranno,
verranno inseriti dei deposimetri, apparecchi costruiti per mappare le polveri
che si depositano liberamente nell'atmosfera, attraverso cui si potrà capire
quali sostanze inquinano di più. E quali sono le principali fonti che producono
queste sostanze. Si concluderà così un capitolo importante, anche per la gioia
delle mamme dei bambini iscritti nelle scuole coinvolte, che negli scorsi mesi
hanno più volte protestato per l'incuria in cui sono rimasti per tanto tempo i
piazzali di fronte agli edifici che ogni giorno i propri figli frequentano.
Benedetta Moro
Rifiuti abbandonati a Muggia: scattano i controlli dei
vigili
MUGGIA - I sacchetti con i rifiuti differenziati impropriamente non verranno
più ritirati. Questa la decisione del Comune di Muggia in seguito
all'"indisciplina" da parte di troppi cittadini muggesani. «I volumi eccessivi
conferiti nei contenitori, soprattutto dell'indifferenziata, sono ancora dovuti
ad una scarsa differenziazione», ha lamentato l'assessore all'Igiene urbana
Laura Litteri durante l'ultima riunione del Consiglio comunale. E a breve
entreranno in azione anche gli agenti della Polizia Locale. L'occasione per
tornare a discutere di rifiuti è stata fornita da Roberta Tarlao (Meio Muja) che
ha presentato un'interrogazione - sottoscritta anche da Roberta Vlahov (Ocpm) ed
Emanuele Romano (M5S) - chiedendo quali siano le strategie che il sindaco di
Muggia Laura Marzi intenda affrontare per risolvere il problema dei rifiuti
abbandonati all'esterno dei cassonetti. Una problematica dettata dal fatto che
«la capienza degli stessi in molte zone - stigmatizza Tarlao - non soddisfa le
quantità di rifiuti conferiti». Da qui il quesito sulle intenzioni del Comune
per una possibile implementazione dei bidoni o un aumento dei ritiri dei
rifiuti. La risposta è stata fornita dall'assessore Litteri. Il Comune ha deciso
di aumentare il numero di bidoni o le dimensioni degli stessi «ove
effettivamente si verifica un sottodimensionamento dei volumi».
L'amministrazione Marzi ha però lamentato come in taluni casi i volumi eccessivi
conferiti nei contenitori siano dovuti a una errata differenziazione dei rifiuti
stessi. «Su tali situazioni si sta intervenendo con avvisi e contatti diretti
con gli utenti: si è ritenuto di aspettare ancora un breve periodo prima di
iniziare con la segnalazione all'utenza del rifiuto non conforme (il famigerato
bollino rosso, ndr), con il conseguente mancato ritiro», puntualizza Litteri. Ma
le novità non sono finite. In seguito all'abbandono di sacchi nel territorio, in
particolare vicino alle due isole del centro storico, l'assessore ha annunciato
che a breve inizierà il controllo da parte del personale di Net, con tanto di
pettorina di riconoscimento, accompagnato dal personale della Polizia locale.
«Tale intervento, unitamente alla videosorveglianza (una delle due isole è già
dotata di telecamera, la seconda ne sarà munita a breve, ndr), consentirà di
eliminare il problema degli abbandoni» precisa Litteri. Interessante infine la
reale motivazione per cui è stata smantellata l'area di via Manzoni, sita dietro
al futuro Infopoint di Caliterna, utilizzata come zona ad hoc per i rifiuti dei
commercianti del centro storico. L'area, in concessione al Comune da parte
dell'Autorità portuale, è stata smantellata dopo l'intervento della Capitaneria
di Porto, «poiché la collocazione di cassonetti per la raccolta dei rifiuti - ha
ammesso Litteri - non rientra negli scopi per i quali è stata rilasciata la
suddetta licenza di concessione». Da qui la dismissione in fretta e furia
dell'area e lo spostamento tra piazzale Caliterna e il tanto contestato piazzale
ex Alto Adriatico.
(r.t.)
Cinghiali e burocrazia tengono "in ostaggio" i piccoli
della Tomizza
Le reti installate del Comune per tenere lontani gli animali dal parco
sono inefficaci. Bimbi costretti a restare in classe
Hanno la fortuna di avere attorno alla loro scuola non un semplice giardino,
ma un vero e proprio parco. Eppure i bambini della scuola Tomizza di via
Commerciale, una quarantina in tutto, non ci possono né giocare né correre
durante la ricreazione. Colpa dei tanti cinghiali che circolano abitualmente
negli 11mila metri quadrati di area verde mettendo a rischio la loro sicurezza e
spingendo di conseguenza le maestre a tenere i piccoli in classe. «I primi
cinghiali sono comparsi nel settembre 2016 - spiega Enka Todorchevska, mamma e
presidente del comitato dei genitori -. Per molto tempo il parco è rimasto del
tutto privo di recinzioni, installate solo di recente dal Comune. Peccato che
siano state forzate nel giro di pochi giorni». Proprio contro la rete di
sicurezza si concentra ora la rabbia dei genitori. Realizzata con un intervento
della ditta Global Service che lavora con il Comune (che ha stanziato circa 50
mila euro per il rifacimento del recinto, come dichiarato alla stampa dal
capogruppo della Lega Paolo Polidori ndr), la recinzione non appare né robusta
né fissata al muro perimetrale, e permette quindi il passaggio ai cinghiali, che
amano rintanarsi sotto i vicini cespugli, scelti come zone di riposo, sosta o
riproduzione per questi mammiferi. «La rete non ci sembra adeguata - racconta
Valentina Pian -. Dispiace che, a causa di questo, i bambini non possono uscire
dalle classi e non possono vivere questo splendido parco. Anche perchè nelle
aule che hanno le finestre esposte ad ovest c'è un caldo soffocante, soprattutto
il pomeriggio. L'anno scorso - prosegue Pian - sono stati abbattuti cinque
cinghiali all'interno del parco. Qualche tempo fa il sindaco è venuto a scuola e
ha detto a mia figlia che avrebbe risolto il problema. Invece non è successo
niente e lei mi chiede sempre quando potranno uscire di nuovo in giardino».
Un'altra mamma Albana Xhomaqi pensa che «il lavoro non sia stato fatto bene».
Dello stesso avviso Paola Travan. «Una scuola materna deve avere per legge uno
spazio aperto dove poter far giocare i bambini». I genitori hanno così fatto
partire una raccolta firme, per sollecitare le autorità a risolvere una volta
per tutte il problema che, da due settimane, blocca le uscite in giardino dei
piccoli. Cercata più volte al telefono, la preside Tiziana Farci non ha voluto
rilasciato alcuna dichiarazione, anche perchè impegnata nei consigli di classe,
e non ha autorizzato le altre maestre a parlare a nome della scuola. La Stazione
Forestale di Trieste, da anni impegnata nella divulgazione sul comportamento da
tenere nei confronti dei cinghiali, ha compilato una relazione sui lavori
eseguiti ma non è stato possibile ottenere il documento; le indiscrezioni
parlano di necessarie modifiche di rinforzo alla recinzione. Elisa Lodi,
assessore ai Lavori Pubblici, commenta così: «Le reti che abbiamo sistemato
erano necessarie ma sono provvisorie. Assieme alla Commissione Paesaggistica (a
cui spetta il parere definitivo ndr) sistemeremo tutto e spero di riuscire a
farlo in estate». Per poter giocare nuovamente in giardino, insomma, i bambini
dovranno attendere settembre.
Nicolò Giraldi
IL PICCOLO - GIOVEDI', 17 maggio 2018
Parco del mare, dal Porto un ok "soft"
L'Authority non opterà per una revisione vera e propria del Piano
regolatore in modo da non rallentare i tempi del progetto
Un cauto via libera. È l'orientamento con cui l'Autorità portuale guarda al
Parco del mare, in attesa che il Comune trasmetta alla Torre del Lloyd la
proposta di intesa sulla modifica al Piano regolatore cittadino, vitale per la
partenza del progetto a Porto Lido. Il conseguente aggiornamento del Piano
regolatore portuale potrebbe consentire all'Adsp di rimandare di anni la
partenza, ma è uno strumento cui il Porto non è intenzionato a ricorrere, poiché
l'ex Cartubi è una zona di pertinenza urbana e di utilità nulla per la
logistica. Al contempo, però, l'Adsp attende di conoscere come sarà finanziato
l'acquario, visto che la zona è pur sempre di pertinenza demaniale. I due piani
regolatori Andiamo con ordine. La modifica allo strumento urbanistico comunale è
attualmente nella pancia del Municipio, e dovrebbe approdare a breve in
Consiglio. La delibera cambierà la destinazione d'uso dell'area, al momento
"porto turistico", per renderla compatibile con la realizzazione di un acquario.
Porto Lido, però, è anche pertinenza del Porto, la cui vita è a sua volta
normata da un Piano regolatore. Dopo l'approvazione in Consiglio, fanno sapere
fonti interne allo scalo, l'Autorità portuale attende una proposta di intesa da
parte del Comune, che consenta anche al Porto di recepire la modifica, per così
dire, prendendone atto. Il cambiamento di destinazione d'uso dell'area è
considerato infatti di entità minima, e al momento l'Adsp non ritiene necessario
avviare anche l'iter di modifica al Piano regolatore portuale. Quest'ultimo è
soggetto a una scansione ferrea di passaggi, tutt'altro che agevoli: oltre che a
quello della Regione, la modifica dovrebbe passare anche al vaglio del Consiglio
superiore dei Lavori pubblici. È uno snodo che, come spesso avviene negli uffici
romani, potrebbe spostare la partenza del cantiere ben più in là del dicembre
2018, annunciato dal presidente della Cciaa Antonio Paoletti, patrono del
progetto. Tanto più che il Consiglio superiore è solito occuparsi di temi ben
più ponderosi di quello in oggetto. Fondi e demanio L'Autorità attende invece
con particolare interesse i risvolti sulla sostenibilità economica del progetto,
visto che si tratta comunque di sviluppare un'area soggetta al demanio. Porto
Lido è infatti dato in concessione dall'Adsp alla società Italia Navigando
attraverso la controllata Trieste Navigando, che la Camera di Commercio si
accinge ad acquisire per farne la società strumentale per la costruzione del
Parco del Mare. Dopo il venire meno dei nove milioni stanziati dalla Fondazione
CRTrieste, il finanziamento disponibile al momento è di 11 milioni su circa 40
di costi totali. Anche se Paoletti ha rassicurato più volte gli interlocutori
sulla solidità del progetto.
Giovanni Tomasin
Allarme smog e Xylella - Bruxelles accusa l'Italia
Roma deferita alla Corte di Giustizia anche per la gestione dei rifiuti
radioattivi - Pm10 oltre i limiti, sforzi insufficienti per fermare il batterio
che uccide gli ulivi
BRUXELLES - La Commissione europea chiama l'Italia sul banco degli accusati
con quattro capi di imputazione. Superamento ripetuto dei limiti fissati dalla
Ue sullo smog; incapacità a risolvere il problema della Xylella, il batterio
ritenuto responsabile della morte degli ulivi in Puglia; mancata notifica del
programma nazionale di gestione dei rifiuti radioattivi; mancato recepimento
della direttiva Ue del 2012 che modifica le prescrizioni tecniche per gli esami
effettuati su tessuti e cellule umani. La nuova raffica di deferimenti alla
Corte di giustizia per violazione del diritto comunitario è stata decisa ieri,
ma la comunicazione ufficiale arriverà solo oggi, con l'apertura di quattro
nuove procedure di infrazione che al momento, tuttavia, non prevedono multe.
Smog. Per il "peso" eccessivo dell'inquinamento, Bruxelles ha deferito sei Paesi
Ue, accusati di aver violato le norme anti-smog, alla Corte di giustizia
europea. Italia, Ungheria e Romania sono nel mirino per lo sforamento dei limiti
del particolato Pm10 rilevato in molte grandi città. Il commissario europeo
Karmenu Vella aveva già lanciato un avvertimento il 30 gennaio scorso ai Paesi a
rischio, che erano stati convocati a Bruxelles e invitati a prendere misure
urgenti, ma il monito non è stato sufficiente. I livelli di Pm10 restano troppo
elevati non solo in diverse aree della Val Padana, ma anche in molte aree
metropolitane, come Roma e Palermo. Francia, Germania e Regno Unito andranno
invece davanti alla Corte per il superamento dei limiti di biossido di azoto
(No2), per il quale la situazione dell'Italia non si è aggravata (la procedura
di infrazione però è ancora in corso). Xylella. L'Italia, secondo l'esecutivo
europeo, non è stata in grado di fronteggiare l'emergenza Xylella e di evitare
la diffusione del batterio capace di attaccare 300 specie vegetali, rilevato per
la prima volta in Europa sugli ulivi in Salento, e notificato a Bruxelles nel
2013. Le battaglie contro l'abbattimento degli alberi hanno rallentato le
procedure di rimozione delle piante ammalate, ma secondo la Commissione, restano
ancora tremila ulivi infetti da rimuovere, trovati positivi al batterio nel
marzo scorso in un'area dove nel 2015 si registravano pochi esemplari infetti.
La prossima settimana la Commissione potrebbe proporre al comitato Ue sulla
salute delle piante l'aggiornamento dell'area di quarantena, spostando di una
ventina di chilometri verso Nord la fascia di territorio dove vanno applicate le
misure più drastiche. «In cinque anni e mezzo si sono susseguiti errori,
incertezze e scaricabarile che hanno favorito l'avanzare del contagio, con
effetti disastrosi sull'ambiente, sull'economia e sull'occupazione» accusa la
Coldiretti, che quantifica in un miliardo i danni da Xylella, con 10 milioni di
piante infettate dal 2012. Rifiuti radioattivi. L'Italia è in ritardo anche
sullo smaltimento dei rifiuti radioattivi: Bruxelles accusa Roma di non aver
notificato entro i termini previsti il programma nazionale di gestione del
combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi. A luglio l'Italia
aveva già ricevuto un parere motivato insieme ad Austria, Croazia, Repubblica
Ceca e Portogallo.
(m.r.t.)
Estate 2018, tornano le sentinelle del mare
Vent'anni di "Sentinelle del mare". Il progetto internazionale di "Citizen
Science" torna ad animare l'estate italiana. L'iniziativa, guidata
dall'Università Alma Mater di Bologna in collaborazione con Confcommercio e
Imprese per l'Italia, che dal 1999 ha come obiettivo il monitoraggio e la tutela
delle specie animali e vegetali del Mediterraneo, chiama a raccolta tutti gli
amanti del mare, dai semplici bagnanti ai professionisti subacquei fino agli
snorkelisti. L'edizione 2018 è stata presentata ieri e, come ogni anno,
attraverso il monitoraggio della biodiversità marina e il coinvolgimento degli
italiani si punta a far crescere e a consolidare la consapevolezza ambientale e
la difesa delle specie più a rischio. Come si svolgerà il progetto? Gli esperti
del settore chiederanno ai cittadini di avvistare specie marine facilmente
riconoscibili, indicatori di biodiversità, e di compilare apposite schede di
rilevazione che verranno poi elaborate dal Dipartimento universitario dell'Alma
Mater. «La nostra presenza in questa iniziativa - spiega il presidente di
Confcommercio, Carlo Sangalli, - conferma e rende più esplicito il nostro
impegno di Confcommercio per la tutela ambientale e per uno sviluppo
sostenibile. Siamo convinti che i nostri imprenditori degli stabilimenti
balneari, delle strutture alberghiere, della ristorazione, dei villaggi
turistici, dei campeggi e dei porti turistici saranno sentinelle del mare molto
attente e sensibili». Nel corso delle edizioni precedenti le "Sentinelle" hanno
segnalato la presenza di 17 mila specie marine, che rappresentano il 7% della
biodiversità marina mondiale. Le località coinvolte dal progetto toccano
Liguria, Toscana, Lazio Sardegna, Sicilia, Puglia e Marche.
(m.d.b.)
TESTIMONIANZE - L'ex sindaco di Lampedusa Nicolini a San Giovanni
A "Rose, libri, musica e vino 2018" al Parco di San Giovanni, domani alle 18 arriva Giusi Nicolini, ambientalista ed ex sindaco di Lampedusa, «pluripremiata - si legge nel comunicato stampa di presentazione - per aver ridato umanità agli sbarchi: converserà con Fabio Spitaleri, esperto di diritto europeo, e Nicolò Giraldi, giornalista sulle tracce dei dimenticati». Dall'Africa proviene anche la musica del jazzista friulano Claudio Cojaniz, che nel roseto farà risuonare le atmosfere del continente «che è Madre ma anche Futuro».
VoceArancio.it - MERCOLEDI', 16 maggio 2018
Global warming, quanto potrebbe costarci?
Il riscaldamento globale è realtà e l'innalzamento
delle temperature sta accelerando in modo significativo. Se da un lato il conto
per l'economia potrebbe essere salato, dall'altro si possono aprire opportunità
di investimento
I 16 anni più caldi della storia si concentrano tutti nel 21esimo secolo e
il 2017 è stato il 41esimo anno consecutivo in cui le temperature globali si
sono attestate al di sopra della media del 20esimo secolo. Se non verranno presi
provvedimenti al più presto, in uno scenario “normale” senza grandi
stravolgimenti, le temperature globali saliranno di 4 gradi di qui al 2100 e in
alcune regioni del pianeta ci saranno addirittura 12 gradi in più rispetto alla
media del 2005 (dal 1970 a oggi, l’aumento delle temperature è stato di 0,17
gradi ogni decennio, fate voi i conti).
Il riscaldamento globale è una realtà. Bastano questi
pochi numeri, contenuti in un recente report di BofA Merrill Lynch, per darci
una misura del problema: il riscaldamento globale è realtà e l’innalzamento
delle temperature – causato dall’attività umana – sta accelerando in modo
significativo. Le prime conseguenze sono già visibili, sotto forma di uragani,
inondazioni e periodi di siccità: basti pensare che nel 2016 si sono registrati
93 cicloni tropicali contro una media annuale di 82 e che sempre il 2016 è stato
il 37esimo anno consecutivo in cui i ghiacciai si sono ritirati (di 832 mm nello
specifico): oggi il livello dei mari è più alto di 82 mm rispetto al 1993.
Il global warming ha un prezzo. L’aumento delle temperature globali e il clima
“estremo” riguarderanno, a tendere, il 60% della popolazione mondiale,
concentrandosi soprattutto sulle zone più povere del pianeta, con un costo
stimato oltre il 5% del PIL mondiale. Per queste regioni più vulnerabili – dove
entro la fine del secolo risiederà il 75% della popolazione mondiale – l’aumento
delle temperature si tradurrà in una minore produzione agricola e quindi in meno
lavoro e, in definitive, in un calo del reddito pro capite. Insomma, non si
tratta di problematiche astratte.
L’indifferenza è la peggiore nemica. Qualcuno sostiene che contrastare il
cambiamento climatico sia troppo costoso e, in definitiva, dannoso per
l’economia globale. In realtà è vero il contrario: se consideriamo i costi a
lungo termine legati al cambiamento climatico, appare chiaro che intervenire – e
alla svelta – conviene. Un recente studio ha stimato che i danni da cambiamento
climatico dovrebbero ammontare a circa 20 trilioni di dollari entro il 2100
senza nessun intervento, cifra si dimezzerebbe in caso di un effettivo
intervento da parte delle autorità competenti.
Come intervenire? Secondo i calcoli degli esperti, se il riscaldamento globale
si mantenesse entro i 2°C in più rispetto ai livelli pre-industriali si
potrebbero evitare le conseguenze più catastrofiche del cambiamento climatico.
Per non superare questa soglia, le emissioni di carbonio dovrebbero toccare il
picco massimo nel 2020, per poi ridursi drasticamente – fino a scendere di circa
il 50% entro il 2050. A venirci in aiuto nel raggiungimento dell’obiettivo
potrebbero essere le nuove tecnologie. Del resto la rivoluzione tecnologica sta
trasformando profondamente ogni settore e la lotta al cambiamento climatico non
fa eccezione. Stiamo assistendo a un calo esponenziale del costo delle energie
rinnovabili, delle batterie dei veicoli elettrici e di tante altre soluzioni
tecnologiche fino a poco tempo fa inavvicinabili a causa dei prezzi proibitivi.
L’aiuto delle tecnologie green. Di questo passo, stima Bofa Merrill Lynch, le
tecnologie green potrebbero aiutarci a ridurre le emissioni di 30-40 GtCO2
(gigatonnellate di diossido di carbonio equivalente) ogni anno di qui al 2030,
con costi sotto i 100 dollari per tonnellata di CO2e, una velocità doppia
rispetto a quella necessaria per rispettare l’obiettivo del 2°C. Motore di
questa “transizione” verso un mondo a basse emissioni saranno in particolare sei
aree: energia solare, energia eolica, automobili elettriche, elettrodomestici ad
alta efficienza energetica, riforestazione e stop alla deforestazione. Energie
rinnovabili e migliore efficienza energetica da sole potrebbero consentire una
riduzione delle emissioni di CO2 di circa il 40% entro il 2040, stando al World
Energy Outlook 2017 della IEA, con le opportunità più interessanti in Africa.
Investire sul tema del cambiamento climatico. Bofa Merrill Lynch stima
investimenti oltre i 70 trilioni di dollari nei prossimi 22 anni per portare
avanti la transizione verso un mondo “low carbon”. Per gli investitori che
volessero cavalcare il tema della lotta al riscaldamento globale le opportunità
non mancheranno: tra le aree destinate a una rapida crescita, gli esperti
segnalano le energie rinnovabili, i veicoli elettrici, le batterie, le
illuminazioni a led, l’internet of things, le YeldCos, gli edifici ad alta
efficienza energetica, il settore industriale e i trasporti. Anche strumenti
innovativi come i green bond (che hanno chiuso il quinto anno consecutivo di
emissioni record), potrebbero rivestire un ruolo chiave nel mettere in contatto
capitali privati e soluzioni volte a contrastare il cambiamento climatico.
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 16 maggio 2018
Porto Vecchio in consiglio - Centro congressi - Via
libera dell'aula
Il primo passo è fatto. Con l'approvazione del Consiglio comunale
all'unanimità, nella seduta dell'altra notte, della proposta di project
financing a iniziativa privata per la realizzazione di un Centro congressi
polifunzionale nei magazzini 27 e 28 del Porto vecchio, ha preso corpo il
progetto che punta a portare alla costruzione di quello che è già stato chiamato
"Convention center". Una struttura che tutti auspicano possa vedere la luce in
tempo per ospitare, dal 4 al 10 luglio del 2020, Esof, la più rilevante
manifestazione europea focalizzata sul dibattito tra scienza, tecnologia,
società e politica. È stata Elisa Lodi, assessore comunale per i Lavori
pubblici, a illustrare il progetto. «Il Comune, che sarà il proprietario della
struttura, sosterrà il 49 per cento delle spese di realizzazione, pari a 5
milioni e mezzo di euro - ha precisato - e destinerà a tale scopo 4 milioni e
700 mila euro frutto della vendita di azioni Hera, mentre i restanti 800 mila
euro saranno messi a disposizione dalla Prefettura. Adesso - ha sottolineato
Lodi - dovremo predisporre nel minor tempo possibile il bando di gara, al quale
seguiranno la progettazione e infine il cantiere. Per quest'ultimo - ha
ricordato - è previsto debbano essere necessari 15 mesi. Non ci resta perciò
molto tempo, se vogliamo avere pronto il nuovo Centro congressi per Esof. La
struttura - ha aggiunto l'assessore - dovrà essere ultimata entro il primo
semestre del 2020. La città - ha continuato - da tempo chiedeva un nuovo centro
congressi, siamo quindi molto soddisfatti di poter dare il via al programma. È
importante - ha concluso Lodi - anche il fatto che, a proporre l'iniziativa di
project financing, sia una società, la Trieste convention center (Tcc), formata
da una trentina fra imprese, professionisti e tecnici locali». La conferma che
l'idea di un nuovo centro congressi sia uniformemente condivisa dalle forze
politiche della città la si è avuta nel momento del voto: 29 sì su 29 votanti.
«È evidente che un progetto come questo non può che ottenere il nostro sì - ha
detto Fabiana Martini, capogruppo del Pd - perché si tratta di un'opera per
Trieste, per il suo futuro, che sarà estremamente utile per Esof ma anche in
prospettiva. Presteremo però notevole attenzione all'iter procedurale che si
concluderà, come auspichiamo, con l'inaugurazione del Centro - ha precisato la
capogruppo dem - in quanto vorremmo che si accompagnasse a questo progetto anche
una visione complessiva del futuro del Porto vecchio. Finora abbiamo avuto la
sensazione che si stia procedendo a vista, con la formula del cosiddetto
"spezzatino" - ha concluso -, ci piacerebbe vedere che questa maggioranza è
capace di guardare a un orizzonte più vasto». Sì con distinguo anche da parte
del Movimento 5 Stelle. «Il Centro congressi in Porto vecchio - ha osservato il
capogruppo Paolo Menis - è sicuramente una struttura di cui Trieste ha bisogno
e, al di là dell'appuntamento con Esof del 2020, si tratta di un investimento
che rende più attrattiva la nostra città e che svolge un ruolo di moltiplicatore
dello sviluppo economico. Ci preme però sottolineare - ha detto il consigliere
pentastellato - come il piano economico finanziario sia stato sviluppato con
troppa approssimazione e per questo abbiamo chiesto di permettere al Comune di
aumentare il canone che il soggetto privato dovrà corrispondere al Comune
stesso. Purtroppo - ha commentato Menis - la richiesta è stata respinta. Ma su
questo fronte, cioè quello del piano finanziario dell'opera - ha concluso -,
resteremo vigili e attenti». Un coro di approvazione si è alzato dai banchi
della maggioranza. Bruno Marini (Forza Italia) ha parlato di «carta decisiva per
il territorio, fondamentale in vista di Esof. Oggi in questa chiave - ha
aggiunto - ritengo si possa anche abbattere la sala Tripcovich, struttura che,
nel recente passato, ho sempre difeso, ma ora ci sarà un'alternativa». Per Paolo
Polidori (Lega Nord) «di questo progetto beneficeranno le aziende e i lavoratori
locali, perciò il nostro sì è ancora più convinto». Salvatore Porro (Fdi) non ha
perso l'occasione per dire che «anche il santuario di Monte Grisa potrà
diventare meta dei tanti turisti che saranno attirati a Trieste dal nuovo Centro
congressi».
Ugo Salvini
Il gestore allunga la "vita" all'Adriaterminal al 2034
Saipem ha chiesto all'Autorità portuale di prorogare di 14 anni la
concessione relativa ai 27 mila metri quadrati nella parte nord dell'odierno
terminale
Polo della robotica per montaggio e manutenzione di macchinari per
l'industria petrolifera offshore, test per veicoli sottomarini, addestramento e
formazione del personale: sulla base di questo menu Saipem, la grande
partecipata Eni che opera nell'indotto oil&gas, ha chiesto all'Autorità portuale
dell'Adriatico Orientale di allungare l'attuale concessione all'Adriaterminal
dal 2020 al 2034. La richiesta dell'azienda è stata protocollata il 2 maggio,
fino al 14 giugno chi ha osservazioni da fare a tutela dei propri diritti potrà
farlo scrivendo all'Autorità, che poi istruirà la pratica concessoria. Saipem ha
sostanzialmente confermato l'interesse per la stessa area dove oggi opera: si
tratta di 27 mila metri quadrati, incluso il Magazzino 23, nella parte
settentrionale dell'Adriaterminal, l'unico scalo operativo nel Porto vecchio.
Per risistemare questa porzione dell'Adriaterminal, anch'essa beneficiata dal
regime di punto franco, Saipem ha investito - secondo quanto si disse a marzo -
un paio di milioni di euro. Vi lavorano una ventina di addetti. Il prolungamento
di 14 anni della concessione accompagna - riferiscono fonti aziendali - il nuovo
piano operativo della base triestina che prevede l'incremento della robotica
subacquea e la formazione dei tecnici specializzati in questo comparto. Tra
l'altro dovrebbero essere in programma test per chi andrà a monitorare il
giacimento di gas davanti alle coste mediterranee egiziane. Lo scorso 6 marzo
Saipem aprì le porte della concessione per presentare lo scopo e l'obiettivo
della presenza triestina. Si chiama Offset installation equipment (Oie),
allestito nella parte finale del Magazzino 23: un gigantesco "tappo" da
utilizzare nella malaugurata ipotesi si determini una fuoriuscita di greggio in
mare, come quella dell'agosto 2010 nel Golfo del Messico. Osrl, organismo
costituito dalle 8 maggiori compagnie petrolifere mondiali, lo ha commissionato
a Saipem, che lo ha progettato e che poi ha coinvolto nella costruzione due
aziende del Nordest, la Cartubi di Trieste e la Depretto di Schio. Ne è sortita
una originale realizzazione del valore di circa 50 milioni di euro: quattro
torri-serbatoio circondano il macchinario-clou, che è in grado di chiudere con
grandi "tappi" da 100 tonnellate l'eventuale falla che si venisse a creare in un
impianto petrolifero sottomarino. Un sistema unico al mondo pronto a intervenire
in caso di emergenze, venendo trasportato via-nave (con partenza da Trieste) o
via-aereo previo smontaggio e 8 voli con Boeing 747 cargo. Ad attendere il
"carrier" ci sono quattro "tappi" parcheggiati in altrettante parti del mondo,
vicini a grandi giacimenti petroliferi: Brasile, Sudafrica, Norvegia, Singapore.
Massimo Greco
La rete si divide sul Parco del mare - Il 51% dei
lettori è favorevole ma l'11% preferirebbe l'antico scalo come location
Il progetto del Parco del Mare divide i triestini. Il 51% dei lettori che
hanno espresso il loro parere attraverso il sondaggio lanciato pochi giorni fa
sul sito de Il Piccolo in merito al progetto e alla sua collocazione, ha
espresso parere favorevole, ma con un distinguo. Se da un lato il 40% approva il
progetto e anche l'area scelta per la sua realizzazione, ovvero quella ex
Cartubi su molo Fratelli Bandiera, dall'altro c'è un 11% che approva sì la
nascita di questa realtà ma preferirebbe vederla sorgere altrove. E raccogliendo
i commenti sul web, il sito alternativo indicato il più delle volte dai lettori
è quello di Porto vecchio. Sul fronte opposto, a esprimere un parere totalmente
contrario al Parco del Mare risulta essere il 47% dei lettori, ai quali si
aggiunge una piccola percentuale del 2% che scegliendo l'opzione di voto "Non
so" dichiara ancora incertezza. Gli sfavorevoli da un lato esprimono perplessità
etiche, sono contrari a quel tipo di struttura perché «rinchiude in gabbia» gli
animali, dall'altro temono l'operazione non si regga in piedi dal punto di vista
finanziario. Il progetto, che raccoglie già l'approvazione del sindaco Dipiazza,
dopo un recente sopralluogo organizzato proprio sul posto ha incassato il parere
favorevole anche del neogovernatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano
Fedriga. Un segnale di notevole importanza, che offre una garanzia al progetto
che pochi giorni fa è stato abbandonato dalla Fondazione CRTrieste. Per Antonio
Paoletti, il presidente della Camera di commercio che per primo lo propose nel
lontano 2004, anche per ridare una ventata di ottimismo a una Trieste uscita con
le ossa rotte dalla corsa per l'aggiudicazione dell'Expo, trova dunque un nuovo
alleato nel rilancio del progetto, puntando a dare avvio al cantiere entro la
fine del 2018. «L'amministrazione precedente ha stanziato due milioni e si è
impegnata a darne altri due. Questo è confermato. Ma vogliamo fare di più. Per
ora non prendo impegni economici, ma dopo l'insediamento della giunta mi
confronterò con gli assessori per vedere se e come ampliare il contributo della
Regione», aveva dichiarato Fedriga a margine del sopralluogo, sottolineando il
valore turistico dell'iniziativa. Lunedì scorso, in un incontro organizzato da
Confcommercio su "Restyling Porto vecchio: le opportunità per le imprese del
territorio", il sindaco Dipiazza illustrando le occasioni che si stanno offrendo
alla città, ha immaginato il cambiamento radicale che, proprio partendo
dall'avvio del progetto del Parco del Mare, potrà subire l'area di Campo Marzio.
«Tra il Parco del Mare, quello che potrebbe arrivare nell'area del Mercato
Ortofrutticolo ora che lo spostiamo all'ex Duke e il rilancio del Museo
Ferroviario, quella fetta della città diventerà di forte attrazione: se fossi
ancora un commerciante investirei in quell'area di Trieste», ha spiegato. Nel
frattempo prosegue l'iter di modifica del Piano regolatore del Comune per
consentire di realizzare il maxi acquario sul sito. Una volta che il testo sarà
approvato anche dal Consiglio comunale, il Parco del Mare entrerà a far parte
del Prg.
(l.t.)
SEGNALAZIONI - PARCO DEL MARE - I motivi del mio "No"
Ci sono persone che si dicono favorevolissime al Parco del mare, elencando una serie di motivazioni, delle più curiose e fantasiose, tralasciando il motivo economico (visto che a Trieste non si prevede tutta questa affluenza di pubblico, per potere ripagare le spese e il mantenimento dell'impianto). Dunque, le elenco in dettaglio. Valenza didattica: insegniamo ai bambini il mare, portandoli a vedere gli animali in gabbie di vetro. Giusto, insegniamo alle nuove generazioni che la libertà e il rispetto della vita non valgono per tutti, e che la natura va ingabbiata per poterla preservare. In un mondo in cui si auspica la chiusura degli zoo-lager (fa scuola Copenaghen), continuiamo ad alimentare la tratta e la prigionia degli animali, «tanto sono solo animali». Valenza scientifica e culturale: qui si sperimenta per salvare e studiare le specie. D'accordo solo in parte, ci sono oasi di protezione e centri di recupero di animali feriti per questo: andrebbero aiutati e invece nella maggior parte dei casi vivono di donazioni. Valenza conservativa: creando acquari, si insegna "il mare" e a rispettarlo. Certo! Non sarebbe meglio insegnare il rispetto per la natura e per il mare senza imprigionare esseri viventi? Creando parchi marini come Miramare, piuttosto, e gestendoli in maniera intelligente e consapevole?Tralascio le motivazioni economiche, in quanto visto il bacino turistico di Trieste con o senza "acquario" non potrà mai incassare il necessario per sostenere questo eco-mostro. Qui si tratta a mio avviso di pure speculazioni di pochi e non del bene di tutti. Chi crede in questa favolette, immagino creda ancora alla Befana e al lupo cattivo. Anche la serra a Miramare con farfalle e colibrì è stata spostata altrove! Ora, scatenatevi a produrre altre fantasiose motivazioni per supportare il "futuro della città grazie all'Acquario". Se uno volesse vedere pesci, squali e bei colori, con un piccolo budget vola in Mar Rosso e con maschera pinne e boccaglio si immerge in un bell'acquario naturale, certamente molto più educativo di un edificio con misere vasche, pompe e cemento a imprigionare esseri viventi.
Serena Zamola
Vibrazioni eccessive - Limite di dieci all'ora per i
bus in via Carducci
I passaggi verso Barriera Vecchia si fanno sentire in seguito al
rafforzamento delle volte sul Chiave
Dieci chilometri all'ora. A passo d'uomo fino al 31 dicembre del corrente
anno. In genere è una limitazione di velocità adottata in presenza di cantieri
posizionati in zone impervie, dalle curve strette e perigliose. Invece stavolta
riguarda un tratto di 150 metri di via Carducci, lungo la direttrice della
corsia preferenziale bus-taxi che da piazza Oberdan conduce verso Barriera
Vecchia. Per intenderci, è la corsia sotto la quale si stanno svolgendo, a cura
di AcegasApsAmga, le opere di rafforzamento relativi alle volte del torrente
Chiave. L'introduzione di un così costrittivo limite è stato pensato soprattutto
per i mezzi pesanti impiegati nel trasporto pubblico. A spiegarlo è la secca
prosa di Giulio Bernetti, mobility manager del Comune, nell'ordinanza 319, che
recepisce le segnalazioni pervenute del direttore dei lavori sotto il manto
stradale. Infatti, in seguito alla demolizione della galleria di destra estesa
sotto l'asfalto di via Carducci, sarebbero aumentate le vibrazioni «percepite
soprattutto ai piani superiori» dell'edificio al civico 19 di via XXX Ottobre
(che sfocia in piazza Oberdan). La stessa AcegasApsAmga, che funge da stazione
appaltante per la risistemazione delle ottocentesche volte, ha chiesto a
Bernetti una settimana fa di emettere il provvedimento limitativo della velocità
«in modo da ridurre l'intensità delle vibrazioni e contemporaneamente aumentare
la sicurezza veicolare e pedonale». L'area di via Carducci e adiacenze si
arricchisce inoltre di un ulteriore lavoro, programmato sempre da AcegasApsAmga
all'inizio di via del Coroneo, dove Mari&Mazzaroli e Cantieri srl debbono
procedere contestualmente sia alla dismissione delle vecchie condotte gas in
ghisa grigia che alla manutenzione straordinaria delle reti idriche, elettriche,
fognarie. Un intervento da svolgersi in due fasi distinte tra l'intersezione con
via Carducci e largo Piave, che implica una durata di 60 giorni «naturali e
consecutivi». Per consentire lo svolgimento dei lavori, l'ordinanza 310,
anch'essa sottoscritta da Bernetti, prevede divieto di sosta con tanto di
rimozione per i reprobi su entrambi i lati della parte iniziale di via del
Coroneo. La carreggiata sarà ristretta a 2 corsie, larghe almeno 3,50 metri,
rispetto alle attuali 3. Saranno inoltre spostati la fermata del bus, che
funzionerà davanti alla galleria pedonale, e tre stalli per disabili. La
scadenza prevista è fissata al 6 agosto. Bernetti non è particolarmente
preoccupato, perchè la buona ampiezza di via Coroneo dovrebbe limitare i disagi
per il traffico. Anche Sergio Abbate, comandante della Polizia locale,
analizzando un quadrante critico come quello che afferisce alla chicane di via
Carducci, ritiene tutto sommato la situazione accettabile, «il traffico scorre,
pur con qualche comprensibile problema». Tra l'altro i lavori nello
scacchiere-Carducci proseguiranno nei prossimi mesi estivi, per fortuna
risparmiando la circolazione alimentata dalle scuole. Ma dovranno comunque
affrontare l'acuzia legata alla prossima chiusura di una corsia di via Milano,
nei pressi dell'intersezione con via Carducci: questo invece preoccupa un po' di
più i tecnici dell'amministrazione. Il cittadino automobilista si dovrà
rassegnare a un anno di slalom tra i jersey della strada più trafficata di
Trieste, con una media giornaliera di 30 mila passaggi. L'apertura ufficiale del
cantiere sotto via Carducci, avvenuta ai primi di aprile, ha scandito il
cronoprogramma dell'operazione: i lavori dureranno 15 mesi e si protrarranno
fino all'estate 2019. Il costo previsto, Iva compresa, sarà di 2,3 milioni di
euro: il Municipio investirà 1,3 milioni rateizzati lungo un decennio.
L'intervento sarà eseguito dall'impresa modenese Pro Service Costruzioni. Il
dossier-Chiave è balzato agli onori delle cronache lo scorso anno, quando in
seguito all'esame dello studio Pambianco tutti i soggetti coinvolti - a
cominciare dal Comune - presero atto che l'ammaloramento delle volte, realizzate
nell'Ottocento a copertura del torrente Chiave, era giunto al classico punto di
non ritorno. Il timore di condizionare la circolazione in via Carducci aveva
frenato gli amministratori: ma adesso il rischio era divenuto troppo alto
Massimo Greco
Oggi - Israele e Palestina, il "Dolci" in piazza
Il Comitato Dolci ha convocato per oggi alle 17.45 in piazza Unità, accanto alla targa che ricorda l'annuncio delle leggi razziali, una conferenza stampa in vista della «testimonianza» di domenica 20 sulla questione israelo-palestinese.
ARCI SERVIZIO CIVILE
Alle 18 al Polo giovani Toti, in via del Castello 1, verranno presentati i 30 progetti di Arci Servizio civile Fvg per 112 giovani tra i 16 ai 28 anni, negli ambiti dell'organizzazione e gestione di iniziative sportive, ambientali e culturali.
L'habitat del Carso
Nell'ambito del ciclo di incontri culturali "Gli ambienti naturali del Carso tra passato, presente e futuro" organizzato da Italia Nostra e dal Comune di Trieste, Miris Castello parlerà sul tema "Gli habitat dei laghi carsici". Al Museo di Storia naturale di via Tominz 4, alle 17.30.
IL PICCOLO - MARTEDI', 15 maggio 2018
Sensi unici invertiti e autobus "sfrattati" - piazza
Libertà cambia
Conto alla rovescia per l'avvio del piano che rivoluzionerà il traffico
attorno alla stazione. Il rebus della Tripcovich
Il progetto che rivoluzionerà la viabilità di piazza Libertà sta per
decollare. La gara d'appalto, per l'avvio del cantiere del valore circa di 5
milioni di euro, si è conclusa ed è stata affidata provvisoriamente all'ati
composta da alcune imprese triestine doc: Mari & Mazzaroli quale capofila, Rosso
srl e Ennio Riccesi holding. «I lavori - annuncia l'assessore ai Lavori pubblici
Elisa Lodi - potranno partire quest'estate». A dirigere le danze come
responsabile unico del procedimento sarà Enrico Cortese. I fondi, stanziati in
parte ancora 15 anni fa, provengono in particolare dal ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti, dalla Regione e dal Comune. Si sta per
concludere il periodo di cosiddetto "stand still" ovvero il tempo necessario che
deve trascorrere dalla chiusura della gara al successivo step di inizio lavori
per eventuali ricorsi. Trascorsi i 35 giorni di rito, se tutto fila liscio, alla
fine del mese di maggio si procederà con l'aggiudicazione definitiva e la firma
del contratto, in modo da far partire il cantiere prima di agosto. L'opera di
riqualificazione, che dovrebbe durare un anno, oltre al rifacimento del servizio
a rete da parte di AcegasApsAmga, punta a cambiare viabilità, allargare i
marciapiedi, rinnovare l'area verde e a spostare le fermate del trasporto
pubblico. Il tutto per rendere «molto più fluido il traffico» e rendere più
sicuro il passaggio dei pedoni. La "macchia" asfaltata intorno alla stazione dei
treni avrà più strisce pedonali e sarà costellata da un maggior numero di
semafori. Le novità più significative riguardano via Cellini, e via Flavio
Gioia. Nel primo caso, chi sarà alla guida dei veicoli, non potrà svoltare a
sinistra verso la stazione all'altezza dell'incrocio con via Pauliana, ma dovrà
proseguire dritto in direzione Roiano. Per raggiungere la stazione si utilizzerà
allora via Ghega, che nella sua parte finale vedrà invertire l'attuale senso
unico: quindi l'automobilista potrà percorrere interamente la via da piazza
Dalmazia fino a piazza Libertà, che sarà sgravata dalle fermate dei bus. Queste
verranno inserite tra il Silos e la Tripcovich, in attesa che quest'ultima venga
rasa al suolo, volontà che il sindaco Dipiazza ha già più volte manifestato ma
rispetto alla quale non è stata ancora assunta alcuna decisione concreta. Anche
perché sul teatro progettato da Umberto Nordio pende ancora un vincolo della
Soprintendenza. Coinvolta nella trasformazione urbanistica anche la "bretella"
tra largo città di Santos e corso Cavour, che diventerà un senso unico in
direzione del centro. Un altro capitolo ancora riguarda sempre via Cellini,
protagonista invece di alcuni lavori al momento in fieri sulla rete del gas che
nulla c'entrano con il cantiere di piazza Libertà. Dovrebbero terminare fra una
quindicina di giorni con il ripristino della viabilità modificata appositamente
nei mesi precedenti. C'è poi un'altra piazza che sarà oggetto di un profondo
restyling, a partire già in parte da questa settimana: piazza Sant'Antonio. Sta
per iniziare il rifacimento dell'ultima facciata della chiesa, quella su via
delle Torri, "sponsorizzato" con 890mila euro dalla Regione e dal Comune su
proposta ancora dell'ormai ex consigliere regionale Bruno Marini (Fi), l'ultima
di una serie di tappe avviate ancora nel 2008, in era Tondo, per rifare le altre
tre facciate. Il progetto però che coinvolgerà tutta l'agorà è ora oggetto di
studio da parte del Comune, senza però, come ha già precisato più volte
l'amministrazione, fare riferimento al concorso di idee indetto ancora dalla
giunta Cosolini. L'area Lavori pubblici, con a capo Enrico Conte, prevede di
consegnare il rendering per la fine dell'anno, precisa Lodi. È agli sgoccioli
invece l'ultimo tratto di via XXX Ottobre, con chiusura del cantiere prevista a
luglio.
Benedetta Moro
Veicoli elettrici per gli enti pubblici - Il servizio
Noemix coinvolge anched Area Science Park e UniTs
E se il Friuli Venezia Giulia fosse la prima regione in Italia con una quota
consistente di veicoli elettrici appartenenti alle Pubbliche Amministrazioni? Si
chiama Noemix ed è il nuovo servizio, attivo dal 2019, di car sharing per la
Pubblica Amministrazione sviluppato da NeMo (New Mobility in Friuli Venezia
Giulia), progetto europeo finanziato dal programma Horizon 2020 che intende
contribuire alla transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio,
riducendo l'inquinamento urbano causato dai veicoli a motore. La Regione ha il
ruolo di lead partner mentre Area Science Park quello di progettazione e
coordinamento tecnico-scientifico, coinvolta anche l'Università di Trieste che
ha svolto l'analisi dei bisogni di mobilità delle Pa. La novità principale
consiste nell'aggregare le esigenze di Pubbliche Amministrazioni diverse per
dare vita ad un "servizio centralizzato di mobilità elettrica" gestito da
operatori privati. Oltre al car sharing, al noleggio di veicoli elettrici e a un
software di gestione e ottimizzazione della mobilità delle PA, Noemix prevede
l'installazione di infrastrutture di ricarica e la produzione di energia da
fonti rinnovabili. Da una prima analisi condotta nel corso del 2016, risulta che
le PA del Friuli Venezia Giulia (Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Aziende
per l'Assistenza Sanitaria, Comuni capoluogo di provincia, Autorità di Sistema
Portuale del Mare Adriatico Orientale, Università e Centri di ricerca), hanno
esigenze di mobilità gestite con almeno 1500 autovetture che viaggiano per
50-100 km al giorno, prevalentemente in ambito urbano e per il 70% si tratta di
veicoli sottoutilizzati. Spiega Fabio Morea, esperto di efficienza energetica e
innovazione di Area Science Park: "Nomix" introdurrà nel parco auto delle PA
regionali almeno 560 auto elettriche, 660 colonnine di ricarica e impianti di
produzione di energia da fonti rinnovabili, che garantiranno il 50% della
fornitura di energia elettrica, mentre il restante 50% sarà dato dall'acquisto
di energia verde certificata.
Lorenza Masè
Maratona decisiva in aula per il Centro congressi
Esame nella notte della delibera sul project financing per i magazzini 27
e 28 - Duro scontro in precedenza sul via libera definitivo al Daspo urbano
Si avvicina la nascita del nuovo Centro congressi in Porto vecchio. Il
Consiglio comunale ha esaminato nella notte la proposta di delibera di project
financing per la "realizzazione della nuova struttura nei magazzini 27 e 28". È
stata Elisa Lodi, assessore ai Lavori pubblici, a illustrare il progetto,
ottenendo subito una sostanziale approvazione da parte della maggioranza e
trovando aperture anche da parte dell'opposizione, pur con alcuni distinguo.
Bruno Marini (Forza Italia) ha parlato di «carta decisiva per il territorio,
fondamentale in vista di Esof. Oggi in questa chiave ritengo si possa abbattere
la sala Tripcovich». Per l'opposizione Paolo Menis (M5s) ha confermato che «si
tratta di un investimento per la città», mentre la sua collega di partito
Cristina Bertoni ha invitato l'amministrazione «a prestare attenzione al piano
finanziario». Per Paolo Polidori (Lega Nord) «di questo progetto beneficeranno
le aziende e i lavoratori locali». Nel corso della prima parte della seduta è
stata approvata la delibera che introduce il Daspo urbano in città,
provvedimento presentato dal vicesindaco Pierpaolo Roberti. Si tratta in
sostanza dell'estensione in sede locale del provvedimento nazionale che punta a
colpire chi viene trovato in stato di ubriachezza, compie atti contrari alla
pubblica decenza, esercita il commercio abusivo, l'attività di parcheggiatore o
guardamacchine abusivo, in aree importanti e centrali. Chi violerà questa norma
andrà incontro a una sanzione amministrativa e a un ordine di allontanamento,
che ne limiterà la libera accessibilità e la fruizione di infrastrutture
pubbliche. Roberti ha precisato che «la competenza per l'adozione dei
provvedimenti sarà della Questura, ma - ha sottolineato - su segnalazione della
polizia locale». I proventi delle sanzioni saranno destinati a interventi di
recupero del degrado urbano. Le aree nelle quali il Daspo urbano sarà operativo
sono quelle delle Rive, con penetrazione verso l'interno fino all'ospedale
Maggiore, di Cittavecchia, della riviera di Barcola, della zona dei Campi Elisi.
Roberti ha precisato che «il testo risponde a ciò che i cittadini oggi chiedono.
Questo - ha concluso - è un provvedimento di ordine pubblico, le politiche
sociali devono trovare collocazione altrove». Nel corso della discussione, Menis
ha espresso apprezzamento per la scelta del vicesindaco di stralciare, dal testo
originario, la parte del provvedimento che prevedeva sanzioni amministrative a
carico di chi ospita in un appartamento un numero di persone maggiore rispetto a
ciò che stabilisce la legge nazionale in materia. Valentina Repini (Pd) ha detto
invece che «la maggioranza applica la tolleranza zero esclusivamente per motivi
politici e mostra i muscoli invece di attuare politiche reali contro la
povertà». Vincenzo Rescigno (Lista Dipiazza) ha osservato che «sono invece
provvedimenti che puntano a migliorare la vita di tutti». Giovanni Barbo (Pd) ha
definito ancora Trieste «città non pericolosa, per la quale non era necessario
il Daspo». Alberto Polacco (Fi) ha accusato i consiglieri del Pd di «non
ricordare che a proporre il Daspo è stato un esponente nazionale del loro
partito». Polidori ha insistito sul fatto che «il provvedimento risponde a
un'esigenza reale» ma per Fabiana Martini, capogruppo Pd, «in questo modo il
centrodestra cerca solo di intercettare consenso».
Ugo Salvini
Industria, giù le emissioni - Vicino l'obiettivo del
20%
I dati Ispra: decisivi gli anni della crisi e il calo degli usi
energetici nelle fabbriche - Traguardo di Parigi 2015 raggiungibile: serve
spingere sulla riconversione green
ROMA - Un complesso lavoro di analisi ed elaborazione di dati da fonti
diverse, un classico strumento di monitoraggio di una policy: l'Italia verifica
se sta rispettando gli obiettivi definiti negli accordi internazionali sul
clima, da COP 21 a Parigi nel 2015 ad oggi, e li comunica ai suoi partner. È
l'Inventario nazionale delle emissioni 1990-2016 e le proiezioni di gas serra al
2030 che Ispra, l'Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale del
Ministero dell'Ambiente, ha elaborato misurando e stimando i principali gas
serra (prima di tutto l'anidride carbonica), emessi dalle varie fonti di
inquinamento: produzione di energia, industria, trasporti, agricoltura, servizi,
attività civili e domestiche, gestione dei rifiuti. L'Inventario analizza
soprattutto le emissioni di anidride carbonica (CO2), principale gas serra e
responsabile più di altri delle alterazioni climatiche in atto (81,9%), ma
considera anche altri inquinanti: metano, ossido di azoto, idrofluorocarburi. Le
emissioni totali di gas serra (senza considerare gli assorbimenti) sono
diminuite in Italia del 17,5% dal 1990 al 2016, passando da 518 a 428 milioni di
tonnellate di anidride carbonica equivalente. Una buona notizia quindi, che
sembra rendere l'obiettivo del 20% raggiungibile nei prossimi anni con facilità.
Diminuisce molto l'emissione di CO2 (-20,4%), meno quella di metano (-11,1%), e
molto quella di ossido di azoto (-32,1%) mentre crescono (+3,4%) gli altri gas
serra (clorofluorocarburi). La notizia è solo in parte positiva. L'andamento
delle emissioni infatti è discontinuo durante i 26 anni considerati. Il totale
delle emissioni aumenta dal 1990 al 2005, diminuisce dal 2005 al 2014, risale
nel 2015 e riscende nel 2016. Un ruolo importante nella riduzione di emissioni
nel periodo sembra avere avuto quindi la crisi economica del periodo 2008-2013,
più che le misure di riduzione degli inquinanti a parità di prodotto interno
lordo. Occorrerà quindi vedere cosa sta accadendo in questi due ultimi anni,
2017-2018. Se infatti la riduzione delle emissioni inizia nel 2005, il fenomeno
può essere riconducibile alla crisi ma anche all'avvio delle politiche europee
per efficienza energetica e conversione alle fonti rinnovabili e all'uso del
metano. Interessante invece analizzare i dati per singoli settori economici. Il
settore degli usi energetici ha ridotto le emissioni del 18,2% e anche il
settore della produzione industriale presenta buoni risultati con un -20,7%. Nel
settore agricolo si riducono le emissioni soprattutto di metano più che di
anidride carbonica, mentre nei trasporti si vede diminuire le emissioni rilevate
su strada (grazie ai nuovi motori) e dai mezzi nautici, mentre aumentano quelle
della mobilità aerea, che nel periodo ha quasi raddoppiato il numero di
passeggeri e la quantità di combustibile usata. Le emissioni dalla gestione dei
rifiuti sono aumentate del 5,6%, con il settore che contribuisce per il 4,3% al
totale delle emissioni climalteranti. Siamo vicini al raggiungimento
dell'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra assegnato all'Italia a
livello internazionale, ma andranno rafforzate le politiche di sostegno alla
conversione energetica nell'attuale fase di ripresa economica, in particolar
modo sostenendo una politica forte nei trasporti.
Alfredo De Girolamo
Le priorità dell'Onu su energia e clima spiegate agli
studenti
Insegnare ai giovani i principi della sostenibilità e trasformarli in
ambasciatori di quei valori tra i coetanei, in famiglia e, perché no, anche a
livello nazionale. È l'ambizioso obiettivo dell'evento "Formazione e scienza per
lo sviluppo sostenibile" che la Twas,(l'Accademia mondiale delle scienze con
sede a Trieste) organizza mercoledì 23 maggio al Centro internazionale di fisica
teorica Abdus Salam con inizio alle 14. Nel corso di un pomeriggio di lavoro
collettivo gli studenti approfondiranno i 17 obiettivi per lo sviluppo
sostenibile (sustainable development goals) dell'Agenda 2030 dell'Onu,
focalizzandosi in particolare su tre di essi: energia pulita e accessibile
(obiettivo n.7), lotta contro il cambiamento climatico (obiettivo n.13) e
consumo e produzione responsabili (obiettivo n.12). Divisi in gruppi
svilupperanno i temi e discuteranno azioni da intraprendere, per produrre, a
fine giornata, da un minimo di cinque a un massimo di 10 raccomandazioni sullo
sviluppo sostenibile, che potranno essere diffuse in famiglia, nelle comunità e
presso le autorità, sia locali che nazionali.«Siamo orgogliosi che la Twas possa
condividere parte dell'esperienza maturata lavorando con il Sud del mondo anche
qui in Italia, dov'è il nostro quartier generale, e dov'è comunque importante
trasmettere alle nuove generazioni principi dal valore globale», dice Romain
Murenzi, direttore esecutivo dell'accademia. La Twas, storica accademia delle
scienze fondata dal fisico pachistano Abdus Salam, si adopera dal 1983 per
promuovere lo sviluppo scientifico e tecnologico nel sud del mondo. Con i suoi
programmi di scambio, i grant di ricerca e le borse di pre- e post- dottorato,
la Twas è fra i principali organismi mondiali a dar voce all'eccellenza
scientifica nei Paesi in via di sviluppo. L'idea di stimolare gli studenti su
questi temi è di Max Paoli, coordinatore dei programmi della Twas. «I ragazzi
trascorrono a scuola buona parte della giornata: è importante che tornino a casa
con emozioni e non solo con nozioni. Con la consapevolezza di aver imparato
abilità (di pensiero, negoziazione, condivisione, azione), che potrebbero essere
applicate nella vita reale - spiega Paoli -. Con le attività che chiederemo loro
di svolgere vorremmo arricchire l'egregio lavoro che già i loro insegnanti
fanno, offrendo spunti di riflessione globali sui cardini dello sviluppo
sostenibile stilati dalle Nazioni Unite, nel cui circuito la Twas opera».
Domande apparentemente banali quali "perché è importante riciclare?", "quali
sono le conseguenze della presenza di microplastica nell'ambiente marino?", e
"cosa si può fare per coinvolgere le persone sui temi della sostenibilità?"
saranno oggetto di dibattito e riflessione per azioni mirate, da comunicare e da
promuovere in prima persona.Il workshop già raccolto l'adesione di scolaresche
della provincia di Trieste e della vicina Slovenia, attratte dai temi
selezionati e dal lavoro che gli studenti faranno vestendo i panni di
ambasciatori sociali, cui spetterà il compito di avviare misure di sostenibilità
per il futuro. Sono disponibili ancora dei posti. Per iscriversi e per info
contattare entro il 19 maggio: programmes@twas.org
Trieste - Ambienti naturali del Carso antico
Domani, alle 17.30, al Civico Museo di Storia Naturale di via dei Tominz 4, si parla degli "Gli ambienti naturali del carso tra passato, presente e futuro", a cura di Miris Castello, nell'ambito dell'ampio ciclo di incontri Primavera/Autunno organizzato da Italia Nostra Trieste in collaborazione con il Comune. Un ciclo di incontri che intende presentare al pubblico, ai giovani in particolare, l'evoluzione del Carso.
SLOWFOOD.it - LUNEDI', 14 maggio 2018
I pescatori guardiani del mare contro la plastica
Vietato raccogliere rifiuti in mare. Sembra
un’assurdità, ma oggi i pescatori che durante l’attività ittica catturano nelle
reti gli scarti galleggianti sono costretti a ributtarli in acqua: nel caso in
cui li conducano a riva per smaltirli, infatti, la legge li considera produttori
di rifiuti.
Per sanare questo controsenso giuridico, la Regione Toscana su suggerimento
della Fondazione Angelo Vassallo ha avviato un progetto di riciclaggio che
interessa i trecento chilometri quadrati di mare tra Livorno e Grosseto. Qui da
circa un mese i pescherecci possono raccogliere i rifiuti plastici e gettarli in
un apposito contenitore in banchina, da dove poi verranno trasportati in un
impianto per essere smaltiti o riciclati. Ciascuna imbarcazione ne raccoglie tra
i venti e i trenta chili ogni giorno, corrispondenti in media a un 3% del
pescato. Solo in Canada e nel Nord Europa, finora, sono state avviate iniziative
simili a quella intrapresa dalla Toscana con “Arcipelago pulito”. È quindi la
prima volta che in Italia si struttura una filiera operante dalla raccolta in
mare fino al trattamento e all’eventuale recupero: la Regione conta di replicare
l’operazione anche altrove, e l’interessamento del ministero dell’Ambiente fa
ben sperare che presto possa diventare una pratica nazionale. Secondo l’indagine
“Plastic free sea” promossa dalla Goletta Verde di Legambiente, il 95% dei
rifiuti galleggianti nel mar Tirreno è composto da plastica. Per il 41% si
tratta di buste e frammenti e questo dovrebbe far riflettere anche quei
consumatori che – stando all’ultima analisi dell’Ismea – nel primo trimestre del
2018 hanno preferito acquistare ortofrutta fresca confezionata. Peraltro a
prezzi molto maggiorati rispetto a quelli dei prodotti sfusi acquistabili con i
sacchetti biodegradabili. Si stima che oggi nel mondo si producano 280 milioni
di tonnellate di rifiuti all’anno. Nel 2050, se il trend non si arresta, saranno
il doppio. Se consideriamo che soltanto il 15% dei rifiuti plastici in mare, in
media, può essere riciclato, si può comprendere come la soluzione ideale sia
produrre meno rifiuti possibili: anche in famiglia, prevenire è meglio che
buttare.
Gaetano Pascale - presidente di Slow Food Italia da La Stampa del 13
maggio 2018
IL PICCOLO - LUNEDI', 14 maggio 2018
Rifiuti elettrici: si cambia, previsti 15 mila nuovi
occupati - Ora anche bici e stufe
ROMA Non solo frigo, telefoni e tv: la famiglia dei rifiuti elettrici ed
elettronici (Raee) sta per raddoppiare, includendo una serie di altri prodotti
che vanno dalle stufe alle carte di credito. La causa è l'entrata in vigore ad
agosto del decreto legislativo 49/2014, che potrebbe creare dai 13mila ai 15mila
posti di lavoro in più. A dirlo è il consorzio Remedia, che si occupa della
gestione di questo tipo di rifiuti, secondo cui la novità darà un taglio ai gas
serra pari a 2,5 milioni di tonnellate di CO2 all'anno. Con la nuova norma si va
da un sistema chiuso, in cui nell'insieme dei Raee rientrano solo 10 categorie
di prodotti, al sistema «open scope», che apre a tutti gli apparecchi non
esplicitamente esclusi. Nella categoria rientreranno carte di credito con chip,
bici elettriche e a pedalata assistita, stufe a pellet e montascale. Per via del
decreto, che recepisce una direttiva Ue, si passerà dalle attuali 825mila
tonnellate di apparecchiature immesse al consumo a circa 2 milioni di tonnellate
all'anno. Ad oggi è avviato al riciclo solo il 40%, mentre i target prevedono
che si arrivi al 45% nel triennio 2016-2018 e al 65% dal 2019. Se gli obiettivi
di raccolta saranno raggiunti, sottolinea il consorzio, si eviteranno emissioni
per 2,2-2,5 milioni di tonnellate di CO2 all'anno, corrispondenti a un valore
economico di 98-112 milioni di euro. Tra gli altri benefici per il portafogli,
si calcola inoltre un risparmio nell'acquisto di materie prime pari a 1,25
miliardi di euro. «Gli obiettivi europei per la società del riciclo sono sempre
più stringenti e l'Italia ha le potenzialità per posizionarsi tra i Paesi leader
nel raggiungimento degli impegnativi target comunitari», ha commentato il
direttore generale di Remedia, Danilo Bonato.
REFERENDUM - Raddoppio della linea Capodistria-Divaccia
anche al secondo tentativo niente quorum
Fumata nera anche la seconda volta per il referendum contro la legge del
governo sloveno relativa alla costruzione del secondo binario lungo la linea
ferroviaria Capodistria-Divaccia. Perché la norma fosse abrogata dovevano
recarsi al voto ed esprimere il loro parere negativo 342 mila aventi diritto.
Ebbene quella di ieri, invece, è stata l'affluenza alle urne più bassa della
storia della Slovenia indipendente. Alle 16 aveva votato il 10.67% degli aventi
diritto. Alla stessa ora al precedente referendum l'affluenza era stata del
14,3%. Quando sono è stato scrutinato il 63,24% delle schede i favorevoli
all'infrastruttura erano il 51,05%.
(m. man.)
Parco del mare, il sondaggio sul sito - In vantaggio i
favorevoli: 53% contro 45%
Dopo il sopralluogo che ha visto il neopresidente del Friuli Venezia Giulia
Massimiliano Fedriga qualche giorno fa visitare l'area di Porto Lido con il
sindaco Dipiazza e il presidente della Camera di Commercio Paoletti, il progetto
per creare un parco del mare a Trieste sembra prendere sempre più piede, tanto
che si parla dell'avvio dei lavori già a dicembre 2018. Sul sito del Piccolo
anche voi lettori potete dire la vostra sul progetto. «A Trieste si torna a
parlare del progetto del futuro del Parco del mare. Che ne pensate? Vi piace la
collocazione nell'area di Porto Lido?», questa la domanda sul sito. Alle 21 di
ieri, avevano votato in 3.123. Il 45% si dice contrario alla realizzazione del
Parco del mare; il 42%, invece, è favorevole. Tra i favorevoli all'opera ma non
a Porto Lido bensì in un altro luogo, l'11%. Un 2%, infine, risponde "Non so".
SEGNALAZIONI - parco del mare/1Come sfidare il "no se pol"
A Trieste, la città del "no se pol", come dev'essere un progetto per sperare (correre il rischio) di essere realizzato, a dispetto della nostra tradizionale inerzia? Non esistere come tale: basta un concept, meglio se elastico (prima più grande, poi ridotto). Pretendere una location assurda, contro ogni logica (paesaggistica, architettonica, storica): un bislacco pezzo di monopoli lasciato cadere sul Molo F.lli Bandiera, disdegnando l'area di Porto vecchio dopo tanto recuperata alla città. Presentare una incerta sostenibilità dell'investimento, sia per la realizzazione che, tanto più, per la manutenzione e il ritorno economico negli anni. Non deve essere un progetto nuovo, deve venire da lontano (tre lustri), quando non si parlava ancora, per i musei, di realtà virtuale e la sensibilità verso gli animali era scarsa. Non deve tenere assolutamente conto dell'opinione pubblica contraria (associazioni ambientaliste, comitati, esperti). Per tutto questo vedi il cosiddetto Parco del mare, volgarmente Acquario, ieri (11 maggio) presentato alla stampa in forma privata. Auguri a Camera di Commercio, Comune e Regione. Perché, in caso di flop, chi pagherà (se non Pantalone)? I soldi ci sono, assicura Paoletti, comunque fa appello all'aiuto dei cittadini, non si sa mai. Intanto, chissà perché, la Fondazione Crt si è opportunamente defilata in extremis.
Carlo Dellabella
SEGNALAZIONI - Parco del mare/2 - Meglio valorizzare la "Torre dei balini"
Da passate segnalazioni e articoli vari, mi sembrava di avere capito che la "tergestina plebe" non fosse tanto d'accordo sulla costruzione del novello Parco del mare proprio in Sacchetta. A parer comune ben venga questo magnifico richiamo turistico ma... meglio e più logico sarebbe nel riqualificato Porto vecchio dove, anche qui l'Adriatico, necessario per il prelievo di milioni di mc di acqua salata, bagna abbondantemente i moli. Però, dalle affermazioni del signor sindaco (trasmissione tv del mercoledì) e dal Piccolo (articolo in data 11/05) apprendo che il suddetto progetto procede come un "rullo compressore" e, da importanti "reggitori", vuole essere portato a termine anche senza l'aiuto finanziario della Fondazione Crt. Potrei almeno vedere pubblicato, sul nostro quotidiano, un "rendering" (parola di gran moda) di tutta la zona interessata? E soprattutto ben segnalata l'area posteggio per le centinaia o migliaia di automobili "turistiche" che il "Grande Acquario" dovrebbe attirare. Dalla dettagliata foto aerea dell'ex Cartubi si nota svettante al cielo l'antica Lanterna (anno 1832): questa verrà lasciata in loco e valorizzata o (zitti...zitti) messa nel dimenticatoio, com'è stato fatto con la "Torre dei balini" di via San Francesco,41? Per i più giovani informo che detta costruzione (importante archeologia industriale) era usata per getti di piombo fuso dall'alto dei suoi 45 metri, il quale passando attraverso delle piastre di rame forate, si frammentava in gocce che poi raffreddandosi, cadendo in acqua, creavano i "proiettili" per le armi da caccia. Datata 1839 è suppongo, unica in Italia: anche questa costruzione sarebbe attualmente un ottimo richiamo turistico, ma la Storia non recede, come non sta recedendo ora, il suddetto "rullo".
Leonardo Garbin
Confcommercio - Incontro sui progetti per il Porto Vecchio
Oggi alle 12.30 nella sede della Confcommercio, in via Mazzini 22, si svolgerà un incontro pubblico rivolto agli imprenditori di commercio, turismo, servizi, logistica e spedizioni, sul tema "Restyling del Porto vecchio: le opportunità per le imprese del territorio" All'appuntamento parteciperà anche il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, che illustrerà progetti e occasioni di sviluppo future nell'area dell'antico scalo.
IL PICCOLO - DOMENICA, 13 maggio 2018
Rivoluzione in centro - Via Imbriani pedonale
Nel piano del sindaco anche l'apertura della parte centrale di piazza
Goldoni alle automobili e l'idea di riservare via Gallina solo ai taxi.
Scattano i test
Chiudere via Imbriani, aprire alle automobili anche la parte centrale di
piazza Goldoni, riservare via Gallina solo ai taxi e alle operazioni di carico e
scarico. Roberto Dipiazza lancia una nuova sfida per pedonalizzare un altro
angolo della città, ridando dignità ad una via sofferente dal punto di vista
commerciale. L'idea è scaturita da una visita che il sindaco ha riservato
mercoledì scorso al Museo Morpurgo di via Imbriani. Un piccolo gioiello in pieno
centro, aperto però solo al martedì dalle 9 alle 13. Malgrado alcune iniziative,
la volontà dell'assessore alla Cultura Giorgio Rossi di rilanciarlo e la visita
di promozione di Vittorio Sgarbi, quella sede museale presenta ancora delle
forti criticità. È pensando a come valorizzarlo che Dipiazza ha valutato
dapprima un allargamento del marciapiede davanti al museo e successivamente di
chiudere l'intera via. «Quel museo è una chicca, ma è poco valorizzato - valuta
il sindaco - così ho pensato che la pedonalizzazione della via avrebbe ricadute
positive anche sul Morpurgo, magari con il posizionamento di alcune statue in
bronzo proprio davanti all'entrata del museo». La chiusura di via Imbriani era
già stata inserita nel Piano del traffico del 2013. La giunta Cosolini nel 2015
aveva avviato una sperimentazione che ne prevedeva la chiusura solo nei fine
settimana e che andava di pari passo con la chiusura di via Mazzini. Ma non ebbe
seguito. Tornando all'attuale progetto di Dipiazza, il sindaco vedrebbe dunque
via Imbriani preclusa al traffico. Contemporaneamente prevederebbe la riapertura
della viabilità su piazza Goldoni, nella parte centrale, oggi riservata solo
agli autobus e ai taxi. In pratica, chi viaggia lungo Corso Italia, per
raggiungere via Carducci non taglierebbe più lungo via Imbriani, ma
proseguirebbe fino in piazza Goldoni, girando poi a sinistra. Chi arriva in
piazza Goldoni dalla galleria De Sandrinelli, continuerebbe invece a svoltare a
destra raggiungendo via Carducci da Passo Goldoni o proseguendo verso Largo
Barriera attraverso Corso Saba. In poche ore il primo cittadino ha dato mandato
agli uffici tecnici del Comune di fare un'attenta valutazione della fattibilità
del progetto. «Va preso in considerazione il flusso di traffico che confluirebbe
su piazza Goldoni, devo sentire il parere di Trieste Trasporti - spiega Dipiazza
- e poi capire come gestire le zone di carico e scarico delle merci». Insomma,
un lavoro complesso ma che non spaventa il sindaco, intenzionato ad andare fino
in fondo, conscio di avere gran parte dei commercianti e dei residenti dalla sua
parte. I tecnici stanno già predisponendo delle simulazioni, ipotizzando la
riassegnazione del traffico nelle vie circostanti e pesando l'impatto che la
chiusura della via potrebbe avere sull'intera zona. «Su via Gallina lascerei
sono i taxi e l'area riservata al carico e scarico delle merci», anticipa
Dipiazza. Ci sono poi altri due nodi da sciogliere: la possibilità di chiudere
anche via Reni e lo spostamento delle fermate degli autobus che transitano su
via Imbriani e via Gallina. Oggi i taxi escono da piazza San Giovanni attraverso
via Reti se devono poi proseguire verso piazza Oberdan, mentre imboccano Passo
Pecorari se devono dirigersi verso via Battisti o a destra se scelgono di andare
verso piazza Goldoni, Largo Barriera. I commercianti della zona chiedono al
sindaco di chiudere completamente anche via Gallina, via Reti e Passo Pecorari,
riservando solo una corsia per i taxi. «Saprò dare una risposta più precisa dopo
le valutazioni degli uffici tecnici», dichiara Dipiazza da sempre favorevole
alla chiusura del centro ma obbligato anche a tener conto di certe esigenze
tecniche. Quello che è certo è che il sindaco, pareri tecnici alla mano, darà il
via ad una fase sperimentale che servirà a evidenziare eventuali criticità, ad
apporre dei correttivi e capire se la città ha retto il test. Avanzare
tempistiche è ancora prematuro. Oggi quella via è commercialmente in difficoltà.
Basta dare un'occhiata alla netta differenza di afflusso di gente tra quella
strada e via delle Torri o la zona di piazza San Giovanni pavimentata con tanto
di dehors, per capire il cambio di passo dettato dalla pedonalizzazione.
Laura Tonero
Un coro unanime di sì da negozianti e residenti
In molti plaudono l'iniziativa del primo cittadino. Anche i tassisti
d'accordo - L'unica voce contraria il titolare della pasticceria Lionetti: «Una
buffonata»
Un coro unanime di pareri favorevoli. I commercianti e i residenti di via
Imbriani plaudono alla decisione del sindaco di chiudere la via. Nell'aprile del
2015, per esprimere apprezzamento per la fase sperimentale della chiusura,
chiedendo all'allora giunta Cosolini di andare avanti verso l'applicazione
integrale del Piano del traffico e la definitiva pedonalizzazione di via
Imbriani, erano state raccolte oltre 400 firme. «Io fui una delle promotrici di
quella raccolta firme, - ricorda Cinzia Silvestri dal bar Haiti che si affaccia
proprio su via Imbriani - l'adesione allora fu importante perché il test andò
molto bene, con incrementi di fatturato nelle giornate che prevedevano che la
via fosse interdetta al traffico». Bastava dare un'occhiata ieri mattina al
flusso di gente nella zona: un serpentone transitava da via delle Torri verso
piazza San Giovanni mentre lungo via Imbriani, verso le 11, si contavano meno di
una decina di persone. «Sono sempre stato favorevole ad aumentare le
pedonalizzazioni nel centro storico, - dichiara Franco Rigutti, vice presidente
di Confcommercio - al di là dell'idea della chiusura di via Imbriani per la
quale esprimo ovviamente parere favorevole, è importate capire i passi
successivi, avere una visione d'insieme di quello che il piano del traffico
prevede di adottare lì intorno. Volendo chiudere via Imbriani, è bene tenere
conto anche del traffico degli autobus su via Mazzini: potrebbero esserci
problemi per gli attraversamenti dei pedoni». Chiudendo interamente via
Imbriani, è verosimile vengano adottate le stesse misure che oggi si trovano nel
tratto di intersezione, ad esempio, tra via San Lazzaro e via Mazzini. Non
riscontrano particolari problemi nemmeno i tassisti. «Quello di via Gallina è il
parcheggio principe per noi, - anticipa Davide Secoli, presidente della
cooperativa Radio Taxi - ma non riscontro nessun problema a rinunciare al
passaggio su via Reti se dopo Passo Pecorari ci viene consentito di girare a
sinistra. La possibilità tecnicamente già c'è, - osserva - l'afflusso di taxi
non è enorme, si tratta di gestire un paio di macchine allo scattare di ogni
semaforo e se viene tolto da via Gallina il transito degli autobus la cosa
diventa assolutamente fattibile». Pareri favorevoli anche dai residenti. Tra
loro anche l'"inimitabile" Andro Merkù: «Mi sta bene la chiusura, anche perché
il passaggio degli autobus in una via così stretta è causa di costanti
vibrazioni: negli appartamenti che si affacciano sulla via si riscontrano
parecchie crepe sui muri». «Il piano delle pedonalizzazioni - aggiunge Merkù -
deve però andare di pari passo con un piano parcheggi, perché noi residenti
riscontriamo seri problemi da questo punto di vista». Semaforo verde al progetto
di Dipiazza anche da parte di Micol Suppancig, titolare della storica macelleria
di piazza San Giovanni. «La fase di sperimentazione servirà a tutti per valutare
le ricadute sul sistema di trasporto dei mezzi pubblici, sul servizio taxi,
sulle zone di carico e scarico e sulle opportunità per noi commercianti. Alla
fine del test saremo a fianco del sindaco per eventuali correttivi ma
l'obbiettivo va raggiunto, la via va chiusa». Favorevole anche Marina Marass
Sferza di Coloratissimo. «L'esperimento anni fa ha funzionato, ha attratto
clienti quindi vedo positivamente il progetto», dichiara. «Oggi siamo tagliati
fuori dal circuito dello shopping - fa notare Guido Cosciani di Gaia Life -
eppure per i fori commerciali paghiamo affitti elevati: ben venga la chiusura al
traffico veicolare». Anche chi tratta prodotti di un certo volume e che quindi
potrebbe avere qualche disguido da una zona di carico e scarico meno agevole,
sostiene l'idea di Dipiazza. «Ci organizzeremo, faremo qualche metro in più con
il carrello per trasportare la merce ma la chiusura va fatta», dichiara Mario
Visentini di Unieuro City. Unica voce fuori dal coro è il pasticcere Michele
Lionetti. «È una grande buffonata. Nella precedente sperimentazione avevo perso
un mucchio di soldi, ma non mi interessa perché tanto a fine anno lascio questo
negozio».
(l. t.)
Borgo Teresiano - A luglio la fine dei lavori in via
XXX Ottobre
Mentre la pedonalizzazione di via Imbriani per ora è un progetto, quella di
via XXX Ottobre è già un dato di fatto. I lavori di pavimentazione sono iniziati
lo scorso 11 settembre e dovrebbero terminare entro le prime settimane di
luglio. Si tratta di un intervento da 900 mila euro appaltato a Friulana
Costruzioni. Il cantiere è partito dalla parte alta della via, quella più vicina
a piazza Oberdan. Nel tratto di via XXX Ottobre dove i lavori sono già terminati
- ovvero quello tra via del Lavatoio e via Valdirivo - si respira un'atmosfera
diversa e i pubblici esercizi hanno già esposto i loro dehors, godendo della
bella stagione. «A breve termineranno pure i lavori nel tratto tra via Valdirivo
e via Torrebianca - anticipa l'assessore comunale ai Lavori Pubblici Elisa Lodi
- mentre l'impresa ha già iniziato l'intervento nella parte tra via Torrebianca
e piazza Sant'Antonio, che auspico venga terminato entro le prime settimane di
luglio».
(l.t.)
Parco del Mare, parte il sondaggio - Il voto sul sito
del Piccolo. Il 43% favorevole, il 12% dà l'ok ma in un altro luogo
Vi piace o non vi piace l'idea del Parco del Mare? Ora potete esprimere la
vostra opinione rispondendo al sondaggio sul sito del Piccolo. Le opzioni
possibili sono quattro: sì, no, sì in un altro sito, non so. Questa la domanda:
«Dopo il sopralluogo che ha visto il neopresidente del Fvg Massimiliano Fedriga
visitare l'area di Porto Lido con il sindaco Dipiazza e il presidente della
Camera di Commercio Paoletti, il progetto per creare un Parco del Mare a Trieste
sembra prendere quota, tanto che si parla di un avvio del cantiere a dicembre
2018. E voi cosa ne pensate del progetto e della collocazione che è stata
scelta?» Dopo le 20 di ieri sera oltre mille persone avevano votato: il 43% era
favorevole, il 43% contrario, il 12% favorevole a un altro sito, il 2% indeciso.
Nel frattempo anche l'opposizione si esprime sugli ultimi risvolti della
vicenda. C'è chi sospende il giudizio con scetticismo, come l'ex sindaco dem
Roberto Cosolini. C'è chi lo sostiene con entusiasmo, come il socialista Roberto
De Gioia. C'è chi lo boccia su tutta la linea, come il capogruppo pentastellato
Paolo Menis. Dice Cosolini: «La mia posizione sul sito scelto e sulle modalità
di realizzazione è nota: io avrei fatto altrimenti. Ma, preso atto che si va
avanti su Porto Lido, quel che mi attendo a questo punto è qualche novità sul
piano finanziario». L'ex sindaco ricorda il recente addio della Fondazione:
«Parliamo di un progetto da 40 milioni che fino a qualche tempo fa era
finanziato per venti. Con il passo indietro della Fondazione ne restano solo 11.
Prima di esprimere qualsiasi valutazione, sulla base di soli annunci, è
importante sapere chi e come interverrà per garantire l'investimento. E con che
tipo di coinvolgimento da parte dei privati». Molto più caloroso il
socialista/verde Roberto De Gioia, che ha anche partecipato al sopralluogo di
venerdì: «A mio avviso xe una figada. L'ho detto anche in Consiglio comunale,
sono favorevolissimo. Quella è un'area fortemente degradata in una posizione
straordinaria. Inoltre è vicina all'arrivo della superstrada e della ferrovia.
Più di così cosa si può volere? Io mi occupo di mare da tempo, e so bene che
questo tipo di acquari sarebbe un attrattore importante, come è avvenuto a
Genova». Menis ribadisce invece la contrarietà su tutta la linea del M5S: «Per
noi non cambia nulla, rimangono tutte le perplessità che abbiamo espresso anche
in Consiglio comunale: il Parco del Mare non sta in piedi dal punto di vista
economico. Non è mai stato in piedi e non starà mai in piedi. Il fatto che
intervenga la Regione al posto della Fondazione fa sì anche che ci siano ancor
più soldi pubblici di mezzo, quindi è un'aggravante. Siamo assolutamente
contrari».
Giovanni Tomasin
Il centrodestra attacca Marzi sul caos rifiuti
«Si dimetta e rivotiamo»
Sempre più feroci le polemiche sulla gestione della differenziata - Il
sindaco replica: «Imporremo alle ditte il rispetto degli impegni»
MUGGIA - Inviare una diffida alla Net per l'inadempimento delle clausole
contrattuali. È questa la severa richiesta avanzata da tre consiglieri del
centrodestra - Andrea Mariucci (Forza Muggia), Giulio Ferluga (Lega) e Nicola
Delconte (Fdi) - che rimarcano la situazione insostenibile della raccolta
differenziata dei rifiuti a Muggia. E intanto, mentre la consigliera Giulia
Demarchi trova un cavillo che permetterebbe ai commercianti di non pagare la
Tari, il Comitato Muggia Sos Porta a porta decide di smarcarsi ufficialmente
dalle recenti "avances" della stessa consigliera forzista: «No alle
strumentalizzazioni, siamo apartitici»Ma andiamo con ordine. «È stata inoltrata
dal Comune alla Net una diffida per l'adempimento delle clausole contrattuali
che non si stanno rispettando? Non vorremmo che il Comune si dimenticasse di
esercitare il suo ruolo di controllo nei confronti del servizio». Così i
consiglieri Mariucci, Ferluga e Delconte tornano a chiedere conto della
desolante situazione della raccolta dei rifiuti muggesani. Ma non solo. «Abbiamo
chiesto più volte in Consiglio che il sindaco Marzi ritiri la delega
all'assessore Litteri, per manifesta incapacità. La responsabilità politica di
quello che sta succedendo - per i tre consiglieri - ora passa nelle mani del
sindaco e della sua maggioranza. Non ci sono più scuse. Invochiamo le dimissioni
del primo cittadino e che si torni al voto». Chiamata in causa il sindaco Laura
Marzi replica sugli oggettivi problemi che stanno affliggendo da oltre un mese
Muggia e i muggesani: «Sto seguendo in modo costante e quotidiano la situazione,
senza limiti orari nelle mie giornate, rispondendo a chiunque mi chiami, mi
scriva o mi contatti anche sui canali social, proprio perché voglio continuare
ad avere il polso preciso di quanto accade. Con fermezza e costanza monitoriamo,
ora dopo ora, riunione dopo riunione, sopralluogo dopo sopralluogo, l'operato di
Net e Sager. Le nostre richieste sono perentorie nel far rispettare tutti gli
accordi presi. Non possiamo accettare che queste siano le tempistiche di
raccolta (dei rifiuti, ndr) del nostro centro storico». Intanto, come detto,
anche Giulia Demarchi, esponente in Consiglio comunale di Forza Muggia - Dpm,
anche «a seguito degli incontri e delle manifestazioni con il Comitato Sos Porta
a Porta», evidenzia come «in base al Regolamento di nettezza urbana gli
esercenti non sono tenuti al pagamento della Tari essendo il sito di piazzale ex
Alto Adriatico distante oltre i 300 metri dalle loro attività». Una brutta grana
dunque per il Comune, e un probabile motivo per una nuova protesta da parte dei
commercianti rivieraschi. L'ammiccamento al Comitato non viene ben preso, però,
dal Comitato stesso, che sconfessa Demarchi: «Sos Porta a porta non ha mai
acconsentito di vedere citato il proprio nome in qualsiasi contesto riguardante
un partito politico essendo la nostra natura apartitica. Siamo e vogliamo
rimanere la voce dei cittadini, senza strumentalizzazioni da parte di nessuno».
Il Comitato comunica infine che a breve inizierà la fase conclusiva della
raccolta dei moduli per la sintesi tutte le preoccupazioni di tipo
igienico-ambientale e di tutti i disservizi segnalati dai cittadini di Muggia.
Riccardo Tosques
A scuola di ecologia e pace sulla Cottur - Una
settantina i partecipanti alla pedalata finale dopo le lezioni in aula alla
Bergamas
Successo ieri per "Pace in bici", la pedalata sulla ciclabile Giordano
Cottur per alunni, genitori e insegnanti organizzata dall'Istituto comprensivo
Bergamas in collaborazione con Fiab Trieste. L'iniziativa è frutto di un
concorso di interessi che vede attuato in chiave sportiva un preciso progetto
degli insegnati dell'istituto: educare alla pace, promuovere attività di
ricerca, di riflessione e di servizio, in cui i ragazzi diventino protagonisti
di azioni per la sensibilizzazione del territorio e di chi ci vive. Grazie anche
a Fiab Ulisse (che dopo alcuni anni riprende l'attività di formazione dei
giovani all'interno della scuola), questa pedalata è stata la conclusione di un
percorso didattico che ha visto lo svolgimento di quattro interventi in aula di
circa un'ora e mezza, con un "comitato bici" di rappresentanza appositamente
formato dagli alunni delle diverse classi partecipanti. «Secondo noi è
fondamentale preparare le nuove generazioni ad una maggiore sensibilità nei
confronti della mobilità sostenibile, della mobilità attiva e anche dell'uso
sicuro della bicicletta» così il presidente Fiab Ulisse Luca Mastropasqua. «Da
febbraio - ha aggiunto - su questo percorso stiamo sviluppando i temi della
sostenibilità, dell'uso della bicicletta, dei diritti e doveri dei ciclisti,
della sicurezza in bici e del suo funzionamento. Un'esperienza molto bella e
formativa». La Bergamas punta molto su questo progetto. Gli obiettivi?
Coinvolgere i ragazzi il più possibile in attività che non siano puramente
didattiche e, soprattutto, promuovere concretamente la pace. «Abbiamo proposto
ai ragazzi della cooperativa scolastica di fare questo progetto con Fiab,
istituendo un "comitato bici" e promuovendo la mobilità e il corretto uso della
stessa. L'anno scorso abbiamo partecipato a Roma ad un incontro nazionale per le
scuole sulla pace, e quest'anno quindi vogliamo incoraggiare il valore della
mobilità sostenibile come elemento costruttore, a sua volta, di pace», queste le
parole dell'insegnante Silvia Cettina, che ha portato avanti il progetto. La
pedalata, partita dall'imbocco della ciclabile Cottur a San Giacomo, nei pressi
dell'istituto, si è sviluppata lungo cinque chilometri circa, con destinazione
finale la stazione di Moccò: sul posto sono stati organizzati giochi e diverse
attività ludiche. Tra alunni, docenti e genitori, una settantina circa i
partecipanti iscritti.
Stefano Cerri
Grigliate, torte e fotografie - Festa scout all'Ostello
Alpe Adria per i trent'anni dell'Amis
Un appuntamento conviviale, per mangiare insieme e stare all'aria aperta, ma
anche per celebrare un anniversario importante e per dare alla cittadinanza la
possibilità di saperne di più sulle vicende di un sito storico e delle persone
che lo hanno animato e popolato. Anche quest'anno l'Amis-Amici delle iniziative
scout, nella sua grande festa per celebrare il patrono San Giorgio, apre a tutti
gli interessati gli spazi dell'Ostello Alpe Adria, a Prosecco 381, località
Campo Sacro. Il raduno si svolge oggi, dalle 12, anche per la grigliata
organizzata dai "Rover". Non mancheranno la tradizionale gara per la torta più
buona, più grande e più bella e "L'angolo della solidarietà", con libri usati e
dischi in vinile. Dalle 15.30 alle 16 si svolgerà il "quadrato finale", con la
premiazione delle "Pattuglie" e delle "Mute" vincitrici del "San Giorgio" e
verrà rinnovata la promessa scout per giovani e adulti. L'appuntamento sarà
anche un'occasione, per l'Amis, di celebrare i trent'anni dalla sua fondazione.
L'atto costitutivo, formalmente, è stato firmato nel giugno del 1988 e alla
festa una medaglia-ricordo sarà consegnata ai soci fondatori. Dalle 12 si potrà
visitare anche il piccolo museo della memoria dedicato in particolare alle
famiglie che, dove oggi sorge l'Ostello Alpe Adria, hanno vissuto nel periodo
successivo all'esodo post-bellico. Documenti topografici, foto e oggetti di uso
comune spazieranno dagli anni '40 agli anni '80. «Le sale del piccolo museo -
spiega Fabiano Mazzarella, presidente dell'Amis - sono intitolate ad Armando
Rossi, storico custode del campo, e alla moglie Antonietta, per il grande
impegno profuso nella cura e crescita dell'area». Le costruzioni che oggi
ospitano l'ostello risalgono al 1945. Gli Alleati trovarono strategico
stabilirvi una base di sorveglianza. Ma dal '47 le abitazioni furono impiegate
per i profughi dall'Istria e dalla Dalmazia, circa 300, in quello che si
trasformò in un villaggio.
Annalisa Perini
Visite guidate nella Riserva delle falesie - Da oggi ad
agosto i tour promossi dal Comune insieme al Wwf
Iniziano oggi le visite guidate gratuite nella Riserva naturale delle
falesie di Duino. Sono promosse dal Comune di Duino Aurisina per la
valorizzazione di uno dei punti più belli e suggestivi dell'intera regione, in
collaborazione con il Wwf e il Camping Village Marepineta, e con il contributo
della Regione. Due le opzioni, entrambe adatte a tutti, perché le difficoltà
sono contenute: "Il Carso a picco sul mare: il sentiero Rilke" (durata due ore;
dalle 9.30) e "Dalle Falesie alle spiagge, attraverso il bosco della Cernizza"
(durata tre ore; dalle 9.30). La prima è un'escursione lungo il sentiero
dedicato allo scrittore e poeta boemo Rainer Maria Rilke, che porta a esplorare
lo spettacolare itinerario che attraversa la Riserva; protagonista assoluto,
l'algiroide magnifico, simbolo della Riserva, ma ci sono anche il falco
pellegrino e il gufo reale. La seconda permette di passare in rassegna una
grande varietà di paesaggi compresi tra il sentiero Rilke e le falesie su cui si
affaccia e il bosco della Cernizza. È sempre necessaria la prenotazione a
Camping Village Marepineta (tel. 040-299264, info@marepineta.com). Le escursioni
sono accompagnate da una spiegazione in italiano, in qualche caso anche in
sloveno e inglese. Le prossime date: il 27 maggio si andrà "Dalle falesie alle
spiagge, attraverso il bosco della Cernizza" (alle 9.30); il 3 giugno "Il Carso
a picco sul mare: il sentiero Rilke, alle 18.30; il 17 giugno "Dalle falesie
alle spiagge, attraverso il bosco della Cernizza", alle 18.30. E poi l'1 luglio
(alle 18.30, "Il Carso a picco sul mare: il Rilke"), il 15 luglio (alle 18.30,
"Dalle falesie alle spiagge"), e il 5 agosto, alle 18.30, si chiude con "Il
Carso a picco sul mare.
All'Orto botanico torna "Invasati" - Nuovo appuntamento
con il mercatino del giardinaggio (e non solo)
Torna oggi, all'Orto botanico di via Marchesetti 2, sul colle di San Luigi,
dalle 10 alle 19 a ingresso gratuito, l'atteso mercatino del giardinaggio e
orticoltura intitolato "Invasati, tutti pazzi per i fiori". Non si tratta solo
di un momento di incontro, confronto e scambio di esperienze e di materiali fra
giardinieri non professionisti, appassionati e dilettanti, perché sono tanti gli
eventi collaterali. Ecco, in dettaglio, il programma: dalle 10 alle 12, Caccia
al tesoro botanica a cura Pier Luigi Nimis, docente di Botanica sistematica del
Dipartimento di Scienze della vita dell'Università di Trieste; alle 11, letture
al femminile di poesia e prosa a cura del Gruppo Le Voci-Luna e l'Altra; dalle
16 alle 17, Incontriamoci #abassavoce nel parco, letture per bambini dai 3 anni
e per gli adulti a loro vicini a cura delle volontarie di Nati per leggere, una
splendida occasione per condividere con i bimbi i libri più belli sulla natura e
letture a tema in occasione della Festa della mamma. Alle 16, "Il giardino delle
delizie", laboratorio botanico di public art tra ceramica e natura a cura
dell'artista Paola Pisani. E alle 17, l'appuntamento musicale con Federico
Rossignoli (al liuto), a cura della Scuola di musica 55. Tutte le info su
www.ortobotanicotrieste.it.
IL PICCOLO - SABATO, 12 maggio 2018
Via al Parco del mare - Fedriga nuovo garante
Il neogovernatore, al sopralluogo ufficiale a Porto Lido insieme a
Paoletti e Dipiazza, si impegna a rilanciare il progetto dopo l'uscita di scena
della Fondazione CRTrieste
«Non è solo la mia presenza fisica, la Regione sul Parco del mare c'è». La
battuta del neoeletto presidente Fvg Massimiliano Fedriga al sindaco Roberto
Dipiazza, che lo ringrazia per aver preso parte al sopralluogo sul potenziale
sito di Porto Lido, lascia ben sperare Antonio Paoletti: il presidente della
Cciaa, reduce dell'addio della Fondazione CRTrieste (e dei suoi nove milioni di
euro), ha un nuovo amico al suo fianco. E chi trova un amico, si sa, trova un
tesoro. Letteralmente. In un momento in cui i danari servono come l'acqua in un
acquario, Fedriga promette un maggiore impegno da parte dell'ente:
«L'amministrazione precedente ha stanziato due milioni e si è impegnata a darne
altri due. Questo è confermato. Ma vogliamo fare di più. Per ora non prendo
impegni economici, ma dopo l'insediamento della giunta mi confronterò con gli
assessori per vedere se e come ampliare il contributo della Regione». Ma
partiamo dal principio. Il sopralluogo di ieri al Molo Fratelli Bandiera, il
primo aperto alla stampa, ha inizio con un capannello di bandiere gialle: sono i
militanti di Legambiente e qualche animalista, presentatisi davanti al portone
per manifestare la loro contrarietà al progetto. Dentro, il sindaco Dipiazza e
Paoletti attendono il presidente regionale. Quando arriva, Fedriga è accolto da
un nugolo di fotografi e operatori. Lo strano terzetto si avvia tra le rovine
dell'ex Cartubi: l'attenzione del più giovane e informale dei tre è contesa dai
più maturi, imbustati nei loro completi, grigio Dipiazza e blu elettrico
Paoletti. Gli edifici dell'area cadono letteralmente a pezzi. «Respira piano,
che non si sa mai», mormora qualcuno tra la stampa, ipotizzando problemi di
salubrità dell'aria. Il sindaco indica tutto attorno e commenta ironico:
«Guarda, guarda, Massimiliano. Ci dicono che qui non si può fare l'acquario
perché ci sono edifici di pregio, guarda quanto sono pregiati». Aggiunge ancora
Dipiazza, rivolto a Fedriga: «Sono contento che la prima visita ufficiale che
faccio con te sia in quest'area. Presto sarà la più importante zona di
riqualificazione in città dopo il Porto vecchio. Da un lato il Mercato
ortofrutticolo, che diventerà uno spazio di sviluppo, e qui il Parco del mare
che Paoletti sta portando avanti ormai dal 2004». Poi prende la parola il
presidente della Cciia: «Appena la variante al Piano regolatore sarà approvata
in Consiglio, la prossima settimana, noi andremo a rogito per l'acquisizione di
Trieste Navigando, la società che ha la concessione per Porto Lido», dice dopo i
ringraziamenti di rito. Quale sarà poi l'iter di realizzazione? Paoletti
scommette sul progetto che sta realizzando la società friulana Icop (che sta
costruendo la Piattaforma logistica del porto). L'idea della Cciaa è lanciare un
bando europeo in project financing basato sulla proposta di Icop. Il modello, in
sostanza, è il medesimo adottato dal Comune per il centro congressi di Porto
vecchio: una cordata locale (in quel caso quella guidata dall'imprenditore Diego
Bravar) avanza una proposta, il pubblico contribuisce, e se poi qualcun altro
vince il bando si limita a retribuire i costi del progetto al primo proponente.
Precisa Paoletti: «Ci sarà una commissione incaricata di valutare i progetti».
Di che tipo di commissione si tratti, è ancora tutto da vedere. Quanto al venir
meno della Fondazione e del suo finanziamento milionario, Paoletti la fa breve:
«Non è un problema, la Camera ha le risorse sufficienti per provvedere». Il capo
della Cciaa azzarda infine una previsione sulla partenza dei lavori: «Ci
piacerebbe inaugurare il cantiere il 16 dicembre 2018, 14 anni esatti dal lancio
dell'idea». Interviene poi Fedriga: «Il Parco del mare può rappresentare un
ulteriore tassello per lo sviluppo turistico ed economico del Friuli Venezia
Giulia e, in tale prospettiva, è importante che il progetto venga portato
avanti». Il presidente anticipa che «la Regione sosterrà sempre iniziative
capaci di attrarre investitori privati, incrementare l'occupazione e generare
indotto sul territorio. Nel Parco noi ci saremo in maniera più decisa di quanto
avvenuto fino ad adesso, anche con interventi diretti. Vedo positivamente lo
strumento del project financing previsto per la realizzazione dell'opera, una
scelta adeguata per far funzionare questo tipo di progetti e mi auguro che si
possa rispettare una tempistica rapida. Mi complimento - conclude Fedriga - con
la Camera e assicuro che noi ci saremo, dove avremo competenza, anche per
agevolare il percorso amministrativo». La visita a questo punto è finita. Ancora
una passeggiata sul molo, da cui si vede tutta la città. E poi si torna alle
auto per lasciare Porto Lido, ormai probabile sito del Parco del mare, sempre
che non arrivi l'ennesima vicissitudine a tagliare le gambe a questo progetto
che svolazza su Trieste ormai da 14 anni. In un certo senso se lo augura Andrea
Wehrenfennig, portavoce di Legambiente, che faceva parte del picchetto di
contestazione all'ingresso: «Sinceramente mi pare ci sia sempre meno
trasparenza. Che manchino i soldi della Fondazione è un disastro per il
progetto, non un passo in avanti». Conclude l'ambientalista triestino: «Il
vicesindaco uscente Pierpaolo Roberti ci ha detto prima delle elezioni che un
vero progetto ancora non c'è, che al momento è solo un concept. Ma davvero
stiamo investendo milioni di fondi pubblici prima ancora di avere un progetto su
cui discutere? I costi sono reali. Le entrate e le uscite, per il momento, sono
solo teoriche. E anche tra i professionisti ci sono molti dubbi sulla
sostenibilità dell'acquario».
Giovanni Tomasin
Arvedi assume 31 persone per il laminatoio
Nella selezione saranno considerati requisiti preferenziali titoli di
studio e residenza sul territorio. «In futuro altri posti di lavoro»
"A.A.A.". Cercasi nuovo personale per Siderurgica Triestina. Il Gruppo
Arvedi, infatti, nell'annunciare ulteriori assunzioni in futuro, per il presente
fa sapere di essere subito a caccia di 31 persone fra addetti alla produzione e
alla manutenzione del nuovo impianto di decapaggio all'interno dell'area a
freddo da 65 mila metri quadrati avviata nel 2016: è qui che l'acciaio verrà
trattato con degli agenti chimici per rendere il prodotto particolarmente
resistente agli agenti atmosferici. La produzione, diretta al settore
automobilistico, e a quelli degli elettrodomestici e della componentistica dei
tubi, fanno sapere dall'azienda, «è sempre in crescita». In attesa di capire
quali saranno i rapporti tra la Ferriera e la nuova amministrazione regionale di
centrodestra, intanto arriva dunque questa buona "novella" sotto il profilo
occupazionale. Non l'unica. Recentemente infatti è stato assunto un ingegnere
meccanico proveniente dall'Università di Trieste. «Una conferma del nuovo corso
nella storia della Ferriera», commenta l'azienda, con l'evidente soddisfazione
di poter confermare le promesse fatte a suo tempo per quanto riguarda nuovi
posti di lavoro, nonostante sia stata, prima e dopo, al centro di forti
polemiche. Una fabbrica, specifica il comunicato che divulga la notizia, che
«non è più l'immagine del passato, ma uno stabilimento innovativo ed esemplare
per qualità e tecnologia. Il personale richiesto è atteso dunque per andare a
implementare a partire da quest'estate, il tempo di ultimare il nuovo impianto e
di individuare le nuove figure, il parterre di dipendenti che dagli attuali 530,
di cui una trentina proveniente da fuori Trieste, passerà a circa 560.Nell'arco
del prossimo mese e mezzo i vertici selezioneranno 27 operatori di produzione,
due manutentori elettrici e due manutentori meccanici. Fra i requisiti
preferenziali, viene richiesto di risiedere a Trieste o nei comuni confinanti. A
discrezione dell'azienda, inoltre, saranno valutati in modo positivo, per i 27
operatori di produzione, anche il possesso di qualifica o diploma, la
disponibilità a lavorare su turni, nonché un eventuale bagaglio di esperienze
lavorative in contesti industriali. Per i quattro manutentori vincolante risulta
essere una qualifica o un titolo di studio attinente o una comprovata esperienza
maturata in ruoli «assimilabili». L'ingegner Edoardo Tovo, ad di Siderurgica,
punta molto sui nuovi profili.«La presenza di personale qualificato tra
diplomati e laureati - afferma - valorizza in maggior misura un percorso
produttivo già di elevatissima qualità». La nota specifica poi che «gli impianti
da poco completati, insieme a quelli in fase di avviamento, comporteranno un
ulteriore incremento della capacità produttiva ed è ragionevole immaginare che
parallelamente crescerà ancora l'esigenza di aumentare la forza lavoro». La
candidatura deve essere inoltrata entro il 27 maggio sul sito web arvedi.it. Per
i curricula conterà anche l'ordine di arrivo.
Benedetta Moro
Cervi sul Carso, agricoltori in allarme - Cresce il
numero di esemplari. Si nutrono di vitigni e olivi. Oggi a Borgo Grotta un
convegno sul fenomeno
SGONICO - È allarme cervi sul Carso. Dopo i danni all'agricoltura provocati
dai cinghiali, ora il nuovo pericolo è rappresentato infatti dalla considerevole
crescita del numero di cervi presenti sul territorio. Se ne contano almeno un
centinaio soltanto sull'altipiano triestino, ma si arriva a novemila in tutto il
Friuli Venezia Giulia. Un problema molto sentito, che troverà una prima analisi
oggi, alla Casa della cultura di Borgo Grotta Gigante, dove, a partire dalle
9.30, è in programma un convegno intitolato "Cervo: una nuova realtà sul Carso -
Esperienze di gestione a confronto". Un appuntamento organizzato di concerto fra
la sezione di Trieste della Federcaccia, l'Associazione dei cacciatori sloveni
del Fvg e l'Unione nazionale cacciatori zona Alpi, con il patrocinio del Comune
di Sgonico. «I cervi sono erbivori - spiega Fabio Merlini, presidente della
sezione triestina della Federcaccia - perciò si nutrono di tutto ciò che
trovano, a cominciare dai vitigni e dalle piante di ulivo, di cui il Carso
triestino è ricco. Ecco perché la loro massiccia presenza, fattore recente e del
tutto nuovo nel nostro territorio - aggiunge - sta provocando non poca
preoccupazione fra tutti coloro che, sull'altipiano, si dedicano
all'agricoltura». Anche Monica Hrovatin, sindaco di Sgonico, è molto attenta
all'evolversi della situazione: «La presenza di cervi in quantità - sottolinea -
costituisce un pericolo per i viticoltori, in quanto questi animali sono
erbivori e sul Carso ci sono moltissime coltivazioni di vario tipo, ma anche per
la popolazione in generale, perché il Carso è densamente popolato, le strade
sono tante e un incidente può essere facilmente provocato da un cervo che
improvvisamente attraversa la strada». «Un esemplare maschio - precisa Merlini -
può raggiungere i 200 chili, mentre una femmina arriva più o meno alla metà.
Ecco allora che il problema esiste». Fra l'altro, l'estate è il momento nel
quale i cervi provvedono alla cosiddetta "pulitura dei palchi", cioè il momento
nel quale eliminano da quelle che normalmente sono definite corna la patina che
si è creata durante l'inverno. Tutto questo per presentarsi al meglio della
forma in autunno, in particolare nel periodo che va da fine settembre alla prima
metà di ottobre, quando inizia la fase del famoso "bramito", cioè il momento
dell'accoppiamento, quando il cervo maschio emette un particolare verso per
richiamare l'attenzione del proprio harem di femmine e procedere alla
riproduzione. «Per pulirsi i palchi - riprende Merlini - i cervi utilizzano gli
arbusti e gli alberi, sfregandosi su di essi. Evidenti anche in questo caso -
prosegue il presidente della sezione provinciale della Federcaccia - i danni che
tale operazione può provocare». Uno degli obiettivi del convegno odierno sarà
quello di definire la possibilità di fissare una serie di piani di abbattimento,
per cercare di contenere il numero di esemplari sul territorio. «Abbiamo
invitato apposta esperti provenienti da altre regioni italiane e dall'estero -
conclude Merlini - per sentire l'opinione di chi ha già proceduto a dare vita a
piani di abbattimento e capire quale potrà essere il modus operandi da attuare
sul Carso triestino».
Ugo Salvini
IL PICCOLO - VENERDI', 11 maggio 2018
Paoletti tira dritto sul Parco del mare: «Abbiamo i
soldi»
Il presidente camerale dopo l'addio della Fondazione: «Spiace ma non
blocca l'opera, ci sono altri finanziamenti»
Tra incontri istituzionali e appuntamenti politici Massimiliano Fedriga ha
in questi giorni un'agenda davvero fitta di impegni. Il fatto quindi che oggi il
trovi il tempo per partecipare alla conferenza stampa sul Parco del Mare in
programma nell'area dell'ex Cartubi, la dice lunga sull'attenzione che il
neopresidente della Regione riserva al progetto. La sua presenza al fianco della
"mente" dell'iniziativa Antonio Paoletti, cioè, non può non essere letta come un
segnale del favore accordato dal governatore all'idea del grande acquario nel
sito della Lanterna.Un appoggio, quello di Fedriga, ovviamente molto importante
per il presidente camerale, che si trova ora ad avere in mano le redini del
progetto. Dopo l'addio della Fondazione, annunciato due giorni fa dal presidente
Massimo Paniccia, alla Cciaa spetta il compito di completare l'acquario, e
soprattutto quello di reperire (oltre ai 22 già in lista) anche i 9 milioni di
finanziamento venuti a mancare con il passo indietro della CRTRieste.Paoletti si
riserva di commentare il tutto nell'incontro di oggi, il primo che si terrà sul
sito dove dovrebbe sorgere il cantiere, ma ieri ha anticipato in tv alcune
opinioni. La linea scelta è quella del minimo livello di scontro, speculare al
garbo con cui Paniccia ha sottolineato di essersi ritirato «in accordo con la
Cciaa»: «Noi non abbiamo problemi economici perciò il progetto finanziariamente
va avanti - ha spiegato il presidente Cciaa -. Spiace, però ognuno fa le scelte
che pensa più utili al suo ente». Paoletti non rinuncia a chiamare a raccolta
tutta Trieste, rilanciando un progetto che ormai dal lontano 2004 è il suo
chiodo fisso, un vero e proprio tormentone per la politica triestina: «A questo
punto bisogna che la città si stringa attorno a un progetto del genere, perché
posti di lavoro, alberghi pieni, negozi che vendono... Sarà un cambiamento come
lo è stato per Genova, Lisbona, Barcellona e via dicendo».Nel frattempo prosegue
l'iter della modifica al piano regolatore del Comune che consentirà di
realizzare l'acquario sul sito di Porto Lido. L'assessore Luisa Polli ha
riferito ieri i particolari delle modifiche al piano di fronte alle
circoscrizioni riunite in Consiglio: «Due parlamentini mi hanno chiesto
ulteriori specificazioni sulle modifiche (che non riguardano soltanto la
Lanterna ma anche altre parti della città, ndr). Di solito sono sempre pronta ad
andare di persona nelle circoscrizioni per spiegare le singole delibere, ma in
questo caso ho ritenuto necessario ricorrere a una convocazione comune in
Consiglio». La ragione sta nel carattere del provvedimento: «Non si trattava di
una semplice illustrazione politica. Qui parliamo di un testo molto tecnico, per
il quale è necessario l'intervento degli uffici. Piuttosto che pagare gli
straordinari al personale comunale per i vari passaggi nelle circoscrizioni, mi
è parso fosse più saggio tenere una seduta unica. Se qualcuno poi lo vorrà,
comunque, potrò andare lo stesso spiegare la norma nelle varie o sedi». Una
volta che il testo sarà approvato anche dal Consiglio, per la prima volta il
Parco del Mare entrerà a far parte del piano regolatore comunale.
Giovanni Tomasin
Traffico illecito di rifiuti "speciali" dal punto
Acegas - Indagati per furto un dipendente e il complice sloveno - I materiali
depositati venivano rivenduti e portati via
Quanto può fruttare sul mercato dell'usato una marmitta, un vecchio
televisore, un aspirapolvere scassata? Qualche decina di euro, forse. Ma se la
marmitta, il televisore e l'aspirapolvere diventano due, tre, quattro, cinque
pezzi alla volta o chissà quanti, e così per settimane e mesi, il giro ha
indubbiamente un certo valore. Tanto più se con un'aggiustatina il materiale può
diventare di nuovo utile. Era un vero traffico di rifiuti quello che la polizia
locale ha scoperto a Trieste in uno dei centri di raccolta dell'AcegasApsAmga,
quello di Roiano in via Valmartinaga. Nei guai è finito un dipendente della
multiutility: un cinquantacinquenne triestino di cui la Procura - che ha
coordinato l'indagine - ha reso note le iniziali: K.R. L'uomo aveva un complice,
uno sloveno di cinquant'anni, S.M. le sue iniziali. È stata proprio l'ex
municipalizzata ad accorgersi del giro losco, segnalando il tutto alle forze
dell'ordine. Gli agenti della polizia locale, grazie a una serie di
appostamenti, hanno constatato che l'operatore, quando notava qualche pezzo
interessante o perlomeno spendibile sul mercato nero, telefonava al "collega"
sloveno con cui era d'accordo. Lui, dopo un po', si presentava a Roiano con il
suo Fiat Fiorino per prendere quanto concordato. Pagando, naturalmente. È così
che il dipendente Acegas ci guadagnava. Guadagnava sui rifiuti che i cittadini
portano al centro di raccolta: spesso roba ingombrante o che non si può buttare
in un normale cassonetto delle immondizie. Rifiuti "speciali", appunto, per cui
è prevista una precisa procedura per il deposito e lo smaltimento. Con ogni
probabilità - sospetta la Procura - il complice sloveno rivendeva a sua volta
quanto acquistava. Si presume oltreconfine. L'indagine si è sbloccata alcuni
giorni fa quando gli investigatori sono passati all'azione fermando lo straniero
a bordo del Fiorino. Il mezzo era pieno di masserizie provenienti proprio dal
centro di Roiano: pneumatici, materiale elettrico, un'idropulitrice, tubi
metallici, termosifoni, valvole termostatiche e miscelatori dell'acqua. L'uomo è
stato bloccato dagli agenti nei pressi dell'Università. Sia lo sloveno che
l'addetto della multiutility dovranno rispondere penalmente di concorso in furto
aggravato continuato. Ma oltre che le conseguenze giudiziarie, il dipendente
dell'ex municipalizzata rischia pure pesanti contraccolpi disciplinari, fino al
licenziamento. L'AcegasApsAmga, che gestisce il centro, è risultata estranea
all'attività illecita. Come detto le segnalazioni sono scattate proprio dall'ex
municipalizzata che da tempo cerca di arginare il problema del traffico di
rifiuti in un altro dei centri di raccolta esistenti a Trieste, quello di via
Carbonara. L'area esterna, che dà su via D'Alviano, è diventata una sorta di
crocevia di materiale da discarica. Tutta roba destinata allo smaltimento, ma
che viene intercettata da alcuni individui. Come? Fermano le automobili che si
recano al centro, proprio nei pressi dell'ingresso, nella speranza di recuperare
qualche pezzo buono. La zona è spesso piena di elettrodomestici, stufe e
materassi. Mesi fa un'operazione della polizia municipale aveva portato
all'identificazione dei responsabili. La nuova indagine, prima in mano al pm
Maddalena Chergia e poi alla collega Chiara De Grassi, era iniziata dopo che una
pattuglia aveva sorpreso una vettura non autorizzata che usciva dal deposito di
via Carbonara. Era carica di rifiuti. Dai movimenti esterni al deposito,
l'inchiesta si è allargata al personale interno fino a risalire all'addetto di
Roiano. Resta un interrogativo sul Fiorino del complice sloveno e sui beni che
trasportava: l'avvocato William Crivellari, che difende lo straniero, ha fatto
ricorso al Tribunale del Riesame ottenendo il dissequestro in virtù di alcune
violazioni procedurali. All'indagato non è stato spiegato che poteva farsi
assistere da un legale. Ma il nuovo pm ha disposto successivamente un sequestro
"preventivo". La prossima udienza dovrà decidere sulla destinazione del mezzo e
dei rifiuti.
Gianpaolo Sarti
L'azienda: «Massimo rigore - Grave danno d'immagine»
Piccoli, responsabile Servizi Ambiente della multiutility: «Siamo parte
lesa» - E il Comune plaude all'opera della Polizia locale: «I controlli non si
fermano»
«Oltre a tutte le violazioni che la persona ha commesso, dispiace perché i
centri di raccolta sono il nostro fiore all'occhiello e sono fondamentali per la
raccolta differenziata, con ottimi risultati sul territorio. Questo
comportamento determina anche un grave danno d'immagine». Così Giovanni Piccoli,
responsabile Servizi Ambientali di AcegasApsAmga, commenta la notizia sulla
denuncia. «L'indagine parte anche dalle nostre segnalazioni, che risalgono ormai
a quasi un anno fa - prosegue Piccoli - perché in particolare nella struttura di
via Carbonara avevamo il sentore che ci fosse qualcosa di anomalo, di strano,
oltre a un problema di decoro urbano all'esterno. Ma le indagini hanno portato
alla luce una situazione che non avevamo sospettato, quella che riguarda via
Valmartinaga, un'area che viene gestita direttamente da noi. È un bene che tutto
questo sia emerso - evidenzia - e che le autorità abbiano dato seguito alle
nostre richieste di attenzione. Certamente ci sentiamo parte lesa e non avevamo
idea che fosse coinvolto un nostro dipendente, abbiamo avviato subito un iter
interno, gestito con il massimo rigore e con grande serietà, che potrebbe
portare al licenziamento della persona coinvolta, se tutto sarà confermato». La
speranza di AcegasApsAmga è che l'episodio non comprometta il regolare servizio,
al quale tanti triestini si rivolgono costantemente e che consente di evitare
l'abbandono di oggetti ingombranti sulle strade, un obiettivo particolarmente
sentito dall'azienda, che in tema ha avviato in passato anche campagne di
sensibilizzazione ad hoc. Già mesi fa erano emersi dei problemi, anche
attraverso segnalazioni giunte alla nostra redazione da parte di chi veniva
fermato, fuori dal centro di via Carbonara soprattutto, da persone che
chiedevano di poter prendere i rifiuti, spesso con insistenza, dalle auto che
puntavano a entrare nel centro stesso. I cittadini non sapevano che le indagini
in realtà erano già in atto. «Proprio a fronte di tante lamentele che anche noi
avevamo recepito - ricorda il vicesindaco Pierpaolo Roberti - avevo chiesto alla
Polizia locale di avviare i controlli, anche se in zona era difficile, per il
traffico vivace e il luogo particolarmente esposto. In più avevo presentato
nell'ultima variazione di bilancio la richiesta di installazione di una
videocamera, che è stata posizionata all'inizio dell'anno, presentata
ufficialmente quando l'indagine si era conclusa. Dalle immagini catturate sono
emersi gli illeciti amministrativi, con le sanzioni a chi lasciava rifiuti
ingombranti all'esterno del centro, e soprattutto si è arrivati alla prima
denuncia, come noto. Voglio ringraziare gli agenti della Polizia locale per
l'ottimo lavoro svolto e i cittadini per averci inviato più volte segnalazioni
sul disagio sentito». Le verifiche proseguiranno, anche a beneficio della
pulizia di tutta la zona. «Di sicuro si continua - sottolinea Roberti -: due
erano i problemi che ora continuiamo a combattere, lo stato di evidente degrado
in cui versava l'area, considerando la gente che scaricava fuori dal centro
oggetti vari, e l'esborso del Comune, che era costretto a interventi di pulizia
straordinaria a carico dell'ente. Ci auguriamo - conclude - che dopo questa
prima denuncia non si ripresentino altri casi».
Micol Brusaferro
L'altro filone dei "cacciatori" disperati -
Organizzazione fai da te che bloccava i cittadini per trovare oggetti
riutilizzabili
L'impianto di videosorveglianza ha permesso anche la riduzione di un altro
fenomeno, quello di chi fermava le auto fuori dai cancelli del centro raccolta
di via Carbonara, invitando le persone a consegnare gli oggetti da smaltire, una
prassi consolidata da anni, denunciata a più riprese soprattutto dai residenti,
stanchi di assistere ogni giorno al ripetersi di uno scenario talvolta sfociato
anche in risse. Lo scorso novembre, dopo le tante segnalazioni giunte alle forze
dell'ordine, AcegasApsAmga e Questura avevano tracciato un identikit dei
"cercatori" di rifiuti. Si trattava nella maggior parte dei casi di individui in
grave difficoltà economica, alcuni anche senza fissa dimora, italiani e
stranieri, di diverse età, frequentatori abituali dell'area, impegnati
quotidianamente nella ricerca di due tipologie di scarto, vecchi
elettrodomestici o computer ormai dismessi. Disposti secondo una sorta di
organizzazione fai da te, nell'arco di tutta la giornata, bloccavano le vetture
in arrivo, con la scusa di dare una mano a scaricare gli oggetti, salvo poi
controllarli con attenzione per verificare cosa fosse riutilizzabile, da
rivendere subito, da riparare o da smembrare. Ciò che non interessava, veniva
abbandonato sul ciglio della strada, contribuendo al degrado della zona, più
volte portato all'attenzione del Comune dai residenti e da chi transitava nella
trafficata arteria vicina. Per gli elettrodomestici la destinazione finale era
l'Est, dove prodotti come videoregistratori o vecchi televisori trovano ancora
un mercato fiorente, per i pc invece l'obiettivo era quello di ricercare piccole
quantità di materie preziose all'interno, anche in questo caso da rivendere. La
divisione degli ingombranti avveniva quasi sempre in base a regole non scritte,
ma decise evidentemente dal nucleo di persone, sempre le stesse, che gravitavano
attorno a via Carbonara e che arrivavano già al mattino presto, in gruppetti di
due o tre. Non sono mancati in passato anche episodi di litigi o risse,
segnalati sempre dai cittadini, quando forse gli oggetti da spartire o qualche
nuovo avventore non gradito avevano creato divergenze tali da provocare urla e
spintoni, con situazioni di disagio che si andavano ad aggiungere al degrado
generale dello spazio antistante il centro.
(mi.b.)
IL PICCOLO - GIOVEDI', 10 maggio 2018
Fondazione CRTrieste si sfila dal Parco del mare
La Fondazione CRTrieste si sfila dal progetto del Parco del mare. Lo fa con
garbo, senza affondare il colpo verso l'ex partner Camera di commercio della
Venezia Giulia, ma inesorabilmente. A darne la notizia è lo stesso presidente
Massimo Paniccia: «Ragioni normative ci impediscono di partecipare. Di comune
accordo con la Cciaa, facciamo un passo indietro per consentire la realizzazione
del progetto». Figura misurata, Paniccia viene meno alla sua consueta
riservatezza per chiarire personalmente la posizione della Fondazione, visto che
da tempo si mormora del possibile ritiro dell'ente dal progetto. Il presidente
della Fondazione premette l'impegno profuso dall'ente a favore del Parco del
mare nel corso degli anni: «Siamo stati noi a creare le premesse perché il
progetto diventasse realizzabile - precisa -. L'abbiamo fatto sia con
l'intervento con l'architetto Peter Chermayeff volto a ipotizzare la struttura,
sia con il nostro advisor che ha fatto la valutazione di sostenibilità, ancora
nel 2015. Abbiamo poi ottenuto il consenso di Regione e Comune in un momento in
cui il progetto, mi pare, era finito su un binario morto». Ora, però, la
Fondazione non intende proseguire nell'avventura. Paniccia riprende ed espone le
perplessità di carattere normativo già esposte nella lettera inviata nei mesi
scorsi al presidente della Cciaa Antonio Paoletti: «Ci sono delle norme e
un'authority che controllano l'operato della Fondazione, l'unica possibilità che
noi avevamo di realizzare un progetto simile era gestirlo con un project
financing in proprio, attraverso una società strumentale di cui dovevamo
detenere la maggioranza». Secondo gli addetti ai lavori, la riluttanza della
Cciaa a cedere del tutto il timone alla Fondazione sarebbe uno dei motivi per
cui quest'ultima ha infine deciso di ritirarsi: realizzazione e gestione di un
acquario del genere sono una partita in cui nessuno dei due enti accetta
volentieri un ruolo di luogotenente. Ma Paniccia non ne fa menzione, e spiega
che la comparsa di un potenziale partner privato rende di fatto impossibile la
partecipazione della Fondazione: «Si è venuta a creare una cordata che si
propone per il progetto. In questo quadro noi non possiamo avere un ruolo, pur
essendo lieti della notizia. Di comune accordo con la Cciaa, li lasciamo
procedere con l'iniziativa di Porto Lido e ci tiriamo indietro». Con la
Fondazione, però, vengono meno anche i nove milioni di finanziamento che l'ente
aveva messo sul progetto finora: «La normativa è stringente su questo, noi non
possiamo in alcun modo dare fondi ai privati». Viene meno ovviamente anche la
partecipazione all'acquisizione di Trieste Navigando, la concessionaria di Porto
Lido, che secondo il piano originario sarebbe dovuta diventare la società
strumentale controllata al 51% dalla Fondazione: «Rinunciamo a favore della
Camera di commercio. Siamo comunque soddisfatti di aver creato le condizioni
perché si potesse realizzare un'opera che favorisce lo sviluppo di Trieste». Ma
nel caso in cui cambiassero le condizioni attuali, la Fondazione sarebbe
disposta a tornare "a bordo"? Paniccia risponde: «Io mi auguro che vada tutto in
porto così come sta andando ora. Dopodiché la Fondazione è sempre a disposizione
dello sviluppo socioeconomico della città, purché questo risponda alle
condizioni normative che dobbiamo rispettare. Eventualmente, un domani, anche
sul Parco del mare. Ma penso che non ce ne sarà bisogno». La cordata cui fa
riferimento il presidente della Fondazione è quella della Icop, la società
friulana che sta realizzando la piattaforma logistica del porto. Nei mesi scorsi
la Icop aveva manifestato il suo interesse alla realizzazione dell'acquario,
inviando una lettera a tutti gli enti interessati. In un primo momento quel
tentativo non aveva sortito risultati concreti, ma il presidente della Icop
Vittorio Petrucco conferma che l'interesse è ancora vivo: «Se devo attenermi ai
fatti, siamo ancora in una fase interlocutoria. Ma abbiamo delle persone che
stanno lavorando a una proposta concreta, i cui numeri reggano. Ci piacerebbe
presentare un piano realizzabile». Con l'uscita di scena della Fondazione
l'onore, e soprattutto gli oneri, passano tutti alla Cciaa.
Giovanni Tomasin
Il colpo di scena alla vigilia della presentazione
ufficiale - le tempistiche
Il presidente della Camera di commercio della Venezia Giulia Antonio
Paoletti attenderà domani per commentare l'uscita di scena della Fondazione. E
lo farà in uno scenario inedito: è prevista proprio per domani pomeriggio,
infatti, una conferenza stampa a Porto Lido sul Parco del mare, cui
parteciperanno anche il sindaco Roberto Dipiazza e, soprattutto, il
neopresidente regionale Massimiliano Fedriga. L'appuntamento è importante per
due motivi. Il primo: è la prima volta che le porte del sito della Lanterna si
aprono ai media per parlare dell'acquario. Ma il secondo è ancora più rilevante:
nel momento in cui la Cciaa perde il suo partner storico nell'impresa, si
assicura se non altro di mantenere l'appoggio della Regione, anche con la nuova
amministrazione a guida leghista. Al di fuori dei canali ufficiali, la Cciaa
prende con filosofia l'annuncio di Paniccia. La presa di distanza della
Fondazione è cosa nota ormai da tempo in piazza della Borsa, e la Camera conta
di poter sopperire altrimenti al venir meno dei nove milioni di finanziamento: è
pronta ad accendere dei mutui, e scommette anche sulla possibilità che diverse
cordate (oltre a quella di Icop, vedi articolo a sinistra) si presentino al
bando di realizzazione dell'acquario. Non parliamo di spiccioli. Finora il
prospetto dei finanziamenti necessari era il seguente: nove milioni messi a
disposizione dalla Cciaa, altri nove dalla Fondazione e due milioni dalla
Regione, a cui si sarebbero dovuti poi aggiungere altri 22 milioni da parte
dell'eventuale socio privato. I fondi da reperire salgono così a quota 31
milioni. La Camera si trova quindi ad affrontare un compito complesso, per il
quale è necessario assicurarsi l'appoggio delle istituzioni. Quello del Comune è
ormai assodato: Dipiazza non sarà forse un fan fanatico del progetto, ma ha
avviato tutte le iniziative necessarie a renderlo realizzabile. Non ultima la
modifica al Piano regolatore cittadino, sincronizzata con quella dell'omologo
strumento portuale, che renderà possibile la costruzione di un acquario alla
Lanterna. La norma è stata approvata nelle scorse settimane dalla giunta e il
suo iter verso il Consiglio è blindato. Se la Fondazione aveva avuto un ruolo
chiave nell'ottenere il via libera (e due milioni) da parte della Regione, pare
che il suo venir meno non trascini con sé anche l'ente regionale. La
partecipazione del presidente Fedriga alla conferenza stampa è un dato che
consente a Paoletti di tirare un sospiro di sollievo.
(g.tom.)
Un'idea in balia degli umori politici - La proposta fu
lanciata nel 2004. Da allora una sfilza di false partenze
Ora qui, ora là. Ora sì, ora no. È una storia a intermittenza quella del
Parco del Mare. Ormai è praticamente una crociata per Antonio Paoletti, il
presidente della Camera di Commercio che per primo lo propose nel lontano 2004,
come "premio di consolazione" per una Trieste abbattuta dall'esclusione
all'Expo. Cos'è il Parco del Mare? La Cciaa lo definisce così in un comunicato
recente: «Il Parco di Trieste con il suo grande acquario consentirà all'Italia
di avere due attrattori di elevate dimensioni, uno ad Ovest - l'Acquario di
Genova - e l'altro ad Est nel Friuli Venezia Giulia». Il parallelo con Genova è
presente fin dall'inizio, dai primi annunci del 2004. Da allora, però,
ripercorrerne le vicende è come sgranare un rosario di intoppi. All'inizio si
pensa di collocarlo sul terrapieno di Barcola, subito dopo sequestrato per
inquinamento. Nel 2006 spunta l'ipotesi dell'acquario al posto del mercato
ortofrutticolo di Campo Marzio. Se ne parla per un paio d'anni, poi la cosa
finisce nel nulla. Nel 2008 si valuta una posizione tra il Salone degli Incanti,
il Magazzino vini e l'area ex Bianchi. A metà 2009 anche questa ipotesi viene
bloccata perché uno studio del Comune (sindaco ancora Roberto Dipiazza) pone
forti dubbi sulla sostenibilità economica. Nella primavera del 2010 Dipiazza
propone una soluzione di minima che pare preludere al cestinamento definitivo:
«La soluzione è piazzare delle vasche per i pesci all'interno del Salone degli
Incanti senza mettersi a costruire mega-strutture insostenibili. Trieste può
sopportare un acquario da 200-300 mila visitatori l'anno, non un Parco del mare
da un milione di presenze con costi di manutenzione folli». Nel 2012 il sindaco
del Pd Roberto Cosolini torna a vagliare Campo Marzio. Nel giugno 2013, spunta
una nuova proposta: i magazzini 3 e 4 del Porto vecchio, in mano a Greensisam.
Anche questa idea finisce nel cestino. Nel 2014 il vicepresidente regionale di
centrosinistra Sergio Bolzonello stronca il Parco: «Neanche un euro, progetto
inattuabile». Nel 2014, quando Paoletti tira fuori la destinazione di Porto
Lido, la Regione cambia idea. Nel settembre del 2015 il progetto viene
presentato all'ente pubblico: lo firma l'architetto statunitense Peter
Chermayeff, autore degli interventi all'acquario di Genova e dei parchi
acquatici di Boston, Osaka, Baltimora e Lisbona. Il disegno iniziale è maestoso,
poi viene liofilizzato per ridurre costi di gestione e spazi. Nel dicembre dello
stesso anno Fondazione CRTrieste si rende disponibile a dare nove milioni. Il
resto è storia recente: la Regione mette a disposizione dei fondi, Cciaa e
Fondazione si accordano per acquisire Trieste Navigando. Il Comune si attiva per
il cambio di piano regolatore, senza contare il fatto che Costa Edutainment,
ramo acquari della compagnia d'armatori, manifesta il suo interesse per la
gestione della struttura.
g.tom.
Anidride carbonica - Mai così tanta in 800mila anni
In 800mila anni, non c'è mai stata così tanta anidride carbonica nell'aria:
ad aprile, il livello mensile ha superato le 410 parti per milione (ppm). Sono i
dati diffusi dal Mauna Loa Observatory alle Hawaii e rilanciati da Business
Observer. Benché l'homo sapiens si sia evoluto solo 200mila anni fa, dagli studi
dei ghiacci in Groelandia e Antartide, gli esperti sono riusciti a sapere come
era l'atmosfera andando indietro fino a 800mila anni fa. Ma è negli ultimi due
secoli che la situazione è peggiorata rapidamente, con l'immissione
nell'atmosfera di grandissime quantità di Co2. Da qui, l'allarme sul
riscaldamento globale lanciato dagli scienziati. Con l'accordo di Parigi sul
clima, l'obiettivo è di limitare l'aumento della temperatura globale entro i 2
gradi Celsius, ma secondo lo studio pubblicato su Nature la tendenza attuale
viaggia verso i 3 gradi.
ALLIANZ - Anche il colosso tedesco dice addio al
carbone
Anche Il colosso assicurativo tedesco Allianz, dopo le Generali, pianifica
il suo addio al carbone, rinunciando progressivamente ad assicurare aziende che
basano i loro affari su questa fonte energetica, nel solco degli obiettivi del
clima posti dall'accordo di Parigi. «Entro il 2040 - si legge sul sito del
gruppo - i modelli di affari basati su carbone, che si trovano nel portfolio dei
clienti, dovrebbero progressivamente scadere». E si punterà sempre di più di più
sulle rinnovabili, si spiega. Una svolta confermata anche ieri di fronte
all'assemblea degli azionisti a Monaco.
Acque italiane avvelenate da diserbanti e pesticidi
Dal dossier di Ispra un quadro allarmante per l'ambiente e la salute
umana - Nelle regioni del Nord i campioni inquinati raggiungono anche il 90 per
cento
ROMA - Quanti pesticidi si trovano nelle acque superficiali e sotterranee
italiane, e quanto sono pericolosi? Ispra - l'Istituto Superiore per la
Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell'Ambiente - presenta i
risultati delle periodiche analisi sui pesticidi delle acque italiane, con
riferimento al biennio 2015-2016. E il quadro che emerge è allarmante per
ambiente e salute umana. Nella sola agricoltura si utilizzano in Italia 130.000
tonnellate all'anno di pesticidi, mentre non si hanno dati sui biocidi
utilizzati per altri usi (ad esempio lungo i binari ferroviari). I principi
attivi utilizzati sono circa 400 e molte sono le miscele. Fortunatamente da anni
esiste un quadro normativo italiano ed europeo che definisce limiti e standard,
ed è così possibile monitorare la presenza di queste sostanze ed individuare le
soglie di pericolosità. Si tratta di sostanze chimiche complesse e
potenzialmente molto rischiose, nascono infatti per uccidere organismi viventi
ritenuti dannosi per le coltivazioni, ed il rischio per la salute pare
sicuramente sottostimato. Il lavoro di ricerca di Ispra è notevole, con circa 2
milioni di analisi e 36.000 campionamenti. Un primo dato preoccupante ci dice
che nel 67% delle analisi su acque superficiali, e nel 33,5% delle analisi su
acque sotterranee è stata verificata la presenza di pesticidi. Un fenomeno
diffuso quindi, specie nell'area padana. In alcune regioni la presenza di
pesticidi interessa il 90% delle analisi delle acque superficiali in Friuli
Venezia Giulia, provincia di Bolzano, Veneto e Piemonte, più dell'80% dei punti
in Emilia Romagna e Toscana. Supera il 70% in Lombardia e provincia di Trento.
Ma anche nelle acque sotterrane in alcuni regioni (Friuli, Piemonte, Sicilia) si
arriva al 60/80% dei casi. Nei campioni si trovano 259 sostanze diverse. Ma
veniamo al superamento dei limiti: nelle acque superficiali il 23,9% dei
campioni registrano valori superiori ai limiti ambientali di legge, l'8,3% nelle
acque sotterranee. Un fenomeno in aumento dal 2003 al 2016 nonostante la
graduale crescita delle colture biologiche o integrate. Un andamento che sembra
molto collegato sia alla cessazione dell'uso di alcune sostanze e
all'introduzione di nuove, con un saldo di fatto ancora negativo. Aumentano le
miscele di pesticidi, fenomeno legato a una crescente complessità dei
trattamenti da parte degli agricoltori. I superamenti dei limiti si concentrano
nel Nord Italia e in Toscana, e appaiono di minore intensità nelle altre
regioni. Nelle acque superficiali i contaminanti più diffusi sono il glifosato
(erbicida tra i più diffusi al mondo), mentre nelle acque sotterranee è ancora
diffusa l'atrazina, presente benché proibita negli anni '80. Altro problema da
risolvere: alcuni prodotti cancellati continuano a essere presenti negli
ecosistemi, a testimonianza del fatto che questi si muovono e si degradano molto
lentamente. Siamo insomma ancora distanti dagli obiettivi della legge europea
che prevedeva il raggiungimento di un buono stato chimico nelle acque
superficiali entro il 2015. La dinamica di vendita dei prodotti si riduce dal
2002, anche se aumenta di nuovo nel periodo analizzato 2014-2016, crescita
legata a una certa ripresa del settore agricolo in quegli anni. Resta il fatto
che l'uomo assume questi prodotti tramite l'acqua, il cibo ma anche attraverso
respirazione e contatto con la pelle.Il Rapporto segnala, quindi, una criticità
che forse pensavamo in via di soluzione. Occorre un aggiornamento delle
politiche di settore, maggiori controlli ed omogenei in tutto il territorio
nazionale. Una più forte selezione dei prodotti in commercio e una maggiore
attenzione al loro uso da parte degli agricoltori. Una più forte spinta alla
conversione biologica dell'agricoltura e, infine, maggiori controlli sull'acqua
potabile, come indicato dalla nuova bozza di Direttiva europea. Insomma migliora
il quadro delle analisi e dei controlli, ma quella dell'inquinamento agricolo è
una battaglia ancora da vincere.
Alfredo De Girolamo
Pola, allarme radon nelle scuole - Concentrazione oltre
i limiti in cinque strutture. Il Comune: situazione monitorata e sotto controllo
POLA - Scoppia il caso del radon in alcuni plessi scolastici a Pola.
Comprensibile l'apprensione e l'ansia dei genitori per la concentrazione del gas
oltre il limite consentito di 300 becquerel per metro cubo rilevata in due
istituzioni prescolari e in tre scuole della città. Tra queste c'è anche la
elementare italiana "Giuseppina Martinuzzi", nel cui edificio trova posto pure
la sezione Delfini dell'asilo italiano Rin Tin Tin. Il radon è un agente di
rischio per la salute umana: l'Organizzazione mondiale della sanità lo indica
come fattore di incremento di rischio di tumore polmonare. La vicenda è emersa
solo dopo che i risultati delle rilevazioni sono stati resi noti dal quotidiano
istriano Glas Istre, malgrado le indagini fossero state effettuate dal
Dipartimento di Fisica dell'Università di Osijek già nel 2015. E in molti si
chiedono per quale motivo non se ne sia parlato prima d'ora. In questo contesto,
a tranquillizzare l'opinione pubblica ha provveduto in una conferenza stampa
convocata a palazzo municipale la vice assessore all'Edilizia Ingrid Bulian.
Invitando tutti a non lasciarsi andare agli allarmismi, Bulian ha sottolineato
che «le misurazioni non hanno dato risultati allarmanti e la misura da adottare
subito per abbassare la concentrazione del radon è quella di arieggiare gli
ambienti. Poi, se sarà necessario, si procederà a interventi di bonifica che
all'estero hanno dato ottimi risultati, tanto che pensiamo di seguire il modello
di intervento attuato dall'Irlanda e dalla Svizzera». La vicesindaca Elena Puh
Belci ha annunciato che si procederà comunque a ulteriori misurazioni per
confrontare i dati già esistenti con quelli da rilevare: sarà inoltre attuato un
monitoraggio continuo per garantire che le scuole e gli asili risultino ambienti
totalmente sani per gli alunni. «Sia a Pola che a livello regionale - ha
aggiunto Puh Belci - verranno fissate norme in materia di riduzione dalle
esposizioni alla radioattività naturale derivante dal gas radon in ambienti
chiusi». Intanto a breve arriverà in città Vanja Radolic, professore ordinario
del Dipartimento universitario di Osijek, per tenere un incontro in cui
rispondere alle domande e ai dubbi di tutti gli interessati. Radolic, in
risposta ai quesiti posti dall'amministrazione municipale, ha già fatto sapere
che l'esposizione per poco tempo al radon non causerà problemi sanitari,
raccomandando però al contempo di non soggiornare a lungo negli ambienti fuori
norma. Intanto la direttrice della scuola elementare italiana "Giuseppina
Martinuzzi" Susanna Cerlon ha detto di avere appreso del problema solo dalla
stampa, non in via ufficiale dalle istituzioni: «In ogni caso - ha fatto sapere
- ci batteremo per la promozione della cultura della salute e della sicurezza
negli ambienti di lavoro e vita». Del problema si è parlato anche nella seduta
dell'Assemblea dell'Unione Italiana a Pola, dove - aspetto sanitario a parte - è
stata anche espressa preoccupazione per il possibile calo di iscrizioni alla
scuola italiana. Il presidente dell'Ui Furio Radin ha annunciato tutto
l'appoggio possibile nella soluzione del problema.
(p.r.)
Sit in per la pace in piazza Oberdan - Scelto per il
raduno il luogo dove i nazisti portavano i prigionieri politici
«In via Beccaria, dietro piazza Oberdan, c'è il portone dal quale i nazisti
accedevano all'edificio dove di nascosto trasportavano i prigionieri politici»,
spiega Luciano Ferluga, del Comitato per la pace Danilo Dolci. Il palazzo
corrisponde al civico 4 della piazza, attualmente sede di una banca, scelto ieri
dal Comitato come luogo simbolico per commemorare tre ricorrenze, che cadono
tutte nella data del 9 maggio. La prima è l'anniversario della fine della
Seconda guerra mondiale, che in Europa orientale si celebra come Giornata della
vittoria. Ma la data è stata scelta anche per la festa dell'Europa e per la
giornata dedicata alle vittime del terrorismo. La manifestazione è iniziata con
l'osservanza di un minuto di silenzio, a memoria di «coloro che ancora oggi
muoiono per guadagnarsi il pane quotidiano». È quindi intervenuto il giornalista
Luciano Santin: «Esistono la libertà dalla fame, dai bisogni e dalla violenza e
la libertà di agire. Quest'ultima dev'essere limitata da regole altrimenti scade
nella licenza del più forte che vuole sopraffare il più debole: è la narrazione
relativa alla "deregulation" che vuole sottrarre diritti spacciandosi per una
libertà fasulla». L'attrice Sara Alzetta ha quindi eseguito delle letture su
Ondina Peteani, prima staffetta partigiana in Italia, mentre tra il pubblico era
presente il figlio Gianni Peteani. È stata ricordata anche la figura di Ljubo
Susic, partigiano antifascista deportato a Buchenwald, venuto a mancare il 9
febbraio scorso. Sotto le bandiere della pace allestite per l'occasione erano
presenti decine di persone.
Lilli Goriup
GREENSTYLE.it - MERCOLEDI', 9 maggio 2018
Una bottiglia di carta per sostituire quelle di plastica, ecco come
Un chimico britannico ha inventato una innovativa bottiglia di carta dotata di un rivestimento impermeabile che può essere biodegradata nel giro di pochissime settimane. Un’invenzione che potrebbe contribuire a salvare gli oceani dalle tonnellate di rifiuti di plastica che vengono lì scaricati ogni anno da persone e industrie.
Si chiama Choose Water e viene proposta in crowdfunding come la bottiglia senza plastica: è realizzata nello specifico con un involucro esterno di carta riciclata, mentre all’interno dispone di un rivestimento impermeabile, fatto però di materiali biodegradabili che riescono a legarsi all’involucro cartaceo creando così una barriera che impedisce all’acqua di raggiungere la carta. Secondo colui che l’ha inventata, James Longcroft, gli strati interni ed esterni della bottiglia si decompongono entro sole tre settimane. “Abbiamo un solo pianeta e dobbiamo agire ora per assicurarci di proteggerlo per le generazioni future”, spiega Longcroft, esplicando così lo scopo di una invenzione del genere. Il chimico mantiene il massimo riserbo sulla composizione della bottiglia di carta, ma assicura che è “completamente sostenibile” e che incorpora anche sostanze in grado di ridurre l’acidità del suolo e di fornire nutrienti agli ecosistemi idrici. La speranza è che questo prodotto sostituirà le bottiglie di plastica monouso e aiuterà a salvare gli oceani del mondo dai rifiuti di plastica, che solitamente richiedono centinaia di anni per essere decomposti.
Floriana Giambarresi
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 9 maggio 2018
Rifiuti, Italia a due velocità - Green Book: modello
industriale solo al Nord. Servono investimenti per 4 miliardi
ROMA - Ottime performance economiche ed ambientali nel Nord Italia grazie al
binomio "riciclaggio/termovalorizzazione" (come accade nel Nord Europa), mentre
nel Centro ed in particolare nel Sud sussistono peggiori performance economiche
ed ambientali grazie alla formula "poco riciclaggio, impianti di selezione,
discarica" (cosi come accade nei Paesi del Sud Europa e nei Paesi in via di
sviluppo). Nel Nord Italia si fa il 65% di raccolta differenziata, il 25/30% di
termovalorizzazione (quindi discarica quasi zero), e si spende 271 euro per
famiglia all'anno. Il Sud Italia fa il 37,6% di raccolta differenziata, non ha
praticamente impianti di termovalorizzazione e va in discarica per due terzi dei
rifiuti, spendendo 363 euro a famiglia. Questi i dati principali che emergono
dal Green Book, il rapporto sulla gestione dei rifiuti urbani in Italia a cura
della Fondazione Utilitatis in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti e
realizzato per Utilitalia (che riunisce le aziende operanti nei servizi pubblici
dell'acqua, dell'ambiente, dell'energia elettrica e del gas). Cifre che parlano
chiaro e che danno l'idea di come nel settore dei rifiuti il Paese sia diviso a
metà: per lo smaltimento in discarica, il Sud è al 62% del rifiuto urbano
residuo a livello nazionale, mentre la situazione si capovolge sugli impianti di
recupero energetico, concentrati al Nord dove viene trattato il 69%, il 12% al
Centro e il 19% al Sud. Ma il Green Book prova anche a spiegare il perché di
questa situazione così chiara. Il Nord ha scelto un modello di gestione
industriale e moderno, il Sud no. Al Nord un terzo degli abitanti è gestito da
aziende quotate in Borsa, al Sud zero. Al Nord il 50% degli abitanti è servito
da aziende pubbliche o miste, al Sud solo un terzo. Al Nord le gestioni in
economia non esistono più, al Sud servono due terzi degli abitanti. Al Nord i
gestori sono ormai qualche decina, al Sud qualche centinaio. Un altro dato
interessante riguarda la dinamica dei costi, che dal 2014 in Italia non crescono
più, con una media pari a circa 310 euro a tonnellate. È vero al tempo stesso
che i differenziali regionali di costo continuano ad essere molto diversi: Sud a
360 euro e Nord a 270 con il Centro intorno a 330. Il settore ambientale dei
rifiuti si conferma una grande azienda verde nazionale, con 12 miliardi di euro
di fatturato, 90.000 dipendenti, quasi 600 aziende, bilanci in utile e
redditività alta, investimenti in crescita. Un'industria nazionale al centro
della green economy e della sfida dell'economia circolare lanciata dall'Unione
Europea per l'uso efficiente delle risorse e dell'energia. Tra le cattive
notizie, l'elevata frammentazione gestionale diffusa (il 55% delle aziende,
quelle piccole, si divide solo il 10% del mercato, il 3% delle aziende, le
grandi, il 37%); la poca concorrenza (le gare per il servizio di fatto sono
state fatte solo in Toscana - tutta - un po' in Umbria ed Emilia Romagna,
pochissimo in Veneto, Marche e Sicilia),pesa su efficienza e qualità del
servizio; la dotazione infrastrutturale, insufficiente e sbilanciata verso il
Nord. Il fabbisogno di investimenti in Italia è stimato in 4 miliardi di euro
per la raccolta differenziata. Si investe sempre di più - nel 2017 il trend
degli investimenti in raccolta sono aumentati del 73% rispetto al 2012 - ma
ancora non basta. Lo sforzo da fare è enorme per realizzare impianti per il
riciclaggio della frazione organica e della frazione secca, per il recupero
energetico e per le discariche. Probabilmente 20/30 miliardi di euro nei
prossimi 10 anni. Intere aree del nostro Paese sono prive degli impianti
necessari e sopravvivono con discariche o con impianti di selezione da cui
escono rifiuti prodotti da altri rifiuti che vanno nel Nord Italia o nel Nord
Europa. Insomma il Green Book ci fornisce indicazioni chiare e adeguate ad
orientare le politiche dei prossimi mesi e dei prossimi anni: sostegno agli
investimenti, promozione di riciclaggio e recupero energetico, efficienza
gestionale e rafforzamento delle imprese, concorrenza e non da ultimo il
superamento della frammentazione.
Alfredo De Girolamo
'Uti giuliana investe su mobilità lenta e trasporti via
mare
TRIESTE - Valorizzare la rete dei percorsi della mobilità lenta - sentieri e
piste ciclopedonali -, intensificare i collegamenti marittimi, anche
transfrontalieri, con l'obiettivo di promuovere percorsi turistici via mare e
lungo la costa. Questi gli obiettivi delineati nell'ambito del primo tavolo di
coordinamento dei portatori di interesse relativo alle strategie contenute nel
Patto territoriale 2017-2019 dell'Uti giuliana, che beneficia delle risorse
messe a disposizione dalla Regione. L'incontro, che si è svolto nella sede
dell'Uti giuliana, a palazzo Galatti, ha visto protagonista l'architetto Romana
Kacic, incaricata di stendere il progetto. «Il programma di interventi relativo
alla mobilità lenta, definito "Obiettivo 1", dovrà prevedere l'esecuzione di
lavori da suddividere nelle tre annualità, dal 2018 al 2020, fino all'importo
massimo di 200 mila euro annui - ha precisato - e quindi di complessivi 600 mila
nel triennio. In merito all'"Obiettivo 2", che riguarda il potenziamento dei
collegamenti marittimi - ha proseguito Kacic -, il programma di interventi dovrà
prevedere l'esecuzione dei lavori a partire dal 2019 per gli importi massimi di
150 mila nel 2019 e di altrettanti nel 2020, per un totale di 300 mila euro. In
entrambi i casi, all'interno dell'importo di finanziamento troverà copertura la
spesa tecnica per la redazione dei successivi livelli di progettazione». I
criteri per la scelta degli interventi prioritari dovranno tenere conto della
presenza di eccellenza nell'area, le caratteristiche specifiche del territorio,
l'esistenza di vincoli ambientali e paesaggistici che possano compromettere e
allungare i tempi di realizzazione. Il progetto dovrà inoltre tener presenti
strategie e risultanze già conseguite con il Programma per la cooperazione
transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013 e gli obiettivi proposti nel
2014-2020. L'incontro ha visto numerosi interventi da parte di una cinquantina
di rappresentanti degli enti territoriali pubblici e privati, di associazioni e
organizzazioni impegnati nel turismo e nel trasporto, tutti tesi alla
predisposizione di un'ipotesi di fattibilità degli interventi di manutenzione e
di nuova realizzazione dei percorsi turistici per la mobilità lenta e dei
collegamenti marittimi verso le località turistiche.
(u.s.)
L'altipiano reclama autobus più frequenti tra i paesi e
le scuole
Lettera dell'Istituto comprensivo alla Trieste Trasporti in cui 120
famiglie chiedono un cambio di passo nel servizio
TRIESTE - Una fermata aggiuntiva, una pensilina da inserire, una serie di
agevolazioni per i bambini e i ragazzi che frequentano le scuole dell'altipiano
in tema di sicurezza e, soprattutto, la modifica degli orari in vigore per i
bus, che al momento non rispondono alle esigenze del territorio. Sono le
richieste dell'Istituto comprensivo statale Altipiano, inviate alla Trieste
Trasporti, con l'obiettivo che vengano accolte a partire dal prossimo settembre
o comunque prima dell'avvio del prossimo anno scolastico. I soli ragazzi delle
scuole medie, che usufruiscono spesso del servizio, sono circa 300, e il
passaggio degli autobus, finora, secondo molti genitori, non copre in modo
ottimale la zona. La dirigente scolastica Marina Reppini, dopo aver sentito la
voce di mamme e papà dei figli iscritti all'Istituto comprensivo, ha inviato per
l'appunto una richiesta ufficiale alla Trieste Trasporti, con la firma di 120
famiglie in allegato, con diverse richieste, a cominciare proprio
dall'adeguamento dell'orario, dopo aver raccolto le istanze dei tanti alunni
presenti. «Spesso gli orari di passaggio degli autobus - scrive la dirigente
nella lettera - non sono compatibili con le aperture dei numerosi plessi
scolastici e questo provoca molte difficoltà alle famiglie». Segue una lista
dettagliata di esigenze espresse, sempre in collaborazione con i genitori. Per
la scuola de Tommasini di Opicina serve ad esempio il passaggio in tutte le
frazioni dell'altipiano della linea 39: gli studenti infatti sono costretti a
camminare per lunghe distanze da casa per raggiungere gli istituti o per
rientrare, e in più andrebbero cambiati gli orari che il bus osserva
attualmente. Per la scuola secondaria di primo grado de Tommasini viene espresso
anche in questo caso il bisogno di orari diversi rispetto a quelli in vigore e
viene segnalata anche l'esigenza di posizionare una pensilina di fronte alla
scuola di Banne, in direzione Basovizza. Per la sede di Prosecco viene fatto
osservare come l'orario della linea 46, che transita per Gabrovizza, sia
completamente sfasato rispetto a uscite ed entrate dei ragazzini. L'Istituto
formula poi una serie di osservazioni di carattere generale, come l'assenza di
collegamenti con le frazioni di Pese, Grozzana, Draga e San Lorenzo, le sole tre
corse giornaliere della linea 51, che andrebbe potenziata, la necessità di un
volontario del traffico nel passaggio pedonale di strada per Vienna per la
sicurezza dei giovani, la fermata troppo lontana dalla scuola de Tommasini e la
situazione di criticità relativa ai collegamenti con la frazione di Campo Romano
e via Bonomea. «Il miglioramento degli orari in particolare - sottolinea ancora
la dirigente nella lettera - porterebbe a un maggior utilizzo dei mezzi
pubblici, oltre che agevolare le famiglie sprovviste di mezzo di trasporto». La
lettera è stata inviata nelle settimane scorse. Dalla Trieste Trasporti spiegano
che tutte le segnalazioni espresse dai vari istituti vengono prese in
considerazione e valutate con attenzione, e che la mail spedita sarà esaminata a
breve. «Si auspica che i suggerimenti possano trovare accoglienza a partire dal
10 settembre - conclude la dirigente - data di ripresa delle attività
didattiche».
Micol Brusaferro
Comitato Dolci - Festa dell'Europa per i 73 anni di pace
Oggi, Festa dell'Europa, ricorre il 73° anniversario della fine della seconda guerra mondiale. Nell'occasione il Comitato Danilo Dolci promuove un incontro pubblico alle 17.30 in piazza Oberdan davanti al palazzo che ospitò il comando della polizia politica delle Ss. In programma letture, poesie, testimonianze per dire no a tutte le guerre.
Regione - Convegno su cibo e tradizioni a tavola
Oggi e domani a Trieste si svolgerà un convegno internazionale dedicato a "Cibo, tra sostenibilità alimentare e salvaguardia dei saperi tradizionali". Le sessioni di lavoro si apriranno domani alle 15 nel salone di rappresentanza del Palazzo della Regione in piazza Unità, durante le quali si alterneranno esperti italiani e stranieri.
CONFERENZA sul pino nero
Per gli incontri organizzati da Italia Nostra e dal Comune, Andrea Nardini parlerà su "Il declino del pino nero: un effetto dei cambiamenti climatici?". Al Museo di Storia naturale, alle 17.30.
IL PICCOLO - MARTEDI', 8 maggio 2018
Operazione sicurezza sulle strisce pedonali - Partenza
da Barcola
Avviati da viale Miramare gli interventi decisi dal Comune -
Attraversamenti protetti anche in via Flavia e via Revoltella
Rendere più visibili e strutturati alcuni attraversamenti pedonali in
determinate strade ad elevata percorrenza e crearne di nuovi. È partita ieri da
viale Miramare l'operazione del Comune, che si concluderà prima dell'inizio
dell'estate, per il miglioramento della sicurezza stradale in alcune aree
critiche, centrali e periferiche, della città, teatro spesso di incidenti.
Interventi finanziati con 115 mila euro. A presentare il nuovo cantiere a
Barcola, all'incrocio con via Panzera, gli assessori Elisa Lodi (Lavori
pubblici) e Luisa Polli (Urbanistica) assieme al direttore del Servizio strade
Enrico Cortese. La ditta appaltatrice Cp Costruzioni srl (che nel capoluogo
giuliano al momento è impegnata pure nel restyling di palazzo Biserini, in
piazza Hortis) ha incominciato a lavorare nella giornata di ieri all'altezza del
civico 135 di viale Miramare. Procederà poi sul tratto di strada vicino alla
Pineta di Barcola, in particolare in prossimità dell'incrocio con salita di
Contovello, e subito dopo il distributore di benzina Tamoil. Questi lavori
termineranno in una decina di giorni. Si rinforzeranno subito dopo gli
attraversamenti pedonali in via Revoltella: nei pressi della chiesa San Pio X e
nel punto in cui la strada principale s'interseca con via San Pio X. A seguire
la trasformazione delle strisce pedonali di via Locchi all'altezza dell'incrocio
con via Bellosguardo. È prevista anche la realizzazione di due nuovi passaggi
pedonali in via Flavia, in corrispondenza delle vie De Franceschi e Forti. Gli
interventi nello specifico prevedono la costruzione di diversi strumenti per
proteggere i pedoni e dissuadere i cittadini a guidare ad alta velocità.
Verranno realizzate delle isole salvagente centrali, che consistono in una sorta
di piattaforme di piccole dimensioni, destinate al riparo o alla sosta dei
pedoni e collocate in mezzo alla strada, in corrispondenza delle zebre. E ancora
il ripristino locale della pavimentazione dei marciapiedi con eventuale
sollevamento di cordonate di marciapiede dove necessario, la creazione di rampe
di abbassamento al piano strada e la posa di pavimentazione tattilo-plantare in
masselli di calcestruzzo vibro-compresso auto-bloccanti. Oltre a queste
strutture la squadra di operai si occuperà anche di rifare una nuova segnaletica
orizzontale e della posa di segnaletica verticale, di impianti lampeggianti con
pannelli fotovoltaici e di transenne e paletti. Il tutto verrà completato prima
della stagione estiva. «Abbiamo dato avvio a questo lavoro partendo da viale
Miramare - ha spiegato Lodi - per non creare disagi visto che l'affluenza in
questa strada con la bella stagione diventa importante». Polli ha commentato con
piena soddisfazione «l'iniziativa, che dà la priorità a una serie di interventi
che vanno a incidere su alcune strade dove esistono dei rettilinei che inducono
i mezzi a correre più veloci, dove si sono verificati diversi incidenti e in cui
c'è un grosso afflusso di pedoni, perché vicini anche agli istituti scolastici e
a luoghi di culto. Tutte le forze politiche hanno votato all'unanimità questa
proposta che quindi non ha trovato alcuna difficoltà nell'essere attuata».
Commenta positivamente l'iniziativa anche Michele Babuder, presidente della
commissione Lavori pubblici: «Viale Miramare negli anni è diventato uno degli
assi di scorrimento più pericolosi. Le opere rientrano in una serie di
interventi a lungo attesi anche dai residenti e più volte proposti nell'ambito
della Terza Circoscrizione negli anni passati. Discorso analogo vale per i nuovi
attraversamenti in via Flavia, in particolare all'intersezione con via Forti: in
quel tratto di strada vi sono fermate bus molto utilizzate e l'utenza è sempre
stata costretta ad attraversare l'importante arteria viaria in condizioni di
assoluto pericolo. Già a ottobre 2016, insieme ai colleghi Alberto Polacco e
Piero Camber, avevamo presentato un'interrogazione di sollecito sul tema».
Benedetta Moro
Grado fa il record con la Bandiera blu - Assegnata per
la trentesima volta. E subito dietro c'è Lignano -
Le Bandiere Blu 2018
ROMA - Grado fa sventolare in questo 2018 una Bandiera blu tutta speciale.
La località ha ricevuto infatti il riconoscimento per la trentesima volta: il
record italiano, detenuto assieme alla sola Moneglia (Genova). Mentre l'ennesima
conferma arriva dunque per le spiagge dell'Isola d'oro (Pineta; la principale,
ovvero Spiaggia dell'Imperatore; e Costa Azzurra), il Friuli Venezia Giulia
festeggia anche per la Bandiera blu conferita a Lignano Sabbiadoro - Lido, che
con il riconoscimento numero 29 si piazza al secondo posto, subito dietro a
Grado. La comunicazione ufficiale è arrivata ieri mattina nella sala convegni
del Cnr di Roma da parte del presidente della Fee (Foundation for Environmental
Education), Claudio Mazza. Nel 2017 furono 163 le località a fregiarsi di questo
riconoscimento; quest'anno si arriva a quota 175, tenendo pur conto che rispetto
allo scorso anno sono usciti Comuni come Anzio, Gabicce Mare, Termoli e Pozzallo.
Quanto alle spiagge, invece, sono complessivamente 368 quelle insignite, a
fronte delle 342 del 2017. Alla cerimonia ha partecipato per Grado la senatrice
gradese Raffaella Marin, delegata dal sindaco Dario Raugna assente per impegni
precedenti. Sindaco che peraltro in questo mandato ha puntato molto proprio sul
turismo sostenibile: fattore evidenziato dal presidente della Fee. «Il turismo -
ha detto Mazza - non può che essere sostenibile, in modo da garantire un
equilibrio tra fruizione e tutela del patrimonio ambientale, e la Bandiera Blu
guida passo dopo passo i Comuni costieri a scegliere strategie di gestione
sostenibile del proprio territorio, attraverso un percorso che giovi
all'ambiente e alla qualità della vita». Per ottenere il vessillo è necessario
disporre di acque di balneazione ritenute ottimali secondo regole più
restrittive di quelle previste dalla normativa nazionale sulla balneazione, e
dunque classificate come «eccellenti» a fronte di continui e capillari
campionamenti effettuati dall'Arpa, con risultati che poi finiscono fra quelli
del ministero della Sanità. Non solo mare, però: per concorrere alla Bandiera
blu valgono anche - fra i 32 totali - parametri quali la depurazione, la
raccolta differenziata, le aree pedonali e le piste ciclabili, e poi ancora aree
verdi curate e spiagge dotate di tutti i servizi e prive di barriere
architettoniche. Le località "blu" devono anche dedicare spazio ai corsi
d'educazione ambientale, in particolare per studenti e giovani. Nello stilare
gli elenchi la Fee tiene conto fra l'altro anche della presenza di strutture
alberghiere, di servizi di utilità pubblica sanitaria, informazioni turistiche e
segnaletica aggiornata. A collaborare con la Fee nell'individuazione delle
spiagge che possono issare nel 2018 il vessillo blu c'è l'Ispra, l'Istituto
superiore protezione e ricerca ambientale che, come ha spiegato il presidente,
Stefano Laporta, ha operato nell'individuazione dei requisiti da valutare che
ogni anno vengono rivisti con l'obiettivo «di stimolare i Comuni a impegnarsi
nell'ottica del miglioramento continuo». Un miglioramento che come detto si è
verificato con i Comuni insigniti saliti a 175, nei quali si contano peraltro 16
nuovi ingressi e quattro uscite. Così, le 368 spiagge che possono vantare questo
sigillo di qualità lungo lo Stivale, le isole e i laghi, rappresentano il 10% di
quelle premiate a livello mondiale. Quanto ai numeri delle singole regioni, la
Liguria si conferma regina incontrastata con 27 Comuni premiati, seguita a ruota
nello stesso mar Tirreno da podio dalla Toscana, che ottiene i 19 vessilli dello
scorso anno. La sorpresa però giunge dalla Campania, regione di un Sud dove le
Bandiere sono in crescita: con tre nuovi ingressi (Piano di Sorrenti, Sorrento e
Ispani) la regione ha raggiunto quota 18 e si issa sul podio sorpassando le
Marche, che perdono la bandiera a Gabicce mare e scivolano al quarto posto, con
16 Comuni fregiati. Dando un'occhiata alle altre regioni, la Puglia conquista
tre nuove località (Rodi Garganico, Peschici e Zapponeta), tutte in provincia di
Foggia, e raggiunge 14 bandiere. La Sardegna conta due nuovi ingressi (Trinità
d'Agultu e Vignola) e ottiene il vessillo in 13 località, mentre l'Abruzzo sale
a quota 9 con l'ingresso del lago di Scanno, a pari merito con la Calabria che
registra due new entry (Tortora e Sella Marina). Durante la cerimonia Mazza ha
invitato i presenti - sindaci o assessori in rappresentanza delle varie
amministrazioni - a un applauso a Grado e Moneglia per il traguardo dei
trent'anni. «Orgogliosa e fiera» si è detta la senatrice Marin, annotando che la
Bandiera blu «premia anche la qualità della nostra acqua». E mentre il sindaco
di Lignano Luca Fanotto sottolinea come la località balneare friulana può
«orgogliosamente far sventolare anche per il 2018 la prestigiosa Bandiera», a
Grado l'amministratore unico della Git Alessandro Lovato annuncia l'intenzione
di un ulteriore ampliamento della raccolta differenziata nel comprensorio
balneo-curativo, osservando come «la Bandiera blu è un vessillo che deve fungere
da stimolo per migliorare ancora».
Antonio Boemo
Anche la Lega Navale di Trieste fra gli approdi al top
ROMA - Contestualmente alla premiazione dei Comuni e delle spiagge, c'è
anche in contemporanea la comunicazione fatta dalla Fee dell'assegnazione della
Bandiera Blu destinata agli approdi. Confermate per il Friuli Venezia Giulia le
Bandiere Blu per l'approdo della Lega Navale di Trieste e per il Marina Hannibal
di Monfalcone. Dopo un anno (nel 2017 era saltata per un puro disguido puramente
tecnico) torna nell'elenco degli approdi premiati con la Bandiera Blu anche
Porto San Vito di Grado. E possono nuovamente far sventolare il vessillo anche i
sette approdi di Lignano Sabbiadoro già premiati in precedenza: ovvero il Porto
Turistico Marina Uno, Marina Punta Verde, Marina Punta Faro e Darsena Porto
Vecchio di Lignano Sabbiadoro oltre a Marina Punta Gabbiani, la Darsena Aprilia
Marittima e Marina Capo Nord, tutte di Aprilia Marittima. Bandiera Blu
confermata, infine, anche per il Marina Sant'Andrea di San Giorgio di Nogaro.
Per ottenere la Bandiera blu un approdo turistico - 70 quest'anno quelli
insigniti in Italia - deve essere in particolar modo dotato di pontili e moli
per diportisti, offrire i servizi necessari e gli standard in conformità ai
severi e numerosi criteri previsti dal regolamento di assegnazione del
riconoscimento. Intanto, nel vicino Veneto le Bandiere blu per le spiagge sono
andate a Bibione; Brussa, Duna Verde, Levante, Ponente e Porto Santa Margherita
a Caorle; Eraclea Mare; Jesolo Lido; Cavallino Treporti; Lido di Venezia;
Sottomarina di Chioggia; Rosolina Mare, Albarella Centro Sportivo e Albarella
Capo Nord a Rosolina. Quanto agli approdi, ti premiati Marina di Albarella;
Darsena Le Saline a Chioggia, il Porto turistico di Jesolo, Marina del Cavallino
e Darsena dell'Orologio a Caorle (Venezia).
Mare e ambiente: da Trieste guerra alle microplastiche
OGS nel progetto europeo per gestire i rifiuti e valutare i pericoli nell'area mediterranea
Ogni anno, circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono nell'oceano. Si tratta della stragrande maggioranza dei rifiuti marini. Anche le acque marine superficiali italiane sono sempre più minacciate da un'enorme e diffusa presenza di microplastiche, comparabile ai livelli presenti nei vortici oceanici del Nord Pacifico. A rivelarlo sono i risultati diffusi dall'Istituto di scienze marine del Cnr di Genova (Ismar), dall'Università Politecnica delle Marche (Univpm) e da Greenpeace Italia, frutto dei campionamenti realizzati durante il tour "Meno plastica più Mediterraneo" della nave di Greenpeace, Rainbow Warrior, che la scorsa estate ha visitato le coste del Mediterraneo. Ma che cosa sono le microplastiche e come arrivano nel nostro mare? Risponde Francesca Malfatti biologa marina, phd e post-doc all'Università di San Diego, rientrata nel 2014 all'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale Ogs dove tra i vari progetti, insieme a Paola Del Negro (direttrice della Sezione di oceanografia), partecipa a "Plastic Busters Mpas", progetto europeo in cui per la prima volta su scala mediterranea, Paesi Ue e Stati candidati all'adesione affrontano la problematica dei rifiuti marini per fare una sorta di censimento di tutte le macro e microplastiche che inquinano il sito e ne studiano le conseguenze sull'ambiente marino e sulla salute della sua fauna. «Le microplastiche sono frammenti di plastica piccolissimi - spiega Malfatti - meno di 5 millimetri in lunghezza, in genere derivano dal processo di frammentazione delle plastiche più grandi. La degradazione del polimero plastico - prosegue - avviene a causa dell'esposizione al sole, al sale dell'acqua di mare, alle abrasioni fisiche; si tratta di polietilene con cui si producevano ad esempio i sacchetti dei supermercati e si continuano a fare le bottigliette per lo shampoo e i giocattoli per bambini; polipropilene che fa parte della famiglia delle termoplastiche; polistirene che è il comune di polistirolo». Parte della plastica che finisce in mare è trasportata dai fiumi e dalle acque di scarico e recenti studi scientifici hanno mostrato una probabile correlazione tra le zone di accumulo di plastica e le rotte più frequentate dalle navi da crociera; ci sono poi le plastiche che derivano da incidenti, come la perdita o la rottura della rete, durante attività di pesca e acquacoltura. «La costa del Mediterraneo - commenta la ricercatrice - è un'area densamente popolata ed è anche una meta turistica, ulteriore fonte di plastiche e al suo interno l'Adriatico è un bacino chiuso con un lento ricambio d'acqua e con sistemi di correnti superficiali che formano vortici che favoriscono l'accumulo di rifiuti di plastica. Il problema - ammette Malfatti - è serio poiché le microplastiche vengono ingerite da diversi organismi marini che muoiono o smettono di riprodursi, inoltre il pesce che contiene la microplastica potrebbe finire sulla nostra tavola inserendosi nella nostra catena alimentare. Per questo - sottolinea - è importante che sia a livello europeo che mondiale ci si stia muovendo per un bando totale della plastica non riciclabile». L'Ogs, con Valentina Tirelli, partecipa al progetto Baseman JPI Ocean che ha come obiettivo la definizione di protocolli operativi standard a livello europeo per il campionamento delle microplastiche e la valutazione dei rischi ambientali derivanti. Tomaso Fortibuoni ha partecipato al progetto europeo DeFishGear il cui scopo era di stimare i rifiuti marini (sul fondo, spiaggiati e galleggianti).
Lorenza Masè
Ceramicola, la geologa che studia i fondali - Lavora all'OGS, con Trieste e' stato amore a prima vista. Individua le pericolosita' che stanno sul fondo.
Si trova di tutto. La ricercatrice racconta che a 1700 metri di profondita' nel mar Jonio sono stati rinvenuti anche rifiuti antropici. - (vedi articolo)
La sua passione è il mare: «L'ho ereditata da mio padre». A parlare è la geologa marina Silvia Ceramicola, attiva all'Ogs dal 2000: «Mi sono innamorata di Trieste», dice, «e poi non potrei più vivere in una città senza mare». Bolognese di nascita, ma un po' cittadina del mondo, Ceramicola ha vissuto molto all'estero per gli studi, prima con un Erasmus in Inghilterra e poi a San Diego con una borsa di studio Fulbright, all'Istituto oceanografico Scripps: «È stato amore a prima vista, sia per la possibilità di specializzarmi in geologia marina, sia perché l'istituto era locato di fronte all'Oceano Pacifico». E infine un altro dottorato in Belgio sui grandi laghi di Rift: «Che sono enormi spaccature della terra, riempite da sedimenti», qui infatti si specializza sulla tettonica e sulla sedimentologia. È stato durante un convegno in cui presentava i risultati della sua tesi che ha incrociato la via di Trieste: «Durante questo meeting ho incontrato quello che sarebbe diventato il mio capo. Erano anni che vivevo all'estero, non è stato facile rientrare in Italia, ma quando per il colloquio sono venuta a Trieste me ne sono innamorata. Me lo ricordo bene, era una giornata di febbraio, miracolosamente senza bora nera, piena di luce e sole». Da allora vive qui. All'Ogs studia i processi che avvengono in fondo al mare: «Negli ultimi 10 anni mi sono specializzata nella mappatura dei fondali marini. In particolare le pericolosità, ciò che può essere dannoso a fondo come le faglie e le frane sottomarine che possono causare anche tsunami, le fuoriuscite di fluidi, i vulcani magmatici. Questo tipo di mappatura è importante perché la maggior parte dei fondali marini è sconosciuta». Un'analisi che comporta anche altre questioni, quella dei rifiuti: «A 1700 metri di profondità del Mar Ionio abbiamo trovato anche rifiuti antropici. In questo ultimo anno mi sono dedicata anche alla divulgazione scientifica per sensibilizzare a questa problematica. Grazie al progetto del Mur "Ritmare", stiamo facendo un inventario dei rifiuti antropici ritrovati».
Mary B. Tolusso
IL PICCOLO - LUNEDI', 7 maggio 2018
L'aprile caldo del Fvg - temperatura media da record a
Trieste
Sulla costa i 16,8 gradi, valore raggiunto nel solo 2007 - In montagna
zero termico registrato a quota 3700 metri -
media delle temperature giornaliere
TRIESTE - Un caldo da morire, in questo aprile 2018, in Friuli Venezia
Giulia. E non solo nella percezione comune. Dopo un marzo rigido, il mese che si
è appena concluso - confermano gli esperti dell'Osmer Arpa Fvg - è stato
caratterizzato da temperature molto elevate, che a Trieste - in riferimento allo
stesso periodo - non si percepivano dal 2007, mentre in regione il termometro si
è rivelato lievemente più basso. Le temperature medie mensili sono state
addirittura superiori di 3 gradi rispetto alla norma; e si sono registrate pure
alcune giornate con valori mai visti, di cui ha risentito lo stesso mare
Adriatico. Secondo gli esperti la "colpa", da queste parti, è del borino che non
ha lasciato spazio alla brezza marina di mitigare l'aria; ma anche
dell'anticiclone che a fine mese è rimasto sulla zona del Centro Europa e
danubiana influenzando il Fvg. Conseguenze che non hanno inciso tanto sul resto
d'Italia quanto sui Paesi della Mitteleuropa e che derivano sempre dal
cambiamento climatico. Sulla costa, a Trieste in particolare, il meteo ha
raggiunto in aprile i 16.8 gradi centigradi di media giornaliera, valore che,
andando indietro nel tempo, si ritrova solo nel 2007, e mai dal 1993. Il dato
"normale" infatti parla di circa 13.8 gradi. Per fare un esempio relativo ad
aprile, ecco il giorno 20, quando i dati percepiti a Trieste facevano pensare
all'arrivo dell'estate: la temperatura media al molo Fratelli Bandiera ha
superato i 23 gradi, di gran lunga il valore più alto in assoluto per aprile su
questa stazione, e valore tipico della metà di giugno appunto. Non da meno le
temperature della pianura e della montagna, anch'esse caratterizzate da
anomalie. Queste zone, nella classifica regionale, si inseriscono al secondo
posto dopo Trieste (per pochi decimi di grado) rispetto alle temperature
percepite ad aprile 2007. Lo stesso 20 aprile le massime toccate in pianura
localmente hanno raggiunto l'apice dei 30 gradi, e in varie zone i 29 con il
record di 31. Temperature di 10 gradi superiori ai valori che normalmente si
dovrebbero avere in questo periodo. Di rilievo anche i valori in montagna, dove
per avere lo zero termico nella notte si è dovuti "salire" a 3700 metri di
quota. Anche le acque del mare sono state coinvolte in questo cambiamento
eccezionale, come dicono i dati Osmer Arpa Fvg. A Trieste la temperatura del
mare ha raggiunto il 30 aprile i 18.7 gradi medi, valore mai visto storicamente
nel mese. Si è avuto inoltre un picco istantaneo di poco superiore ai 20 gradi,
oltre i 19.6 del 26 aprile 1968. Passando alla fascia lagunare, a Lignano la
temperatura del mare ha raggiunto i 20.4 gradi di valore medio il 26 aprile. È
la prima volta - dicono gli esperti - che si superano, sulle coste della
regione, i 20 gradi prima di maggio. La regione del resto non è l'unica ad aver
sofferto di un mese sopra le righe. Questi valori estremi trovano conferma anche
nei paesi limitrofi: in Austria, dove un aprile così caldo non si vedeva dal
1800, mentre in Slovenia e in Croazia si è riscontrato un clima che, rispetto
alla normalità, mostrava 5 gradi sopra la media. «Il fatto che si ripresentino
mesi di maggio e aprile sempre più caldi è conseguenza del cambiamento climatico
che in questo caso anticipa l'arrivo dell'estate - dicono dall'Osmer Arpa Fvg -.
Ma se maggio negli ultimi dieci anni è stato un mese sempre più caldo, ora nel
trend si inserisce pure aprile». Per il territorio del Fvg le spiegazioni
derivano in particolare da due fattori: «È complice da queste parti l'effetto
del borino - spiegano dall'Osmer - che in una giornata normale impedisce alla
brezza di mitigare le minime, di solito nel pomeriggio, quando dovrebbe
rinfrescare. In pianura il borino ha avuto un effetto ancora maggiore. Si
aggiunge a fine aprile l'anticiclone, che è rimasto sulla zona del Centro Europa
e danubiana causando qui la massa calda e provocando un'enfasi sul borino, che
ha soffiato costantemente e per compressione ha riscaldato». Il caldo in
anticipo tuttavia non dà tregua in questo maggio. Sono già stati raggiunti
picchi record in alcune zone di pianura: a Udine la temperatura media
giornaliera del giorno 3 ha raggiunto i 22,7 gradi, valore che sarebbe normale a
luglio.
Benedetta Moro
IL SONDAGGIO - Clima, mutamento che preoccupa
Per il 90% degli abitanti del Fvg che hanno partecipato al sondaggio online
"Cambiamenti climatici in Fvg: cosa ne pensi?" i mutamenti del clima sono un
problema da non sottovalutare e gli effetti sono già oggi visibili anche in
regione. È questo il più rilevante dei risultati del sondaggio lanciato lo
scorso novembre, predisposto dall'Osmer per valutare la percezione del pubblico
sul tema. L'87% dei partecipanti ha riscontrato che il clima è cambiato. Il 69%
pensa che i mutamenti climatici siano dovuti alla sola attività umana; per il
24% sono dovuti sia all'attività umana che a cause naturali. Il progetto è stato
gestito da Arpa-Osmer senza ricorrere a risorse esterne, usando strumenti
gratuiti disponibili online. Non è quindi una rilevazione con tecniche e
strumenti propri delle indagini demoscopiche, sebbene - si legge in una nota -
il notevole numero di persone che hanno compilato il questionario (3.400
persone, di cui 3.200 residenti in regione) fa ritenere di grande interesse le
risposte raccolte. I risultati preliminari su arpa.fvg.it e su meteo.fvg.it.
I sei grifoni in volo dopo le cure - Caduti dai nidi la
scorsa estate, erano stati portati al Centro di recupero di Cherso
CHERSO - Plavnik, Kvarneric, Kruna, Nevera, Jadran e Pavlomir. Sono i nomi
che i primi soccorritori hanno dato ai sei grifoni che nel weekend sono stati
rimessi in libertà dopo avere trascorso dieci mesi al Centro di recupero situato
nella località chersina di Caisole (Beli). I sei uccelli erano caduti dai loro
nidi la scorsa estate, quando avevano circa due mesi di vita, ferendosi più o
meno gravemente. Non è per nulla raro che i grifoni - nell'intento di
abbandonare il loro nido sull'isola di Cherso o nelle vicine Plavnik e Veglia -
precipitino in mare o sulle rocce. Per qualcuno dei giovanissimi volatili,
spesso non ancora abbastanza forti per volare, risulta fatale andarsene dal
luogo in cui sono nati. Per salvarli risulta importante il ruolo della
popolazione locale: ci sono isolani che mettono al sicuro gli uccelli per poi
portarli alla struttura di Caisole, altri lanciano l'allarme chiamando
direttamente gli esperti. Le operazioni di salvataggio e recupero dei grifoni
sono affidate principalmente agli esperti dell'istituto pubblico Priroda
(Natura), che operano in collaborazione con i colleghi del Giardino zoologico di
Zagabria e delle associazioni non governative Biom di Zagabria e Tramuntana di
Caisole. Dall'estate scorsa e fino a ora, i sei grifoni sono così potuti tornare
in forma grazie alle cure ricevute al Centro. Prima di venire liberati sono
stati dotati di localizzatori Gps che permetteranno agli ornitologi di seguire i
loro spostamenti. «Quando hanno potuto lasciare le gabbie, hanno spiccato il
volo con forza e in tutta sicurezza - ha detto con soddisfazione la direttrice
di Priroda, Sonja Sisic - ci sono volute cure lunghe e appropriate, ma poi i
nostri sei ce l'hanno fatta». Il direttore del Giardino zoologico zagabrese,
Damir Skok, ha osservato che «anche se il grifone è una specie tutelata in
Croazia da leggi molto severe, le sfide che deve affrontare a causa dell'uomo e
di altri fattori sono davvero tante. Spero che i sei volatili rilasciati, tutti
con un' apertura alare che sfiora i due metri e mezzo, sapranno adattarsi alle
regole imposte dalla natura e sapranno irrobustire la preziosa colonia
quarnerina. Da parte nostra - ha aggiunto Skok - siamo sempre pronti a
intervenire, in quanto il periodo in cui il grifone abbandona il nido è il più
pericoloso della sua esistenza, con un alto tasso di mortalità». Gli spostamenti
dei grifoni possono essere seguiti tramite il sito web di Priroda. Inoltre gli
interessati possono visitare fino a tutto agosto il Centro visitatori di
Caisole, nel cui ambito agisce la struttura di recupero.
Andrea Marsanich
IL PICCOLO - DOMENICA, 6 maggio 2018
Casette a schiera e ville - Raffica di gru in Costiera
Tornano in azione le ruspe nell'area più ambita e delicata del lungomare
per costruire seconde case di russi e austriaci e residence gestiti da veneti
L'ultima gru, di colore bianco, alta ben 33 metri, è stata montata in questi
giorni. Altre tre "sorelle" svettano in punti diversi. E altre ancora si vedono
qua e là all'interno di cantieri di minori dimensioni. In Costiera si torna a
costruire. Circostanza che, da un lato, dimostra come la fase più pesante della
crisi sia alle spalle, e, dall'altro, allarma non poco gli amanti del tratto più
affascinante, e delicato, del Carso triestino. Una zona non a caso interessata
vincoli (paesaggistici, idrogeologici, Natura 2000 ecc), e tutelata in modo
particolare da leggi regionali e piano regolatore, decisi a difendere quello
straordinario tratto di costa e o sovrastanti terrazzamenti a picco sul mare.In
quell'area - da sempre "osservata speciale" da parte di Comune e Soprintendenza,
deputate ad approvare i progetti -, con l'attuale piano regolatore generale
dell'ex assessore all'Urbanistica Elena Marchigiani, in vigore dal 2016, oggi è
più facile demolire e ricostruire o ampliare - al massimo di 200 cubi, vale a
dire il 20% in più - costruzioni già esistenti piuttosto che edificare su nuove
aree, dicono gli esperti. «Ma ci sono ancora alcune aree edificabili in
Costiera, anche se il grosso della zona è stata tutelato sia per quanto riguarda
i pastini sia per la parte verde - spiega l'assessore della giunta Dipiazza,
Luisa Polli -. Inoltre chi ha iniziato i lavori con il precedente piano
regolatore e ha un vecchio titolo edilizio valido può portare a termine i
lavori». Questo anche all'interno di terreni che, nel tempo, sono stati
riclassificati, diventando ora non più edificabili. I lavori in corso, però,
sono di altro tipo e riguardano sia l'ampliamento di ville o appartamenti già
esistenti, sia appunto la costruzione ex novo di edifici. Richiesti, in
particolare, da cittadini e imprenditori veneti e lombardi, ma anche da
facoltosi acquirenti russi, austriaci e tedeschi. Andando a zonzo sul lungomare,
e procedendo dal centro città verso Duino, non è difficile imbattersi in ben
quattro gru, necessarie per questo tipo di territorio. A operare ad esempio è la
Costiera srl, società di costruzioni che entro un anno e mezzo sfornerà dal
nulla sette nuove villette a schiera. La titolare Mara Prataviera, veneta,
figlia di un costruttore, spiega: «Il posto è magnifico, ci lavoro da anni a
questa idea, che prevede sette unità, che possono anche essere meno, ma non di
più, con la possibilità di unirle. A differenza di molte altre costruzioni ogni
casa sarà dotata di due garage indipendenti l'uno dall'altro, cosa difficile da
fare perché scavare nella roccia è difficile e costoso, avvieremo un intervento
con micropali e berlinese. Il beneficio di avere queste comodità però è
impagabile. Inoltre ci sarà l'accesso diretto al mare e stiamo chiedendo al
Demanio di mettere a posto la parte antistante». All'altezza del numero 130
della strada Costiera verrà invece creata una struttura ricettiva partendo da
una già casa esistente. Dietro al progetto, si legge sul cartello esterno, un
albergatore viennese che sul sito web descrive così l'ameno luogo: «Cosa si
potrebbe chiedere di più? Se si volesse vivere vicino al mare, ci vorrebbe una
barca! L'invitante e nuovissima casa vacanze sulla costa adriatica inebria i
visitatori con accesso privato al mare, due camere da letto per quattro persone,
due bagni, un'accogliente cucina abitabile, giardino e - se il tempo non
collabora - anche un sauna o aria condizionata». Anche il ristorante Tenda rossa
si trova in mezzo a tre cantieri. Si tratta da una parte di due nuovissime
costruzioni, una delle quali sarà oggetto di due anni di lavori per una villa di
proprietà di un russo. Dall'altra parte una casa è stata demolita e
completamente ricostruita per un cliente di origini triestine, che ha acquistato
qualche anno fa una casa per le vacanze. Tra una gru e l'altra però ci sono
anche cantieri meno impattanti. Come quelli nell'area di proprietà della Sind
international spa, riconducibile all'acciaieria Danieli, interessata da
ampliamenti e ristrutturazioni. Via Piccard, la stradina che porta alla spiaggia
dei Filtri, ospita poi ben due cantieri. Il primo prevede una costruzione
turistica, con permesso datato anno 2016. Ma, a parte le fondamenta, non sembra
esserci altro, per il momento. Poco più in su è il geometra Euro Clai il
progettista che sta rimettendo a posto e aumentando di volume una casetta per
una coppia austriaca, per viverci sei mesi all'anno. «C'è un mercato estero che
si sta ampliando - commenta -. A farsi avanti molti russi e bielorussi, una
rarità fino a pochi anni fa».
Benedetta Moro
Scatta l'atteso recupero dei pastini - Progetto da 1,7
milioni per consolidare i terreni e scongiurare frane e dissesti
«Recupero del tessuto agricolo e mantenimento storico dei terrazzamenti
esistenti da oltre cent'anni per evitare così fenomeni di dissesto
idrogeologico». Si presenta con questa definizione l'intervento del valore di un
milione e 742 mila euro che nel giro di meno di un anno coinvolgerà diversi
terrazzamenti costruiti a Contovello. È stata approvata recentemente dal
Consiglio comunale, dopo essere passata in giunta su proposta dell'assessore
Luisa Polli, la variante al Piano regolatore generale che permetterà ora al
Consorzio di bonifica "Pianura Isontina", che ha ottenuto l'incarico, di
procedere fra qualche mese come ente appaltatore a individuare l'impresa che si
occuperà dei lavori. «Con questa variante è stato inserito il vincolo
preordinato all'esproprio affinché possiamo operare in quest'area», spiega il
direttore Daniele Luis. I pastini in questione infatti sono di proprietà di
alcuni privati che già li coltivano anche se, di fatto, secondo
l'amministrazione, non si sono mai fatti realmente carico della manutenzione.
«Questa operazione servirà ad assicurare i terreni da un punto di vista anche
idrogeologico e ambientale», spiega infatti l'esponente della giunta Dipiazza.
In particolare si agirà sulla sistemazione dei muretti a secco, sul fondo della
stradina di accesso in modo che possa essere percorribile con mezzi agricoli di
piccole dimensioni e favorendo così il recupero e il mantenimento dell'area, e
sulla realizzazione di una canaletta per l'irrigazione. Si procederà anche a
eliminare la parte di boscaglia presente solo in parte. «In passato erano stati
ricavati dei canali di scorrimento - annota Polli - per evitare che l'acqua
trascinasse il versante giù». Nell'ordine ora si sta procedendo alla
progettazione esecutiva, poi entro l'anno verrà aggiudicata la gara d'appalto
affinché i lavori possano partire alla fine del 2018 o al massimo all'inizio del
2019. Il cantiere durerà circa 365 giorni, poco più, poco meno. «Nel mezzo
infatti ci dovremo fermare - spiega ancora Luis - per permettere a chi coltiva
queste terre di vendemmiare, perché c'è un'unica possibilità di accesso». I
finanziamenti erano stati assegnati in origine alla Provincia di Trieste dalla
Regione (750mila euro) e dal Fondo Trieste (440mila euro). Si tratta di risorse
che hanno origine lontana. Infatti è stata l'ex amministrazione regionale
guidata dall'allora governatore Riccardo Illy ad occuparsene per prima, quando
assessore alle Risorse agricole era Enzo Marsilio. Quei fondi sono rimasti "in
letargo" per una decina d'anni.La Provincia non ha potuto poi dar seguito alle
successive fasi dell'iter a causa dei vincoli imposti dal patto di Stabilità.
Nel 2015, grazie alle nuove norme regionali finalizzate ad attenuare le
difficoltà degli enti locali nell'impiego di contributi già riscossi e da
riscuotere, l'iter è ripartito. E ultimamente quindi sono stati rimessi in
carreggiata.
(b.m.)
«Va alzata la guardia contro le speculazioni»
L'appello lanciato dai vertici di Legambiente alle istituzioni - Ma per
architetti e Wwf non c'è pericolo di colate di cemento
La Costiera sembrerebbe al sicuro. Il piano regolatore generale vigente
dovrebbe assicurare una buon deterrente per evitare isole di cemento. Ma non è
detta l'ultima parola. Secondo architetti e ambientalisti in ogni caso la
soluzione migliore è sempre «ristrutturare anziché consumare nuovo suolo». Il
presidente dell'Ordine degli architetti, Thomas Bisiani infatti spiega infatti
che «il nuovo piano regolatore conferma l'edificazione per quelle aree dove
esistono già degli edifici - annota -. E tutela di più le aree non ancora
edificate, in particolare le zone verdi. Limitare gli interventi edilizi non è
solo una questione strettamente tecnica ma di sensibilità, perché il vincolo che
c'è in Costiera c'è sempre stato, è in vigore dal '54. Il riuso del patrimonio
esistente tuttavia è sempre preferibile rispetto alla costruzione ex novo». La
novità, che potrebbe ulteriormente mettere dei paletti in quella e altre zone,
riguarda il piano paesaggistico regionale, ancora però incompleto in alcune
parti. «Inciderà attraverso delle regole sugli interventi relativi a materiali o
ad alcune tipologie edilizie da privilegiare - aggiunge Bisiani -. Ciò sarà
oggetto di approfondimento, i contenuti ultimi ancora non li sappiamo». E se di
cura per il paesaggio si parla, un'attenzione particolare va data proprio alla
manutenzione dell'area. «La Costiera è una zona storicamente antropizzata. È
stata modellata con muri di contenimento, pastini e percorsi, quindi qualsiasi
forma di tutela deve essere attiva, non possiamo fotografare la Costiera così
com'è e non permettere di gestirla e manutenerla perché - conclude - banalmente
il verde infestante e la crescita di alberi, dove un tempo c'erano le vigne e le
coltivazioni, oggi creano dei problemi: l'abbandono di queste aree è uno dei
fattori di dissesto idrogeologico». A porsi dei dubbi sui nuovi progetti a picco
sul mare è Alessandro Giadrossi, avvocato e delegato regionale del Wwf. «Sono da
vedere - spiega infatti - le tabelle di cantiere ed è necessario capire di
quando sono le autorizzazioni paesaggistiche concesse per queste nuove
costruzioni in Costiera. Ricordo infatti che durante l'adozione dell'attuale
piano erano state considerate diverse tutele, che sono state poi però allentate
in sede di approvazione, perché sono state accolte varie istanze dei privati.
Bisognerebbe dunque capire se ci sono state delle richieste di modifica delle
destinazioni, e se sì, se sono state accolte in fase di approvazione. Tutto
sommato comunque l'insieme di vincoli e tutele dovrebbero preservare il
paesaggio. Sono sicuramente sempre meglio le ristrutturazioni, se fatte bene,
che le nuove edificazioni». In attesa di nuove verifiche esprime il proprio
parere anche Andrea Wehrenfennig, presidente di Legambiente. «Trieste - dice -
puntava a un'espansione di abitanti sovradimensionata: l'ultimo importante piano
regolatore era quello di Illy, che ha riempito tutti i quadratini verdi di case.
Per fortuna poi i piani successivi hanno ridotto questo andazzo, anche se è
difficile tornare indietro. La città è piena di casa non abitate, è inutile
costruire ancora. Questa dinamica segue l'interesse dei privati che non vogliono
rinunciare a nulla, ma l'interesse pubblico invece è altro. Il Comune deve
iniziare a opporsi e ci deve essere una spinta sulle ristrutturazioni».Eppure il
mercato di nuove costruzioni, così come le compravendite di case preesistenti,
in Costiera continua ad essere fiorente, eccome. A darne prova Stefano Nursi,
presidente provinciale Fiaip. «Le ultime trattative in questo anno e mezzo -
afferma -, con acquirenti provenienti soprattutto da fuori Trieste, anche
italiani, veneti e lombardi, e poi russi e austriaci, sono state notevoli.
Comprano per una seconda casa. È c'è un risveglio generale per cui i proprietari
storici ampliano le proprie case grazie anche ad agevolazioni fiscali, mediante
il miglioramento energetico, che vanno fino a 97mila euro. In questo modo
valorizzano, ampliano e ristrutturano l'immobile. Anche se l'ampliamento costa
1.500 - 2mila euro al metro quadrato, il benefico varrà poi il doppio. E le
nuove costruzioni probabilmente sono progetti risalenti al vecchio piano
regolatore, ora tutto è complicato».
(b.m.)
Api uccise da insetticidi, indaga la procura
Ci sarebbe l'utilizzo dei «neonicotinoidi», prodotti fitosanitari utilizzati
in agricoltura come insetticidi e antiparassitari ma il cui impiego è vietato
per concia delle sementi, cereali e colture che attraggono le api, alla base
della moria di api e degli anomali spopolamenti degli alveari, fenomeno a cui si
assiste ormai da anni nelle campagne, italiane e internazionali. Lo rileva una
indagine avviata due anni fa dalla Procura di Udine e sfociata ora nel sequestro
dei campi di mais, 17 fondi agricoli in varie zone della provincia, notificato a
22 indagati, tra proprietari e conduttori dei fondi in cui sarebbero stati
utilizzati i prodotti vietati. L'ipotesi di reato è inquinamento ambientale. I
neonicotinoidi farebbero infatti perdere l'orientamento alle api che non
riescono dunque più a trovare gli alveari. Le sostanze sono state messe al bando
nei giorni scorsi anche dall'Unione europea. Il divieto di utilizzo all'aperto
sarà applicabile da fine 2018. La Procura da marzo a giugno 2016, ha monitorato
400 arnie vicine a campi di mais nella campagna friulana rilevando che la
popolazione delle api da miele era calata da circa 60 mila a 10-20 mila unità.
Secondo quanto accertato, le api riuscivano a stento a produrre il miele per il
proprio sostentamento, azzerando la commercializzazione del prodotto; è stato al
contrario necessario provvedere ad apporti nutrizionali artificiali per evitarne
la morte per denutrizione; in alcuni casi sono state trasferite in zone sicure.
L'attività d'indagine, coordinata dal pm Viviana Del Tedesco e delegata al Corpo
forestale regionale Noava, avrebbe consentito di accertare l'impiego nelle
colture di mais dei prodotti fitosanitari contenenti le sostanze vietate.
IL PICCOLO - SABATO, 5 maggio 2018
Le emissioni aumentano, allarme nella UE
Anziché diminuire le emissioni del gas serra CO2 continuano ad aumentare in Italia e nell'Unione europea. In aprile, la concentrazione di questo gas nell'atmosfera del pianeta ha superato per tutto il mese il picco storico delle 410 parti per milione (ppm). Appare sempre più difficile raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi sul clima: contenere il riscaldamento globale entro 2 gradi dai livelli pre-industriali, se possibile entro 1, 5 gradi (tenendo conto che già oggi è salito di 1 grado). Dal 2016 al 2017 le emissioni di CO2 sono aumentate dell'1, 8% in Europa e del 3, 2% in Italia, riferisce Eurostat, l'ufficio di statistica dell'Ue. L'aumento può dipendere da condizioni climatiche, crescita economica e demografica, trasporti e attività industriali. Gli aumenti più significativi si sono avuti a Malta (+12,8%), Estonia (+11, 3%), Bulgaria (+8,3%), Spagna (+7, 4%) e Portogallo (+7,3%). Finlandia (-5,9%), Danimarca (-5,8%) e Gran Bretagna (-3,2%) sono invece i Paesi dove si è registrato il taglio maggiore. L'americana Scripps Institution of Oceanography ha scoperto poi che l'anidride carbonica nell'atmosfera ha superato in aprile la concentrazione di 410 parti per milione, con valore medio nel mese di 411, 24 ppm. La soglia dei 410 è un picco storico già superato il 18 aprile del 2017: ma è la prima volta (da quando il fenomeno viene rilevato dall'uomo) che la concentrazione resta sopra questo valore per un intero mese. La concentrazione di anidride carbonica in atmosfera era di 280 parti per milione nel 1880, inizio era industriale, quando sono cominciate le rilevazioni meteorologiche con criteri scientifici. Quando nel 1958 fu introdotta la curva di Keeling per misurare le variazioni dell'anidride carbonica nell'atmosfera il valore era di 315 ppm.
Spazzatura davanti all'ingresso del Comune - Eclatante
gesto di protesta a Muggia contro l'introduzione del "porta a porta". La
scoperta di primo mattino. Indaga la polizia
MUGGIA - Sette sacchi pieni di spazzatura lasciati davanti all'ingresso del
Municipio. Amara sorpresa, ieri mattina, per il sindaco Laura Marzi e la sua
amministrazione, che hanno visto recapitarsi in casa un inatteso dono: sette
sacchi colorati, per l'appunto, contenenti rifiuti vari. Un gesto simbolico che
inasprisce ancora di più il clima attorno al nuovo servizio di raccolta
differenziata integrale "porta a porta". Dopo l'iniziale stupore, sul posto è
stata chiamata la polizia di Stato - l'abbandono di rifiuti può essere punito
con una sanzione amministrativa - per i rilievi del caso. Successivamente, un
camioncino del Comune ha recuperato i sacchi liberando l'entrata dell'edificio
di piazza Marconi. «Sono singole manifestazioni polemiche, e di maleducata
protesta, che nulla hanno a che vedere con l'approccio proficuo della maggior
parte della cittadinanza che, anche nel lamentare talune criticità ancora
esistenti, lo fa in modo corretto e collaborativo», ha fatto sapere subito
Marzi. Le autorità competenti visioneranno comunque i filmati registrati dalle
videocamere di sorveglianza presenti nell'area per individuare il protagonista,
o i protagonisti, dell'eclatante gesto. Il web Ma qual è stata la reazione dei
muggesani? Dal web sono arrivati quasi esclusivamente plausi per quanto
accaduto. «Finalmente, ecco dove portarli, se mi aveste avvisato li avrei
portati anch'io». «Forse così si sveglieranno». «Bravissimi a chi ha avuto il
coraggio, ben fatta, ci sarebbe voluto un camion». «Non è bello, ma giusto
così». Queste le frasi più significative di appoggio al gesto di protesta.
Ovviamente c'è anche chi ha ironizzato: «Secondo me i sacchetti sono di colore
sbagliato». Eloquente comunque il fatto che i commenti più apprezzati siano
stati del tenore dell'«oh, finalmente, bravi, ecco il posto giusto per le
scovazze» e, ancora, dell'«e cusì dovesimo far tuti».La politica Naturalmente
non sono mancati i commenti politici. Dai banchi dell'opposizione Roberta Tarlao,
capogruppo di Meio Muja, ritiene che «la situazione sta sfuggendo di mano, con
pesanti conseguenze per decoro, salute e igiene pubblica, anche se i cittadini
maleducati sono i più grandi alleati di un'amministrazione incompetente. Servono
tariffe puntuali per i virtuosi e sacchetti non anonimi». Dalla maggioranza,
invece, Riccardo Bensi, capogruppo del Pd, stigmatizza l'accaduto: «Siamo di
fronte ad un grave gesto provocatorio e strumentale. Stiamo risolvendo i
problemi esistenti, problemi che sono comprensibili essendo ancora il servizio
in fase di rodaggio. La giunta e i consiglieri di maggioranza sono in stretto
contatto con i cittadini, questa è la cosa importante».I commercianti Sempre
ieri il Comune ha confermato le nuove misure per i commercianti dopo lo
smantellamento, avvenuto giovedì, dell'area rifiuti di via Manzoni, imposto
dalla Capitaneria a causa dei forti odori provenienti da dietro il futuro
Infopoint. Tre le aree dedicate ai commercianti muggesani. Una in piazzale ex
Alto Adriatico, per il conferimento di plastica, carta e cartone, e un'altra in
piazzale Caliterna, con apertura a chiave e raccolta per cinque giorni a
settimana (no al martedì né alla domenica), per il secco residuo. Infine tra via
Roma 22 e piazzale Caliterna sono state allestite le isole ecologiche per
rifiuti organici, vetro e "barattolame", per le quali rimarrà il conferimento
quotidiano. Questa, dunque, la soluzione adottata dall'amministrazione Marzi,
«che va ad integrare e non a sostituire il sistema di raccolta porta a porta»,
servizio «che si continuerà a garantire secondo il consueto calendario e che in
tutto il territorio sta dando risultati davvero buoni già da questo primo
periodo». Il raduno Non è finita qui, però, perché per oggi alle 10, sempre in
piazza Marconi, si annuncia una nuova protesta promossa da una serie di
commercianti che porteranno con sé le loro immondizie. E il Comitato Muggia Sos
"porta a porta" invita i cittadini ad aggregarsi.
Riccardo Tosques
Nasce la guida online per scoprire "a piedi" la flora
delle Falesie
Da quest'anno chi passeggia nella Riserva potrà riconoscere le 600 specie
di fiori e piante presenti usando lo smartphone
DUINO AURISINA - Un paio di "clic" sul telefonino o sul tablet e si potrà
individuare immediatamente davanti a quale, delle 600 specie spontanee di fiori
e piante presenti nella Riserva naturale delle Falesie, ci si trova. È questa la
grande novità della stagione 2018 per quanto riguarda la Riserva regionale,
punta di diamante della proposta turistica del territorio comunale di Duino
Aurisina e dell'intero Friuli Venezia Giulia. Si tratta della guida interattiva
del Sentiero Rilke e della Riserva delle Falesie, una modalità semplice, a
portata di tutti, basata sulla diffusione oramai capillare di sistemi mobili,
studiata apposta dall'Università di Trieste per offrire un'importante
opportunità in più per tutti coloro che amano il turismo naturalistico. È stato
Pierluigi Nimis, ordinario alla facoltà di Scienze della vita del locale ateneo,
a illustrarla ieri, nel corso dell'appuntamento, svoltosi nella palazzina ex
Aiat per le informazioni turistiche di Sistiana, che ha segnato l'avvio
ufficiale della stagione turistica a Duino Aurisina, alla presenza di Marco
Tullio Petrangelo, direttore di PromoTurismo Fvg, del sindaco Daniela Pallotta,
dell'assessore Andrea Humar, del consigliere Massimo Romita e di Saul Ciriaco,
naturalista ed esperto subacqueo in rappresentanza del Wwf. «Siamo partiti
dall'esperienza maturata in Friuli, dove, quattro anni fa - ha ricordato Nimis -
abbiamo realizzato la guida interattiva alla flora delle Alpi Carniche
meridionali, dedicandoci alla vegetazione presente nella conca di Sauris.
Immediatamente il numero dei visitatori si è moltiplicato. Alle Falesie - ha
annunciato il docente di Botanica - contiamo di ottenere un risultato
altrettanto rilevante. Partendo dal presupposto che oggi, con gli smartphone e i
tablet, è possibile fare moltissime cose, abbiamo studiato un sistema che potrà
essere utilizzato online oppure dopo aver scaricato il sistema». In sostanza,
attraverso un percorso di domande molto semplici, si potrà arrivare a capire
subito davanti a quale fiore o pianta ci si trova. Sarà sufficiente dire qual è
il colore e la forma delle foglie, fornire qualche ulteriore indicazione e con
un "clic" finale sullo schermo del portatile apparirà la specie esatta con tutte
le sue caratteristiche. Per i turisti amanti della natura si apre dunque un
mondo di possibilità, racchiuse nell'ambito di un territorio relativamente
piccolo. La Riserva regionale delle Falesie copre una superficie di 107 ettari,
ma al suo interno la varietà delle specie è notevole. «Abbiamo inserito nella
guida anche una galleria fotografica con 180 mila foto - ha ripreso Nimis - e
tutte con le specifiche caratteristiche individuali delle varie specie. Le
informazioni e le immagini sono riproducibili su word con il semplice copia
incolla. Ovviamente la guida è bilingue. Insomma, passeggiando sulle Falesie si
potrà esplorare un mondo immenso». Ciriaco ha presentato il programma delle
visite guidate alla Riserva, predisposte dal Wwf di concerto con
l'amministrazione comunale. «Ne faremo di due tipi - ha spiegato - una si chiama
"Il Carso a picco sul mare: il sentiero Rilke", l'altra '"Dalle Falesie alle
spiagge, attraverso il bosco della Cernizza". L'auspicio è che la fruizione
della Riserva sia inserita in un contesto di rispetto della natura e della sua
conservazione».
Ugo Salvini
Con Elio sul treno dei ricordi lungo la Trieste-Erpelle
Martari è stato l'ultimo aiuto macchinista sulla storica linea
ferroviaria a vapore - «Quelle dure giornate con il carbone e la bora che
annerivano i nostri volti»
«Ho fatto l'aiuto macchinista sulla linea ferroviaria a vapore
Trieste-Erpelle dal marzo del 1957 fino all'estate dell'anno successivo, quando
l'hanno chiusa". Elio Martari, triestino classe 1935, è uno degli ultimi
ferrovieri della città a possedere la testimonianza di prima mano dell'epopea
delle locomotive di un tempo, di quelle che a raccontarle ai giovani d'oggi
sembrerebbero quasi leggendarie. «Partivamo da Campo Marzio con la prima corsa
alle 5.10 del mattino - afferma il signor Elio - e pensa che per poter muovere
la locomotiva dovevo essere sul posto di lavoro già alle 4. Il treno consumava
carbone, che come aiuto macchinista ero tenuto a caricare prima. Si partiva e si
impiegava mezz'ora per raggiungere Erpelle, dove non avevamo mai tempo per
fermarci. Si ripartiva quasi subito».Il diario di Elio scivola via lungo le
pagine di una storia quasi dimenticata, in quella nostalgia verso le immagini in
bianco e nero che la crisi della contemporaneità alimenta. «Il viaggio di
ritorno della prima corsa era quello forse più frequentato, perché a Draga
Sant'Elia, Moccò e San Giuseppe della Chiusa salivano a bordo le donne del latte
(mlekarice in sloveno, ndr) che chiacchieravano tra di loro fino al capolinea».La
quarta stazione del percorso era Sant'Anna: «Delle cinque che partivano
giornalmente da Campo Marzio solo la seconda, l'ultima e quella del primo
pomeriggio giungevano fino a Erpelle. Le altre invece fermavano a Draga»
racconta Elio che snocciola aneddoti curiosi e divertenti. «Quando tornavamo da
Erpelle, siccome mancava uno svincolo, dovevamo farla praticamente in
retromarcia, un po' come i gamberi. La bora poi - continua - era sempre un
elemento di disturbo: a causa del carbone che dovevamo utilizzare e delle
raffiche, spesso ci ritrovavamo con il viso completamente annerito. Mia moglie
quando ci siamo conosciuti la prima volta - sorride Martari - mi ha chiesto: "Ma
cossa perché la ga i oci neri lei?"». Anche nell'espressione dialettale trasuda
l'eleganza del ritmo a passo lento della locomotiva della fine degli anni
Cinquanta.«Per la festa di San Giuseppe poi, da città salivano a bordo decine e
decine di persone a ogni corsa, tanto che dovevamo mettere una locomotiva in più
e almeno quattro o cinque vetture, tanta era la gente che voleva andare a
passare una bella giornata di festa. Sono tanti anni ormai che non vado più, go
84 anni mi la sa?». Se si è alle prese con un signore che ha superato gli
ottanta ed è in splendida forma come nel caso di Elio, si sa che gli anni
tendono ad aumentare, un po' per scherzo e un po' per fare invidia alla persona
che si ha davanti. «Vado a correre tre volte alla settimana - racconta così - e
ogni tanto ho portato anche i miei nipoti sulla linea ferroviaria, quella che
oggi è la ciclabile che passa sopra la Val Rosandra».I ricordi e le emozioni si
sprecano, anche se Elio ha le idee molto chiare: «Era una linea impossibile,
dicevano fosse una delle più difficili d'Europa a causa della pendenza e del
tracciato (si partiva da tre metri sul livello del mare per toccare i 490, ndr).
La chiusero perché non era più funzionale e credo costasse troppo. È giusto che
oggi sia una ciclabile e che venga usata dalle persone per andare a correre o in
bicicletta».Il signor Martari ha radici veronesi: «Mio padre Enrico e mia madre
Maria erano entrambi di Villafranca di Verona e si sono incontrati qui a Trieste
subito dopo la Prima guerra mondiale. Mio padre infatti aveva combattuto sul
Carso e sull'Isonzo (prigioniero nel dopo Caporetto per sei mesi in un campo di
prigionia tedesco, ndr) e da reduce gli era stato offerto un lavoro proprio qui
come ferroviere». Elio ricorda che «mia madre, dopo la terza avviamento, mi
spedì dritto a cercare lavoro. Io avrei voluto fare il Volta ma non c'erano
soldi per la scuola». Martari partecipa al concorso nel 1956 e dopo nove mesi di
corso a Udine viene assunto. «Come aiuto macchinista percepivo uno stipendio di
78 mila lire (questo il dato del 1958 che Elio ricorda, ndr) ma era un lavoro
duro, oggi lo chiamerebbero usurante».Una linea transfrontaliera che
attraversava la Cortina di Ferro metteva di fronte i ferrovieri italiani e
quelli sloveni in un periodo in cui i rapporti tra Roma e Belgrado non erano per
niente all'acqua di rose. «Con i colleghi sloveni c'era un rapporto cordiale e
non abbiamo mai avuto alcun problema». Elio ricorda ancora: «Andavamo a 15
chilometri all'ora e anche se per qualche motivo facevamo ritardo nessuno si
indignava, non eravamo mica il Frecciarossa di oggi». Nei suoi occhi rimane la
gioia di essere uno degli ultimi protagonisti della locomotiva a vapore e ha un
pensiero speciale da dedicare a Campo Marzio. «Spero veramente - conclude
Martari - che il museo riesca a diventare un punto di riferimento per i tanti
appassionati e per i turisti. Hanno detto che stanzieranno dei soldi per la sua
ristrutturazione: speriamo lo facciano davvero».
Nicolò Giraldi
"Nel mare dell'Intimità" da 24 mila ingressi
Chiusa la mostra al Salone degli Incanti. Una parte dell'allestimento finirà al Museo di Campo Marzio - (vedi articolo)
Quasi 24 mila visitatori per la mostra "Nel mare dell'intimità. L'archeologia subacquea racconta l'Adriatico", dedicata alla memoria di Pedrag Matvejevic e allestita al Salone degli Incanti di Trieste, esposizione conclusasi il 1° maggio. Il dato finale parla di 23.856 visitatori in quattro mesi e mezzo di apertura, con una media giornaliera di quasi 200 persone. Il progetto ha peraltro avuto un nuovo e importante riconoscimento da parte del Mibact che ha inserito l'iniziativa nel programma ufficiale "2018. Anno europeo del patrimonio culturale". L'esposizione è stata curata da Rita Auriemma, direttore del Servizio catalogazione, formazione e ricerca dell'Erpac - Ente regionale per il Patrimonio culturale della Regione Friuli Venezia Giulia, che l'ha promossa e organizzata insieme al Comune di Trieste - Assessorato alla Cultura e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio del Fvg, il Polo museale del Friuli Venezia Giulia, la Federazione archeologi subacquei, il Croatian Conservation Institute, l'International Centre for Underwater Archaeology e numerosi altri partner italiani e stranieri. Poco più della metà dei visitatori sono triestini. Oltre al dato aggregato è interessante notare la significativa incidenza dei visitatori provenienti da fuori Trieste (il 23% del totale) e dall'estero (il 12,5 %). Natale, Capodanno e le altre festività nazionali, durante le quali la mostra era sempre aperta, hanno registrato picchi di ingressi con una significativa presenza di "non triestini" a testimonianza dell'attrattività turistico-culturale della città. Le provenienze più significative in termini di numeri sono state quelle da Slovenia, Croazia, Austria, Germania, Francia, Inghilterra, ma anche Stati Uniti. Nel solo mese di aprile 7.633 i visitatori, dei quali 1.353 nella giornata di chiusura. Così la curatrice Auriemma: «La cosa che ci ha più sorpreso è stata la fantastica risposta del pubblico, non solo in termini di presenze, ma soprattutto di forte coinvolgimento emozionale. Intorno alla mostra si è creata una vera e propria comunità, non solo scientifica, ma anche di cittadini. Sono tantissime le persone che ci hanno inviato proposte, suggerimenti, messaggi e attestazioni commosse di ringraziamento». Giorgio Rossi, assessore comunale alla Cultura, ha osservato: «La mostra non è stata solo un avvenimento culturale ma un'esperienza umana per tutti quelli che con spirito e cuore l'hanno ideata, sostenuta e offerta agli altri». Una mostra pensata per sopravvivere a se stessa, a partire da alcuni elementi dell'allestimento che troveranno nuova collocazione al Museo del Mare di Campo Marzio. E la Regione Puglia ha chiesto il trasferimento di parte dell'esposizione a Brindisi con uno sguardo privilegiato sul basso Adriatico.
IL PICCOLO - VENERDI', 4 maggio 2018
In arrivo a Barcola il percorso Pedibus formato
"extralarge" - Ampliato ai tre asili della zona il progetto originario che
prevedeva il collegamento tra la Finzgar e l'oratorio
Dopo alcuni sopralluoghi e la messa a punto del progetto tra insegnanti,
genitori e Comune, anche Barcola sarà fornita di un percorso Pedibus, cioè un
itinerario che i bambini possono attraversare a piedi in sicurezza per
raggiungere la scuola e i diversi luoghi di aggregazione. L'ordinanza è già
stata emanata, quindi i lavori potrebbero cominciare e terminare già prima della
fine dell'anno scolastico, altrimenti si arriverà al prossimo settembre.
Inizialmente il tragitto prevedeva solo il collegamento tra la scuola primaria
di lingua slovena Fran Saleski Finzgar dell'istituto comprensivo Vladimir Bartol,
che ne aveva fatto richiesta all'amministrazione, e l'oratorio accanto alla
chiesa di San Bartolomeo, che si affaccia su viale Miramare. Ma l'assessorato
all'Urbanistica, guidato dall'esponente della giunta Luisa Polli, ha poi
allargato lo sguardo, realizzando un camminamento che si estenderà tra via
Moncolano, attraverso tre isolati, e via del Boveto. Unite tra loro, tra fermate
del bus e lo scambio scuola-casa, saranno così, oltre alla scuola elementare e
il ricreatorio, le tre materne: la paritaria Sacro Cuore delle Orsoline in via
del Cerreto 2, dove si trova anche una casa albergo per anziani, e le statali
dell'istituto comprensivo Roiano-Gretta, all'inizio di via di Vallicula, e
dell'istituto sloveno Vladimir Bartol, che ha sede nella stessa via. Nuovi
attraversamenti pedonali e altrettanti dissuasori ottici di velocità spunteranno
quindi sul manto stradale dell'area. Delle zebre, in particolare, saranno
collocate all'incrocio tra via Moncolano e via del Cerreto, in uno spazio che
darà modo alle auto che provengono dalla parte alta della stessa via Moncolano,
grazie appunto anche ai dissuasori, di non trovarsi, nell'immediato, a ridosso
dello stop per i pedoni.Altre strisce saranno collocate in via del Cerreto, a
metà, dove la strada incontra via Bonafata, così come nel primo tratto, che si
affaccia su viale Miramare, nonché alla fine, in modo da dare la possibilità di
svoltare da e per via Vallicula, intersezione a fondo cieco. E proprio sullo
stradone principale il servizio Pedibus continuerà accompagnando i ragazzi sulla
strada di ritorno verso casa.Dopo la sperimentazione positiva dei Pedibus a
Servola, con la scuola Biagio Marin, e ancor prima a Rozzol, con la scuola
Giotti, si entra dunque nel vivo a Barcola mentre è stato avviato l'iter nel
rione di San Vito. «Abbiamo creato questo sistema - commenta Polli - affinché,
in qualsiasi direzione i bambini vadano, lo possano seguire. Ci saranno dapprima
le maestre che daranno istruzioni ai propri alunni su come percorrerlo, per
renderli indipendenti, anche con delle uscite prova. Accompagneranno comunque
sempre i ragazzi per l'ora di catechismo. Si tratta di un buon mezzo per
impartire il senso di educazione civica ai più piccoli. Ed è stata proprio la
scuola slovena a chiedercelo, per questo invito istituzioni scolastiche e
genitori a contattare l'amministrazione per la richiesta dei percorsi Pedibus
laddove ce ne fosse bisogno». Erano stati infatti genitori e insegnanti, anche
con un sopralluogo della Sesta commissione e con il sostegno poi di alcuni
consiglieri comunali, a chiedere una soluzione in seguito anche a un incidente
in via del Cerreto che aveva visto un bimbo investito da un auto lo scorso
ottobre. «Il sindaco auspica che questo progetto sia realizzato già entro la
fine dell'anno scolastico - precisa l'assessore - ma non avendo ancora ultimato
il bilancio bisogna capire con la collega Elisa Lodi, dei Lavori pubblici, se
c'è ancora margine, all'interno del budget a disposizione per la ditta
incaricata alla pitturazione della segnaletica a terra, per fare questo
intervento. Altrimenti sarà pronto per l'inizio di settembre. Nell'occasione
verranno inseriti un nuovo bidone delle immondizie davanti all'ingresso della
scuola slovena e un cestino nell'area per le deiezioni dei cani, e saranno
arretrati verso la città i cassonetti che si trovano in viale Miramare, poco
prima della chiesa, per dare maggiore visibilità alle auto che entrano in via
Moncolano».
Benedetta Moro
La TARI si fa "low cost" per negozi, locali e studi gestiti da under 35.
MUGGIA - Esenzione totale della Tari per l'anno 2018 e riduzione del 50% per il 2019. È questa l'agevolazione fiscale introdotta a Muggia dall'amministrazione comunale per esercizi commerciali, pubblici esercizi e attività professionali di cui sono responsabili soggetti di età non superiore a 35 anni. Una sola la condizione prevista per l'attivazione del bonus Under 35: che l'attività venga avviata nel corso dell'anno 2018 in unità immobiliari all'interno del centro storico, come individuato nel vigente Piano regolatore generale del Comune di Muggia. «La possibilità di avvalersi di questa esenzione non ha un'esclusività muggesana e potrebbe pertanto rappresentare un'attrattiva anche per chi viene da fuori - racconta l'assessore al Commercio di Muggia Francesco Bussani - senza sottovalutare il fatto che offre un valore aggiunto alla scelta di chi volesse mettersi in gioco: il fatto di poter avere un'esenzione totale per un anno, e una riduzione della metà della Tari sul secondo, potrebbe essere d'aiuto a coloro che, specie all'inizio, sono bloccati da tutti gli obblighi che scendere in campo porta inevitabilmente con sé e penso quindi ai nostri giovani, ma anche a gruppi di mamme che potrebbero magari unirsi per aprire un'attività». Per il secondo anno consecutivo, quindi, la giunta Marzi, «ritenendo di strategica importanza il sostegno del tessuto economico cittadino e la valorizzazione del centro storico», protagonista purtroppo di numerose chiusure di negozi, imprese e studi, si sta impegnando per favorire l'apertura di nuove attività imprenditoriali anche attraverso la realizzazione di forme di agevolazione fiscale. «Siamo convinti dell'importanza che riveste il rivitalizzare il centro storico non solo per il cuore di Muggia, ma per tutta la città ed i suoi cittadini, anche sul piano sociale e turistico», conferma Bussani che ricorda infine che per il 2018 è stata mantenuta un'altra delle promesse elettorali della coalizione del sindaco Laura Marzi, visto che nel programma elettorale era stato esplicitamente scritto che «per la riqualificazione del centro storico di Muggia sarà inoltre previsto un sistema di detassazione e di rimborsi delle tasse comunali per favorire il ritorno delle piccole botteghe». Intanto il Comune sta continuando a prendere le misure sulla nuova raccolta differenziata dei rifiuti. L'ultima novità riguarda i pannoloni e i pannolini. Dal Municipio è stato comunicato che gli utenti che utilizzano dispositivi sanitari per l'incontinenza e le famiglie con bambini dagli zero ai tre anni potranno usufruire di una seconda giornata di asporto settimanale dedicata e che, «se necessario», gli utenti potranno inoltre richiedere un bidone aggiuntivo da destinare a questa raccolta. La richiesta potrà essere inoltrata via mail all'Ufficio Sviluppo energetico ed Ecologia ambientale, all'indirizzo silvio.lettich@comunedimuggia.ts.it indicando nell'oggetto "Richiesta secondo giro secco".
(ri. to.)
Troppa puzza, trasferita l'area rifiuti - La zona
adibita a centro raccolta, dietro a piazzale Caliterna, spostata all'ex Alto
Adriatico
MUGGIA - Un odore talmente nauseabondo da richiedere l'intervento della
Capitaneria di Porto e l'immediata rimozione di tutti i contenitori. Situazione
al limite dell'incredibile quella verificatasi ieri a Muggia, attorno all'ora di
pranzo, quando gli olezzi provenienti dall'area sita dietro al piazzale
Caliterna, adibita a centro raccolta dei rifiuti dei commercianti del centro
storico, sono stati così insostenibili tanto da richiedere l'intervento da parte
della Capitaneria e la pronta rimozione da parte di Net della dozzina di
contenitori di indifferenziata, plastica, vetro e carta presenti. Dell'accaduto
è stata informata anche la Polizia di Stato che ha monitorato l'evolversi della
vicenda. Ma alla resa dei conti, dove sono andati a finire i contenitori? Nel
primo pomeriggio di ieri è arrivata l'ufficialità, con tanto di lettera fatta
firmare ai commercianti, che dalla giornata di oggi i rifiuti dovranno essere
conferiti non più dietro a Caliterna bensì nel piazzale ex Alto Adriatico, nuova
sede dei contenitori. Una zona dunque decisamente più lontana rispetto a quella
precedente e certo di non immediato raggiungimento per i commercianti del centro
storico. Creata ad hoc dall'amministrazione Marzi e attiva dai primi giorni di
aprile, l'area sita nella zona dell'àncora, tra la trattoria Alla Marina e la
palazzina comunale che ospiterà il futuro infopoint, era già entrata nel mirino
da parte dei muggesani che lamentavano il poco edificante spettacolo di un'area
recintata solo da una rete metallica (con tanto di lucchetto) e quindi
perfettamente visibile ad occhio nudo. Tante le segnalazioni fotografiche che
hanno immortalato nel mese di aprile un ammasso di rifiuti di ogni genere, molto
spesso lasciati a terra a causa della mancanza di spazio nei contenitori. E tra
i rifiuti conferiti, i residui indifferenziati dei prodotti ittici, vedi ad
esempio i gusci delle cozze o i resti dei crostacei, anche in conseguenza delle
alte temperature degli ultimi giorni, hanno giocato un ruolo importante nel
creare un'aria irrespirabile che con il vento di ieri si è propagata per diverse
centinaia di metri sino all'interno dell'adiacente centro storico. Intanto ieri
mattina la Fipe Trieste ha avuto incontro avvenuto con il Comune di Muggia
proprio sul sempre più spinoso tema della raccolta differenziata dei rifiuti.
Viste le tante lamentele giunte alla federazione provinciale dei pubblici
esercizi da parte dei commercianti rivieraschi, esasperati dal nuovo sistema
porta a porta, la Fipe ha chiesto di istituire un circuito di "utenti speciali"
per godere di una raccolta dei rifiuti più frequente. In particolar modo gli
esercenti dotati di metrature più piccole hanno chiesto un rapido intervento da
parte dell'amministrazione. Fipe, appurata la volontà del Comune di trovare una
soluzione condivisa, ha affermato di auspicare di chiudere positivamente la
vicenda entro la fine del mese di maggio.
(ri. to.)
IL PICCOLO - GIOVEDI', 3 maggio 2018
È allarme energia sporca - Sott'accusa petrolio e gas -
L'Organizzazione mondiale della sanità: 7 milioni di morti per l'inquinamento
Nove persone su dieci sono a rischio malattie gravi. Dati choc anche in
Europa -
LE MORTI PER INQUINAMENTO
ROMA - In Asia, in Africa, ma anche in Europa si continua a morire per colpa
dell'aria inquinata. Lo affermano le ultime cifre diffuse dall'Organizzazione
mondiale della sanità, riferite al 2016, secondo cui nel mondo il 90% della
popolazione respira inquinanti a un tasso superiore a quello giudicato massimo
per la salute, con la conseguenza che in un anno sette milioni di persone sono
morte per questa causa, con numeri sostanzialmente stabili negli ultimi anni. Le
stime si basano sui dati di 4.300 città in 100 Paesi diversi sia
sull'inquinamento atmosferico, con i tassi di polveri sottili e ultrasottili,
che su quello indoor, causato dall'utilizzo di stufe a carbone o a legna per
cucinare e riscaldare gli ambienti. Secondo la stima dell'Oms, l'aria inquinata
è causa del 24% di tutte le morti per attacco cardiaco, del 25% degli ictus
mortali, del 43% delle morti per malattie polmonari ostruttive e del 29% dei
tumori al polmone. Il peso maggiore è per il sud est dell'Asia e per il Pacifico
Occidentale, che hanno più di due milioni di morti, mentre la regione europea
dell'Oms ne conta circa 500mila. Il 7% dei morti sono bambini e ragazzi sotto i
15 anni. «L'inquinamento dell'aria ci minaccia tutti, ma i più poveri e i più
marginalizzati sopportano il peso maggiore - afferma Tedros Adhanom Ghebreyesus,
il direttore generale dell'Oms - È inaccettabile che più di 3 miliardi di
persone nel mondo, la maggior parte donne e bambini, respirino ancora, ogni
giorno, fumi tossici derivanti dall'uso di stufe a casa. Se non agiamo subito
non raggiungeremo mai l'obiettivo di uno sviluppo sostenibile». Ovviamente,
sottolinea il rapporto, sono le grandi città ad avere l'aria peggiore, e questo
riguarda anche quelle europee, dove, a seconda del livello di inquinamento, si
perdono dai 2 ai 24 mesi di vita per colpa dello smog. «Molte delle mega città
del mondo superano i livelli indicati dalle linee guida dell'Oms per la qualità
dell'aria di oltre cinque volte - sottolinea Maria Neira, una delle autrici del
rapporto per l'Oms - e questo rappresenta un rischio grave per la salute».I
risultati sono paragonabili a quelli ottenuti e diffusi questo mese dalla
organizzazione non governativa statunitense Health Effects Institute. In quel
caso, la stima della percentuale di popolazione che respira troppo smog è del
95%, mentre i morti stimati sono 6,1 milioni. Numeri che fanno insorgere Green
Peace. «I dati dell'Organizzazione mondiale della sanità sui livelli di
inquinamento nelle città di tutto il mondo mostrano che la dipendenza
dall'energia sporca rappresenta un rischio per la salute a livello globale: 9
persone su 10 sono esposte a livelli di inquinamento dell'aria pericolosi per la
salute, e l'inquinamento dell'aria è responsabile ogni anno di milioni di morti
premature». Lo dichiara in un comunicato Andrea Boraschi, responsabile campagna
Trasporti Greenpeace Italia. «L'aumento dell'utilizzo di carbone, petrolio e gas
nel 2017, che implica una crescita delle emissioni non solo di CO2, ma anche di
sostanze inquinanti nell'atmosfera, rappresenta un grave rischio per la salute
delle persone e necessita di un'azione immediata - aggiunge Boraschi - Per
assicurare aria pulita per tutti e salvare vite umane, i governi devono
stabilire con urgenza scadenze improrogabili e piani d'azione per raggiungere
gli obiettivi di qualità dell'aria. Per raggiungerli è necessaria una
transizione veloce a fonti di energia pulite e trasporti sostenibili».
PASSEGGIATA PER BOSCHI CARSICI
Triestebella organizza una passeggiata nei boschi e nella natura del Carso con ritrovo domenica alle 9.30, davanti alla Foiba di Basovizza. Elio Polli parlerà della vegetazione e di altre particolarità, Roberto Barocchi della storia dei rimboschimenti e della figura di Josef Ressel forestale. Gradita la prenotazione scrivendo a scrivi@triestebella.it.
IL PICCOLO - MARTEDI', 1 maggio 2018
Muggia - Da giovedì si può ritirare il kit per la
raccolta rifiuti "porta a porta"
Il Comune di Muggia ricorda ai cittadini che vivono all'interno del
perimetro del territorio municipale che, a partire da giovedì 3 maggio e sino al
28 giugno, tutti i martedì e i giovedì (salvo festivi) con orario compreso fra
le 9.30 e le 11, nei magazzini comunali di via di Trieste 8 sarà possibile, per
ciascun richiedente, ritirare il kit per la raccolta differenziata dei rifiuti
"porta a porta". Il materiale in questione è composto da un bidoncino verde per
il vetro, uno marrone per l'umido oltre a 50 sacchi gialli, 50 sacchi blu e 50
sacchi neri. Il centro di raccolta di Vignano resterà chiuso nella giornata di
oggi, in occasione della festività del Primo maggio. Il Municipio ricorda
inoltre ai muggesani come per qualsiasi dubbio sulla differenziata rimanga
operativa la doppia possibilità di rivolgersi all'Ufficio relazioni con il
pubblico (Urp) del Comune in piazza della Repubblica oppure di chiamare il
numero verde della società Net all'800520406.
IL PICCOLO - LUNEDI', 30 aprile 2018
Stazione ferroviaria - Gasparo e le meraviglie del
Carso
Il ciclo di conferenze dedicato a "Misteri e meraviglie del Carso", la
mostra fotografica visitabile allo spazio Trieste Città della conoscenza
(stazione ferroviaria), si chiude con Dario Gasparo, il premiato professore di
scienze (nella top 5 dell'Italian Teacher Prize 2017), biologo, fotografo e
videomaker. Oggi, alle 17.30, Gasparo illustrerà - anche attraverso foto e video
- le meraviglie del Carso nelle quattro stagioni: dai rossi accesi, violenti
sulla roccia di Monrupino tormentata dalle intemperie, al bianco silenzioso del
ghiaccio e della neve nella Val Rosandra e a Rakov Scocjan, dal giallo estivo
della landa carsica dello Stena, al verde brillante della primavera sui laghetti
carsici. Ingresso libero. Gasparo ha vinto decine di concorsi video e
fotografici anche internazionali. Si potrà poi visitare la mostra "Misteri e
meraviglie del Carso" che raccoglie alcune delle più belle immagini prodotte dai
membri dell'omonimo gruppo Facebook.
IL PICCOLO - DOMENICA, 29 aprile 2018
ACEGASAPSAMGA - Sabati ecologici - Tappe anche a Santa
Croce e Prosecco
TRIESTE - Archiviato il Sabato ecologico a Padriciano, il calendario dei
prossimi appuntamenti targato AcegasAps - sempre con orario continuato dalle 10
alle 18 - continuerà il 5 maggio a Trieste, in piazzale XXV Aprile (entrando da
via Curiel), poi il 9 giugno alla Rotonda del Boschetto - area parcheggio presso
la sede della Sesta circoscrizione. La settimana dopo, il 16 giugno, si farà
ritorno sull'altipiano: a Santa Croce, alla sede della Protezione civile - ex
ricreatorio. Il 23 giugno Sabato ecologico nuovamente a Trieste, nel parcheggio
di piazzale delle Puglie, e poi il 30 si tornerà in piazzale XXV Aprile. L'8
settembre sarà la volta di Prosecco (area parcheggio "Mandria") e il 15 di
Basovizza (area parcheggio in via Gruden all'incrocio con la strada statale 14).
Il 22 settembre ancora Rotonda del Boschetto - area parcheggio presso la sede
della Sesta circoscrizione, e il 29 piazzale XXV Aprile. Anche a Padriciano era
presente con un proprio stand il progetto di recupero creativo RiCREAzione di
Oltre Quella Sedia, nato dal desiderio di realizzare delle attività dedicate
all'ambiente e al riuso. Nello specifico il progetto permette di dare nuova vita
ad oggetti di scarto grazie al loro recupero creativo da parte dei ragazzi
diversamente abili che collaborano con l'associazione, oltre a contribuire a
sostenere le loro attività. Per supportare il progetto RiCREAzione è sufficiente
recarsi alle prossime tappe dei Sabati ecologici dove Oltre Quella Sedia sarà
presente con un proprio stand per ritirare gli oggetti che i cittadini vorranno
donare. Inoltre, a fronte di un'offerta libera, sarà possibile ricevere un
oggetto RiCREAto. Al di là dell'iniziativa Sabati ecologici, è comunque sempre
possibile conferire i rifiuti ingombranti, elettronici, insoliti e pericolosi
nei quattro Centri di raccolta cittadini gestiti da AcegasApsAmga, oppure
prenotando al numero verde 800955988 il servizio gratuito per il ritiro a
domicilio dei rifiuti ingombranti.
Alla spiaggia di Canovella sacchi dei rifiuti
abbandonati - La lettera del giorno di Maria Gabriella Rigato
Sono una padovana innamorata della costiera triestina. Sono stata la scorsa
settimana alla spiaggia di Canovella e ho trovato vicino al ristorante, al
momento chiuso, dei sacchi neri dell'immondizia. Tornata il 23 aprile scorso ho
trovato tanti sacchetti abbandonati da gitanti domenicali vicino ai sacchi neri.
Credo che i bagnanti pensino che l'immondizia venga raccolta. Ho chiamato
stamane (24 aprile 2018) il Comune di Aurisina, mi è stato detto che non hanno
giurisdizione sulle spiagge e che adesso vedranno il da farsi. Che tristezza! I
gabbiani hanno cominciato ad aprire i sacchetti alla ricerca di cibo. Alla
prossima pioggia andrà tutto in mare.
SEGNALAZIONI - Progetti - Parco del Mare? Meglio virtuale
Ma del Parco del Mare siamo proprio sicuri? Capisco il desiderio di Paoletti di realizzare il suo sogno ma, visto i dubbi sull'impatto ambientale e sui costi (prima e dopo), perchè non gira il timone e propone un Parco del Mare diverso? Un Parco virtuale. Come? Sede Porto vecchio vicino al futuro Museo del Mare, una struttura almeno a un piano con schermi e visori collegati a droni sottomarini che girano il Golfo e la laguna e magari on-line a livello mondiale (se ci sono già non lo so), con una linea tipo "Delfino verde" per escursioni nella Riserva di Miramare dove trovare dei mini sub o immersioni con il locale gruppo di diving per visitarla, con una sezione dedicata a mostre e conferenze. Sono alcune idee a cui si possono aggiungere delle altre. Insomma qualcosa di unico e coinvolgente. Richiamerebbe turisti? Sicuramente, magari affiancando anche altre offerte. E costi di sicuro minori e sostenibili. Il parcheggio per le corriere può essere realizzato sul terrapieno di Barcola (si sta già lavorando), collegandolo con un "tramway" del Porto vecchio ma elettrico questa volta. Non possiamo pensare di portare corriere e turisti in Campo Marzio. Dove li sistemiamo? E verranno? Perchè, se non vengono, penso che ci sarà un problema economico molto serio. E il destino di Porto Lido? L'Accademia ha bisogno di spazio: facciamola lì sfruttando qeullo che c'è senza creare ostacoli alla visione del Golfo. Non mi sono mai piaciuti né circhi, né zoo, né acquari: non sopporto vedere animali in gabbia e allora diamo l'esempio: facciamo qualcosa di nuovo, eticamente migliore
Gabrio Dilissano
"Piacevolmente Carso" partendo dalla dolina Riselce -
Escursioni domenicali fino al 3 giugno alla scoperta di storie e sapori del
territorio
Con un'imboccatura sul fondo di centosessanta per centosessanta metri e una
profondità di oltre quaranta è, a dir poco, una signora dolina. Anzi, per essere
precisi, in gergo speleo-tecnico è una "dolina di crollo", poiché si è molto
probabilmente formata in seguito a una serie di cedimenti della volta di una
grotta vicino alla superficie. È la dolina Riselce, fenomeno geologico tra i più
spettacolari del Carso triestino a pochi passi da Sgonico, lungo il percorso
naturalistico del sentiero Riselce. E protagonista questa mattina di
"Piacevolmente Carso", il ciclo di escursioni e visite guidate a cura della
cooperativa Curiosi di Natura, il sodalizio che promuove la cultura, il turismo
e la tutela dell'ambiente del nostro territorio. Appuntamento alle 9. 10 nella
piazza del municipio di Sgonico per una mattinata - dalle 9. 30 alle 13 - che
proporrà una camminata tra i boschi, i prati e la landa carsica nel momento del
suo massimo splendore, con in carnet la dolina Riselce, gli esterni del Baratro
dei Cavalli, letture a tema e, per accontentare le papille gustative,
degustazioni con i ristoratori del circuito "Sapori del Carso". L'iniziativa (le
escursioni si snoderanno le domeniche fino al 3 giugno; è raccomandata la
prenotazione chiamando il numero 340 5569374 oppure scrivendo all'indirizzo
curiosidinatura@gmail. com) naturalistica promossa da Curiosi di Natura - con il
patrocinio di Promoturismo Fvg e Aitr, in collaborazione con Ures, Banca Etica,
Uecoop e Sapori del Carso - si propone di offrire dei tour alla portata di tutti
e dunque accessibili anche a un pubblico non particolarmente allenato e ai
bambini. Tornando all'escursione di oggi, la passeggiata con destinazione
Riselce è, tranne il leggermente impegnativo tratto per raggiungere la discesa
della dolina, quasi tutto pianeggiante, con qualche moderata salita. Sono in
ogni caso consigliate le scarpe da trekking o le pedule, ma chi lo desidera
potrà ammirare la dolina e la parete a strapiombo dall'alto, senza scendere
verso l'imboccatura. La camminata proseguirà poi con la visita esterna al
Baratro dei Cavalli con la sua parete rocciosa verticale, cunicolo per
speleologi di lungo corso, ben celato nel bosco sempre in zona Sgonico. L'uscita
successiva di "Piacevolmente Carso" ha in programma, domenica 13 maggio, la
passeggiata "Da Opicina a Monte Grisa" , con ritrovo alle 9. 10 davanti
all'Obelisco. Ulteriori dettagli e informazioni sulla pagina www.
curiosidinatura. it.
(pat.p.)
IL PICCOLO - SABATO, 28 aprile 2018
Raccolta rifiuti a Muggia - Alt ai sacchetti
"sbagliati"
La Net non preleverà più le borse conferite nei contenitori in maniera
impropria ma ci applicherà sopra un bollino. Il Comune: «Colori di riferimento
da rispettare»
MUGGIA I materiali differenziati nei sacchetti di "colore sbagliato" non
verranno più ritirati. È questa l'ultima indicazione arrivata dal Comune di
Muggia che a quasi un mese dall'avvio della raccolta "porta a porta" integrale
dei rifiuti ha diffuso alcune informazioni per risolvere i vari problemi tuttora
in essere che stanno attanagliando i residenti muggesani. Sacchetti La prima
importante indicazione giunta dal Municipio riguarda il colore dei sacchetti.
Rispetto ai conferimenti dei rifiuti, il Comune «invita all'utilizzo dei
sacchetti secondo il colore di riferimento di ciascun rifiuto», ossia il blu per
carta-cartone, il giallo per la plastica, il verde per il vetro-barattolame e il
nero per il secco residuo. Importante poi ricordare che il materiale non va
necessariamente conferito attraverso la dotazione Net, ma può essere usato
qualsiasi sacchetto in vendita purché del colore della giornata di ritiro. In
questo primo periodo sono stati raccolti molti sacchi di colori o materiali «non
consoni che purtroppo, proprio per questo aspetto - stigmatizza il Comune -, non
possono essere differenziati incrementando, ovviamente, la quota di secco
residuo». Indifferenziata Per ora, secondo quanto comunicato dal Comune, tutti i
sacchetti sono stati raccolti indipendentemente dalla corretta differenziazione
dei rifiuti. Ma questo trend cambierà presto. Prossimamente, infatti, quelli
"sbagliati" verranno segnalati con un bollino e non verranno più ritirati.
«Invitiamo a differenziare con quanta più accortezza possibile all'interno di
ciascuna categoria: questo primo periodo ha visto conferimenti di qualsiasi tipo
all'interno di plastica, carta e vetro. Se il disorientamento iniziale e
l'errore in buona fede sono più che comprensibili, rinvenire plastica o umido
nella carta, per esempio, risulta difficile da ricondurre a queste possibilità e
vanifica la bontà dell'intero conferimento», spiega il Comune. Confermato infine
che per quest'anno non saranno applicate sanzioni ai trasgressori. Kit Per
semplificare il reperimento del materiale necessario per attuare il nuovo
sistema di raccolta anche da parte di tutti coloro che non hanno ricevuto o che
inizialmente hanno rifiutato l'occorrente, dal 3 maggio al 28 giugno, tutti i
martedì ed i giovedì, dalle 9.30 alle 11, nei magazzini comunali di via di
Trieste sarà offerta l'opportunità, a ciascun richiedente, di ritirare un
bidoncino verde per il vetro, uno marrone per l'umido oltre a 50 sacchi gialli,
50 sacchi blu e 50 sacchi neri. Info Ricordando come il centro di raccolta di
Vignano resterà chiuso nella giornata di martedì primo maggio, il Comune ha
evidenziato che per qualsiasi dubbio rimane operativa la doppia possibilità di
rivolgersi all'Urp in piazza della Repubblica o di chiamare il numero verde Net
800520406. Litteri L'assessore all'Igiene urbana Laura Litteri ha infine voluto
spendere parole di elogio per i tecnici comunali impegnati nel "porta a porta":
«Abbiamo constatato che la tipologia di servizio di cui il cittadino usufruisce
in questa fase è di pura segnalazione, mentre, giorno dopo giorno, si è superata
la fase di confronto che necessitava dell'affiancamento da parte dei tecnici.
Tecnici che sono comunque a disposizione e che non si stanno risparmiando per
dare risposte concrete e in tempi rapidi».
Riccardo Tosques
Piantato a Barcola un nuovo tiglio davanti alla chiesa
Il piazzale della chiesa di Barcola ha nuovamente due tigli. Ieri mattina,
gli addetti del Verde pubblico del Comune hanno piantato un giovane tiglio nello
spazio che per più di un secolo era stato occupato dal suo predecessore,
giudicato ammalato e pericolante e perciò abbattuto, causando una notevole
amarezza fra i residenti. Ieri mattina l'operazione è stata ultimata in tempi
brevi, davanti agli occhi dei passanti che non si aspettavano un così rapido
intervento da parte dell'amministrazione. «Eravamo pronti a sollecitare il
Comune dopo l'abbattimento del vecchio tiglio - ha spiegato Vera Poljsak,
segretaria dell'associazione degli sloveni di Barcola, pronti, assieme a tanti
altri residenti, a chiedere con forza l'arrivo di un nuovo tiglio - e stavolta
siamo rimasti positivamente sorpresi dalla rapidità di esecuzione». Qualcuno ha
interpretato la mossa dell'amministrazione come una scelta dettata
dall'imminenza del voto per le regionali e forse ci ha azzeccato. Ma alla
maggioranza dei barcolani poco interessa: l'essenziale era che il piazzale
antistante la chiesa rionale, dedicata a san Bartolomeo, tornasse rapidamente
alla situazione precedente. Certo, ci vorrà del tempo prima che il giovane
tiglio cresca e assuma, almeno vagamente, le dimensioni del fratello maggiore,
ma intanto la situazione è tornata quella di sempre e l'allarme è cessato.«Il
Comune si era impegnato da subito, dopo il taglio del vecchio tiglio - ha
commentato il consigliere comunale Michele Babuder (Forza Italia), barcolano
"doc" - e sono contento di questa soluzione, perché anche a livello personale,
pur conoscendo le ragioni che avevano portato all'eliminazione del vecchio
albero, mi provocava amarezza vedere quel piazzale monco di uno dei suoi
elementi essenziali. Ora tutto sta tornando alla normalità - ha continuato - e
ne sono felice». Il taglio del vecchio tiglio, come si ricorderà, si era reso
necessario, dopo un esame dello stato di salute dell'albero, effettuato dagli
esperti del Comune. Il tiglio era stato giudicato gravemente ammalato e di
conseguenza pericolante. Essendo il piazzale della chiesa molto frequentato, in
quanto nella chiesa si celebrano regolarmente funzioni religiose, matrimoni,
battesimi, per garantire la sicurezza dei cittadini si era proceduto al taglio.
Dopo le prime proteste, tutti avevano capito che quella era stata l'unica
soluzione possibile. Era rimasta però l'amarezza per la scomparsa di un albero
che faceva parte della storia recente del rione. Ora tutto tornerà come prima,
non appena il nuovo tiglio comincerà a crescere in maniera visibile. «Siamo
soddisfatti - ha concluso Vera Poljsak, una delle anime storiche di Barcola -
perché così il piazzale tornerà quello di prima».
Ugo Salvini
Slovenia e Croazia - Centrale di Krsko, guerra su cda - Veti incrociati per le nomine dei rispettivi rappresentanti nel board
LUBIANA - Confine marittimo nel golfo di Pirano, conti correnti della Ljubljanska Banka e ora, tra Slovenia e Croazia ci si mette pure la centrale nucleare di Krsko attualmente in fase di rimontaggio dopo i periodici controlli sull'operatività e la sicurezza dell'impianto. La centrale, infatti, è in co-proprietà tra i due Paesi confinanti (si trova a pochi chilometri dal confine con la Croazia a Ovest di Zagabria) ed è gestita dalla società mista Nek. A dividere Lubiana da Zagabria è la nomina di due nuovi membri nel consiglio di amministrazione di Nek, situazione che ha portato fin qui all'utilizzo di veti incrociati da parte dei due Paesi. La parte slovena, rappresentata dalla società Gen energija, visto che non è stato raggiunto alcun accordo con la controparte croata (Hep, Hrvatska elektroprivreda) ha unilateralmente nominato nel board per i prossimi cinque anni il presidente della stessa Nek, Stane Rozman, mossa questa che, a detta degli sloveni, è possibile in base all'accordo internazionale e bilaterale sulla gestione dell'impianto. Lubiana, infatti, è contraria all'allontanamento dal consiglio di amministrazione del croato Hrvoje Perharic al posto del quale Hep vorrebbe nominare Sasa Medlakovic membro dell'Ufficio per la sicurezza nucleare e radiologica della Croazia. Croazia che ha immediatamente fatto intendere che nelle more dello stallo sarebbe pronta anche a ricorrere all'arbitrato (un altro?) tecnico-commerciale con il direttore di Gen energija Martin Novsak che pone invece l'accento sulla delicata fase di rimontaggio in cui si trova l'impianto e che proprio adesso ha bisogno di una guida esperta ed estremamente competente. Novsak spiega inoltre che i criteri per la nomina nei membri del cda ben definiti sia negli accordi internazionali che in quelli societari relativi alla centrale. La chiave sta nella licenza che il candidato deve dopo aver partecipato a un preciso corso d'istruzione dimostrando al termine di avere una perfetta conoscenza tecnica dell'impianto, della sua collocazione fisica, delle persone che vi operano e delle loro capacità tecniche e, ovviamente, sapere che cosa fare nel malaugurato caso si dovesse verificare un incidente. Tutte caratteristiche che, secondo Novsak, il candidato croato non avrebbe. Da qui il veto.
Mauro Manzin
URBI ET HORTI
Oggi alle 10.30 nell'orto di Borgo S. Sergio incontro davanti Habitat Microarea via Grego 48. Orticoltura pratica con il maestro contadino Roberto Marinelli. Coltivazione e uso dei sistemi di irrigazione. Raccolta e uso dei prodotti dell'orto.
COMUNICATO STAMPA - VENERDI', 27 aprile 2018
Api, approvato bando permanente in UE per tre
neonicotinoidi dannosi. Greenpeace: «Ottima notizia, bene voto a favore
dell’Italia»
Greenpeace accoglie con grande soddisfazione il bando permanente e quasi
totale di tre insetticidi neonicotinoidi dannosi per le api, approvato questa
mattina dai Paesi Ue. Anche l’Italia ha votato a favore del bando, insieme alla
maggioranza dei Paesi membri. Secondo l’organizzazione ambientalista, oggi è una
grande giornata per il futuro dell’agricoltura europea.
«Questa è una notizia importante per le api, l’ambiente e tutti noi. Il voto
a favore dell’Italia certifica l’attenzione dei cittadini italiani per la
protezione degli impollinatori», dichiara Federica Ferrario, responsabile
campagna Agricoltura di Greenpeace Italia. «I danni di questi neonicotinoidi
sono ormai incontestabili. Bandire questi insetticidi è un passo necessario e
importante, il primo verso una riduzione dell'uso di pesticidi sintetici e a
sostegno della transizione verso metodi ecologici di controllo dei parassiti».
Il bando votato oggi estende quello parziale già in essere dal 2013 per tre
neonicotinoidi - l'imidacloprid e il clothianidin della Bayer e il tiamethoxam
della Syngenta. Rimane consentito il loro utilizzo solo all’interno di serre
permanenti.
I Paesi che hanno votato a favore del divieto sono: Italia, Francia, Germania,
Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi, Austria, Svezia, Grecia, Portogallo, Irlanda,
Slovenia, Estonia, Cipro, Lussemburgo, Malta, che rappresentano il 76,1% della
popolazione dell'Ue. Quattro i Paesi contrari al divieto: Romania, Repubblica
Ceca, Ungheria e Danimarca. Otto gli astenuti: Polonia, Belgio, Slovacchia,
Finlandia, Bulgaria, Croazia, Lettonia e Lituania.
Oltre ai 3 insetticidi in discussione, ce ne sono altri che costituiscono una
minaccia per le api e altri insetti benefici. Tra questi quattro neonicotinoidi,
il cui uso è attualmente permesso in Ue: acetamiprid, thiacloprid, sulfoxaflor e
flupyradifurone e altre sostanze quali cipermetrina, deltametrina e clorpirifos.
Per evitare che questi tre insetticidi ora vietati vengano sostituiti con altre
sostanze chimiche che potrebbero essere altrettanto dannose, Greenpeace ritiene
che l'Ue debba bandire l’uso di tutti i neonicotinoidi, come la Francia sta già
considerando di fare. È inoltre necessario applicare gli stessi rigidi standard
utilizzati per questo bando alla valutazione di tutti i pesticidi e,
soprattutto, ridurre l'uso di pesticidi sintetici e sostenere la transizione
verso metodi ecologici di controllo dei parassiti.
GREENPEACE Italia
IL PICCOLO - VENERDI', 27 aprile 2018
Alberi "rasati" a Slivia - È guerra tra la Regione e il
titolare di un campo - Fvg Strade elimina il verde al bordo della carreggiata -
Il proprietario del terreno vicino: «Era solo da regolare»
DUINO AURISINA - Doveva essere un semplice e modesto intervento finalizzato
a contenere la futura crescita di alberi e arbusti. Si è trasformato invece in
un processo di pesante disboscamento, che potrebbe comportare il ritorno alle
vie giudiziarie delle parti interessate, nella fattispecie la Regione e il
privato, proprietario del terreno teatro della contesa. Tutto questo sta
accadendo a Slivia, piccolissimo centro di circa 130 abitanti, situato nel
territorio comunale di Duino Aurisina, noto a triestini e ai turisti per la
presenza delle famose Grotte delle Torri di Slivia, una cavità di indubbio
interesse. All'origine del fatto la causa, intentata alla Regione da Ferruccio
Gozzi, proprietario di un terreno vicino alla strada ex provinciale, oggi
regionale, che porta proprio a Slivia, il quale, a suo tempo, aveva chiesto
all'amministrazione regionale un risarcimento del danno e la "riduzione in
pristino", cioè l'operazione mediante la quale una situazione viene riportata a
com'era prima di subire una "turbativa" o un "pregiudizio". Era successo che gli
alberi e gli arbusti situati sul ciglio della strada regionale, crescendo a
dismisura, avevano in parte abbattuto il muretto in pietra che delimita il
terreno di Gozzi, sfondando, in alcuni punti, anche la rete di recinzione. Il
problema era stato risolto agevolmente, in quanto la Regione aveva riconosciuto
la propria responsabilità, proponendo a Gozzi un risarcimento in danaro, una
cifra peraltro piuttosto modesta, ma ritenuta comunque adeguata dallo stesso
Gozzi, impegnandosi al contempo a effettuare un intervento di potatura, con
l'obiettivo di evitare il ripetersi di una crescita incontrollata degli alberi e
degli arbusti in quel punto. Su suggerimento dei suoi legali, Gozzi aveva anche
inviato una lettera alla Regione, indicando le modalità con le quali, a suo
avviso, si sarebbe potuto portare a termine l'intervento, senza appunto
"pregiudizio" per il verde che fa da barriera naturale fra il suo terreno e la
strada che porta a Slivia. Un'indicazione, si sosteneva, dettata dalla profonda
conoscenza che lo stesso Gozzi può vantare dell'area in cui vive e
dall'interesse generale alla conservazione degli alberi e degli arbusti, posto
che essenziale era che gli alberi non invadessero nuovamente il suo terreno
abbattendo il muretto carsico e sfondando la rete di recinzione. «Faccio
presente che un vostro intervento sproporzionato rispetto alle effettive
esigenze manutentive - aveva scritto Gozzi - potrebbe creare un irreparabile e
ingiustificato danno ambientale, per di più in una zona che ha chiara vocazione
turistica e naturalistica, essendo circondata da aziende che operano
nell'agriturismo e nella quale si svolgono spesso escursioni a piedi, in
bicicletta e a cavallo». Grande è stato perciò il suo stupore quando, qualche
giorno fa, ha visto arrivare sul posto una squadra di addetti che hanno
cominciato un'operazione di disboscamento radicale. Gozzi ha cercato di
dissuadere gli operai dal portare a termine l'intervento con quelle modalità, ma
a nulla è servito il suo appello. A questo punto a Gozzi non resterà
probabilmente che convocare nuovamente i suoi legali. Dall'altra parte, Fvg
Strade, che opera per conto della Regione nella manutenzione della viabilità, ha
fatto sapere di operare «nel rispetto della sentenza del giudice che ha
obbligato l'amministrazione alla riduzione in pristino».
Ugo Salvini
Sabati ecologici, tappa a Padriciano - Domani il centro
di raccolta dei rifiuti ingombranti sarà allestito nei pressi del Gaja
TRIESTE - Tornano domani i Sabati ecologici 2018. La tappa stavolta è a
Padriciano nell'area parcheggio del campo sportivo Gaja con orario continuato
dalle 10 alle 18. Qui i cittadini troveranno come sempre un'area allestita per
il centro di raccolta mobile destinata a quelle tipologie di rifiuti che non
possono essere conferiti nei contenitori stradali della differenziata, come
ingombranti, apparecchiature elettriche ed elettroniche, sfalci e ramaglie. E a
proposito degli scarti del verde, a chi si recherà al punto di raccolta
itinerante per conferire sfalci e ramaglie, e per iscriversi al servizio di
ritiro a domicilio, AcegasApsAmga regalerà un sacco di compost certificato per
agricoltura biologica da otto chili, proveniente dallo stabilimento Bioman di
Maniago, dove vengono avviati a recupero i rifiuti organici triestini, che al
termine della lavorazione - si legge in un comunicato della multiutility - si
trasformano, appunto, in compost di alta qualità. Inoltre, insieme al compost,
verrà consegnato in omaggio un pratico cestino per la raccolta del rifiuto
umido-organico domestico. I prossimi appuntamenti con i Sabati ecologici sono
calendarizzati il 5 maggio in Settima circoscrizione (piazzale XXV Aprile da via
Curiel), il 9 giugno in Sesta circoscrizione (Rotonda del Boschetto, nell'area
di parcheggio della stessa circoscrizione), il 16 giugno in Prima circoscrizione
(Santa Croce, nella sede della Protezione civile, all'ex Ricreatorio), il 23
giugno in Quinta circoscrizione (parcheggio di piazzale delle Puglie), il 30
giugno di nuovo in Settima circoscrizione, l'8 settembre in Prima circoscrizione
(Prosecco, nella area parcheggio "Mandria"), il 15 settembre in Seconda
circoscrizione (Basovizza, area parcheggio di Via Gruden all'incrocio con la
Statale 14), il 22 settembre di nuovo in Sesta circoscrizione e il 29 settembre
ancora in Settima. Anche nella tappa di domani a Padriciano sarà presente con un
proprio stand il progetto di recupero creativo RiCREAzione di Oltre Quella
Sedia, finalizzato a dare nuova vita ad oggetti di scarto grazie al loro
recupero creativo da parte dei ragazzi diversamente abili che collaborano con
l'associazione.
Orti cultura pratica
Per Urbi ed Horti oggi alle 15 nell'orto di Borgo San Sergio incontro davanti Habitat Microarea via Grego 48, Orticoltura pratica con il maestro contadino Roberto Marinelli.
IL PICCOLO - GIOVEDI', 26 aprile 2018
Otto progetti a Trieste per il Servizio Civile Solidale
- Scade il 31 maggio il termine per presentare le domande. Impieghi
dall'assistenza allo sport
La Regione Friuli Venezia Giulia ha istituito il Servizio Civile Solidale
regionale rivolto a giovani di 16-17 anni ed è appena stato pubblicato il bando
per la selezione di giovani interessati a questa esperienza. Il Servizio Civile
Solidale è nato per sviluppare e valorizzare lo strumento del servizio civile
sul territorio regionale creando occasioni per contribuire alla formazione
civica, sociale, culturale e professionale dei giovani. Questo avviene mediante
l'organizzazione di attività riconosciute e retribuite a favore dei ragazzi più
giovani e che hanno anche lo scopo di soddisfare i bisogni della comunità
stessa. L'obiettivo è quello di promuovere tra i giovani una cultura della pace,
della solidarietà e della non violenza attraverso progetti che veicolano
messaggi di cittadinanza attiva e di impegno sociale e favorendone l'ingresso
nel mondo del lavoro con un'accresciuta consapevolezza delle tematiche sociali e
del proprio ruolo. In quest'ottica, il servizio civile solidale promuove anche
il senso di appartenenza dei giovani alla comunità regionale. L'impegno è di 360
ore distribuite nell'arco dell'anno. Arci Servizio Civile sarà attiva in Friuli
Venezia Giulia con 11 progetti di servizio civile solidale: otto a Trieste
mentre uno è previsto a Udine, uno a Muzzana del Turgnano e uno a Carlino dando
la possibilità a 32 giovani di mettersi in gioco. I progetti si occupano, tra
l'altro, di organizzazione e gestione di iniziative sportive, ambientali e
culturali; attività nel campo della comunicazione; diffusione della cultura
della cittadinanza attiva; educazione alla legalità e alla progettazione
partecipata; promozione del commercio equo-solidale; sviluppo di centri di
aggregazione giovanile; servizio di doposcuola multiculturale; supporto nel
campo della disabilità. Arci Servizio Civile è la più grande associazione
italiana no-profit dedicata esclusivamente al servizio civile che mette a
disposizione dei giovani l'opportunità di dedicare un anno della propria vita
per conoscere se stessi, agire per promuovere i diritti delle persone,
partecipare alla vita sociale, costruire le condizioni pratiche per la pace.Gli
interessati possono rivolgersi negli uffici di Arci Servizio Civile in via Fabio
Severo 31, a Trieste entro il 31 maggio. Info: www.arciserviziocivilefvg.org.
L'inizio è previsto nel mese di luglio. Arci Servizio Civile del Friuli Venezia
Giulia ha sede in via Fabio Severo 31.
Urbi et horti
Oggi alle 17.30 nella sala Arac del Giardino pubblico, "Il paesaggio e il verde urbano": ne parla Roberto Barocchi.
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 25 aprile 2018
Legambiente - Le promesse dei candidati su Ferriera e
rigassificatore
Dismissione dell'area a caldo della Ferriera, attraverso un nuovo accordo di
programma e la revisione dell'Aia, garantendo continuità di occupazione ai
lavoratori di Servola, dopo un processo di riconversione. Interventi per la
tutela della salute e della qualità della vita della popolazione. Chiusura del
progetto per il rigassificatore di Zaule. Queste le promesse fatte da tre dei
candidati alla presidenza, Bolzonello (Pd), Fedriga (Lega) e Fraleoni Morgera
(M5S) a Legambiente, No smog e Sinistra per Trieste. I rappresentanti di queste
associazioni ieri hanno organizzato una conferenza stampa nel corso della quale
il loro portavoce, Andrea Wehrenfennig, ha spiegato che «il problema della
Ferriera è il più importate. Sul canale Youtube di Legambiente Trieste e su
Facebook è possibile ascoltare la registrazione degli interventi fatti dai
candidati nel corso dell'incontro al Circolo della Stampa».
(u. s.)
Con guanti e scope a ripulire un pezzo di Val Rosandra
- Sabato 28 aprile il Wwf Trieste chiama a raccolta i volontari per
riqualificare e scoprire il territorio
Alla scoperta della Val Rosandra, respirando da vicino temi, colori e
problematiche del suo paesaggio. È lo spunto di "Paesaggi da Amare",
l'appuntamento di sabato 28 aprile a cura del Wwf Trieste organizzato in
collaborazione con il Comune di San Dorligo, la Comunella di Bagnoli, la sigla
A&T 2000 e con il sostegno della Regione. Una classica escursione ma coniugata
all'impegno ecologico e con il "dulcis in fundo" in chiave conviviale. La tappa
propone in sintesi questo, ma pone soprattutto l'accento sulla valenza del
termine "paesaggio", qui inteso - affermano gli ideatori del progetto - come «il
risultato di un secolare rapporto tra uomo e natura, dove sono richieste cure
costanti, pena il degrado». In tale ottica la gita in Val Rosandra proverà a
riunire diverse cifre del volontariato al servizio dell'ecologia, concretizzando
l'impegno in una mattinata di pulizia. Come? Per aderire basta munirsi di scarpe
comode, guanti idonei e qualche sacco nero, quanto basta per scendere in campo
in compagnia e provvedere alla "ripulita" di una zona degradata della Val
Rosandra, un modo come un altro per conoscere pregi, luci e ombre dell'intero
territorio. Il programma di "Paesaggi da Amare" del 28 aprile - primo segmento di
un progetto articolato nel Friuli Venezia Giulia in quattro tornate - prevede
anche la visita alla Comunella di Bagnoli, modello di proprietà collettiva che
include una parte significativa dell'intero quadro boschivo della Val Rosandra.
A coadiuvare i volontari della sede triestina del Wwf ci penseranno anche alcuni
rappresentanti della A&T 2000, l'azienda che gestisce il servizio di raccolta
differenziata in una cinquantina di comuni sparsi in Friuli, e una delegazione
della Esn Trieste, una costola del Progetto Erasmus dell'Ateneo triestino. Dopo
l'impegno ecologico e gli interventi didattici legati al rapporto tra ambiente e
paesaggio, la giornata del volontariato all'aperto propone un rinfresco, sempre
all'interno della Comunella di Bagnoli. Il ritrovo è fissato alle 8.30 nell'area
della piazzetta di Bagnoli. Le adesioni si effettuano scrivendo a wwftrieste@gmail.com,
entro domani. Ulteriori informazioni telefonando al 3389900970. La sede del Wwf
Trieste è attualmente ospitata al secondo piano del liceo classico "Dante" di
via Giustiniano 3, con la segreteria operativa il martedì e il giovedì, dalle 8
alle 12.
Francesco Cardella
IL PICCOLO - MARTEDI', 24 aprile 2018
FIAB - L'appello del popolo delle bici sottoscritto da
34 candidati
Sono 34 i candidati alle regionali che hanno risposto all'appello lanciato
dal coordinatore regionale della Fiab Federico Zadnich sottoscrivendo un
documento con 7 impegni per promuovere la mobilità ciclistica nel Fvg. Tra loro
i candidati alla presidenza Alessandro Fraleoni Morgera, Sergio Bolzonello e
Sergio Cecotti (Fedriga invece non è pervenuto). Con la sottoscrizione del
documento i 34 candidati si impegnano a dare alla Regione un più forte ruolo di
coordinamento di tutte le azioni da mettere in campo per promuovere la mobilità
ciclistica grazie all'istituzione dell'Ufficio regionale mobilità ciclistica e
alla stesura di linee guida tecniche regionali per la realizzazione delle piste
ciclabili. C'è poi l'impegno a finanziare azioni concrete e progetti che
promuovano l'uso della bici sugli spostamenti casa-lavoro e casa-scuola e a
sostenere l'acquisto di stalli per bici e la predisposizione di spazi per la
sosta delle biciclette negli edifici. Condivisa inoltre la necessità di
completare la rete ciclabile regionale con adeguati investimenti e rifinanziare
il bonus per l'acquisto di bici a pedalata assistita. L'elenco completo dei
sottoscrittori è sul sito www.ulisse-fiab.org
GREENSTYLE.it - LUNEDI', 23 aprile 2018
Microplastiche: Mediterraneo italiano come il Pacific Vortex
Nel Mar Mediterraneo una concentrazione di microplastiche come nel Pacific Vortex. Il quadro è emerso dai risultati di uno studio diffuso oggi dall’Istituto di Scienze Marine del CNR di Genova (ISMAR), dall’Università Politecnica delle Marche (UNIVPM) e da Greenpeace Italia, frutto delle analisi portate avanti sui campioni raccolti nelle acque italiane (19 stazioni lungo la costa italiana, da Genova ad Ancona) durante il tour “Meno Plastica più Mediterraneo” della Rainbow Warrior.
I picchi più rilevanti in corrispondenza di Portici (Napoli) e delle Isole Tremiti (Foggia). Secondo Greenpeace Italia riempiendo due piscine olimpioniche con l’acqua prelevata nelle due località indicate ci si troverebbe a nuotare rispettivamente in 8.900 e 5.500 pezzi di plastica. Come ha dichiarato Francesca Garaventa, responsabile CNR-Ismar dei campionamenti: "I risultati indicano che l’inquinamento da plastica non conosce confini e che i frammenti si accumulano anche in aree protette o in zone teoricamente lontane da sorgenti di inquinamento. Nella stazione di Portici (Napoli) zona a forte impatto antropico, si trovano valori di microplastiche pari a 3,56 frammenti per metro cubo, ma valori non molto inferiori – 2,2 – si trovano anche alle Isole Tremiti". Ai risultati attuali (forniti dal CNR-ISMAR per indagare quantità e composizione nelle acque superficiali e nello zooplancton) si aggiungeranno nel corso dell’anno quelli elaborati da UNIVPM, con l’obiettivo di individuare presenza e composizione di microplastiche nei pesci e negli organismo marini. Secondo i dati riportati da Greenpeace finiscono in mare ogni anno circa 8 milioni di tonnellate: "I risultati di questo studio confermano l’enorme presenza anche nel Mediterraneo di microplastiche con valori paragonabili a quelli che si trovano nelle “zuppe di plastica” presenti nei vortici oceanici. Preoccupante è il fatto che concentrazioni cosi elevate di microplastiche siano evidenti anche nel Mediterraneo, un bacino semi-chiuso fortemente antropizzato, con un limitato riciclo d’acqua che ne consente l’accumulo". Diverse le fonti di provenienza delle microplastiche, riferisce l’associazione ambientalista, dai prodotti per l’igiene personale come cosmetici, dentifrici, creme ecc. fino a pellet o polveri utilizzate nella produzione di materiali in plastica (microplastiche primarie); presenti anche microplastiche secondarie (contenenti additivi come gli ftalati) derivate dalla frammentazione e decomposizione di materiali plastici di dimensioni più grandi. Come ha concluso Serena Maso, campagna mare di Greenpeace: "I dati raccolti confermano che i nostri mari stanno letteralmente soffocando sotto una montagna di plastica e microplastica, per lo più derivante dall’uso e dalla dispersione di articoli monouso". Per invertire questo drammatico trend bisogna intervenire alla fonte, ovvero la produzione. Il riciclo non è la soluzione e sono le aziende responsabili che devono farsi carico del problema, partendo dall’eliminazione della plastica usa e getta.
Claudio Schirru
Plastica, UK: bicchieri e cannucce monouso, primo stop dal 2021
Niente più plastica usa e getta come bicchieri, cannucce, vaschette per alimenti, fascette, glitter e bottigliette per l’igiene personale a partire dal 2021, in oltre 60 festival indipendenti inglesi. È l’iniziativa lanciata dall’Association of Independent Festivals (AIF): denominata “The Drastic on Plastic”, vuole risolvere in tal modo uno dei problemi più critici per attività di questo genere e in generale per l’intera società.
Sono ben sessantuno i festival che hanno aderito alla campagna The Drastic on Plastic, tra cui End of the Road, Bestival, Boardmasters e Kendal Calling. L’AIF dice che vorrebbe che i partecipanti ai festival pensassero al riuso, e non al monouso; a ogni modo l’obiettivo triennale per vietare la plastica monouso da tutti e 61 i festival indipendenti britannici è considerato un obiettivo realistico, anche se l’amministratore delegato dell’AIF, Paul Reed, ammette che ci saranno delle sfide per gli organizzatori che hanno dei budget limitati. Toccherà agli organizzatori degli eventi fare tutto il possibile per ridurre i rifiuti di plastica. Anche i fondatori del Glastonbury festival hanno annunciato lo scorso febbraio che avrebbero attuato un sito di divieto per le bottiglie di plastica per la nuova edizione del 2019; precedentemente era stato stimato che durante tale evento vengano utilizzate ogni volta 1 milione di bottiglie di plastica. L’AIF ha sottolineato come sia: "Incoraggiante e stimolante che tanti membri dell’Associazione abbiano preso parte a questa iniziativa, senza esitazione e prendendo una posizione collettivamente contro di plastica monouso. Lavorando insieme a tutto il settore e portando avanti queste azioni concrete possiamo fare una differenza tangibile".
Floriana Giambarresi
IL PICCOLO - LUNEDI', 23 aprile 2018
Lo stop di Bolzonello all'area a caldo - Nuova rotta
sulla Ferriera: «Oggi la logistica portuale può garantire l'occupazione»
TRIESTE - Sulla Ferriera il centrosinistra cambia rotta. I tempi sono maturi
per «forzare la mano sull'area a caldo» e arrivare alla sua chiusura: parola di
Sergio Bolzonello. Nell'incontro dedicato al futuro dell'impianto siderurgico,
organizzato da Legambiente, No Smog, Sinistra per Trieste e Circolo della
stampa, il candidato presidente si è detto certo di poter convincere la
proprietà a spegnere definitivamente l'altoforno e a puntare sulla logistica,
senza che ciò comporti perdite di posti di lavoro, perché «dal 2013 al 2018 sono
cambiate molte cose nell'economia della città ed è possibile valutare altre
opzioni». L'area a caldo è dunque nel mirino di tutti candidati. L'aspirante
governatore è sicuro di poter centrare la revisione dell'accordo di programma:
«Oggi ci sono tutte le condizioni per far capire all'imprenditore che la
logistica portuale ha redditività maggiore dell'area a caldo e assicurare ai
lavoratori la certezza dei posti di lavoro grazie ai servizi portuali e alle
attività manifatturiere legate al Porto franco». L'impegno è «mettere intorno al
tavolo lavoratori, impresa, città, governo e Regione». Perché non farlo allora
già durante gli ultimi cinque anni? «Perché nel 2013 il Porto e la situazione
economica complessiva erano in un'altra situazione e c'era il problema di
mantenere i posti di lavoro. Io rappresento la continuità con l'amministrazione
uscente, che però ha lavorato proprio per creare la discontinuità che propongo
oggi». E Bolzonello rivendica i meriti del governo regionale uscente: «Abbiamo
applicato misure restrittive per costringere l'azienda a dare risposte, siamo
intervenuti sulle autorizzazioni per difendere la salute dei cittadini e abbiamo
trovato un imprenditore che tutelasse i posti e gestisse una situazione
complessa, non gestita per decenni. Quest'amministrazione è l'unica che può
mettersi delle stellette. Abbiamo sostituito il sistema dell'Autorità portuale e
cercato le persone giuste per gestirla, abbiamo risolto dopo 60 anni la partita
del Porto franco, abbiamo risanato l'Ezit affidandolo all'Autorità portuale, che
oggi chiede aree per logistica e manifattura». Ed è proprio lo scalo la risposta
al superamento della produzione di ghisa: «È il più grande porto ferroviario
d'Italia e ha una prospettiva di lungo periodo. Così possiamo arrivare a
chiudere l'area a caldo, trovando una nuova missione».
(d.d.a.)
Scattano in estate i bus sperimentali da Trieste a
Lipizza - Nuova linea annunciata dal Comune con tappe in Carso - Corse attive da
venerdì a domenica fino alla Barcolana
TRIESTE - Una mappa con tutti i punti naturalistici, culturali e storici del
Carso italiano e sloveno e una nuova linea di trasporto circolare sperimentale
che collegherà via autobus il centro di Trieste a Lipizza, passando per diversi
punti significativi dell'altopiano. Sono le iniziative turistico-promozionali
pensate dal Municipio per valorizzare il territorio dell'altipiano. Iniziative
che, assicura l'assessore comunale al Turismo Maurizio Bucci, partiranno in
concomitanza con l'avvio della stagione estiva. L'annuncio della nuova strategia
è arrivato in risposta al pressione avviato su questo fronte dalla presidente
della prima circoscrizione Maja Tenze. Dal parlamentino di Altipiano Ovest è
stata infatti appena inviata una richiesta all'amministrazione comunale per un
potenziamento della segnaletica nelle proprie frazioni. «Contovello, Prosecco e
Santa Croce possono offrire al turista di passaggio diversi motivi di interesse
- sostiene la presidente -. Per fare un esempio, penso alla valorizzazione di un
itinerario che, partendo dal porticciolo di Santa Croce, salendo per l'antico
sentiero dei pescatori, giunga sino al centro del borgo per visitare il museo
della Pesca e la cappella di San Rocco. Alla periferia del paese - continua - un
altro storico sentiero boschivo porta al Monte San Primo con la panoramica
vedetta Slataper e, proseguendo nel bosco, a Prosecco». Per valorizzare queste e
altre bellezze paesaggistiche e monumentali a ovest dell'Altopiano, il consiglio
circoscrizionale chiede appunto segnaletiche ad hoc, per informare su quanto di
bello e importante esiste in questa parte del Carso, con i debiti collegamenti
con gli esercizi di ristorazione e gli altri esercizi utili. Da piazza Unità
l'assessore Maurizio Bucci risponde a stretto giro di posta, annunciando che a
breve ci saranno importanti novità in tema di segnaletica delle risorse
culturali e naturalistiche della città e dell'altopiano. «Il Carso rappresenta
una notevole risorsa turistica - afferma - ma va valorizzato con nuovi criteri.
Poche e semplici le indicazioni necessarie a un forestiero da tempo armato di
navigatore e telefonino. Il Comune inizia da un progetto sperimentale di
collegamento circolare attraverso il Carso tra il centro città e il territorio
di Lipizza, un'idea che abbiamo sviluppato con il Gal (agenzia di sviluppo del
Carso), Trieste Trasporti e Pro Loco Trieste. In una riunione tenuta pochi
giorni fa abbiamo chiarito alcuni punti fondamentali e ora ognuno degli enti
coinvolti perfezionerà il proprio contributo economico. La strategia prevede la
realizzazione di una cartina del Carso nella sua interezza che riporterà i
diversi punti di attrazione. Verrà redatta in italiano, sloveno, inglese e
tedesco». Per quanto riguarda il collegamento in bus con la località slovena,
Trieste Trasporti studierà un percorso attraverso San Dorligo, Opicina e altre
località carsoline fino a Lipizza. I tempi sono stretti, ma l'assessore si
sbilancia affermando che cartina e linea saranno pronti per l'inizio del periodo
estivo. «La linea circolare - precisa Bucci - funzionerà di venerdì, sabato e
domenica sino al periodo della Barcolana».
Maurizio Lozei
Da Zaule a Chiampore, cinque punti di raccolta per gli
scarti da giardino
MUGGIA - Novità in arrivo per i muggesani alle prese con ramaglie e rifiuti
"green". Il Comune ha annunciato che entro la fine di aprile installerà cinque
nuove postazioni ad hoc. «Ancora una volta - commenta l'assessore all'Igiene
urbana Laura Litteri - l'avvio di questo nuovo sistema di raccolta sta
dimostrando flessibilità, cercando di dare la migliore risposta possibile alle
necessità dei cittadini e di adattarsi alle diverse esigenze del territorio». Vi
si potranno portare erba, ramaglie, potature e più in generale scarti di verde
dei propri giardini o terreni. Le postazioni "green", come detto, saranno
complessivamente cinque, accuratamente scelte con strategia da parte
dell'amministrazione comunale. Ecco le location in cui sorgeranno concretamente
entro fine mese: Santa Barbara (nelle vicinanze della chiesa), Crevatini-Piasò
(nel piazzale antistante l'ingresso dello stadio "Zaccaria"), Zaule (nelle
vicinanze della "stazione acquedotto"), via XXV Aprile (parcheggio area ex Enel)
e Chiampore (all'incrocio tra Darsella San Bartolomeo e Strada per Ligon).
«Confidiamo che queste nuove postazioni vengano utilizzate con responsabilità e
non ci si debba trovare ad affrontare la gestione di conferimenti impropri in
mezzo al verde come troppo spesso succedeva in passato, purtroppo», ammonisce
Litteri. Per il verde rimarranno comunque operativi anche gli altri due servizi.
Oltre alla possibilità di conferire autonomamente il materiale nella piazzola
ecologica di Vignano, proseguirà il prelievo del materiale a domicilio, eseguito
a cadenza settimanale nella giornata del martedì. Su quest'ultimo servizio
l'amministrazione cittadina precisa che per poterne usufruire bisognerà
prenotare il prelievo con almeno due giorni di anticipo al numero verde Net. Ci
sono comunque dei limiti di recupero del verde. Gli operatori potranno infatti
raccogliere fino a due metri cubi di materiale per un massimo di 10 sacchi o
cinque fascine ben legate, di lunghezza massima di un metro e mezzo. Nonostante
le difficoltà logistiche del servizio "porta a porta" persistano, come
testimoniato dalla raccolte di firme che ha chiesto di rivedere il servizio e
come documentato quasi quotidianamente sui social network, l'assessore sprizza
ottimismo: «Come per tutte le novità, c'è bisogno di cimentarsi concretamente
con le nuove modalità di conferimento e di abituarvisi. Soltanto cimentandosi e
misurandosi con esigenze e criticità che emergono dall'introduzione di qualsiasi
novità, si può verificare e affinare quanto messo in campo per fare in modo che
si possa rispondere nel miglior modo possibile». Come già confermato più volte,
dunque, nessun passo indietro: «Siamo fiduciosi che, come successo negli altri
comuni che sono già, prima di noi, passati a questo sistema di raccolta, grazie
alla collaborazione dei cittadini, riusciremo a raggiungere gli obiettivi di
sostenibilità ambientale che Muggia è di certo in grado di ottenere, e che la
maggior parte dei muggesani si stanno già impegnando a raggiungere».
Riccardo Tosques
Slowfood.it - DOMENICA, 22 aprile 2018
Carlo Petrini: «Togliamo la plastica dalla nostra tavola»
Mentre scrivo queste righe mi guardo intorno e noto che
la cover del mio telefonino è di plastica così come la struttura del mio pc. Che
la biro che sto usando è di plastica così come i bottoni della mia camicia, la
copertina della mia agenda e le maniglie dell’armadio che mi sta di fronte.
La plastica è entrata, dalla sua nascita negli anni Cinquanta, in tutti gli
aspetti della nostra vita. Trasporti, manifattura, intrattenimento,
comunicazione, conservazione, agricoltura, pesca, artigianato, sport, non c’è
ambito dell’agire umano che non adoperi questo materiale. Leggero, duttile,
versatile, resistente, durevole. Praticamente adatto a ogni occasione.
Ma forse il nostro amore per la plastica si è spinto troppo in là, perché oggi
ce la stiamo anche mangiando. Milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni
anno nei mari di tutto il mondo, si degradano in nano e micro plastiche, vengono
ingerite dai pesci e così entrano a tutti gli effetti nella catena alimentare.
Un problema di proporzioni preoccupanti, tanto che le ultime stime ci dicono
che, a questo ritmo, nel 2050 avremo nei mari più plastica che pesci (oggi ogni
tre tonnellate di pesce ce n’è una di plastica). Perché la plastica non è
biodegradabile, e una volta ingerita e metabolizzata produce effetti sugli
organismi che ancora non ci sono del tutto chiari ma che certamente influenzano
l’attività endocrina e in alcuni casi sono cancerogene. Come è possibile che
ogni anno 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici finiscano in mare? In
primis bisogna identificare un corto circuito “filosofico”: la plastica, che è
un materiale nato per durare a lungo, sempre più è diventato il costituente base
di quella infinita lista di prodotti che sta sotto al cappello di “usa e getta”.
Cannucce, stoviglie, sporte, imballaggi di ogni genere, contenitori e così via.
Abbiamo inventato un materiale potenzialmente indistruttibile e lo impieghiamo
per operazioni che lo trasformano in un rifiuto in pochi secondi. Partendo da
questa constatazione vale la pena aprire una riflessione sul concetto stesso di
rifiuto, entrato ormai a far parte delle nostre categorie mentali come un
concetto normalissimo e accettabile. Per quanto ancora possiamo andare avanti
pensando di perpetrare un modello basato sull’assunto che un prodotto possa
semplicemente, alla fine di una carriera sempre più breve, essere sotterrato o
incenerito? Come può avere senso un approccio del genere se consideriamo i costi
energetici, economici, umani e ambientali che sottendono a qualunque produzione,
a maggior ragione quando si parla di materie prime non rinnovabili (la plastica
è un derivato del petrolio)? Ecco allora che occorre un profondo cambio di
paradigma da parte del mondo produttivo, in particolare da parte delle aziende
che si occupano di produzione, distribuzione e packaging di cibo ma anche, in
definitiva, da parte di tutti noi. Non possiamo più pensare che produrre rifiuti
sia normale, bisogna prevenirli e riutilizzarli. E non sto parlando solo di
riciclaggio (pratica pure fondamentale), al contrario ho in mente l’economia
circolare, quell’approccio che, partendo dal concetto di riuso, identifica
qualunque materia di scarto come potenziale materia prima per un nuovo processo
produttivo. È questa la chiave, dobbiamo progettare sistemi produttivi chiusi.
Abbiamo tutti gli strumenti per farlo, abbiamo imprese che lo fanno da anni,
abbiamo fior di ingegneri, architetti, designer, economisti, manager che hanno
già elaborato modelli, che li hanno già messi in pratica con successo. Se saremo
in grado di realizzare questo salto di qualità, allora non sarà più necessario
produrre plastica al ritmo attuale (300 milioni di tonnellate all’anno), perché
quella che già circola, adeguatamente reimmessa nel circuito produttivo una
volta a fine vita, sarà sufficiente per tutto ciò che ci serve. Non solo, ma la
Commissione Europea ha stimato nella realizzazione dell’economia circolare un
potenziale di crescita di quasi 4 punti di Pil su base continentale. Dunque
lavoro, investimenti, nuova ricerca, oltre ai risparmi derivanti dall’evitare
problemi ambientali gravi. Perché quel che è certo è che non possiamo e non
dobbiamo rinunciare alla plastica, dobbiamo solo usarla in maniera intelligente
se vogliamo avere un futuro su questo pianeta. La politica non è ferma, alcuni
passi sono stati fatti e ci danno la cifra dell’urgenza. Recentemente in Italia
è diventato illegale utilizzare microplastiche nei cosmetici e produrre cotton
fioc di plastica, così come dal 2007 lo è l’utilizzo di buste non biodegradabili
nei negozi. E in molti Paesi del mondo questo trend è in corso. Tuttavia non
possiamo demandare la soluzione di un problema di questa portata solo alla
legislazione. Noi cittadini abbiamo poi un ruolo decisivo e dobbiamo assumerci
la nostra parte di responsabilità. Come Slow Food abbiamo approvato
all’unanimità una mozione su questo tema, e vogliamo lanciare prossimamente una
campagna trasversale, una chiamata globale a rivedere i propri atteggiamenti di
consumo e le proprie abitudini nei confronti della plastica. Pensiamo alla vita
media di una cannuccia con cui gustiamo le bibite al bar (tra l’altro in molti
locali ne mettono due per bicchiere, peggio ancora!): dieci secondi, tre minuti?
E poi dritto nella spazzatura (e prima o poi anche in mare). O alle stoviglie di
plastica, all’imballaggio che racchiude la verdura e la frutta confezionata.
Oppure alle monodosi di shampoo negli hotel: una bustina o un tubetto di
plastica nato per servire per il tempo di una doccia. E poi via anche questo,
magari con ancora metà del contenuto. Su questo come cittadini possiamo e
dobbiamo incidere. Ne parlavo l’altro giorno con la proprietaria di un albergo
facendole notare che in molti posti, specialmente in nord Europa, il dispenser
ricaricabile ha preso piede, con conseguente risparmio di rifiuti. Risposta? Ai
clienti il dispenser non piace. È qui che dobbiamo intervenire, dobbiamo
divenire clienti che chiedono il dispenser, che chiedono che non ci sia la
cannuccia in plastica, che chiedono di non avere imballaggi doppi o tripli. In
questo modo state certi che il cambiamento sarà più veloce. Siamo ancora in
tempo, ma non possiamo non giocare questa partita in prima persona, tutti. Per
noi e per i nostri figli. (vedi
articolo originale)
Carlo Petrini - da Robinson – La Repubblica del 22 aprile 2018
IL PICCOLO - DOMENICA, 22 aprile 2018
Nove su dieci temono il clima che cambia - il sondaggio
Per il 90% degli abitanti di Trieste e del Friuli Venezia Giulia che hanno
partecipato al sondaggio online "Cambiamenti climatici in Fvg: cosa ne pensi?",
gestito dall'Arpa su input del quartier generale della Regione di piazza Unità,
i mutamenti del clima rappresentano un problema da non sottovalutare e gli
effetti sono già oggi visibili anche in questo territorio cittadino e regionale.
È questo il più significativo dei risultati del sondaggio lanciato a novembre
2017, predisposto per l'appunto dall'Osservatorio meteorologico regionale
(Osmer) dell'Agenzia regionale per l'Ambiente (Arpa) al fine di valutare la
percezione della cittadinanza proprio sul tema dei cambiamenti climatici. L'87%
dei partecipanti, si legge in un comunicato stampa della Regione stessa, ha
riscontrato personalmente che il clima è cambiato, rilevando tra gli effetti
principali la riduzione dei ghiacciai e dell'innevamento, oltre all'aumento
degli eventi estremi. Il 69% ritiene che i mutamenti climatici siano dovuti alla
sola attività umana, mentre per il 24% sono dovuti sia all'attività umana che a
cause naturali. Il sondaggio, prosegue la nota della Regione, contiene anche
interessanti risultati sulla percezione di quali saranno gli impatti più
rilevanti dei cambiamenti climatici sui territori di Trieste e del Friuli
Venezia Giulia. Il progetto è stato gestito da Arpa-Osmer, aggiunge il
comunicato stampa, «senza ricorrere a risorse esterne e utilizzando strumenti
gratuiti disponibili sul web. La rilevazione non è quindi una rilevazione
condotta con tecniche e strumenti propri delle indagini demoscopiche, sebbene il
notevole numero di persone che hanno compilato il questionario, 3.400 persone,
di cui 3.200 residenti in regione, fa ritenere di grande interesse le risposte
raccolte. I risultati preliminari del sondaggio sono pubblicati sul sito
arpa.fvg.it e sul sito tematico meteo.fvg.it.
«C'è Porto vecchio che fa sognare» - Il presidente
regionale della Fiaip Piccoli: «Area il cui sviluppo desta interesse»
«Trieste oggi regala anche un sogno, che è quello dello sviluppo del Porto
vecchio che fa incantare anche quanti intendono investire a livello
immobiliare». Leonardo Piccoli, presidente provinciale di Fiaip, nell'analizzare
le rilevazioni effettuate in città e che verranno sviscerate il prossimo mese di
giugno nel corso della presentazione del Borsino immobiliare, non può non
soffermarsi sulle cifre che raccontano di una Trieste che ha inserito la marcia
e fa da locomotiva della ripresa dell'intera regione. Senza percentuali a due
cifre, comunque anche le altre province registrano un trend positivo delle
compravendite. Nella provincia di Gorizia passano, dal 2016 al 2017, da 1.558 a
1.600 (+2,6%); a Pordenone da 2.789 a 2.900 (+3,8%); a Udine da 5.477 a 5.700
(+4%). «È il terzo anno che si evidenzia un segno positivo su tutta la regione -
sottolinea Piccoli - dopo un periodo buio iniziato con il decreto Salva Italia
del 2011, il primo atto del governo Monti, che inaspriva le tasse sulla casa e
reintroduceva l'Imu sulla prima casa. Nel 2012 - sottolinea Piccoli - in regione
registrammo un calo delle compravendite del 35 per cento: un disastro».
Lentamente il Friuli Venezia Giulia sta riprendendo fiato. «Un recupero -
osserva il presidente - dovuto anche al fatto che la casa torna ad essere il
miglior investimento, confermato dalla crescita di persone che acquistano anche
seconde case da mettere a reddito, da destinare all'affitto. Alla "carta",
ovvero a obbligazioni e azioni, si preferisce il mattone». A proposito di
investimenti, Piccoli indica tre zone in Fvg tra le più quotate a livello
turistico: il waterfront triestino, Grado e Lignano. In regione si guarda con
interesse anche alla performance di Sappada, di recente approdata in Friuli
Venezia Giulia. «Se da un lato aumenta il numero delle compravendite, dall'altro
resta ancora basso il valore patrimoniale degli immobili - spiega il presidente
-, che si attesta a meno 5 per cento rispetto ai valori che si riscontrano in
altre regioni e senza tener conto che nel resto d'Europa sono superiori del 14
per cento». «La richiesta, l'interesse che ruota attorno alla nostra regione e i
buoni risultati degli ultimi anni - aggiunge - ci fanno comunque ben sperare in
un recupero anche dei valori patrimoniali». Nella nostra regione, la casa è da
sempre un valore importante. «L'85 per cento dei residenti in Friuli Venezia
Giulia - riferisce il vertice Fiaip - è proprietario di prima casa, un primato
in Italia che sottolinea il valore che in questa regione assumono gli immobili».
C'è un aspetto che però preoccupa Piccoli: «Dopo la Liguria siamo la regione con
la popolazione dall'età media più avanzata, ci sono realtà che perdono molti
residenti anno dopo anno, e questo non è positivo per il mercato immobiliare».
(l.t.)
Giornata mondiale della terra - 12,7 milioni di tonnellate di plastica nel mare
Oggi in 192 Paesi si celebra la Giornata Mondiale della Terra. Si mobilita il Movimento Ecologista Ecoitaliasolidale: fra bottiglie, tappi, rivestimenti, imballaggi, 12,7 milioni di tonnellate inquinano il mare».
Scarpe comode e buone letture - A spasso per il Carso e
dintorni con i tour di Curiosi di natura
A spasso per il Carso e dintorni, respirando da vicino sia la natura che i
prodotti enogastronomici del territorio. È quanto racchiude anche quest'anno il
cartellone di "Piacevolmente Carso-Primavera", ciclo di passeggiate a cura della
cooperativa Curiosi di natura, progetto distribuito fino al 3 giugno lungo sette
percorsi disegnati dai versanti carsici (interni e costieri) lambendo il tratto
goriziano e sloveno, toccando Aurisina, Trebiciano, la dolina di Orlek, il
sentiero Riselce di Sgonico e ancora zone classiche dell'entroterra triestino,
come la Val Rosandra, Monte Grisa e le "casite" di Banne. Aperto a tutti, anche
a coloro che non masticano escursioni da tempo, che hanno magari i muscoli
appannati e sono poco propensi alle lunghe distanze, prediligendo un sano
andamento lento tra boschi, stagni e grotte, con un pensiero inoltre rivolto
all'immancabile sosta in qualche ristorante tipico targato "Sapori del Carso",
il circuito che offre lo sconto del 10% ai partecipanti alle gite. Le escursioni
si tengono di domenica, dalle 9.30 alle 13 circa, con ritrovo 20 minuti prima al
punto di partenza. Per i più mattinieri, la prossima uscita della stagione è
oggi: si andrà "Da Devetachi a Nova Vas"; domenica 29 si percorrerà invece "Il
sentiero Riselce", a Sgonico. Domenica 13 maggio escursione "Da Opicina al Monte
Grisa": tra i boschi, con ampi panorami su Trieste e il mare e domenica 27 si
farà invece una passeggiata "Sopra la Val Rosandra". Infine, domenica 3 giugno,
"Tra Trebiciano e Banne": fra boschi, doline e grotte, stagni, muretti a secco e
casite carsiche. Sono consigliate scarpe da trekking o con suole antiscivolo. Il
format delle escursioni prevede il corredo di letture a tema. Informazioni e
prenotazioni visitando il sito www.curiosidinatura.it, scrivendo a
curiosidinatura@gmail.com o al cell. 3405569374.
Francesco Cardella
IL PICCOLO - SABATO, 21 aprile 2018
LO STUDIO DI REGIONE E CRO - Esami sui servolani «Nessun allarme»
«Lo studio non evidenzia risultati sostanzialmente significativi rispetto alla presenza di inquinanti nelle urine delle persone». Lo afferma Diego Serraino, responsabile del progetto e direttore della Struttura organizzativa complessa di Epidemiologia oncologica del Cro di Aviano. L'osservazione riguarda i risultati dello studio pilota per il "Monitoraggio biologico umano" delle persone residenti in prossimità della Ferriera di Servola e della centrale termoelettrica A2A di Monfalcone. La ricerca è stata commissionata dalla Direzione centrale Salute della Regione e condotta dal Cro di Aviano, in collaborazione con le Aziende sanitarie 1 e 2 e con l'Arpa. Le analisi di laboratorio, particolarmente complesse, sono state affidate al Centro diagnostico ambrosiano Cedam di Milano. L'indagine ha riguardato complessivamente 151 persone suddivise in tre gruppi: 50 (25 uomini e 25 donne tra i 18 e i 74 anni) scelte casualmente dall'elenco dei residenti da almeno cinque anni entro un raggio di 800 metri dalla Ferriera; altre 50 con le medesime caratteristiche, residenti da almeno cinque anni entro 1.300 metri dalla centrale A2A; un terzo gruppo di 51 volontari ricoverati nell'ospedale di Gorizia, non residenti né a Trieste né a Monfalcone, omogenei per età e sesso ai gruppi precedenti, utilizzato come riferimento comparativo. Lo studio è stato condotto su un numero limitato di persone per verificare le metodologie di campionatura e di rilevamento degli inquinanti e per valutare la fattibilità e l'opportunità di una eventuale successiva indagine su una fascia di popolazione più ampia. È stato necessario contattare un numero di residenti più di due volte superiore all'obiettivo prefissato. In particolare a Monfalcone l'adesione è stata del 40% rispetto alle persone contattate e del 41% a Servola, con una maggiore disponibilità tra le donne. «L'adesione può considerarsi bassa, essendo nettamente al di sotto del 75% atteso», osserva Serraino. Oltre una ventina gli inquinanti atmosferici misurati nelle urine, in prevalenza metalli pesanti. Nella gran maggioranza delle persone non sono stati rilevati valori superiori ai limiti di laboratorio. Nessun inquinante atmosferico è stato riscontrato in 33 persone su 50 a Monfalcone e in 32 su 50 a Servola. «In sostanza - evidenzia Serraino - risulta che i casi con valori alterati sono pochi e riguardano prevalentemente la presenza nelle urine di cotinina, alcaloide del tabacco e metabolita della nicotina, riconducibile al fumo da sigaretta».
Pressing in coro da Muggia «Sito inquinato da rivedere»
Il Consiglio comunale vota all'unanimità il documento presentato da
Finocchiaro - «La giunta Marzi si mobiliti con i diversi enti per liberare le
aree non contaminate»
MUGGIA - Riperimetrare la zona del Sito inquinato d'interesse nazionale di
Trieste. Con voto unanime il Consiglio comunale di Muggia ha approvato la
risoluzione presentata dal consigliere Marco Finocchiaro (Pd) durante l'ultima
riunione dell'assemblea. Sin È una storia oramai ultradecennale quella del Sito
inquinato, iniziata nel 2001 con l'inserimento dell'area del porto industriale
di Trieste nei siti inquinati a cui si applicano «gli interventi d'interesse
nazionale per la bonifica e restituzione ad usi legittimi di queste aree». Il
sito è ubicato a sud-est della città di Trieste e comprende un'area di circa
1.700 ettari. La parte a terra del sito occupa una superficie di circa 500
ettari, che ricade anche nel territorio comunale di Muggia, confinante ad est
con il Comune di San Dorligo della Valle. La parte a mare, invece, si estende
per 1.200 ettari. Di fatto un'area immensa per Muggia e la provincia che a mare
prende tutto il porto industriale nuovo e di fatto tutta la costiera muggesana
dal Canale industriale e Punta Ronco e a terra include Noghere e l'ex raffineria
Aquila. Ambiente Nel 2014 accade l'auspicata svolta con l'introduzione
dell'articolo 252-bis nel Codice dell'Ambiente, che prevede la possibilità di
stipulare degli accordi di programma con soggetti privati o altri soggetti
interessati ad attuare progetti integrati di messa in sicurezza o bonifica, e di
riconversione industriale e sviluppo economico produttivo in siti di interesse
nazionale. Negli anni successivi l'Ezit (oggi in liquidazione) e l'Autorità
portuale di Trieste (oggi Autorità di sistema portuale del mare Adriatico
orientale) vengono individuati come soggetti attuatori nell'ambito dell'accordo
di programma sul Sin di Trieste, per la caratterizzazione rispettivamente della
parte a terra e a mare/terra. Riperimetrazione Nel febbraio scorso, a seguito
dell'azione svolta dalla Regione, con soggetti privati e pubblici, di concerto
con il Ministero dell'Ambiente, viene chiesta la riperimetrazione del Sin -
Trieste con l'esclusione di alcune aree site nel Canale industriale. Da qui la
presentazione del consigliere comunale muggesano Finocchiaro di una risoluzione
al Consiglio comunale che impegni il sindaco Marzi e la sua giunta ad agire nei
confronti dell'Authority e del nuovo soggetto subentrante all'Ezit per
completare, ove non ancora fatto, la caratterizzazione di propria competenza e
nei confronti di Regione e Ministero dell'Ambiente rivedendo quindi la
perimetrazione del Sin e restituendo le aree non inquinate agli usi legittimi.
«Tutto ciò agevolerebbe la progettazione delle opere programmate nel nuovo
bilancio sulla costa. Basti pensare alla difficoltà oppure al divieto di
eseguire opere fondazionali subacquee fisse all'interno del Sin», racconta
Finocchiaro. Il secondo impegno è quello di rivedere la perimetrazione a terra
al fine di favorire opere edili e infrastrutturali nella zona di Noghere e con
l'obiettivo di sviluppare l'industria sostenibile e retroportuale dopo lo
spostamento del punto franco.
Riccardo Tosques
Spezzatino in Porto Vecchio. No di investitori e archistar.
Il colosso austriaco Siller: "Vogliamo esportare qui il modello Amburgo, ma serve la garanzia di poter acquisire tutta l'area". E Cucinella invoca un piano strategico
«Noi vorremmo fare a Trieste come ad Amburgo». A parlare è Manfred Siller, amministratore delegato della società austriaca Siller Real Estate. E ciò di cui parla è la sua idea per il Porto vecchio di Trieste: un recupero complessivo sulla falsa riga dell'operazione compiuta dal grande scalo germanico sull'Elba, i cui magazzini furono teatro di una delle più spettacolari operazioni di riqualificazione in Europa. A sentir lui, però, sulla sua strada si frappongono le istituzioni triestine: «Nessuno ha saputo dirmi finora se posso comprare l'area oppure no». Nel frattempo l'archistar Mario Cucinella interviene nuovamente sul tema Porto vecchio, proponendo un "vademecum" per le istituzioni. Il caso Siller Da due anni la società sta coltivando l'idea dell'operazione e ha coinvolto interlocutori tedeschi che hanno lavorato proprio ad Amburgo. «I nostri partner hanno operato nel recupero dell'HafenCity (il "Porto vecchio" amburghese ndr) - spiega Siller -. L'idea è esportare quel modello». Quel che serve, secondo l'imprenditore, è «un piano generale che coinvolga tutta l'area, che preveda spazio per servizi, commercio, residenziale». La cordata ha incontrato diverse volte il sindaco Roberto Dipiazza e ha avanzato una manifestazione d'interesse. L'ultima visita a Trieste è dell'autunno scorso: «Non abbiamo ottenuto molto. Fino a poco tempo fa nessuno mi aveva detto dell'esistenza della concessione di 99 anni a Greensisam - dice l'imprenditore -. Senza la garanzia di poter acquisire tutta l'area non possiamo investire soldi in progettazione. Aspettiamo di vedere se si rifaranno vivi». Le intenzioni di Dipiazza L'idea di un acquirente unico con un piano complessivo per il vecchio scalo cozza con i desideri del sindaco, che intende procedere un'alienazione alla volta, edificio per edificio. La cordata guidata da Siller non è stata l'unica a proporre un acquisto in blocco in questi anni, fanno sapere fonti comunali. Anche cordate russe e arabe avrebbero fatto lo stesso, trovando in Dipiazza un'accoglienza gioviale ma poco interesse. I consigli dell'archistar L'architetto Mario Cucinella, allievo di Giancarlo De Carlo e Renzo Piano, interviene nuovamente sull'argomento Porto Vecchio, dopo la sua visita a Trieste del settembre scorso. Secondo lui l'approccio "a spezzatino" è criticabile: «Si rischia di non sapere dove si va a finire. D'altra parte, però, anche una pianificazione troppo precisa non è necessaria, perché il mondo e l'economia cambiano molto velocemente». Secondo l'architetto è fondamentale un progetto d'insieme per gli spazi pubblici: «Serve un piano strategico di opere come giardini, pedonali, ciclabili, moli. Ancora prima di decidere cosa fare con i singoli edifici». Per Cucinella «i due piani vanno sovrapposti»: «Gli investimenti sugli edifici devono essere fatti all'interno di un progetto di uso pubblico, che deve essere strategico». Forse un piano urbanistico sarebbe uno strumento troppo rigido, prosegue, «ma serve senza dubbio una visione generale della città, pur a maglie larghe, che le dia una direzione. È un punto fondamentale». Uno strumento del genere richiede impegno e visione, riflette l'architetto: «Bisogna condividerlo con la cittadinanza in un dibattito largo. È faticoso ma è importante farlo». L'internazionalizzazione Cucinella sottolinea infine che è importante attrarre competenze da fuori città, «magari attraverso i concorsi»: «Ma anche questi vanno indirizzati con una visione politica. Avere dei buoni ingredienti non comporta per forza che la ricetta funzioni». L'indirizzo è il primo compito delle istituzioni: «La politica deve avere visione. Sottrarsi a questa significa lasciare troppo aperto il mercato di natura speculativa. Gli investimenti vanno bene, ma vanno indirizzati nell'interesse pubblico, coinvolgendo la comunità». Conclude Cucinella: «La politica non deve avere paura di farsi aiutare in questo percorso. Trieste apra un tavolo di competenze, costruendo una prospettiva assieme a diverse persone. L'occasione per la città è troppo importante».
Giovanni Tomasin
Italia Nostra approva il piano del Comune - «Da sempre
contrari a un soggetto unico»
Italia Nostra approva il piano del Comune su Porto vecchio. «Abbiamo sempre
sostenuto che non può essere un soggetto unico a intervenire sul Porto vecchio e
che non bisogna usare termini impropri per descrivere il "distretto storico
portuale" del Porto Vecchio - afferma la presidente Antonella Caroli -. Esistono
gli strumenti urbanistici in vigore, un masterplan di Italia Nostra approvato
dal ministero, una costituenda società di coordinamento tra le istituzioni,
proposte concrete in essere che andranno valutate insieme alle istituzioni e
realizzate in tempi brevi. È urgente che le istituzioni si muovano a livello
centrale ed europeo per ottenere le condizioni essenziali che rendano
competitivo ed attrattivo, non solo dal punto di vista architettonico ma anche
economico, il rilancio del distretto storico portuale».
Gli esperti - I grandi nomi in missione ora restano a
guardare
Così come sono arrivati, così se sono andati. E probabilmente non torneranno
mai più. Sono gli archistar che, da tutto il mondo, hanno solcato mari e monti
per raggiungere il capoluogo giuliano e vedere l'immensità del Porto vecchio,
per poi non essere più richiamati. Hanno perso tempo? Chissà. Nell'ultimo anno
nomi come quelli di Mario Cucinella, fantasioso progettista di opere green in
diversi siti colpiti dal terremoto e non, o di Massimiliano Fuksas, che ha
firmato importanti edifici in tutto il mondo come la Fiera Rho di Milano e lo
Zenith Music di Strasburgo, e ancor prima i colleghi Stefano Boeri e Mario
Botta, possono mettersi l'anima in pace perché un progetto complessivo su Porto
vecchio per ora non è nei programmi dell'amministrazione Dipiazza. Il modus
operandi per riqualificare l'area adottato adesso guarda piuttosto a procedere
per gradi, senza affidare a un unico professionista l'intero scalo con una
visione di insieme. L'arduo compito di riprogettare gli assi viari spetta per
ora ai tecnici del Comune. Cucinella, presente a Trieste l'anno scorso in
occasione dell'edizione di Trieste Next, parlava della necessità di avviare un
laboratorio urbano pubblico sul Porto vecchio, che costruisse un dibattito per
scoprire le esigenze di Trieste e le opportunità che il grande comprensorio
potrebbe offrire. «Serve - sottolineava - una riflessione più ampia per capire
qual è il ruolo e l'equilibrio che quell'area porterà a Trieste. Non si tratta
solo di fare un business plan. Ho visto quello di Ernst&Young, dove si indica di
mettere questo o quello, ma di "questo o quello" possiamo discutere quanto
vogliamo. A mio avviso quegli spazi hanno una vocazione pubblica molto
importante». La sua immaginazione ipotizzava di vivere inizialmente una fetta
dello spazio, in modo che la città iniziasse pian piano ad appropriarsi del
sito, magari con qualche piccola attività commerciale o ristorante: pian piano
lo «aggrediamo e poi iniziamo i lavori». Fuksas invece, non meno di una
settimana fa, durante una visita in Porto vecchio con Dipiazza, dopo essere
stato a Capodistria - dove realizzerà la torre Capo Grande, che unirà la costa
tra la città e Isola alla vetta del monte San Marco - annunciava la sua voglia
di venire a lavorare a Trieste: «È l'unico luogo dove mi interessa operare». Un
desiderio che forse deve mettere da parte. Porto vecchio, come «opportunità
storica unica, con nuovi alberghi, sedi scientifiche, approdi nautici e nuove
idee industriali, tutte inserite nel profilo costruttivo che da Opicina declina
fino al golfo, al mare», vedrà difficilmente compimento. Ed esattamente un anno
fa, si inaugurava a palazzo Gopcevich una mostra sulle "idee concettuali" di
sviluppo dell'area del Porto vecchio realizzate da studenti del politecnico di
Vienna e delle Università di Zurigo e Mendrisio. "Trieste città nuova" si
chiamava l'iniziativa, promossa e coordinata dal Comune e curata dall'architetto
Luca Paschini. L'assessore alla Cultura Giorgio Rossi aveva spiegato il perché
della manifestazione: «Ricevere valutazioni e opportuni contributi da parte di
ingegneri, economisti ed esperti in materia e al contempo dare la possibilità a
chi è lontano dal contesto di esprimere proposte originali offrendo un'utile
occasione di confronto». Ora i pareri di questi esperti andranno in porto?
Benedetta Moro
IL PICCOLO - VENERDI', 20 aprile 2018
Urbanistica: il progetto - Il Comune ridisegna Porto vecchio - anello e spazi verdi fino a Barcola
La mappa della futura viabilita' in Porto Vecchio
Collegare Rive e Porto vecchio. Organizzare gli "spazi esterni" della zona
sdemanializzata, cioè provvedere a tutto quello che non riguarda la sorte della
parte edificata, alla quale provvederà l'apposita società di gestione di
prossima costituzione. Garantire una buona accessibilità per le diverse funzioni
esercitate nell'ambito dei 65 ettari del sito: auto, cicli, pedoni, ma anche la
logistica di Adria Terminal e quella - sperabile - dell'approdo "cruise" di Msc.
Il Comune mette mano a un primo intervento pianificatorio - definito
"prodromico" - nel grande spazio di Porto vecchio, «per garantirne vivibilità e
funzionalità», come premette il sindaco Roberto Dipiazza. Ma prestando
attenzione - insistono i tecnici - a non creare rigidità urbanistiche tali da
limitare lo sviluppo dell'area. L'impegno esecutivo e finanziario è ingente.
Toccherà alla Soprintendenza esprimere la sua valutazione, poi tra settembre e
ottobre si andrà in gara. Se non intervengono complicazioni, a gennaio 2019
potrebbero iniziare i primi lavori, in anticipo di oltre un anno rispetto
all'inaugurazione di Esof 2020. Dipiazza utilizzerà una decina di milioni di
euro, provenienti dal "pacchetto" di 50 milioni previsti dall'accordo stretto
con Governo, Regione, Autorità portuale. Vediamo allora, con una gita virtuale,
come il Comune intenda impostare mobilità, circolazione, fruibilità del Porto
vecchio. Fase 1 Il cittadino-visitatore imbocca la strada-ciclabile a senso
unico, più o meno dove si erge l'ex Casa del lavoratore portuale. La
carrabile-ciclabile procede in direzione di Barcola tenendo alla sua destra
l'asse ferroviario: la carreggiata avrà un'ampiezza di circa 6 metri, cui si
aggiungerà lo spazio per i ciclisti. La nostra staffetta guida/pedala dietro il
Magazzino 26, vede la centrale idrodinamica, la sottostazione elettrica. Poi
vira verso il mare e punta - stavolta in doppio senso - in direzione di Barcola,
rasentando il costruendo parking e fendendo il terrapieno. Lunghezza
dell'itinerario circa 3 chilometri. Fase 2 All'andata segue il ritorno. Stavolta
l'autista/ciclista prenderà la direzione Rive: ovviamente in doppio senso da
Barcola fino al Polo culturale (Magazzino 26, centrali, ecc.), poi riecco un
senso unico che corre tra la prima e la seconda fascia di edifici, fino all'ex
Casa del lavoratore portuale. L'idea, visibile sulla mappa, è quella di un
"ring" che organizza la mobilità attorno agli edifici del Porto vecchio. Fase 3
In mezzo ai due sensi di marcia andata/ritorno viene allestito uno spazio verde
(giochi per bambini, attrezzature sportive) che si dipana dalle Rive fino a
Barcola. Un "parco lineare" - lo definisce il sindaco - che procede a sua volta
per 3 chilometri tra la seconda e la terza fila di edifici. Camminatori,
corridori, famiglie sono i benvenuti.Il titolo è "Progetto per la viabilità e
per la sistemazione delle aree esterne del Porto vecchio". Una decina tra
tecnici e consulenti della Pianificazione territoriale municipale, coordinati
dal mobility manager Giulio Bernetti, ha svolto il lavoro in circa sei mesi.
Tenendo conto delle iniziative in corso e di quelle ipotizzate, di stimoli e
suggestioni, delle necessità operative segnalate dall'Autorità portuale. Il
"ring" avvolge e serve - nelle intenzioni di Dipiazza - le diverse attività e le
varie esigenze che si vanno delineando: il "blocco" Greensisam, un eventuale
scalo crocieristico Msc, l'Adria Terminal, il Polo culturale, l'intramontabile
"fish market". Fino alla rotatoria di collegamento con viale Miramare e, a
seguire, sino al parcheggio che sarà realizzato al termine settentrionale di
Porto vecchio in tempo per la Barcolana 2018: tra un mese, agli ordini
dell'appaltatore Innocente & Stipanovich, entreranno in azione le ruspe.
Massimo Greco
«No al piano unico - Un passo per volta» - La filosofia
di Dipiazza: «L'intera partita va affidata a più di un soggetto. In passato
soldi spesi senza risultati»
Il termine "spezzatino" lo irrita, perché dice che non rappresenta quanto
lui voglia e intenda per governare Porto vecchio. E lo dice mentre apre la mappa
del sito sdemanializzato, nel quale sono segnati gli interventi che disegnano
l'infrastrutturazione viaria e logistica di Porto vecchio. È montata la
discussione pubblica sui criteri con cui amministrare e promuovere una grande
potenzialità metropolitana, le critiche al sindaco vertono sulla frammentazione
delle proposte, mancherebbe una logica progettuale unificante. «Macché
spezzatino - esclama Roberto Dipiazza - ecco il primo atto pianificatorio che
abbiamo impostato. Abbiamo preso in carico Porto vecchio il primo gennaio 2017,
il tempo di studiarlo e c'è la nostra prima risposta. Strade, parcheggi,
rotatoria, spazi verdi ... Lavori per 10 milioni, cantieri aperti nella prima
metà del 2019». Dipiazza, aldilà del merito contenuto nel progetto sulla
viabilità e sulle "aree esterne", ne approfitta per spiegare il suo approccio
con i 65 ettari che si estendono dalle Rive a Barcola. «Non voglio affidare
l'intero progetto a una sola figura o a un solo studio professionale - scandisce
il primo cittadino - mi sembra che di soldi se ne siano già spesi abbastanza con
grandi nomi ... Penso ai milioni spesi da Pierluigi Maneschi o dal duo
Maltauro-de Eccher: sono passati Botta, Boeri ... Disegni su disegni. E poi?
Cosa è rimasto?». Polvere: si strofina le dita per una plastica sottolineatura
della vanità di tanta produzione cartacea. Allora? Allora Dipiazza, in coerenza
con la sua mentalità e la sua esperienza, preferisce una modalità graduale,
capitolo per capitolo, basata sul costante controllo pubblico delle operazioni:
«Intanto con questo piano il Comune si assume in prima persona la messa a punto
dell'accesso, della mobilità, delle iniziative nelle zone non occupate dagli
edifici». A seguire decollerà la società, anch'essa pubblica (partecipata anche
dalla Regione), chiamata invece a gestire la parte edificata o, meglio, da
edificare. «Intanto - prosegue Dipiazza - organizziamo quello che già c'è e che
probabilmente ci sarà». Il dito viaggia sulla mappa: «Greensisam, approdo
crocieristico di Msc, Polo culturale, fish market ... E siamo solo all'inizio».
Dipiazza lo dice in tralice, commentando l'inopportunità di affidare le
operazioni a un solo soggetto progettuale privato: in questi casi l'ente
pubblico committente/appaltante si accorda con il privato affinché siano poi
messi a disposizione del pubblico spazi, siti, luoghi... Ma quasi sempre il
privato si tiene i bocconi migliori e molla gli scarti all'ente pubblico. Un
rischio che il sindaco non vuole correre. E vuole tenere il filo
dell'operazione, per quanto possibile, nelle sue mani.
magr
Il Prg a misura di Parco del mare - Approvata la
variante che apre la strada alla struttura dietro alla Lanterna
Dopo innumerevoli anni di rumore e polemiche il Parco del mare approda al
primo, "vero", atto amministrativo che lo riguarda. Ieri la giunta comunale di
Trieste ha approvato una serie di modifiche al piano regolatore, inclusa quella
che dovrebbe rendere possibile la realizzazione di un acquario nell'area della
Lanterna. Spiega l'assessore all'Urbanistica Luisa Polli: «Con la delibera
abbiamo approvato il recepimento della redigenda variante al piano regolatore
portuale che appunto renderà possibile l'opera. Il Comune fa proprio il
contenuto di quella variante, siglando la compatibilità dello strumento
urbanistico con il progetto del Parco del mare alla Lanterna». Nella delibera
non c'è alcun riferimento diretto al Parco del mare, «ma la tipologia
urbanistica indicata è indirizzata a una serie di servizi incluso quello in cui
possiamo inquadrare gli acquari», dice Polli. Conclude cauta l'assessore: «Se
poi i privati cambieranno idea e vorranno fare qualcos'altro di compatibile
starà a loro. In questo momento il Parco del mare è realizzabile, questo è il
punto. Il primo passo è stato fatto». Inevitabilmente la notizia suscita la
gioia di Antonio Paoletti, presidente della Camera di commercio della Venezia
Giulia e primo sostenitore del progetto: «È una storia lunga, tipicamente
italiana, ma che finalmente vede la luce. È ormai dal 2004 che il Parco del mare
è per la Camera di commercio il grande attrattore per la definitiva svolta in
chiave turistica di Trieste e della Venezia Giulia». Paoletti prefigura un
futuro luminoso di visitatori che si rifrangono su tutto il territorio
regionale, «da Grado al Collio, da Gorizia a Trieste passando per il Carso». Ora
Dipiazza, «con cui stiamo dialogando e collaborando fattivamente», fa a Paoletti
il regalo più atteso: «Un indirizzo chiaro per un obiettivo lungamente rincorso
e che grazie a questa amministrazione comunale e alla collaborazione
dell'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, inizia
ufficialmente il proprio percorso amministrativo per trovare la sua concreta e
definitiva realizzazione». Resta da stabilire chi sarà il socio privato che
verrà ad aggiungersi alla Cciaa e alla Fondazione CRTrieste per trasformare
l'idea di Paoletti in un cantiere. Anche perché negli ultimi tempi la Fondazione
sembra aver tirato un po' il freno, ponendo alla Cciaa delle questioni su come
dovrebbe procedere il progetto. Anche il cambio al vertice della Regione si
riverbererà con tutta probabilità sulle prospettive del Parco. Comunque ora più
vicino alla realizzazione.
Giovanni Tomasin
Semina di mais OGM, assolto Fidenato. Il giudice: per la legge non e' reato
Il leader di Agricoltori Federati Giorgio Fidenato è stato assolto dalla accusa di aver violato il divieto di semina di mais Ogm anche per la semina 2015 nel campo di Colloredo di Monte Albano (Udine). Per il giudice monocratico del tribunale di Udine Carlotta Silva «il fatto non è previsto dalla legge come reato». Assoluzione anche per Leandro Taboga, proprietario del terreno di Colloredo di Monte Albano. Lo ha riferito il loro avvocato Francesco Longo. La pronuncia discende dalla sentenza della Corte di Giustizia europea che a settembre aveva fornito l'interpretazione autentica del regolamento comunitario 1829 del 2003. «Abbiamo sostenuto l'ingiustizia dell'imputazione perché si basava su un decreto dichiarato non conforme alla norma comunitaria da parte della Corte europea - ha spiegato il legale - Lo Stato non poteva intervenire con un potere cautelare in assenza dei presupposti per poterlo esercitare. La pronuncia presuppone che il giudice abbia disapplicato l'atto amministrativo. Fin dall'inizio era evidente che la loro attività era consentita». «Semineremo ancora. Dove e quando, lo diremo a semina avvenuta per evitare problemi di ordine pubblico», ha detto Fidenato. Marco Perduca dell'associazione Coscioni ha affermato che «quel che non è proibito deve esser consentito. Grazie all'Europa è stata messa fine a una proibizione tutta italiana, ora il Governo faccia sapere che non esistono sanzioni penali per chi semina mais geneticamente migliorato e smetta di ostacolare la coltivazione».
La giunta di Muggia congela le tariffe della tassa sui
rifiuti -
Scongiurati aumenti per utenze domestiche e negozi - Il sindaco Marzi:
«Costi tra i più bassi dell'intera provincia»
MUGGIA - A Muggia non vi saranno aumenti sulla Tari per il 2018. La buona
notizia è stata confermata durante l'ultima riunione del Consiglio comunale
durante l'approvazione della tariffa della tassa sui rifiuti. Dopo l'aumento (in
alcuni casi) sino al 30% registrato lo scorso anno, per l'anno in corso rimarrà
tutto invariato. «L'entrata tributaria della Tari nel 2018 conferma quella del
2017 e non comporta, pertanto, alcun aumento di costi da spalmare sulle tariffe
dei cittadini. La tariffa che resta allineata, in alcuni casi più favorevole,
degli altri comuni dell'area giuliana», racconta il sindaco muggesano Laura
Marzi. Come vuole la legge, la tassa sui rifiuti deve coprire per intero i costi
del servizio di gestione dei rifiuti essendo questo il tributo destinato a
finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento ed è dovuta da
chiunque abbia il «possesso, l'occupazione o la detenzione, a qualsiasi titolo e
anche di fatto, di locali o di aree scoperte a qualunque uso adibiti,
suscettibili di produrre rifiuti urbani e assimilati». Calcolate su base
annuale, dopo l'introduzione del nuovo sistema di raccolta "porta a porta", le
tariffe resteranno complessivamente invariate sia per le utenze domestiche sia
per quelle degli esercizi commerciali - il costo del servizio è suddiviso al 61%
sulle utenze domestiche ed il 39% su quelle non domestiche - tenendo in
considerazione i valori derivanti dalla percentuale quota fissa (che si
riferisce alla superficie dell'immobile) e da quella variabile (che fa
riferimento al numero di persone che compone il nucleo famigliare). Il Comune ha
tenuto comunque a precisare che «qualche tariffa potrebbe presentare in qualche
caso una qualche minima variazione, ma non perché le aliquote siano state in
alcun modo soggette di un aumento, quanto piuttosto per la differente
composizione del nuovo piano economico finanziario del servizio», che vede un
differente riparto tra appunto la cosiddetta "quota fissa" e la "quota
variabile" collegato al differente sistema di raccolta e smaltimento. Come già
dichiarato in occasione della scoperta di un 10% circa delle utenze non in
regola con i pagamenti della tassa sui rifiuti, il nuovo sistema di raccolta,
proprio in quanto singolarmente fornito, sta permettendo al Comune di meglio
conoscere gli effettivi destinatari del servizio. «La puntuale verifica delle
posizioni tributarie sta, infatti, portando all'identificazione di diverse
irregolarità e di diversi evasori - ha concluso il sindaco Marzi - e la
regolarizzazione di queste posizioni, una volta opportunamente verificate,
porterà o a ripartire i costi su un maggior numero di posizioni tributarie e, di
conseguenza, ad una riduzione delle tariffe per gli altri contribuenti oggi in
regola». Introdotta nel 2014, la Tari sostituì la Tares - in vigore solo per il
2013 - che a sua volta aveva preso il posto di tutti i precedenti prelievi.
Riccardo Tosques
San Dorligo della Valle / Dolina - Raccolta del secco
residuo anticipata tra martedì 24 e mercoledì 25 aprile
Raccolta rifiuti anticipata a San Dorligo della Valle nella notte tra
martedì 24 e mercoledì 25 aprile. L'Area Servizi sul territorio del comune di
San Dorligo della Valle - Obcina Dolina comunica infatti che, in via
eccezionale, la raccolta del secco residuo di mercoledì 25 aprile, verrà
anticipata a partire dalle 4 del mattino, causa orario ridotto dell'impianto di
destino. Il Comune raccomanda quindi a tutti i cittadini di esporre i sacchi
rosa a partire dalla serata di martedì 24 aprile.
A Muggia portano via l'erba sfalciata dopo 21 giorni -
La lettera del giorno di Pietro Mezzoli
Sono uno dei tanti detentori di un giardino di proprietà a Muggia. A suo
tempo abbiamo preferito non lastricare gli spazi, optando per una salvifica,per
noi, distesa di prato all'inglese.Queste dispettose graminacee hanno,però, un
brutto difetto: con il tepore primaverile e le piogge frequenti tendono,ahimè,a
crescere velocemente.Prima d'intraprendere l'operazione di taglio e memore di
notizie non proprio rassicuranti, mi armo di pazienza e prendo in mano la
brochure della Net. Digito il numero indicato pensando si riferisse ad un
servizio operativo invece mi risponde il Comune di Muggia, dove la gentile
operatrice mi informa che quei "bricconcelli" della Net hanno sbagliato ad
inserire quel numero e mi devo rivolgere ad un Numero verde - in provincia di
Udine- dove alla mia richiesta per il ritiro del sfalcio mi rispondono dandomi
un appuntamento per il giorno 8 maggio, 21 giorni(ventuno) dalla mia richiesta.
Altrimenti potevo portare, a mia cura, tutta l'erba che volevo al Centro di
raccolta. Tanto per chiarire, tendo a precisare: pago regolarmente le tasse; non
rientro nel famoso 10% degli evasori muggesani della Tari.
I candidati alla prova dell'ambiente - Dalla Ferriera
di Servola alla A2A di Monfalcone fino al turismo, ecco le ricette dei quattro
aspiranti presidenti
TRIESTE - Ambiente, territorio, vocazione turistica. Parte da qui il
confronto fra i quattro candidati alle elezioni regionali del 29 aprile che Il
Piccolo ospiterà nei prossimi giorni, a partire da oggi. Minimo comune
denominatore, tra le proposte di tutti gli aspiranti governatori, la convinzione
di dover affrontare questioni ambientali - nodo inquinamento in testa - e
prospettive di rilancio turistico con un approccio integrato e unitario, pena il
rischio di produrre danni potenzialmente irreparabili. Ecco allora il richiamo
dell'autonomista Sergio Cecotti all'adozione di nuovi strumenti di governance
del territorio; l'impegno del candidato di centrodestra Massimiliano Fedriga a
predisporre un piano strategico ad ampio raggio come alternativa agli inutili, e
a volte deleteri, interventi settoriali. E ancora la determinazione del
democratico Bolzonello nel proseguire sulla rotta della regia unica avviata
negli ultimi 5 anni di amministrazione di centrosinistra, e il richiamo del
pentastellato Alessandro Fraleoni Morgera a mettere in campo proposte e
soluzioni concrete. Le stesse che, denuncia il candidato M5s, per troppi anni i
partiti di centrodestra e centrosinistra hanno consapevolmente, e colpevolmente,
evitato di adottare per non "disturbare" eccessivamente gli interessi della
grande industria. Il riferimento è prima di tutto alla Ferriera di Servola, ma
anche alla centrale A2A di Monfalcone. Realtà, quest'ultima, che secondo Cecotti
va affrontata in modo netto. Quale? Imboccando la strada della
decarbonizzazione. Ma parlare di ambiente, come detto, significa anche parlare
di turismo. Prima di tutto, secondo Bolzonello, quello "slow", scelto ormai da
migliaia di persone attratte dal Friuli Venezie Giulia proprio per la
possibilità di godere delle bellezze del territorio - a partire da quello della
campagna affidata alle tante e preziose aziende agricole -, con i ritmi lenti e
a misura di famiglie. Senza dimenticare però, ribadisce l'ex governatore Cecotti,
le tante declinazioni del turismo in regione: da quello artistico a quello
enogastronomico, da quello sportivo a quello di carattere magico-mitico. Di
carte da giocare su questo fronte, insomma, il Friuli Venezia Giulia ne ha
molte. Per valorizzarle però, sottolinea Fedriga, è necessario coinvolgere e
ascoltare i tanti attori in campo: dagli operatori turistici alle Pro loco,
dalle guida agli albergatori e gli agenti di viaggio. Senza dimenticare
ovviamente, insiste il leghista, gli enti locali, rispetto ai quali la Regione
deve svolgere un'azione di coordinamento. Quanto alle priorità per l'azione a
tutela del territorio, ognuno ha le sue. E nell'elenco spunta anche quale
indicazione di nicchia, come la tutela dei pozzi artesiani invocata da Fraleoni
Morgera.
Diego D'Amelio
ALESSANDRO FRALEONI MORGERA (5 Stelle) - «Basta
collusioni con l'industria»
TRIESTE - «La Ferriera di Servola, la diossina fuori controllo nel
Maniaghese, i fanghi industriali del lago di Cavazzo, le emissioni della
centrale A2A di Monfalcone, gli odori molesti della Siot, i pozzi artesiani
della Bassa friulana, le grotte del Carso invase da idrocarburi, l'amianto
abbandonato sul Cellina, i giardini inquinati di Trieste». Quando si chiede ad
Alessandro Fraleoni Morgera quali siano i problemi ambientali del Fvg, il
candidato non si ferma più. «Non c'è crisi ambientale - dice il grillino - che
non veda il M5s in prima fila, puntualmente contrastato da centrosinistra e
centrodestra, sempre attenti a non disturbare la grande industria». Secondo
Fraleoni Morgera, «per il M5s stare dalla parte dell'ambiente e della salute dei
cittadini significa fare proposte concrete: controlli implacabili sui livelli di
inquinamento come nel caso dei nostri test sui polli del Maniaghese, bonifiche
delle aree inquinate, chiusura degli impianti che non rispettano i limiti di
legge, incentivi per la loro riconversione, stop all'incenerimento dei rifiuti e
appoggio convinto alle politiche per il riciclo, riuso e recupero dei rifiuti. E
ancora: stop ai rigassificatori e a nuove centrali a combustibili fossili».
Fraleoni non dimentica poi nodi quali «l'efficientamento del servizio idrico,
misure urgenti contro il dissesto idrogeologico, tutela dei pozzi artesiani,
delle aree protette e della biodiversità vegetale e animale. Su queste basi
potremo promuovere un turismo più verde e sostenibile, leva fondamentale per la
crescita economica della nostra regione».
(d.d.a.)
MASSIMILIANO FEDRIGA (Lega Nord) - «Regia unica e
più confronto»
TRIESTE - Massimiliano Fedriga propone un punto di vista "olistico" per
misurarsi con i nodi dell'ambiente, del territorio e del turismo: «Serve un
approccio non settoriale, come fatto finora. Politiche ambientali, identità
territoriali e sviluppo turistico devono far parte di un unico piano strategico
che consenta l'ottimizzazione degli investimenti». Per il candidato del
centrodestra, «far questo significa individuare modelli di governance del
territorio che devono avere come attori principali i Comuni, cui sommare gli
esperti del settore: operatori turistici, guide, pro loco, albergatori e agenti
di viaggio. Alla Regione spetta, invece, il delicato compito di coordinare le
diverse realtà per fare sistema». Secondo Fedriga, il Fvg ha «un patrimonio
ambientale e culturale ricchissimo che va preservato, valorizzato e
pubblicizzato. Tale obiettivo può essere raggiunto con una semplificazione del
quadro normativo e con una collaborazione sinergica tra pubbliche
amministrazioni e privati, anche attraverso la formazione del personale, degli
operatori e dei cittadini». L'impegno è a «cambiare passo attraverso il continuo
confronto: da una politica ambientale volta solo a reprimere e chiusa su se
stessa (e abbiamo visto che questo in realtà ha portato talvolta al mancato
presidio e cura del territorio) a una gestione ambientale sostenibile che si
confronti con tutti i settori, dalle infrastrutturazioni all'urbanistica,
all'agricoltura. Una gestione in progress che rispetti i tempi dell'economia e
le necessità delle comunità».
(d.d.a.)
SERGIO CECOTTI (Patto per l'autonomia) - «Arpa
inefficace Va riformata»
TRIESTE«La priorità è rifondare gli strumenti di governo ambientale del
territorio». Sergio Cecotti, leader del Patto per l'autonomia, si cala anzitutto
nelle necessità tecniche per la tutela dell'ecosistema del Fvg. Per l'ex
governatore, «Valutazione di impatto ambientale (Via) e Valutazione ambientale
strategica (Vas) non sono più momenti partecipativi e pratiche efficaci sul
piano scientifico, ma inutili passaggi burocratici». Il candidato pensa inoltre
a una riforma dell'Arpa, sottolineando che «l'assenza di strumenti credibili di
politica ambientale ha prodotto situazioni assurde come l'elettrodotto aereo
Redipuglia-Udine e l'area a caldo della Ferriera di Servola. Serve poi un piano
energetico "vero", che affronti i nodi a partire dalla decarbonizzazione della
centrale di Monfalcone». Per la sicurezza del territorio, «la priorità sono le
manutenzioni ordinarie e straordinarie delle opere di difesa del suolo dal
rischio idrogeologico non effettuate in questi anni. Cento milioni di euro
serviranno inoltre contro gli effetti dei mutamenti climatici». Alla cura del
territorio si collega il turismo e Cecotti ritiene che vada «riqualificato
quello "classico" montano e marino, in particolare con l'ammodernamento delle
strutture ricettive». C'è poi un secondo asse: «lo sviluppo dei turismi tematici
(ambientale, enogastronomico, culturale, artistico, sportivo, religioso,
magico-mitico) il cui aggregato produce numeri di tutto rispetto. Su questi temi
il Fvg più filo da tessere di altri. Ma bisogna crederci, pianificare e
impegnarsi». (d.d.a.)
SERGIO BOLZONELLO (PD) - «Amianto zero e Sin
bonificati»
TRIESTE«Un territorio curato e un ambiente sano sono elementi che
valorizzano il turismo». Ed è alla luce di questo principio che Sergio
Bolzonello, leader del centrosinistra, mette in campo «quelli che sono
chiaramente tanti progetti per il Fvg e che passano per la conclusione della
bonifica dei siti inquinati di Trieste e Torviscosa alla risoluzione degli
storici problemi dell'Isontino sul fronte della depurazione delle acque».
Bolzonello ricorda inoltre di avere «nel programma l'obiettivo amianto zero
negli edifici attraverso gli aiuti della Regione, che possono essere
implementati sia per lo smaltimento che per i lavori successivi». L'esponente
del Pd ritiene inoltre che «un ruolo strategico è legato alle aziende agricole,
preziose per valorizzare il territorio continuando a far progredire quel turismo
"slow" che attrae sempre più persone. Anche i giovani stanno scoprendo il
fascino dell'agricoltura e sempre di più scelgono di investire sulla terra: una
decisione che alcuni anni fa poteva sembrare coraggiosa e che oggi li ha
premiati». Sul turismo bisogna invece «proseguire su quanto avviato in questi
anni dalla Regione, perché i numeri stanno premiando le nostre scelte con un
milione in più di soggiorni e oltre 1.500 assunzioni nelle attività di alloggio
e ristorazione. Quindi valorizzazione del territorio, penso anche al Collio/Brda
che deve diventare patrimonio Unesco, e formazione delle persone. Tutto questo
sotto una regia unica per tutta la regione perché non possiamo pensare a
compartimenti stagni».
(d.d.a.)
POMERIGGIO - INCONTRO URBI ET HORTI
Alle 15, incontro nell'orto di Borgo S. Sergio (davanti Habitat Microarea, via Grego 48) su "Orticoltura pratica" con il maestro contadino Roberto Marinelli.
Predatori alati del Friuli Venezia Giulia.
Alle 18.30, nella sede dell'Alpina delle Giulie di via Donota 2 (IV p.), Enrico Benussi terrà una conferenza con immagini dal titolo: "Predatori alati, ma non solo, del Friuli Venezia Giulia. Dove vivono e come possiamo proteggerli". L'ingresso è libero.
IL PICCOLO - GIOVEDI', 19 aprile 2018
Ortofrutticolo all'ex Duke - Il Comune si prende l'area
Ezit in liquidazione ha aggiudicato la struttura a un milione e 190 mila
euro - Il sindaco Dipiazza: «Nel 2019 il trasferimento e Campo Marzio sul
mercato»
Se tutto procede come Roberto Dipiazza immagina, tra un anno gli operatori
all'ingrosso del Mercato ortofrutticolo potranno vendere il loro prodotto nel
capannone ex Duke in via Ressel, capannone di 2515 metri quadrati che il Comune
si è aggiudicato ieri mattina e che provvederà a ristrutturare nei prossimi
mesi. Il commissario liquidatore dell'Ezit, Paolo Marchesi, ha comunicato nella
tarda mattinata che sull'area ex Duke era pervenuta una sola offerta, quella del
Comune, pari a un milione 190 mila euro, valore di poco inferiore alla stima del
bene. Dipiazza era comprensibilmente contento, perché, come dicono i giocatori
di biliardo, ha fatto filotto: sposta il mercato in zona industriale (tra
l'altro nel territorio comunale di San Dorligo) e libera l'ampio perimetro Campo
Marzio-Giulio Cesare-Ottaviano Augusto che oggi ospita la struttura mercatale.
Perimetro che cinge un'area di prelibata qualità urbanistica e immobiliare, in
quanto posta sulle Rive, a quattro passi dal centro, ben servita dal trasporto
pubblico. Dipiazza ritiene realistico metterla sul mercato nella seconda parte
del 2019, dopo che il Municipio avrà riallestito il Mercato ortofrutticolo nella
nuova sede. Valore di 26 milioni di euro. Il sindaco già prevede e pregusta la
trasformazione della vecchia e sciupata area annonaria in qualcosa di
prestigioso: per dimostrare il livello di attenzione suscitata dal perimetro
davanti alla Sacchetta, squaderna il primo progetto di massima che gli è stato
consegnato la settimana passata: non vuol fare nomi, ma parla di un investimento
da 90 milioni di euro, con un cronoprogramma di due anni e mezzo. Investimento
articolato in alberghiero, residenziale, direzionale, sportivo, commerciale.
L'uno-due galvanizza il primo cittadino. «Siamo finalmente venuti a capo di una
procedura durata un anno e mezzo, quando avremo effettiva disponibilità dell'ex
Duke bandiremo una gara per progettarne ripristino e riconversione». Davanti al
capannone sarà realizzata una caffetteria e il Mercato - anticipa Dipiazza - non
sarà direttamente condotto dal Comune ma verrà dato in gestione esterna. Il
sindaco pensa di aver portato a termine un buon affare: l'area ex Duke è di poco
inferiore ai 290 mila metri quadrati, di cui 2.515 coperti e 13.815 scoperti,
7.200 mq dei quali edificabili. Non ha problemi di amianto, non è soggetta a
operazioni di bonifica non essendo inserita nel Sito di interesse nazionale, è
prossima al raccordo con la Grande viabilità. Il capannone, costruito nella
seconda metà degli anni '70, contiene un magazzino, varie celle frigorifere, uno
spaccio di vendita. Anche Lorenzo Giorgi, che fin dall'inizio ha seguito
l'operazione come assessore al Commercio, plaude al lieto compimento del lungo
fraseggio con l'Ezit. Ma non solo con Ezit: perché ragioni di glasnost
amministrativa avevano consigliato al Comune di sondare quali altri opportunità
erano offerte dal territorio per insediarvi il Mercato. Due le risposte giunte
in piazza Unità nello scorso ottobre: sappiamo di quella firmata Ezit, mentre
l'altra - curiosamente - era stata prospettata dal curatore fallimentare della
Duke, Emilio Ressani, e riguardava lo stabilimento salumiero vero e proprio,
anch'esso situato in via Ressel. La concorrente presentava un prezzo sicuramente
migliore, 500 mila euro, ma le condizioni del fabbricato erano molto peggiori.
Fatto sta che il Comune aveva ritenuto più consono al proprio fabbisogno l'ex
Duke. Ma Ezit non poteva cedere un proprio asset senza che vi fosse verifica di
proposte migliorative: allora avanti con l'asta, che ieri mattina ha ottenuto
l'esito di cui sopra. Adesso deve essere stilato l'atto di vendita in un arco di
tempo di sessanta giorni. Le parti sono interessate ad accorciare quanto prima i
termini: Dipiazza vuole entrare in possesso dell'ex Duke per rispettare la
"staffetta" tra Mercato e cessione di Campo Marzio. Marchesi conclude il mandato
commissariale il 30 giugno e intende incassare il più rapidamente possibile.
Massimo Greco
E oggi in giunta il Parco del mare - Variante sul
progetto nell'ex Portolido. Già passata intanto la modifica alla Fiera
A Churchill gliene bastavano due, a forma di V. A Dipiazza di dita gliene
servono tre: «Ieri mattina il Mercato ortofrutticolo, lunedì sera la variante
urbanistica sulla Fiera e infine, previsto oggi nel menu della giunta, il Parco
del mare. Una settimana importante», riassume. Cominciata lunedì sera con un
serrato dibattito consiliare, dove le opposizioni dei Cinquestelle e dei "dem"
hanno contestato la variante che consente all'investitore austriaco Walter
Mosser, acquirente dell'area dell'ex Fiera, di realizzare un centro commerciale,
in precedenza non contemplato dalla pianificazione comunale. Le opposizioni
hanno sollevato varie questioni, sia nel merito - le grandi strutture
commerciali rovinano le piccole imprese - che nella procedura - la variante
viene portata in aula dopo l'asta. Alla fine la proposta giuntale è passata e
Mosser, che non pensa al residenziale, potrà dedicarsi a negozi, ristoranti,
fitness. Altro appuntamento strategico è quello con il Parco del mare. Dipiazza
aveva preannunciato a fine marzo che la modifica al Piano regolatore,
relativamente all'ex area di Portolido, in precedenza occupata dalla Cartubi
quasi di fianco al "Pedocin", sarebbe approdata in giunta in aprile: così oggi
pomeriggio ci sarà il vaglio dell'esecutivo comunale. Poi correranno 50 giorni
per le osservazioni, in seguito alle quali la delibera arriverà in Consiglio
comunale. La zona attorno alla Sacchetta è destinata, con Parco del mare e
trasloco dell'Ortofrutta, a un radicale cambiamento.
Il regno Greensisam nel piano alienazioni - l Municipio
pronto a inserire nell'elenco i cinque magazzini del Porto vecchio in mano a
Maneschi. Valgono 16 milioni
Sedici milioni e 100 mila euro. Tanto valgono i 37 mila metri quadrati
(18.052 dei quali edificati pari a 5 magazzini e 17.948 liberi da costruzioni)
di Porto vecchio. Praticamente: 465 euro a metro quadrato. Prendendo questo
valore, il Porto vecchio (600 mila mq) vale complessivamente 279 milioni. La
perizia di stima, acquisita il 23 marzo scorso, riguarda i 5 magazzini della
concessione novantennale di Greensisam che andranno a integrare il Piano delle
alienazioni e delle valorizzazioni immobiliare del prossimo bilancio. Lo si è
appreso ieri nel corso della riunione congiunta delle Commissioni II e IV
chiamate a discutere la proposta di deliberazione consiliare: "documento unico
di programmazione Dup 2018-2020 e bilancio di previsione 2018-2020".
L'emendamento è stato illustrato dal presidente della II Commissione Roberto
Cason e subito rinviato a un'altra seduta per un ulteriore approfondimento. La
vendita del complesso Greensisam, che rappresenta una sorta di porta d'ingresso
del Porto vecchio alla città, è un passaggio obbligato dopo la
sdemanializzazione dell'area. Il canone di concessione dei 5 magazzini è stato
riconvertito nel canone di locazione (in vigore dal primo gennaio 2017) pari a
509 mila euro all'anno. L'incasso del bene, che andrà all'asta, sarà interamente
girato all'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Orientale per la
gioia del presidente Zeno D'Agostino che dovrà reinvestirlo in ambito portuale
(magari valorizzando i punti franchi spostati altrove). Era una delle condizioni
per la sdemanializzazione previste nel famoso emendamento dell'ex senatore
Francesco Russo. All'amministrazione comunale, come ha fatto presente il
segretario generale Santi Terranova, spetterà solo una commissione da agenzia
immobiliare per la mega operazione: «Un compenso da sensale». Quello di
Greensisam, come ha lasciato intendere di recente il sindaco, è un affare da 200
milioni di euro, che dovrebbe portare alla nascita di hotel fronte mare, oltre a
strutture di servizi e residenziali. Gli acquirenti con cui sta trattando
Greensisam sono dei fondi d'investimento dell'Europa centrale (la porta in
Baviera passando per l'Austria). Non è detto però che sarà Greensisam del patron
Pierluigi Maneschi ad aggiudicarsi all'asta i 5 magazzini della vecchia
concessione. In questo caso, però, il compratore potrebbe dover attendere 74
anni (quello che resta della concessione novantennale rilasciata nel 2001) prima
di entrare in possesso del bene. Greensisam, infatti, potrebbe continuare a
gestire l'area pagando un canone di affitto di 509 mila euro annui. Non mancano
però le perplessità sulla titolarità dell'area legata al famoso allegato VII del
trattato di pace. «Non si può sdemanializzare qualcosa che non è del demanio.
Stiamo violando la legislazione internazionale» ripete come un mantra il
capogruppo della Lega Paolo Polidori ogni volta che si tocca il Porto vecchio.
Secondo lui vendere un pezzo del Territorio libero di Trieste sarebbe come la
vendita della Fontana di Trevi tentata da Totò.
Fabio Dorigo
Viaggio nel Polo intermodale - il gigante e' ancora in letargo
Luci e ombre a un mese esatto dall'inaugurazione della struttura di Ronchi - In attesa di nuovi voli e passeggeri, fra utenti soddisfatti e il park semideserto.
RONCHI DEI LEGIONARI - Un gigante ancora in letargo, che aspetta la primavera degli aerei con la privatizzazione dell'aeroporto, e chissà, forse quella dei collegamenti via rotaia (un miraggio se di mezzo ci sono Trenitalia e Rfi). È passato un mese dall'inaugurazione del polo intermodale dell'aeroporto di Trieste a Ronchi dei Legionari, ma come era immaginabile è ancora presto anche per fare bilanci, e questa nuova infrastruttura, davvero bella come l'aeroporto che sta cambiando e sta mettendo il vestito nuovo, è ancora addormentata in un sonno profondo. Non sono bastate le nuove tendenze dei residenti del monfalconese, che hanno spostato il loro baricentro logistico da Monfalcone a Ronchi dei Legionari per partire da questa nuova stazione che assomiglia tanto a quelle di una metropolitana di una città europea, a creare un traffico significativo. Anche Stelio Vatta, project manager del nuovo polo intermodale, che ogni giorno percorre un paio di volte la lunga passerella che collega la stazione ferroviaria all'aeroporto per vedere che tutto funzioni, tra i più entusiasti promotori della nuova struttura che ha fatto e visto nascere è conscio che ci vorrà del tempo perchè decolli. «Ci vuole pazienza - commenta con un sorriso mentre ti accompagna lungo il lungo corridoio con occhio vigile sulle passerelle mobili - la gente ha le sue abitudini, per cambiarle ci vorrà ancora del tempo». Stelio Vatta se ne va, rientra in ufficio, e l'imponente e lunga passerella torna vuota e silenziosa, tanto da far risaltare in sottofondo il soffio del vento caldo della primavera che sta facendo rifiorire tutta la campagna intorno e porta dentro nuovi profumi. Dall'altra parte il grande parcheggio esterno è praticamente semivuoto, a contarle non ci saranno nemmeno cinquanta vetture. L'unico abbastanza pieno è il park multipiano che si affaccia sulla stazione aeroportuale e sull'arteria stradale, e vista la distanza da percorrere è più facile che si tratti di clienti dell'aeroporto e non della stazione ferroviaria. E con l'arrivo dell'aereo da Roma delle 10 la struttura si anima un poco. Un paio di persone si presentano alla fermata sottostante dell'Apt, c'è il bus che porta a Trieste e che parte alle 10.30. «Il tragitto dura cinquanta minuti, ma è l'unico modo per garantire le fermate lungo il tragitto - racconta l'autista - altrimenti per andare a Trieste direttamente c'è il treno, sta 25 minuti. Il bus però è molto più frequente». Non vale la pena attendere più di tre quarti d'ora il treno che parte appena alle 11.17. Il numero delle persone però è ridotto al minimo. Passa una signora che ha appena lasciato la nipote in aeroporto. «Cosa vuole ho dovuto farlo, è girovaga, mi ha chiesto di accompagnarla» commenta con una battuta e chiede come fare per pagare il ticket del parcheggio. «Se sapevo che c'era tutta questa trafila del biglietto venivamo a piedi, tanto cosa vuole che sia venire da Ronchi». Parte il bus, va via anche la signora e torna il silenzio. Sale di attesa e biglietteria con tanto di porta aperta sono deserte, come i bagni, si vede comunque che sono stati usati, alcuni sono sporchi. C'è già cattivo odore e acqua per terra, mancano i supporti per la carta igienica e pure le salviette per asciugarsi le mani. La stazione ferroviaria si anima poco prima del treno delle 11.17, alla fine si contano sette persone. Due uomini d'affari stranieri, una ragazza con il trolley, un'anziana che è arrivata da qualche paese vicino con i giornali e la borsetta, diretta a Trieste, un extracomunitario vestito alla moda che timbra il biglietto. Poi due ragazzi stranieri, parlano inglese, sono arrivati in aeroporto una settimana fa, hanno preso un'automobile a noleggio e hanno fatto un giro in regione. Ora l'hanno riportata al noleggio e prendono il treno per Trieste: sono diretti in Croazia. Gli unici finora ad aver colto in pieno tutte le potenzialità ancora inespresse del polo intermodale. Arriva il treno, scendono due persone dirette all'aeroporto. All'esterno sulle banchine continuano a lavorare almeno una decina di operai che stanno ultimando gli impianti, passano i cavi, altri controllano i sistemi informatici dei distributori automatici dei biglietti, altri ancora il funzionamento delle scale mobili. Il polo intermodale non è ancora ultimato, ci sono ancora lavori da fare. Un gigante bellissimo, ancora addormentato.
Giulio Garau
L'ISPEZIONE - Il sogno: pendolari in bici - Lamentele
dai taxisti
RONCHI DEI LEGIONARI - La curiosità è davvero tanta e lo si vede dalla mole
di persone che, quotidianamente, entra e visita una realtà che, sino a poco più
di un anno fa, era solo nell'immaginario della gente e nelle tavole dei tanti
elaborati realizzati prima di aprire il cantiere. C'è grande aspettativa sul
ruolo che potrà recitare il polo intermodale di Ronchi dei Legionari all'interno
del sistema dei trasporti del Friuli Venezia Giulia. Ed ancor di più per ciò che
potrebbe offrire all'utenza della bisiacaria. Un punto di riferimento
accessibile ed immediato, che offra vantaggi e possa essere considerato qualcosa
di indispensabile per la mobilità delle persone. Altrimenti non si
spiegherebbero le tante prese di posizione, le richieste, il numero
considerevole di post che invadono i social. Ciò che sta a cuore, tra le altre
cose, è l'accessibilità delle biciclette. Ed è per questo che Bisiachinbici e la
Fiab hanno elaborato un report il cui fine è quello di valutare la mobilità
ciclistica all'interno del polo e il suo collegamento con la viabilità esterna,
mettendo in evidenzia i punti di forza ma soprattutto le criticità, con
l'obiettivo di porne rimedio nell'ottica di favorire gli spostamenti in
bicicletta in ingresso ed uscita al polo. Molto dipenderà anche dalla
realizzazione delle piste ciclabili, sistema che dovrà essere realizzato
dall'amministrazione comunale di Ronchi dei Legionari.Il trasporto pendolare
potrebbe, a detta delle due organizzazioni, avere una grossa spinta da questa
infrastruttura. Vista la non gratuità dei parcheggi auto è infatti presumibile
ipotizzare che gli spostamenti verso la stazione, da parte di chi la utilizzerà
quotidianamente, possano dirottarsi verso l'uso della bicicletta. A patto, però,
di fornire l'accesso alla stazione con comode e sicure piste ciclabili e di
dotarla di adeguati stalli per le bici. Come per la viabilità su quattro ruote,
anche per le bici l'unico accesso alla stazione ferroviaria avviene dalla corsia
Sud della regionale 14, in direzione del centro abitato ronchese. Arrivati però
sul punto in cui è previsto l'ingresso della ciclabile ecco il primo problema.
Davanti all'imbocco della ciclabile è stata realizzata una zebratura, strisce
bianche a 45°, che indica inequivocabilmente un'isola di traffico. Per
definizione del codice della strada l'isola di traffico è una zona in cui è
vietato il traffico e la sosta dei veicoli, qualunque essi siano. La pista
ciclabile c'è ma è irraggiungibile, a meno di infrazioni del codice.«L'area di
sosta delle bici - si legge nel report - è posizionata sotto la parte terminale
del ponte, in prossimità degli ascensori che portano ai binari. Assolutamente
inadeguate sono le rastrelliere porta bici. La tipologia è quella che peggio si
consiglia per contrastare i furti. Non è possibile agganciare le bici con
lucchetti da nessuna parte se non nel poggia ruota, a cui peraltro non è facile
riuscire ad agganciare il telaio». Perplessità arrivano anche dai taxisti che
operano nella zona. «I taxi esterni all'aeroporto che porteranno i clienti al
nuovo polo - afferma un operatore - dovranno pagare un extra, perché è stato
deciso che chi di noi passa al parcheggio P4, obbligatorio per la sosta breve,
da 3 volte massimo in un giorno a 12 in un mese deve fare un abbonamento a
scelta tra 300 euro per 100 entrate o 100 euro per 30 entrate, numeri ridicoli
da superare. Questo significa pesare sulle tasche della gente e rovinare un
servizio già piegato a causa della concorrenza».
Luca Perrino
Conto alla rovescia per la privatizzazione - in lizza
le maggiori società aeroportuali
Il Trieste Airport potrebbe entrare nella galassia di Save, la società che
gestisce gli aeroporti di Venezia e Treviso e che detiene il 40% di quello di
Verona ed il il 27,65% dell'aeroporto belga di Charleroi. E' presto per dire
quali realtà parteciperanno all'asta per la vendita del 45% del capitale, con
opzione per un ulteriore 10%, il cui termine è stato fissato per il 6 giugno. Ma
il presidente di Save, Enrico Marchi, che ieri ha presentato il volo diretto di
American Airlines