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RASSEGNA STAMPA gennaio - giugno 2019
IL PICCOLO - DOMENICA, 30 giugno 2019
Immondizie date alle fiamme di notte nel rione Piedimonte
Rifiuti in fiamme a Piedimonte. È lo strano e preoccupante fenomeno che si verifica nel quartiere periferico cittadino. Il tutto è frutto di una segnalazione giunta, nell'ultimo periodo, al consigliere comunale e capogruppo del Pd Marco Rossi in merito ad alcuni piccoli problemi e disagi cittadini. Tutto nasce dal fatto che, nei giorni scorsi, alcuni cittadini hanno inviato inviato delle fotografie all'esponente del Partito democratico da dove emergono "stranezze" in quel di Piedimonte.Una donna che risiede in via Brigata Cuneo ha segnalato che, di notte, qualcuno brucia dei rifiuti nei pressi della sua abitazione (non pochi se ha pensato che andasse a fuoco il bosco che c'è dietro alla via). Del fatto, la signora ha intenzione di informare anche il Comune, dato che l'incidente si sarebbe ripetuto altre volte in estate. E lo stesso Rossi, l'altra mattina, ha girato all'assessore comunale Del Sordi una mail dove si parla dell'accaduto. I rifiuti, stando alla missiva, «vengono bruciati da persone ignote generando odori molesti. I cittadini hanno lamentato odori, senso di nausea, bruciori alla gola e sono stati costretti a chiudere prontamente le finestre. Il fatto non succede ogni sera ma alcune volte. L'ultima volta si è ripetuto ieri sera».«Ogni volta puzza, senso di nausea, un odore acre che non sembra quello del semplice bruciare di rifiuti da sfalcio come erba o rami. L'ultimo episodio - riferisce Marco Rossi - pare sia avvenuto alla fine di via Brigata Cuneo in direzione Piuma. Il fatto che questi eventi si verifichino di notte lascia supporre effettivamente che qualche malintenzionato utilizzi le ore notturne per bruciare rifiuti o altri materiali depositati senza le necessarie autorizzazioni e senza alcun controllo sulle eventuali emissioni di sostanze nocive. Tenuto conto di quanto sopra - conclude il consigliere - chiedo di verificare prontamente l'origine di questi fumi e l'esistenza di eventuali discariche abusive in zona».
Emanuela Masseria
Nodo ricorso Iris e piano faunistico Bruno preme sulla nuova giunta
STARANZANO. La lista civica Staranzano al centro, nel primo consiglio comunale mette subito al lavoro la giunta. Il capogruppo Massimo Bruno, infatti, ha subito presentato tre interrogazioni con risposta scritta. La prima riguarda il lodo Iris per sapere se l'amministrazione comunale ha intenzione di impugnarlo visto che assieme agli altri ricorrenti deve pagare una quota per aver perso la causa. Se tale decisione la prenderà la giunta o se verrà presa previa discussione in consiglio, conoscere se è prevista la richiesta di un parere terzo rispetto ai soggetti coinvolti sulla fattibilità e probabilità dell'esito dell'impugnazione, quale ne sarà la spesa e i criteri per la nomina. La seconda richiesta riguarda la predisposizione dell'organo gestore (comprende i Comuni di San Canzian, Fiumicello, Grado e Staranzano che è capofila) di proporre un Piano pluriennale in materia faunistica, il quale può prevedere anche "prelievi" di animali in caso di eventuali squilibri. Il riferimento riguarda gli ultimi eventi per la presenza dei cinghiali nella zona Alberoni e delle nutrie che devastano gli argini. Nella terza interrogazione Staranzano al centro chiede al Comune una verifica dei costi delle tariffe Tari applicate al costo imputato da Isa Ambiente annualmente rispetto a quanto pagato dai cittadini. Inoltre serve una relazione su quanto costano: la pulizia delle strade, l'utilizzo dei macchinari, il materiale spiaggiato e le possibili tecniche per l'abbattimento del peso e del volume, gli ingombranti e dell'isola ecologica di Monfalcone e sul perché Staranzano non ne crei una propria nell'area una volta già adibita a tale uso.
IL PICCOLO - SABATO, 29 giugno 2019
La zona pedonale "avanza" in centro e fa suoi due isolati lungo via Trento
«Sono molto favorevole alle pedonalizzazioni. Le aree vanno ampliate gradualmente. È il modo migliore per godere della bellezza della città. Finalmente i triestini potranno camminare con il naso all'insù e guardare i meravigliosi palazzi del nostro centro storico», proclama l'assessore all'Urbanistica e all'Ambiente Luisa Polli annunciando un nuovo passo nella gradualissima pedonalizzazione del centro cittadino. Un centinaio di metri in Borgo Teresiano, concentrati in via Trento, un paio di isolati tra via Machiavelli e via Valdirivo che si trasformano in "area pedonale urbana". La strategia - Prosegue la pedonalizzazione a "spizzichi e bocconi" dell'amministrazione di Roberto Dipiazza. La delibera, preparata dall'ubiquo dipartimento territorio-economia-ambiente-mobilità, la ritiene tecnicamente «variante puntuale non sostanziale del piano generale del traffico urbano». Via Trento è già pedonalizzata nella parte meridionale, quella che lambisce la sede dell'assessorato alle Attività produttive della Regione Friuli Venezia Giulia e sfocia sul Canal Grande all'altezza di Ponte Curto. Non si altera - puntualizza il testo della delibera - l'impianto generale della mobilità e si perdono alcuni stalli a elevata rotazione. Una decina di parcheggi a pagamento sarà cancellata. Allo stesso modo la pista ciclabile diventerà "promiscua" dovendo convivere con i pedoni. Una scelta quasi obbligata visto che via Trento, dopo l'apertura del Passaggio Joyce (Ponte Curto), è diventata ormai una via di collegamento ciclopedonale tra il centro cittadino e la stazione dei treni e quella delle corriere. La connessione«Via Trento - si illustra nella delibera - costituisce uno degli elementi della maglia regolare di Trieste con funzione di connessione tra due realtà forti del centro storico: da una parte l'ampia zona pedonale che arriva fino al canale di Ponterosso e dall'altra il polo intermodale di piazza della Libertà con la stazione ferroviaria, la stazione delle autocorriere extraurbane e il polo principale del trasporto pubblico locale». I tempi - Il nuovo tratto pedonalizzato di via Trento riguarda, tra l'altro, il retro del palazzo storico delle Assicurazioni Generali e prosegue sulla via della rivitalizzazione del Borgo Teresiano con gli esercizi pubblici che possono invadere la via con i loro dehors. E la tempistica? «Speravo di poter attuare questa pedonalizzazione entro l'estate - spiega Polli -. A questo punto speriamo di riuscire ad attuarla prima della fine dell'estate». Il programma delle pedonalizzazioni prosegue. «Il fatto di procedere per piccoli tratti - aggiunge l'assessore - consente ai residenti e anche ai cittadini in generale di abituarsi gradualmente al cambiamento della città». Un anno fa, sempre all'interno del Borgo Teresiano, si era proceduto alla pedonalizzazione e alla riqualificazione di via XXX Ottobre, tra via Milano e via Valdirivo.
Fabio Dorigo
IL PICCOLO - VENERDI', 28 giugno 2019
Gli agricoltori dell'altipiano alzano la voce e invocano spazi
DUINO AURISINA. Dare un significativo impulso all'agricoltura, finendo di snobbarla rispetto ad altre attività, per farne lo strumento più adatto a garantire la tutela dell'ambiente e la conseguente conservazione del territorio. È questo il forte appello che lancia la locale Associazione degli agricoltori in vista del convegno in programma oggi pomeriggio, alle 15, al Castello di Duino, intitolato "Territorio come fattore decisivo per lo sviluppo dell'agricoltura e delle peculiarità economico- sociali e naturali". Promosso dalla stessa Associazione agricoltori e organizzato in collaborazione con il Circolo Anton Gregorcic, la Confederazione italiana agricoltori (Cia) e la Regione, l'appuntamento, che vedrà la presenza di numerosi esperti, ha come obiettivo infatti quello di spiegare che «l'agricoltura assicura una tutela attiva del territorio». «Disponiamo di un patrimonio straordinario che è il nostro territorio - spiega il presidente dell'Associazione agricoltori Franc Fabec - e chiediamo perciò alle competenti autorità e istituzioni di assicurare le condizioni normative e programmatiche necessarie affinché il settore dell'agricoltura possa svilupparsi e svolgere così il proprio insostituibile ruolo. Anche e soprattutto - precisa lo stesso Fabec - nelle zone che accusano specifici svantaggi e in quelle soggette a vincoli ambientali, quali parchi e riserve naturali, non da ultimo nelle aree interessate da vincoli di tutela speciale come quelle di Natura 2000». In sostanza, per l'Associazione agricoltori, lo sviluppo del comparto e la difesa dell'ambiente devono viaggiare in parallelo, perché compatibili. «Il Carso per esempio - riprende Fabec - è un'area ricca di risorse ambientali, sociali e culturali, e l'agricoltura qui presente svolge un rilevante ruolo per la collettività che la abita, in particolare per la conservazione degli habitat naturali o, molto più spesso, semi- naturali».Serve dunque una «maggiore disponibilità di uso del territorio». «Nel tempo - osserva il presidente dell'Associazione - si sono sommati vincoli di natura idrogeologica, paesaggistici e quelli di Natura 2000, che sono andati ad aggiungersi alla già grave situazione di riduzione di suolo agricolo che, nei decenni, si è verificata a causa dell'espansione edilizia, delle opere pubbliche e degli insediamenti produttivi extra agricoli. Nell'ambito del convegno - annuncia Fabec - porremo l'accento sulla questione della scelta delle politiche e quindi degli strumenti più appropriati per lo sviluppo delle aree vincolate e svantaggiate». Un capitolo a parte sarà riservato, nell'ambito dei lavori, al tema del recupero di spazi da dedicare all'agricoltura, e in particolare alla viticoltura, sul ciglione carsico.«Esiste un vecchio accordo in tal senso. Si tratta del protocollo di Prosecco - conclude Fabec - definito con Regione e ministero competente, ma mai attuato. Chiederemo sia finalmente concretizzato».
Ugo Salvini
IL PICCOLO - GIOVEDI', 27 giugno 2019
Goletta Verde boccia ancora un tratto di costa a Muggia - Fogne, servono nuovi scavi
Legambiente trova per il sesto anno consecutivo «fortemente inquinata» l'acqua alla foce del canale di via Battisti. Lavori già in corso per correre ai ripari
MUGGIA. «Per il sesto anno consecutivo il prelievo effettuato alla foce del canale di via Battisti a Muggia è fortemente inquinato, un punto che si conferma "malato cronico", emblema della mala depurazione ancora presente anche in questa regione». Legambiente commenta così i risultati del monitoraggio di Goletta Verde in Friuli Venezia Giulia, presentati ufficialmente ieri, che attestano come quello rivierasco sia l'unico neo dei nove punti analizzati. «Quello di Muggia è un caso limite dove le criticità continuano a rimanere irrisolte, tanto che si tratta dell'unico dei nove campionamenti realizzati da Goletta Verde lungo le coste del Friuli Venezia Giulia in cui gli inquinanti hanno superato il limite previsto dalla legge. Un monitoraggio, è bene ribadirlo, che è stato sicuramente influenzato dalle condizioni climatiche e in particolare dalle piogge abbattutesi nei giorni precedenti l'arrivo dei tecnici di Legambiente. Una situazione che, per quanto nel complessivo positiva, non deve far abbassare la guardia», puntualizza l'associazione ambientalista. E che non ci fosse pace per le condotte fognarie di via Signolo e via Tonello il Comune di Muggia già lo sapeva prima della conferma di Goletta Verde. In questi giorni un'imprevista criticità ha infatti costretto il Comune a far riaprire ad AcegasApsAmga il cantiere che si era chiuso lo scorso anno dopo un importante e robusto lavoro di sostituzione e potenziamento delle condotte presenti sotto le due arterie rivierasche. A prendere in mano i lavori è nuovamente, dunque, Acegas, ovvero il soggetto che era già intervenuto per riqualificare e potenziare la rete fognaria cittadina con un miglioramento non solo in termini di drenaggio urbano ma anche in quelli più propriamente ambientali, nell'ambito di un progetto di riqualificazione del valore di 260 mila euro. Nello specifico, l'intervento aveva visto la sostituzione delle condotte al di sotto di via Signolo e via Tonello, per un tratto di circa 270 metri, con tanto di aumento della capacità di ricezione della rete fognaria. Contestualmente era stata realizzata una nuova stazione di sollevamento per permettere di ottimizzare e potenziare anche la rete fognaria di via Frausin. «Oltre all'evidente miglioria sul piano del drenaggio urbano e degli scarichi domestici, quest'intervento si è realizzato come un impegno significativo nel suo complesso nella storia del Fugnan», così l'assessore all'Ambiente Laura Litteri. Fino al 2012, i valori di inquinanti erano decine di volte superiori alle soglie indicate per legge, in quanto insistevano diversi allacci fognari abusivi che scaricavano direttamente nel torrente. Negli ultimi anni, proprio grazie alla collaborazione tra Comune e AcegasApsAmga, sono state attuate diverse azioni che hanno portato a un sensibile miglioramento dei valori di inquinamento alla foce del Fugnan, l'ultima delle quali è stata per l'appunto l'importante intervento di sostituzione e potenziamento della rete fognaria e di adeguamento funzionale degli scolmatori connessi al torrente stesso. Tale intervento però, alla luce delle recenti verifiche, ultima quella di Legambiente, non è stato evidentemente risolutivo, tanto che Acegas ha riaperto il cantiere proprio alla foce del Fugnan, davanti al monumento ai caduti per la lotta di Liberazione. Ancora impossibile sapere la durata dei lavori, essendoci una valutazione in corso da parte dei tecnici per capire l'origine del problema.
Riccardo Tosques
Orario continuato al centro raccolta di via Giulio Cesare - IL NUOVO SERVIZIO DAL PRIMO LUGLIO
Arriva l'orario continuato, dal primo luglio, al centro di raccolta dei rifiuti di Campo Marzio. Lo comunica AcegasApsAmga: «Il secondo centro di raccolta più richiesto dai triestini in via Giulio Cesare 10 - si legge in una nota diffusa dalla multiutility nella giornata di ieri - cambia gli orari per un migliore servizio al cittadino passando dall'orario spezzato a quello continuato dalle 6 alle 16, per tutta la settimana dal lunedì al sabato. Dal primo luglio quindi i triestini potranno recarsi a conferire i propri rifiuti particolari e ingombranti anche all'ora di pranzo, senza dover attendere la riapertura, che in passato intercorreva tra le 11 e le 14». Il centro di Campo Marzio è «il più utilizzato dai triestini dopo quello di via Carbonara, in zona San Giacomo. Solo nel mese di maggio vicino al Mercato ortofrutticolo sono stati oltre 2.600 gli accessi e più di 250 le tonnellate di materiali conferiti», aggiunge Acegas, che annuncia anche il «grande successo» per la cosiddetta «Operazione Recupero» con «mille borse distribuite». Di cosa si tratta? Di una campagna «avviata il 15 aprile da AcegasApsAmga e Comune di Trieste», e che si è appena conclusa, «per sensibilizzare i cittadini» sull'«importante circolo virtuoso generato dal conferire correttamente i rifiuti».«I triestini - prosegue la nota stampa - hanno dimostrato un ampio apprezzamento per l'iniziativa che permetteva di venire premiati conferendo i propri rifiuti ai centri di raccolta: in meno di due mesi infatti sono state consegnate tutte le mille borse ai triestini virtuosi che hanno effettuato i tre conferimenti necessari a ricevere l'omaggio realizzato con materiali riciclati».Anche in questo caso, in linea con gli accessi, al centro di raccolta di San Giacomo si è registrato il più alto numero di borse consegnate con 500 pezzi. Campo Marzio segue con 200 e infine Roiano e Opicina si attestano a pari merito sulle 150 l'uno. Acegas ricorda infine gli orari degli altri centro di raccolta. Quello di via Carbonara 3 è aperto dal lunedì al sabato dalle 9 alle 19 e alla domenica dalle 9 alle 13. Quelli di Roiano e Opicina, in via Valmartinaga 10 e in Strada per Vienna 84/a, sono aperti dal lunedì al sabato dalle 9 alle 19 e chiusi alla domenica.--
Quando la spiaggia sarà a Opicina
Alle 18, all'Arci di via del Bosco 17, a ingresso libero, la conferenza "In alto mare: quando la spiaggia sarà a Opicina" con Florence Colleoni (Ogs, geologa). Incontro organizzato da Legambiente, Arci, Ogs e Fridaysforfuture.
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 26 giugno 2019
La "sentenza" dell'Arpa: acque pulite Via libera ai tuffi nel mare di Sistiana
L'ulteriore prelievo al largo fa rientrare definitivamente l'allarme: «I dati sballati? Un episodio isolato»
DUINO AURISINA. Il mare di Sistiana è pulito. La stagione balneare è salva. Tuffi e nuotate possono continuare in assoluta sicurezza. Anche il secondo controllo a campione effettuato in questi giorni dall'Arpa, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, sulla porzione di mare prospiciente la scogliera di Duino, ha dato esito negativo. È stato così confermato che, nell'intero tratto di costa della zona di Duino Aurisina, le acque «sono balneabili - come recita un comunicato diffuso ieri pomeriggio dalla stessa Agenzia - con valori di Escherichia coli e di Enterococchi, cioè batteri che possono causare infezioni a carico del tratto digerente, delle vie urinarie o di molte altre parti del corpo, ampiamente inferiori ai limiti consentiti dalla normativa». Come si ricorderà, sulle spiagge di Duino era scattato l'allarme, una decina di giorni fa, proprio in seguito a una misurazione, effettuata sempre dall'Arpa, che aveva evidenziato una «positività microbiologica» nel cosiddetto punto di Duino Scogliera. L'effetto era stato una segnalazione che l'Agenzia aveva immediatamente fatto pervenire a Daniela Pallotta, sindaco di Duino Aurisina, nella quale si leggeva che «in conseguenza delle analisi effettuate e in via precauzionale, si indica di disporre il divieto temporaneo della balneazione nel punto denominato Duino Scogliera». Pallotta aveva allora chiesto fosse subito effettuato un secondo controllo suppletivo - puntualmente compiuto dall'Arpa come ulteriore test di verifica - che aveva evidenziato valori inferiori al limite massimo. Nel terzo e ultimo campione estratto giovedì scorso e reso pubblico ieri, perché per legge devono trascorrere almeno 72 ore prima che si possa esprimere un parere scientificamente valido, l'Arpa ha rilevato infine concentrazioni di Escherichia coli di 20 mpn / 100 ml, quando il limite massimo consentito è di 500, ed Enterococchi sotto i 10 mpn / 100 ml, là dove il limite massimo consentito è di 200, a conferma della "bontà" del tratto di mare preso in esame. «Siamo molto soddisfatti dell'esito di questo ulteriore controllo - ha detto ieri Pallotta che, in quanto sindaco, ha anche la responsabilità della salute pubblica - che conferma la qualità del nostro mare. I bagnanti possono perciò stare ancora più tranquilli - aggiunge - e cercheremo di dare loro servizi sempre migliori, per rendere il loro soggiorno da noi, che sia di una sola giornata o di un'intera vacanza, il più gradevole possibile». Dall'Arpa spiegano inoltre che «molto probabilmente i valori superiori alla media evidenziati dal controllo di una decina di giorni fa sono stati determinati da una situazione contingente e occasionale, che potrebbe anche essere per esempio il versamento in mare dei residui di un wc chimico di uno yacht». Continua intanto la battaglia su due fronti, uno ambientale e l'altro amministrativo, del gruppo "Salute & ambiente" contro le gabbie di allevamento collocate a circa 700 metri al largo di Duino. I responsabili hanno annunciato che incaricheranno un'azienda specializzata di «effettuare i controlli dei fondali circostanti le zone nelle quali sono sistemate le gabbie» e che verificheranno anche «le concessioni demaniali e le autorizzazioni sanitarie sulle quali si basa l'attività di allevamento».-
Ugo Salvini
Treno veloce Trieste-Venezia pronti 232 milioni di Rfi - La conferma di Serracchiani
«È stato confermato che 232 milioni sono nella disponibilità di Rete ferroviaria italiana, immediatamente spendibili per la velocizzazione della tratta Venezia-Trieste»: lo ha riferito la deputata Debora Serracchiani (Pd) che ieri a Roma ha incontrato Maurizio Gentile, amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana (Rfi). «Gentile - spiega Serracchiani in una nota - ha ribadito che Rfi ha la volontà di procedere alle opere di velocizzazione della linea Venezia-Trieste in modo da abbassare la percorrenza a un'ora. Sono previsti interventi a Latisana, Portogruaro e al bivio di Aurisina, con implementazione degli impianti tecnologici, eliminazione di passaggi a livello, utilizzo degli investimenti già previsti a servizio del porto di Trieste e raddoppio della tratta Udine-Cervignano». Nel colloquio con Gentile, Serracchiani ha affrontato il problema del rumore causato dall'aumento del traffico dei treni merci che collegano lo scalo giuliano, «particolarmente avvertito dalla popolazione nelle aree di Trieste e Villesse». La parlamentare ha sottolineato la «volontà condivisa di far crescere i traffici del porto di Trieste ma senza penalizzare i cittadini delle aree più esposte al passaggio dei convogli».Il tema alta velocità è sempre in primo piano. Grazie al Frecciarossa «siamo i leader dell'Alta Velocità in Italia: vogliamo esserlo anche in Europa perché il mercato domestico non è più l'Italia ma è l'Europa grazie al quarto pacchetto ferroviario», ha detto intanto l'ad di Trenitalia, Orazio Iacono, n viaggio sul primo treno regionale Pop da Rimini a Bologna. --
IL PICCOLO - MARTEDI', 25 giugno 2019
A Trieste il record delle tariffe rifiuti Gorizia la più cara per i servizi idrici
Report della Camera di Commercio sugli importi delle utenze A Udine per la Tari in certi casi si paga fino al 160% in meno
Trieste. Le bollette della raccolta rifiuti e del consumo di acqua per le utenze private e quelle commerciali? Molto care, addirittura sopra la media nazionale, a Trieste e Gorizia. Sensibilmente più convenienti a Udine e Pordenone. Ad assegnare alla Venezia Giulia la maglia nera delle tariffe è il report realizzato da RefRicerche e presentato ieri nella sede della Camera di commercio triestina. Report che evidenzia appunto distanze siderali tra i principali comuni capoluoghi del Fvg. Prendiamo ad esempio un ristorante di 180 metri quadrati. A Udine, per la tassa per i rifiuti solidi urbani, il titolare paga poco meno di 3 mila euro all'anno (per la precisione 2.896) mentre a Trieste deve sborsare 5.101 euro. Quindi oltre il 65% in più. Ancora più pesante la forbice nel caso degli alberghi: una struttura da mille mq a Udine paga 1. 835 euro annui contro i 4.820 euro richiesti a Trieste, vale a dire addirittura il 166% in più. Anche i parrucchieri udinesi e di Pordenone sono più fortunati degli omologhi triestini e goriziani, con Trieste che doppia Udine (176 euro contro 388 euro). Nel caso delle imprese del settore agroalimentare, tra l'altro, si assiste ad un sorpasso: in questo settore, cioè, Gorizia scippa a Trieste il titolo di città più cara , piazzandosi in testa alla classifica regionale con un esborso da ben 7.879 euro annui per un capannone industriale di 3 mila mq. Anche in questo caso Udine risulta essere la meno cara. Ma come si spiegano differenze così marcate? «Tra i fattori in gioco - commenta Nicolò Valle, economista di Ref Ricerche - pesano diversi fattori a partire dal diverso grado di efficienza delle gestioni dei servizi e dal tasso di raccolta differenziata», con Trieste fanalino di coda con il 37,3%, performance ben lontana non soltanto da Pordenone - sul gradino più alto del podio con un incredibile 82,5% -, ma anche da Udine e Gorizia, entrambe sopra il 60% e sopra la media nazionale che è del 55%. Fin qui come detto le bollette per la raccolta rifiuti. Ma anche a livello di tariffe per i servizi idrici esistono sostanziali differenze che, ancora una volta, vanno a discapito delle imprese della Venezia Giulia con Gorizia che si porta a casa il titolo di città più cara. Colpa, in buona parte, di reti idriche inefficienti caratterizzate da un pesante indice di dispersione - 45,2% per Trieste e 40,1% di Gorizia -, contro il 38% della media nazionale e, addirittura, il 14,1% di Pordenone. Qualche esempio? A fronte dei 57.835 euro spesi annualmente a Gorizia dai titolari di un albergo che consuma 8 mila metri cubi in un anno, a Udine, a parità di consumi, ne bastano circa 11 mila e a Pordenone 19.351 mentre Trieste si ferma a quota 32 mila 135. Gorizia detiene il primato negativo anche per le tariffe applicate ai ristoranti, con 12 mila 359 euro per un ristorante che ha un consumo di mille 800 metri cubi. Così come anche i parrucchieri della città sull'Isonzo devono prestare attenzione alle quantità d'acqua consumata, dato che se si consumano 400 metri cubi si pagheranno 2 mila 90 euro, contro i mille 518 di Trieste, gli 836 euro di Pordenone e i 571 di Udine. Trieste balza invece in testa per costi idrici di un'azienda alimentare che consuma 3 mila metri cubi: sono 10 mila 626 gli euro annui che l'imprenditore deve sborsare. La presentazione del report di ieri è stata anche occasione per presentare l'aggiornamento del Tasp, la piattaforma telematica attraverso la quale un'impresa può calcolare il costo delle utenze nel comune in cui opera o cercare la soluzione più vantaggiosa per decidere dove investire: «È importante - ha spiegato Antonio Paoletti, presidente della Camera di Commercio della Venezia Giulia - dare gli strumenti giusti anche a chi decide di venire a investire nella nostra area».
Luigi Putignano
Le immondizie più leggere? A Dolegna Che differenze rispetto a Staranzano - LA FOTOGRAFIA DEGLI ONERI PER LE FAMIGLIE
TRIESTE. Ogni anno si fanno i conti con i paventati rincari di Tari e servizi idrici: basti pensare che a livello nazionale mentre i prezzi al consumo, da dati Istat, sono cresciuti, dal 2013 al 2018, del 3%, nello stesso periodo c'è stato un incremento delle tariffe relative ai rifiuti solidi urbani del 13% e di ben 34 punti percentuali per quel che concerne l'acqua potabile. In regione le differenze tra Friuli e Venezia Giulia, anche nel consumo domestico, restano marcate, con Udine e Pordenone che presentano tariffe decisamente più economiche: nel capoluogo friulano per esempio la Tari annuale va dai 66 euro per un solo componente ai 240 euro per una famiglia composta da cinque persone. Nel caso delle utenze domestiche i profili su cui si basano le bollette prese in considerazione in questo confronto statistico su base geografica sono tre, ovvero i nuclei composti da una persona, quelli formati da tre e quelli che contano cinque membri. Nel primo caso, relativamente alla Tari, il comune in cui si paga meno annualmente è Dolegna del Collio, con 62 euro, che precede Savogna d'Isonzo, con 63 euro. Quello più esoso è Muggia con 120 euro, seguito da Monrupino con 111 euro e Ronchi dei Legionari con 110 euro. Nel secondo caso, quello della famiglia di tre persone, le tariffe più alte si registrano a Trieste e Staranzano, con 303 euro annui, e a ruota a Monrupino, con 282 euro. Le più basse sono sempre a Dolegna, con 149 euro da versare annualmente. Segue Romans con 193 euro. L'ultimo profilo, quello con cinque componenti nel nucleo familiare, vede "primeggiare" Staranzano con 458 euro, che precede Trieste con 439 euro, Monrupino con 437 euro e Monfalcone con 425 euro. La bolletta più bassa è sempre a Dolegna del Collio, che si conferma la località della Venezia Giulia meno cara per quel che riguarda le tariffe della nettezza urbana, con 222 euro, seguita da San Dorligo della Valle con 246 euro e da Duino Aurisina con 273 euro. Per quanto riguarda le utenze del servizio idrico integrato domestico i nuclei familiari che risiedono a Sgonico e Monrupino sono i più avvantaggiati perché pagano 154 euro annui, se composti da un componente, contro i 182 euro della totalità dei comuni dell'ex provincia goriziana, e 326 euro annui, se formati da tre componenti, contro i 379 dei restanti comuni dell'Uti Giuliana. Per le famiglie con cinque componenti i comuni meno cari sono quelli di Duino Aurisina, Muggia, San Dorligo della Valle e Trieste con 459 euro annui, mentre quelli in cui si paga di più sono Sgonico e Monrupino con 479 euro.
Debutta il primo luglio in Carso il bus a chiamata con un "clic"
Coinvolti due mezzi con base a Opicina: uno agirà in direzione Borgo San Mauro e l'altro verso Pese. Prenotazioni possibili sia attraverso il centralino che sul web
Bruxelles pensa alle aree continentali dove le genti europee alle periferie nazionali utilizzano meno il mezzo pubblico, offrendo così il destro a Trieste Trasporti per varare la sua ultima creatura, "SmartBus". La si potrebbe anche definire - vedremo perchè - "Transcarsica": un servizio a chiamata, sperimentale, che aprirà i battenti lunedì 1° luglio e che durerà quattro mesi fino alla fine di ottobre. E' uno dei primi assaggi, se non addirittura il primo, all'insegna della flessibilità operativa nel Nordest. Fino all'11 agosto sarà gratis, poi costerà 2 euro. Si potrà prenotare la corsa via web, con cellulari e computer, ma anche passando attraverso il centralino che l'azienda ha prudentemente contemplato. Il biglietto cartaceo, per i diversamente innovativi, sarà acquistabile in alcune rivendite che verranno individuate tra alcune settimane. La linea funzionerà dalle 9 alle 21, compresi i giorni festivi, e avrà come base Opicina, da dove ogni due ore una coppia di mezzi, uno diretto a est verso Pese e uno diretto a ovest verso Borgo San Mauro, effettueranno questo nuovo collegamento su prenotazione, prenotazione che potrà avvenire fino a due ore prima e che sarà confermata nel giro di 5 minuti. Importante: la meta, più vicina alla città, è il complesso ospedaliero di Cattinara. I bus, in grado cadauno di accomodare 60 utenti seduti, faranno capo alle fermate esistenti nella mappa del trasporto pubblico locale. Figura-chiave dal punto di vista organizzativo è l'autista, che, oltre al suo compito istituzionale, verificherà la congruità tra il passeggero e il suo documento di viaggio. La novità non sostituisce linee, ma le integra. Uno stato maggiore "interforze" ha illustrato ieri mattina il progetto in una sala del governatorato regionale in piazza Unità. Per la Regione l'assessore Graziano Pizzimenti, per il Comune triestino (azionista al 60% dell'azienda) l'assessore Francesca De Santis, per Trieste Trasporti un triumvirato composto dal presidente Pier Giorgio Luccarini, dall'amministratore delegato Aniello Semplice, dal comunicatore Michele Scozzai. Lo Iuav veneziano era rappresentato da Michele Mazzarino. Innanzitutto attenzione generale perchè si tratta di una prima volta regionale, replicabile se i risultati saranno incoraggianti. L'esperimento è finanziato per quasi il 50% da 130 mila euro dell'Interreg Central Europe Peripheral Access: in complesso, compresi i costi aziendali, i quattro mesi di prova richiederanno un investimento di circa 230-240 mila euro. Il Carso è il tallone d'Achille del trasporto pubblico triestino, quindi la "chiamata" è un interessante banco di prova per tarare meglio il servizio e per valutarne l'applicabilità in altre situazioni, come la "movida" notturna nelle aree urbane di maggiore frequentazione giovanile. Non ci sono previsioni sul potenziale numero di utenti lungo il quadrimestre sperimentale: conti in corso d'opera. -
Massimo Greco
Dimezzati in cinque mesi i "portoghesi" a bordo
L'ad Semplice conta di recuperare in un anno quasi un milione di mancati introiti attraverso gli strumenti di deterrenza come videocamere e conta-passeggeri
Pier Giorgio Luccarini sospira. Trieste Trasporti attende pazientemente, insieme alle altre tre colleghe (Saf, Atap, Atp), il giudizio di revocazione da parte del Consiglio di Stato, su istanza di BusItalia e Autoguidovie, in merito alla gara per la gestione del trasporto pubblico. In un primo tempo sembrava che la decisione dovesse arrivare a fine gennaio e adesso siamo a fine giugno. Ovviamente l'unificazione operativa delle quattro aziende è bloccata: orari, call center, App ... Tutto fermo. Aspettando il Godot amministrativo, Trieste Trasporti si concentra sulla gestione. Un capitolo importante riguarda la lotta all'evasione, cioè a chi non paga il biglietto. Rispetto al 2018 i risultati, secondo l'ad Aniello Semplice, sono molto buoni: nei primi cinque mesi del 2019 Trieste Trasporti ha recuperato il 50% di quanto si ritiene andasse perduto negli anni scorsi. Tradotto: l'azienda stima che il fenomeno dei "portoghesi" rappresenti poco meno del 10% degli incassi da vendita dei biglietti, quindi quasi 2 milioni di euro. Semplice ha visto che nel periodo gennaio-maggio si è verificato un aumento dei ricavi superiore al mezzo milione, riconducibile a una maggiore propensione dell'utenza all'acquisto del titolo di viaggio. Facendo una proiezione sull'intera annata, è presumibile che il minore introito dovuto ai "furbetti" venga parzialmente sanato verso una percentuale di "redenzione" pari al 5-6%. «Abbiamo investito molto nella lotta all'evasione tra videocamere e conta-passeggeri - commenta il manager - ma non vogliamo migliorare la situazione a colpi di multa (70 euro, ndr), l'obiettivo è che le misure di deterrenza motivino l'utente "distratto" a privarsi di 1,30 euro per una corsa. Un sacrificio affrontabile». C'è invece un tema strategico, che angustia Semplice: la velocità commerciale del trasporto pubblico triestino continua a essere piuttosto bassa, perchè da anni arranca attorno ai 17,5 kmh. E' un problema che va condiviso con le pubbliche amministrazioni, specialmente con il Comune. Perchè? Perchè una delle principali cause della lentezza dei bus triestini va addebitata alle "patologie" da sosta. Dal parcheggio in doppia fila al parcheggio alla fermata del bus fino alla sosta di camion e furgoni laddove non dovrebbero stare: gli autisti - dice Semplice - debbono fare acrobazie per passare con i mezzi ma la rapidità di manovra ne risente. Comunque i "fondamentali" di Trieste Trasporti restano - conclude l'ad - decisamente favorevoli: 13 milioni di chilometri all'anno, 5500 corse al giorno per 160 mila viaggi. Ogni macchina porta una media di circa 40 persone a giro. Ogni chilometro di "tpl" costa 4 euro.
Magr.
Armi nucleari al bando: mozione a San Dorligo - la nota del "Dolci"
SAN DORLIGO. Il neoconsigliere verde Alen Kermac ha presentato al Consiglio comunale di San Dorligo una mozione per la ratifica da parte dell'Italia e delle vicine Slovenia e Croazia del Trattato di proibizione delle armi nucleari (il Tpan, finalizzato alla denuclearizzazione della Terra, approvato da 127 paesi aderenti all'Onu su pressione della Coalizione Ican, Premio Nobel per la Pace 2017) contenente anche la proposta di studio sulla denuclearizzazione del Golfo, nonché l'adesione del Comune alla seconda Marcia mondiale della Pace e al Coordinamento regionale degli enti locali per la Pace. All'appello di Ican e alla seconda Marcia mondiale per la Pace e la Nonviolenza ha già aderito il Comune di Muggia, che peraltro è località d'ingresso della Marcia in Italia, diretta a Palermo, dove operò l'italo-sloveno di Sezana Danilo Dolci, «riconosciuto fondatore della lotta nonviolenta alla mafia». Lo sostiene in una nota Alessandro Capuzzo proprio per il Comitato Dolci, che ringrazia Kermac per la mozione e ricorda come San Dorligo a suo tempo «aderì alla rete dei "comuni denuclearizzati" e adottò mozioni contrarie ai porti nucleari».
LA REPUBBLICA - LUNEDI', 24 giugno 2019
Acque balneari italiane, il 95% risulta di eccellenza ma ci sono più siti inquinati
Rapporto Ue: Italia in top ten per bacini balneabili eccellenti anche se ha il primato negativo dei luoghi dove la qualità dell'acqua è estremamente bassa
ROMA - Una buona e una cattiva notizia, servite insieme. L'Italia entra nella top ten dei Paesi europei, collocandosi nona, per l'ottima qualità delle sue acque di balneazione, ma al contempo è anche prima in Europa per la quantità di siti, ben 89, con acque balneabili di bassa qualità. Il giudizio arriva dal Rapporto Ue sulle acque balenabili 2018 della Commissione europea e dell'Agenzia Ue per l'ambiente (Eea), di prossima pubblicazione sul sito del ministero della Salute. Secondo questo Rapporto, la percentuale di acque balneabili italiane classificata come 'eccellente' e 'buona' è infatti pari al 95,2% del totale. Al contempo, tuttavia, aumentano i siti con acque balneabili, sulla costa e all'interno, di bassa qualità: sono 89 ed in aumento, davanti a Francia (54) e Spagna (50). L'Italia è il Paese europeo con il maggior numero di acque di balneazione, circa un quarto del totale di quelle europee (22.131): sono 5.539 totali, di cui 4.871 marine e 668 interne. Seguono la Francia con 3.351, la Germania con 2.289 (acque interne), la Spagna con 2.228 e la Grecia con 1.598. Dal report emerge dunque l'ottima qualità delle acque in Italia, tanto che nella stagione 2018, sul totale delle acque il 90% è di qualità eccellente ed il 5,2% buona. Un dato che si attesta oltre la media Ue (85%), con la nostra penisola che fa meglio di Paesi come Spagna (87%), Francia (78,8%) e Svezia (72,7%), ma peggio di Germania (92,7%) o Grecia (97%). Lo scettro della classifica va a Cipro, con il 99,1% di acque balneabili eccellenti, seguita da Malta (98.9%), Austria (97.3%) e Grecia (97%). Complessivamente, i bacini italiani analizzati rappresentano il 25% di tutte le acque balneabili nell'Ue. Per la restante quota di acque balneabili in Italia, il 2,1% risulta di qualità sufficiente, l'1,6% scarsa e l'1,2% non classificata per campionamenti insufficienti. Se il nostro Paese si colloca in ottima posizione tra quelli con un'acqua considerata 'eccellente', il Rapporto evidenzia però anche un dato negativo: all'Italia va infatti la maglia nera Ue per il maggior numero di siti con acque balneabili, sulla costa e all'interno, di bassa qualità (89), davanti a Francia e Spagna. I siti balneari italiani di scarsa qualità, rileva il Rapporto, sono aumentati rispetto a un anno fa da 79 a 89 (in Spagna da 38 a 50), mentre per la Francia la situazione è in miglioramento (da 80 a 54). Resta il risultato positivo, che il ministero della Salute punta a consolidare. Attraverso il Portale Acque, il ministero offre inoltre ai cittadini la possibilità di visualizzare tutte le aree di balneazione, con i darti relativi al monitoraggio della stagione balneare in corso, lo stato di balneabilità in tempo reale e le informazioni ambientali riguardanti il profilo di costa di ogni singola area. A breve, l'obiettivo è anche quello di rendere visualizzabili sulla mappa i depuratori presenti nelle diverse aree. Una consultazione immediata e facile per i cittadini è possibile grazie all'app Portale Acque per dispositivi mobili.
IL PICCOLO - DOMENICA, 23 giugno 2019
Stalli, divieti e zona 30 - È mini-rivoluzione nel centro di Servola
Spazi di sosta per le due ruote e, con limite di 60 minuti, anche per le auto. Esultano i residenti e i commercianti
È scattato a Servola, in via sperimentale, il nuovo assetto della sosta lungo via di Servola nel tratto compreso tra via dei Giardini e via dei Soncini. Un intervento chiesto a gran voce da residenti e commercianti del rione. La decisione è stata presa dal Comune in seguito a una petizione che aveva raccolto oltre 600 firme per richiedere il ripensamento di alcuni limiti alle soste, che causavano difficoltà a trovare parcheggio per accedere ai servizi commerciali della zona e più volte avevano portato a raffiche di multe da parte della Polizia locale. La sperimentazione attuale prevede l'istituzione del limite massimo di velocità di 30 chilometri all'ora per tutti i veicoli, il divieto di sosta e di fermata sul lato dei civici pari e su una parte di quello dei numeri dispari, dei nuovi stalli riservati alla sosta dei mezzi a due ruote e altri per le autovetture con una limitazione del tempo di sosta consentito pari a 60 minuti (nei giorni feriali dalle 8 alle 19), l'obbligo di dare la precedenza ai veicoli che da via dei Soncini devono immettersi su via di Servola e l'ulteriore riduzione dell'area per il carico/scarico merci. Adesso, quindi, è possibile andare tranquillamente a fare la spesa o a bersi un caffè senza il pensiero di ritrovarsi il temuto foglio dei vigili sul parabrezza. «Noi residenti e commercianti siamo molto contenti e soddisfatti. Ora possiamo tirare un sospiro di sollievo», commenta Roberta Millini del negozio Roby Abbigliamento di via di Servola, promotrice della petizione. «In attesa dell'ipotesi dell'istituzione del senso unico nella via - aggiunge -, che secondo il Comune appesantirebbe troppo le zone limitrofe, questa rimane la soluzione migliore, simile a quella che esisteva un tempo». Millini ringrazia poi la circoscrizione per il sostegno ricevuto fin dall'inizio. «Sono soddisfatto del risultato e della decisione di andare incontro alle richieste del rione su una problematica così sentita, soprattutto per il commercio», dichiara Stefano Bernobich della Lega, presidente della Settima circoscrizione. «Adesso vediamo il risultato di questa modifica - conclude -, spero che Servola possa beneficiarne».
Simone Modugno
Grande albero potato in salita Trenovia - I residenti protestano - VICINO ALLE ROTAIE DEL TRAM DI OPICINA
Nuova polemica per l'ennesima radicale potatura di un albero. Teatro della vicenda stavolta è salita Trenovia. In settimana, l'albero, che ombreggiava una parte delle rotaie dei primi metri del percorso del tram di Opicina, è stato ridotto a poco più di un moncherino, suscitando l'immediata protesta dei residenti. «Appena visto l'accaduto - racconta una testimone - abbiamo interpellato il Comune, senza ottenere risposta. Ci siamo rivolti allora alla Trieste trasporti e, in questo caso, ci è stato detto, in forma abbastanza generica - aggiunge -, che l'operazione sarebbe stata eseguita da una ditta esterna con l'obiettivo di pulire la zona delle rotaie. Siccome sappiamo tutti che il tram è fermo e lo sarà ancora a lungo - continua - rabbia e delusione sono aumentate. Era un albero bellissimo - conclude -, ricco di foglie e rami e ingentiliva la zona».
Ugo Salvini
È il "Cicca day" Guanti e borse per la bonifica di Barcola
Torna la giornata da spazzini per liberare mare e spiagge dai mozziconi di sigaretta
Un semplice paio di guanti, qualche contenitore e olio di gomito in chiave ambientalista. Per chi auspica un mare pulito, o almeno non troppo contaminato, oggi torna l'appello del "Cicca Day", la giornata da vivere in veste di "spazzini" per quanto concerne i mozziconi di sigarette e dintorni. La manifestazione è a cura della sigla All Sail, posta sotto l'egida dell'Endas, associazione dedita alla pratica degli sport nautici (windsurf, vela, Sup e kayak) e il raduno è fissato alle 17.30, nella sede societaria di viale Miramare 70. La missione? Bonificare le zone di Barcola legate alla pineta e al lungomare Croce, depurarle, per quanto possibile, almeno dei resti di sigaretta, le "cicche" appunto, che regolarmente albergano impunite sulle spiagge o spesso anche nel "portacenere" non autorizzato del mare stesso. Per partecipare al safari ambientalista non servono particolari credenziali. Il tardo pomeriggio in compagnia richiede qualche accessorio d'obbligo, come i guanti monouso (messi a disposizione dall'associazione organizzatrice), qualche bottiglia di plastica (da portare da casa) da poi riempire con il bottino di mozziconi, e possibilmente una maglietta blu, sì, una sorta di uniforme con cui poter individuare le squadre all'opera lungo il teatro di Barcola.Il "Cicca Day", giunto alla sua seconda edizione, non comporta soltanto la gloria per una missione ecologica. La caccia regala infatti anche qualche scampolo di stimolo agonistico in più, vedi un noleggio gratuito di un kayak, offerto dalla All Sail, per chi racimola maggiori prede in carta e tabacco. Non poteva inoltre mancare il momento all'insegna della convivialità. Dopo la bonifica è infatti tempo di qualche brindisi, un pretesto, affermano gli organizzatori del "Cicca Day", per "conoscerci tutti e meglio". Ulteriori info su www.allsailasd.it.
Francesco Cardella
IL PICCOLO - SABATO, 22 giugno 2019
Autobus, voti positivi dal 98 % degli utenti - E ora nasce un comitato - sondaggio di Trieste Trasporti
Il 98,1 % dei residenti dà una valutazione positiva su Trieste Trasporti. Il dato emerge dall'indagine portata avanti in marzo dall'istituto Troisi Ricerche su un campione di 1.605 residenti. «Un successo che è giusto celebrare senza enfasi ma anche senza timidezza, con l'obiettivo di continuare a progredire» ha sottolineato l'amministratore delegato Aniello Semplice in una conferenza stampa al caffè San Marco in cui sono stati presentati i dati della ricerca, ma che ha costituito anche l'occasione per discutere degli aspetti ancora perfezionabili del sistema-trasporti in città. Un confronto stimolato ieri dalla presenza dei rappresentati di associazioni e circoscrizioni, come Legambiente, Trieste in bici e centro Elettra Sincrotrone. Le due esigenze più sentite, secondo quanto dichiarato ieri dai rappresentanti dei sodalizi, risultano quella di migliorare i collegamenti urbani col Carso e il servizio su viale Miramare. Nel primo caso, Semplice ha osservato che la partenza da luglio del servizio a chiamata potrà costituire una risposta concreta, mentre per quanto riguarda la situazione a Barcola ha osservato che il 6 barrato ha già portato a un progresso. «Nella zona, però, il problema è rappresentato soprattutto dall'inciviltà di chi parcheggia l'auto in corrispondenza delle fermate o in doppia fila» ha evidenziato Semplice. «Servirebbe un po' di autocritica - ha confermato l'assessore comunale Francesca De Santis - per quanto riguarda educazione e senso civico». Per un ascolto proficuo del territorio verrà costituito a breve un comitato che coinvolgerà consumatori e associazioni di categoria. Tornando all'esito del sondaggio, il 95 % promuove condizioni igieniche e pulizia dei mezzi. Il 44 % dei residenti ha dichiarato di usare l'autobus quasi tutti i giorni: dopo Venezia, Milano e Roma, Trieste è la quarta città per numero di viaggi per abitante. «Il lavoro svolto per Trieste Trasporti - ha spiegato Andrea Troisi - è alla base di un modello per misurare la soddisfazione degli utenti che abbiamo raccontato anche in una monografia edita da Cacucci».
Un "sardone" gigante in plastica riciclata per difendere i mari
Iniziativa della Barcolana. L'opera verrà creata con bottiglie e flaconi depositati nei contenitori dentro ai market Despar
Un "sardone" fatto di bottiglie di plastica per ricordare l'importanza del riciclaggio e al contempo sensibilizzare gli amanti del mare sulla problematica ambientale. È questo l'obiettivo dell'iniziativa "Dalla parte del mare" presentata ieri nella sede della Società Velica Barcola e Grignano e che sarà realizzata con il contributo di AcegasApsAmga, Gruppo Hera, Herambiente e Despar. Il progetto è molto semplice: dal prossimo 7 luglio e fino al successivo 9 agosto sarà possibile conferire in un apposito contenitore posizionato all'interno dei punti vendita Despar flaconi e bottiglie di plastica i quali, al termine della raccolta, saranno raccolti per far nascere un'installazione artistica rappresentante la sagoma di un pesce, per l'appunto un sardone dal nome Alice, che diventerà poi protagonista il prossimo ottobre di una mostra dedicata il periodo della Barcolana.Il progetto artistico sarà realizzato in collaborazione con l'Accademia di Belle Arti di Firenze e fa parte di #UnplasticTrieste, ovvero quello che sarà il "grido di battaglia" di Barcolana51, per quella che si preannuncia come un'edizione particolarmente sensibile in tema di plastiche e mare. Il progetto è stato condiviso sia dal Comune, presente alla conferenza stampa con l'assessore all'Ambiente Luisa Polli, sia dalla Regione, rappresentata dall'assessore Fabio Scoccimarro. «Dalla Parte del Mare - ha spiegato il presidente della Società Velica di Barcola e Grignano, Mitja Gialuz - è un progetto che abbiamo ideato e del quale ci siamo innamorati al punto di coinvolgere davvero tutti: vuole essere un grande simbolo di lavoro comune, capacità di costruire un messaggio condiviso in attesa di Barcolana. Insieme costruiremo un grande pesce, un'installazione artistica che, una volta elaborato, chiederemo al Comune di posizionare in piazza Unità durante il periodo della Barcolana, perché sia chiaro a tutti che la plastica va riciclata e solo dopo ripetuti utilizzi va conferita negli appositi contenitori, per evitare il rischio che la stessa finisca in mare».
Lorenzo Degrassi
Divertimento, didattica e cultura ambientale: l'Ecotombola a Muggia - nel programma di RICREMATTINA
MUGGIA. Un gioco didattico ambientale pensato in particolare per diffondere fra i più piccoli, tutti bambini delle scuole elementari, una cultura attenta alla corretta gestione dei rifiuti e veicolare il messaggio anche alle loro famiglie. Questo l'obiettivo della Ecotombola, l'appuntamento muggesano ospitato all'interno del Ricremattina. Sono state consegnate a ogni bambino due cartelle contenenti non i classici numeri, bensì le immagini di diverse tipologie di rifiuti. Uno alla volta i protagonisti del Ricremattina hanno quindi estratto la figurina di un rifiuto da dover conferire nel corretto contenitore della raccolta differenziata mentre i compagni coprivano, nella propria cartella, la figura corrispondente laddove contenente quel rifiuto. Tanti i premi in palio: cappelli, magliette, borse e altro ancora. L'appuntamento è stato arricchito dalla mostra "Un mare di plastica" - sul tema dei rifiuti abbandonati nei nostri mari - e da "Un angolo di plastica", un gioco didattico per scoprire quanto tempo impiegano a degradarsi i rifiuti che generalmente vengono trovati in spiaggia. Il progetto è stato promosso dal Comune con il Circolo Verdeazzurro Legambiente e l'Ogs.
"Cicca Day" a Barcola contro le sigarette - Domani
Un paio di guanti, qualche contenitore e olio di gomito. Per chi auspica un mare pulito, o almeno non troppo contaminato, domani torna l'appello del "Cicca Day", la giornata da vivere in veste di "spazzini" per quanto concerne i mozziconi da sigarette e dintorni. La missione? Bonificare le zone di Barcola legate alla Pineta e al lungomare Croce, depurarle, per quanto possibile, almeno dei resti di sigaretta, le "cicche" appunto, che regolarmente albergano impunite sulle spiagge o spesso anche nel "portacenere" non autorizzato del mare stesso.
In marcia a passo libero tre percorsi e alla fine pastasciutta e premi - domenica
Una marcia non competitiva, a passo libero, tra Prosecco, Contovello e Santa Croce, prendendosi del tempo per se stessi e per condividere con gli altri la sana energia dell'immergersi nella natura. Domani torna la Marcia del solstizio d'estate organizzata dagli Amici delle iniziative scout in collaborazione con Arci Servizio civile. Le iscrizioni si potranno effettuare direttamente il giorno della manifestazione. Il ritrovo, all'Ostello Scout Alpe Adria a Campo Sacro, è dalle 8.30, con la partenza dalle 9 alle 10. Oltre ai percorsi da 8 e 12 km, come nella scorsa edizione, ce ne sarà uno breve, da 3,5 km. Tutti e tre attraverseranno il bosco e permetteranno di ammirare il mare dal costone carsico, i due più lunghi arriveranno sino a Santa Croce passando dalla vedetta Slataper. L'evento si inserisce nel programma del progetto "Culture della solidarietà", promosso da Arci Servizio civile e finanziato dalla Regione con fondi ministeriali dedicati al terzo settore. L'iniziativa è stata pensata come momento di promozione della cultura del volontariato e delle realtà impegnate nella promozione sociale, di cui Amis è una delle protagoniste. Saranno garantiti l'assistenza sanitaria, i ristori e, per chi lo volesse, con un contribuito aggiuntivo, anche la "pastasciutta del marciatore". L'arrivo e l'ulteriore momento conviviale saranno allietati anche da musica dal vivo. Ai gruppi più numerosi, al marciatore più giovane e al meno giovane andranno dei riconoscimenti in forma enogastronomica. Partecipanti e simpatizzanti potranno parcheggiare nell'area dell'ostello.
Annalisa Perini
"Transvision", i collage di Flavio Biagi
Termina il 30 giugno la mostra dell'artista ferrarese Flavio Biagi visitabile in un percorso itinerante tra sei locali del centro storico di Trieste. La mostra porta lo spettatore a riflettere sull'importanza di preservare il patrimonio artistico e il pianeta. I Transvision sono collage composti di strati di acetato che hanno per tema delle visioni surreali. Info su www.flaviobiagi.it.
GREENSTYLE.it - VENERDI', 21 giugno 2019
Obiettivo clima al 2050: Paesi dell’Europa centrale frenano accordi UE
Obiettivo zero emissioni di carbonio per l'UE entro il 2050, testo bloccato dall'opposizione di tre Paesi dell'Europa centrale.
Tre Paesi dell’Europa centrale stanno bloccando i pur timidi tentativi europei di alzare l’asticella UE nella lotta ai cambiamenti climatici. L’ulteriore tappa di avvicinamento verso l’obiettivo emissioni zero di carbonio entro il 2050. Le prime a dichiararsi ostili al testo in esame sono state, malgrado tale documento fosse stato definito “vago” dalle associazioni ambientaliste, Polonia e Repubblica Ceca, seguite a stretto giro da quell’Ungheria che inizialmente appariva maggiormente disponibile al dialogo. Seppur con incrementi minimi rispetto a quanto sperato dalle associazioni ambientaliste, i sostenitori del documento speravano di poter mostrare in occasione del summit sul clima di settembre, in programma a Santiago del Cile, un’UE compatta nell’assumere maggiori impegni per contrastare i cambiamenti climatici e i disastrosi effetti sulle condizioni meteo e sullo stato idrogeologico del Pianeta. A preoccupare maggiormente la frequenza sempre maggiore di inondazioni, alluvioni, caldo estremo e perdita della biodiversità. Se da un lato Paesi come la Germania e la Francia si sono dichiarati favorevoli a impegni più concreti e chiari nell’ottica di un obiettivo emissioni zero entro il 2050, dall’altro Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria si sono opposti fermamente a qualsiasi menzione in merito al 2050 nei comunicati ufficiali. Il primo ministro ceco Andrej Babiš si è così espresso in merito a tale orientamento: “Perché dovremmo decidere 31 anni prima del tempo cosa accadrà nel 2050?”, chiedendo poi agli altri Stati membri perché l’UE dovrebbe agire quando la Cina incrementa la sue emissioni. Malgrado le posizioni fortemente contrarie dei tre Paesi dell’Europa centrale è ampio il fronte a sostegno di una maggiore azione da parte dell’UE, al fine di raggiungere quanto prima l’obiettivo emissioni zero. La maggioranza degli Stati membri è favorevole inoltre proprio al fissare tale target al 2050. A sostegno di tale data si sono schierati di recente anche alcune nazioni del Centro-Sud Europa e del Baltico, tra cui Bulgaria, Slovacchia e Lituania. Il primo ministro lituano Krišjānis Kariņš ha sottolineato l’immensa opportunità di sviluppo e guadagno economico offerta dalla transizione verso la green economy. Non si parla quindi ancora di unanimità, sostengono fonti UE, ma di “maggioranza schiacciante”. Emissioni zero entro il 2050 un nodo cruciale per il successo della lotta ai cambiamenti climatici anche per il Segretario generale dell’ONU António Guterres, che ha ricordato la necessità di puntare a ridurre il riscaldamento globale entro 1,5 gradi centigradi. In una lettera diretta al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk lo stesso Guterres auspica la definizione per l’UE dell’obiettivo “zero carbon emission by 2050”. Preoccupate dallo stop nel percorso verso l’obiettivo emissioni zero al 2050 anche le associazioni ambientaliste. Come ha dichiarato Sebastian Mang, consigliere per la politica climatica di Greenpeace Europa: Parole vuote non possono ricostruire una casa distrutta da una frana di fango o ripagare un contadino che ha perso il suo raccolto per la siccità. Merkel e Macron hanno fallito nel convincere la Polonia e gli altri a sedersi al tavolo. Con le persone in strada che chiedono azioni e gli avvertimenti degli scienziati che la finestra per gli interventi si sta chiudendo velocemente i nostri governi hanno la possibilità di guidare in prima linea e orientare l’Europa verso un rapido percorso di piena decarbonizzazione.
Claudio Schirru
IL PICCOLO - VENERDI', 21 giugno 2019
Guerra ai rifiuti abbandonati con l'app iScovaze
L'utente potrà inviare la segnalazione con tipologia e quantità del materiale, oltre alla sua localizzazione, per consentire la rimozione
Oltre a fare la raccolta differenziata, dovremmo anche non rimanere indifferenti davanti all'inquinamento del territorio. Per questo è stata sviluppata l'applicazione iScovaze, ideata dal professor Dario Gasparo (già vincitore del Global Teacher Prize 2017) e realizzata da Rodolfo Riccamboni, che è stata presentata ieri al caffè Tommaseo. L'app si pone l'obiettivo di permettere ai cittadini di segnalare i rifiuti che si trovano in ambiente naturale in modo che si possa procedere al loro recupero grazie a un team di associazioni/volontari, semplici cittadini o amministrazioni pubbliche. L'applicazione vuole inoltre favorire la presa di coscienza delle persone che ancora non comprendono quanto sia enorme la quantità di rifiuti che vengono abbandonati in ogni luogo e vuol promuovere la consapevolezza sui rischi ambientali e sanitari legati alla loro produzione e al loro abbandono. Si tratta della prima applicazione gratuita di questo tipo in Italia ed è già scaricabile sui sistemi Android, mentre lo sarà a breve anche per Apple. Nella schermata principale è presente un bottone che può essere premuto dall'utente per inviare la segnalazione con la tipologia e l'indicazione della quantità del rifiuto (inerti, metalli, plastiche e così via), le coordinate ottenute manualmente o tramite geolocalizzazione ed eventuali informazioni aggiuntive e fotografie. In seguito, da un menù sarà possibile controllare lo stato delle proprie segnalazioni, le quali appariranno in verde se risolte, in giallo se ancora in attesa di validazione o in rosso se ritenute non corrette. «La nostra speranza è che sia l'amministrazione pubblica a farsi carico di queste attività e possa farlo tramite l'utilizzo di questa applicazione, in quanto dobbiamo spesso rinunciare agli interventi perché poi diventiamo depositari dei rifiuti in maniera illegale», ha spiegato Gasparo. L'app è stata sviluppata nell'ambito del progetto CreativaMente Volontari, che unisce 11 associazioni attive in città per la promozione di salute e benessere.
Simone Modugno
Il parlamento di Lubiana vota l'uccisione di 200 orsi e 11 lupi
Convertita in legge la proposta del governo. Sarà immediatamente operativa Tutti i partiti favorevoli tranne Levica (Sinistra) e l'estrema destra della Sns
LUBIANA. Tempi durissimi per i Bubu, gli Yoghi sloveni e i loro colleghi lupi. Il disegno di legge del governo che prevede l'abbattimento di 200 orsi e 11 lupi per ristabilire l'equilibrio nel rapporto con l'uomo è diventato legge. Favorevoli tutti i partiti rappresentanti in Parlamento tranne Levica (sinistra), che attualmente fornisce il suo appoggio esterno al governo ma che ultimamente sta vivendo ore di tensione con il premier Mrjan Sarec, e l'estrema destra della Sns. Dunque, orsi e lupi uniscono là dove l'ideologia divide. Ma questa strana alleanza non basta a fermare l'abbattimento dei plantigradi e dei lupi. Fino ad ora una simile decisione è stata solamente sospesa dal Tribunale amministrativo dopo il ricorso dei gruppi animalisti e ambientalisti. Complessivamente è stato stimato che attualmente in Slovenia vivono oltre mille esemplari di orsi e 12 branchi di lupi con 5-10 esemplari per ciascun branco. Secondo gli esperti una situazione "normale" prevede una popolazione complessiva di plantigradi nel Paese che non superi le 400 unità. La legge approvata dal Parlamento sarà immediatamente esecutiva in quanto, come specifica il ministro dell'Agricoltura Aleksandra Pivec, «ogni notte può portare con sè qualche altra nuova vittima». Solo i lupi nell'anno in corso hanno ucciso 74 animali da cortile, 19 mucche, 15 cavalli e un asino. «Questa volta - spiega ancora il ministro - si tratta seriamente di tutelare gli esseri umani, sia i cittadini così come gli animali con i quali i primi sono in contatto quotidiano». «Prevediamo - conclude Pivec - una caccia selezionata per diminuire queste popolazioni faunistiche cresciute a dismisura». La norma rimarrà in vigore per tutto il 2020. E che il problema sia concreto lo dimostra anche la petizione con annessa raccolta di firme per chiedere l'abbattimento selezionato dei lupi che è stata predisposta nel comune di Selezniki (area della Selzka e Poljanska Dolina), una cinquantina di chilometri a Est di Kranj, con i testa gli abitanti dei paesi di Davca e Zgornje Danje. Qui erano decenni che non si registrava la presenza di lupi che in pochi giorni hanno attaccato due volte lo stesso gregge causando la morte di 40 pecore. Anche un orso ha fatto la sua comparsa lungo le strade dei due paesini e la gente ha paura per i bambini che andando a scuola per prendere l'autobus sono costretti a percorrere anche tratti di sentieri boschivi. Preso atto di tutte queste premesse il disegno di legge governativo ha trovato sostegno nella maggioranza trasversale delle forze politiche presenti ieri pomeriggio in aula al Parlamento di Lubiana. E gli interventi di tutti i deputati hanno puntato sulla necessità di garantire l'incolumità e la sicurezza dei cittadini di fronte ad animali che non temono più di invadere le aree abitate dagli uomini. Levica e Sns (contrari) hanno denunciato la mancanza di qualsiasi forma di intervento preventivo. Luka Mesec (Levica) ha sostenuto che fino ad ora nessun lupo ha assalito l'uomo e annualmente si segnalano due casi di «conflitto tra uomo e orso». Il fatto è, ha concluso ironico, che «l'animale selvatico più pericoloso è la zecca che periodicamente assale moltissime persone».
Mauro Manzin
Tragica fine di due capodogli - il dramma al largo di Ponza
Drammatica fine di due capodogli trovati morti a largo dell'isola di Palmarola. Secondo il Wwf la causa è legata alla presenza delle cosiddette reti fantasma, veri e propri killer per questi pacifici giganti del mare. Probabilmente la mamma è morta cercando di liberare il piccolo dal groviglio mortale.
IL PICCOLO - GIOVEDI', 20 giugno 2019
«Il carbone cinese in Bosnia rischia di inquinare fino a Trieste»
L'allarme lanciato da Greenpeace sui fumi delle future centrali di Tuzla e Banovici che potrebbero avere ripercussioni "transnazionali": un clamoroso rapporto
BELGRADO. Non solo potenziali serie conseguenze sulle casse dello Stato a causa di problematici prestiti di Pechino, ma anche gravi effetti sulla salute pubblica, pure a centinaia di chilometri di distanza. Fino a Budapest, Salonicco, ma anche Napoli e Trieste. Sono quelli collegati ai controversi progetti delle future centrali a carbone di Tuzla 7 e Banovici, a distanza di una trentina di km l'una dall'altra, nel cuore della Bosnia, già oggi uno dei Paesi balcanici più inquinati per colpa della lignite. Le cose peggioreranno se si andrà avanti con l'idea del blocco 7 di Tuzla e del nuovo impianto di Banovici, sempre alimentati a carbone. La denuncia arriva da un rapporto di Greenpeace, che ha studiato sulla base di modelli scientifici l'effetto dei fumi delle future centrali. Centrali che avranno un pesante «impatto sulla salute pubblica» con ripercussioni «transnazionali», si legge nello studio, che ha calcolato in circa mille le morti premature in un decennio - più dell'80% fuori dai confini bosniaci - causate solo da Tuzla e Banovici, in particolare in «Serbia, Italia, Romania, Ungheria e Croazia», ma anche in Albania, Slovenia, Montenegro, oltre a centinaia di casi di recrudescenza d'attacchi d'asma nei bambini, bronchiti croniche, 7.600 giornate di assenza dal lavoro ogni anno. Fumi delle centrali - come già evidenziato dal recente studio «Chronic Coal Pollution» - che non si arrestano ai confini, viaggiano trasportati dai venti. Quelli di Tuzla e Banovici, si vede nelle mappe prodotte da Greenpeace, arriveranno fino a Budapest, Tirana, Skopje, nella greca Salonicco, ma anche a Zagabria, perfino Napoli e a settentrione in Slovenia e Friuli Venezia Giulia, si evince dalle mappe. Più "local", invece, il problema dei depositi di mercurio causati dall'«uso di carbone di bassa qualità», problema che sarà più marcato nelle aree prossime agli impianti, ma anche a Sarajevo e Belgrado. Studio che ha provocato allarme in particolare a Tuzla. «Nessuno ha diritto di uccidere per fare profitto e produrre energia a basso costo», ha denunciato Denis Zisko dell'Ong "Centro per l'ecologia e l'energia". Basso costo fino a un certo punto. Dietro a Tuzla 7 (450 MW), ad esempio, c'è un mega-prestito cinese, che dovrebbe coprire l'85% del progetto con una previsione di spesa di 720 milioni di euro, mentre il restante 15% sarà finanziato dall'omologo dell'Enel della Federazione bosgnacco-croata. Anche per Banovici (350 MW, 500 milioni di euro) si è fatta avanti Pechino, con la Dongfang Electric Corporation. Da mesi, il via libera all'investimento di Tuzla però tarda, rallentato dalle beghe politiche a Sarajevo, mentre salgono le denunce sui rischi per l'impennarsi del debito bosniaco verso la Cina, già oggi al 14%. Ma rimane lo smog, odierno e futuro, la maggior fonte di preoccupazione.
Stefano Giantin
Il Po e le Alpi Giulie riserve mondiali del patrimonio Unesco
L'annuncio del ministero dell'Ambiente. Alleate tre Regioni Riconosciuto il progetto di gestione integrata dell'acqua
Roma. Il Consiglio internazionale del Programma Mab (Man and Biosphere) dell'Unesco ha proclamato due nuovi siti italiani riserve mondiali Unesco: la riserva «Po Grande» fra Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, e le Alpi Giulie, in Friuli Venezia Giulia. L'annuncio è stato diffuso ieri dal Ministero dell'Ambiente. L'area mediana del Po è stata perimetrata grazie a un'alleanza tra ottantacinque Comuni, tre Regioni (Emilia Romagna, Lombardia e Veneto) e otto Province (Lodi, Piacenza, Cremona, Parma, Reggio Emilia, Mantova, Rovigo e Pavia), che hanno condiviso gli obiettivi del programma Mab basati sulla conservazione, lo sviluppo sostenibile e l'educazione. L'Unesco ha riconosciuto il rilievo di questo nuovo progetto di gestione integrata dell'acqua che si connette ai due già esistenti: Delta del Po e Collina Po. Per quanto riguarda le Alpi Giulie, il comitato Unesco ha messo in luce la sua specificità: una collocazione territoriale all'incrocio di tre zone biogeografiche e aree culturali, che ha prodotto una ricchissima biodiversità, e il mantenimento di tradizioni popolari, su cui la riserva intende fondare i propri percorsi di sviluppo sostenibile, anche in una logica transfrontaliera con la confinante e omonima riserva slovena. «Da oggi - ha commentato dalla sede Unesco, Meuccio Berselli, segretario generale del Distretto Po - i territori che abbiamo messo in rete hanno uno strumento di straordinario valore per migliorare il loro ambiente e renderlo attrattivo in forma collettiva, a beneficio comune di chi abita questi luoghi suggestivi e per le migliaia di turisti che finora hanno vissuto habitat, paesaggio e ricchezze culturali e produttive in modo disomogeneo». Il riconoscimento, sottolinea Legambiente, per la terza volta interessa un tratto del grande fiume, dopo la zona del Delta e l'area delle colline torinesi, comprese nella rete Unesco. «Il lavoro sul MaB - afferma Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - è uno sforzo per provare a garantire uno sguardo unitario e politiche comuni a un ecosistema, quello del Po, che ha caratteristiche omogenee, ma che è sempre stato trattato in modo frammentario, a causa delle divisioni amministrative». Il riconoscimento da parte dell'Unesco, secondo il ministro dell'Ambiente Sergio Costa (M5S) è «un riconoscimento molto importante per il nostro patrimonio naturalistico. Salgono così a 19 i territori italiani iscritti nelle riserve Mab dell'Unesco quali luoghi unici in cui si concilia lo sviluppo e la tutela della natura e in cui il rapporto tra uomo e ambiente è esemplare».
Ambientalisti nel mirino del premier sloveno
BELGRADO. «Proteggere l'ambiente è importante, ma fermare ogni progetto non ci porterà lontano».Lo ha detto al Parlamento a Lubiana il premier sloveno Marjan Sarec, durante un question time. Intervento di Sarec, sollecitato dall'opposizione, che riguardava varie iniziative congelate nei mesi scorsi, a partire dalle centrali idroelettriche sulla Mura, che hanno incontrato fiera resistenza da parte degli ecologisti, ma anche quella di Mokrice, sul fiume Sava, un progetto da 200 milioni bloccato da un appello ai tribunali amministrativi. Senza dimenticare il caso del colosso Magna Steyr, nel mirino degli ambientalisti per una fabbrica a Hoce. La lista sarebbe più lunga e «ogni giorno ricevo lettere per bloccare questo o quel progetto, per chiudere Krsko» o la centrale a carbone Tes 6. Sarec ha suggerito che le autorità potrebbe in futuro compilare una lista di organizzazioni "degne" di dire la propria su progetti del genere.
L'uso coscienzioso dell'energia
Ciclo di incontri sui cambiamenti climatici all'Arci di via del Bosco 17B, alle 18. Ingresso libero. Stefano Alessandrini (Area Science Park) interverrà su "Strategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Verso un uso coscienzioso dell'energia".
Con Pino Roveredo il percorso in carrozzina da piazza Unità a Sant'Antonio Barriere, autobus e marciapiedi - Quant'è difficile il "Fuori Percorso"
Una carrozzina, magari un accompagnatore, vie, angoli e strade da attraversare immersi nelle dinamiche abituali per chi è disabile. È il copione di "Fuori Percorso", il progetto ideato dallo scrittore Pino Roveredo e da Cristiano Stea, neuropsicologo del Distretto sanitario 4, artefici dell'appuntamento supportato dal Comune di Trieste e da AsuiTs, in programma oggi - con ritrovo in piazza Unità - alle 16.30. Edizione numero 5, progetto quindi consolidato nella forma e nel messaggio. Il canovaccio propone infatti una sorta di tour cittadino da far vivere ai normodotati a bordo di carrozzine messe a disposizione dall'Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste e accompagnate da persone con disabilità. Uno scambio di ruoli quindi, un gioco quasi cinico ma efficace con cui poter percepire le problematiche riguardanti le barriere architettoniche e le variabili che parlano della "semplice" fruizione di mezzi pubblici, marciapiedi o di accesso nei locali. Tutto questo in un piccolo viaggio urbano che parte da piazza Unità, si snoda per piazza della Borsa, via Cassa di Risparmio, parte di via Mazzini, via Genova, piazza Ponterosso, l'attraversamento di via Bellini e della parte pedonale di via San Spiridione, sino all'approdo in piazza Sant'Antonio. Insomma, qui la disabilità non si racconta ma si "prova", almeno in parte, cercando di colorare la carovana di altre tinte. La giornata verrà infatti caratterizzata da ulteriori spunti, come il tributo per Carlo Grilli, l'assessore alle Politiche sociali del Comune di Trieste, senza contare le parentesi dedicate alla narrazione sul tema, con brevi testi estrapolati dal recente lavoro pubblicato dal gruppo Scritture Mal-educate. Come si partecipa? Basta presentarsi al raduno, accomodarsi sulla carrozzina e lanciarsi nel "Fuori Percorso".
Francesco Cardella
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 19 giugno 2019
Magliette bianche e guanti per difendere l'ambiente e dare l'esempio ai grandi
I ragazzi del progetto Save the future hanno liberato dai rifiuti il Giardino pubblico e piazza Unità. «Noi crediamo in quello che facciamo»
Ragazzini annoiati e viziati che giocano tutto il giorno con gli smartphone o la playstation? Macchè. Date loro libertà, cum grano salis, e vi sorprenderanno con le loro idee e la loro forza di volontà. La prova arriva dai ragazzini, anche molto piccoli, che ieri si sono dati appuntamento davanti all'ingresso della scuola media Corsi (quando la scuola a prescindere da tutto, è anche un punto di riferimento logistico per cominciare un'avventura), armati di voglia di fare, guanti, rigorosamente non in lattice, e magliette bianche quindi, giustamente, sporcabili. Obiettivo realizzare quello che sul loro profilo Instagram hanno definito il progetto "step by step", che consiste nell'andare in città a raccogliere cartacce, bottiglie, lattine e tutto ciò che non dovrebbe essere per terra. Perchè una città pulita resta pulita più facilmente. «Noi crediamo in quello che facciamo - ha detto Rebecca, 13 anni, che ha appena finito la seconda media proprio alla Corsi di via Sant'Anastasio - e abbiamo intenzione di continuare perché questa non è una iniziativa "spot", ma si ricollega a quanto già iniziato a scuola, con corsi formativi nelle classi autorizzati dal dirigente scolastico, da quest'anno in pensione, Tiziana Farci». E anche ora che la scuola è terminata, la voglia di dare un contributo resta viva. Eccoli quindi, muniti di bustoni biodegradabili, divisi per tipologia di rifiuto, pronti a girare liberamente per la città, in gruppi - ieri due, uno a ripulire il Giardino pubblico e dintorni, l'altro piazza Unità, Cavana e Piazza Hortis. «Tanti - prosegue Rebecca - ci dicono che quello che facciamo è un'inutile perdita di tempo, ma noi ci crediamo e continueremo». «Per la comunicazione - spiega Lisa, 13 anni che il prossimo anno farà la terza media sempre alla Corsi - usiamo la nostra pagina Instagram savethefuture.project (che finora conta 135 follower), ed è grazie a questo strumento che oggi siamo riusciti a coinvolgere anche ragazzi provenienti da altre realtà scolastiche». E alla fine sono 14 i ragazzi che hanno risposto presente all'appello: oltre a Rebecca e Lisa, i tredicenni Giulietta, Ginevra, Edoardo, Emma, Marco, Ottavia, Devin più Elektra di 11 anni, tutti studenti della "Guido Corsi", i piccoli Daniel di 11 anni e Lodovica di 10 anni, della primaria "Ruggero Manna" e i tredicenni Ludovico e Emma della media "Dante Alighieri". Lisa, infine, tiene a sottolineare un ultimo aspetto. «Il nostro è un gruppo formato da ragazzi volontari, ma aperto a nuovi membri, anche adulti, perché l'importante è raggiungere lo scopo». Che è quello di salvare il loro futuro. E anche il nostro. Solo che loro lo sanno già, noi facciamo finta di non saperlo.
Luigi Putignano
IL PICCOLO - MARTEDI', 18 giugno 2019
Legambiente respinge l'etichetta "salottiera"
Trieste. Legambiente Fvg ribatte a Massimiliano Fedriga. «Doverose precisazioni», sottolinea il presidente Sandro Cargnelutti in risposta alla presa di posizione del governatore che, come pure l'assessore all'Ambiente Fabio Scoccimarro, ha accusato gli ambientalisti di «fare politica». La polemica si è aperta con la bandiera nera assegnata al presidente che si era scagliato contro «il folle ambientalismo da salotto che impedisce di tagliare alberi e togliere ghiaia dai fiumi». Di bandiere nere, puntualizza Cargnelutti, «ne abbiamo conferite a giunte di ogni colore e abbiamo anche promosso il progetto di raccolta differenziata a Udine e su alcune iniziative di Scoccimarro. Cerchiamo comunque di entrare nel merito dei problemi e mantenere ben salda la nostra autonomia di pensiero. Nell'operare tutti possono sbagliare. Ma sul campo come volontari, non dal salotto». Quanto al tema dello scontro, «la politica dovrebbe entrare nel merito dei problemi e dire verità. Configurare il disastro Vaia, come fa Fedriga, solo come un problema di manutenzione del territorio è scorretto». A difendere la tesi di Fedriga interviene il leghista Diego Bernardis: «La tutela dell'ambiente e l'ecologismo sono valori da tramandare ai giovani e non hanno nulla a che vedere con la faziosa polemica politica iniziata dai vertici di Legambiente». Di avviso opposto il dem Cristiano Shaurli: «Liquidare i temi della sostenibilità ambientale con battute come quelle di Fedriga o di Scoccimarro è da irresponsabili, specie da parte di chi rappresenta le istituzioni e dovrebbe dimostrare attenzione ed equilibrio».
Ambiente e sostenibilità - Lubiana città verde d'Europa: a breve sarà a "rifiuti zero"
LUBIANA. Quindici anni fa, tutta la spazzatura di Lubiana finiva in discarica. Tra pochi anni, invece, la capitale slovena potrà vantarsi di riciclare il 75% dei propri rifiuti ed in futuro, Lubiana ha l'ambizione di diventare la prima città europea "a rifiuti zero". Ma com'è stato possibile? In un suo articolo pubblicato di recente, il celebre quotidiano britannico The Guardian racconta la trasformazione avviata dalle autorità slovene per fare della propria capitale una delle città europee più attente all'ambiente, premiata per altro con il titolo di Capitale verde d'Europa nel 2016. «Tutto è cominciato nel 2002, con la raccolta differenziata di carta, vetro e imballaggi in appositi contenitori posti a lato delle strade», scrive il Guardian. Il comune, che conta oggi poco meno di 300mila abitanti, ha poi lanciato la raccolta porta a porta dell'umido e, nel 2013, ha fornito alle famiglie dei contenitori speciali per la carte e gli imballaggi di plastica. Si tratta di misure oggi non nuove, ma che la capitale slovena ha saputo adottare in anticipo. Se dieci anni fa, nel 2008, Lubiana riciclava meno di un terzo dei suoi rifiuti (29,3%), oggi quel dato è più che raddoppiato, arrivando al 68%. Al punto che l'obiettivo del 75% fissato per il 2025 non pare più impossibile da raggiungere. Il quotidiano britannico passa in rassegna anche le misure infrastrutturali che hanno permesso questa svolta verde, dall'installazione dei contenitori sotterranei per la spazzatura (ben 67 nel centro storico) alla costruzione di centri per la raccolta di rifiuti domestici, ma il contesto in cui quest'evoluzione è stata possibile è in realtà ancora più ampio. I trasporti, le aree verdi, la questione del parcheggio... tutti questi aspetti della vita cittadina sono infatti stati rivoluzionati negli ultimi anni, tanto che, nel 2016, nel suo comunicato ufficiale che la eleggeva Capitale verde d'Europa, la Commissione europea celebrava «l'impressionante trasformazione» di Lubiana.Per escludere le auto dal centro storico si è ad esempio pensato ad introdurre un sistema detto «Park & Ride», che offre a chi lascia la propria auto lontano dal centro il trasporto gratuito andata/ritorno sui mezzi pubblici. Lo stesso obiettivo - quello di una città meno congestionata e con minori emissioni di CO2 - è stato portato avanti con il potenziamento del servizio di bike-sharing (o di condivisione delle biciclette), inaugurato nel 2011, e con l'introduzione di piccoli bus elettrici (battezzati "Kavalir") in funzione nell'iper-centro. Il risultato di tutte queste politiche è, in conclusione, la metamorfosi della capitale slovena che ora si riscopre piacevole da passeggiare e da vivere e dunque rinnovata destinazione turistica, con oltre 840mila turisti nel 2017. Erano quasi la metà nel 2014.
Giovanni Vale
Terremoti e misteri sotto il mare L'Ogs si svela al grande pubblico
Parlare in modo semplice e chiaro di ambiente e sostenibilità, due temi sempre più al centro del dibattito quotidiano. È stata la "stella polare" dell'incontro pubblico svoltosi ieri sera nell'Auditorium del Museo Revoltella di via Diaz. Una specie di "Open day" fuorisede , nel quale l'Ogs, l'Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale, ha voluto raccontare nel modo più immediato possibile ciò che la ricerca fa quotidianamente per la società. Numerose le attività scientifiche che l'ente svolge attraverso le sue quattro sezioni di ricerca - Oceanografia, Geofisica, Centro ricerche sismologiche e Infrastrutture - e grazie a oltre 300 persone tra ricercatori, tecnologi, tecnici e personale amministrativo, tanto da essere giustamente considerato fiore all'occhiello in tutta Italia. Forte il richiamo da parte del pubblico in particolare per l'ambito sismologico, dovuto principalmente ai recenti episodi sismici occorsi in Carnia. Il direttore del settore Ricerche sismologiche Ogs Stefano Parolai ha così fatto il punto su come l'Ogs, in sintonia con la Protezione civile, stia operando per ridurre al minimo l'impatto "emergenza" in caso di terremoto. «Per comprendere al meglio la situazione della sismologia regionale abbiamo installato una serie di sensori in prossimità di edifici definiti "sentinelle" con l'obiettivo di ottenere informazioni in diverse zone della Regione al fine di capire nel giro di pochi secondi il grado di danneggiamento degli edifici in casi di episodi sismici. La fase immediatamente successiva allo sciame sismico - ha spiegato Parolai - deve poter essere ottimizzata per fare in modo che l'intervento della Protezione civile sia il più rapido ed efficace possibile, in modo da ridurre al massimo gli effetti causati dal terremoto». Ma si è parlato anche di quello che c'è sotto il mare: «Il nostro obiettivo è quello di analizzare il sottosuolo con tecniche prevalentemente ecografiche - ha spiegato Angelo Camerlenghi - per sapere cosa c'è sotto il mare senza dover aprire il terreno, svolgendo una vera e propria ecografia del "pavimento" del mare, perché, se del territorio in superficie ormai conosciamo tutto, sotto il mare ci sono ancora molte zone sconosciute». Nel corso del dibattito è stata infine preannunciata la nuova nave per esplorazioni geofisiche "Laura Bassi", rompighiaccio di 80 metri di lunghezza e quattromila tonnellate di stazza: sarà presentata a settembre in città nell'ambito di Trieste Next.
Lorenzo Degrassi
Anna dell'OGS fa le previsioni sullo stato di salute del mare
Laureata in Ingegneria per l'ambiente e il territorio, giunge dalla provincia di Milano, Anna Teruzzi, attiva all'Ogs da dodici anni. Trieste è stato il trait d'union tra lo studio e i sentimenti perché Anna proprio nel corso del dottorato svolto nel capoluogo giuliano ha conosciuto suo marito e quando si è trattato di decidere se vivere qui o a Milano: «La scelta è caduta su Trieste», dice. Città in cui si trova bene, soprattutto dal punto di vista lavorativo grazie all'interdisciplinarietà dell'Istituto di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale: «È una dimensione stimolante, anche perché molti progetti giungono dalla Comunità Europea, che ci finanzia, per cui il respiro è internazionale. Trieste poi è un centro intermedio, ottimale per le esigenze di una famiglia. Ha un suo equilibrio, offre stimoli ma non è faticosa». Teruzzi svolge un lavoro particolare nel gruppo di modellistica all'Ogs, per conto della Commissione Europea, si tratta di un servizio pubblico di previsione dello stato del mare: «E anche di analisi su ciò che il mare è stato nel passato. Esiste un sito Internet, il Copernicus Marine Service, dal quale è possibile accedere ai nostri prodotti. Ogni settimana facciamo delle previsioni di sette giorni. Il mio gruppo in particolare si occupa della catena trofica inferiore e quindi del plancton e dei nutrienti. Oltre a ciò collaboriamo con il Consorzio del Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici per prevedere la parte fisica come la corrente, la temperatura e la salinità». È necessario ricordare che la parte biogeochimica del mare di cui si occupa l'Ogs è molto importante, perché appunto il fitoplancton produce circa il 50% dell'ossigeno che respiriamo. Una serie di previsioni quindi che sono un vero e proprio servizio scientifico pubblico, che può essere sfruttato da diverse realtà. I passatempi Anna li condivide con le sue figlie, soprattutto i libri che scelgono insieme: «È un buon modo di condividere la lettura e di chiudere la giornata».
IL PICCOLO - LUNEDI', 17 giugno 2019
Fedriga e Scoccimarro: «Legambiente fa politica»
Doppia replica dopo la "bandiera nera" assegnata al numero uno della giunta Il presidente: «Loro super partes? Giudicate voi». L'assessore: «È estremismo»
Trieste. Doppia replica a Legambiente dopo le critiche dirette al governatore Massimiliano Fedriga. Non è andata giù la presa di posizione del sodalizio ambientalista che nell'annuale report su buoni e cattivi atteggiamenti verso l'ecosistema ha riservato a Fedriga la "bandiera nera" per le parole pronunciate nell'incontro pubblico con la Protezione civile a Ravascletto in dicembre quando si era scagliato contro «il folle ambientalismo da salotto che impedisce di tagliare alberi e togliere ghiaia dai fiumi». «Non una ritorsione - aveva peraltro tenuto a precisare il presidente dell'associazione Sandro Cargnelutti sulla "bocciatura" -. Vogliamo rimarcare la necessità di un'attenta e corretta comunicazione da parte delle istituzioni quando si parla di cambiamenti climatici». Ieri, però, il governatore e l'assessore regionale all'Ambiente Fabio Scoccimarro hanno rincarato la dose. Fedriga si è affidato a un post su Facebook allegando una foto-collage formata da recenti titoli di quotidiani nei quali si parlava di Legambiente come di un sodalizio che «fa politica»: «Legambiente mi attacca dandomi una fantomatica "bandiera nera" - ha scritto il presidente della Regione sul profilo social - in quanto ho affermato che l'ambiente si tutela curandolo, non abbandonandolo per il volere di qualche ambientalista da salotto che non vorrebbe toccare nulla. Ribadisco questa mia posizione. Comunque i vertici di Legambiente hanno tenuto a sottolineare che loro non fanno politica. Giudicate voi...». Scoccimarro, in un duro comunicato, ha parlato di «sterile polemica da ambientalismo radical chic». «L'attacco dell'associazione, peraltro come tutti sanno molto vicina al Pd - è stata la punzecchiatura dell'assessore -, sa molto di fallo di frustrazione post elezioni, in una partita ambientalista ormai instradata verso il buon senso e la salvaguardia del territorio, ma in primis della vita umana e animale. Alcuni stanno predicando un estremismo ambientale che ostacola la normalissima pulizia degli alvei. Sono ancora vive le ferite della tempesta Vaia e a noi non manca il coraggio di mettere in atto scelte difficili che hanno l'unico obiettivo di evitare situazioni drammatiche o peggio ancora tragiche». La polemica, insomma, non si spegne e in soccorso di Legambiente sono arrivati Pd e M5s. «Il tema ambiente è sempre più importante per i cittadini e liquidarlo con battute come quelle di Fedriga è da irresponsabili - ha attaccato il segretario regionale dem Cristiano Shaurli -, soprattutto da parte di chi rappresenta le istituzioni. In più, in questo caso vengono dileggiate in modo irrispettoso persone che hanno fatto del volontariato e dell'impegno gratuito una ragione di vita. Legambiente è nata ben prima della Lega Nord e di Fedriga e merita tutta la nostra riconoscenza». «Concordo con Legambiente - ha affermato Ilaria Dal Zovo, consigliere regionale del M5s -. L'associazione fa bene a criticare certe dichiarazioni. Ci vuole la massima attenzione, da parte degli esponenti politici, quando si parla dei temi legati all'ambiente. Una considerazione che assume ulteriore valore in una regione come la nostra dove sono ancora irrisolti problemi annosi, dagli impianti industriali impattanti all'amianto. Dobbiamo essere consapevoli che serve un cambio di rotta a livello mondiale. Noi stiamo cercando di dare il nostro contributo tenendo alta l'attenzione anche su questioni come il consumo del suolo, le città verdi, la filiera della canapa».
Piero Tallandini
Stop al servizio notturno dell'Enpa Crolla il numero di animali soccorsi
Nel giro di un anno gli esemplari in difficoltà curati dopo le 20 sono "misteriosamente" scesi da 150 a 4
Il rischio era stato annunciato. Numeri alla mano, nel servizio di soccorso notturno per gli animali selvatici in difficoltà, o magari investiti da qualche auto, qualcosa non va. Lo sanno bene i tanti triestini che hanno segnalato un'emergenza dopo le 20 e spesso non hanno avuto risposta. Ma facciamo i conti. In media negli gli anni passati il Centro di recupero animali selvatici (Cras) dell'Enpa intercettava tra i e 150 ai 170 esemplari bisognosi di cure (154 nel 2017). Animali che, soccorsi la notte, venivano poi portati nelle struttura di via Marchesetti per essere curati. Dallo scorso luglio, da quando cioè l'Enpa non effettua più il soccorso notturno, al Cras di animali recuperati la notte ne sono arrivati soltanto 4, tutti caprioli: uno salvato da un ex guardiacaccia, uno inviato da AsuiTs e due recuperati dall'Enpa alle 8, ma già in difficoltà da ore. Di tassi, volpi, rapaci, gabbiani o ricci non vi è traccia. Per quelli, di notte, il soccorso sembra proprio non esistere. I dati fanno insomma sorgere qualche dubbio sull'attuale sistema di soccorso. Ma andiamo per ordine. Intanto va ricordato che la legge nazionale 157 del 1992 indica che «la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale». Dunque, il non tutelarla, il non soccorrerla, configura una violazione della legge. La legge nazionale prevede che del soccorso alla fauna selvatica si facciano carico le Regioni. La nostra, in passato, aveva demandato il compito alle Province, che operavano attraverso i guardiacaccia. Con la "morte" delle Province, i guardiacaccia sono diventati guardie forestali regionali, e dal 2015 il soccorso ai selvatici è tornato di competenza regionale, precisamente in capo all'assessorato Agricoltura e Foreste. Fino al 1º luglio 2018, il soccorso dei selvatici era affidato all'Enpa, che copriva il servizio 24 ore su 24, malgrado la Regione nel 2016 avesse anticipato che quel servizio sarebbe stato presto gestito direttamente dalle guardie forestali. Ancora oggi, invece, con convenzioni che procedono di proroga in proroga, se ne occupano sempre realtà private, come appunto l'Enpa. Che però, causa mancanza di personale e di volontari disposti a lavorare la notte, lo scorso anno aveva dovuto fare un passo indietro garantendo il servizio solo in orario diurno, dalle 8 alle 20. E da allora, tra i recinti e le gabbie dove l'Enpa ricovera le bestiole infortunate, mancano all'appello almeno 140 esemplari. Viene da chiedersi se gli animali non si feriscano più o non vengano più investiti la notte. Va ricordato che le modifiche apportate nel 2017 alla legge regionale 6 del 2008, prevedono che i cacciatori, se il veterinario intervenuto sul posto reputa non sia possibile salvare la bestiola, abbattano il capo tenendosi la carne. L'eutanasia - il metodo meno cruento per sopprimere un animale ormai privo di speranze - non consente invece il consumo della carne. Il sistema dovrebbe funzionare così. Chi si imbatte in un animale selvatico in difficoltà chiama il 112, che avverte le forze dell'ordine che, a loro vota, chiamano il veterinario di AsuiTs reperibile. Il sanitario valuta se l'animale possa essere salvato grazie alle cure dell'Enpa, o se debba essere abbattuto. Nel secondo caso, compila un verbale che consegna al direttore di riserva lasciando la sfortunata bestia nelle mani del cacciatore. AsuiTs, interpellata, indica che in media i suoi veterinari intervengono la notte tre volte al mese, dunque, circa 33 volte da luglio ad oggi ma, secondo Enpa, AsuiTs ha portato al Cras solo un capriolo. Dunque, negli altri casi le bestiole o erano già morte o sono state abbattute. Con quali modalità avviene l'abbattimento dell'animale nel caso in cui non si ritenga sia curabile? «L'abbattimento - spiega AsuiTs - deve essere fatto dal cacciatore mediante arma da fuoco. In alcuni casi, in assenza del cacciatore o per ragioni di pubblica sicurezza, se l'animale è in mezzo alle case o se l'abbattimento con arma da fuoco rappresenta un pericolo, per ragioni puramente umanitarie e deontologiche si è provveduto alla soppressione eutanasica mediante anestesia seguita da iniezione letale».
Laura Tonero
Il rischio invasione dei baby gabbiani
Le criticità nel soccorso notturno alla fauna selvatica comporteranno con ogni probabilità un altro problema, quello dello centinaia di piccoli di gabbiano che, a breve, spiccheranno il loro primo volo atterrando sull'asfalto delle trafficate vie cittadine, creando non pochi disagi al traffico. Un'emergenza che si ripresenta ogni anno dall'inizio di giugno a metà luglio. Un fenomeno consolidato che l'Enpa si preparava ad affrontare con personale ad hoc ogni estate, visto che in quel periodo le chiamate di cittadini e autonomisti che segnavano emergenze derivanti dai baby gabbiani sono all'ordine del giorno e della notte. I piccoli nati sui tetti dei palazzi sviluppano presto, ma non immediatamente, la tecnica del volo che richiede anche l'apprendimento degli effetti del vento, delle manovre di atterraggio. Così, ancora un po' indecisi e impacciati, atterrano maldestramente ovunque, incapaci poi di spiccare nuovamente il volo. Enpa, registri alla mano, riferisce che in media gli anni scorsi, nelle sei settimane critiche per le "prime prove di volo" dei giovanissimi gabbiani, venivano effettuati dai 450 ai 500 interventi. Una corsa continua per i volontari, chiamati non solo se il piccolo atterrava in strada, ma pure in corti interne, terrazzi, e giardini. Ora invece i soccorsi scatteranno solo di giorno.
Ogs "Dal mare alla terra" - Parola ai ricercatori
"Dal mare alla terra: tutto quello che avreste voluto sapere. I ricercatori Ogs rispondono". Appuntamento oggi alle 17 all'Auditorium del Revoltella su ambiente e sostenibilità. Per rendere più interattivo l'evento, promosso in collaborazione con l'assessorato all'Educazione, l'Ogs invita a inviare prima le proprie domande a urp@ inogs.it.
Si parla di ambiente e sostenibilità oggi al Revoltella con l'Osservatorio geofisico
"Dal mare alla terra: tutto quello che avreste voluto sapere. I ricercatori Ogs rispondono". Un incontro pubblico rivolto a tutti per parlare, in parole chiare e semplici, di ambiente e sostenibilità, due temi sempre più al centro del dibattito quotidiano, è in programma oggi pomeriggio alle 17, all'auditorium del Museo Revoltella.Promosso dal Comune di Trieste (assessorato all'Educazione, scuola, università e ricerca) e dall'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale-Ogs, l'evento ha lo scopo di raccontare quello che la ricerca nei vari ambiti delle "scienze della Terra" fa per la società e, in particolare, i progetti e le attività che riguardano il nostro territorio. Una sorta di "porte aperte sulla ricerca" in centro città, cui il pubblico potrà conoscere da vicino l'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale e le numerose attività scientifiche che l'ente svolge attraverso le sue quattro sezioni di ricerca - oceanografia, geofisica, centro ricerche sismologiche, infrastrutture - e grazie a oltre trecento persone tra ricercatori, tecnologi, tecnici e personale amministrativo. Per rendere più interattivo l'evento, l'Ogs invita i curiosi di ogni età a chiedere ciò che vogliono sapere attraverso una serie di domande da inviare a urp@inogs.it. Ai quesiti verrà data risposta durante l'evento. La conferenza di questo pomeriggio è naturalmente a ingresso gratuito e aperta a tutti gli interessati. Si consiglia però la registrazione su questo link. Eventuali posti liberi in sala saranno a disposizione di coloro che si presenteranno direttamente all'auditorium del Museo Revoltella.
IL PICCOLO - DOMENICA, 16 giugno 2019
Legambiente "boccia" Fedriga «Stia più attento a ciò che dice»
"Bandiera nera" al governatore per le sue dichiarazioni sul «folle ambientalismo da salotto»
Udine. Come ogni anno Legambiente segnala i buoni e i cattivi atteggiamenti verso l'ecosistema dell'Arco alpino, assegnando le proprie "bandiere". Bocciato il governatore Massimiliano Fedriga, cui è toccata la bandiera nera. Dopo i terribili disastri autunnali della tempesta Vaia, a un incontro con la Protezione civile a Ravascletto, Fedriga si era scagliato contro «il folle ambientalismo da salotto, che impedisce di tagliare gli alberi e togliere la ghiaia dai fiumi». Parole che Legambiente non ha potuto tollerare. Il presidente dell'associazione, Sandro Cargnelutti, ci tiene a precisare che non si tratta però di una presa di posizione politica: «Non è una ritorsione corporativa degli ambientalisti, vogliamo rimarcare la necessità di un'attenta e corretta comunicazione politica. Ci deve essere massima serietà da parte delle istituzioni pubbliche e religiose quando si parla di cambiamenti climatici, altrimenti ne va dell'informazione dei cittadini».Per la prima volta Legambiente ha istituito anche una bandiera grigia, assegnata a un progetto non ancora realizzato, ma che già ha messo in allerta gli ecologisti: la tappa del Giro d'Italia sul Monte Lussari, prevista per il 2021. Cargnelutti ha lanciato un appello a Enzo Cainero, responsabile del progetto: «La cima dei tre popoli merita un evento coraggioso e nuovo. Chiediamo che la strada non venga asfaltata, che non vengano tagliate piante e non vengano distribuiti gadget di plastica. Dovrà essere una tappa sostenibile, solo a queste condizioni la sosterremo».Legambiente si è resa disponibile per il calcolo dell'impronta di carbonio e la sensibilizzazione dei partecipanti, per evitare che si ripeta quanto accaduto nel 2013 per la tappa ai Piani di Montasio.Bandiera verde, infine, per due cooperative montane: La Scluse di Chiusaforte e Coop Mont di Collina (Forni Avoltri). La prima ha creato occupazione e ridato vita alla vecchia stazione ferroviaria, trasformata in un centro di cultura e accoglienza sulla ciclovia Alpe Adria. La seconda ha salvato la coltura del cjapùt, il cavolo cappuccio tipico delle pendici del Monte Coglians, che ormai sopravviveva solo grazie all'impegno di Ciro Toch, il 92enne gestore dello spaccio di Collina. Ora un gruppo di tre giovani e due cinquantenni trasferitisi da Roma, ha rilanciato la coltivazione, con l'aiuto della comunità che ha messo a disposizione gratuitamente molti terreni. In ottobre è stata organizzata la prima "Festa dei cavoli nostri" e l'intero raccolto di cjapùt è andato venduto. Proprio dove nel 1880 apriva la prima latteria cooperativa della regione, la solidarietà ha vinto ancora.
Alvise Renier
Il depuratore di Servola apre le porte ai cittadini
Il nuovo depuratore di Servola, operativo da marzo dello scorso anno, è pronto ad aprire le sue porte ai cittadini. AcegasApsAmga ha avviato le iscrizioni per poter prenotare una visita guidata gratuita nelle giornate di sabato 13 e 20 luglio. Per motivi di sicurezza sono previsti due turni, il primo dalle 8.30 alle 10 il secondo dalle 10.30 alle 12, per un totale di 80 persone a giornata. Le iscrizioni sono a esaurimento posti: è necessario andare sul sito della multitutility, cliccare sullo slider presente in home page e compilare il modulo con i dati richiesti. Una volta completata l'iscrizione, verrà inviata una mail di conferma di avvenuta prenotazione e successive istruzioni in merito allo svolgimento della visita.
Il "popolo" di Melara si tira su le maniche e pulisce la sua casa «Ce la riprendiamo»
Spazi interni ed esterni tirati a lucido su input della nuova associazione Quarto Quadro con altre realtà di quartiere
«Non stiamo tirando su siringhe, mamma!», cerca di spiegare il giovane Kevin alla madre, preoccupata da un'idea un po' lontana dalla vera realtà di Melara. Assieme a Kevin sono stati una trentina i cittadini - sia del quartiere che non - che hanno deciso di partecipare ieri all'evento "Melara Pulita", organizzato dalla neonata Associazione Quarto Quadro, fondata da un gruppo di giovani di Melara, insieme a Un'Altra Città, Spi Centrocittà, Auser Melara, Associazione Melara, Microarea Melara e Unione sportiva Acli di Trieste.«L'associazione è nata perché a Melara abbiamo grandissimi spazi che però sono poco utilizzati e vuoti, e allora è emersa la voglia di mettersi d'accordo e organizzarsi per creare qualcosa che serve principalmente a noi per crescere e divertirsi, e in più per dare una mano alla popolazione, così sicuramente qualcuno darà una mano anche a noi», spiega Federico Comelli, presidente di Quarto Quadro. «Abito a Melara da quando sono nato e ho deciso di creare questo evento per pulire il più possibile il quartiere, in particolare il giardino, perché nessuno si occupa più di questa parte esterna ma solo dell'interno», aggiunge Daniele Bulli, il vicepresidente. Nel corso della mattinata, i volontari hanno ripulito assieme le zone di interesse comune, come il centro, gli ascensori e soprattutto i giardini esterni. Fabio, Lorenzo e Kevin sono dei giovani studenti provenienti dal centro e, mentre grattano via lo sporco all'interno di un ascensore, spiegano di aver aderito all'iniziativa «semplicemente perché il quartiere di Melara è visto come un brutto posto quando in realtà non è assolutamente così, e quindi stiamo cercando di dare una mano e di contribuire per creare un luogo migliore e più pulito». Anche i fratelli Emma e Lorenzo non abitano nel quartiere e per loro si è trattato della prima volta che lo visitavano. «Già, è la prima volta e devo dire che mi ha abbastanza impressionato: non pensavo che a dieci minuti di macchina dal centro di Trieste ci potesse essere un posto come questo», afferma Lorenzo. «Anche per me è stato molto interessante da vedere e spero che si possa fare qualcosa di più per tenere questo posto un po' più pulito e vivibile», fa eco Emma. Tra i partecipanti all'iniziativa erano presenti gli attivisti della piattaforma Un'Altra Città, tra i quali l'attrice Sara Alzetta, che ieri recitava il ruolo di inserviente con un "mocio" come oggetto di scena. «Credo che chi trova pulito poi lascia pulito, quindi è un inizio di una presa di responsabilità del quartiere, anche da parte di chi non lo abita», riflette Alzetta: «È un peccato che ci sia questo scollamento tra la Melara nei film, nella Porta Rossa e nei video musicali, rispetto alla Melara per i suoi abitanti, che hanno il diritto ad avere un pavimento pulito e dei posti dove si possano sedere». A conclusione dell'operazione, i ragazzi dell'Associazione Quarto Quadro hanno offerto cibi, bevande e musica nel giardino esterno all'Auser, dove le persone del quartiere e quelle di "fuori" hanno avuto modo di conoscersi meglio e dialogare tra loro.-
Simone Modugno
«Dati del mare ok» Scongiurato a Duino il blocco dei tuffi
Rientrano nei limiti i valori dell'acqua in zona "Scogliera" Ma giovedì prossimo è comunque previsto un altro prelievo
DUINO AURISINA. Niente stop alla balneazione a Duino, almeno per ora. Ieri mattina l'Arpa, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, ha reso noti i risultati del campionamento suppletivo resosi necessario dopo che un primo controllo, effettuato nei primi giorni della settimana, aveva evidenziato dati "fuorilegge" mettendo in apprensione tutti coloro che amano frequentare le spiagge di Sistiana e dintorni. «Il campione di acqua marina prelevato nel punto denominato "Duino-Scogliera" - si legge nella nota dell'Arpa - presenta valori di Escherichia coli ed Enterococchi ampiamente inferiori ai limiti consentiti dalla normativa per la balneazione. Nel dettaglio il valore per gli Escherichia coli è risultato essere di 63 Mpn/ 100 ml, laddove il limite massimo consentito è di 500, mentre per gli Enterococchi il valore registrato è stato inferiore a 10 Mpn/100 ml, a fonte di un limite massimo consentito di 200. Si tratta quindi di livelli ampiamente inferiori a quelli consentiti - conclude la nota dell'Arpa - che consentono di garantire la balneazione». La notizia è stata appresa con sollievo dal sindaco di Duino Aurisina Daniela Pallotta, che temeva di dover emettere un'ordinanza di divieto della balneazione proprio in una domenica di metà giugno, con temperature altissime e la popolazione ansiosa di potersi difendere dal caldo con tuffi e nuotate. «Ero fiduciosa - ha detto - perché ufficiosamente l'Arpa mi aveva anticipato i risultati, ma per legge bisognava attendere 48 ore dal prelievo, effettuato giovedì, prima di poterlo rendere noto alla collettività». Tutto risolto dunque? Solo per il momento. La normativa vigente prevede infatti che, nelle aree in cui è possibile la balneazione, siano di norma effettuati campionamenti con cadenza mensile da aprile a settembre. Se un campione presenta un valore superiore ai limiti consentiti, l'analisi deve essere ripetuta entro 72 ore. Se il secondo campione è negativo, possono essere revocate le ordinanze di divieto temporaneo di balneazione. «Effettueremo un ulteriore prelievo suppletivo giovedì 20 giugno, condizioni del tempo permettendo», ha già annunciato l'Arpa. In settimana perciò tutto tornerà in discussione. Anche perché va tenuto conto che in tutto il territorio comunale di Duino Aurisina sta esplodendo la protesta per la presenza di una sessantina di gabbie per l'allevamento dei pesci a circa 700 metri al largo del castello di Duino. Molti temono che i residui fecali e il mangime non consumato si avvicinino alla riva, trasportati dalle correnti. «Le vasche dovrebbero essere collocate in mare aperto - sostengono in tanti - dove i fondali sono profondi e il ricambio idrico sufficiente a eliminare la concentrazione di depositi organici». In questa battaglia, Pallotta è schierata con i cittadini: «Andrò a verificare i permessi dei titolari delle gabbie - ha promesso - perché in effetti la loro presenza non aiuta il turismo».-
Ugo Salvini
«Delusi da Dipiazza» Fiab pronta ad un tour di protesta in città - la denuncia dei ciclisti urbani
Zero ciclabili realizzate in tre anni. E dieci punti del documento "il Futuro va in bici" sottoscritti un mese prima delle elezioni rimasti sulla carta: questo il bilancio della Fiab Ulisse sull'amministrazione Dipiazza. «Per manifestare questa forte delusione - così Federico Zadnich, responsabile mobilità urbana Fiab, alla conferenza stampa di ieri - si organizzerà a settembre una ciclo-manifestazione, un tour cittadino proprio per vedere le dieci incompiute simbolo della mobilità ciclistica triestina, cui tutti saranno invitati a partecipare». Luca Mastropasqua, presidente del sodalizio, ha sottolineato come «a mille giorni dal suo insediamento c'è grande delusione per l'incapacità della giunta Dipiazza di dare risposte concrete». Sul tema della sicurezza, Zadnich ha ricordato la questione relativa alla pericolosità del tratto della ciclabile di Campi Elisi che passa davanti alla rampa autostradale e contro la quale lo stesso Dipiazza si era scagliato: «Il 20 settembre 2016 era stata annunciata la realizzazione di una bretella ciclabile che sarebbe passata dietro alla rampa. Ma ad oggi nulla è stato fatto». Dopo aver elencato tutti i progetti non portati a compimento, sono stati snocciolati dati alquanto preoccupanti sulla sicurezza stradale in città: "Nel 2017 a Trieste ci sono stati, solo su strade urbane, 10 morti tra cui quattro pedoni, 1081 feriti tra cui 202 pedoni e 36 incidenti che hanno coinvolto bici».
Luigi Putignano
La pedalata dei sindaci dal Carso a piazza Unità per la ciclabile di domani - l'iniziativa del gal
TRIESTE. Una pedalata informale ha riunito ieri sindaci e assessori di quasi tutti i comuni del Carso, e non solo. All'appello erano presenti anche Bruno Bertero di Promoturismo Fvg, Gabriella Peraino dell'Uti e Franco Bonu in rappresentanza della Regione. Sono stati chiamati a raccolta dal Gal Carso con l'idea di testare un potenziale percorso ciclabile che unisca l'altipiano al Golfo. E di sperimentarne in prima persona le criticità. Il gruppetto di volonterosi amministratori, in sella a delle mountain bike a pedalata assistita, è partito dall'infopoint di Sistiana per poi dirigersi verso il Sentiero della Salvia, scendere lungo via del Pucino (percorsa a piedi nel tratto contromano) sino alla Costiera e quindi da Barcola, passando per Porto vecchio, arrivare in piazza Unità. Presenti i rappresentati di Duino Aurisina, Sgonico, San Dorligo, Sagrado e Doberdò. Assenti giustificati Trieste, Monfalcone e Muggia, che si sono dichiarati però pienamente disponibili a collaborare al progetto.
Cristina Favento
IL PICCOLO - SABATO, 15 giugno 2019
Dati "sballati" al largo di Duino - Tuffi a rischio, oggi la sentenza
Allerta Arpa al Comune: «Pronti se serve a disporre il divieto in zona Scogliera» Mervic (Lista Golfo): «Colpa degli allevamenti a mare». Pallotta: «Lo escludo»
DUINO AURISINA. Balneazione in forse nella zona di Duino. È stata l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (Arpa) a dare l'allarme ieri, facendo pervenire sulla scrivania del sindaco di Duino Aurisina Daniela Pallotta una nota nella quale si spiega che «in conseguenza delle analisi effettuate e in via precauzionale si indica di disporre il divieto temporaneo della balneazione nel punto denominato Duino Scogliera», al largo rispetto al castello.Ovviamente Pallotta ha dovuto immediatamente prendere atto della raccomandazione dell'Arpa, preparandosi a tutte le evenienze in attesa delle controanalisi. Essendo responsabile della salute pubblica, Pallotta deve in effetti adottare tutte le misure necessarie per assicurare la salute dei cittadini. In Municipio però c'è ottimismo, in quanto la stessa Arpa, sempre nella giornata di ieri, ha annunciato di aver già eseguito appunto un secondo prelievo il cui risultato definitivo sarà reso noto nelle prime ore di stamane ma stando agli esiti per ora ufficiosi pare che il quadro sia migliore e che quindi la balneazione non debba essere interrotta. «Devo solo aspettare la formalizzazione dell'esito di questo secondo campionamento - ha spiegato il sindaco ieri pomeriggio - perciò spero di poter fare un'ordinanza nella quale confermo che si può fare il bagno in tutte le zone del nostro territorio comunale. Va anche detto - ha aggiunto Pallotta - che Duino Scogliera è un tratto lontano dai punti di maggiore frequentazione da parte dei bagnanti e difficile da raggiungere. In ogni caso - ha concluso la prima cittadina di Duino Aurisina - sono fiduciosa nel fatto che la balneazione non debba subire interruzioni».Negli ultimi giorni si era già alzato un polverone sul tema balneazione dopo che il consigliere d'opposizione Vladimiro Mervic (Lista Golfo) aveva presentato un'interrogazione nella quale chiedeva a Pallotta di «verificare con l'Arpa se sono attuati tutti i monitoraggi della qualità dell'acqua marina nella zona al largo di Duino per renderli noti alla cittadinanza». All'origine di tale interrogazione la presenza, nella zona indicata, a circa 700 metri dalla costa, di 58 grandi gabbie galleggianti per l'attività di piscicoltura. «Essendo queste gabbie collocate in una zona di fondali bassi perciò con scarso riciclo - aveva spiegato il consigliere - risulta da testimonianze di pescatori e diportisti la presenza di uno strato di prodotti di rifiuto come escrezioni di pesci e mangime non consumato». «Mi sento di escludere che possa essere quella la causa del problema evidenziato dalle analisi dell'Arpa - la replica di Pallotta - e aspetto con fiducia i risultati della seconda analisi».Da parte dell'Arpa, intanto, è stato confermato che «negli ultimi anni mai si sono riscontrati problemi nella qualità dell'acqua nello specchio d'acqua di fronte a Duino».-
Ugo Salvini
Nuovi contenitori della differenziata per tenere pulito il lungomare - l'isola ecologica
All'altezza della fontana di Barcola, sul lungomare Benedetto Croce, c'è una nuova postazione con appositi contenitori per la raccolta differenziata. Il nuovo servizio a disposizione di triestini e turisti è stato presentato ieri da Luisa Polli, assessore all'Ambiente del Comune, Giovanni Piccoli, responsabile dei servizi ambientali di AcegasApsAmga e Riccardo Finelli, responsabile comunicazione della stessa. «Questo è un importante rinforzo alla raccolta differenziata - ha affermato Polli - in un luogo molto amato dai cittadini e dove c'è un grosso afflusso anche da parte di chi viene da fuori. Le sette nuove batterie installate sono il risultato d'una richiesta fatta anche da Confcommercio ed albergatori in vista d'una maggiore differenziazione dei rifiuti a cominciare proprio da Barcola». I nuovi bidoni dalla capacità di 240 litri l'uno vanno a formare un'isola ecologica che si somma alle cinque posizionate l'anno passato nel tragitto che va dalla pineta fino al Castello di Miramare. «È un'azione di sostegno - ha precisato Piccoli di AcegasApsAmga - nei confronti di chi affolla notte e giorno Barcola: i bidoni saranno svuotati ogni giorno alle 6 della mattina, in modo da non recare disturbo a chi ama l'area». I contenitori per la differenziata rimarranno qui fino alla prossima Barcolana: finora gli altri cassonetti presenti erano molto pieni e, d'ora in avanti, sarà anche più semplice fare una distinzione tra quelli per i residenti (su viale Miramare) e quelli per tutti i bagnanti (sul lungomare). «Il tema della sostenibilità - ha aggiunto Piccoli - è sempre più importante in città. La raccolta differenziata a Trieste è passata dal 22% al 44% negli ultimi 10 anni: il nostro scopo è sforare il 50% quanto prima». Fino alla chiusura della stagione balneare, quindi, giunta e multiutility garantiscono il miglioramento dei servizi anche nei pressi del mare.
Lorenzo Mansutti
Puliamo Melara
Quarto Quadro insieme a Un'altra città, Spi Centrocittà, Auser Melara, Associazione Melara, Microarea Melara, Unione sportiva Acli, promuove l'evento "Melara pulita", dalle 11 alle 15. I volontari ripuliranno il centro, gli ascensori e i giardini esterni. Festa in giardino dalle 15.
IL PICCOLO - VENERDI', 14 giugno 2019
L'ex Maddalena torna a vivere Bonifica in corso e cantiere a luglio
Alla destinazione commerciale si aggiungono i parcheggi e spazi direzionali per 2500 metri quadrati nel piano Cervet
La bonifica dell'ex Maddalena è partita, entro luglio decollerà anche il cantiere incaricato di trasformare un enorme e fetente buco in qualcosa di presentabile che conterrà commerciale, direzionale, parcheggi. Un sospiro e un respiro di igienico sollievo per i residenti di un'ampia area urbana delimitata da via dell'Istria, via Molino a vento, via Marenzi, via Costalunga. In primo piano c'è via dell'Istria, dove, quasi dirimpetto alla malsana voragine creata dal crac di GeneralGiulia2, funziona l'ospedale infantile Burlo Garofolo. I fatti. La scorsa settimana sono iniziate e sono già a buon punto le attività di de-rattizzazione e di disinfestazione anti-zanzare. Si è provveduto a prosciugare quasi due metri e mezzo di acqua stagnante, che contribuivano a creare un indesiderato habitat animale: dell'antica palude restano ora 10 centimetri. L'intervento di risanamento è riassunto in questi termini da Francesco Fracasso, l'imprenditore veneto patron della Cervet, che nella primavera 2018 ha avviato le pratiche per rilevare GeneralGiulia2 dal concordato preventivo. Ha immesso 7,2 milioni di denaro "fresco", un po' a parziale saldo dei creditori e un po' per finanziare l'apertura del cantiere. Il nuovo contenitore societario si chiama Htm Nordest. Ieri mattina ha incontrato il sindaco Roberto Dipiazza, preoccupato affinché il cantiere abbandonato sia al più presto ripulito. Ma l'effettiva, concreta "redenzione" dell'ex Maddalena avrà inizio con i lavori edili veri e propri: Fracasso non vuole indugiare, perché una prima fase dell'operazione dovrà essere approntata nella primavera 2020. Programma confermato, anzi in probabile ampliamento: 5000 metri quadrati di commerciale spalmati su due-tre strutture, tre piani di parcheggi in grado di accogliere 500 vetture più un piano parking "a raso". Le iniziative commerciali saranno costruite a monte (verso via Costalunga) e a valle (verso via dell'Istria). A monte è anche allo studio - ecco la novità - la destinazione "direzionale" di 2500 metri quadrati, dove organizzare attività amministrative pubblico-private. Di residenziale invece non si parla più: lo stock di invenduto è sufficientemente fornito. Fracasso, esperto di riqualificazioni di spazi urbani malandati, investirà una trentina di milioni di euro per farcire di iniziative quella che finora è stata un monumento alla pantegana. Sono le prime buone nuove da otto anni a questa parte, cioè da quando il progetto Maddalena accese i motori. Allora GeneralGiulia2 aggregava nomi importanti dell'edilizia operante in loco: Riccesi-Cogg, Cividin, Palazzo Ralli, Carena cui si era aggiunta la società lituana Platon Gas Oil. Il vasto compendio dell'ex ospedale per infettivi venne acquistato a 11 milioni di euro dall'Azienda sanitaria: l'obiettivo originario era di realizzare 300 appartamenti e un centro commerciale. Nel 2013, acclarata la crisi del settore edile-immobiliare, il progetto venne modificato e articolato in due lotti: nella parte inferiore un centro Carrefour, negozi, ristorazione, un centinaio di appartamenti; nella parte superiore 53 alloggi Ater e altri 150 appartamenti riservati all'utenza meno abbiente. Ma neppure la modifica riuscì a invertire la rotta di un'operazione varata in un periodo infelice: Carrefour si tirò indietro e a GeneralGiulia2 mancò la benzina. L'ex Maddalena divenne quasi un emblema della crisi del settore: Cividin fallì, mentre Riccesi-Cogg, Carena, Palazzo Ralli chiesero un concordato preventivo. Nel febbraio 2018 anche la partecipata GeneralGiulia2, che aveva accumulato una massa debitoria di 21 milioni, avanzò eguale proposta, dopo che nel dicembre 2017 l'assemblea dei soci aveva deliberato un aumento di capitale, per consentire l'ingresso di un "cavaliere bianco" in quel momento ancora sconosciuto all'esterno. La figura di Fracasso si palesò pubblicamente nella primavera 2018, poco più di un anno fa. Il fondatore della Cervet, azienda con sede a Mirano specializzata nella "rigenerazione urbana", chiarì subito che i quattro blocchi di abitazioni, "ereditati" dal precedente progetto, erano destinati al dimenticatoio.
Massimo Greco
I residenti "ostaggio" di zanzare e puzza: «Ma ora speriamo in un cambio di passo» - LE PAROLE DI CHI ABITA NELL'AREA
Topi, zanzare e "inquilini abusivi". Questi gli ospiti indesiderati dell'ex Maddalena che gli abitanti della zona sperano di veder sparire a seguito della bonifica e del prossimo avvio dei lavori. Coloro che subiscono maggiormente gli influssi negativi del cantiere sono i residenti dei palazzi adiacenti in via dell'Istria, soprattutto col sopraggiungere dell'estate e quindi del caldo che li portano a tenere le finestre aperte o a trascorrere del tempo nei giardini di casa. «La sera siamo costretti ad accendere una decina di Vape. Qui non ci sono zanzare, ma elicotteri», spiega Cristian Lonzan. Da quando il cantiere è stato abbandonato, Cristian denuncia di avvertire spesso degli odori di acqua stagnante e di avvistare ogni tanto dei topi che si spingono fino nei pressi delle case. Inoltre, racconta di aver visto in alcune occasioni delle persone entrare e uscire dal cantiere, scardinando la porta di legno con la quale si tenta di bloccarne l'accesso, per poi rimanerci a dormire durante la notte. Il suo vicino Lorenzo De Michele è stato persino costretto a compiere una bonifica del suo giardino per tentare di risolvere l'infestazione di zanzare, ma con scarsi risultati dato che gli insetti arrivano dal grande stagno a pochi metri dalla casa. «Sono d'accordo con la bonifica - riflette Lorenzo -, ma in realtà non dovevano proprio permettere uno scempio del genere. Piuttosto che un supermercato, parlando anche coi vicini, pensiamo che si dovrebbe tombare tutto e fare un giardino. Comunque, siamo favorevoli alle attività commerciali rispetto all'attuale stato d'abbandono». «Prima era un'oasi felice - ricorda ancora -, fresca, piena di alberi secolari con un bel muro in pietra. C'erano tassi e ricci al posto delle pantegane». Anche il tabaccaio del quartiere, Gabriele Bartolotta, ricorda con nostalgia lo «stupendo» giardino che esisteva in precedenza, prima che «una bruttura del genere ci sottraesse il verde». «Una cosa orrenda da vedere da tanti anni e tutti speriamo che alla fine le cose si risolvano», afferma Gabriele. Gli stessi problemi affliggono anche il vicino centro diurno comunale per anziani, l'Enaip e l'asilo nido Opera San Giuseppe. Chi però riceve dei danni diretti alla propria attività è la trattoria Baldon, pochi metri sopra l'ex Maddalena: «Abbiamo già detto al nostro responsabile della sicurezza di chiedere all'Azienda sanitaria se si può fare qualcosa, perché altrimenti noi ci sforziamo di tenere tutto pulito e poi qua fuori c'è questo schifo». Oltre ai residenti, anche i consiglieri della Quinta circoscrizione si dicono speranzosi che gli interventi previsti risolvano la situazione. «Come circoscrizione auspichiamo che la situazione si sblocchi concretamente il più presto possibile e si vedano le conseguenze dell'intervento», afferma il vicepresidente del parlamentino, Salvatore Mangiavillano. «L'importante era sbloccare la situazione che si protraeva da lungo tempo - aggiunge Mangiavillano -, con un intervento che sarà anche utile per tutta la vivibilità della zona».
Simone Modugno
Gli abitanti di Melara entrano in azione per ripulire il loro rione
Sensibilizzare gli abitanti del quartiere, ma anche tutti i triestini, intorno ad uno dei problemi principali di Melara, la pulizia e la vivibilità dei luoghi: questo l'obiettivo dell'associazione Quarto Quadro, il coordinamento dei giovani di Melara, che insieme, a Un'Altra Città, SPI Centrocittà, Auser Melara, Associazione Melara, Microarea Melara, Unione sportiva ACLI di Trieste, promuove l'evento "Melara Pulita" domani dalle 11 alle 15. La sfida è quella di contribuire insieme al ripristino della vivibilità del complesso di Melara, grazie a un impegno partecipato dei cittadini: gruppi di volontari che insieme ripuliranno le zone di interesse comune, come il centro, gli ascensori e i giardini esterni. A conclusione dell'operazione, che ci si augura molto partecipata, tutti potranno riunirsi nella festa in giardino, dalle 15. I ragazzi di Quarto Quadro offriranno cibi, bevande e musica e si favorirà l'incontro fra le persone che hanno preso parte al progetto. Un modo concreto per promuovere una rete di solidarietà e di riconoscimento reciproco. L'evento intende valorizzare la passione civile, per non restare passivi, e il piacere di dialogare con tutti e di agire insieme. «Una rete - aggiungono i promotori - per tornare ad ascoltare le persone, Trieste, le sue periferie, il suo tessuto produttivo, il suo disagio, ma anche la sua allegria». Molti cittadini, gruppi e associazioni si muovono in direzione ostinata e contraria, a servizio di un bene comune e di un'altra idea di città. Piccole realtà autonome e coraggiose come i volontari che aderiranno sabato 15 giugno a questa "chiamata" per Melara pulita. Info e adesioni: quartoquadro4@gmail.com
Museo Revoltella - Dal mare alla Terra"Lezione" dell'Ogs
Si intitola "Dal Mare alla Terra: tutto quello che avreste voluto sapere. I ricercatori Ogs rispondono" l'incontro in programma lunedì alle 17 al Revoltella.
IL PICCOLO - GIOVEDI', 13 giugno 2019
Mangiamo microplastiche - Il nemico invisibile nel cibo
La Comunità scientifica: ogni anno ne ingeriamo tra le 39 e le 52mila particelle Anche l'aria contaminata. Il Wwf: un terzo delle sostanze dispersa nell'ambiente
Roma. È allarme plastica nel cibo che mangiamo e nell'aria che respiriamo. Un recente studio dell'Università canadese di Victoria ci consegna uno scenario molto preoccupante. Ingeriamo annualmente tra le 39 e le 52mila particelle di microplastica e se consideriamo le particelle che inaliamo arriviamo a 74mila. Cifre mostruose, ma purtroppo veritiere, e alle quali non è difficile credere. La plastica nel mare è una prima causa: ogni anno, 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici viene riversato nelle acque di tutto il mondo, con l'evidente conseguenza dell'ingresso della plastica nella dieta mediterranea. I pesci scambiano le particelle di plastica per plancton, lo ingeriscono e una volta che viene pescato arriva sulle nostre tavole. L'allarme lanciato dallo studio canadese è soltanto l'ultimo di una lunga serie. Di recente una nuova sirena aveva preso a suonare in Australia, con le ricerche dell'Università di Newcastle, commissionate da WWF International. Uno studio monumentale, sintesi di ben 52 rapporti scientifici, e secondo il quale in media ogni essere umano mangia, ogni settimana, circa cinque grammi di plastica, ovvero il peso di una carta di credito. Le microplastiche si trovano anche nell'aria che respiriamo: si disperdono nell'ambiente come frammenti di pezzi di plastica più grandi e diventano impercettibili ma letali. La plastica si trova dappertutto. Secondo lo studio australiano, il 94, 4% delle acque in bottiglia analizzate negli Stati Uniti contiene fibre di plastica con una media di 9, 6 fibre per litro. In Europa, la percentuale di bottiglie contaminate scende al 72, 2% con una media di 3, 8 fibre di plastica a litro. La plastica dunque arriva nell'ambiente, e nel nostro organismo, dappertutto, a causa della enorme diffusione delle particelle avvenuta con l'incremento della produzione degli ultimi 20 anni. Dall'inizio del nuovo millennio la plastica prodotta in tutto il mondo è stata pari a quella immessa nel mercato dal 1954, l'anno dell'invenzione di questo materiale. Preoccupa il fatto che secondo la ricerca commissionata da Wwf International, un terzo di tutta la plastica prodotta fino a oggi si trova dispersa nell'ambiente. Inoltre, la plastica prodotta sino a oggi non sembra essere ancora sufficiente, dal momento che secondo il recente rapporto dell'Agenzia Europea per l'Ambiente la richiesta di plastica, nei 28 paesi membri della Ue, è arrivata a 52 milioni di tonnellate - il 15% della domanda globale di tutto il mondo - in crescita rispetto al 2010, quando la richiesta era stata pari a 46 milioni di tonnellate. La domanda aumenta dal momento che la plastica è un materiale a basso costo, e che si adatta a molteplici utilizzi: il maggiore uso di plastica viene registrato negli imballaggi, seguito dalle costruzioni, dall'industria dei veicoli e dal settore dell'elettronica. L'Europa si sa, sta provando a dare una scossa. La Direttiva europea, infatti, non solo vieta l'utilizzo di prodotti in plastica monouso che potrebbero avere invece delle alternative al loro utilizzo, ma fissa anche i nuovi target di raccolta e produzione di altri oggetti in plastica, come le bottiglie: 25% di contenuto riciclato per ciascuna bottiglia entro il 2025 e il 30% entro il 2030, 90% di raccolta di bottiglie di plastica entro il 2029, con un traguardo intermedio del 77% al 2025. Prevenire resta la prima misura da attuare se vogliamo realmente ridurre la quantità di rifiuti che produciamo.
Alfredo De Girolamo
Troppi rifiuti elettronici smaltiti illegalmente - il censimento
ROMA. Ogni anno in Europa si generano circa 9 milioni di tonnellate di Rifiuti Elettronici. Di queste solo un terzo, circa 3 milioni, vengono trattate nel pieno rispetto della legge. Il resto viene smaltito in modo non sicuro dal punto di vista ambientale, o finisce per gonfiare discariche abusive sparse per tutto il Pianeta. I dati sono stati forniti ieri a Roma nel corso del convegno internazionale "RAEE: sei nazioni a confronto".È la Francia il Paese del sestetto che, nel triennio 2015-2017, ha immesso più Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche nel proprio mercato con un quantitativo medio corrispondente a 1.487.418 tonnellate l'anno. In seconda posizione si piazza il Regno Unito con 1.391.642 tonnellate, seguito da Italia (848.011 t), Spagna (551.947), Olanda (333.785 t) e Portogallo (141.987). La Francia è la prima nazione anche nel ritiro dei RAEE domestici (728.569 tonnellate nel 2018). Anche in questa classifica, il Regno Unito è secondo (493.323), seguito da Italia (310.610), Spagna (268.003) e Olanda (167.235). Il nostro Paese occupa però l'ultimo posto per quanto riguarda la raccolta pro-capite (cioè i kg di RAEE raccolti ogni anno per abitante): solo 5,1 kg/abitante di RAEE, meno della metà della Francia (10,8 kg). Tra i sei Paesi partecipanti all'incontro, 4 hanno superato il target di raccolta del 45% fissato fino all'anno scorso dall'Ue. Il tasso di ritorno (ovvero il rapporto tra RAEE gestiti e media delle AEE immesse sul mercato nei tre anni precedenti) è stato del 50% in Olanda, del 49% in Francia e Spagna e del 48% in Portogallo. Non hanno raggiunto la quota minima né l'Italia, ferma al 37%, né il Regno Unito con il 35%.
Duino Aurisina scommette sul "mini porta a porta"
In arrivo la limitazione del servizio alla sola indifferenziata per indurre un uso costante dei contenitori per carta, vetro e plastica. Obiettivo: ridurre i costi e quindi le tariffe
DUINO AURISINA. Limitare alla sola indifferenziata il servizio di raccolta rifiuti con il sistema del porta a porta, in modo da stimolare i cittadini a utilizzare in maniera costante i raccoglitori della differenziata. Installare specifici punti di raccolta per l'olio esausto casalingo, dotando le famiglie di idonei contenitori dedicati. Migliorare la funzionalità del Centro servizi, ampliandone l'orario di apertura. Ottimizzare il posizionamento dei contenitori, eliminando quelli che risultano di troppo, nella prospettiva di una riduzione del costo del servizio. Sono questi i principali orientamenti che saranno adottati a breve, a Duino Aurisina, per migliorare il servizio di raccolta rifiuti, emersi nell'ambito dell'incontro che la Seconda commissione consiliare, presieduta da Chiara Puntar, ha dedicato al tema. Com'è noto, nel territorio di Duino Aurisina il servizio è svolto dalla Isontina ambiente n base a un accordo stipulato dalla precedente giunta Kukanja che l'esecutivo attuale ha sempre giudicato molto oneroso. «Non potendo uscire da questo vincolo contrattuale - la spiegazione del sindaco Daniela Pallotta - l'unica soluzione è quella di migliorare il servizio, ottimizzando e riducendo i costi, a beneficio dei residenti».Alla seduta hanno partecipato, oltre alla stessa Pallotta, al vicesindaco Walter Pertot, agli assessori all'Ambiente Massimo Romita e al Bilancio Stefano Battista e a tutti i consiglieri che fanno parte della Seconda commissione, anche Giuliano Sponton e Giulio Tavella, rispettivamente direttore generale e amministratore unico di Isontina ambiente. Sponton ha annunciato che «dal primo giugno è attivo lo svuotamento giornaliero dell'indifferenziata ed è più frequente, rispetto al passato, quello della carta e della plastica. Inoltre - ha aggiunto - abbiamo raddoppiato lo smaltimento del verde». Nel corso della seduta, è stata anche confermata l'introduzione di «un nuovo servizio, attivabile attraverso una apposita app dedicata di Isa ambiente o con una telefonata al numero verde, per la raccolta del verde a domicilio e gratuitamente, secondo le indicazioni che gli operatori daranno a ciascun richiedente». «Con la limitazione del porta a porta alla sola indifferenziata -ancora il sindaco Pallotta - potremo finalmente puntare ad alzare la percentuale della differenziata, oggi ferma al 49, abbassando di conseguenza la relativa imposta».-
Ugo Salvini
Mobilità, clima, mare è tempo di cambiare Almeno ogni giovedì
Focus sui cambiamenti climatici e sulle possibili conseguenze in chiave socio-ambientale. È quanto caratterizza il ciclo di incontri curato da Legambiente, Arci, Ogs e FridaysforFuture, progetto dal titolo emblematico come "È tempo di cambiare", allestito nella sede dell'Arci di via del Bosco 17B nell'arco dei giovedì di giugno, sempre con inizio alle 18 e con ingresso libero.Un percorso strutturato in quattro tappe e che approda al suo secondo scalo oggi, con il quesito "Muoversi meno, muoversi meglio?", sottotitolato "I limiti della mobilità sostenibile di fronte ai cambiamenti climatici", a cura di Andrea Wehrenfennig di Legambiente e Circolo Verdeazzurro. Un'ulteriore analisi del quadro climatico in atto torna alla ribalta nell'incontro di giovedì 20 giugno con in cattedra Stefano Alessandrini, ingegnere meccanico in forza all'Area Science Park e qui impegnato a tematizzare "Strategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici", ovvero istruzioni per l'uso per procedere "verso un uso coscienzioso dell'energia". Il viaggio tra moniti e ipotesi termina il 27 giugno e qui entra in ballo l'elemento mare, anzi "In alto mare: quando la spiaggia sarà a Opicina-Innalzamento del livello del mare causato dall'aumento delle temperature", un quadro futuristico (o forse imminente?) dettato dalla relazione della geologa dell'Ogs Florence Colleoni, esperta nel campo delle interazioni tra le calotte glaciali e Oceano nei diversi periodi nell'Antartide. Ogni incontro prevede una coda in chiave di discussione mirata alle possibili soluzioni concrete del caso, senza scordare una sorta di dulcis in fundo costituito dall'aperitivo a offerta libera. --
Francesco Cardella
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 12 giugno 2019
Balzo dei ricavi (+9,5%) per il gruppo Arvedi - controlla la Ferriera
Cremona. Il Gruppo Arvedi, che a Trieste controlla la Ferriera di Servola, chiude l'esercizio 2018 con risultati positivi, in termini di produzione, vendite, ricavi, redditività. Migliora l'indebitamento finanziario che cala di oltre 72 milioni rispetto al 2017. In sintesi, al 31 dicembre 2018, il gruppo ha registrato un +5% nei volumi di produzione (poco più di 4,5 milioni di tonnellate) e ricavi consolidati in crescita del 9,5% rispetto all'esercizio precedente, attestandosi a 3,126 milioni. La marginalità operativa lorda registrata nel 2018 a livello di gruppo è in linea con quella dell'esercizio precedente. Il Mol consolidato si è infatti attestato a 460,4 milioni (466,7 milioni nel 2017). Il risultato è di particolare importanza, tenuto conto dell'andamento del mercato, contrassegnato da un deciso rallentamento negli ultimi mesi dell'anno.
Troppi e pericolosi i lupi e gli orsi La Slovenia apre la caccia selettiva
Saranno abbattuti 11 canidi e 175 plantigradi, questi ultimi giunti a quota mille nel Paese. Il ministro: tuteliamo i cittadini
LUBIANA. Attenti al lupo. In Slovenia da mesi la popolazione, i contadini e gli allevatori devono fare i conti con gli attacchi di branchi di lupi e con le "visite" di orsi che hanno decimato gli animali da cortile e quelli da allevamento, leggi ovini e mucche, con gravi danni a questa fondamentale economia del settore primario. E così il ministro dell'Agricoltura Aleksandra Pivec ha annunciato la decisione di permettere l'abbattimento di lupi e orsi «così come era stato già previsto nella decisione che era stata poi bloccata dal Tribunale amministrativo» su istanza di alcune associazioni animaliste e ambientaliste, visto che nel Paese orsi e lupi sono fauna protetta. In Slovenia, in una situazione "normale" il numero degli orsi dovrebbe toccare le 400 unità, oggi invece ne sono stati contati più di mille. Per quanto riguarda i lupi, invece, i branchi individuati sono complessivamente 12 con 5-10 esemplari per branco. La decisione che è stata presa al termine della riunione dei partiti di coalizione a Brdo pri Kranju prevede l'abbattimento di 175 orsi e 11 lupi. Una decisione che sarà immediatamente esecutiva in quanto, come specifica il ministro Pivec, «ogni notte può portare con sé qualche altra nuova vittima». Solo i lupi quest'anno hanno ucciso 74 animali da cortile, 19 mucche, 15 cavalli e un asino. «Questa volta - spiega ancora il ministro dell'Agricoltura - si tratta seriamente di tutelare gli esseri umani, sia i cittadini così come gli animali con i quali i primi sono in contatto quotidiano». «Prevediamo - conclude Pivec - una caccia selezionata per diminuire queste popolazioni faunistiche cresciute a dismisura».La norma rimarrà in vigore per tutto il 2020. E che il problema sia concreto lo dimostra anche la petizione con annessa raccolta di firme per chiedere l'abbattimento selezionato dei lupi che è stata predisposta nel comune di Zelezniki (area della Selska e Poljanska Dolina), una cinquantina di chilometri a Est di Kranj, con i testa gli abitanti dei paesi di Davca e Zgornje Danje. Qui erano decenni che non si registrava la presenza di lupi che in pochi giorni hanno attaccato due volte lo stesso gregge causando la morte di 40 pecore. Anche un orso ha fatto la sua comparsa lungo le strade dei due paesini e la gente ha paura per i bambini che andando a scuola per prendere l'autobus sono costretti a percorrere anche tratti di sentieri boschivi. La rabbia dei cittadini è tale che, come conferma al Delo di Lubiana il presidente della Comunità locale Davca Igor Kejzar, se sarà organizzata la gente parteciperà anche a una protesta a Lubiana davanti il Parlamento. Il governo però ha fatto ora la sua scelta optando per un abbattimento selettivo di lupi e orsi per un numero ben definito di capi. Una scelta motivata dal rischio che la popolazione corre di fronte alle sempre più frequenti incursioni dei suddetti animali in zone abitate. Su tutto resta la sospensiva sul precedente simile provvedimento emanato dal governo sloveno dopo l'istanza degli animalisti e ambientalisti. Stavolta l'esecutivo punta molto sul rischio di attacchi anche all'uomo. La sensazione è che a decidere saranno ancora una volta i giudici.
Mauro Manzin
IL PICCOLO - MARTEDI', 11 giugno 2019
Otto mini stazioni per collegare bici, bus e parcheggi - Ma solo fra 30 mesi - Mobilita' ciclabile in citta'- Le novita'
Gli scambi nei punti strategici da Miramare a largo Irneri Il Comune investe 320 mila euro con risorse ministeriali
Tutto nacque da un decreto decembrino del ministero dell'Ambiente che metteva a disposizione dei Comuni con più di 50 mila abitanti risorse per realizzare progetti di "mobilità sostenibile" (la sigla è PriMUS). Dietro all'insopportabile burocratese di questa espressione si agita la volontà governativa di promuovere la connessione tra tutti i vettori che non siano l'auto privata o che comunque disciplinino l'uso delle 4 ruote. Queste risorse fanno comodo al Comune triestino, che ha preparato un programma di interventi dedicandolo al waterfront, cioè alla porzione urbana più vicina al mare. Il progetto di fattibilità tecnico-economica - portato in giunta dall'assessore Luisa Polli e seguito dai civici ingegneri Giulio Bernetti e Silvia Fonzari - individua 8 "isole" dove concentrare un modulo operativo standard composto da una ciclostazione di bike sharing, dalle colonnine elettriche per veicoli, dalla fermata dei bus, da un'area di sosta/parcheggio veicolare, da stalli per biciclette, da un totem informativo, dall'illuminazione e dalla videosorveglianza del sito. L'intervento costerà 320 mila euro, sui quali il Municipio spera in un generoso contributo statale. Il cronoprogramma si estende lungo 30 mesi: 12 dedicati ai lavori e ben 18 prima/dopo (progetti, pareri, approvazione, gara, collaudo), con ottime probabilità di sforare il mandato dell'attuale esecutivo comunale. Ecco le 8 "isole" prescelte, procedendo da nord verso sud: Miramare, Barcola piazzale 11 settembre, Park Bovedo, Park Esof (polo museale-espositivo Porto vecchio), largo Roiano, piazza Libertà (Stazione centrale), Molo IV, largo Irneri (zona direzionale con Allianz, Fincantieri, Italia Marittima, Autovie, Friulia, piscina Bianchi). Si può notare come siano snodi dove sono/saranno intersecabili bici, mezzo pubblico, parcheggio. In alcune situazioni il mare è a portata di mano, in altre un po' scostato verso l'interno (Roiano, Irneri) in un'accezione ampia di waterfront.Importante avvertenza: questo waterfront "sostenibile" si incrocia parzialmente con un precedente progetto di "bike sharing" che ha avuto un iter pluriennale assai travagliato tra Soprintendenza e Tar Fvg, tanto da aver accumulato un ritardo di perlomeno un anno. La gara, vinta dalla torinese Bicincittà, prevede nove stazioni per le due ruote, da realizzare con un finanziamento di 390 mila euro in buona parte garantito dai fondi euro-regionali Pisus A1. In particolare, nuova/vecchia progettazione si sovrappongono in piazza Libertà e a Barcola. Giulio Bernetti, capo dell'urbanistica municipale, dice che il "bike sharing" si farà durante l'estate e spera di inaugurarlo a settembre. Si avvarrà di 130 biciclette, di cui 36 a pedalata assistita. Ma torniamo al waterfront "sostenibile". Dal punto di vista ciclistico, la relazione tecnica, che accompagna la delibera, stima una media di 12 stalli e di 10 posti "bike sharing" per ogni postazione. L'unica, a fare eccezione per dimensioni, è piazza Libertà, per comprensibili ragioni: è stazione ferroviaria, è hub del trasporto pubblico locale (bus e pullman), ha il grande parcheggio indoor del Silos. Il Comune pensa di piazzare 24 portabiciclette in più punti della piazza, dove già è preventivata una ciclostazione dotata di 24 stalli. I motivi del waterfront "sostenibile" sono riassunti nell'introduzione alla relazione tecnica. I 65 ettari di Porto vecchio, l'incremento di manifestazioni culturali-sportive, l'incremento di turisti e di crocieristi, i movimenti dei pendolari costituiscono argomenti decisivi per cambiare marcia nell'impostazione delle politiche di mobilità. La scelta del waterfront è legata anche alla più accessibile morfologia del territorio urbano, meglio aggredibile dalle due ruote. Il documento fa un rapido riferimento alle ciclovie. Nell'estate dello scorso anno una delibera co-firmata dagli assessori Polli ed Elisa Lodi impostava un programma di 1,1 milioni di euro per avviare/migliorare la rete di ciclabili urbane. Tre le opere portanti: la ciclovia del mare Adriatico (con il problema dell'attraversamento alla base della rampa d'accesso alla Grande viabilità), la Trieste-Muggia «attualmente inesistente», la Bovedo-Porto vecchio. Il Comune aveva appostato 330 mila euro ma poneva molte speranze nella sensibilità ciclistica della Regione Friuli Venezia Giulia.
Massimo Greco
Fredda l'associazione dei ciclisti urbani: «Posteggi e sicurezza ancora all'anno zero»
Il portavoce di Ulisse Fiab, Zadnich, osserva: «Un passo in avanti ma c'è tanto da fare»
Un po' come iniziare a costruire la casa dal tetto. Il portavoce dell'associazione dei ciclisti urbani Ulisse Fiab, Federico Zadnich, vede così l'iniziativa comunale di piazzare strutture di bike sharing lungo la linea di costa. «Un passo in avanti, anche se per pensare al bike sharing bisognerebbe prima avere una città adatta al traffico ciclistico», commenta Zadnich, cosa pensa dell'iniziativa del Comune? È stata annunciata molte volte, prima era attesa per inizio estate, ora settembre. In ogni caso si tratta di un passo sicuramente positivo e al contempo una grande contraddizione. In che senso? Nello sviluppo delle infrastrutture per ciclisti urbani il bike sharing è una sorta di ciliegina sulla torta, qualcosa che arriva dopo che la città è stata attrezzata per il traffico dei ciclisti. Bisognerebbe prima garantire la sicurezza a chi si muove in città e i posti per parcheggiare. Sotto questo profilo siamo ancora al livello zero. Come giudicate quindi l'operato della giunta finora? Sabato mattina terremo una conferenza stampa in cui faremo un bilancio dell'operato dell'amministrazione. Per il momento posso dire che in questi tre anni non è stato fatto poi molto. Sul fronte delle ciclabili? Non ne è stato realizzato neanche un metro. E c'è da dire che ce ne sarebbe bisogno. I dati Istat parlano di 40 incidenti che includono ciclisti soltanto nell'ultimo anno. È un problema importante che va affrontato. Oltre alla sicurezza c'è l'aspetto dei parcheggi, che sono pochissimi in città. Poi ci sono anche aspetti positivi, come la ciclabile pianificata in Porto vecchio. Ma per il momento, appunto, è solo pianificata. Quanti sono i ciclisti urbani a Trieste?Le biciclette da noi sono in continuo aumento. Ormai tre anni fa abbiamo fatto un sondaggio assieme all'Swg da cui è emerso che il 2% dei triestini si muove in bicicletta. Possiamo stimarne circa 3500? Sono tanti. Ma il dato più interessante è un altro. Ovvero? Il 20% degli intervistati diceva che, potendo, sarebbe andato a lavorare in bicicletta e che era un tema a cui pensava spesso. Quindi c'è una domanda potenziale di migliaia di triestini per piste ciclabili sicure in città.
G.Tom.
La sfida europea del Porto: un patto con le Ferrovie
Accordo fra il numero uno dell'Authority D'Agostino e l'ad di Rfi Gentile La capacità dello scalo triestino salirà a 25 mila treni all'anno entro il 2025
TRIESTE. Patto di ferro fra il porto di Trieste e le Ferrovie italiane per aumentare la capacità dello scalo a 25 mila treni movimentati l'anno entro il 2025. Un efficiente sistema integrato tra lo scalo e la rete ferroviaria rappresenta uno dei principali motivi che stanno alla base della crescita del porto guidato dal presidente Zeno D'Agostino che continua a tessere le fila di una serie di accordi con i big delle ferrovie. Il numero uno dell'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale ha aggiunto ieri a Roma un altro tassello alla sua strategia di espansione rinnovando il patto con Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) guidata da Maurizio Gentile. Una sfida lanciata ai rivali Amburgo e Rotterdam. «Vogliamo migliorare la connessione del porto di Trieste con l'infrastruttura ferroviaria nazionale per incrementare la quota di traffico ferroviario a servizio dello scalo», hanno annunciato ieri i vertici di Rfi dopo al firma dell'accordo quadro con il numero uno del porto triestino. L'annuncio arriva dopo l'accordo di Monaco con l'operatore tedesco Kombiverkehrche che rafforza la strategia dello scalo giuliano nella creazione di corridoi di collegamento con l'Europa centrale. Dopo aver incassato tre diversi accordi al Transport Logistic, ora c'è anche l'intesa con Rfi, che aggiorna un documento siglato nel 2016, permetterà di «incrementare l'efficienza e l'operatività dei moli riducendo le manovre, i tempi di percorrenza e l'allocazione delle stazioni quanto più possibile in prossimità delle aree di carico e scarico». Il piano è destinato a valorizzare la Stazione di Trieste Campo Marzio definito da Rfi «lo snodo più importante al servizio del porto». Il porto di Trieste ha chiuso il 2018 movimentando circa 10 mila treni (+12%, con 210 mila camion tolti dalla strada).Nel dettaglio già il nuovo piano regolatore del porto (Prp) di Trieste individua importanti opere infrastrutturali: si tratta della realizzazione di interventi anche tecnologici, tra cui un nuovo assetto nel piano d'armamento portuale che creerà una migliore connessione con i moli Quinto, Sesto e Settimo, l'ampliamento del punto franco doganale e l'eliminazione del muro di delimitazione che attualmente non consente lo sviluppo dell'area per i binari di arrivo e partenza: «Il beneficio principale -sottolinea Rfi- consisterà nella riduzione delle operazioni di manovra per i treni in arrivo e in partenza a cui consegue un significativo incremento della capacità produttiva dell'impianto».Inoltre l'accordo conferma gli interventi di potenziamento già previsti da Rfi sugli impianti e linee che ricadono sulla stazione di Campo Marzio lungo la dorsale portuale Servola-Aquilinia e quelli che riguardano le stazioni di Cervignano Smistamento e Villa Opicina, che - come previsto nel progetto Trihub - assieme a Trieste costituiscono un unico sistema di gestione del trasporto ferroviario delle merci provenienti dal porto: «L'obiettivo condiviso è quello di realizzare una fase significativa del Piano Regolatore Portuale entro il 2023», si sottolinea ancora nella nota di Rfi che annuncia l'intesa.
«A Chiampore non arriveranno altre antenne» - LA PRESA DI POSIZIONE
MUGGIA. «Le emittenti del Monte Castellier non saranno spostate a Chiampore». Parola dell'assessore all'Ambiente di Muggia Laura Litteri. Una presa di posizione, netta, assunta in seguito alla ultima delibera approvata dal Consiglio comunale che ha avuto in oggetto l'adozione della Variante 38 al Prgc che aveva messo in allarme alcuni residenti chiamporini. «Dal 2013 ad oggi la strada intrapresa dall'amministrazione è stata quella di delocalizzare in aree diverse dall'abitato di Chiampore le antenne che sorgevano su tralicci abusivi al fine di ridurre il numero di antenne presenti in quell'area», ricorda Litteri. L'idoneità alla trasmissione dei segnali radiotelevisivi dei siti alternativi individuati è stata verificata attraverso uno studio commissionato all'Università di Udine: a conclusione dell'iter sono stati selezionati due siti per la localizzazione degli impianti, ossia Castellier e Fortezza. Un primo risultato pratico è stato ottenuto con la costruzione del traliccio in località Castellier, che ha comportato il contestuale abbattimento di sette tralicci nella zona di Chiampore e la riduzione degli sforamenti delle emissioni. «È un dato di fatto che, a fronte di una cinquantina di punti di misurazione che erano in precedenza al di sopra dei limiti di legge, attualmente non c'è alcun punto sopra i valori consentiti, come confermato dai rilievi Arpa di febbraio», spiega Litteri. Anche le emissioni nel nuovo sito di Castellier sono «perfettamente a norma». A scompaginare i piani è stata la Regione che ha deciso di togliere dal Piano di delocalizzazione il sito di Castellier in seguito al rinvenimento di reperti di interesse archeologico che hanno comportato l'estensione del vincolo a quell'area. È stato quindi necessario avviare un aggiornamento del Piano di delocalizzazione trovando, d'intesa con la Soprintendenza, un nuovo sito alternativo, sempre in località Castellier, che fosse compatibile con i vincoli introdotti dalla Soprintendenza stessa. «Allo stato attuale rimane impossibile modificare l'assetto delle emittenti radio fino a quando non sarà resa disponibile la nuova localizzazione individuata dalla delibera», aggiunge l'assessore. Non solo quindi non è possibile installare nuovi impianti, ma nemmeno spostare emittenti radio. Fanno eccezione, «per questioni puramente tecniche», le emittenti televisive le quali, secondo i dettami della nuova delibera, potranno essere spostate all'interno del comprensorio di Chiampore sempre nel rispetto dei limiti di legge. «L'effetto di questo atto è che una antenna televisiva si sposterà su un traliccio più distante dalle abitazioni, lasciando vuoto il traliccio sul quale si trovava, che potrà così essere abbattuto, quindi - conclude Litteri - è del tutto infondato il timore che alcune emittenti attualmente presenti sul Monte Castellier possano essere trasferite a Chiampore. Non certo quelle radio e tanto meno quelle televisive, che non sono neppure presenti nell'impianto di Santa Barbara».
Ri.To.
IL PICCOLO - LUNEDI', 10 giugno 2019
Museo del mare e Magazzino 18 - Trasloco da un milione nel 2020
Collezioni di Campo Marzio e masserizie degli esuli destinate a secondo e terzo piano del Magazzino 26
Un milione di azioni Hera per un doppio trasloco culturale. L'amministrazione ha trovato i soldi per trasferire il Museo del mare di Campo Marzio e le masserizie degli esuli del Magazzino 18 all'interno del Magazzino 26. Su entrambi pende da tempo un problema di agibilità sollevato dai vigili del fuoco per le norme antincendio. L'operazione non avverrà però come annunciato per la Barcolana, ma a cavallo tra il 2019 e il 2020. Nella primavera prossima saranno in qualche modo di nuovo visitabili. A rendere noto il nuovo cronoprogramma dei traslochi culturali è l'assessore alla Cultura Giorgio Rossi assieme all'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi nel corso della Commissione consiliare congiunta (IV e V) che si è tenuta venerdì sul tema appunto dello spostamento dell'attuale allestimento del Museo del mare al Magazzino 26 e dello stato dell'arte del progetto preliminare del nuovo Museo del mare. A coordinare i lavori i presidenti delle commissioni Michele Babuder e Manuela Declich. L'intera operazione ruota attorno al Magazzino 26 nella parte già ristrutturata dove nel 2011 venne ospitata la Biennale diffusa di Vittorio Sgarbi. «I 3/5 saranno occupati dal nuovo Museo del mare che non vedrà la luce prima del 2024» spiega Rossi. I rimanenti 2/5, inclusa la parte già risistemata, ospiteranno l'Immaginario scientifico, il Magazzino 18 e, in via provvisoria, la mostra del Lloyd Triestino, il Museo del mare di Campo Marzio e un'anteprima del museo della Bora (tutte realtà che entreranno a far parte del nuovo Museo del Mare). Prima dei traslochi c'è però da ampliare il certificato antincendi del Magazzino 26 che attualmente limita la capacità ricettiva. E un problema di adeguamento alle normative antincendio ha portato nell'aprile scorso alla chiusura dell'edificio di Campo Marzio (già vecchio Lazzaretto e poi Direzione di artiglieria) che ospitava il Museo del mare. «Non aveva senso spendere soldi per adeguare l'edificio di Riva Grumula visto che abbiamo in progettazione il nuovo Museo del mare. Così abbiamo deciso di spostarlo provvisoriamente al terzo piano del Magazzino 26» spiega Rossi. Un trasloco per il quale dovrà essere chiesto il via libera alla Soprintendenza. Idem per le masserizie degli esuli del Magazzino 18. «Una struttura inadeguata. Anche qui c'è il rischio che vadano a fuoco. E così, prima che accada l'irreparabile, abbiamo deciso di spostare tutto il patrimonio al secondo piano del Magazzino 26 - spiega Rossi -. Abbiamo stanziato un milione, ricavato dalla vendita delle azioni Hera, per fare queste due operazioni urgenti». Non verrà intaccato insomma il tesoro dei 50 milioni del Mibact per il Porto Vecchio. E il nuovo Museo del mare? «Il modello è quello di Amburgo. Si tratta di 180 mila metri cubi su 5 livelli. Nelle prossime settimane sarà costituita la commissione che valuterà le manifestazioni di interesse» spiega Lodi. Il nuovo museo, ha assicurato l'assessore Rossi, ingloberà il museo privato della bora e pure quello dell'Antartide. «Noi riteniamo da tempo che il Museo della bora - replica la capogruppo M5s Elena Danielis - meriti uno spazio più ampio ed accessibile. Per questo le risposte dell'assessore Rossi sono state deludenti». C'è poi il problema del nome. Il consigliere della Lega Roberto Sain fa un po' di confusione e propone all'amministrazione di intitolare il Parco del mare al dimenticato Josef Ressel, inventore dell'elica. «Il Parco del mare potrà chiamarsi al massimo Parco Paoletti - scherza Rossi. - Il nome di Ressel sarà sicuramente preso in considerazione per il nuovo Museo del mare». Il consigliere Pd Giovanni Barbo attende invece ancora una risposta alla sua interrogazione dell'agosto 2018 proprio sullo spostamento del nuovo Museo del mare al Magazzino 26 (inizialmente era destinato ai Magazzini fronte mare 24 e 25). Un anno dopo siamo fermi al trasloco al Magazzino 26 del vecchio Museo del mare chiuso ad aprile. Stessa spiaggia, stesso mare.
Fabio Dorigo
Immaginario scientifico nel mega contenitore con il canone dimezzato
La convenzione prevede anche un biglietto ridotto per i triestini
Dall'affitto agevolato al canone di concessione dimezzato per 24 mesi. L'amministrazione comunale si fa in quattro pur di avere l'Immaginario scientifico dentro il mega contenitore del Magazzino 26 (dove saranno stipati pure il Museo del mare, le masserizie del Magazzino 18, il museo della Bora e quello dell'Antartide). In una delibera dello scorso marzo l'amministrazione aveva previsto un trattamento di favore per l'insediamento di attività culturali in Porto vecchio (in pratica un sostanzioso sconto del 30% rispetto alle tariffe applicate al Castello di San Giusto). La delibera era stata adottata con urgenza proprio in vista del trasloco dell'Immaginario scientifico da Grignano al Magazzino 26 che dovrebbe avvenire prima di Esof 2020, la manifestazione che si terrà in Porto vecchio dal 4 al 10 luglio del prossimo anno. Due mesi dopo (30 maggio) un'altra delibera annuncia la riduzione del 50% del canone di concessione di parte del Magazzino 26 (3.560 metri quadrati su due piani). «Abbiamo trovato un accordo sul canone della concessione con quelli dell'Immaginario scientifico. E quindi ora si può procedere con il trasferimento» ha annunciato venerdì scorso l'assessore alla Cultura Giorgio Rossi nel corso della riunione congiunta della IV e V Commissione consiliare. La giunta comunale ha accolto la richiesta del Laboratorio dell'Immaginario scientifico (Lis) di riduzione del canone per i primi due anni di utilizzo "in considerazione dell'avviamento dell'attività". Un "aiutino" per partire. La nuova sede dello Science Centre Immaginario scientifico occuperà 1.546 metri quadrati del piano rialzato e 2.014 metri quadrati del primo piano del Magazzino 26. Il canone di concessione previsto ammonta a 40.008 euro annui (in pratica 3.334 al mese) e per i primi due anni verrà ridotto del 50 per cento. Da parte sua, l'Immaginario scientifico si impegna a ridurre di almeno 2 euro il costo dei biglietti interi di ingresso per i cittadini e le scuole del Comune di Trieste. L'immaginario scientifico, confinato in uno scantinato a Grignano, da anni attende una sede adeguata (in passato si era parlato dell'ex Pescheria Salone degli incanti e dell'ex Meccanografico di Campo Marzio). L'occasione di Esof 2020 (Trieste capitale europea della scienza) diventa così determinante per il trasloco. Tanto più che l'Immaginario scientifico, che è una cooperativa culturale, ha in portafoglio due contributi importanti. Dal 2013 Lis beneficia di un contributo di 400 mila euro del Miur (ministero dell'Università e della Ricerca) per il trasferimento in altra sede. La scelta del Magazzino 26 è stata avvallata dal ministero che ha confermato il contributo concesso ormai sei anni fa. C'è poi un contributo da 2 milioni e 105 mila euro della Regione per adeguare il Magazzino 26 alle esigenze del museo della scienza interattivo e sperimentale di Grignano. «Noi pensiamo di entrare nei primi mesi del 2020 - aveva annunciato a marzo Serena Mizzan, direttrice dell'Immaginario scientifico -. Stiamo definendo nell'ambito della convenzione delle condizioni sopportabili. Il Comune, in questo senso, ci sta aiutando. L'Immaginario sarà il primo a entrare, ma le tariffe scontate varranno per tutti».
Fa.Do.
Pirano, golfo ripulito da 200 subacquei
In azione volontari croati, sloveni e bosniaci. Il patrocinio di Pahor e Grabar Kitarovic. Coinvolti anche molti bambini
LUBIANA. Dove non è riuscita la politica, la diplomazia, l'Unione europea, i giudici della Corte dell'Aja, ci è riuscito l'amore per l'ambiente e per il mare. Un amore rigorosamente senza confini. E così ieri mattina si sono dati appuntamento nel Golfo di Pirano duecento subacquei provenienti dalla Croazia, dalla Slovenia ma anche dalla Bosnia-Erzegovina per ripulire il fondale dai rifiuti ingombranti. Un colpo d'occhio che riuniva le coscienze dei popoli fatto di boe arancione che segnalavano la "rete" sottomarina di uomini che aiutavano l'ecosistema ferito a sopravvivere. Il tutto sotto l'egida della campagna ecologica ""Clean-Up Without Borders" in occasione della giornata mondiale dell'ambiente che si è celebrata lo scorso 5 giugno e l'alto patrocinio del presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor e di quello della Croazia Kolinda Grabar Kitarovic.Un contributo speciale all'iniziativa è stato dato dai bambini di "IV. Ecopatrols subacquei internazionali per bambini", i quali, sotto la guida di un istruttore subacqueo, hanno aiutato a pulire il mare lungo la costa di fronte al campeggio "Veli Joze", che sorge sulla penisola di Salvore. L'obiettivo principale dell'azione, mentre si pulisce il mondo sottomarino, è quello di aumentare la consapevolezza dell'importanza di preservare la flora e la fauna nel Mare Adriatico. Per riuscire, è necessario collegare i cittadini di tutte le generazioni e dei Paesi limitrofi, afferma l'organizzazione dell'iniziativa. La campagna è stata sostenuta anche da Electrolux, che ha dedicato parte dei ricavi delle vendite primaverili degli aspirapolvere alla pulizia del Golfo di Pirano. I co-organizzatori dell'azione sono il club subacqueo HrVI Nemo-Adriatic, Pgd Piran, Zagreb Holding e la sua controllata Vladimir Nazor.Oltre a pulire i fondali marini, l'obiettivo principale della campagna è, come rimarcato dagli stessi organizzatori, sensibilizzare le persone sull'importanza di preservare il mondo vegetale e animale nel Mare Adriatico. E per raggiungere questo obiettivo, è assolutamente indispensabile connettere l'azione degli abitanti dei Paesi contermini con la partecipazione di tutte le generazioni, con in prima fila i giovani che anche ieri hanno risposto numerosi e ricchi di impegno nella pulizia del Golfo di Pirano.Se poi collochiamo l'iniziativa di ieri in un quadro più completo si scopre che, ad esempio, la Slovenia non è proprio un Paese verde e così meraviglioso come viene proclamato. Da un punto di vista ambientale la situazione è molto critica come conferma l'ultimo rapporto dell'Istituto della Repubblica di Slovenia per la conservazione della natura (Zrsvn). Ma non si tratta solo di notizie catastrofiche riguardo a piante e animali, ma anche per noi, persone, si legge nel rapporto, la nostra salute è minacciata, la politica deve agire. Più della metà delle 201 specie vegetali e animali trattate dal rapporto si trova in uno stato di conservazione insufficiente o del tutto insufficiente. Ben vengano allora azioni come quelle di ieri nel Golfo di Pirano, che non fanno solo bene all'ambiente, ma creano quello spirito di coesione tra la gente che vive affacciata sullo stesso mare troppo spesso divisa da linee di confine contese e contestate ma che sempre le onde cancellano.
Mauro Manzin
Ambiente - Codacons ai prefetti «Divieto di fumo in tutte le spiagge»
Il Codacons vuole presentare oggi una diffida ai prefetti perché il divieto di fumo sia effettivo in tutte le spiagge. Dopo l'appello lanciato al ministero dell'Ambiente, l'associazione è pronta a una battaglia legale per chiedere ai prefetti di ordinare ai Comuni «l'adozione di ordinanze tese a stabilire divieti di fumo e abbandono di prodotti da tabacco sulle spiagge». In assenza di misure urgenti, il Codacons «denuncerà i Comuni per concorso in inquinamento e in danneggiamento aggravato del patrimonio naturale».
Un aeroporto a trazione solare Allo studio il piano energetico
L'esecutivo regionale conta di inserire nelle prossime manovre di bilancio due tranche da 500 mila euro per i primi pannelli fotovoltaici
Trieste. Un aeroporto capace di funzionare interamente con l'energia solare entro due anni. Il piano è allo studio del Trieste Airport e punta a fare di Ronchi il primo scalo europeo green al 100%, grazie all'installazione di pannelli fotovoltaici in grado di produrre 2,5 megawatt di energia e all'impiego di batterie per l'accumulo di quanto prodotto. Il tutto per un costo di almeno tre milioni, parte dei quali finanziati dalla Regione. La giunta Fedriga conta di inserire nelle prossime manovre di bilancio due tranche da 500 mila euro per montare pannelli sul tetto del nuovo parcheggio multipiano e dei 400 metri di passerella che collegano l'aeroporto alla stazione ferroviaria. L'impegno garantirà i primi risultati, considerato che con un investimento di 700 mila euro si possono installare pannelli capaci di produrre elettricità per un megawatt e che per funzionare l'aeroporto necessita in totale di due megawatt. Trieste Airport dovrebbe allora realizzare coperture per altri 1,5 megawatt, che andrebbero a completare il fabbisogno della struttura e che garantirebbero pure l'immissione di mezzo megawatt nella rete per la ricarica delle auto elettriche del progetto Noemix, cui Ronchi ha aderito. L'idea del direttore Marco Consalvo è di «utilizzare energia proveniente totalmente da fonti rinnovabili: l'obiettivo è ambizioso ma riteniamo che potrebbe essere percorribile entro la metà del 2021 perché parliamo di una struttura di piccole dimensioni. Al momento siamo in fase di studio e stiamo dialogando con società esperte in questo settore, per valutare fattibilità e sostenibilità economica, considerando che i costi maggiori sono quelli delle batterie. Al momento è in svolgimento l'audit energetico: conosceremo gli esiti fra poche settimane e ci muoveremo poi assieme alla Regione, con cui la collaborazione è ottima». L'aeroporto appena finito nell'orbita del Fondo F2i potrebbe investire un paio di milioni del nuovo piano di sviluppo quadriennale da 30 milioni. Consalvo sa che il 100% di energia rinnovabile non è un traguardo semplice: «Se non ci riusciremo, punteremo al massimo possibile di solare e colmeremo la parte restante con uso di gas, come si fa in molti aeroporti quando il cielo è nuvoloso». Il progetto potrebbe installare i pannelli anche sulle tettoie del posteggio a raso realizzato tra il multipiano e il binario che serve la stazione di Ronchi dei Legionari. In questo caso verrebbe montata una serie di colonnine di ricarica per i veicoli in sosta. Consalvo spiega che «si stanno valutando pure alcuni servizi, come ad esempio il posteggio gratis per le auto elettriche». E la piega green dell'aeroporto continuerà con l'intenzione di farne «una realtà plastic free entro fine anno», sottolinea il direttore.
IL PICCOLO - DOMENICA, 9 giugno 2019
Cambiamenti climatici con il Nobel Filippo Giorgi - Ronchi dei Legionari
Sarà dedicato a "La terra sta soffrendo: siamo in tempo per salvare il pianeta? Gli effetti dei cambiamenti climatici" il panel della quarta giornata di "Aspettando il Festival...", serie di incontri di introduzione della quinta edizione del Festival del giornalismo, organizzato dall'associazione culturale Leali delle notizie di Ronchi dei Legionari. L'incontro si terrà martedì alle 20.30, a Villa Sbruglio Prandi di Cassegliano (San Pier d'Isonzo). All'incontro parteciperanno Filippo Giorgi (climatologo, vincitore Premio Nobel con lo staff di Al Gore), Damien Degeorges (esperto di geopolitica nordeuropea), Ermete Realacci (presidente onorario Legambiente), Daniel Tescari (gestore pagina "Pazzi per il meteo goriziano"). Saranno introdotti e moderati da Marco Virgilio (meteorologo e divulgatore). La traduzione sarà affidata a Laura Comand. Ingresso libero.
IL PICCOLO - SABATO, 8 giugno 2019
GIORNATA MONDIALE DEGLI OCEANI - La signora degli abissi e un mare di plastica
Ancora due appuntamenti nell'ambito della Giornata mondiale degli oceani. Oggi alle 16, al Biodiversitario Marino - in un incontro per adulti e famiglie su prenotazione allo 040224147 interno 3 - si parlerà dell'avventurosa vita dell'oceanografa Sylvia Earle. A raccontare la sua storia sarà Chiara Carminati, autrice per Editoriale Scienza de "La signora degli abissi" che dialogherà con Paola Del Negro. Dalle 16.30 alle 18.30 a Il Giulia, in collaborazione con Circolo Verdeazzuro Legambiente, si terrà la mostra "Un mare di plastica". Nella galleria sarà collocato un espositore con alcuni esempi delle diverse tipologie di rifiuti raccolti durante le recenti iniziative di pulizia di fondali e spiagge locali. I bambini potranno partecipare a una simpatica eco-tombola a tema con dei gadget eco-green. Al termine la direzione del centro commerciale consegnerà una donazione a supporto delle iniziative organizzate dal circolo sul territorio.
IL PICCOLO - VENERDI', 7 giugno 2019
Iniziativa dei tre mari al via Sinergie contro il gas russo
Nasce un fondo per nuove opere strutturali tra cui metanodotti, ferrovie e strade Via libera ai rigassificatori. Sarà Usa il secondo reattore della centrale di Krsko
LUBIANA. Il piano è chiaro: i dodici Paesi europei che costituiscono l'Iniziativa dei tre mari puntano a una sinergia energetica che garantisca l'autonomia dalle fonti di approvvigionamento russe. Il partner di riferimento saranno gli Stati Uniti. E lo ha sottolineato con chiarezza il segretario di Stato Usa all'Energia Rick Perry presente ieri e mercoledì a Lubiana per il summit dei capi di Stato. «Il padre che ha effettuato 35 missioni per liberare l'Europa - ha detto Perry riferendosi alla vicenda del suo genitore - sarebbe fiero del figlio che collabora con gli stessi partner europei per portare la libertà, la libertà energetica». La risposta più attesa è giunta dal rappresentante del ministero degli Esteri tedesco Miguel Berger il quale ha definito «benvenuto» il gas americano «ma a condizioni di mercato». Il ghiaccio si è rotto. I rapporti tesi tra Washington e Berlino sulla realizzazione del cosiddetto North Stream, gasdotto che dalla Russia arriva in Germania, stanno assumendo qui a Lubiana un'altra direzione. Più gradita agli Usa che vedono come fumo negli occhi anche il Turkish Stream, gasdotto che porta la materia prima russa nei Balcani passando per la Turchia, attuale grande alleata di Putin nell'area mediorientale. Ma non solo Germania. Perry ha voluto sottolineare l'importanza che Washington da alla piccola Slovenia, troppe volte considerata fuori dai grandi circuiti internazionali. E lo fa con uno sfacciato interesse mettendo praticamente il cappello sulla fornitura di un piccolo reattore nucleare della americana Westinghouse per la costruzione del cosiddetto "secondo blocco" alla centrale nucleare di Krsko in Slovenia. Slovenia che, in base alle affermazioni del premier Marjan Sarec, non ha alcuna volontà di abbandonare la strada del nucleare. «L'energia atomica - ha detto il premier sloveno - resta significativa per la maggior parte delle riserve energetiche in Slovenia».Al Forum economico che ha fatto da cornice al summit erano presenti 600 operatori in rappresentanza di 40 nazioni. Il tutto sotto lo sguardo attento del presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker. Il vertice, fortemente voluto dal presidente della Repubblica della Slovenia Borut Pahor ha deciso anche la costituzione di un cospicuo fondo perla realizzazione delle grandi infrastrutture, soprattutto gasdotti e rigassificatori, come quello che sta per essere costruito dalla Polonia e che segue le orme di quello di Veglia in Croazia.«La collaborazione all'interno dell'Iniziativa dei tre mari - ha affermato il presidente polacco Andrzej Duda - noi la prendiamo molto seriamente e i successi non li misureremo in base al numero di vertici e delle dichiarazioni, bensì in base ai chilometri delle nuove strade, ferrovie e gasdotti». La presidente della Croazia Kolinda Grabar Kitarovic ha espresso chiaramente di ritenere l'istituzione del fondo come una delle soluzioni pratiche che saranno d'aiuto al superamento delle differenze tra Occidente e Oriente, mentre la sua "collega" estone, Kersti Kaljulaid ha fatto valere lo spirito ambientalista dei Paesi del Nord Europa sostenendo che è indispensabile dare vita all'innovazione verde, soprattutto nei trasporti e nell'energia. Ospite soddisfatto, come detto, il segretario di Stato Usa Perry che ha giudicato con favore l'intenzione dell'Estonia e degli altri Paesi baltici di dotarsi di impianti di rigassificazione (pronti ad accogliere il gas made in Usa) e quella relativa alla costruzione di un gasdotto che dall'Azerbaigian arrivi fino all'Adriatico. «Se l'Europa punta a trasformare la propria economia e aumentare la produzione - ha sostenuto Perry - avrà bisogno di questa energia». «Se i tedeschi - ha proseguito - decidessero di rinunciare totalmente al nucleare avrebbero davanti a se due sole opzioni: o resteranno senza elettricità, oppure potranno utilizzare il gas con tecnologia Lng», soddisfatto che proprio 'Europa sia il maggior acquirente di gas statunitense al mondo. A Slovenia e Croazia (sono le proprietarie della centrale nucleare di Krsko) e agli altri Paesi ha voluto garantire che la Westinghouse produce i migliori reattori al mondo. Miglior piazzista di così è difficile da trovare.
Mauro Manzin
Allarme palntigradi - Orsi a ridosso di Fiume sequenza di "incontri" lungo le strade regionali
FIUME. Circondati dagli orsi. Magari sarà un'esagerazione, ma è vero che nei dintorni di Fiume - anche a pochi chilometri dalla città - plantigradi sono stati segnalati da est a ovest, apparendo nel comune di Novi Vinodolski, a poche centinaia di metri da Clana, a Lisina (località dove i fiumani posseggono diversi villini), sul Monte Maggiore e anche vicino alla statale Fiume-Trieste. Per tacere dell'isola di Veglia, dove gli orsi sono diventati quasi di casa, sbranando negli ultimi 20-25 anni centinaia di pecore e agnelli. L'altro giorno un orso, un esemplare giovane, è stato visto mentre attraversava la strada di Rupa, poco a nord-ovest di Fiume e a non tanta distanza dal valico con la Slovenia. L'animale stava tranquillamente per le sue quando ha sentito il rumore di un'auto in avvicinamento. A quel punto ha deciso di muoversi in tutta fretta, sparendo nel folto del bosco, ma non prima di essere fotografato. Qualche giorno prima, e in un'area non molto lontana - parliamo dell'abitato di Permani, sulla Fiume-Trieste - è stato notato per due volte un piccolo esemplare, forse anche un cucciolo. Quando è stato visto, ha scatenato naturalmente lo stupore di alcuni abitanti, voci che hanno spaventato l'animale, subito fuggito nei boschi che circondano la località di Permani. Durante il fine settimana è stato visto un orso sulla Litoranea adriatica, la costiera che collega Fiume e Zara, ad un paio di chilometri da Carlopago. L'automobilista che l'ha notato ha visto l'irsuto animale sulle pareti quasi a strapiombo sulla Litoranea ed è riuscito ad accendere il telefonino e a riprendere l'orso alpinista: il plantigrado si è arrampicato in modo quasi fulmineo, finendo sulla cresta della piccola altura. Quindi si è girato verso il conducente per capire la sua reazione e infine ha deciso di togliere il disturbo. Una serie di avvistamenti dunque, preceduta nei mesi (e anni scorsi) da numerose segnalazioni in tutto il Quarnero.
Andrea Marsanich
Giornata mondiale degli oceani
Alle 16.45, alla sala Bazlen e moderato da Maurizio Spoto (direttore dell'Amp), verrà proiettato il documentario "Il sottile velo azzurro: gli effetti del cambiamento climatico" a cui seguiranno gli interventi sui cambiamenti climatici in regione e la temperatura del mare a Trieste. Alle 20.30, la cena "Pesce povero" con le spiegazioni di Diego Borme (Ogs). Prenotazioni allo 040-0641724.
IL PICCOLO - GIOVEDI', 6 giugno 2019
Il biologo Boero: «Meduse a tavola - Ecco perché sono il cibo del futuro» - il convegno dell'OGS al Revoltella
Le meduse, sempre più diffuse nel golfo di Trieste, entreranno in futuro nei nostri menù. È l'argomento del convegno promosso ieri da Ogs al museo Revoltella, con gli interventi di Ferdinando Boero, dell' Università degli studi del Salento, Antonella Leone, del Cnr, Paolo Gasparini, del Burlo Garofolo, Francesco Menegoni, di Generame, e Cosimo Solidoro di Ogs. A moderare Paola Del Negro. «Per il 70% il mondo è coperto da oceani - ha spiegato Boero, definito il massimo esperto italiano ed europeo di meduse - e gli ecosistemi oceanici sono i più importanti del pianeta. Nel tempo abbiamo sovrasfruttato i pesci, abbiamo incrementato e migliorato i sistemi di pesca, finché si sono esaurite le risorse naturali e siamo passati agli allevamenti. Nei nostri mari ci sono sempre meno pesci e più meduse, aumentano quindi gli animali mangiatori di meduse, e anche noi possiamo diventare "mangiameduse"». Ad approfondire ulteriormente la nuova frontiera dell'alimentazione è stata Antonella Leone. «Non è raro vedere in Puglia pescatori che ritornano al porto con le reti piene di meduse - ha esordito - nei mari ce ne sono ormai tante. Il lato positivo è che potrebbero essere risorse alimentari anche da noi o elementi utili ad esempio per l' industria farmaceutica o la cosmetica. Al momento il problema fondamentale è che vengono considerate un non-cibo: ancora oggi in Italia e in Europa non ci sono meduse autorizzate come alimento, ma sarà fatto presto. Ricordo che vengono già utilizzate in Cina da tanti anni, considerate come cibo ricco, gratificante, presente spesso nei banchetti di nozze». A incuriosire la numerosa platea anche le proprietà delle varie specie. «Su più di 1.400 esistenti, solo 40 sono commestibili, quelle più grandi e poco urticanti, presenti in particolare in Asia, dove vengono pescate, trattate e commercializzate, così come da poco tempo anche in Messico e in alcune zone degli Stati Uniti. Abbiamo lavorato di recente sulle meduse presenti nel Mediterraneo, scoprendo che molte hanno tante proteine, di queste gran parte sono collagene. Altri studi hanno rivelato che possono svolgere anche un'importante attività antiossidante». «Servono però - ha precisato - ancora verifiche. Vanno studiate, va definita la filiera, bisogna individuare la tecnologia alimentare adeguata e i punti critici di questo processo, in termini di sicurezza alimentare. E su questo stiamo già lavorando».L'incontro di ieri chiude il ciclo di conferenze "Mare&Salute", organizzato da Ogs, continuano invece gli appuntamenti di "Il mare nel piatto", degustazioni al Caffè San Marco, accompagnate da un ricercatore. Prossimo appuntamento il 7 giugno, alle 20.30 con il pesce povero, a cura di Diego Borme, il 19 giugno si parlerà di plastica all'aperitivo delle 18.30 con Federica Nasi, mentre il 3 luglio il tema sarà "Scarto o assaggio?" con Bruno Cataletto e Rocco Auriemma.
Micol Brusaferro
Il ciclo di incontri - Cambiamenti climatici - Focus nella sede Arci
FridaysforFuture, Legambiente, Arci e Ogs promuovono il ciclo sui cambiamenti climatici "È tempo di cambiare" nella sede Arci di via del Bosco 17/b, tutti i giovedì di giugno alle 18, a ingresso libero. Si inizia oggi con Alessandro Crise, oceanografo Ogs, che spiegherà "Se si ferma la Corrente del Golfo cosa succede al nostro golfo?"
Trieste - I cambiamenti climatici
Per il Ciclo sui cambiamenti climatici "È tempo di cambiare", nella sede Arci,in via del Bosco 17B, alle 18, oggi Alessandro Crise (Ogs, oceanografo) parla su "Se si ferma la Corrente del Golfo cosa succede al nostro golfo? "
Trieste celebra La Giornata degli Oceani tra mostre e giochi
Incontri sui mutamenti climatici, degustazioni e l'esposizione "Un mare di plastica"
Incontri divulgativi e con l'autore, videofilmati, mostra sul problema dei rifiuti di plastica in mare, eco-tombola e cena scientifica. Anche Trieste celebra la Giornata Mondiale degli Oceani con vari appuntamenti tra venerdì e sabato a Palazzo Gopcevich, Il Giulia, Antico caffè San Marco e BioMa. Amp Miramare e Ogs festeggiano insieme la giornata con un incontro divulgativo scientifico (realizzato anche col supporto della Regione e il contributo di Comune e Museo della Bora) dal titolo "Il Mare, la Bora, il Clima che cambia" e uno con l'autore. Nel corso dell'appuntamento di domani, in programma dalle 16.45 in Sala Bazlen e moderato da Maurizio Spoto (direttore dell'Amp), verrà proiettato il documentario "Il sottile velo azzurro: gli effetti del cambiamento climatico" a cui seguiranno gli interventi "Cambiamenti climatici in Regione" (Marco Virgilio, divulgatore scientifico), "120 anni di osservazioni della temperatura del mare a Trieste" (Fabio Raicich, Ismar Cnr), "La bora, motore della circolazione dell'Adriatico e del Mediterraneo" (Miroslav Gacic, Ogs), "Che mare avremo" (Paola Del Negro, direttore generale di Ogs) e "Perche celebrare la Bora?" (Rino Lombardi, Museo della Bora). La giornata si chiuderà alle 20.30 con la cena scientifica "Pesce povero". La degustazione, inserita nel ciclo "Il mare nel piatto", sarà accompagnata dalle spiegazioni del ricercatore dell'Ogs Diego Borme. Prenotazioni allo 0400641724. Sabato alle 16 al Biodiversitario Marino - in un incontro per adulti e famiglie su prenotazione allo 040224147 interno 3 - si parlerà dell'avventurosa vita dell'oceanografa Sylvia Earle. A raccontare la sua storia sarà Chiara Carminati, autrice per Editoriale Scienza de "La signora degli abissi" che dialogherà con Paola Del Negro. Sempre sabato dalle 16.30 alle 18.30 a Il Giulia in collaborazione con Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste si terrà la mostra "Un Mare di Plastica", iniziativa a supporto dell'educazione ambientale e del rispetto del mare. Per l'occasione nella galleria sarà collocato un espositore con alcuni esempi delle diverse tipologie di rifiuti raccolti durante le recenti iniziative di pulizia di fondali e spiagge locali. I bambini presenti potranno poi partecipare a una simpatica Eco-Tombola a tema con dei gadget eco-green. Al termine la direzione del centro commerciale consegnerà una donazione a supporto delle iniziative organizzate dal circolo sul territorio.
Gianfranco Terzoli
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 5 giugno 2019
L'Onu lancia l'allarme smog - 5 mila morti l'anno nelle città
Il report stilato su una ventina di centri, dall'Albania alla Serbia, segnala continui sforamenti dei limiti sulle emissioni. Nel mirino carbone e auto obsolete
BELGRADO. Le ripetute proteste della gente del posto contro la cappa velenosa che le soffoca, le tante denunce di Ong e ambientalisti. Ma ora anche l'allarme più forte e autorevole, quello delle Nazioni Unite. Che hanno confermato che nei Balcani si muore di inquinamento, in maniera massiccia e preoccupante. A disegnare il quadro è uno studio di UN Environment (Unep), "autorità globale" per la difesa dell'ambiente, ancora non reso pubblico ma che questo giornale ha potuto visionare in una copia preliminare. Lo studio, redatto anche con il contributo dei dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ha voluto tastare il polso - o meglio fiutare l'aria dei vicini Balcani, focalizzandosi in particolare su una ventina di metropoli e città di Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del nord, Montenegro, Serbia e Kosovo. I risultati principali sono credibili perché basati su misurazioni in generale in linea con gli standard di quella Ue in cui i Paesi dell'area vogliono entrare, e su dati sulla qualità dell'aria raccolti per un minimo di 274 giorni all'anno. I due più importanti parlano di un «inquinamento nell'aria che contribuisce al 15-19% della mortalità totale nelle città» prese in considerazione dalla ricerca, dove «l'aspettativa di vita viene ridotta di 1,1-1,3 anni» causa smog. Il rapporto divulga anche altri numeri allarmanti. «Il numero delle morti totali per cause direttamente attribuibili all'inquinamento dell'aria è di quasi cinquemila all'anno per tutte le città» incluse nello studio, con un record per Belgrado dove le morti sono oltre mille all'anno. Ma si respira male anche a Pancevo, Skopje, Tetovo, Sarajevo, Uzice, Banja Luka, Podgorica.Cifre spaventose - come quelle che sottolineano i 130 mila anni di vita potenziale persi in un decennio, causa smog - che sorprendono fino a un certo punto. L'Unep ha infatti messo nero su bianco, ad esempio, che «i valori limite di Pm10 sono superati tra i 120 e i 180 giorni all'anno nelle città dei Balcani occidentali», mentre la legislazione europea prevede un massimo di 35. Non solo: il 75% delle aree studiate, con l'eccezione di Vlora, in Albania, supera anche il più generoso «limite Ue di 25 mg/m3 di Pm2.5», già superiore ai 10 stabiliti dall'Oms.Le cause? Il colpevole numero uno rimane sempre il carbone, ha confermato l'Onu. Ad avvelenare la regione sono infatti soprattutto le «centrali termoelettriche, in gran parte alimentate a lignite». Carbone che resta anche «una delle fonti di riscaldamento» privilegiate nelle case, responsabili del 25% delle emissioni in città come Sarajevo, Zenica e Tuzla. E il 60% della popolazione continua a usarlo, assieme alla legna, come «combustibile per il riscaldamento domestico». È una conseguenza della «povertà energetica», ha ricordato l'Onu, fenomeno che porta la gente a dare priorità all'obiettivo di stare al caldo, piuttosto che a salvaguardare l'ambiente. E una «transizione» ecologica costa e «richiede tempo», anche perché si parte penalizzati. Oggi, si legge nello studio, «circa l'88% delle abitazioni, 7,3 milioni, nei Balcani occidentali usa sistemi di riscaldamento decentralizzato», come stufe e boiler, mentre solo il 12% è collegato ai - costosi per l'allacciamento - sistemi di teleriscaldamento, per altro non disponibili in Paesi come Albania e Montenegro. E poi ci sono le auto, spessissimo di seconda mano, «vecchi veicoli» che affumicano l'aria «e per i quali servono più stringenti limiti», ha raccomandato l'Onu.Qualcosa, almeno in questo senso, pare muoversi. La Bosnia, uno degli Stati più inquinati della regione, da questo mese ha vietato l'importazione di auto sotto l'Euro 4, come ha fatto anche il Montenegro. Ma bisogna fare di più, ha suggerito lo studio. Colpendo industrie "sporche" e centrali obsolete, immaginando un futuro dove i Balcani non siano più «una delle regioni più inquinate d'Europa», cinque volte rispetto alla Ue.
Stefano Giantin
L'Italia contro lo smog - Misure per 400 milioni - Protocollo firmato a Torino
Torino. «Abbiamo l'esigenza morale e politica che sia tutelato un bene di tutti. L'Italia non è pienamente in linea con le direttive Ue. Dobbiamo impegnarci di più per assicurare un ambiente pulito agli italiani». Il premier Conte, ieri a Torino, ha dichiarato guerra allo smog aprendo il "Clean Air Dialogue", bilaterale Italia - Commissione Europea sull'inquinamento dell'aria. Dai lavori scaturisce un impegno, il protocollo "Aria Pulita", sottoscritto da governo, Regioni e Province autonome. Sono previsti una dotazione di 400 milioni e sei mesi di tempo per individuare le misure concrete da finanziare. Il tutto diretto da una cabina di regia istituita alla presidenza del Consiglio. Il commissario europeo all'Ambiente, Karmenu Vella, ha spiegato che «in Europa muoiono 400 mila persone l'anno per l'inquinamento e l'Italia ha il triste primato del Paese col più alto numero di decessi».
Dal porto di Trieste a Norimberga in partenza il nuovo servizio ferroviario
Treno bisettimanale di collegamento dal Molo V, a bordo container e semirimorchi. D'Agostino: baricentro verso Nord
TRIESTE. La missione del sistema Friuli Venezia Giulia alla Transport Logistic di Monaco di Baviera, fiera leader per il settore a livello mondiale, si apre con l'annuncio di un nuovo servizio ferroviario che da fine luglio collegherà Trieste con l'hub di Norimberga, a nord della Baviera. Un servizio la cui frequenza iniziale bisettimanale è destinata a essere incrementata entro fine anno, e un servizio con cui il Porto di Trieste punta a offrire un'alternativa di ingresso da sud - anziché dai porti nordeuropei - per le merci destinate al cuore dell'Europa.Si chiama Trinur - parola che lega le prime tre lettere di Trieste e Nürnberg - il nuovo collegamento che consisterà in un treno misto per il trasporto di semirimorchi e container. Il servizio nasce dalla già strutturata collaborazione fra Dfds, il gruppo danese leader mondiale nel settore del trasporto Ro-Ro che detiene il 60% delle quote del terminal Samer Seaports - e che controlla la turca Un ro-ro - e Alpe Adria, la compagnia che qui commercializza il collegamento in questione. Nella fase iniziale Trinur collegherà il Molo V di Trieste con quello di Tricon di Norimberga, gestito dal Gruppo Bayernhafen, «e oltre a trasferire in maniera sostenibile i volumi di traffico del mercato turco e greco, sarà attrazione per le esigenze di export del sistema industriale del territorio della Baviera», spiega l'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico orientale, presente a Monaco sia allo stand di Assoporti sia in quello promosso da Regione e Camera di commercio. A oggi, per il nuovo servizio, quello dei semirimorchi in arrivo da sud a Trieste lungo l'autostrada del mare «è l'elemento predominante», base di vantaggio da cui partire, annota il presidente dell'Autorità Zeno D'Agostino; ma il treno misto caricherà appunto anche i container che le navi turche da qualche anno hanno iniziato a trasportare, ed è proprio sulla crescita di questi che si concentra l'attenzione. Container che in futuro saranno anche quelli in partenza dal Molo VII.In questo scenario, Trinur - la cui trazione sarà operata da Tx Logistik, società del gruppo Fs con sede in Germania - è ulteriore tassello di penetrazione verso Nord: «Confidiamo che Norimberga possa essere per noi e per Bayernhafen un'occasione di collaborazione sinergica e di ponte per altre aree di mercato, come Polonia o Paesi baltici», aggiunge D'Agostino definendo la Baviera «da sempre partner fondamentale» e ricordando i servizi giornalieri già attivi con Monaco. Insomma, «il baricentro delle nostre attività continua a spostarsi anche verso Nord». In una seconda fase il servizio utilizzerà come gateway ferroviario di consolidamento anche Cervignano, guardando così ai volumi di traffico generati dal Friuli Venezia Giulia in un'ottica di "piattaforma logistica regionale" da disegnare. E proprio come «piattaforma logistica naturale» il governatore Massimiliano Fedriga ha citato la regione ieri durante l'incontro avuto con il ministro dei Trasporti del Land bavarese Hans Reichhart, in cui Fedriga ha messo sul piatto l'intensificazione delle relazioni «anche attraverso partecipazioni reciproche nei sistemi logistici delle due regioni», oltre al tema del corridoio doganale di cui si tornerà a discutere in un nuovo incontro previsto in autunno. Dell'intesa già sottoscritta nel 2016 tra Fvg e Land bavarese e delle possibilità di implementazione si è discusso ieri a Monaco anche in un tavolo bilaterale al quale tra gli altri hanno partecipato l'assessore regionale alle Infrastrutture Graziano Pizzimenti, lo stesso D'Agostino e il presidente della Camera di commercio della Venezia Giulia Antonio Paoletti, che ha sottolineato l'opportunità che la Regione apra «un tavolo di confronto con i Paesi interessati dall'attraversamento dei Corridoi Mediterraneo e Baltico-Adriatico».
Sepolto il progetto di un'isola artificiale lungo il Litorale
Parte dei materiali di risulta della Capodistria-Divaccia saranno riutilizzati, mentre il flysch non può reggere il mare
LUBIANA. Dall'isola del tesoro che poteva diventare all'isola che non c'è. È morta praticamente ancor prima di essere nata l'idea di far sorgere nella baia a fianco della cittadina di Isola sul Litorale sloveno verso Capodistria un'isola artificiale ricavata dai materiali di risulta degli scavi che saranno effettuati durante i lavori del raddoppio della linea ferroviaria Capodistria-Divaccia in pratica partiti proprio in questi giorni. Duplice la motivazione per l'abbandono del progetto. Innanzitutto perché gran parte del materiale di risulta sarà "riciclato" e trasformato in cemento che verrà poi usato nella costruzione dell'infrastruttura ferroviaria e poi perché, anche in vista di tale metodologia operativa, il Comune di Isola non ha inserito l'isola (un gioco di parole) nel nuovo Piano regolatore anche perché, come spiegano i tecnici municipali, per farlo sarebbe stato indispensabile una valutazione dell'impatto ambientale dell'intera area, elemento costoso e dai tempi di realizzazione molto lunghi. «Le rocce calcaree che saranno ricavate dagli scavi dei tunnel le utilizzeremo per i terrapieni dell'infrastruttura, il flysch sarà invece macinato e trasformato in cemento. Per l'intera opera serviranno complessivamente 1,5 milioni di metri cubi di cemento, mentre il flysch non è certo il materiale adatto per costituire la base di un'isola artificiale visto che questo materiale in mare decade». Con queste parole Marko Zitnik, il direttore esecutivo della società 2TDK che gestisce la realizzazione dell'opera, sentito dalle Primorske Novice, mette una pietra tombale al sogno dell'isola vicino a Isola. I tecnici stimano che nel corso dei lavori l'entità dei materiali di risulta sarà complessivamente pari a 4,9 milioni di metri cubi. Le rocce calcaree saranno circa 2,5 milioni di metri cubi, mentre il flysch toccherà quota 2,4 milioni di metri cubi. La rimozione e lavorazione di tutto questo materiale costerà 45 milioni di euro, una cifra molto elevata come evidenziato già dalla società Geodata, revisore del progetto. La parte più costosa è costituita dal trasporto di parte del materiale alla stazione ferroviaria di Sermino, da dove, caricato su appositi vagoni, sarà trasportato alla Salonit (proprietaria anche dell'ex Italcementi di Trieste) di Anhovo per essere trasformato in cemento. La struttura triestina, molto più vicina, non potrà però essere utilizzata per la trasformazione del flysch in cemento in quanto qui non esiste un forno per la lavorazione del materiale, ma si macina unicamente il klinker.
Mauro Manzin
Volontari Enpa sul rio Ospo per censire le "nutrie star"
Concluso il monitoraggio delle ormai famose colonie di roditori di casa a Muggia A fine mese il piano di cattura e sterilizzazione. Le esche? Verdurine di stagione
Ci sono volute diverse settimane per setacciare il rio Ospo e stanare gli ormai famosi roditori. Ma ora, finalmente, il primo censimento ufficiale delle nutrie muggesane è stato completato. Le prime stime parlavano di una colonia di quasi cinquanta esemplari: in realtà le colonie si sono rivelate molto meno numerose. I roditori (i secondi più grandi d'Europa, dopo i castori) sono esattamente 13: dieci adulti e tre esemplari giovani. Ad effettuare il censimento sono stati i volontari dell'Enpa di Trieste, presieduti da Patrizia Bufo, che hanno accompagnato e formato sul campo i sette volontari dell'associazione ambientalista MujaVeg. Proprio i soci del sodalizio vegano muggesano, tra poche settimane, inizieranno la cattura degli animali. Il procedimento sarà piuttosto semplice. I volontari si recheranno sull'Ospo con delle gabbie-trappola. Tramite un'esca, normalmente una verdura cruda fresca, i roditori verranno attratti, catturati e portati subito all'interno della struttura della sede triestina dell'Enpa triestina, in via De Marchesetti. Qui il medico veterinario, una volta valutate le condizioni dell'esemplare, praticherà la puntura con cui verranno sterilizzati sia i maschi sia le femmine. Dopo circa 5 giorni di permanenza all'Enpa, gli animali verranno reimmessi nel rio Ospo con tanto di apposita marca auricolare. «Eviteremo loro la morte e il dolore: questa è una buona pratica da esportare altrove», racconta il portavoce di MujaVeg Cristian Bacci. Ma quando avverrà concretamente la fase del trappolaggio? «Come tutti abbiamo potuto constatare, la stagione climatica si è spostata di circa un mese e così anche la fase della riproduzione delle nutrie. Indicativamente a fine giugno i volontari di MujaVeg, se necessario accompagnati anche dai nostri volontari, si recheranno in loco per catturare i roditori», racconta la presidente Bufo. La decisione di sterilizzare le nutrie, evitando così loro una morte cruenta, è stata promossa con forza dai volontari di Muja Veg, che, anche grazie ad una campagna di sensibilizzazione culminata nella raccolta di 600 cittadini inviata alla Regione, hanno creato le premesse per opporsi al piano di «eradicazione violenta» lanciato dall'ex giunta regionale. Il passo successivo è stato, appunto, l'avvio di un programma di intervento alternativo al piano di «trappolaggio e successivo abbattimento con metodo eutanasico dell'animale mediante narcotici, armi ad aria compressa o armi comuni da sparo». Estremamente soddisfatta del lavoro svolto sino ad ora l'assessore all'Ambiente del Comune di Muggia Laura Litteri, paladina dichiarata delle nutrie: «Muggia è l'unico Comune in Friuli Venezia Giulia che ha deciso di procedere con un progetto di sterilizzazione dei "castorini", andando quindi controcorrente rispetto alle altre amministrazioni che hanno deciso di puntare a risolvere la questione tramite la soppressione degli animali. Siamo dei pionieri, in questo campo, sicuramente un esempio da seguire». -
Riccardo Tosques
Cosa mangeremo nel futuro
"Cosa mangeremo nel futuro? Dalle meduse alla nutrigenetica" è il titolo della conferenza promossa dall'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale-Ogs. Alle 18, al Revoltella. Con la moderazione di Paola Del Negro, direttore generale dell'Ogs. Ingresso gratuito previa registrazione su www.inogs.it/it/content/mare-e-salute. Eventuali posti liberi in sala saranno a disposizione di chi si presenta direttamente al Revoltella.
IL PICCOLO - MARTEDI', 4 giugno 2019
Il riscaldamento globale e la variabile antropica - Stazione Rogers
Oggi alla Stazione Rogers, alle 19, la conferenza "Pianeta Terra, l'ineluttabilità dei cambiamenti climatici: gli effetti della variabile antropica" con Gianguido Salvi (Università di Trieste, Museo nazionale dell'Antartide); presentazione di Andrea Favretto, illustrazione di Jon Berkeley. Effetto serra, antropizzazione, tropicalizzazione dell'area mediterranea: termini che identificano ormai nell'immaginario collettivo un cambiamento climatico globale che in effetti è ormai già stato registrato da tempo da numerosi enti scientifici. I cambiamenti climatici, in effetti, sono eventi "normali" per il nostro pianeta. E allora, quali sono le ragioni che spingono oggi la comunità scientifica e a caduta l'opinione pubblica a interrogarsi sui possibili rischi del "global warming"? Il "puzzle" climatico del passato, grazie alla capacità della scienza di confrontare dati provenienti dal passato, si sta completando, mentre il futuro è ancora tutto da disegnare.
Alla scoperta dei "prodotti" dell'Adriatico
L'Ogs organizza il 7 giugno l'appuntamento "Il mare nel piatto" con degustazioni finali. Mangiamo sempre gli stessi pesci
Per quanto la richiesta di pesce sia in continuo aumento a livello mondiale, oggi le specie che vengono consumate sono in realtà ben poche. Le conoscenze tradizionali dei prodotti del mare si stanno perdendo inesorabilmente e, con esse, la potenzialità di utilizzare prodotti validi sia sotto l'aspetto ecologico sia sotto l'aspetto del gusto. Si terrà venerdì 7 giugno alle 20.30 il terzo appuntamento del ciclo "Il mare nel piatto" all'Antico Caffè San Marco organizzato dall'Ogs nell'ambito del progetto "Mare e salute" finanziato dalla Regione Fvg. A accompagnare i triestini alla riscoperta dei prodotti del mare, quelli cucinati dalle nostre nonne anche in base alle stagioni, sarà Diego Borme ricercatore dell'Ogs che commenta: «Se da un lato l'accesso al mare è aumentato, dall'altro la nostra conoscenza intima dei suoi prodotti e delle sue stagioni è caduta un po' nel dimenticatoio, questo perché è diminuita la percentuale di persone che vive direttamente di mare e con le generazioni successive parte delle memorie sono andate inevitabilmente perdute».«Anche il consumo dei prodotti ittici è in realtà aumentato - prosegue Borme - perché è migliorata la tecnologia della conservazione, basti pensare alla catena del freddo che ci permette di portare il pesce dove prima non arrivava. Tuttavia gran parte del consumo di pesce è focalizzato fondamentalmente su solo quattro specie: il salmone che viene allevato e che troviamo ormai anche nelle mense; la spigola, un pesce che una volta era considerato cibo da mangiare nelle grandi occasioni mentre ora si trova in qualsiasi ricetta televisiva; il merluzzo nordico, per la sua grande versatilità e diffusione; infine il tonno rosso, il cui sfruttamento molto particolare fatto con delle tonnare fisse a terra si è evoluto spostandosi sempre più a largo con una tecnologia che ha permesso di andare a intercettare e a scovare i banchi in mezzo al mare». Spiega Borme: «Tutti e quattro questi pesci sono in realtà risorse particolari perché si tratta di specie di grossa taglia e forti predatori. Il loro consumo non è equilibrato, né compatibile a lungo termine con il rispetto dell'ambiente: è come se sulla terraferma mangiassimo l'orso o qualche altro super predatore o allevassimo nelle nostre stalle non pecore e mucche ma leoni». «Stiamo in realtà perdendo - conclude il ricercatore - una miriade di altri prodotti, centinaia di prodotti ittici edibili che i nostri nonni utilizzavano e che fanno parte della nostra tradizione di popolo rivierasco. I nostri mari, per esempio, sono ricchi di pesce azzurro, di cui fanno parte le sardine e le acciughe, che hanno un ritmo di vita breve, crescono velocemente, sono molto salubri perché sono pesci ricchi di Omega3 e si nutrono di plancton». La degustazione sarà accompagnata dalla spiegazione scientifica con lo scopo di richiamare alla memoria una conoscenza più intima del mare. Si partirà con "Guazzetto di lumachini di mare" un piatto a base di chiocciole di mare che rappresentano uno dei primi approcci al mare del bambino intento a raccogliere le lumachine sulla battigia, seguirà "Ravioli al ghiozzo, cetrioli e peperoncino", il pesce che localmente chiamiamo "guato" e infine "Grongo affogato, finocchio e rucola", il parente propriamente marino dell'anguilla che ha invece una doppia vita tra acqua dolce e salata. Tutti gli appuntamenti sono a pagamento per Informazioni e prenotazioni: 040 0641724 e info@caffesanmarcotrieste.eu.
Lorenza Masè
IL PICCOLO - LUNEDI', 3 giugno 2019
ALLARME AMBIENTALE - Anomala moria di Pinna nobilis nell'arcipelago delle Elafiti
RAGUSA. La prima moria nelle acque croate dell'Adriatico di nacchere di mare, o Pinna nobilis, è stata segnalata di recente da esperti della società zaratina per le ricerche in mare "20.000 Milja". Il rinvenimento di animali morti - parliamo del più grande mollusco bivalve nel Mediterraneo - è stato registrato sui fondali dell'arcipelago raguseo delle Elafiti, monitorato per alcuni giorni dai biologi marini che intendevano accertare se i problemi riscontrati in altre aree mediterranee riguardassero anche il versante orientale dell'Adriatico. Purtroppo c'è stata una prima conferma e ha riguardato le isolette di Calamotta e Giuppana, dove è stato riscontrato un tasso di mortalità di questa specie rigorosamente tutelata in Croazia compreso tra il 64 e il 74 per cento. Nelle acque di tre insenature sono stati contati 650 esemplari di cui 450 morti o moribondi. Quelli privi di vita, o gran parte di essi, erano coperti da murici, nutritisi della polpa del bivalve, mentre alcuni esemplari ormai prossimi a decedere stentavano oppure non chiudevano affatto la conchiglia all'avvicinarsi di un corpo esterno, al contrario di quanto fanno le nacchere sane. «Abbiamo compiuto monitoraggi anche nelle acque del Parco naturale di Telascica, sull'Isola Lunga e in quelle del Parco nazionale dell'isola di Meleda - è quanto comunicato da 20.000 Milja - riscontrando il tasso di mortalità del 12 per cento, che è poi la media che si registra nel Mediterraneo. Le Elafiti ci hanno però riservato un'amara sorpresa e di questo abbiamo informato i ministeri croati dell'Ambiente e dell'Agricoltura e Pesca. Basandoci sullo scambio di esperienze con gli altri colleghi europei, crediamo che la Pinna nobilis venga decimata dal parassita Haplosporidium pinnae, microorganismo trovato all'interno dei bivalvi. Abbiamo notato che il protozoo aveva colonizzato l'apparato digerente, aggredito la ghiandola digestiva e interferito in modo fatale sui processi vitali di questa specie endemica del Mediterraneo. I nostri controlli vanno avanti, con la speranza che la strage delle Elafiti possa rivelarsi un fenomeno isolato». Mentre da Zagabria è arrivata la notizia che i due citati dicasteri vareranno tra breve misure atte a tutelare il bivalve per evitarne la temuta estinzione, la società zaratina ha invitato sub e bagnanti che notassero esemplari morti di Pinna nobilis a rivolgersi al profilo Facebook dell'associazione, all'indirizzo mail info@drustvo20000milja.hr, oppure a telefonare al recapito 095 896-8477, segnalando eventuali anomalie. La nacchera, protetta anche dalle direttive dell'Unione europea, è un mollusco filtratore, molto utile per l'ecosistema marino in quanto assorbe inquinanti e patogeni. È assolutamente rischioso mangiarne la polpa proprio per quanto detto sopra.
Andrea Marsanich
Cosa mangeremo nel futuro lo scopriamo al Revoltella - mercoledi'
"Cosa mangeremo nel futuro? Dalle meduse alla nutrigenetica" è il quinto incontro del ciclo di conferenze "Mare e salute", promosse dall'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale-Ogs, per evidenziare sia gli effetti del mare sulla salute dell'uomo, sia gli effetti dell'uomo sulla salute del mare. L'appuntamento, aperto a tutti, è in programma mercoledì alle 18, al Museo Revoltella. Con la moderazione di Paola Del Negro, direttore generale dell'Ogs, si succederanno nel dibattito: Ferdinando Boero (Università del Salento); Antonella Leone (Cnr Ispa); Paolo Gasparini (Burlo e UniTs); Francesco Menegoni (Generame) e Cosimo Solidoro (Ogs). La conferenza è a ingresso gratuito previa registrazione sul sito dell'Ogs (https://www.inogs.it/it/content/mare-e-salute). Eventuali posti liberi in sala, saranno a disposizione di coloro che si presenteranno direttamente all'auditorium del Museo Revoltella.
IL PICCOLO - DOMENICA, 2 giugno 2019
Area giochi record negozi, posti auto e nuova viabilità: così rinasce la Fiera
Delineate le destinazioni dell'area. Traguardo a fine 2021 Via alle demolizioni a settembre con una festa della birra
Nel suo studio monfalconese, di fianco al Duomo dedicato a Sant'Ambrogio, l'architetto Francesco Morena, last but not least uno dei candidati a progettare il Museo del mare al Magazzino 26, passa in rassegna i rendering di quanto nascerà sulle rovine dell'antica Fiera. «Ho pensato una forma dinamica, ispirata a una nave che ormeggia in piazzale De Gasperi, dal ridotto impatto ambientale e dalla cubatura inferiore alla precedente edificazione».A settembre battesimo dei lavori, battesimo letteralmente bagnato dalla birra, perché Walter Mosser, il patron carinziano del gruppo Mid che investe 100 milioni di euro sulla radicale trasformazione dell'ex Fiera, offrirà una festa in piazzale De Gasperi, dedicata a Gambrinus. Il cronoprogramma, a grandi linee, sarà il seguente: si comincia con le demolizioni e il relativo trasporto degli inerti in cava Faccanoni, a novembre partono gli scavi, poi avanti con le nuove costruzioni fino all'inaugurazione pronosticata verso la fine del 2021. Dal punto di vista dimensionale, la superficie fondiaria ammonta a 24 mila metri quadrati, la superficie coperta su 3 livelli a 30 mila metri quadrati, il parking interrato su due livelli a 36 mila mq. Tra il multipiano sotterraneo e il parcheggio sul tetto con ingresso da via Rossetti la disponibilità di posti auto sarà di 1500 stalli. La demolizione dell'esistente sarà integrale, compreso il palazzo delle Nazioni comprato per essere raso al suolo a vantaggio del verde e del colpo d'occhio: si tenga presente che, sotto l'aspetto altimetrico, corrono 10 metri di differenza dall'angolo Rossetti-Revoltella a piazzale De Gasperi, quindi ambito realizzativo e campo di osservazione saranno completamente diversi da quelli cui per decenni il passante triestino era avvezzo. La tipologia di utilizzo prevede attività commerciale al dettaglio e all'ingrosso, ristorazione e bar. Ma la vedette dell'operazione sarà un'area ludica di 5 mila metri quadrati dedicata ai bambini. «Sarà il più grande spazio giochi indoor in Italia», precisa Armin Hamatschek che segue i progetti regionali della Mid da un ufficio ospitato dalla Comar Costruzioni nella periferia industriale di Monfalcone. Perché Mosser ha in piedi un altro importante intervento da 30 milioni di euro sul centro commerciale Friuli a Tavagnacco. Invece nel vasto perimetro Rossetti-De Gasperi-Settefontane - puntualizza Hamatschek - non si parlerà di residenziale e di alberghiero. La relazione allegata alla variante recentemente approvata dal Consiglio comunale, co-firmata da Morena e da Alberto Novarin, misura in oltre 400 mila persone il potenziale bacino d'utenza del compendio ex Fiera, attraibile dalla spesa giornaliera e da quella settimanale. Morena e lo staff di Mosser non hanno in mente solo l'acquisto alimentare, perché prevedono anche «piccole attività attualmente mancanti o presenti in maniera ridotta nel tessuto urbano»: calzolaio, tabaccaio, parrucchiere, piccola somministrazione. Ma anche studi medici e veterinari. Le assunzioni dirette dovrebbero riguardare 200 unità, cui si aggiungerà l'occupazione prodotta dall'indotto."Torri d'Europa", "Il Giulia", "Montedoro Freetime" vengono citati come le principali, più vicine presenze commerciali ma - rileva la relazione - «il nuovo insediamento proposto risulta, sia in termini funzionali che dimensionali, maggiormente attraente e sostenibile». Le ricadute - argomenta ancora la relazione - saranno anche urbanistiche, non solo edili e mercantili. La parte finale di via Rossetti sarà organizzata a boulevard con carreggiate separate da alberature centrali. Piazzale De Gasperi verrà ridisegnata secondo una rotatoria perimetrale impostata su due corsie di marcia. Ancora: tra viale dell'Ippodromo e Settefontane sorgerà un'ulteriore rotatoria che governerà il traffico generato dal nuovo parcheggio interrato e dal carico/scarico delle merci. Costante il riferimento alle aree verdi, sia per quanto riguarda la "redenzione" di piazzale De Gasperi che il giardino pensile cui si accederà da via Rossetti. L'angolo Rossetti-Revoltella sarà collegato con un pedonale a Settefontane. Gli effetti di questa riqualificazione urbana - scrivono Morena e Novarin - rimbalzeranno fino in piazza Foraggi, dove si studiano nuove configurazioni viario-semaforiche. Buona infine la copertura a livello di trasporto pubblico, che viene effettuato in zona da sei linee di bus.
Massimo Greco
Ma il sogno di Mosser resta l'hotel di lusso - Nel mirino Porto Vecchio e Campo Marzio
Se è vero che Walter Mosser ha preferito non fare un albergo negli spazi dell'ex Fiera, è altrettanto vero che l'imprenditore carinziano non demorde dal sogno di costruire un hotel di lusso a Trieste. Il suo braccio destro nel Nordest italiano, il manager austriaco Armin Hamatschek, lo dice chiaramente, mentre nello studio di Francesco Morena spiega cosa nascerà tra via Rossetti e piazzale De Gasperi. «Vogliamo realizzare un albergo di grande prestigio. Ci siamo dati un tempo di due anni per individuare il sito e per impostare il lavoro. Porto vecchio e Campo Marzio, una volta che il mercato ortofrutticolo avrà traslocato in zona industriale, sono al momento le collocazioni che riteniamo più interessanti». E palazzo Carciotti? «Troppo caro - replica senza troppe circonlocuzioni - perchè alle risorse necessarie all'acquisto vanno aggiunti gli investimenti per la ristrutturazione. Una sede affascinante ma lontana dalla nostra portata». Più esplicitamente, il manager austriaco accenna a una disponibilità massima di 8 milioni, quando il Carciotti parte da una base d'asta di 15 milioni. Hamatschek non ha problemi ad ammettere che una costruzione nuova, non legata ai vincoli del restauro, costa meno e presenta meno problemi progettuali e realizzativi. Mosser è un avvocato settantenne, originario di Villaco e laureato in giurisprudenza a Graz. Klagenfurt ha fondato nel 1995 la Mid, che ha realizzato oltre settanta immobili tra centri commerciali e parcheggi (il core business dell'ex Fiera triestina), diffusi nell'area centro-europea. Poi Mosser ha guardato verso l'Italia, dove, oltre a Trieste e a Tavagnacco, ha in animo di sbarcare a San Giuliano Milanese, a sud della metropoli lombarda. L'operazione di riqualificazione dell'ex Fiera ha avuto effettivo inizio due anni addietro, nell'aprile 2017, quando Mid presentò un'offerta di 13,3 milioni per l'acquisto del compendio. Offerta che migliorava di un paio di milioni la base d'asta fissata dal Comune. Dopo il rogito sottoscritto davanti al notaio Pietro Ruan in settembre, il primo rendering apparve in salotto azzurro il 14 novembre dello stesso anno: Mosser, accompagnato da Morena, illustrò a Dipiazza gli orientamenti progettuali. Il 2018 e l'inizio del 2019 vennero occupati dalla brigosa preparazione dello strumento urbanistico, perchè Mid modificò l'idea originaria, togliendo il residenziale e inserendo 15 mila metri quadrati "commerciali". Sono state necessarie tre tipi di varianti che hanno coinvolto il Piano regolatore, il Piano del traffico, il Piano del commercio. Adesso l'operazione, con qualche mese di ritardo, arriva al dunque. La relazione Morena-Novarin sottolinea il degrado che circonda l'ex Fiera: la caserma Vittorio Emanuele III dismessa, l'ippodromo Montebello semi-dismesso, modesta la qualità dell'edificato circostante. E'però vero che negli ultimi anni qualcosa si è mosso anche in questa porzione castrense della città: il grande condominio Ater, la sede della Polizia locale, il nuovo Archivio generale, i musei di via Cumano, l'housing sociale nell'ex fabbrica Sadoch. Il deserto dà segni di vita.
Magr
«Antenne ed eternit - Vogliamo risposte» I dubbi e le paure di chi abita a Melara
Viaggio nel Quadrilatero, dopo i dati emersi in commissione sui casi di tumore in tre numeri civici attaccati l'uno all'altro
C'è preoccupazione a Melara a causa di un'inusuale frequenza di casi di tumore tra gli abitanti del quadrilatero, edificio diventato negli ultimi anni famoso in tutta Italia grazie ad alcuni episodi della serie tv "La porta rossa". Un numero di malati che ha allarmato alcuni abitanti dello storico "edificio-rione", impauriti dal fatto che questo importante aumento di casi di tumore possa essere legato alle due antenne installate sul tetto dell'edificio e alla presenza di amianto sulle pareti dello stesso. Discordanti le voci dei diretti interessati, che si intersecano fra chi è preoccupato e chi invece propende per vedere il lato positivo del vivere in un palazzo come quello di Melara. Com'è il caso di Maria, che abita da ben 43 anni in quella che negli anni '80 veniva definita addirittura l'Alcatraz triestina. «Io fui fra le prime a venire a vivere qui, appena completata la struttura. Qualcuno che muore di tumore lo possiamo trovare ovunque - continua la decana del Quadrilatero - ma non me la sento di poter dire di aver mai sentito di incidenze tumorali particolari dovute proprio a manufatti presenti sull'edificio». Maria è affezionatissima a Melara ed è pronta a difendere il suo quadrilatero a spada tratta: «A prima vista può sembrare un ambiente brutto e sporco, ma io da qui non andrei via per nessuna ragione al mondo perché all'interno della struttura vi è presente tutto l'essenziale per vivere. Ci sono la posta, la farmacia, l'asilo, un bar, negozi e una palestra. Io poi lavoro qui vicino e dal terrazzino del mio appartamento posso avere tutta la città ai miei piedi». Eppure - come emerso nei giorni scorsi durante una riunione di commissione in Comune - i numeri dicono che negli ultimi sei anni c'è stata una quarantina di casi di tumore, che hanno causato 19 morti in tre numeri civici adiacenti tra loro. Gli stessi anni che vedono Ferruccio abitante del quadrilatero: «Ho letto dell'articolo apparso sul giornale, ma credo che per vedere se effettivamente ci sia un aumento di casi di tumore bisognerebbe eseguire un serio studio epidemiologico, valutando anche l'incidenza lavorativa, cioè dove hanno lavorato nel corso degli anni gli eventuali interessati». Chi invece non ha dubbi che nella zona ci sia un problema amianto è la signora Cristina, anch'ella residente storica della struttura. «Anni fa facemmo una riunione assieme ai rappresentanti dell'Ater perché eravamo allarmati dal fatto che sull'edificio ci sono dei rimasugli di eternit, ma la stessa azienda ci tranquillizzò rispondendo che si trattava di amianto "spento", ossia non più pericoloso per la salute dell'uomo. Io non so più cosa dire - continua rassegnata -, per quanto riguarda una delle antenne incriminate posso solo dire che da quando è stata installata ho molti disturbi nella tv di casa, cosa che non credo sia un indizio promettente». La stessa antenna che toglie il sonno a un'altra residente, intenta a rientrare in casa con il nipotino: «Quell'antenna ce l'hanno messa sulle nostre teste senza chiederci il permesso - incalza la signora Ester -, non ci hanno detto nulla e siamo stati costretti solamente a prenderne atto senza poterci opporre. A volte veramente mi chiedo a cosa serva l'Ater...». Valutazione ambivalente, infine, quella di Diego, sessantenne, a sua volta da una vita residente nell'edificio: «Sono scettico sulla correlazione tra la presenza di antenne in grado di rilanciare segnali radio, televisivi e satellitari e l'insorgenza di tumori, diverso invece il discorso sull'amianto presente sugli edifici del quadrilatero e del quale l'Ater dovrebbe tenere conto. In tal senso mi aspetto da parte dell'azienda i necessari accertamenti e che ci tenga al corrente adeguatamente».
Lorenzo Degrassi
Medolino punta a diventare primo Comune "plastic free" - Ambiente e promozione turistica in Croazia
POLA. Il Comune di Medolino punta a essere il primo della Croazia a mettere al bando gli oggetti di plastica monouso e rispondere così, battendo sul tempo tutte le altre municipalità, alle direttive europee che sono state di recente varate in materia. Una delibera in questo senso verrà posta all'ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio municipale e l' approvazione del documento viene data per scontata. Di cosa si tratta esattamente? Le istituzioni e le società delle quali è fondatore il Comune non potranno più fare uso di piatti, posate e cannucce di plastica, fermo restando comunque che le scorte nei magazzini si potranno utilizzare fino al loro esaurimento. Le nuove ordinazioni di materiali invece dovranno rigorosamente rispettare la delibera. Come spiega il sindaco indipendente Goran Buic, il divieto dovrà essere rispettato anche nel corso delle manifestazioni culturali e di intrattenimento organizzate nel territorio comunale, nelle quali gradualmente si passerà all'uso di prodotti in materiale alternativo, comunque ecologicamente accettabili e biodegradabili. Il passo compiuto dal Comune di Medolino che mira a diventare località "plastic free", oltre che con l'abito ecologista, trova anche una chiave di lettura per così dire di attenzione per il turismo. Il Comune definito il più turistico del paese - che rientra da tempo nella top ten dei centri balneari più visitati - dispone di ben 42 chilometri di costa e di spiagge, per cui è comprensibilmente voglia presentarsi agli occhi dei visitatori anche come Comune più ecologico. L'invito ai turisti a trascorrere le vacanze in territorio "liberato" dalla plastica può essere insomma un'altra carta da giocare. Il rispetto delle nuove disposizioni verrà controllato dalle guardie comunali. Al momento non viene dato sapere se esse riguarderanno subito anche i ristoratori e i commercianti, o se questo sarà un passaggio successivo. Intanto, in un periodo a lungo termine, Medolino intende andare oltre. Come aggiunge Buic, le automobili di servizio a trazione diesel verranno gradatamente sostituite da quelle a benzina e quindi da quelle ibride ed elettriche, per limitare al massimo le emissioni in atmosfera.
Al parco di San Giovanni - Yoga e Tai Chi sull'erba oltre a 150 stand "green" nel weekend di Bioest
Abbigliamento realizzato con tessuti bio, prodotti di bellezza a base di erbe, detersivi green, borse e gioielli creati con materiali di recupero. Offrono questo e molto altro gli stand della XXV edizione di Bioest, la manifestazione al via ieri nel parco di San Giovanni e aperta anche oggi dalle 9 alle 20 a ingresso libero. La Fiera dei prodotti naturali e delle Associazioni ambientaliste, culturali e del volontariato conta su 150 postazioni, con operatori provenienti da tutta Italia, Slovenia e Croazia. Ad arricchire l'evento anche corsi, presentazioni, conferenze, degustazioni, esibizioni, dimostrazioni e concerti. Ieri mattina, sul prato, in tanti hanno preso parte alle lezioni di yoga, e si prosegue anche oggi, con la possibilità di provare gratuitamente anche altre discipline, tra le quali Tai Chi, Campane Tibetane, TaisoHatha Yoga e Hatha Yoga Sound. Tante le persone che hanno affollato lo spazio fin dall'avvio della manifestazione al mattino, alle 9, con il taglio del nastro ufficiale alle 11. Passeggiando tra gli stand diverse le curiosità in vendita, come splendidi mosaici, vestiti eco-bio 100% canapa, una lunga serie di creme di arnica, con depliant a elencare i vari benefici, e ancora saponi naturali e detergenti amici della natura. Ampio spazio anche per il riciclo, con orecchini, zaini e borse colorate costruite con grande creatività, utilizzando materiali di scarto, e per il settore alimentare particolare attenzione a vegani e vegetariani. Si prosegue oggi, anche con tanti appuntamenti, tra i quali i laboratori per i più piccoli, sempre all'aria aperta. La manifestazione, promossa dall'Associazione Bioest - Gruppo Ecologista Naturista, è realizzata in co-organizzazione con il Comune. Lo slogan di quest'anno? "...tutti giù per Terra".
Bioest chiude a San Giovanni
Oltre 150 espositori da tutta Italia, Austria, Slovenia e Croazia. Musica, visite guidate, corsi gratuiti, dimostrazioni, attività per adulti e bambini, degustazioni e ristorazione, proposte vegetariane e vegane. Dalle 9 alle 20 c'è Bioest, la fiera dei prodotti naturali e del biologico delle associazioni ambientaliste, culturali e del volontariato nel parco di San Giovanni. Tra gli eventi, alle 9.45, alla sala Villas, "Obiettivo rete territoriale San Giovanni-Cologna": incontro di condivisione tra cittadini e associazioni e altre realtà del territorio. Dalle 11 alle 19 giochi e animazione. Dalle 10 alle 12 laboratorio con elementi naturali e dalle 15 alle 18 laboratorio su telaio collettivo. Alle 10, incontro e visita in apiario e alle 15 passeggiate alla scoperta degli oleoliti.
IL PICCOLO - SABATO, 1 giugno 2019
Ordinanza balneare in vigore da oggi - E in zona Acquario i tuffi tornano liberi
MUGGIA. «A seguito del completamento dei lavori di bonifica del terrapieno Acquario sarà consentito l'accesso alla fascia a mare del terrapieno» stesso. Finalmente, per la prima estate, i muggesani (e non solo) potranno recarsi al mare anche nel tratto del litorale più tribolato della storia di Muggia. Nell'ordinanza balneare 2019 - che entrerà in vigore oggi e che terminerà il 16 settembre - si specifica comunque che l'accesso al fronte mare di Acquario sarà consentito sino all'avvio dei lavori di bonifica relativi al secondo stralcio: con il nuovo cantiere, di cui non è ancora nota la data di apertura, l'accesso al terrapieno verrà nuovamente interdetto, quantomeno in modo parziale ma forse anche integrale, al fine di consentire il regolare svolgimento dei lavori sull'area. L'ordinanza, come da tradizione, fissa sulle aree destinate alla balneazione e negli specchi acquei antistanti alcuni divieti da rispettare durante la stagione estiva. Sarà vietato poi provocare rumori molesti, tenere ad alto volume radio e in generale apparecchi di diffusione sonora, nonché fare uso di tali apparecchi dalle 13 alle 16. Non sarà consentito l'utilizzo di detergenti di qualsiasi natura, sia sotto le docce pubbliche che in aree in cui gli scarichi finiscano a mare. Stesso dicasi per qualsiasi gioco (calcio, tennis da spiaggia, pallavolo, basket, bocce) da cui possa derivare «danno o molestia alle persone, turbativa alla pubblica quiete nonché nocumento all'igiene dei luoghi». Sulla costa non si può esercitare commercio in forma fissa o itinerante, né organizzare giochi, manifestazioni ricreative o spettacoli pirotecnici senza l'autorizzazione del Comune. Attivo anche il divieto di effettuare pubblicità mediante la distribuzione di manifestini e oggetti promozionali o il lancio degli stessi anche a mezzo di aerei. E ancora saranno vietate attività quali campeggiare, impiantare tende, baracche o roulotte, o pernottare nelle cabine e all'addiaccio sui tratti di costa destinati al pubblico uso. Su tali aree si potranno impiegare soltanto ombrelloni, sedie a sdraio e altro materiale simile portatile, e nulla dovrà essere lasciato oltre il tramonto. E in generale risulta comunque vietato usare ombrelloni, sdraio, tavoli, sedie e simili, sia quando questi creino intralcio agli altri bagnanti, sia se occupano la fascia di cinque metri dalla battigia. Quasi scontato infine il divieto di gettare a mare o lasciare nelle cabine o sulle aree demaniali rifiuti di qualsiasi genere, accendere fuochi, bombole di gas o altre sostanze infiammabili senza autorizzazione, ma anche pescare con qualsiasi tipo di attrezzo nelle ore e nelle zone destinate alla balneazione, salvo deroghe dell'autorità marittima, tirare a secco imbarcazioni da pesca e distendere le reti.
Ri.To.
Inaugurazione Bioest
Inaugurazione ufficiale, alle 11, di Bioest (la tradizionale Fiera dei prodotti naturali e delle associazioni ambientaliste, culturali e del volontariato) al parco di San Giovanni. Orari: oggi 9-21 e 9-20 domenica, con ingresso libero.
Festa della Repubblica a San Giovanni
Celebriamo la festa della Repubblica con una riflessione sulla pace: ecofemminismo, giustizia climatica, militarismo, educazione alla pace. Alle 11 nello spazio Villas (parco di San Giovanni), tavola rotonda con Monique Badiou (Anpi), Lorena Fornasir, volontaria nei campi profughi in Bosnia, Daniela Luchetta, presidente Fondazione Luchetta, Tatjana Rojc, senatrice Pd, Marisa Semeraro (Istituto comprensivo di Muggia), Tiziana Volta. Coordina Anna Maria Mozzi.
Domani - San Giovanni fa rete
Alle 9.45, alla sala Villas a pochi passi dal Posto delle fragole, a San Giovanni, "Obiettivo rete territoriale San Giovanni-Cologna": incontro di condivisione tra cittadini e associazioni e altre realtà del territorio.
IL PICCOLO - VENERDI', 31 maggio 2019
Cambiamenti climatici - La sfida passa per Trieste - il convegno
Nell'ambito del progetto europeo Secap (Supporto alle politiche energetiche e di adattamento climatico) si è tenuto l'incontro "Impegno delle autorità locali sul fronte del cambiamento climatico: nuovi modelli di intervento", durante il quale si è parlato di cambiamenti climatici che interessano l'area di programma transfrontaliera italo-slovena. L'obiettivo del progetto è di promuovere l'efficienza energetica e migliorare le capacità territoriali per una pianificazione congiunta della mobilità. Eleonora Lo Vullo, ricercatrice per la Commissione europea, ha sottolineato: «Con il Secap gli impegni vengono presi fino al 2030 e, alla sola mitigazione dei gas serra prevista dal precedente progetto, viene aggiunta la parte relativa all'adattamento». Sebastiano Cacciaguerra, della Direzione ambiente ed energia della Regione, ha ricordato, per quanto riguarda Trieste, «un primo passo è stato fatto perché il Comune ha già adottato il suo piano d'azione per l'energia sostenibile». Intanto nella vicina Slovenia, come ha spiegato Mojca Dolinar, dell'agenzia slovena per l'ambiente, «a causa dell'impatto causato dai cambiamenti climatici si prevedono eventi estremi con precipitazioni più durature e brevi e intense ondate di calore». Infine Federica Flapp, di Arpa Fvg, ha sottolineato che in ambito regionale sia stato istituito un tavolo interistituzionale sui cambiamenti climatici, non ancora formalizzato, composto da gli atenei regionali e dai principali enti di ricerca del territorio.
Missione Bioest - A San Giovanni la Woodstock degli ambientalisti
Associazioni e oltre 150 produttori nel parco Degustazioni, visite guidate e attività per tutti
L'edizione è la numero 26, il teatro è ancora quello del parco di San Giovanni. Culto del pensiero ecologista, tutela della natura e attenzione ai prodotti bio permangono i temi portanti di Bioest, la manifestazione a cura dell'omonima associazione triestina targata anche Gruppo ecologista naturista, progetto allestito in collaborazione con il Comune di Trieste domani e domenica.Più festa che fiera. Gli ideatori amano porre l'accento su tale nota, portando alla ribalta il tema cardine della due giorni, ovvero "Tutti giù per terra", lo spunto con cui dare adito e vetrina a un cartellone disegnato da una cinquantina di associazioni e da 150 espositori, provenienti anche dal resto dell'Italia, Croazia, Austria e Slovenia, e da un corredo di proposte che riprendono le tematiche ambientalistiche, le trame consuete dei concetti vegani e vegetariani, dell'allattamento naturale, dei crismi della pedagogia del pensiero Steiner-Waldorf o dei laboratori a tema indirizzati specialmente ai più giovani. In chiave logistica, la "Woodstock" degli ambientalisti prevede la creazione di cinque zone tematiche all'interno del parco di San Giovanni, dislocate nelle aree Prato, Chiesa, Villas, Glicine e Sala Rosa, dove mettere in scena anche spunti sportivo-marziali (karate, body fitness, yoga, Tai Chi) o altri affreschi della cultura New Age e qui collocati sotto la voce Spazio Energia vitale, vedi campane tibetane, i bagni di suono o il saluto al Sole.Bioest gioca poi su altri fronti, come l'orticoltura (alle 10 di domani), l'apicoltura (alle 10 sabato e domenica) momenti musicali e laboratori (Land Art). I cancelli della manifestazione si aprono alle 11 di domani nell'area Chiesa. Orari: domani 9-21, domenica 9-20. Ingresso libero (infosu www.bioest.org).
Francesco Cardella
Il ritorno di orsi, lupi e sciacalli dorati come convivere con i grandi predatori - oggi il convegno
Il ritorno di orsi, lupi e linci, l'arrivo dello sciacallo dorato. Sarà questo il tema di "Grandi predatori: convivenza possibile?", il convegno in programma oggi, alle 17, nella sala della Cooperativa economica di Basovizza di via Gruden 37. Un fenomeno di grandissimo valore biologico, ma che inevitabilmente fa emergere nuove problematiche di tipo sociale e gestionale. «La normativa europea e nazionale vigente in materia di conservazione e tutela della natura suggerisce che l'unica adeguata risposta sia la convivenza tra l'uomo e i grandi carnivori, obiettivo che si raggiunge attraverso un'informazione tesa a costruire una visione corretta negli abitanti e nei fruitori dell'ambiente alpino», spiega l'ispettore forestale Diego Masiello. Il convegno sarà dunque l'occasione per fare il punto della situazione e accettare quella che appare come un sfida sociale, che parte dall'accettazione di questi animali, dal recupero delle antiche pratiche di difesa del patrimonio zootecnico e agricolo, ma anche da azioni di prevenzione e di indennizzo ad allevatori e apicoltori e di studio e controllo delle dinamiche di queste specie. I lavori, moderati da Massimo Stroppa, direttore dell'Ispettorato forestale di Trieste e Gorizia, saranno aperti da Alessandro Zagar, presidente della Comunella di Basovizza, Diego Masiello (coordinatore del Centro didattico naturalistico di Basovizza) e Piero Mozzi (presidente della XXX Ottobre). Interverranno anche Davide Berton (Cai), Dario Gasparo (Cai), Nicola Bressi (Museo di Storia naturale), con Saimon Ferfolja (faunista), Alessandro Zagar (presidente pascolo sociale di Basovizza), Giuliana Nadalin e Paolo Benedetti (Regione Fvg). Il convegno sarà a ingresso libero. E alle 19.30, al Centro didattico di Basovizza si inaugura la mostra "Presenze silenziose. Ritorni e nuovi arrivi di carnivori nelle Alpi": 21 pannelli contenenti testi, immagini attuali e storiche, disegni e cartine di distribuzione delle diverse specie sull'arco alpino.
Riccardo Tosques
Domenica - C'è "Invasati"all'Orto botanico
Domenica, all'Orto botanico di via Marchesetti 2, sul colle di San Luigi, dalle 10 alle 19, si tiene primo dei tre appuntamenti di "Invasati, tutti pazzi per i fiori", l'atteso mercatino del giardinaggio e orticoltura.
IL PICCOLO - GIOVEDI', 30 maggio 2019
«Troppi casi di cancro a Melara» E il Comune convoca gli esperti
Commissione ad hoc con la presenza dei referenti di Arpa, Azienda sanitaria e Ater. Sotto "accusa" antenne e amianto
Un gruppo di abitanti di Melara è preoccupato dalla frequenza di casi di tumore tra gli abitanti del quadrilatero, giudicata da loro anomala, e sospetta che ciò possa essere legato alle due antenne installate sul tetto o alla presenza di amianto nell'edificio. Ieri mattina, nel corso della seduta della Prima commissione comunale, è stata presentata una mozione firmata dal consigliere Michele Claudio della Lega che chiede al sindaco di adoperarsi per contattare l'Arpa e l'Azienda sanitaria affinché svolgano verifiche e riscontri su quanto riportato dai residenti della zona. Nel corso della seduta era presente anche Genny Mauro, un'abitante di Melara che riporta di aver contato una quarantina di casi di tumore in cinque, sei anni, che hanno causato 19 morti in tre numeri civici adiacenti tra loro, ma di aver deciso di fermarsi per evitare di creare allarmismi. «Io stessa mi sono ammalata di tre tumori ossei rari come altri miei vicini - spiega Mauro - e che solitamente non sono causati dall'alimentazione o dal fumo ma dalle radiazioni».Successivamente, Massimiliano Benes dell'Arpa ha precisato che «l'agenzia può svolgere degli interventi gratuiti di monitoraggio se essi fossero giudicati d'interesse della collettività e qualora pervenisse una richiesta da parte dell'amministrazione pubblica», mentre Valentino Patussi dell'Asuits ha richiesto formalmente al Comune di «fornire l'elenco degli abitanti dell'area per verificare, tramite il registro regionale dei tumori, l'incidenza della patologia», spiegando che solo successivamente si sarà in grado di compiere delle valutazioni e precisando che, però, «al momento non è ancora stata dimostrata una correlazione certa tra le onde elettromagnetiche delle antenne e l'insorgenza di tumori». Il direttore dell'Ater Antonio Ius si è detto infine «sorpreso della convocazione della commissione», spiegando che all'azienda non sono mai pervenute avvisaglie o segnalazioni di simili problemi, ma ha giudicato positiva l'idea che Arpa e Asuits svolgano degli approfondimenti «per capire se ci sia il bisogno di intervenire».-
Simone Modugno
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 29 maggio 2019
Cambiamenti climatici - Focus Propeller-Ogs - Il dibattito
Domani alle 18.30 nella sala Piccola Fenice di via San Francesco 5 il Propeller Club organizza l'incontro "Cambiamenti climatici a livello globale e sul territorio, conseguenze e strategie d'intervento". Relatori Maria Cristina Pedicchio, Paola Del Negro e Florance Colleoni, presidente, direttore generale e ricercatrice dell'Ogs, e l'assessore regionale all'Ambiente Fabio Scoccimarro.
"Il mare nel piatto"
Torna "Il mare nel piatto", il ciclo di appuntamenti per avvicinare al mare mediante un approccio che abbina i momenti informativi alle degustazioni. Al Caffè San Marco, alle 18.30, l'aperitivo "Sale e saline": Angelo Camerlenghi (Ogs) accompagnerà i partecipanti dalla storia del sale alla geologia e al commercio, per arrivare alla cucina. Prenotazione allo 040-0641724 e info@caffesanmarcotrieste.eu.
ALTROCONSUMO - MARTEDI', 28 maggio 2019
Politiche verdi. Intervista al ministro dell'Ambiente Sergio Costa
Il ministro dell'Ambiente Sergio Costa spiega la sua idea di Italia sostenibile. E perche' siamo tra i piu' bravi nell'economia green.
IL PICCOLO - MARTEDI', 28 maggio 2019
San Marco - La fragile Italia nel libro di Giovanni Carrosio
È possibile che la chiave per comprendere e affrontare la lunga crisi che stiamo vivendo, iniziata nel 2008, non stia nei grandi centri ma vada cercata nei luoghi marginali? A questa domanda cerca di dare risposta Giovanni Carrosio, sociologo dell'ambiente all'Università di Trieste, nel libro "I margini al centro", recentemente pubblicato da Donzelli. L'autore ne parlerà oggi alle 18, al San Marco, dialogando con la giornalista Elisa Cozzarini. L'evento è organizzato dal Circolo verdeazzurro di Legambiente Trieste. L'ingresso è libero. Ne "I margini al centro", Carrosio parte da un dato: per capire ciò che sta avvenendo, sostiene l'autore, è necessario guardare alla crisi come intreccio di tre fenomeni, distinti ma interdipendenti: la crisi ambientale, la crisi fiscale dello Stato e la questione migratoria.
GREENSTYLE.it - LUNEDI', 27 maggio 2019
Salvamare: cos’è e cosa prevede la legge voluta dal ministro Costa
Il ddl Salvamare punta a contrastare l'inquinamento da plastica dei mari italiani, ecco cosa prevede.
Il Consiglio dei Ministri ha dato il suo via libera al disegno di legge Salvamare. Un tema rilanciato in questi giorni dall’approvazione, da parte del Parlamento UE, delle nuove normative legate alla messa al bando della plastica monouso. A sostenere fermamente la lotta all’inquinamento dei mari italiani è stato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che punta ad affermare l’Italia come Stato UE in prima linea contro gli inquinanti plastici. Attraverso il disegno di legge Salvamare, composto da 8 articoli, il Ministero dell’Ambiente pone tra i suoi obiettivi primari quello di colmare una lacuna normativa che espone i mari italiani all’inquinamento da plastica. Non solo, con le nuove normative i pescatori che decideranno di raccogliere i rifiuti raccolti durante la pesca non rischieranno più un’incriminazione per “traffico illecito di rifiuti”. Misure rese necessarie, ha sottolineato il ministro Costa in occasione dell’approvazione delle recenti norme UE sulla messa al bando della “plastica monouso”: Alcuni studi indicano che i livelli di contaminazione da microplastiche nella colonna d’acqua a Portici (Golfo di Napoli) e alle Tremiti sono paragonabili a quelli riscontrati nei grandi vortici oceanici, altri attestano la presenza di zone di accumulo di detriti in plastica anche nei nostri mari, addirittura all’interno del Santuario dei Cetacei. Credo che a quest’emergenza l’Italia stia iniziando a rispondere bene con un ventaglio di misure. Cosa prevede il ddl Salvamare All’interno dell’art. 1 vengono definite finalità, oggetto e ambito di applicazione del provvedimento, oltre agli obiettivi di quest’ultimo: risanamento degli ecosistemi marini; promozione dell’economia circolare; sensibilizzazione di cittadini, aziende e istituzioni riguardo la necessità di non abbandonare i rifiuti in mare. In tale ottica viene assegnato ai pescatori un ruolo attivo nella raccolta di rifiuti marini, tanto da aver fatto guadagnare loro a livello mediatico il soprannome di “spazzini del mare”, sia che avvenga in maniera causale (durante la pesca) che volontaria (attraverso ad esempio campagne ambientaliste). L’articolo 2 stabilisce che i significati corrispondenti per determinate definizioni (rifiuti pescati accidentalmente; rifiuti raccolti volontariamente; campagne di pulizia del mare; campagna di sensibilizzazione; autorità competente, individuata nel Comune territorialmente competente; soggetto promotore della campagna di pulizia) sono quelli contenuti all’interno del d.lgs. n.182 del 2003 e al d.lgs. n.152 del 2006. Plastica, Sergio Costa: pescatori diventeranno spazzini del mare Attraverso l’art. 3 vengono individuate le “modalità di gestione dei rifiuti accidentalmente pescati”. Qualora i pescatori dovessero raccogliere rifiuti durante la pesce dovranno procedere analogamente a quanto accade per i rifiuti prodotti dalle navi, depositandoli una volta giunti in porto in depositi temporanei. I costi di gestione non saranno però soltanto a carico dei pescatori o degli utenti portuali, ma viene stabilita, secondo una modalità di copertura stabilita dall’ARERA (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) una componente tariffaria relativa al sistema integrato dei rifiuti. Lo stesso articolo riconosce inoltre ai comandanti dei pescherecci soggetti a tali obblighi un sistema premiale. Gli articoli dal 4 al 6 stabiliscono nell’ordine: le modalità di attuazione delle campagne volontarie per la raccolta dei rifiuti in mare; l’attribuzione al MinAmbiente dei poteri di identificazione dei criteri che sanciscono il cambio di qualifica dei “rifiuti accidentalmente pescati”, in particolare riferimento al quando gli stessi smettono di essere identificati come tali; l’organizzazione di campagne volte a sensibilizzare il pubblico sull’abbandono dei rifiuti in mare. Altro articolo di particolare rilievo è il numero 7, che stabilisce le misure di incentivazione degli imprenditori ittici verso pratiche più rispettose dell’ecosistema marino. Nello specifico verranno inoltre attribuite certificazioni ambientali, da assegnare in base a quanto stabilita un decreto del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo, agli “imprenditori ittici” che conferiranno i rifiuti accidentalmente pescati, che parteciperanno a campagne di raccolta del “marine litter” o che utilizzeranno attrezzature più sostenibili. All’interno dell’art. 8 è contenuta la clausola di invarianza finanziaria. Come ha dichiarato Sergio Costa in riferimento al ddl Salvamare: È una grande vittoria per il nostro mare, finalmente iniziamo a ripulire il mare dalla plastica e lo facciamo con degli alleati eccezionali – i pescatori – che conoscono il problema meglio di tutti perché ogni giorno tirano su le reti raccogliendo spesso altrettanta plastica rispetto al pescato. Quella della plastica in mare è un’emergenza planetaria, dobbiamo affrontarla adesso, non si può rinviare. L’Italia, che è bagnata per due terzi dal mare, vuole essere leader nella soluzione: appena la Direttiva europea sulla plastica monouso sarà pubblicata, approveremo anche noi la legge per dire stop al monouso.
Claudio Schirru
IL PICCOLO - LUNEDI', 27 maggio 2019
La Cona sarà intitolata al suo padre fondatore il naturalista Perco
STARANZANO. Nell'ultima riunione di questo mandato, la giunta comunale uscente presieduta dal sindaco Riccardo Marchesan con gli assessori Andrea Corà, Matteo Negrari, Serena Francovig e Flavio Pizzolato (assente Erika Boscarol), ha approvato l'intitolazione del Centro visite della Riserva Naturale Regionale Foce dell'Isonzo all'indimenticabile naturalista Fabio Perco, morto lo scorso febbraio e considerato il padre fondatore dell'Isola della Cona. Un doveroso omaggio per quanto realizzato in tanti anni. La cerimonia dell'apposizione della targa è rinviata finite le elezioni. Nella motivazione l'amministrazione ha stilato uno speciale curriculum nel quale ha ricordato una serie di pregi forse a molti sconosciuti. Perco era una persona riflessiva, dotata di sottile ironia, attiva nel campo scientifico e in quello artistico, doti che hanno reso eccellente nel settore naturalistico la comunità staranzanese, mettendo a disposizione le sue profonde conoscenze nel campo zoologico e ambientale. Amante della natura e grazie al suo intuito e ingegno ha saputo cogliere una straordinaria opportunità offerta dall'ambiente del territorio. È stato tra i padri fondatori dell'Ambito di Tutela Ambientale della Cona prima, e poi della Riserva Naturale Regionale Foce dell'Isonzo, divulgando in Italia e nel mondo l'area protetta di Staranzano, sia come consulente scientifico della Riserva che come responsabile-coordinatore della Sbic, la Stazione Biologica dell'Isola della Cona. Zoologo, laureato a Trieste nel 1975, naturalista, illustratore e saggista, docente in università italiane e straniere, è stato ideatore di importanti progetti di tutela e fruizione di habitat naturali, instancabile animatore e divulgatore della biodiversità, ha contribuito a far conoscere Staranzano e il Centro Visite dell'Isola della Cona ad un pubblico internazionale, come dimostrato da importanti riconoscimenti europei e internazionali ottenuti dalla Riserva, quali: Zona Speciale europea di Conservazione (ZSC), Zona europea di Protezione Speciale (ZPS), Miglior area per il birdwatching (EBN Italia 2007), Secondo posto graduatoria europea progetto AdriaWet del 2014, Miglior progetto europeo di ricostruzione ambientale (Nagoya 2010), Zona umida di interesse Internazionale ai sensi convenzione Ramsar nel 2016. Perco negli ultimi tempi aveva passato il testimone in particolare a due valenti naturalisti, Matteo De Luca e Silvano Candotto.
Ciro Vitiello
Promossa la tratta su rotaia Gorizia-Nova Gorica Il rilancio in chiave turistica è a portata di mano
Il treno storico è tornato a coprire dopo un decennio il percorso fra le stazioni centrale e della Transalpina nell'ambito della Trieste-Bled
Non solo la cultura, ma anche il turismo a Gorizia e Nova Gorica corre lungo i binari delle ferrovie. Così la stazione della Transalpina, che sabato sera si è tramutata in un palcoscenico incantevole per incorniciare nella maniera più degna la sottoscrizione della candidatura di Gorizia e Nova Gorica a capitale europea della cultura nel 2025, è stata anche l'epicentro di un'altra iniziativa di spessore. La Fondazione Fs ha annunciato la volontà di rilanciare in chiave turistica l'antica crociera ferroviaria Trieste-Bled, inaugurata nel 1906 per completare la rete che collegava la capitale dell'impero, Vienna, al porto di Trieste. In quel contesto, per comprendere al meglio l'importanza che l'impero attribuiva a questa tratta, fu costruito il ponte ferroviario di Salcano. L'annuncio, pronunciato direttamente dal direttore generale della fondazione Luigi Cantamessa, accompagnato per l'occasione dal presidente dell'Associazione Museo Stazione Trieste Campo Marzio, Alessandro Puhali, è stato la ciliegina sulla torta del viaggio a bordo del treno storico che ha raggiunto la stazione centrale di Gorizia e, subito dopo, quella della Transalpina, percorrendo per la prima volta dopo circa un decennio il collegamento tra le due stazioni con un convoglio adibito al trasporto di persone. Una tratta lunga circa 20 minuti, che costeggia il confine passando alle spalle della Sdag e davanti all'ex valico della Casa rossa, e che si candida proprio per questa sua assoluta peculiarità a rappresentare l'epicentro emozionale della crociera di Bled. Un percorso promosso a pieni voti da Cantamessa, che dalle storiche finestre del treno a vapore ha guardato affascinato il destreggiarsi dei binari tra i campi e le case che si affacciano sul confine. Dettagli che a noi indigeni possono sembrare scontati e di poco valore ma che, come è stato confermato una volta di più dallo stesso Cantamessa, agli occhi di chi arriva da fuori rappresentano un'esperienza estremamente rara. Il viaggio, del quale non sono ancora state svelate le date, anche se si pensa che le prime partenze potranno essere previste per il prossimo anno, sarà proposto tutte le domeniche di primavera e in estate, con partenza dalla stazione di Campo Marzio. «Il nostro obiettivo è quello di riesumare l'antica crociera turistica del lago di Bled, oggi attiva solamente in Slovenia. Renderla transfrontaliera ne amplifica di 10 volte la potenzialità ma va costruito l'itinerario, che nei nostri pensieri parte da un polo di eccellenza come Campo Marzio, attraversa la vecchia linea di Rozzol, Villa Opicina, il valico di Monrupino o il bivio di Aurisina, arrivando a Gorizia che sarà il centro emozionale del tragitto, con la storia unica di questa città, e da qui si riprende la linea slovena fino a Bled». L'obiettivo, anche se di cifre non si è parlato, è quello di confermare il coefficiente di riempimento dei treni storici del Fvg, che si attesta su un ottimo 95%. «Quando parliamo di risultati - ha commentato il sindaco Ziberna - dobbiamo ricordarci che il 19% di turisti in più che abbiamo registrato a Gorizia è dovuto alle nostre radici e alla storia che siamo capaci di raccontare. Oggi Gorizia è una capitale della storia e ci auguriamo che, anche grazie a queste iniziative, possa essere presto capitale della cultura».Di occasione unica ha parlato l'assessore a cultura e turismo, Fabrizio Oreti. «Queste iniziative ci permetteranno di arrivare al 2025 in maniera impeccabile, sono un veicolo straordinario per far conoscere le nostre città e il nostro territorio, che non è marginale ma pieno di ricchezze che finalmente stiamo tutti assieme valorizzando». Al treno storico di ieri hanno partecipato circa 200 persone che durante la sosta di Gorizia hanno potuto visitare la mostra "Cavalli 8, uomini 40 - Binari di guerra" , allestita nella sala d'attesa della stazione, mentre dopo l'arrivo in Transalpina sono state accompagnate a èStoria.
Alessandro Caragnano
Trieste - Storia e vita del bosco Farneto
Alle 17, all'Università della Terza Età, in via Corti 1/1, conferenza "Il parco Farneto (Boschetto)" di Francesco Panepinto. Sarà descritto il bosco, raro esempio di bosco urbano in Europa, la sua storia, i dinamismi del bosco e delle sue componenti (flora e fauna), le associazioni vegetali tra alberi, il mondo vegetale e animale e i fattori di rischio. La conferenza è organizzata da Italia Nostra.
IL PICCOLO - DOMENICA, 26 maggio 2019
I volontari ripuliscono Canovella alla "vigilia" della stagione estiva - L'ANNUALE INIZIATIVA DI LEGAMBIENTE - vedi articolo
DUINO AURISINA. Dieci sacchi pieni di immondizie raccolti in poco più di un'ora. Una trentina di volontari che fanno riferimento al Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste ha rimosso ieri mattina i rifiuti dalla spiaggia di Canovella de 'Zoppoli nell'ambito di un'operazione a sfondo ecologista promossa in tutta Italia e all'estero con l'obiettivo di pulire i litorali prima dell'avvio della stagione estiva.«È un appuntamento per noi abituale che si ripete da molti anni - hanno spiegato i volontari che si sono dati appuntamento a Canovella - e che si pone come primaria finalità il portare via tutto ciò che arriva dal mare, come reti o altri scarti prodotti dalle imbarcazioni e dall'attività della pesca, oltre a quello che la gente abbandona a terra. Questa volta, insieme ad altre realtà associative, come Trieste Altruista e Sos Carso, abbiamo recuperato soprattutto pezzi di polistirolo, tappi e bottiglie di plastica e molti frammenti di reti, sempre di plastica, usate per l'allevamento delle cozze». Adulti e bambini si sono dati da fare, nell'occasione, per liberare lo spazio dai vari materiali, prima di spostarli dalla spiaggia e conferirli correttamente, differenziando tutto con attenzione. L'iniziativa rientra appunto nella più ampia campagna di Legambiente denominata #SpiaggiaFondaliPuliti, che sta promuovendo in questo fine settimana in tutta Italia una massiccia pulizia delle zone costiere, con lo slogan: "Il mare non te lo chiede, ma ha bisogno di te". Ogni anno spiagge e fondali sono soffocati infatti da otto milioni di tonnellate di rifiuti, di cui almeno l'80% di plastica, viene ricordato sul sito ufficiale di Legambiente. «Molti pensano che i rifiuti vengano dal mare - si legge - e invece la stragrande maggioranza arriva dalla terraferma. L'equivalente di più di un camion di rifiuti al minuto naviga lungo fumi, corsi d'acqua, scarichi delle case e tombini, arrivando in mare. Per questo, non importa a che distanza vivi dalla costa, il tuo modo di acquistare, consumare e smaltire i rifiuti è legato al mare molto più di quanto immagini».L'iniziativa del week end ha una valenza internazionale, sotto il nome di "Clean-up the Med". Dal 1995 Legambiente coordina associazioni, scuole e istituzioni locali che dedicano proprio l'ultimo fine settimana di maggio alla pulizia delle spiagge e dei siti naturali di tutto il Mediterraneo. Negli ultimi mesi l'importanza di rimuovere i rifiuti dai fondali è stata sottolineata con diverse iniziative a Trieste, tra le quali la pulizia di parte della Sacchetta e dello specchio d'acqua accanto al Molo Audace, e ancora prima i sub si erano immersi con lo stesso scopo anche nella zona del porticciolo di Grignano. In ogni occasione è stata sempre la plastica a segnare un triste primato, come materiale in assoluto più presente tra le immondizie. Nel pomeriggio di ieri inoltre un gruppo di volontari di Trieste Altruista si è occupato anche di rimuovere i mozziconi di sigaretta dalla pineta di Barcola.
Micol Brusaferro
Un piano da 200 milioni per far lievitare i treni del 150% in cinque anni - il futuro del porto di Trieste
L'ambizioso progetto infrastrutturale Trihub prevede di passare nel 2023 da 10 mila a 25 mila convogli. Campo Marzio e Servola tra gli snodi chiave
Trieste. Dai diecimila treni all'anno di oggi a un potenziale di venticinquemila nel 2023. Sta tutto qui l'obiettivo di Trihub, il progetto di sviluppo infrastrutturale che Rete ferroviaria italiana e Autorità portuale si apprestano a mettere in campo a Trieste, anche con l'aiuto di China Communications and Construction Company. Nel 2018 i traffici dello scalo si sono tradotti nella movimentazione di 9.700 convogli in uscita e in entrata. La società Adriafer, deputata dall'Autorità portuale a gestire le manovre, ritiene che con le infrastrutture attuali si possa arrivare a 14 mila treni, grazie a miglioramenti operativi che dall'arrivo del presidente Zeno D'Agostino hanno permesso di spingere ogni anno più in là una capacità che partiva da seimila unità e sembrava ogni volta giunta al suo limite. Ma il porto cresce e gli espedienti organizzativi non bastano più. Ci vuole una rivoluzione ferroviaria e della necessità della cura del ferro si è accorta anche Roma, che attraverso Rfi e un cospicuo pacchetto di fondi statali punta a realizzare in cinque anni un piano da quasi duecento milioni che trasformerà la fisionomia della rete merci triestina. L'intervento più ingente riguarda l'area di Campo Marzio, ma il programma prevede l'adeguamento del nodo di Villa Opicina, il ripristino della stazione di Aquilinia e la futuribile creazione di un nuovo polo a Servola. Non mancheranno poi interventi più minuti ma capaci di oliare il meccanismo complessivo, come nel caso del bivio della galleria di cintura e dei raccordi per la Piattaforma logistica e le aree ex Wartsila di FreeEste. Per concludere con la riapertura della storica ferrovia Transalpina e migliorie lungo tutta la linea che porta verso Tarvisio, affinché la capacità triestina non incontri colli di bottiglia fino alla frontiera con l'Austria. Campo Marzio - La grande opera di Trihub è il riassetto di Campo Marzio, finanziato con cento milioni, metà messa a disposizione da Rfi e metà frutto di un finanziamento riconosciuto all'Autorità portuale dalla Banca europea per gli investimenti. I lavori prevedono l'abbattimento del muro che oggi separa il fascio di binari della stazione e quello collocato parallelamente in regime di punto franco: l'unificazione permetterà di fare di Campo Marzio lo snodo più importante a servizio del porto e il centro direzionale delle manovre che interesseranno le aree del porto nuovo attraverso le stazioni di Servola, Aquilinia e San Sabba. Il piatto forte sono gli investimenti sull'automazione degli scambi e su apparati tecnologici capaci di velocizzare le manovre. I binari di Campo Marzio verranno infine allungati per consentire la formazione di treni da 750 metri, ovvero lo standard più avanzato possibile, che sarà introdotto anche ad Aquilinia e Servola. Il bivio e la galleria - Sebbene sia un'infrastruttura fondamentale per il porto, non tutti sanno che i treni carichi di container lasciano Trieste passando per la galleria di cintura, che percorre mezza città sottoterra e permette ai convogli di immettersi all'altezza di Barcola. Per prendere la galleria bisogna necessariamente partire da Campo Marzio: un percorso naturale per i treni caricati presso i moli V, VI e VII ma non per quelli che provengono dalla Ferriera e che in futuro partiranno dalla Piattaforma logistica o da FreeEste e che dovrebbero entrare in Campo Marzio trainati da locomotore diesel, invertire il senso di marcia, passare a trazione elettrica e ripartire verso la galleria, con aggravio di tempi e congestionamento dello snodo. Da qui l'idea di riattivare entro il 2020 il cosiddetto bivio San Giacomo Cantieri, che permetterà l'ingresso diretto in galleria dei treni provenienti da Servola, Piattaforma logistica ed area ex Wartsila. Un intervento da 3 milioni di euro, capace tuttavia già oggi di alleggerire Campo Marzio di duemila treni all'anno e domani di dare respiro alla parte orientale del porto, dove si concentrerà lo sviluppo in futuro. Aquilinia e ServolaTrihub prevede anche la creazione di una stazione ex novo a Servola, che potrà però nascere solo in caso di cessione da parte di Siderurgica triestina dei terreni dove oggi sorge l'area a caldo della Ferriera. Per ora si utilizzerà allora la stazione esistente, che servirà la Piattaforma logistica, la cui crescita potrà stimolare appunto la nascita del nuovo polo ferroviario. Per ora ci si limiterà a rimettere in funzione entro l'anno il vecchio binario che serviva lo Scalo legnami e che permetterà alla Piattaforma di fruire di quattro coppie di treni al giorno, contro le 25 che si avrebbero con la nuova stazione. Diverso il discorso per Aquilinia, che sarà rimessa in funzione per gestire i traffici generati da FreeEste a Bagnoli e dal possibile terminal ungherese nell'area ex Teseco: un'operazione da venti milioni, comprendente la rimessa in funzione di undici binari entro il 2020, il loro collegamento con Servola e l'ingresso nella galleria di cintura attraverso il nuovo bivio. La Transalpina - Il piano comporta poi l'adeguamento della stazione di Villa Opicina, da cui passa il 20% dei treni che lasciano il porto, diretti verso Slovenia e Ungheria. Quegli stessi convogli, ma anche una parte di quelli provenienti da Tarvisio via Aurisina, potranno in futuro arrivare al mare anche attraverso una via alternativa alla galleria di cintura. Trihub riattiverà infatti definitivamente la Transalpina, che collega Villa Opicina a Campo Marzio, con un binario unico di 15 chilometri, che non servirà solo per una linea storica a uso turistico ma in primo luogo per il traffico merci in entrata. La pendenza è tale infatti da sconsigliarne l'utilizzo per far salire convogli da duemila tonnellate, che potranno invece scendere agevolmente da Villa Opicina, sgravando le infrastrutture attuali. Si tratta dell'alternativa al percorso abituale da 34 chilometri che porta i treni ad arrivare a Campo Marzio da Opicina, passando per il bivio di Aurisina e percorrendo poi la linea costiera e la galleria di cintura. Aspettando trihub - Nei prossimi cinque anni, in attesa della rivoluzione, l'Autorità portuale cercherà di migliorare l'esistente con interventi di carattere organizzativo. Lo farà attraverso la propria Direzione infrastrutture ferroviarie e attraverso Adriafer, società in vendita ai tempi della presidenza Monassi ma rilanciata e mantenuta interamente pubblica dalla gestione D'Agostino, con una scelta unica nel panorama portuale italiano. L'Autorità decise infatti di mantenere il controllo di Adriafer e affidarle per intero le manovre ferroviarie interne allo scalo, cancellando così l'esistenza di tre diversi soggetti impegnati contemporaneamente. Ne è derivato un notevole risparmio sui tempi di lavoro, considerato che fino ad allora i treni erano movimentati da Adriafer in porto e da Serfer nel nodo di Campo Marzio, con l'assurda necessità di cambiare tre volte il locomotore per il passaggio da quello elettrico a quello diesel, in grado di portare il treno nelle zone non elettrificate. Coi suoi 94 dipendenti e 13 locomotori, Adriafer si occupa della movimentazione dei treni da momento in cui escono dalla rete ferroviaria nazionale ed entrano in porto, con un dimezzamento dei tempi e dei costi rispetto all'epoca precedente. Un lavoro svolto nel 2018 per 9. 700 volte fra convogli in entrata e in uscita: gli uomini dei treni di Trieste ritengono che, con un po'di limature, la capacità del porto possa essere spinta ulteriormente di mille unità all'anno fino al limite di 13-14 mila treni. -
Diego D'Amelio
IL PICCOLO - SABATO, 25 maggio 2019
Arriva il sì dei super esperti - Il centro congressi va avanti
Conclusa dopo 2 mesi la verifica di Veritas Bureau su progetti e finanziamenti Riunione Comune-Tcc-Esof: cronoprogramma sotto controllo. Il rebus arredi
Posa di una seconda pietra per Trieste convention center (Tcc), il centro congressi progettato nei magazzini 27-28 in Porto vecchio, che dovrà essere approntato nella primavera 2020 in tempo per ospitare la manifestazione scientifica Esof. Dopo la prima pietra posata il 20 dicembre scorso, questa seconda è in realtà cartacea ma non meno pesante: perchè alcuni giorni orsono è finalmente arrivata, a seguito di una complessa istruttoria durata un paio di mesi (più del previsto), la verifica di Veritas Bureau relativa alla progettazione del centro congressi. Conclusa così l'analisi sulla qualità e sulla congruità di disegni/cifre, adesso il "rup" del procedimento, che è lo stesso direttore dei Lavori Pubblici comunali Enrico Conte, firmerà la cosiddetta validazione e il cantiere potrà accelerare l'attività. Nel primo pomeriggio di ieri Conte ha incontrato gli staff di Tcc ed Esof, capitanati rispettivamente da Diego Bravar e Stefano Fantoni, per il punto della situazione: le tensioni sono stemperate, il cronoprogramma sarà rispettato, l'attività edile-impiantistica non dovrebbe presentare particolari criticità, l'appuntamento più importante sarà quello estivo con il "28 bis", cioè l'unica costruzione nuova - insieme al "ponte" tra il 27 e il 28 - del futuro compendio congressuale. Tra un mese la triade Comune-Tcc-Esof si ritroverà per un aggiornamento del quadro operativo. La banca, che ha congelato il finanziamento a Tcc causa il reclamo presentato dall'agenzia indipendentista Iprftt, non blocca invece il prosieguo dei lavori: in Municipio confidano in una celere pronuncia da parte del Tar Fvg.Sempre a proposito di pratiche amministrative, attorno al 10 giugno Comune e Tcc sottoscriveranno davanti al notaio Tomaso Giordano la concessione del diritto di superficie: 12 mila metri quadrati per un periodi vent'anni a un canone di 80 mila euro annui da corrispondere parte in contanti e parte in giornate nelle quali utilizzare le strutture congressuali.«Adesso mancano solo gli arredi», sorridono i buontemponi: a guarnire i due capannoni destinati a essere trasformati in centro congressi dovrebbero provvedere le Assicurazioni Generali, che si sarebbero impegnate a finanziare con 1,7 milioni l'allestimento della struttura. Si tratterebbe di un investimento, in quanto la compagnia è interessata a fruire del futuro sito congressuale. Infine, in via di completamento la fase preliminare della gara per la progettazione del Museo del mare: deve riunirsi la commissione per decretare quanti sono gli aventi diritto a partecipare rispetto alle 17 offerte presentate al Municipio, dopo che due proponenti hanno fruito del cosiddetto "soccorso istruttorio" .
Massimo Greco
Antico Scalo - Società di gestione - Statuto pronto prima di agosto
Il Comune ha fatto la sua parte: sui tavoli del governatore Massimiliano Fedriga e del presidente portuale Zeno D'Agostino sta per atterrare una bozza di statuto relativa al costituendo consorzio "à trois" per gestire Porto vecchio. Più correttamente, la missione consortile riguarderà consulenza, supporto nel coordinamento degli strumenti urbanistico-amministrativi, stazione appaltante per una quarantina di magazzini che sarà messa all'asta. Permane una certa riservatezza sul contenuto dell'operazione, che il Municipio conta di definire prima delle ferie agostane. Il consorzio, che avrà forme e finalità pubblicistiche, sarà formato da Comune, Autorità portuale, Regione Fvg: concentrerà la sua attività in quella parte di Porto vecchio che confina a nord con il polo culturale-fieristico (Magazzino 26, Centro congressi, Centrale idrodinamica) e a sud con il compendio composto dai cinque magazzini nel 2005 dati in concessione a Greensisam. A proposito di Greensisam, la società, in seguito alla scomparsa del leader Pierluigi Maneschi, ha chiesto tempo fino a metà giugno per rispondere al Comune in merito all'inevasa questione degli interventi di urbanizzazione (allacciamenti delle reti, strade, ecc.), che, a giudizio del Municipio, spettano alla concessionaria. Lo scorso novembre il sindaco Roberto Dipiazza aveva presentato il programma d'azione per questa porzione di Porto vecchio, che occupa circa la metà dei 65 ettari totali. Porzione che si caratterizza per una destinazione "mista" tra residenziale, commerciale, turistica. Uno degli aspetti più delicati riguarda le compatibilità procedurali-amministrative tra competenze terrestri comunali e competenze marittime dell'Autorità. Sempre a novembre '18, Dipiazza aveva detto che per gli edifici non vincolati, privi di valore storico-architettonico, si potrà ricorrere alla demolizione. Confinante con questa porzione, è Adria terminal, il cui futuro è pensato come scalo passeggeri.
Magr
Fridays For Future - Clima, impegno e futuro - Le parole d'ordine di Greta si riprendono la piazza
Centinaia di persone, perlopiù giovanissime, anche a Trieste ieri hanno partecipato alla seconda marcia globale per il clima, organizzata in numerosissime città dai comitati locali di "Fridays for future". Un movimento, quello nato dalla protesta avviata lo scorso agosto da Greta Thunberg, che secondo le cifre fornite dalla Cnn, ieri è riuscito a organizzare mobilitazioni in almeno 125 Paesi, sparsi in tutti i continenti. Tornando a Trieste, l'appuntamento era alle 14.30 all'inizio di viale XX settembre. Si sono visti numerosi striscioni e slogan, tutti a tema. «Se il clima fosse una banca, lo avreste già salvato», ad esempio. Oppure: «Vogliamo respirare il nostro futuro». O ancora è rispuntato il redivivo: «Pensare globale, agire sociale». Il corteo si è inerpicato fino all'agorà dell'ateneo cittadino. In piazzale Europa, appunto, si sono tenuti gli interventi di attivisti, esperti e associazioni, non da ultimo quello di Maurizio Fermeglia: «Solo dal sapere e dalla scienza può arrivare la salvezza del pianeta - ha detto il rettore uscente -. È strabiliante che la politica non se ne renda conto. Anzi fa il contrario: si occupa di meteorologia, invece che di climatologia». Il riferimento è a chi diffonde le fake news secondo cui il freddo anomalo di questo maggio dimostrerebbe che l'emergenza climatica non esiste. In realtà la scienza dice che è vero il contrario: ha fatto freddo qui perché è surriscaldato l'estremo Nord. «Bisogna fare qualcosa - ha continuato Fermeglia -. Parlate con i vostri genitori e amici. La data limite è il 2030 ma bisogna attivarsi prima».Al microfono si sono poi succeduti Simone Libralato e Michele Rebesco dell'Istituto nazionale di oceanografia (Ogs); il curatore del Museo di Storia naturale Nicola Bressi; il docente Units Alessandro Pavan e il climatologo Filippo Giorgi, parte del Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) quando quest'ultimo ha vinto il Nobel per la pace nel 2007. Di Fridays for future hanno invece preso la parola Anna Lilian, Francesca Zampieri, Laura Zorzini, Afra Rolfo e Sara Segantin: «Siamo tutte soddisfatte - ha commentato a margine quest'ultima -. Il corteo è stato partecipato nonostante la salita. È stato importante anche il lavoro dietro le quinte. Istituzioni scientifiche, associazioni, cittadini: tutti ci hanno aiutato. La nostra speranza è che questo sciopero per il clima faccia riflettere le persone, affinché votino in maniera consapevole». Il movimento è infatti apartitico ma politico: l'invito esteso a tutti è a considerare l'emergenza climatica, domani nell'urna.
Lilli Goriup
Rigassificatore di Veglia La bacchettata di Mosca: una mossa sbagliata - VERSO LA VISITA DI PUTIN A ZAGABRIA
ZAGABRIA. In Croazia sta per scoccare l'ora Putin. Il presidente russo sarà infatti in visita nel Paese ex jugoslavo, oggi membro dell'Unione europea e importante avamposto della Nato nei Balcani occidentali. Data e modalità saranno decise durante l'arrivo a Zagabria del ministro degli Esteri di Mosca Sergey Lavrov in occasione dell'inaugurazione della nuova ambasciata russa nella capitale croata. Ad annunciarlo è stato lo stesso ambasciatore russo in Croazia Anvar Azimov. Nel corso del suo incontro con la stampa il diplomatico di Mosca ha evidenziato anche quelli che sono alcuni capisaldi della politica estera russa. Mosca, secondo l'ambasciatore, non minaccia nessuno anche se negli ultimi anni sembra che l'Occidente voglia isolare la Russia. Russia che, ha proseguito, condurrà sempre una politica indipendente e non sarà mai d'accordo sulla leadership di un solo Paese, come invece vogliono ora gli Stati Uniti. Mosca, per Azimov, ha una visione del mondo multipolare, ha ribadito che non accetterà l'espansione della Nato a ridosso dei propri confini e ha riaffermato la contrarietà che fu di Mosca nel 1999 ai bombardamenti Nato sulla Serbia. Poi l'affondo legato all'attualità. Il diplomatico infatti ha affermato che non è corretto paragonare, come troppo spesso si fa, la Crimea al Kosovo. La Crimea, ha specificato Azimov «è tornata alla Russia» in base alla volontà espressa da un referendum popolare, mentre in Kosovo non vi è stato alcun referendum e l'Occidente usa «diversi archetipi» quando si tratta di questi due casi. Riguardo alle questioni energetiche, molto importanti per la Russia e lo sviluppo balcanico di Turkish stream, l'ambasciatore ha affermato che a Mosca non importa nulla della costruzione del rigassificatore a Veglia (capitale Ue, croato e forte spinta Usa) che comunque viene considerata come una mossa sbagliata all'interno dello scacchiere balcanico. Sul versante della possibile costruzione da parte della Croazia, in cerca dell'autosufficienza per quanto riguarda proprio le risorse energetiche, di una centrale nucleare al confine con la Bosnia-Erzegovina e di eventuali contatti Zagabria-Mosca relativi alla possibile fornitura del generatore nucleare, l'ambasciatore Azimov ha negato qualsivoglia contatto tra i due Paesi.
Raccolta rifiuti spiaggia Canovella
Legambiente vi invita a partecipare a "Spiagge e fondali puliti": i volontari provvederanno alla raccolta dei rifiuti nella spiaggia di Canovella degli Zoppoli, alle 9.30. Chiunque voglia partecipare si presenti nel luogo e nell'ora stabiliti; Legambiente mette a disposizione l'occorrente.
IL PICCOLO - VENERDI', 24 maggio 2019
Domani spiagge e fondali puliti a Canovella assieme a Legambiente - l'iniziativa
Dopo i fondali, ora è il momento della spiaggia. Per quanti credono nel bisogno anche di piccoli interventi per grandi battaglie ecologiste, l'appuntamento è fissato domani, sulla spiaggia di Canovella degli Zoppoli, teatro di una giornata di pulizia e bonifica dei rifiuti del tratto costiero, manifestazione ideata sotto la voce "C'era una volta il mare-Spiagge e fondali puliti" e curata dal Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste.Le modalità sono quelle di sempre, legate cioè a un lavoro sul campo, alle prese con immondizie e dintorni che guastano il paesaggio e ammalano l'ambiente. Partecipare è semplice e gratuito, opera che comporta anche una copertura assicurativa e una coda conviviale a base di gelati sponsorizzati da un partner della campagna, spunti anch'essi gratuiti. Il ritrovo con i volontari è fissato a Canovella degli Zoppoli, zona scale, alle 9.30 ma è possibile fruire anche di un trasporto, aderendo al raduno preliminare delle 9 in piazza Oberdan, previa la comunicazione all'indirizzo mail info@legambientetrieste.it. La campagna di spiagge e fondali di Legambiente approda quest'anno alla sua quinta edizione, mole di intervento che racchiude anche la fase di "censimento", dove individuare le zone a rischio del territorio. Al pari dello scenario dei fondali, anche il litorale triestino sembra dover far i conti con l'imperversare della plastica e dei suoi derivati, senza contare le dosi di cordame, tappi, vetri e lattine, insomma oramai un classico. L'organizzazione provvede per i vari "attrezzi di lavoro", tra cui guanti e sacchi di raccolta. Per ulteriori informazioni basta telefonare ai seguenti numeri: 3663430369 e 3665239111. --
Francesco Cardella
Comuni "green", premio a Udine e Tavagnacco - Energy Awards Fvg
Si è chiusa mercoledì sera la prima edizione degli Energy Awards Fvg, il galà dei Comuni più efficienti del Fvg. Al castello di Udine si è svolta la serata dedicata ai Comuni++, ovvero quelli che più si sono impegnati nell'adozione di buone pratiche volte a favorire la riduzione dei consumi di risorse ed energia. I risultati migliori, come Comune A++ li hanno dimostrati Udine, Caneva e Tavagnacco.
IL PICCOLO - GIOVEDI', 23 maggio 2019
Un "referendum" del Comune sulla futura piazza Sant'Antonio
In via di definizione una piattaforma digitale dove i cittadini potranno esprimersi sui quattro progetti di riqualificazione. Il nodo dello spostamento della fontana
Roberto Dipiazza, dietro le maniere tonitruanti, è un uomo prudente che non ama scontri e dissensi. Così ha deciso che su un fascicolo potenzialmente bollente come il rifacimento di piazza Sant'Antonio sarebbe stato opportuno saggiare le reazioni della capricciosa platea cittadina. Così il Municipio sta approntando una piattaforma digitale dove inserirà quattro ipotesi progettuali di riqualificazione dello spazio urbano delimitato da via San Spiridione e dalla grande chiesa neoclassica disegnata nella prima parte del XIX secolo da Pietro Nobile. Il poker di idee è curato dall'architetto e docente universitario Maurizio Bradaschia, che nell'autunno dello scorso anno aveva ricevuto l'incarico di ripensare un rettangolo strategico nell'ambito di un Borgo Teresiano, dove negli ultimi anni è stato realizzato, a cominciare con l'amministrazione Cosolini e a proseguire con quella Dipiazza, un importante recupero (via Trento, Ponterosso, Canal Grande) di un'area pregiata ma sciupata. Su queste quattro proposte il Comune avvia una sorta di consultazione preventiva via-Internet, per saggiare gusti/disgusti della popolazione, memore delle polemiche già verificatesi nel novembre 2018, quando bastò un rendering ufficioso e non definitivo (su sette suggerimenti inizialmente elaborati) a scatenare discussioni sulla sorte del sito. Tra l'altro - ricordano in Comune - Sant'Antonio resta l'ultima piazza centrale da rimettere a posto, dopo gli interventi (non sempre apprezzati) su Goldoni, Vittorio Veneto, Ponterosso, Panfili. «Desideriamo che sul futuro assetto di piazza Sant'Antonio vi sia un dibattito pubblico», riassume il direttore dei Lavori Pubblici Enrico Conte. Il quale aggiunge che all'interno del quartetto di ipotesi le differenze non sarebbero poi tante e che il progetto più sbarazzino prevede uno spostamento della fontana all'altezza della chiesa serbo-ortodossa. Per il resto si tratterebbe di modifiche riguardanti il verde e il disegno dei basolati. Dipiazza, poco incline a ibridare antico/nuovo, ha chiesto di evitare l'inserto artistico contemporaneo che in una prima fase Bradaschia aveva previsto nell'angolo di nord-ovest creato dalla piazza e da via Filzi, sotto le finestre della fondazione Scaramangà, riprendendo quanto visto alle Zattere veneziane , ai Musei Vaticani, a Versailles.Sempre su indicazione del sindaco, confermato il "no" autunnale alla riapertura del Canal Grande fino al sagrato della chiesa: Dipiazza non è intenzionato a riprendere gli spunti acquei emersi durante il precedente mandato, quando il predecessore Cosolini e l'assessore Dapretto erano propensi a ripristinare l'originario percorso idrico.In autunno Bradaschia aveva anticipato alcune direttrici progettuali: no a forzature rispetto al contesto architettonico del sito, sì a una serena fruibilità quotidiana garantita a lettori di giornali e a ludi infantili.
Massimo Greco
La dura vita dei ciclisti tra stalli insufficienti e automobilisti maleducati
Svevo, paladino delle due ruote, immortala e pubblica sui social le soste selvagge e i tanti altri sgarbi commessi da chi non rinuncia a spostarsi in macchina
Sempre più triestini scelgono di muoversi in bicicletta, ma molti automobilisti mal tollerano chi pedala, e ogni giorno chi si sposta in modo ecologico, deve fare i conti con problematiche costanti, legate soprattutto alla maleducazione. È il grido d'allarme lanciato da Marco Svevo, ciclista, socio Fiab, che usa le due ruote anche per lavorare, e che da qualche anno sui social documenta quotidianamente i tanti disagi sulla pista ciclabile e spesso anche nelle vie del centro. Una denuncia in forma propositiva, con la speranza che qualcosa cambi. Pochi giorni fa è stato anche vittima di un incidente, travolto da un'auto mentre transitava in via Trento. Sulla ciclabile. «C'è pochissima tolleranza nei confronti dei ciclisti, c'è un astio inspiegabile da parte di molte persone - spiega - e pensare che aumenta costantemente il numero di chi usa la bici per andare in giro. Eppure a tanti diamo fastidio. Soprattutto a chi guida l'auto. Fa più rabbia poi quando si accaniscono. Qualche giorno fa facevo consegne con la mia bici e all'incrocio tra via Torrebianca e via Trento un automobilista mi ha centrato, sono volato a terra, per fortuna senza gravi conseguenze. Il paradosso è che l'uomo, poi multato, si è arrabbiato, anche se mi trovavo regolarmente sulla pista ciclabile. Ho rischiato grosso, mentre lui, semplicemente, non aveva controllato in quella direzione». Svevo ricorda poi come siano in tanti anche a lavorare in bici, in particolare chi effettua consegne a domicilio. «Tra marzo e aprile, con la mia due ruote, ho percorso ben mille chilometri in città. Sfatiamo il mito che a Trieste "no se pol". Chi pedala affronta salite, anche impegnative, e si muove senza difficoltà. E fa piacere - aggiunge - quando recapiti qualcosa in zone come Strada Del Friuli o via Commerciale, e la gente si stupisce». Tra le note negative segnalate, anche i pochi stalli presenti in centro. «Tanti sono pieni di catorci fermi da mesi, che andrebbero rimossi, e poi gli spazi andrebbero incrementati, per rispondere alle esigenze attuali». Sui social poi Svevo ha intrapreso una battaglia contro le soste selvagge lungo la ciclabile. Spesso fotografa le auto parcheggiate, omettendo le targhe, ma indicando chiaramente come ostacolino il passaggio. «Si tratta di problemi quotidiani - racconta - che cerco di immortalare con qualche scatto, non per accanimento o cattiveria, ma per puro spirito di segnalazione, per far capire che una vettura, anche se lasciata per pochi minuti sulla ciclabile, crea una difficoltà. La zona più problematica? Campi Elisi, anche per la presenza di tanti uffici e quindi di molti che non trovano spazi liberi dove lasciare l'auto. So però che spesso vengono sanzionati. E proprio a chi lavora lì lancio un messaggio: avete la pista ciclabile sotto l'ufficio, perché non pensare di utilizzare la bici ogni tanto?».
Rimosse dai vigili diciannove bici lasciate incustodite agli angoli di strada - il blitz
Ben diciannove biciclette dimenticate in strada dai rispettivi proprietari o comunque lasciate incustodite vicino a pali della luce o stalli per motorini. È il "bottino" del blitz messo a segno nei giorni scorsi dagli agenti della Polizia locale, tenuti per regolamento a rimuovere i mezzi a due ruote "abbandonati" sulla pubblica via. I vigili, precisa una nota del Corpo, prendono sempre nota delle segnalazioni di biciclette "orfane" fatte dai cittadini. E quando la lista è abbastanza lunga, organizzano un intervento unico per il loro recupero. Così è successo appunto l'altro giorno: il neo costituito Nucleo operativo territoriale (formato dagli agenti appena assunti), con l'ausilio dei Nis (i "pretoriani" del sindaco), ha recuperato 19 biciclette in stato di abbandono in queste zone del centro: 3 in via Revoltella (civici 2, 4 e 15), una 1 in via Settefontane 12 (velocipede a pedalata assistita), uno in via Pascoli (di fronte al civico 22), due in piazza dell'Ospitale (di fronte al civico 8), 6 in largo Barriera Vecchia (di fronte al civico 15) e 6 in via Battisti. Le bici sono custodite nel deposito temporaneo di viale Miramare 65 (sede del Distretto C). Proprio mentre stavano per rimuovere la ventesima bicicletta, in viale D'Annunzio, è arrivato il proprietario: immediata la contestazione del Regolamento di polizia urbana (la sanzione prevista è di 100 euro) e l'obbligo di rimuoverla immediatamente. Molte delle bici sono in condizioni pessime tranne due che, essendo ferme da tempo, avevano cominciato ad essere "cannibalizzate" da ignoti: perciò gli operatori hanno provveduto a toglierle dalle rastrelliere di via Battisti benché non ancora classificabili come rottami. Recuperato un carrello della spesa, legato ad un palo in via Slataper.
Studenti del Nautico a lezione di rifiuti - a Roiano
Il progetto "Rifiuti in piazza", organizzato da AcegasApsAmga ha fatto tappa ieri in piazza tra i Rivi a Roiano. Davanti a tre classi dell'ultimo anno dell'istituto Nautico sono stati separati per tipologia alcuni rifiuti, approfondendo in questo modo la pratica della raccolta differenziata.
Greta: i Comuni dichiarino l'emergenza climatica - Domani in piazza
I ragazzi di Greta Thunberg tornano in piazza per il clima. Dopo il primo sciopero globale del 15 marzo, che ha mobilitato milioni di giovani nel mondo, domani il movimento Fridays For Future replica l'iniziativa. In Italia ci saranno eventi in 126 città. Stavolta ci sarà una richiesta precisa: che i Comuni italiani e il parlamento dichiarino lo stato di emergenza climatica, come già la Camera dei Comuni britannica e il consiglio comunale di Milano. Stessa richiesta già fatta a Roma e Firenze.
Fridays for Future - Il popolo di Greta torna a manifestare
Venerdì ritorna il "global strike", lo sciopero globale per il clima organizzato dalle ragazze e dai ragazzi di Fridays for future. A Trieste l'appuntamento è alle 14.30 all'inizio di viale XX settembre. L'arrivo è fissato in piazzale Europa, dove la manifestazione proseguirà con interventi da parte di giovani, di associazioni e di rappresentanti del mondo della scienza, compreso il rettore uscente Maurizio Fermeglia. «Abbiamo scelto l'università in quanto luogo simbolico - spiega l'attivista Laura Zorzini -. Noi siamo solo studenti e abbiamo di conseguenza invitato a parlare professori e scienziati». Oltre a Fermeglia, prenderanno la parola esperti dell'Ogs, del Museo di Storia naturale e dell'Università. Tante saranno anche le associazioni presenti a supporto della mobilitazione, come Legambiente, Trieste senza sprechi, Greenpeace, Sea Sheperd, Libera «che combatte le ecomafie anche nella nostra regione» e Amnesty International, «che difende i diritti degli attivisti ambientali in tutto il mondo. Nell'area della foresta amazzonica persone sono state uccise per aver fatto quello che stiamo facendo noi». Il Wwf, impossibilitato a partecipare, sarà presente nelle intenzioni. «Siamo un movimento apartitico ma politico nel senso che agiamo nel contesto della polis, della città - proseguono i giovani -. Cerchiamo il dialogo con i cittadini e con le istituzioni: vogliamo portare all'attenzione delle seconde le istanze dei primi. Siamo un movimento trasversale, pacifico e aperto a tutti, dal momento che stiamo lottando per tutti». Non è un caso che la data scelta per la mobilitazione sia a ridosso delle elezioni europee. «Vogliamo che l'Europa sia compatta su questi temi e pesi a livello globale nei confronti delle grandi potenze».
La corretta gestione degli alberi
Conferenza "Linee guida per la corretta gestione degli alberi dei giardini" che sarà tenuta da Alfonso Tomè alle 18, all'Università della Terza età, in via Corti 1/1. Saranno illustrate le regole di coltivazione e manutenzione degli alberi dei giardini. La conferenza rientra nel ciclo di incontri sulla cultura del verde organizzato da Italia Nostra.
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 22 maggio 2019
Dall'Europa la guerra anti-plastica - Stop a piatti e a posate monouso
L'inquinamento è eccessivo: dal 2021 la direttiva Ue imporrà un freno ai prodotti usa e getta L'obiettivo è portare a una differenziata spinta (al 90%) il rifiuto. Carta e bamboo le alternative
È una stretta forte quella che l'Europa impone agli Stati membri relativamente all'inquinamento da plastica monouso. Il Consiglio europeo, infatti, dopo il voto dell'Europarlamento del marzo scorso, ha varato la nuova direttiva sulla plastica che vieta, a partire dal 2021, piatti, posate, cannucce, aste per palloncini, bastoncini cotonati e quant'altro oggetto di consumo creato in plastica monouso. Una stretta, quella proveniente dalla Unione europea che, se non decisiva in modo definitivo, mira a indebolire ulteriormente il fenomeno della dispersione di plastica nell'ambiente. La minaccia più grande universalmente riconosciuta in questi anni per il nostro pianeta. Gli obiettivi - La direttiva europea non solo vieta l'utilizzo di prodotti in plastica monouso che potrebbero avere invece delle alternative al loro utilizzo, ma fissa anche i nuovi target di raccolta e produzione di altri oggetti in plastica, come le bottiglie: 25% di contenuto riciclato per ciascuna bottiglia entro il 2025 e il 30% entro il 2030, 90% di raccolta di bottiglie di plastica entro il 2029, con un traguardo intermedio del 77% al 2025. La plastica finisce dunque nella morsa dell'Europa, per la gioia del Commissario europeo per l'ambiente Karmenu Vella, che a seguito del varo della direttiva ha dichiarato che le nuove norme affronteranno il 70% delle tipologie di rifiuti che inquinano i nostri mari, per un risparmio economico in termini di danni ambientali di circa 22 miliardi di euro al 2030. Nuove opportunità - Una manna per i cittadini europei, che ogni anno generano 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, dei quali tuttavia meno del 30% è raccolta per essere riciclata. Adesso la palla, pena multe salate, passa agli Stati membri, che da questa direttiva potranno trarre benefici ambientali e creare opportunità di investimento e posti di lavoro. La stretta sui prodotti plastici impattanti, quali in particolare quelli monouso, oltre a produrre effetti nel breve periodo su tutto il sistema economico, produrrà anche una necessaria spinta innovativa a lungo termine. Le aziende del settore, infatti, già da tempo sono chiamate a investire su bioplastiche e bioprodotti, a promuovere imballaggi che si riciclano più facilmente, a ridurre i confezionamenti eccessivamente destinati all'abbandono immediato, e a seguito di questo provvedimento non potranno fare altro che accelerare. Le alternative - Molti Paesi europei stanno scegliendo la strada della carta e del cartone come sostituti delle plastiche, mentre altri stanno seguendo l'esempio di paesi extra Ue, che puntano sul bamboo e su matrici vegetali diverse. L'emergenza plastica è un problema di caratura mondiale, che non riguarda solo il nostro Continente: basti pensare alla chiusura al mercato della plastica da importazione della Cina, che ha avviato una serie di mercati illeciti in altri paesi orientali - Malesia su tutti, dove il Governo ora ha a sua volta intrapreso una dura battaglia contro il riciclo illegale di plastica - rallentando però in parte le procedure di smaltimento da parte dei grandi paesi occidentali, come gli Stati Uniti che si ritrovano con navi cariche di tonnellate di rifiuti plastici da smaltire ancora ferme nei porti. L'Europa come ultimo atto, alla vigilia del voto per il rinnovo del Parlamento, dà il buon esempio, con una strategia che va nella giusta direzione, quella legata alla salvaguardia dell'ambiente.
Alfredo De Girolamo
Galateri: entro il 2021 obiettivo 4,5 miliardi di investimenti green - PRESIDENTE DI GENERALI
TRIESTE. «Le Generali confermano l'impegno entro il 2021 a centrare l'obiettivo di 4,5 miliardi di euro di investimenti, tra infrastrutture e green bond. Puntiamo inoltre ad una crescita del 7-9% dei premi relativi ai prodotti assicurativi con valore socio-ambientale»: così il presidente di Generali, Gabriele Galateri di Genola, intervenendo al Global sustainability forum presso la Luiss Business School «Per quanto riguarda il carbone, oltre a non investire in nuovi clienti carboniferi, il gruppo - spiega Galateri - sta procedendo al disinvestimento dei 2 miliardi di euro di attività legate al carbone in portafoglio. Sul fronte assicurativo, oltre ad impegnarsi a non aumentare la già minima esposizione verso il comparto, Generali - rimarca - ha deciso di non assicurare nessuna nuova costruzione di centrali elettriche e miniere a carbone». La sensibilizzazione verso temi più strettamente sostenibili nel mondo della finanza è stata confermata ieri anche da una svolta green negli investimenti di Bankitalia illustrata dallo stesso Visco. Da quest'anno infatti, ha spiegato il governatore, Via Nazionale ha deciso di adottare una strategia di investimento che considera aspetti quali l'ambiente e il sociale nella gestione del proprio portafoglio azionario.
GREENSTYLE.it - MARTEDI', 21 maggio 2019
Stop alla plastica: Consiglio UE approva la messa al bando
Stop alla plastica dal Consiglio UE, messa al bando per i prodotti monouso più diffusi tra cui piatti, posate e Cotton fioc.
Il Consiglio UE ha dato il via libera oggi alla messa al bando della plastica monouso. Nuova spinta verso un’economia più circolare da parte dell’Unione Europea, che dichiara ufficiale lo stop a piatti, posate, cannucce, tazze in polistirolo espanso, contenitori per alimenti, Cotton fioc e bastoncini per palloncini. Non risultano inclusi nel divieto europeo i bicchieri. Nel provvedimento approvato dal Consiglio UE stop anche alle bottiglie PET, per le quale vigerà un obbligo di raccolta differenziata, entro il 2030, pari ad almeno il 90% del quantitativo consumato; previsto inoltre un obiettivo intermedio, al 2025, del 77%. Le bottiglie di plastica dovranno inoltre contenere almeno il 30% di materiali riciclati; minimo il 25% entro il 2025. Secondo quanto contenuto nel testo approvato dal Consiglio Europeo risulta esteso il principio di responsabilità per i produttori, applicato anche a palloncini, filtri per tabacco, salviette umidificate, assorbenti igienici e accessori per la pesca: per tali prodotti il produttore sarà tenuto a coprire costi di raccolta, successivo trasporto e trattamento (inclusi quelli relativi a rimozione dei rifiuti e sensibilizzazione dei cittadini). Ha dichiarato Stefano leoni, coordinatore scientifico del Circular Economy Network promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile e da 12 aziende e organizzazioni d’impresa: È un passo avanti importante. Il provvedimento ha una notevole forza innovativa: per la prima volta si impone una percentuale minima di utilizzo di materiale riciclato nella fabbricazione primaria dei prodotti. Per ora la soglia stabilita è del 30% al 2030: non è molto, ma servirà a sostenere un mercato del materiale riciclato. È auspicabile che questa soglia non solo salga, ma venga introdotta anche per altri prodotti, ad esempio vestiti, arredamento, auto, elettrodomestici, costruzioni. Intanto la palla passa ai governi: in fase di recepimento dovranno fissare quote di riciclo minimo dei rifiuti raccolti relativi ai prodotti quali filtri e prodotti del tabacco, palloncini, assorbenti igienici, salviette umidificate e prodotti della pesca.
Claudio Schirru
IL PICCOLO - MARTEDI', 21 maggio 2019
Debutta la task-force degli esperti anti-odori - Giovedì visita alla Siot - IL SOPRALLUOGO
SAN DORLIGO. Debutta a San Dorligo il gruppo di lavoro anti-inquinamento olfattivo, di cui fanno parte due tecnici delle Arpa di Veneto e Puglia, già coinvolti nel monitoraggio delle aree industriali di Marghera e Taranto e indicati dall'Arpa del Fvg, e da esperti dell'Università di Trieste, già nominati dalla Regione per le problematiche legate alla Ferriera. La prima riunione è prevista giovedì tra il Municipio e la Siot, dove si terrà un sopralluogo. La task-force è la "fase due" del tavolo tecnico sull'inquinamento olfattivo insediatosi in Municipio nel 2017 cui hanno preso parte tra gli altri Arpa Fvg, Regione, Autorità portuale e Capitaneria di porto, sfociato in un contributo di 35 mila euro della Regione, che ha permesso all'Arpa di costruire un piano di lavoro di cinque mesi che comprende, tra le altre cose, un confronto con la Siot, l'individuazione di realtà simili alla Siot stessa e la stesura di un report. La giunta di San Dorligo ha approvato il 24 aprile la proposta dell'Arpa e il 15 maggio l'accordo con l'Università di Trieste.Tale percorso - spiega il Comune - è stato supportato dalla Commissione Ambiente, presieduta da Roberto Potocco, «espressione di tutti i gruppi presenti all'interno del Consiglio comunale».
Arci Servizio civile solidale domande entro venerdì
Il Servizio civile solidale è nato per sviluppare e valorizzare lo strumento del servizio civile sul territorio regionale creando occasioni per contribuire alla formazione civica, sociale, culturale e professionale dei giovani di 16 e 17 anni. Arci Servizio civile propone in Fvg 11 progetti di servizio civile solidale (sette a Trieste) dando la possibilità a 38 giovani di mettersi in gioco. Gli interessati possono rivolgersi negli uffici di Arci Servizio civile in via Fabio Severo 31 entro le 14 di venerdì. Info: www.arciserviziocivilefvg.org.
IL PICCOLO - LUNEDI', 20 maggio 2019
Cala il sipario su Mare Nordest tra gare di apnea e fondali puliti
Migliaia di visitatori in tre giorni sulle rive
Cala il sipario su Mare Nordest 2019, che resterà negli annali come l'edizione dell'Ursus e dei Tuffi Show. Attrazioni che, nonostante il tempo non proprio clemente, hanno richiamato migliaia di persone sulle Rive per la tre giorni ad alto tasso di spettacolo e divertimento. Il menu di ieri, giornata conclusiva, ha offerto la pulizia dei fondali, la classica targata "Clean Water" e la novità, il torneo "Spazzapnea", il safari subacqueo. La 5° edizione della pulizia dei fondali incastonata in Mare Nordest ha coinvolto un centinaio di volontari, tra subacquei e personale a terra, impegnati nello spazio acqueo di Scala Reale teatro di una "ripulita" che ha fatto emergere la solita galleria di rifiuti, con bottino oramai abituale come cellulari, vetro, cartelli, lamiere e transenne ma anche ombrelli, mangianastri, bandiere, mattoni, tubi, ferraglia, canne da pesca, una ruota da camion e altro ancora. Il torneo "Spazzapnea", svoltosi nel tratto della Diga Vecchia, ha seguito la traccia ma disegnato un clima agonistico, lanciando in lizza una trentina di apneisti alle prese non con pesci ma immondizie in grado di far punteggio e qui si andava dai 100 per i cotton fioc, accendini, borse e lattine ai 2000 attributi per il recupero di cellulari, computer, arredamento e, chissà perché, portafogli. Una battuta di caccia in salsa ecologista abitata da una trentina di apneisti vinta dal Team "Omer e Pathos" e che ha sortito anche qui una certa varietà, da mensole a coppertoni, passando per batterie, sanitari, cartelli e occhiali. Da domani, assicurano gli organizzatori, si inizierà già a lavorare alla prossima edizione dell'evento, per offrire sempre più spettacolo e garantire un coinvolgimento sempre più significativo di scuole, enti di ricerca e Università.
Francesco Cardella
IL PICCOLO - DOMENICA, 19 maggio 2019
Anche a Miramare si celebra la natura per la Giornata delle oasi Wwf
Apertura gratuita del Biodiversitario marino passeggiate guidate e pulizia della spiaggia
Oggi è la Festa delle oasi Wwf. E anche a Trieste, come in oltre 100 strutture italiane, la ricorrenza si celebra all'interno dell'Area marina protetta di Miramare con un nutrito programma di iniziative. Un'occasione, spiegano al Wwf, per celebrare la biodiversità del nostro Paese: per questo motivo è stata lanciata anche la campagna "Sos Natura d'Italia", una raccolta fondi per proteggere il grande patrimonio naturale italiano attraverso la quale fino a oggi è possibile donare 2 euro inviando un sms al 45590.Miramare aderisce all'evento nazionale con vari appuntamenti: si è iniziato già ieri con la pulizia del porticciolo del castello a cura dello staff dell'Area marina in collaborazione con il Centro monfalconese sommozzatori. Oggi invece ci sarà spazio per le attività aperte al pubblico, con l'apertura gratuita del BioMa dalle 10 alle 18. Lo staff Wwf sarà a disposizione per visite guidate, approfondimenti e curiosità marine. La mattina e il pomeriggio sono in programma inoltre due attività, gratuite: il ritrovo per una passeggiata guidata nel parco di Miramare sul tema "Un milione di stagni", la campagna Wwf per sensibilizzare sull'importanza delle piccole zone umide, è fissato alle 10.30 al BioMa. Nel pomeriggio si svolgerà un'operazione di pulizia nell'ambito del progetto "Qui ci giochiamo il mare". Chiunque volesse fornire il proprio apporto per ripulire la spiaggetta di fronte alle ex Scuderie potrà presentarsi alle 14 al BioMa.«Questa campagna - spiega il direttore dell'Amp, Maurizio Spoto - ci trova preparati. Abolire l'utilizzo di bottigliette e stoviglie monouso nel BioMa come negli uffici, o proporre materiali e gadget con materiali tracciati e certificati per il bookshop, sono solo alcuni dei passi già fatti per migliorare la consapevolezza di ognuno nel gestire scelte quotidiane che possono fare la differenza».
Gianfranco Terzoli
IL PICCOLO - SABATO, 18 maggio 2019
La Regione scommette sul Geoparco del Carso - IL PROGETTO TRANSFRONTALIERO
TRIESTE. Un progetto che esalta la geodiversità e l'unicità del Carso nell'ottica di un respiro transfrontaliero, perché la Regione crede profondamente nella vocazione mitteleuropea di quest'area. In tale contesto l'amministrazione Fvg sta predisponendo la candidatura del Carso classico sia a Geoparco regionale - per quanto riguarda la parte italiana - sia a Geoparco della rete Unesco per il Carso transfrontaliero, in un'ottica europea di protezione del patrimonio geologico come ricchezza naturalistica unica. Questi i concetti espressi ieri a Trieste dall'assessore regionale all'Ambiente Fabio Scoccimarro alla presentazione dello stato dell'arte del progetto del Geoparco transfrontaliero. Sono 17 i comuni che vi aderiscono: 12 per la parte italiana (Doberdò del Lago, Duino Aurisina, Fogliano Redipuglia, Monfalcone, Monrupino, Ronchi, Sagrado, San Dorligo, San Pier d'Isonzo, Savogna, Sgonico e Trieste) e 5 per la parte slovena (Divaccia, Erpelle-Cosina, Comeno, Merna-Castagnevizza e Sesana).
IL PICCOLO - VENERDI', 17 maggio 2019
La replica di sindaco e assessore «Il giardino pubblico vive sotto fitorimedio Morena si informi»
«Prima di parlare sempre attivare il cervello». Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza non le manda a dire alla consigliera comunale di opposizione Sabrina Morena protagonista mercoledì di un sopralluogo al giardino pubblico per denunciare il degrado in cui versa. La parola chiave della vicenda è "fitorimedio". «La consigliera parla a vanvera. Ogni tanto informarsi non è peccato - attacca il primo cittadino -. Nel giardino pubblico è stato adottato il sistema del fitorimedio che utilizza piante particolari per bonificare il terreno. In questo modo riusciamo a tenere aperto il giardino e controllare l'inquinamento». Sulla vicenda del giardino pubblico "de Tommasini" di via Giulia è intervenuta ieri anche l'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi. «Ritengo necessario ricordare a chi rappresenta i cittadini all'interno dell'assemblea municipale l'esistenza della non semplice problematica inerente l'inquinamento diffuso all'interno dello stesso giardino - spiega l'assessore -. Una questione emersa non certo ieri mattina o nei giorni scorsi bensì nel 2016 e che questa giunta ha affrontato introducendo il sistema del fitorimedio nelle aree dove è stata acclarata la sussistenza dell'inquinamento». Nessun degrado, insomma. «In tal senso l'impresa incaricata dal Comune - spiega Lodi - ha effettuato alcune settimane fa lo sfalcio delle superfici sulle quali era iniziata l'operazione di fitorimedio (riguardante circa la metà del giardino, in aree opportunamente recintate), riservandosi di effettuare successivamente (ma in pratica già a partire da oggi) lo sfalcio nelle restanti aree, attualmente non sottoposte all'intervento anti-inquinamento». L'azione di fitorimedio, comunica l'amministrazione continuerà anche dopo l'estate con la piantumazione di nuove piante. «E come nei precedenti interventi di sfalcio e pulizia - conclude l'assessore - ribadisco che si presterà la massima attenzione, seguendo le prescrizioni e raccomandazioni formulate dal tavolo tecnico istituito in Regione, tagliando cioè il giusto ma non troppo». -
MARE NORDEST '19 - Una festa sull'acqua. Da oggi sulle rive tuffi, immersioni, convegni e pulizia dei fondali
Ambiente - La pulizia dei fondali è diventato un vero rito
Qui le associazioni di solito sono tutte d'accordo e fanno a gara per dare un contributo autentico, in mare e nelle operazioni a terra. La pulizia dei fondali è diventata anche esso una sorta di sacra liturgia dei subacquei, concordi nel doversi rimboccare le maniche della muta e fornire l'esempio sul fronte ecologico. Tema caro sin dalle prime edizioni all'interno di Mare Nordest, manifestazione che fa del fronte ambientalista una delle cifre fondamentali del progetto e che quest'anno ripropone la tappa targata "Operazione Clean Water", edizione numero cinque, programmata nel Golfo nella mattinata del 19 maggio. Un classico quindi, il momento aggregante per eccellenza che vede all'opera sub esperti, volontari sulle rive e gruppi di studenti impegnati in opere di catalogazione e ricerche. Uno spunto quest'ultimo emerso lo scorso anno, quando alla pulizia dei fondali di Mare Nordest parteciparono forze accademiche, come Manuela Rizzo, laureanda in Biologia, e Federica Nasi, ricercatrice dell'Ogs. Nel 2017 l'Operazione Clean Water coinvolse 14 associazioni, 70 sub ed una trentina di volontari, missione che portò al recupero di 300 bottiglie di vetro, una quarantina di bicchieri, 47 lattine, una decina di sacchi di nylon, una tenda da negozio di 20 metri e 21 cellulari. E che dire dello scorso anno. Qui la caccia ai rifiuti assunse tinte quasi grottesche, considerando la tipologia di materiale rinvenuto nell'arco di poche ore. Qualche esempio? Vetro, plastica e ceramica non mancarono all'appello ma la pulizia sortì anche uno scaldabagno, 14 ombrelli e, chissà perchè, una tesi di laurea e in doppia copia.
F.C.
Pianezzi verso la rinascita grazie al progetto orto sociale
Studio di fattibilità da 14 mila euro per la trasformazione completa dell'area Il Comune: «Non solo riqualificazione, creeremo un punto di integrazione»
MUGGIA. Nuovo passo in avanti per il primo orto sociale comunale di Muggia. È attualmente in corso il progetto preliminare di riqualificazione totale dell'area di Pianezzi affidato ai geologi Fabio Bosso e Sandro Rota per un compenso di quasi 14 mila euro: uno studio di fattibilità volto a individuare tutti gli aspetti necessari a renderlo un luogo di recupero ambientale e socialità, un vero e proprio mercato contadino. «Non solo stiamo andando a riqualificare un'area verde all'interno del nostro territorio, ma le stiamo dando una nuova identità dato che la stessa potrà diventare luogo di incontro e di integrazione intergenerazionale per giovani, anziani, famiglie, disoccupati, lavoratori...», ha spiegato con soddisfazione l'assessore alle Politiche sociali del Comune di Muggia Luca Gandini.Grazie al finanziamento di 50 mila euro ricevuti nel 2017 si sono già svolti i primi importanti lavori tra i quali la pulizia dell'area dalle essenze infestanti, il taglio (all'occorrenza) di alberi e cespugli, la demolizione di manufatti presenti (con raccolta, trasporto e conferimento a discarica del materiale di risulta) e la creazione di piccoli percorsi di accesso al fine di verificare le condizioni dei muri a secco. Tutte azioni fondamentali al ripristino e alla preparazione del terreno, per la successiva semina e piantumazione ed alla messa in sicurezza dei muretti di sostegno. Successivamente l'Uti ha finanziato con 250 mila euro la promozione di forme di economia solidale e, nello specifico, la realizzazione dell'obiettivo "Una comunità coesa e solidale. Rafforzare la domiciliarità e sostenere le famiglie. Migliorare i servizi per i disabili" attraverso l'intervento denominato "Promozione di forme di agricoltura sociale o di altre filiere di economia solidale, in raccordo con il Terzo settore". Il Comune sta ora procedendo alla fase di rilievo dell'area: seguirà la redazione del progetto di fattibilità tecnica di sistemazione dei futuri orti, oltre alla redazione di una relazione geologica e geotecnica, a una valutazione della compatibilità idraulica. Si potrà in tal modo individuare i percorsi verso e tra i pastini, predisporre il terreno per la realizzazione di opere di primaria urbanizzazione, individuare zone per il posizionamento di attrezzatura diversa (vasche di raccolta acqua, di capanni per gli attrezzi, di giochi), scegliere le culture da sviluppare nelle diverse zone, con la supervisione di un agronomo, sull'individuazione dell'area da adibire ad un vero e proprio mercato del contadino. «Questo progetto - ha concluso Gandini - ha il chiaro obiettivo di promuovere l'educazione e la formazione di adulti e bambini, il rispetto per l'ambiente, la creazione e il consolidamento di legami sociali, ma è anche strumento di divulgazione ed informazione a tutta la popolazione ad uno stile di vita più sostenibile».
Riccardo Tosques
Duino Aurisina - Tutto esaurito per il corso sui muretti a secco
Ha avuto un notevole successo di partecipazione il primo seminario formativo sulle murature in pietra a secco del Carso svoltosi nel Parco del castello di Duino, nella zona denominata Vinja. A organizzare l'iniziativa è stato l'architetto Danilo Antoni, presidente del Partenariato, in collaborazione con l'ordine degli Architetti di Trieste, il sostegno del principe Dimitri della Torre e Tasso, la famiglia proprietaria del castello, e la srl Castello di Duino, rappresentata da Luca Marcuzzi. Il luogo è stato scelto perché vi sono presenti resti di muri di sostegno, i cosiddetti pastini. Una trentina di persone hanno riparato in parte i muri danneggiati, ripetendo così gesti antichi, testimoni del lavoro di altre epoche. Nella sala del Centro congressi del castello si è svolto anche un convegno per approfondire i misteri, le caratteristiche e la cultura legate al sapere e alla fenomenologia delle murature in pietra a secco e il loro ruolo nel Carso.
IL PICCOLO - GIOVEDI', 16 maggio 2019
«Il giardino pubblico è ostaggio del degrado» Il caso diventa politico - LA DENUNCIA DI OPEN FVG
Chissà se anche oggi, come agli inizi del secolo scorso, lo Zeno Corsini protagonista de "La Coscienza di Zeno" di Italo Svevo, nelle condizioni in cui versa lo storico giardino pubblico, avrebbe avuto la stessa «sincera intenzione di gioire di quel verde che apparisce tanto puro in mezzo al grigiore delle strade e delle case che lo circondano». Non che il verde oggi manchi, al contrario cresce e si sviluppa in abbondanza, solo che ciò che fino a qualche anno fa appariva come l'elegante polmone verde della città oggi conserva sì il suo ruolo di polmone nel traffico cittadino ma è sempre più in balia del degrado. «Si parla di Trieste città turistica - ha spiegato Sabrina Morena, consigliera comunale di Open Fvg che ieri (foto Bruni) ha lanciato il suo personale grido d'allarme sulle condizioni dello storico giardino - e poi uno dei biglietti da visita della nostra città è ridotto, specie sul lato Est, a selva quasi impenetrabile, o lasciato aggredire dagli infestanti. Qui si incontravano Svevo e Joyce, è ancora un posto in cui triestini e non trovano refrigerio dalla calura estiva o fanno attività motoria e i bambini scorrazzano liberamente».Appena davanti all'ingresso monumentale, che conserva l'originario splendido cancello in ferro sbalzato, ci si imbatte in aiuole spelacchiate, in spazi una volta verdi e adesso riempiti da fogliame secco e ortiche, in percorsi lastricati i cui cordoli sono stati divorati dagli infestanti. Le stesse erme dei concittadini illustri, di cui il giardino è pieno, sono spesso parzialmente occultate da piante spontanee che si sviluppano in altezza. Un cartello, posto sul fusto di un lampione, tristemente ripiegato su se stesso tanto da non essere quasi più leggibile, avverte del divieto di calpestare le aiuole a causa dell'inquinamento del terreno. Addirittura, tra il folto sottobosco qualcuno ha creato delle piste alternative. Migliori appaiono le condizioni delle aree recintate, come quella del laghetto artificiale. «Ho chiesto agli assessori Luisa Polli ed Elisa Lodi lumi sulla gestione della manutenzione del parco, ricevendone informazioni confuse anche a causa del rimpallo di responsabilità e competenze. So che precedentemente la gestione della manutenzione era in capo a un cooperativa. Non è chiaro chi lo faccia oggi, ma i risultati sono davanti agli occhi di tutti. Il prossimo obiettivo sarà certamente quella di presentare una mozione anche se l'auspicio è che qualcosa si possa muovere prima dell'esordio della stagione estiva». E intanto anche il busto del creatore di Zeno si eclissa sempre di più dietro la vegetazione incolta.
Luigi Putignano
Enel, conto alla rovescia per l'addio al carbone - obiettivo 2025
ROMA. L'uscita dell'Italia dal carbone è fissata al 2025 e l'Enel ha fatto partire il conto alla rovescia per farsi trovare pronta all'appuntamento. Il gruppo elettrico ha infatti presentato la domanda di autorizzazione per la conversione di quattro centrali, avvertendo però che l'iter deve essere immediato, altrimenti la trasformazione «non potrà essere garantita», con tutti i rischi connessi alla sicurezza del sistema elettrico. L'occasione per fare il punto sulla preparazione al cosiddetto phase out è stata l'audizione alla Commissione attività produttive della Camera sul Piano nazionale energia e clima, che conferma appunto entro sei anni l'abbandono definitivo a quella che viene considerata la risorsa energetica più inquinante, del responsabile per l'Italia dell'Enel, Carlo Tamburi.
Il cambiamento climatico
Alle 18.30, al Knulp, "La sfida del cambiamento climatico": con Rita Nogherotto (Ictp), Alessandro Massi Pavan (UniTs), e Renato Colucci, Ismar Trieste-Cnr.
"Mare antico" racconta com'e' nato il golfo di Trieste - IL DOCUMENTARIO
La "nascita" del golfo di Trieste, la sua origine geologica e i suoi mutamenti, il nostro mare com'era al tempo dei dinosauri, i segreti delle fonti termali di Monfalcone, i labirinti sommersi nelle bocche del Timavo a Duino. Domenica alle 10.30 su Rai 3 regionale, e in replica mercoledì 22 maggio alle 21.50 su Rai 3 bis (canale 103 del digitale terrestre) va in onda il documentario di Pietro Spirito e Luigi Zannini, "Mare antico. Viaggio alle origini della frontiera sommersa", prodotto dalla sede regionale della Rai per la regia di Luigi Zannini. Il documentario - il quarto della serie dopo "La frontiera sommersa", "I segreti del golfo" e "Trincee del mare" - racconta un viaggio nella storia del golfo, alla scoperta delle sue origini geologiche, con le forme di vita più antiche e le tracce che hanno lasciato, le sorgenti sotterranee, il Timavo e le acque termali di Monfalcone. Assieme ai geologi, ai ricercatori dell'Ogs, agli speleosubacquei del Club alpinistico triestino la troupe è scesa nel cuore del nostro mare in un viaggio che dal tempo profondo arriva fino ai nostri giorni. Ed è una scoperta dietro l'altra, con le telecamere che entrano nei labirinti sommersi del Timavo sotto la guida dello speleosub Luciano Russo, oppure indagano sott'acqua con Stefano Furlani la variazione dei livelli marini, o ancora con Flavio Bacchia fanno rivivere in realtà virtuale la vita nei fondali marini milioni di anni fa, mentre Martina Busetti dell'Ogs spiega i grandi mutamenti geologici del golfo. E dal tempo più remoto arriviamo all'attualità con Maurizio Spoto (Riserva di Miramare) che racconta com'è la vita marina oggi.
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 15 maggio 2019
Pressing per spostare le "zebre" di via Mazzini - IL TEMA IN SESTA COMMISSIONE
«Spostare il passaggio pedonale di via Mazzini alla confluenza con piazza Goldoni senza aspettare l'ennesima vittima»: così il consigliere Salvatore Porro (Fdi), presidente della Sesta commissione, ieri in occasione della discussione della mozione presentata dal gruppo consiliare di Fratelli d'Italia. Un attraversamento pedonale balzato agli onori della cronaca dopo la morte della sessantaduenne Gloria Bonetti, investita lo scorso 12 marzo da un autobus mentre attraversava via Mazzini con il semaforo rosso. «Gli autisti di Trieste Trasporti - ha detto Giuseppe Zottis, responsabile area gestione esercizio della società di trasporto pubblico locale - hanno chiesto di spostare di cinque metri più in giù le strisce pedonali in maniera tale che l'attraversamento non coincida con il momento in cui il montante laterale del mezzo non garantisce una buona visibilità». L'assessore all'Urbanistica Luisa Polli, chiamata in causa dai firmatari della mozione, ha spiegato come «uno spostamento di qualche metro delle strisce pedonali cambierebbe poco o nulla la situazione che è prettamente culturale». Si è parlato di installare specchi e paletti: per il consigliere della Lega, Francesco Bettio, «questi ultimi verrebbero sistematicamente aggirati». Per Sabrina Morena di Open Fvg «occorrerebbe ripensare a una chiusura di via Mazzini, cosa che quando avviene in occasione di eventi particolari, funziona benissimo con il dirottamento del traffico in via Valdirivo», soluzione già cassata nelle scorse settimane dall'assessore Polli, che ha ribadito ieri come «l'arteria in questione sia un asse di collegamento fondamentale della città».
Luigi Putignano
Scoccimarro annuncia gli Stati generali della mittelenergia dell'Alpe Adria
LA NOVITA' ALLA PRESENTAZIONE DI ENERGY AWARDS FVG
TRIESTE. «Gli Stati generali della mittelenergia dell'Alpe Adria e dell'Adriatico». Nel giorno della presentazione nel palazzo della Regione di Udine di Energy Awards Fvg, una sorta di premio Oscar dell'efficienza energetica, l'assessore regionale all'Ambiente Fabio Scoccimarro annuncia un'iniziativa, tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020, con il Friuli Venezia Giulia capofila, che coinvolga Veneto, Carinzia, Stiria, Slovenia e Croazia e sia propedeutica a una Carta ambientale 2030-2050, «non un libro dei sogni, ma un documento da monitorare e tagliandare ogni anno». A più stretto giro, mercoledì 22 maggio, in Castello a Udine, si procederà a premiare i 20 Comuni (sui 26 partecipanti, il primo anno è stato di rodaggio, il riconoscimento avrà cadenza annuale) - tra cui due capoluoghi, ma i nomi sono ancora top secret - che si sono distinti per buone pratiche nel campo della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico. Il progetto vede unite Regione e Ape, l'Agenzia per l'Energia del Fvg che promuove lo sviluppo sostenibile aiutando individui, aziende e amministrazioni locali a conseguire miglioramenti significativi e misurabili nell'utilizzo razionale dell'energia e delle sue fonti rinnovabili. «Un percorso virtuoso», che conosce ora la tappa dell'Energy Awards Fvg, sottolinea Scoccimarro, «che vede anche la Regione coinvolta nel concorso a un cambio culturale nella nostra società». Dall'assessore, affiancato dal direttore regionale del Servizio Energia Sebastiano Cacciaguerra, sono arrivate altre due anticipazioni: «Proprio domani (oggi per chi legge, ndr) puntiamo a vincere un premio nazionale con un progetto Insiel per la mappatura ambientale al forum della Pubblica amministrazione a Roma. Parte inoltre in questi giorni, con un protocollo che stiamo predisponendo con un investimento importante, il processo per rendere l'aeroporto regionale il primo scalo internazionale in Italia e in Europa totalmente "energy free", il che significa che l'energia consumata sarà completamente prodotta dalla stessa infrastruttura». Mercoledì 22, al tavolo dei relatori, con Scoccimarro, ci saranno il sindaco di Udine Pietro Fontanini, il direttore dell'Ape Matteo Mazzolini e Anna Sappa, responsabile del progetto Ce-Heat.
Torna Rifiuti in piazza sulla cultura del riciclo - Oggi a Borgo San Sergio
Questa mattina dalle 10.30 arriva in piazza XXV Aprile a Borgo san Sergio l'iniziativa "Rifiuti in piazza" organizzata da AcegasApsAmga in collaborazione con Arpa Fvg e Comune, per sensibilizzare la cittadinanza sulla corretta raccolta differenziata. I triestini, nel corso della mattinata, potranno scoprire cosa effettivamente finisce nella raccolta dell'indifferenziata e della plastica e ricevere degli utili omaggi per riciclare al meglio anche a casa.
IL PICCOLO - MARTEDI', 14 maggio 2019
Abitanti di Longera in rivolta contro AcegasApsAmga
Residenti di Longera "in rivolta" contro AcegasApsAmga. I lavori di realizzazione della rete fognaria iniziati ad aprile da parte dell'ex municipalizzata, e costati circa mezzo milione di euro, hanno portato a galla parecchi malumori. Gli interventi dureranno circa otto mesi e garantiranno la possibilità per i cittadini di usufruire di una nuova rete fognaria, che trasporterà i reflui domestici delle abitazioni fino al depuratore di Servola. La realizzazione delle lavorazioni lungo strada di Longera sarà effettuata in regime di chiusura della sede stradale, ma la viabilità pedonale sarà comunque garantita mentre il traffico veicolare subirà alcune variazioni temporanee. Secondo alcuni residenti, però, anche con i nuovi lavori verrà coperta solo una parte delle utenze del rione. Molte abitazioni attualmente non sono allacciate alle fognature e quindi in possesso di fosse biologiche di proprietà, infatti, continueranno a scaricare nel torrente Farneto dopo una depurazione tramite vasche biologiche. «Restituiteci i soldi per la depurazione delle acque nere, che finora sono state sversate nel torrente», hanno reclamato Manuel Purger e Francesco Pincer in rappresentanza di una parte degli abitanti di Longera, nel corso dell'ultimo consiglio della sesta circoscrizione. Presente alla seduta anche l'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi, che ha manifestato l'intenzione di convocare una futura assemblea o un sopralluogo sul tema assieme ai tecnici dell'Acegas. Nel frattempo, Andrea Rubin, responsabile delle reti idriche e fognarie per Acegas, chiarisce: «Le vie laterali alla strada di Longera non verranno collegate per via dell'attuale pianificazione regionale, che però può essere forzata con le richieste dei cittadini al Comune». Poi, in merito alla questione delle tasse, Rubin spiega: «Per ora pagavano solamente il "canone fognature" e con questa tubazione si pagherà anche il canone per la depurazione». A breve, AcegasApsAmga spedirà una lettera agli utenti con tutte le informazioni necessarie al fine di completare la procedura di allacciamento .
Ambiente e rifiuti - Apparecchi elettronici - Record di smaltimenti.
Roma. Nel 2018 il Consorzio Ecodom si conferma al primo posto in Italia per quantità di Raee domestici trattati (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche): oltre 105mila tonnellate, con un taglio delle emissioni di Co2 pari a 808mila tonnellate e un risparmio di energia superiore a 130 milioni di kWh. Sono i dati che emergono dal rapporto di sostenibilità del Consorzio per il 2018. L'anno scorso si è registrato un totale di 310.610 tonnellate di Raee Domestici gestiti complessivamente nel sistema «formale» italiano. Nel 2018 è stata evitata la dispersione nell'aria di 808.092 tonnellate di Co2, pari alla quantità di anidride carbonica generata dal parco veicolare dell'intera provincia di Milano per un periodo di circa 30 giorni. Il lavoro di Ecodom ha inoltre permesso di risparmiare 130,8 milioni di kWh di energia.
Dagli apneisti ai sub-robot Tre giorni di "mare pulito"
Presentata l'iniziativa dedicata all'ecologia che vivrà il momento clou con la gara di tuffi da 27 metri dall'Ursus. Mix di eventi tra scienza e sport davanti alle Rive
Tre giorni dedicati al mondo del mare, per capire come tutelarlo, scoprirlo dal punto di vista scientifico ma anche attraverso lo sport. Nel week end, a partire da venerdì 17 e fino a domenica 19, torna "Mare Nordest", l'iniziativa che quest'anno avrà come momento clou la gara di tuffi dall'Ursus, che per l'occasione lascerà il Porto vecchio per arrivare davanti a piazza Unità, dove verrà allestito il villaggio. Ieri alla conferenza stampa di presentazione in Regione, Roberto Bolelli, general manager dell'iniziativa, ha spiegato che «questa ottava edizione sarà particolarmente ricca di appuntamenti e iniziative. Un simbolo di effervescenza della società e del pubblico che hanno preso a cuore i temi che portiamo avanti e che sono legati alla tutela dell'ambiente». "Il Mare ti ascolta, il Mare ti parla" sarà il filo comune che coinvolgerà anche le scuole, con un centinaio di studenti dell'Istituto nautico Tommaso di Savoia Duca di Genova e del Liceo scientifico Galileo Galilei, che presenteranno i risultati del progetto "3R" per il riciclo e il riutilizzo dei rifiuti. In collaborazione con "Mujalonga sul mar" e con il Comune di Muggia sono stati svolti anche degli incontri alla Edmondo De Amicis, che si trova per l'appunto a Muggia.Una delle iniziative più curiose è legata poi alla "pesca dei rifiuti", che prevede una vera e propria gara tra apneisti davanti alla Diga vecchia, dove vincerà chi raccoglierà più immondizia dai fondali. Numerosi i seminari rivolti alla cittadinanza e patrocinati da proEsof 2020, che saranno realizzati in collaborazione con Università di Trieste, Museo dell'Antartide, Ogs e Arpa Fvg. Oltre a pannelli e filmati ci saranno conferenze sulle variazioni climatiche, sulla biodiversità e sulle spedizioni italiane in Antartide. Il Dipartimento di matematica e geoscienze porterà anche un mini Rov - un minirobot subacqueo - costruito nel laboratorio di Oceanografia, delle centraline per l'acquisizione dei dati e i mareografi. L'assessore regionale agli Enti locali Pierpaolo Roberti ha parlato di «un'iniziativa che si arricchisce ogni anno di più. Trieste ha basato la sua ricchezza sulla cultura del mare ed è importante che venga diffusa ai cittadini spaziando quanto più possibile sui contenuti. Bisogna anche parlare di potenzialità e prospettive che devono arrivare preservando l'ambiente marino: troppo spesso inquinato anche da chi getta i rifiuti senza troppi scrupoli». «Mare Nordest deve diventare uno dei grandi eventi di riferimento per la città - ha aggiunto il vicesindaco Paolo Polidori - e per questo come amministrazione abbiamo deciso di fare uno sforzo ulteriore per legare, attraverso questa iniziativa, in modo ancora più forte, Trieste e il suo mare». Paola Del Negro, direttore dell'Ogs che organizzerà una serie di incontri, ha ricordato che «per la prima volta l'Italia avrà una nave rompighiaccio e sarà proprio di proprietà dell'istituto, acquistata grazie al sostegno, non solo economico, del ministero dell'Istruzione. Speriamo di poterla portare alla prossima edizione tra un anno». Giorgio Cecco, di FareAmbiente, ha evidenziato l'importanza della manifestazione e Furio Belsasso, presidente della Trieste Tuffi, ha ricordato che ci saranno anche i campioni Klaus Dibiasi e Noemi Batki.-
Andrea Pierini
I Verdi mettono nel mirino la linea Capodistria-Divaccia
Critiche del movimento ambientalista al progetto dell'infrastruttura ferroviaria il cui cantiere costeggia il confine italiano
SAN DORLIGO DELLA VALLE. Ìl progetto della nuova linea ferroviaria Capodistria-Divaccia finisce nel mirino del candidato dei Verdi al Consiglio comunale di San Dorligo della Valle, Alessandro Capuzzo. «Non è noto il parere dell'Italia sull'impatto ambientale della nuova linea - spiega - il cui cantiere aperto costeggia il confine italiano, lambendo numerose frazioni di San Dorligo della Valle e Muggia, tagliando le zone classificate "Natura 2000" e incidendo su aree archeologiche, boschi, torrenti e fauna selvatica. In ogni caso - aggiunge - siamo al cospetto di una vera e propria invasione su di una delle riserve naturali del territorio. Si tratta di 27 chilometri di nuova ferrovia, di cui 20 in galleria e due viadotti, costeggiando il confine italiano a poche centinaia di metri dalle frazioni di Grozzana, Pese, Draga Sant'Elia, Bottazzo, Bagnoli, Dolina, Prebenico, Crociata, Caresana, Aquilinia, Noghere, Rabuiese e Vignano». Sul progetto ci sono state anche proteste da parte slovena, culminate in un referendum «che - sottolinea Capuzzo - è stato boicottato dall'establishment d'oltre confine. L'infrastruttura, pensata per raddoppiare il percorso delle merci da e per il porto di Capodistria, sta entrando coi suoi escavatori e caterpillar lungo l'intero tracciato, e rimuoverà milioni di metri cubi di materiali di scavo. Altri milioni di metri cubi di materiale edilizio, più 58 chilometri di binari e scambi - prosegue il candidato - saranno necessari, con forte impatto su foreste, vigneti, frutteti, artigianato, paesi antichi, chiese, grotte, foibe e pericolo per gli animali. In territorio italiano - insiste l'esponente ambientalista - sono a rischio pure i torrenti Ospo e Rosandra. Chiediamo che la Repubblica di Slovenia possa modificare le sue decisioni - conclude - possibilmente in accordo con le competenti autorità italiane». A sostenere i Verdi interverranno domani, alle 17.30, nell'aula del Consiglio di San Dorligo della Valle, i portavoce di Trieste e Isola del "Movimento per la Democrazia in Europa entro il 2025", fondato dall'ex ministro delle finanze greco Varoufakis, per un incontro che vedrà anche la partecipazione dell'ex sindaco di Capodistria, Aurelio Juri, dei candidati alle europee della Sinistra, Andrea Bellavite e Iztok Furlanic, dei Verdi, Tiziana Cimolino e Pino Prasel, del candidato sindaco dei Verdi per San Dorligo della Valle, Alen Kermac, e del capolista di Rifondazione comunista, Goran Cuk. Il movimento "DiEM25" ha lanciato l'iniziativa "European May", per sensibilizzare l'elettorato verso il programma intitolato "Green New Deal", elaborato in vista del rinnovo parlamentare europeo.
I disastri ambientali tra logiche d'emergenza e cultura di prevenzione - incontro pubblico
Si intitola "Disastri naturali e ambientali fra logica dell'emergenza e cultura della prevenzione" l'incontro di carattere operativo in programma domani nell'auditorium dell'ex Salone degli Incanti in Riva Nazario Sauro dalle 14.30 alle 19.30. L'evento, promosso dall'associazione di promozione sociale InProspettiva, prende le mosse dalle coordinate tecniche inserite nel nuovo Codice della Protezione civile, e gode del patrocinio della Regione e della coorganizzazione del Comune. Ad aprire i lavori dell'incontro (aperto al pubblico e a ingresso gratuito), dopo i saluti istituzionali portati dai rappresentanti dell'amministrazione municipale, sarà il direttore del Piccolo Enrico Grazioli, che nel corso del pomeriggio terrà inoltre un intervento dal titolo "La notizia dell'emergenza e la notizia della prevenzione". Subito dopo interverranno il prefetto Valerio Valenti, che parlerà del ruolo della Prefettura in materia di Protezione civile, l'assessore Riccardo Riccardi ("Vulnerabilità e pericolosità naturali del territorio: attività di pianificazione della Regione") e il comandante provinciale dei Vigili del fuoco, Natalia Restuccia. La seconda parte del pomeriggio vedrà gli interventi dei vertici delle forze dell'ordine (Livio Ciancarella del Comando regionale dell'Esercito, Stefano Cotugno a capo del Comando provinciale dei Carabinieri, e il questore Giuseppe Petronzi. Il tema dei disastri naturali verrà affrontato però anche dal punto di vista dell'impatto emotivo. Di qui la partecipazione do Hanna Farah, presidente dell'Associazione Psicologi per i popoli Fvg.
IL PICCOLO - LUNEDI', 13 maggio 2019
Dall'incidente ai progetti sospesi - L'odissea del tram tocca i mille giorni
Lo scontro frontale in via Commerciale il 16 agosto 2016 Numerosi gli annunci, ma manca il via libera dell'Ustif
Mille giorni. Dallo scontro frontale tra due vetture del tram di Opicina, avvenuto il 16 agosto 2016, sono passati tre governi (Renzi, Gentiloni e Conte) e due presidenti della Regione (Serracchiani e Fedriga). Sul fronte sportivo la Triestina era in serie D e la Pallacanestro Trieste si giocava una tranquilla A2. Dopo mille giorni invece il Tram di Opicina resta ancora tristemente fermo, nonostante le promesse di una pronta ripartenza. Da quando c'è stato l'incidente frontale tra la vettura 404 e 405 il tempo sembra infatti essersi fermato. Nell'impatto rimasero feriti sette passeggeri e i due macchinisti, nessuno in modo serio per fortuna. Secondo la ricostruzione la 404 stava scendendo verso la città per delle prove tecniche. L'altra vettura, la 405, era regolarmente in servizio e, dopo aver fatto passare un terzo mezzo, la 406 che andava verso città con delle persone a bordo, era ripartita dalla fermata di Conconello. Dopo cinquanta metri e nel mezzo di una curva lo scontro frontale. Per la ricostruzione definitiva della dinamica e per le responsabilità bisognerà attendere il processo che è ancora in corso e vede imputati i due macchinisti: Stefano Schivi e Fulvio Zetto. Entrambi sono stati rinviati a giudizio dal giudice per le indagini preliminari Luigi Dainotti con l'accusa di disastro ferroviario colposo. Il processo dovrà appurare se sono stati ignorati semafori rossi o se non sono state date le indicazioni corrette via radio. Per avere la verità, almeno processuale, servirà ancora del tempo mentre il 2020 potrebbe essere effettivamente l'anno del rientro in servizio del tram. Nessuno chiaramente vuole ormai sbilanciarsi anche perché dal 2016 gli annunci, poi disattesi, non sono mancati. Il timore iniziale era di non riuscire a completare in tempi brevi il restauro delle vetture. Per il regolare servizio ne servono almeno tre e, oltre alle due coinvolte nel sinistro e sotto sequestro, delle altre sei solamente due erano operative. La 401 era oggetto di lavori strutturali piuttosto importanti dal 2009 e rallentati pure dal patto di stabilità. La 407 era impegnata nella revisione annuale. Le fasi di riparazione delle due vetture incidentate si erano invece concluse in tempi brevi, ovvero già l'8 giugno 2017. Proprio in quei giorni l'assessore Luisa Polli, una che il tram lo usava spesso, aveva manifestato un certo ottimismo sui tempi di ripartenza: «Direi che ormai siamo davvero a buon punto». L'ottimismo non venne però ripagato dalla realtà al punto che il Piccolo avviò una raccolta di firme che si chiuse il 30 ottobre 2017 con 15.783 adesioni da tutto il mondo. A quella virtuale si affiancò anche la raccolta cartacea promossa da Luigi Bianchi di CamminaTrieste. A sottoscrivere il documento furono oltre 2.200 persone tra cui molti politici come l'ex premier Matteo Renzi. Nonostante le critiche del sindaco Roberto Dipiazza - «a cosa serve? C'è qualcuno che non vuole la riapertura del tram?» - vi aderirono anche i vertici della Regione con l'allora presidente Debora Serracchiani e il suo assessore alle Infrastrutture Maria Grazia Santoro, che garantirono anche l'appoggio economico per rimettere in funzione la linea.Proprio la Regione è il gestore della linea, che è di proprietà del Comune, mentre Trieste Trasporti mette in pratica il servizio. Per riattivare la linea serve il via libera dell'Ufficio speciale trasporti a impianti fissi (Ustif), un organo periferico del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti che lo scorso anno ha cambiato nome diventando Agenzia unica per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali. Va detto che palazzo Cheba non è rimasto con le mani in mano e ha consegnato diversi progetti. E non sono mancati i confronti, al punto che a metà ottobre 2017 Dipiazza alzò pesantemente la voce arrivando a sbattere la porta (neanche troppo metaforicamente) in uno degli incontri. Lo scorso dicembre proprio il sindaco è stato querelato dai funzionari dell'organo. In questi mille giorni si potrebbe intravedere però la luce e qualcuno parla del primo trimestre del 2020 come data di ripartenza. Tutto dipenderà però ancora dall'Ustif, che nel 2017 aveva chiesto degli adeguamenti ai primi progetti per l'ammodernamento della linea, chiedendo anche degli adeguamenti sui marciapiedi delle fermate. La nuova progettazione della società Mercitalia Shunting & Terminal srl (che aveva già redatto il primo progetto) è stata completata e trasmessa in data il 23 marzo alla Regione, che l'ha inviata poi all'Ustif. Intanto sono state bandite le gare da 270 mila euro per la fornitura delle traverse, aggiudicata dalla società Lodovichi Domenico spa di Roma, e da poco meno di 134 mila euro per la realizzazione e la fornitura di nuove rotaie, aggiudicata all'austriaca Voestalpine Schien gmbh.
Andrea Pierini
Dipiazza resta in silenzio dopo la querela Luccarini suona la carica: «Manca poco»
Il sindaco Roberto Dipiazza preferisce non dire più nulla sul tram di Opicina vista la querela dello scorso dicembre che gli ha fatto l'Ustif, l'organo del ministero delle Infrastrutture e trasporti che deve dare il via libera al progetto per la messa in sicurezza della linea. Il primo cittadino, insieme alla sua giunta, saranno però i protagonisti di un video satirico che dovrebbe essere pubblicato proprio oggi in occasione dei mille giorni di stop della linea 2. Chi lo ha visto in anteprima conferma che si tratta di un collage, chi lo ha realizzato sceglie invece di restare ancora nell'ombra. A parlare è l'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi: «Abbiamo inviato alla Regione il 23 marzo scorso il progetto con le modifiche che ora è stato mandato all'Ustif. L'impegno degli uffici è consistente per riuscire a riattivare la linea. Sono stati compiuti diversi incontri e riunioni per arrivare a una soluzione, stiamo facendo il massimo lavorando a testa bassa». La linea 2 è di proprietà del Comune, è gestita però dalla Regione attraverso la Trieste Trasporti. Proprio il rinnovato presidente della partecipata Pier Giorgio Luccarini manifesta un certo ottimismo: «Ormai siamo in quello che possiamo ragionevolmente ritenere l'ultimo rettilineo prima della ripartenza. Per dare avvio alla riqualificazione della linea manca ancora qualche passaggio formale e poi, una volta ultimati i lavori, si potrà procedere con i collaudi. Si sta lavorando tutti in grande sintonia e con risultati che sono apprezzabili giorno dopo giorno: fra Comune, Regione, Ustif e Trieste Trasporti ci sono oggi collaborazione e dialogo costanti. Una collaborazione e un dialogo a cui tiene molto anche lo stesso sindaco che sta seguendo personalmente e con grande attenzione l'evolversi della situazione». L'ottimismo si scontra però con il tempo: «È vero mille giorni sono tanti - aggiunge Luccarini - ma è un periodo purtroppo coerente con una burocrazia complessa e parcellizzata come quella italiana. Come altre volte ho avuto modo di dire, siamo tutti molto consapevoli del ruolo e della funzione, anche simbolica, che il tram ha per la città e la lunga attesa, ne sono certo, non farà che rendere ancora più bella la ripartenza. Da parte nostra, posso assicurare che Trieste Trasporti si farà trovare pronta un minuto dopo l'ultimazione dei lavori e il nulla osta dell'Ustif». Chi osserva con attenzione l'evolversi della situazione è l'ex sindaco Roberto Cosolini, oggi consigliere regionale del Pd, che proprio sulla questione del tram era stato pesantemente attaccato durante il suo mandato. «Ricordo bene gli attacchi strumentali dell'opposizione», racconta: «All'epoca stavamo facendo dei lavori pesanti e il blocco era stato alla fine di 21 mesi. Mi viene da pensare cosa potremmo dire adesso che siamo a mille giorni e che si prospetta un periodo di attesa ancora piuttosto lungo. Non sottovaluto la complessità della questione, proprio perché ci sono passato. A questo punto però servirebbe avere una tempistica decente e nessuno si scandalizzerebbe per uno sbaglio di due mesi. Mi pare comunque di aver capito che difficilmente il tram prenderà servizio nel 2019». Sullo scontro Dipiazza- Ustif, Cosolini, spiega che «l'organismo ha sempre fatto il suo mestiere che è di garantire la sicurezza dei trasporti su rotaia. Si tratta di programmare e fare le cose per mettere i funzionari nelle condizioni di eseguire i collaudi e concedere le autorizzazioni. Certo è che un'interruzione di quattro anni è un danno d'immagine pesante per un simbolo della città».
La delusione dei tanti turisti che aspettano invano di salirci
Gli operatori del settore ammettono di percepire il rammarico di chi arriva in città e scopre che il servizio non è ancora operativo
I triestini probabilmente si sono assuefatti all'assenza, anche se non sono assolutamente rassegnati. I turisti invece non capiscono: soprattutto quelli che sono tornati in città più volte negli ultimi tre anni. Il tram di Opicina è uno dei pochi impianti a fune che ancora esistono nel mondo al punto da essere anche una domanda del popolare gioco da tavola "Trivial pursuit": il suo fascino entra in guide turistiche e documentari. «Nonostante i mille giorni di stop il tram rimane uno dei simboli della città», racconta Francesca Pitacco, presidente dell'Associazione delle guide turistiche Friuli Venezia Giulia. «La cosa più difficile - racconta - è spiegare perché non è in funzione. Gli italiani sanno come funziona la burocrazia nel nostro Paese mentre gli stranieri restano sbalorditi dal fatto che è fermo da tre anni. Come guide ci limitiamo a spiegare che c'è stato un incidente. Di certo le persone che attendono di farci un giro rimangono molto deluse». «I turisti, soprattutto quelli che sono già stati in città, quando prenotano ci chiedono se il tram è tornato in servizio - spiega Guerrino Lanci, presidente di Federalberghi Trieste - e noi abbiamo l'ingrato compito di spiegare che ancora è tutto fermo. Un aneddoto che ricordo è che portammo dei tour operator in visita proprio sul tram e quando chiedemmo loro quale fosse il costo per una corsa di quel tipo: le cifre oscillarono dai 10 ai 14 euro. Rimasero basiti quando comunicammo che si pagava solo il biglietto del bus. Il tram è un patrimonio di questa città ed è un valore aggiunto per gli stranieri». Michele Ciak, presidente della Pro Loco, conferma che «tantissimi ci chiedono del tram nei nostri info point di piazza Unità e di San Giusto. Sono sia italiani che stranieri, soprattutto austriaci e tedeschi, anche se non mancano inglesi e francesi che ne hanno letto e sentito parlare. Diciamo che la promozione che è stata fatta nel corso degli anni ha dato esiti importanti e sta ancora dando risultati. Non posso che confermare la delusione di chi viene per la prima volta e di chi torna. Qualcuno prende il servizio sostitutivo con le linee 4 e 2/. Non è però la stessa cosa». Leandro Steffè dell'associazione Ferstoria denuncia «un grave danno per la città sia dal punto di vista turistico che storico. Anche gli utenti sono penalizzati perché il tram fornisce comunque un servizio per alcune zone della città. Bisogna capire se è più colpa dell'inerzia locale o della burocrazia nazionale: probabilmente è frutto di un mix tra le due cose».
Veglia, il rigassificatore pronto a funzionare entro l'inizio del 2021
La conferma del ministro dell'Ambiente. Lng Croazia: lavori nei tempi previsti. Comune e Regione restano contrari
ABBAZIA. Il rigassificatore galleggiante di Castelmuschio (Omisalj), sull'isola di Veglia, entrerà in funzione entro il primo gennaio 2021. La conferma arriva da fonti autorevolissime: a darne l'annuncio sono stati infatti il ministro croato dell'Ambiente, Tomislav Coric e la direttrice dell'azienda statale Lng Croazia (cui è stata affidata la realizzazione del progetto), Barbara Doric. L'occasione è stata quella del convegno internazionale sul gas che ad Abbazia ha riunito 600 esperti del settore provenienti da una ventina di Paesi di tutto il mondo. Coric ha ricordato che negli ultimi anni la Croazia si sta adoperando per diversificare le fonti di energia e per diventare uno Stato sicuro e quanto più autonomo nel campo dell'approvvigionamento di combustibili. «Attualmente la Croazia importa il 40% del suo fabbisogno di elettricità - ha rilevato il ministro - il 60% di gas e l'80% di derivati petroliferi. Il nostro traguardo è ridurre in modo significativo queste percentuali, arrivando alla necessaria autonomia energetica. Il terminal metanifero nordadriatico - ha detto Coric - rientra nel perseguimento del nostro obiettivo: la nuova struttura inizierà a essere attiva fra circa un anno e mezzo».In merito al rigassificatore offshore, il ministro ha aggiunto che negli ultimi due anni si è passati dalle parole ai fatti: i lavori di approntamento sono iniziati lo scorso marzo. La direttrice di Lng Croazia è peraltro arrivata ad Abbazia direttamente dal cantiere di Castelmuschio: i preparativi per l'impianto, ha riferito, procedono senza intoppi malgrado al progetto si oppongano fermamente il Comune di Castelmuschio, la Regione quarnerino-montana, alcune forze politiche e ambientalisti. Il presidente del convegno abbaziano e responsabile dell'Associazione croata degli esperti nell'industria del gas, Dalibor Pudic, si è detto certo che l'impianto avrà un futuro assicurato, essendo il comparto in lenta ma costante espansione. Per la realizzazione del rigassificatore è previsto un investimento pari a 234 milioni di euro, dei quali 101 stanziati a fondo perduto dall'Unione europea.
Andrea Marsanich
Manuale per lo spreco zero Andrea Segré ci insegna a rimettere il cibo in circolo
Docente e inventore del "Last Minute Market" di Bologna propone una rivoluzione alimentare a partire dal frigorifero
Il retrobottega dei supermercati è il regno di un uomo misterioso, il Descaffalatore. È addetto a decretare vita e morte degli alimenti. Confezione ammaccata? lattina con etichetta sbilenca? yogurt in scadenza? «Tu sei fuori! » Ma all'ingresso dei supermercati c'è anche un professore dell'università di Bologna, il triestino Andrea Segré, che con costanza e inesauribile pazienza, da almeno vent'anni, ammonisce che il cibo non si getta. Con qualche accorgimento "Il metodo spreco zero" (Bur Rizzoli, pag. 272, euro 14) è alla portata di tutti e Segré l'ha presentato ieri, come ultimo appuntamento del festival Link, in dialogo con Massimo Cirri, autore e voce di "Caterpillar" (Radiodue Rai) che firma la postfazione del manuale, pentito redento dell'Offertona irrinunciabile, del 3x2, del Sottocosto Spinto. Per Segré tutto cominciò oltre venti anni fa, fondando il bolognese Last Minut Market, e si rivelò idea vincente, oltre che meritoria. Oggi l'impresa sociale di cui è presidente, rileva da bar, gastronomie, centri commerciali, alimenti perfettamente commestibili eppure destinati alla spazzatura e li reinserisce all'interno dei circuiti della solidarietà. S'intende che ciò che si fa in larga scala è applicabile a quella ridotta in nome della triade: comprare ciò che serve, cucinare il necessario, mangiare quanto basta. Lasciando alle grandi occasioni le pietanze elaborate, nessun cibo è più saporito di quello frugale, eppure nessuna strada porta all'inferno più di quella lastricata di buone intenzioni della spesa del sabato. Perché, scrive Segré, si sa, è impulsiva, si fa sedurre dallo sconto, cede al fascino del fiocco, della novità. Ma è vittima anche del tempo tiranno che porta a sovrastimare la necessità di riempire la dispensa per tutta la settimana. Morale: ogni giorno buttiamo cibo per 100 grammi a testa, che diventano 37 chili pro capite all'anno e con esso 450 euro per un nucleo di circa 4 persone. La concezione del Last Minut Market formato famiglia, parte dalla compilazione di un "diario dello spreco" , in cui registrare gli alimenti buttati quotidianamente per capire i nostri errori, liberarci dalle cattive abitudini e infine dare il via alla "rivoluzione alimentare" . Siamo ciò che mangiamo, diceva Ippocrate, padre della Medicina. Ma siamo anche ciò che non mangiamo e ci gira intorno: relazioni, valori sociali, energia, acqua, soldi, fame e diete, troppo e troppo poco. L'importante è riconoscere che lo spreco del cibo commestibile è "peccato" in sé, come esortano gli anziani, ed è un danno anche economico e ambientale. Smaltire i rifiuti costa e inquina. Per cambiare, alla fin fine influenzando anche il modello industriale, sensibilissimo alle tendenze del consumatore, basta aprire casa nostra a allegre forme di pianificazione e disciplina. Cittadino responsabile, industria responsabile, politica responsabile, non necessariamente in quest'ordine ma tant'è: il "la" tocca darlo al cittadino responsabile. Meglio se competente pioniere come Segré che insegna a fare la spesa mirata, il menù modulare, a conoscere a fondo il freddo mondo del frigorifero organizzandolo al meglio. A leggere le etichette, a usare e riusare gli imballaggi, a fare l'orto in casa e il compostaggio. Infine a evitare del tutto gli avanzi, dando agli scarti una nuova chance attraverso una cornucopia di ricette magiche. L'economia domestica di un tempo ora esige uno sforzo in più, per diventare sostenibile e circolare assecondando la forma sferica del nostro pianeta.
Cristina Bongiorno
I 17 traguardi da tagliare per lo sviluppo sostenibile
L'accademia mondiale delle scienze promuove un incontro per affrontare i temi legati alla formazione delle future generazioni
Trieste. Insegnare alle nuove generazioni l'importanza della scienza, della tecnologia e dell'istruzione per riuscire a vincere le 17 sfide dello sviluppo sostenibile. A lanciare l'obiettivo è Max Paoli, coordinatore dei programmi della Twas, l'Accademia mondiale delle scienze che ha sede a Trieste. «L'educazione scientifica - spiega - è ancora oggi sottostimata, mentre andrebbe promossa con maggior vigore in tutte le scuole in modo da formare una società futura più preparata e consapevole, perché scienza e tecnologia sono ovunque»." Sviluppo sostenibile: sfide globali e opportunità per il futuro" è l'evento organizzato proprio da Paoli che si terrà domani dalle 16 nell'aula magna dell'Università, in via Filzi 14 a Trieste. L'evento - a ingresso libero e aperto alla cittadinanza - si svolge nel quadro del Festival dello sviluppo sostenibile organizzato da Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), ed è realizzato in collaborazione con le Università di Trieste e Udine, la Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile e la Regione Fvg con il supporto di proEsof. La sostenibilità è un concetto composito, spiega Twas, che ha come obiettivo una qualità della vita adeguata e piacevole per tutti tramite l'utilizzo razionale delle risorse disponibili e che tocca temi universali: salute, acqua ed educazione. Di popolazione e di previsioni di crescita parlerà proprio Edoardo Milotti, docente al dipartimento di fisica dell'ateneo triestino: «Fare previsioni - sottolinea - su crescita e decrescita della popolazione, tenendo anche conto delle migrazioni è importantissimo. Disporre di stime numeriche sull'andamento futuro della cittadinanza ci permetterà di capire come cambierà il mondo e di anticipare decisioni importanti in fatto di sanità, energia, istruzione».Maurizio Fermeglia, in chiusura di mandato in qualità di rettore dell'Università di Trieste, affronterà il tema dei lavori del futuro legati alla sostenibilità, e avverte: «Nel 2030, per effetto della digitalizzazione molti lavori scompariranno. Resteranno quelli in cui permane la sensibilità che è propria dell'uomo e che i robot non possono acquisire. Per questo non dobbiamo sprecare il capitale umano che possediamo».Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable development goals) sono 17 e sono stati concordati dalle Nazioni unite. Il numero totale annovera 169 target che mirano a risolvere un'ampia gamma di problematiche riguardanti lo sviluppo economico e sociale, come ad esempio la povertà, la fame, la salute, l'istruzione, il cambiamento climatico, le questioni energetiche e l'uguaglianza di genere.
IL PICCOLO - DOMENICA, 12 maggio 2019
Il porto fa gola ai colossi asiatici - Cordata indiana pronta a investire
Imprenditori interessati al business immobiliare nell'antico scalo e ai vantaggi del Punto Franco. Contatti avviati con l'Authority
Non solo cinesi e ungheresi. A mettere gli occhi sul porto di Trieste sono ora anche imprenditori indiani e indonesiani. Un interesse più che concreto, il loro, come testimoniano i contatti già avviati con l'Autorità portuale. A voler sbarcare in città - secondo i bene informati sia con investimenti immobiliari in Porto vecchio sia con attività di tipo industriale che potrebbero beneficiare del regime di Porto franco -, sono nel dettaglio alcuni investitori asiatici con garanti inseriti in società lombarde ed emiliane. Le stesse che, per ora, mantengono il più stretto riserbo sull'identità dei loro clienti per non "bruciarli" e rischiare così di complicare le trattative. Trattative però, come detto, già iniziate e accompagnate un po' a sorpresa da un'iniziativa parallela, una sorta di "operazione simpatia" per avvicinarsi alla città e iniziare a farsi conoscere: la creazione di una squadra di cricket, sport nazionale in India e nei Paesi vicini. Proprio a margine della presentazione del team di "Trieste United" (che tra un mese debutterà nel campionato di categoria) è emersa l'esistenza della misteriosa cordata asiatica pronta a investire in città, specie nel business del Porto vecchio. A farne parte, secondo quanto filtra al momento, sarebbero società che lavorano nel settore immobiliare, logistico e industriale (dalla componentistica ai materiali da costruzione) che vedono ai piani alti imprenditori indiani insieme a indonesiani e alcuni cinesi. Uomini d'affari comunque, si apprende da fonti vicine all'Autorità portuale, del tutto slegati rispetto agli indonesiani della Java Biocolloid, leader nella produzione del polisaccaride agar-agar, che da settembre dovrebbero iniziare la lavorazione degli estratti di alghe rosse in un capannone nel Canale navigabile. A rappresentare in questa fase gli interessi degli investitori della penisola asiatica è una società emiliana, la Phoenix, che fa parte della Rossi Group, una holding dalla storia più che centenaria, fondata a Piacenza nel 1866 e attiva nel settore dell'importazione, il cui core business, come si legge nel sito della holding emiliana, è proprio l'avvio e lo sviluppo di nuove aziende. Proprio Giovanni Rossi, amministratore delegato della Phoenix, è attualmente vicepresidente della squadra triestina di cricket. A confermare l'attenzione da parte di industriali indiani e indonesiani, come detto, è proprio la Torre del Lloyd. «Sì, ci sono investitori asiatici alla porta - spiega Antonio Gurrieri, dirigente responsabile della Direzione amministrazione e Finanza del Porto -, anche se la trattativa è alle battute iniziali. Per questo parlarne troppo rischierebbe di compromettere gli interessi del gruppo. Per intenderci, comunque, la trattativa non è avanzata come quella avviata con altri gruppi (cinesi e ungheresi). Come porto, però, noi siamo aperti ad ascoltare chiunque voglia venire qui a Trieste ad investire». Cauto anche il presidente dell'Authority Zeno D'Agostino. «In questo periodo sono in molti ad averci contattato - afferma -, compresi alcuni investitori indonesiani. Negli ultimi mesi il porto di Trieste fa gola a molti». Diplomatico infine Roberto Dipiazza che, a domanda precisa, preferisce non rispondere, limitandosi ad un ermetico «di queste cose meglio parlare nelle sedi opportune» e lasciando però intuire l'esistenza di una trattativa potenzialmente molto interessante e, proprio per questo, da "maneggiare con cura".
Lorenzo Degrassi
Pneumatici, moquette, bottiglie e pure un wc Riemerge dalla Sacchetta un "cimitero" di rifiuti
Mattinata in nome dell'impegno ecologico tra Pontile Istria e Molo Sartorio promossa dal Circolo Sommozzatori, Triestina della Vela e Adriaco
Bottiglie di vario tipo, da quelle di vino a quelle di liquore, e poi piatti, lattine, plastica in abbondanza, pezzi di canne da pesca, ferraglia, parabordi, pneumatici, boe danneggiate, un'enorme ancora e pure un wc che, stranamente, è un oggetto ricorrente quando si eseguono le pulizie dei fondali. È il "bottino" emerso dalle acque tra il Pontile Istria e il Molo Sartorio, frutto del lavoro del Circolo Sommozzatori Trieste, che ieri mattina ha impiegato 12 sub con bombole, in aggiunta a tre apneisti, oltre a una trentina di volontari a terra, tra i quali molti sportivi di Triestina della Vela e Adriaco, che hanno promosso congiuntamente l'iniziativa. Mentre dal bacino emergevano immondizie di ogni tipo, i giovani si sono occupati di dividere i rifiuti e differenziarli subito, sul posto. «È la prima volta che procediamo con un intervento simile in questo punto - spiega Enrico Torlo, presidente del Circolo Sommozzatori Trieste - e un ringraziamento va a tutto il personale impiegato nonché alle due società sportive che hanno agito in sinergia, per eliminare la sporcizia dal fondale. Come già accaduto in altre aree a ridosso della riva, troviamo sempre un po' di tutto. Oggetti portati dal vento, durante le giornate di bora, come la moquette delle imbarcazioni. Ma tanti materiali sono stati gettati in acqua volutamente. Tra questi il water, datato, che abbiamo recuperato. E poi stoviglie, bottiglie e davvero tanta plastica, il materiale in assoluto più raccolto, tanto che abbiamo riempito ben quattro cassonetti». «Occasioni come queste devono far riflettere tutti», sottolinea lo stesso Torlo: «Bisogna aver cura del nostro mare, cosa che spesso non si fa».I sub, muniti di una rete, utile a infilare i rifiuti, si sono immersi attorno alle 10, divisi in coppie, a scandagliare tratti di mare stabiliti in precedenza, durante una riunione. In vari punti vicini alle due società veliche, squadre di volontari hanno calato poi in mare cassette di plastica, per portare all'asciutto le immondizie e conferirle nel modo più corretto. La mattinata si è conclusa dopo mezzogiorno. A collaborare alle operazioni anche tanti bambini, che si sono messi a disposizione dell'organizzazione per dare una mano. «Purtroppo - aggiunge Torlo - sono interventi che consentono solo una parziale ripulitura, c'è davvero tanto da fare. Per fortuna negli ultimi anni abbiamo lavorato in varie zone e sicuramente abbiamo dato un contributo prezioso. Nel tempo ci sono capitati anche pezzi voluminosi, come motorini o carrelli della spesa, questa volta sono state pescate meno stranezze ma comunque restano sempre tanti gli oggetti riportati a galla». Qualche mese fa il circolo si era occupato anche delle acque del porticciolo di Grignano. Erano state rimosse tante bottiglie, varie batterie, un frigorifero, un motore, vetro, metalli e anche in quel caso moltissima plastica, il 70% dei rifiuti complessivi.-
Micol Brusaferro
Incubo-plastica - E il 19 si replica alla Scala Reale - I FOTOGRAMMI
Nelle immagini di questa pagina alcuni dei momenti vissuti ieri durante le operazioni di pulizia tra Pontile Istria e Molo Sartorio. A sinistra i sub protagonisti dell'iniziativa, a destra il recuperato con accanto alcuni pneumatici riemersi sempre dalle acque della Sacchetta, a destra il wc. Qui sopra un cestino di "scovazze". Il materiale comunque al quale spetta la "maglia nera" resta la plastica. In questo caso ne è venuto a galla un quantitativo in grado di riempire quattro cassonetti. Domenica 19 spazio invece alla consueta pulizia dei fondali davanti alla Scala Reale, nell' ambito della manifestazione Mare Nord Est, dalle 9 alle 11. L'operazione Clean Water, giunta alla quinta edizione, si concentrerà in particolare sulla rimozione della plastica e vedrà la collaborazione di diverse realtà insieme. Tutte le informazioni sono presenti sul sito www.marenordest.it, dove si possono vedere anche le immagini di tutti gli oggetti, compresi quelli più stravaganti, riportati in superficie durante gli anni passati, tra i quali un paio di sci.
(mi.b.). Fotoservizio di Massimo Silvano
Il clima cambiato scatena più allergie Dodici milioni di italiani sono a rischio
I pericoli vengono da aumento delle temperature, inquinamento e diffusione dei pollini. Malattie tropicali in crescita - i 4 fattori che danneggiano la salute
Torino. L'idea corre subito agli uragani, alle grandi ondate di calore o ai periodi di siccità. Questi per gli esperti sono «eventi estremi», perché tutti gli altri sono meno evidenti. Apparentemente non catastrofici, ma in realtà rischiano di rivelarsi persino più dannosi. Tra una devastazione e l'altra, infatti, i cambiamenti climatici stanno influenzando silenziosamente la nostra vita quotidiana. Le prove sono in mano ai medici, che sempre più frequentemente diagnosticano nuove malattie e fanno i conti con la maggiore diffusione di alcune patologie certamente legate agli stravolgimenti del nostro pianeta. Il surriscaldamento - Il problema più diffuso, che riguarda circa 12 milioni d'italiani, è quello delle allergie. A farne le spese è una fetta sempre più ampia di popolazione e l'aggressività è ormai allarmante. Il mix più preoccupante, spiegano gli studiosi, è quello tra l'inquinamento, l'aumento delle temperature e la diffusione dei pollini. Il risultato è semplice: il boom di riniti e asma. «L'incidenza è molto più alta di prima e i cambiamenti climatici sono un fattore determinante», sottolinea Giorgio Walter Canonica, professore e past president della Società italiana di allergologia, oltre che responsabile del Centro asma e allergologia della clinica Humanitas di Bergamo: «Allo stesso tempo la maggiore frequenza delle allergie è riconducibile agli stravolgimenti dei nostri stili di vita».L'indiziato numero uno è il surriscaldamento del pianeta. E se è vero che non ci sono più le mezze stagioni, allora bisogna fare davvero i conti con le conseguenze. Una riguarda le piante e il loro periodo di fioritura, che anticipa l'arrivo della primavera. «Da questo dipendente il fatto che i pollini si concentrano nell'aria per un arco di tempo ben più ampio - sottolinea Canonica -. È quasi scontato che l'incidenza delle allergie sia maggiore. Uno studio durato 27 anni e concluso di recente ci ha consentito verificare che alcune piante parietarie hanno esteso di 90 giorni il loro periodo di pollinazione». Lo stravolgimento delle stagioni e il grande caos ambientale finiscono per avere conseguenze anche più pesanti per chi si vive nei grandi agglomerati urbani diventati roventi. Le scorie nell'aria - L'altro problema, che è fratellastro del surriscaldamento del pianeta, è l'inquinamento. Il legame con una serie di malattie tumorali è già noto, ma la diffusione di particelle nell'aria è anche una delle cause dell'aumento vertiginoso delle allergie. Il professor Canonica ne spiega la ragione: «La diffusione nell'aria delle particelle esauste del diesel aumenta il rischio di allergie. Queste particelle si legano ai pollini e li aiutano nella loro azione dannosa sul nostro organismo. Di conseguenza, può bastare una quantità di 20 volte inferiore per scatenare una grave reazione». Molti pericoli sono legati, inoltre, allo sviluppo di diverse specie vegetali, che dalle in Italia sono arrivate per caso e che si sono subito adattate. La più temuta è una pianta che ha origine americana: si chiama «ambrosia», assomiglia a una margherita e i suoi pollini hanno già dimostrato d'essere particolarmente aggressivi e capaci di provocare gravi patologie. Un'altra pianta che gli allergologi stanno studiando è la betulla: arriva dalla Scandinavia e in Italia si è diffusa di recente. Anche i suoi pollini sono molto allergenici. Le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla salute umana non riguardano soltanto le allergie. L'allarme suona soprattutto per le malattie cardiovascolari: «Sono principalmente legate ai picchi di calore, a quello che noi definiamo stress da alte temperature», sottolinea Alessandro Pezzoli, bioclimatologo dell'Università di Torino, che fa parte di un'equipe di ricercatori che studia l'impatto del clima sugli esseri viventi. «I rischi maggiori sono nelle zone urbane, dove si crea la cosiddetta isola di calore e dove bisogna pianificare lo sviluppo urbanistico proprio per ridurre l'impatto». L'altro rischio è legato alle malattie tropicali trasportate da insetti che prima non avrebbero resistito alla rigidità del nostro inverno: «Ora si sono adattate - aggiunge Alessandro Pezzoli - e la diffusione di malattie come la Febbre del Nilo lo dimostra».
Nicola Pinna
L'energia di domani tra nucleare "green" e isole autoalimentate
IL FORUM INNOVAZIONE proiettato verso esof2020
Il passaggio da un'economia lineare a una circolare, più sostenibile e attuale, con un'attenzione alle innovazioni "in progress" e future. Questo, in estrema sintesi, quanto emerso ieri mattina in occasione del Forum Innovazione ed energia, organizzato dal Distretto 2060 del Rotary guidato dal governatore Riccardo De Paola, insieme al Comune, rappresentato dal vicesindaco Paolo Polidori. Forum che, come anticipato da Giorgio Sedmak, presidente della Commissione relazioni internazionali del Distretto 2060 del Rotary, «avrà il suo sequel con Esof2020». La prima sessione, moderata da Riccardo Caronna, presidente della Commissione innovazione del distretto, ha visto l'intervento di Antonello Pezzini, consigliere del Comitato economico e sociale europeo Ten e rappresentante di Confindustria, che ha posto l'attenzione sulle prerogative regionali relativamente all'energia definendo l'Italia «un Paese assurdo perché ha voluto modificare il Titolo quinto della Costituzione per attribuire alle Regioni, tra cui certamente il Fvg, competenze che sono nazionali al fine di rendere gli stessi enti più efficienti, come fanno in Germania, anche se poi tutto questo non trova applicazione».Francesco Cappello, poi, responsabile del Centro di consulenza energetica Enea, ha ricordato il progetto "Clean Energy for Ee Islands", che riguarda sei isole pilota del Vecchio Continente, scelte dalla Commissione europea per la transizione verso l'energia pulita, tra cui Salina: «Nell'isola di Salina, nell'arcipelago delle Eolie, l'iniziativa europea intende favorire un percorso verso l'autosufficienza e la sostenibilità. A queste prime sei, entro la prossima estate, si uniranno altre 20 isole europee, fra cui Favignana e Pantelleria». A chiudere la prima sessione del Forum è stata la relazione di Alessio Lilli direttore generale di Siot - Tal Italia, che ha presentato la centrale petroelettrica realizzata dalla sua azienda «all'interno di un parco nazionale in Austria, che produce energia elettrica per il fabbisogno di tremila famiglie senza alcuna emissione nell'ambiente, sfruttando la caduta del greggio, grazie al dislivello successivo al passaggio delle Alpi, imitando il funzionamento di una centrale idroelettrica». La seconda sessione, moderata da Sedmak, è cominciata con l'intervento di Mario Signorini, ad di Mangiarottii, che ha illustrato l'importantissimo ruolo dell'azienda e del suo stabilimento di Monfalcone nel progetto "Iter" sulla realizzazione del primo impianto di fusione, anziché fissione, nucleare, «frutto di un accordo di cooperazione trentacinquennale tra Ue, Cina, Giappone, Corea, India, Usa e Russia, con un investimento di 25 miliardi».Il rettore Maurizio Fermeglia, oltre ad aver ricordato il grande fisico triestino Giacomo Ciamician, pioniere dell'energia solare, ha lanciato l'allarme sui tempi d'arrivo della "tempesta perfetta" che potrebbe portare al collasso del sistema Terra prima del 2030 se non si attua una decisa sterzata: «Un modo può essere quello di un ritorno energetico sull'investimento stesso, ossia l'energia ricavata su quella consumata». La tavola rotonda condotta dal vicepresidente di Confindustria Vg Diego Bravar ha visto l'intervento di Enrico Samer secondo cui «il futuro porto 5.0, intermodale, connesso all'industria e alle istituzioni scientifiche e, soprattutto, "franco", è praticamente realtà a Trieste».-
Luigi Putignano
Focus in via Filzi sulle sfide della sostenibilità - Accademia delle scienze
L'aula magna della sede di via Filzi dell'Università ospiterà martedì prossimo dalle 16 l'evento "Sviluppo sostenibile: sfide globali e opportunità per il futuro" organizzato da Max Paoli, coordinatore dei programmi della Twas, l'Accademia mondiale delle scienze che ha sede a Trieste. L'evento, che ha il supporto di ProEsof, è organizzato in collaborazione con le Università di Trieste e Udine, la Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile e la Regione Fvg. «L'educazione scientifica - spiega Paoli - è ancora oggi sottostimata, mentre andrebbe promossa con maggior vigore in tutte le scuole in modo da formare una società futura più preparata».
PUNTO INFORMATICO - SABATO, 11 maggio 2019
Cambiamenti climatici: record negativo per la CO2
Sabato 11 maggio 2019 il valore più alto in assoluto mai rilevato per quanto riguarda la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera.
Mentre il dibattito sui cambiamenti climatici tiene banco non solo tra gli addetti ai lavori (fortunatamente), finendo talvolta con il polarizzare le opinioni e spingere la diffusione di fonti o teorie dalla veridicità opinabile (meno fortunatamente), giunge notizia di un record negativo per il nostro pianeta. Si tratta di quello legato alla quantità di CO2 nell’atmosfera, giunta a una concentrazione mai così elevata da quando viene monitorato. CO2 da record, mai così sulla Terra: 415,26 ppm (parti per milione), registrato nella giornata dell’11 maggio dai sensori del Mauna Loa Observatory gestito dalla National Oceanic and Atmospheric Agency sull’isola delle Hawaii. La responsabilità è attribuita in gran parte alle emissioni generate dall’essere umano e dalla sua attività, sia a livello industriale sia derivante da tutto ciò che comporta il consumo di combustibili fossili. Sebbene la comunità scientifica non sia in possesso dei dati e delle informazioni necessarie per affermare con certezza che mai prima d’ora la Terra sia arrivata ad avere una tale concentrazione di anidride carbonica nella propria atmosfera (per quanto riguarda gli ultimi 800.000 anni è ad ogni modo così), quasi tutti i suoi esponenti concordano sul fatto che un simile aumento e tasso di crescita non abbia precedenti: si è passati dai 300 ppm all’inizio del ‘900 a 400 ppm nel 2016 e a 410 ppm l’anno successivo. Mai prima di quest’epoca il pianeta aveva infatti dovuto fare i conti con una tale produzione artificiale di biossido di carbonio. Il suo incremento è legato a doppio filo all’innalzamento delle temperature rilevato a livello globale, mettendo a rischio i delicati equilibri che regolano ogni ecosistema, con ripercussioni per tutti gli esseri viventi. La notizia può essere interpretata come un ennesimo campanello d’allarme, come un ulteriore monito di quale sia la direzione intrapresa e quali le conseguenze non più in un futuro lontano, ma in un avvenire ormai tangibile e che si sta concretizzando sotto i nostri occhi, anche quando siamo tentati di volgere lo sguardo altrove. Certo invertire l’inerzia non è affatto cosa semplice, per via di resistenze legate non solo ad abnormi interessi economici, ma anche a fattori culturali che risentono talvolta dell’influenza non propriamente positiva di chi si trova nella posizione e nel dovere di dare il buon esempio.
IL PICCOLO - SABATO, 11 maggio 2019
AMBIENTE - Agricoltura sostenibile - G20 al via in Giappone
Sicurezza alimentare, sviluppo sostenibile e effetti dei cambiamenti climatici. Su queste sfide globali e sul ruolo che in esse avranno i paesi del G20, porrà l'accento la tre giorni dei ministri del G20 dell'Agricoltura «Verso un settore agroalimentare sostenibile: problemi emergenti e buone pratiche», da oggi in Giappone. Per l'Italia il ministro presente il ministro Gian Marco Centinaio che già ieri ha incontrato a Tokyo il ministro giapponese Takamori Yoshikawa.
IL PICCOLO - VENERDI', 10 maggio 2019
Tassa rifiuti rincarata - In arrivo 110 mila avvisi a single, famiglie e ditte
Già consegnata la metà dei bollettini. Il resto degli avvisi atteso entro il 20 maggio Aumenti medi del 7%. Corsa agli uffici di Esatto per segnalare errori nei calcoli
L'operazione Tari rincarata entra ufficialmente nel vivo. Nelle cassette della posta dei contribuenti triestini - famiglie e aziende che operano sul nostro territorio - stanno arrivando in questi giorni i modelli F24 per il pagamento della tassa sui rifiuti. Un "esercito" di 110 mila bollettini spediti da Esatto, circa 95 mila indirizzati ai privati e 15 mila alle imprese. La metà è già stata consegnata, l'altra verrà recapitata entro il prossimo 20 maggio. Aprendo le buste con l'intestazione della spa di piazza Sansovino, i contribuenti ora scopriranno quanto pesa realmente sulle loro tasche l'aumento della Tari approvato a fine marzo dal Consiglio comunale, con un incremento di circa il 7 % per le utenze domestiche e del 6% per ciò che riguarda quelle non domestiche. Un sigle che vive in un appartamento da 59 metri quadrati, valutando che la quota variabile in questo caso è passata da 45,56 a 48,42 euro e quella fissa da 1,07 a 1,16 euro, e aggiungendo il tributo provinciale per l'igiene ambientale (Tefa), scoprirà di dover versare 122 euro a fronte dei 114 dovuti nel 2018. Più pesante il rincaro per una famiglia composta da quattro persone, residente in un alloggio da 100 metri quadrati. In questo caso la somma da sborsare sarà di 342,50 euro, con un incremento di 22,50 rispetto all'anno precedente. Anche la Tari 2019 è pagabile a rate o in un' unica soluzione. Per il versamento - unico o della prima rata è stato fissato il termine del 31 maggio -. La seconda rata scade il 31 luglio e la terza il 31 ottobre. Nella lettera recapita agli utenti, Esatto ha allegato sia i tre modelli F24 per effettuare il pagamento a rate, sia quello per un unico pagamento. Indicativamente, spiegano dagli uffici di piazza Sansovino, la metà dei triestini utilizza l'F24 che propone la soluzione unica. L'operazione di pagamento è gratuita ed effettuabile allo sportello postale o bancario. Per la Tari, accedendo al sito internet di Esatto, è disponibile anche il servizio online che consente di visionare la propria posizione contributiva, la stampa degli F24 utili al pagamento della scadenza in corso, e anche quella dei modelli per l'invio della prima dichiarazione Tari e delle eventuali successive variazioni. La società, proprio per facilitare il più possibile i cittadini, ha preparato una sorta di vademecum con le istruzioni per l'uso, riportata sul retro dell'avviso che accompagna i modelli di pagamento. «L'avviso deve essere attentamente controllato - si legge -. In particolare deve essere verificato che siano esposti tutti gli immobili occupati o posseduti con le corrette superfici per i periodi di occupazione o possesso». Chi rileva delle difformità, rendendosi conto, ad esempio, che nel calcolo non compare uno o più immobili di proprietà, oppure che non è stato aggiornato il numero dei componenti della famiglia, deve rivolgersi quanto prima agli sportelli di piazza Sansovino o, in alternativa, contattare il numero verde 800.800.880. Le dichiarazioni e le variazioni inerenti la tassa sui rifiuti per il 2019 vanno comunicate entro il 31 gennaio 2020. In caso di omessa presentazione della dichiarazione è prevista una sanzione fino al 200% della tassa dovuta, con un minimo di 50 euro. In caso di dichiarazione "infedele" scatta la multa dal 50% al 100% della tassa dovuta, con un minimo di 50 euro.
Laura Tonero
E in estate il via alle ingiunzioni per chi in passato non ha pagato
Pronte a partire fra poco più di un mese 10 mila notifiche per recuperare i mancati incassi riguardanti quattro annualità fra il 2014 e il 2017
In arrivo le ingiunzioni di pagamento per i furbetti della Tari. Fra poco più di un mese, infatti, Esatto inizierà a recapitare 10 mila notifiche di ingiunzione per chi non ha versato la Tari relativa agli anni 2014, 2015, 2016 e 2017. Si tratta di un'operazione analoga rispetto a quella effettuata lo scorso dicembre nei confronti dei contribuenti triestini che non avevano ancora pagato la Tares del 2013, o a quella messa in atto un anno fa per il recupero dei mancati pagamenti relativi ai servizi educativi come le rette per i nidi, le materne e il Sis. A chi non ha saldato i modelli F24 relativi alla tassa dei rifiuti di quegli anni, la partecipata comunale aveva già fatto pervenire i solleciti previsti dalla norma, inviando nuovamente il modello utile al pagamento. Chi ha fatto lo gnorri e non ha saldato il dovuto si vedrà così recapitare entro la fine dell'estate l'atto di ingiunzione, che ora arriva direttamente da Esatto, visto che la società detenuta al 100% dal Comune e presieduta da Andrea Polacco già da tempo, su decisione dell'amministrazione municipale stessa, provvede anche alla riscossione coattiva che prima risultava delegata a Equitalia. È bene che i destinatari dell'ingiunzione - che prevede il recapito di un atto unico anche in caso di mancati versamenti per più annualità - non sottovalutino la notifica che riceveranno. Nella fase dell'ingiunzione, in effetti, il contribuente viene intimato a versare il dovuto entro una determinata data, ma trascorsi i termini previsti per il pagamento o per un eventuale ricorso si passa alla fase cautelare ed esecutiva, con il rischio a quel punto di un pignoramento. «Abbiamo ritardato di poco questi invii, perché la notifica delle prossime ingiunzioni è stata preceduta da un'operazione di "bonifica" del nostro database, con cui si è provveduto a una verifica puntale delle aziende che hanno chiuso o, ad esempio, dei contribuenti che avevano omesso di dichiarare una cessazione», specifica il direttore di Esatto Davide Fermo. Fermo fa un appello a quanti sanno di essere morosi per la Tari relativa a quelle quattro annualità, dal 2014 al 2017: «Hanno ancora un margine di tempo per sanare la loro situazione, pagando ora quegli arretrati eviteranno anche le sanzioni previste». Tra le multe comminate agli automobilisti, le rette per i servizi comunali, come ad esempio le mense scolastiche, e la lunga lista di vari balzelli che pendono su famiglie e aziende di Trieste, la Tari rappresenta la fetta più importante degli importi non incassati dal Comune. Una situazione generata certamente dai furbetti che pensano comunque di farla franca, ma anche da ritardatari e pure da chi si ritrova davvero in difficoltà dal punto di vista economico, e non ce la fa a sostenere il pagamento.
Il futuro dei nostri mari tra urgenze ambientali e sfide dell'economia
Esperti a confronto nel corso del convegno "Horizons" aperto dal nuovo presidente di Wärtsilä Bochicchio
«Tutta l'economia dipende in maniera primaria dal mare, con il 90% dei commerci che avviene via nave e genera un valore di 2.500 miliardi di euro di beni e servizi ogni anno». Ha esordito così ieri mattina il neo presidente di Wärtsilä, Andrea Bochicchio, in occasione del convegno "Horizons" organizzato, oltre che da Wärtsilä, da Confindustria e dal Comune di Trieste. Un evento che ha messo in luce anche l'esistenza del rovescio della medaglia: «Dal punto di vista ambientale - ha proseguito Bochicchio - il settore marittimo genera annualmente un miliardo di tonnellate di CO2, pari al 3% delle emissioni globali». Al centro dell'incontro la protezione del mare e un suo utilizzo sempre più sostenibile, con Trieste che, nei prossimi anni, potrebbe giocare un ruolo da protagonista nell'ambito del commercio globale. Diego Bravar, vicepresidente di Confindustria Venezia Giulia, ha ricordato come ci siano «ben 10 mila ricercatori che lavorano in città e che possono dare molto al suo sviluppo economico». Nel corso della mattinata si sono succeduti numerosi interventi, moderati dalla giornalista Barbara Ganz, de Il Sole 24 Ore, come quello di Lisa Vaccari di Elettra, che ha relazionato sulle possibilità della luce di Sincrotrone per uno sviluppo ecosostenibile e sugli studi condotti sulla degradazione delle microplastiche, o come quello di Paolo Jerkic, a capo dell'impianto di depurazione all'avanguardia di AcegasApsAmga a Servola, che tratta tra gli 80 e i 100 mila metri cubi di reflui al giorno, o, ancora, come quello del rettore uscente, Maurizio Fermeglia, secondo il quale «le uniche strategie consistono nella decarbonizzazione e nella digitalizzazione, con i big data a fare la differenza». Anche il mondo dello sport ha detto la sua: Mitja Gialuz, presidente della Barcolana, ha raccontato l'opera di sensibilizzazione ambientale avviata con il progetto "We are all in the same boat", sviluppato anche assieme a Wärtsilä e Illy: «Con la vendita del manifesto dell'edizione numero 50 firmato da Marina Abramovic - ha raccontato - abbiamo raccolto fondi per l'acquisto di dispositivi SeaBin che saranno donati alle società veliche per pulire dalle plastiche in superficie i principali approdi».
Luigi Putignano
ADRIACO E STV - La pulizia dei fondali in nome della tutela dell'ambiente marino
Domani dalle 8.30 alle 12.30 Adriaco e Triestina della Vela in collaborazione con Circolo Sommozzatori Trieste e Associazione Marevivo Fvg organizzano su base volontaria una mattinata di pulizia dei fondali tra il Molo Sartorio e il Molo Istria. La manifestazione si propone di sensibilizzare i velisti e i cittadini sul tema della tutela dell'ambiente marino, «bene prezioso che va rispettato e curato per il bene di tutti e in particolare a favore delle generazioni future».
Come mitigare il rumore marino causato dalle navi - seminario
Mitigare il rumore marino provocato dalle navi per tutelare la fauna ittica. Questo uno dei temi esposti oggi, alle 10, all'Università di Trieste nell'edificio H3 del campus di piazzale Europa all'interno del seminario organizzato dal cluster MareFvg. L'evento vede tre relatori: Walter Cergol (studio di progettazione Cergol Engineering Consultancy) illustrerà il progetto Corma - realizzato in collaborazione anche con l'Ogs - sugli strumenti adottati per il controllo del rumore sottomarino; Fabrizio Borsani, biologo marino dell'Ispra, parlerà su "Quietmed: monitoraggio e mitigazione del rumore marino antropogenico"; Mario Felli (Cnr) parlerà di impatti, cause e prospettive del rumore sottomarino.
Il mare nel piatto
Per il ciclo "Il mare nel piatto", alle 20.30 al San Marco, si terrà la cena "La catena trofica nel piatto". Simone Libralato (Ogs), mostrerà quale sia l'impronta ecologica di ciò che si trova nel piatto e illustrerà come imparare a essere sostenibili anche quando consumiamo prodotti ittici. Per prenotare: 040-0641724 e info@caffesanmarcotrieste.eu.
IL PICCOLO - GIOVEDI', 9 maggio 2019
Da piazza Vecchia a largo dei Granatieri - Via al piano di riqualificazione del Ghetto
Parte la gara per le aree interne a via del Teatro Romano. In arrivo marciapiedi più larghi e percorsi pedonali più sicuri
Da via del Teatro Romano a corso Italia, da largo Granatieri a piazza Vecchia passando per via del Rosario, Tor Bandena e Malcanton. Un'operazione di "rammendo". Non delle periferie (come sollecita l'architetto Renzo Piano), ma del centro cittadino. L'amministrazione comunale, su proposta dell'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi, ha approvato il progetto esecutivo per la riqualificazione della arre limitrofe a piazza della Borsa. Una serie di piccoli interventi per migliorare la mobilità pedonale dal valore di 726 mila euro frutto di tutta una serie di avanzi. In questa cifra sono compresi, per esempio, i 414 mila euro risparmiati nell'intervento di riqualificazione di piazza della Borsa. La gara di appalto per l'affidamento dei lavori è già stata bandita. Il termine per presentare le offerte è il 27 maggio. L'obiettivo è porre mano alle "incompiute" del programma di riqualificazione urbana del Borgo Teresiano e del Borgo Giuseppino partito nel febbraio del 2007. «L'opportunità concessa dal ministero dell'Ambiente di utilizzare alcuni residui di finanziamenti di alcune opere - si legge nella relazione tecnica - ha consentito all'amministrazione di prevedere l'esecuzione di alcuni interventi di completamento di quanto già eseguito sia dal punto di vista architettonico sia per garantire una maggiore e sicura fruibilità da parte dei pedoni e delle persone con ridotta capacità motoria».Tra gli interventi previsti c'è attuazione di quanto inserito nel piano particolareggiato del gennaio 2018 che prevedeva la creazione di una zona a traffico limitato ad elevata valenza pedonale in piazza Vecchia e via del Rosario. Sarà ampliato il marciapiede in pietra arenaria storica di via del Rosario per ospitare i chioschi di vendita di libri usati attualmente adiacenti all'ex scuola Carli proseguendo così idealmente il percorso di via delle Ombrelle. Un ritorno all'origine, insomma. In piazza Vecchia, invece, verrà realizzato un nuovo marciapiede in pietra arenaria fiammata. Saranno, inoltre, ricavati alcuni parcheggi riservati alla vicina Questura. Il progetto prevede pure la riqualificazione pedonale di via Tor Bandena mediante la creazione del marciapiede di collegamento tra piazza Vecchia e via delle Beccherie (in parte già esistente) e la sistemazione del dislivello dell'attuale piazzetta in asfalto (racchiusa da paletti e catenelle) con tre gradini in pietra d'Aurisina in modo da consentire un agevole percorso per disabili. È prevista poi la creazione di un agevole percorso pedonale protetto e accessibile in largo Granatieri (sarà allargato e rettificato il marciapiede davanti all'ingresso della sede comunale), in via Malcanton e all'incrocio con via del Teatro Romano dove un allargamento dei marciapiedi renderà più sicuro il transito e l'attraversamento dei pedoni. In programma anche la parziale risistemazione della cosiddetta piazzetta Marenzi, racchiusa tra il palazzo e un edificio privato su via del Teatro Romano. Sarà riqualificata la minuscola zona verde sul retro della Chiesa del Rosario. Il progetto prevede anche il rifacimento dei marciapiedi di corso Italia nel tratto tra piazza della Borsa e piazza Benco, in modo da permettere ai bus l'uso della pedana per i passeggeri in carrozzella. Prevista infine, vista la zona, anche l'assistenza archeologica nel corso dei lavori da attivare nel caso in cui vengano rinvenuti manufatti di rilievo durante gli scavi.
Fabio Dorigo
La "piazzetta" Marenzi resta nel libro dei sogni «Dislivello impossibile»
Nessun passaggio attraverso Palazzo Marenzi. Il progetto della "corte" o "piazzetta" pubblica, di cui si parla da almeno 10 anni, resterà tale. Un'incompiuta. L'edificio, che ospita gli uffici di AcegasApsAmga, continuerà a offrire il "brutto retro" a via del Teatro Romano. Un'oasi di degrado in pieno centro. Il motivo? Il Comune si è dovuto arrendere di fronte a un dislivello di 2 metri che non è mai stato colmato. «L'area in parte è di proprietà privata e in parte è già in concessione all'affittuario di palazzo Marenzi (AcegasApsAmga, ndr). Il collegamento tra via Teatro Romano e via dei Rettori attraverso il portico del palazzo, or chiuso con dei cancelli, necessita di rampe e scale per superare il dislivello (circa 2 metri) che occuperebbero gran parte dell'area formando dei terrazzamenti con zone scarsamente visibili e quindi utilizzabili impropriamente oltre che poco sicure quando il portico del palazzo è chiuso» si legge nella relazione. É il motivo per cui «l'amministrazione ha deciso di sospendere momentaneamente la sistemazione dell'area, predisponendo una chiusura metallica verso via del Teatro Romano e pavimentando in pietra la zona dei contrafforti, allargando il marciapiede in corrispondenza dell'attraversamento pedonale». Andrà meglio invece al "retro" della Chiesa del Rosario dove resistono due cipressi: «una piccola e semplice recinzione metallica simile a quella esistente in piazza San Giovanni (dove c'è la statua di Verdi, ndr) delimiterà l'aiuola dietro la chiesa, in modo da preservare e consentire al verde di svilupparsi». Un'assoluta rarità nella zona.
L'allarme degli albergatori: «Pochi parcheggi per turisti»
Il presidente locale della categoria Lanci: «La situazione è seria e peggiorerà senza interventi». Le necessità aumenteranno con i nuovi hotel in centro
Gli albergatori lanciano l'allarme parcheggi. I turisti che alloggiano nelle strutture ricettive cittadine hanno ormai serie difficoltà a trovare un posto dove sistemare l'automobile per una o più notti. E se ora la situazione è difficile, dopo la prossima apertura di ulteriori due importanti alberghi come quello di Hilton e l'altro da 55 stanze in corso Italia della Golden Hotel & Resorts, e il proliferare di altre strutture come b&b e case vacanze, la questione - secondo la categoria - diventerà insostenibile. Il tutto senza tener conto pure che la città - come confermato anche dai recenti report sul mercato immobiliare e sulla distribuzione anagrafica dei residenti nel comune di Trieste - sta registrando un aumento significativo di nuovi abitanti tra le vie centrali cittadine. Hilton puntava molto sulla conversione in parcheggio dell'intero ex Filodrammatico di via degli Artisti che, invece, rilevato all'asta lo scorso dicembre, verrà trasformato in residenze con alcuni spazi riservati anche a box auto. Ma i lavori devono ancora partire. «La situazione dei parcheggi per i clienti degli alberghi è seria, e peggiorerà se non si trova una soluzione - valuta Guerrino Lanci, presidente di Federalberghi -. Park San Giusto nei periodi turisticamente importanti risulta già tutto esaurito, il contenitore del Silos presenta criticità evidenti che lo rendono di difficile accettazione per un turista, altri sono troppo distanti dagli alberghi del centro». Lanci racconta che più di un anno fa Federalberghi aveva avanzato la proposta al Comune di prendere in locazione 100-200 stalli all'interno del parcheggio di via Carli, di proprietà comunale, e di organizzare un sistema di navetta per collegare i turisti da quella struttura al centro città. «Ma si è rivelata una soluzione impraticabile - spiega - perché garantire i mezzi utili a un percorso circolare, frequente e fino a tarda notte, ha un costo di circa 800 euro al giorno, e per noi è insostenibile. Siamo pronti a investire, ma serve un piano sostenibile, tenendo conto che nelle altre città i parcheggi che vanno a soddisfare queste esigenze sono sostenuti in compartecipazione tra pubblico e privato turistico». Attualmente gli alberghi hanno stretto una convenzione con una società privata che si propone di ritirare l'automobile davanti all'hotel, di portarla nel parcheggio di via Carli e di riportarla al cliente quando riparte. Costo: 25 euro al giorno. «Il servizio è ben gestito ma non tutti gradiscono affidare la propria auto a un estraneo che la parcheggia lontano dall'hotel, e la tariffa non è per tutte le tasche», valuta Alessandro Lucchetta della società che gestisce già l'Hotel Continentale, il Palace Suite, il futuro nuovo albergo di corso Italia e presto anche una struttura ricettiva a Casa Romano in piazza della Borsa. «Chi opera in centro soffre sempre più questa criticità, servirebbero incentivi per la realizzazione da parte di privati di nuovi parcheggi a piani in zone centrali».
Laura Tonero
L'ALTRO FRONTE APERTO - I pullman posteggiati dietro il Magazzino 26 «Ma mancano servizi»
Quello dei parcheggi è un problema che tocca anche i tanti pullman che accompagnano in città gruppi di turisti o studenti in gita scolastica. Gli autisti si trovano a dover sistemare il pesante mezzo dietro al Magazzino 26 in Porto vecchio, in un'area che oggi, ai conducenti che devono sostare minimo due ore per legge e attendere i passeggeri mentre visitano un museo o il centro città, non offre nulla. «I conducenti lamentano un disservizio - denuncia Donata Ursini, presidente di Nord-Est Guide - non c'è un servizio igienico, un distributore di bibite, niente, e Trieste non fa una bella figura. Tra l'altro, l'unico punto di carico e scarico utilizzabile dai pullman in centro, si trova sulle Rive davanti a palazzo Aedes, e ora causa lavori a quell'edificio è inutilizzabile». «Se si vuole che Trieste diventi una vera città turistica, bisogna pensare di offrire anche dei servizi - constata Francesca Pitacco, presidente dell'Associazione Guide Turistiche del Friuli Venezia Giulia - e i servizi non vanno dati solo perché si deve. È possibile pensare di rendere quel parcheggio in Porto vecchio a pagamento se si offre, ad esempio, un servizio di sorveglianza o di collegamento con il centro». Il presidente di Federalberghi, Guerrino Lanci, ricorda che già lo scorso settembre era stato preso un accordo con l'allora assessore al Turismo Bucci, per destinare 50 mila euro della tassa di soggiorno a una minima infrastrutturazione di quell'area, pensando ad una recinzione che la delimiti e al posizionamento di un wc chimico. «Lo scorso gennaio l'accordo era stato confermato anche dall'assessore Francesca De Santis, ma ad aprile è stato messo nuovamente tutto in discussione», dichiara Lanci. «Fin dai primi giorni dal mio insediamento avevo recepito subito quell'esigenza - spiega De Santis - ma le risorse della tassa di soggiorno destinate alle infrastrutture non erano ancora svincolate. Ora che l'intero gettito è svincolato procederemo a una puntuale analisi di quel progetto». Sulla proposta di recintare l'area e di dotarla di certi servizi, l'assessore all'Urbanistica Luisa Polli fa presente che «quella sistemazione per i pullman è provvisoria, la zona da destinare a quel servizio verrà individuata in maniera definitiva solo quando avremo un piano completo della viabilità di piazza Libertà. Il Comune potrà valutare di sistemare un wc chimico e un distributore automatico ma per ora non è possibile investire in una recinzione».
Allianz dice stop al carbone Il clima nuova emergenza
Anche il colosso tedesco annuncia nell'assemblea di Monaco che non firmerà nuovi contratti assicurativi con le industrie che inquinano: sì alle fonti alternative
MILANO. La decarbonizzazione si fa strada nel comparto assicurativo. Nel corso dell'assemblea annuale di Allianz che si è svolta ieri a Monaco di Baviera, il gruppo tedesco ha annunciato una strategia per concentrarsi sugli investimenti sostenibili con il duplice obiettivo di incontrare il favore dei consumatori, sempre più attenti alle tematiche ambientali, e al contempo ridurre i rischi legati alla fonte di produzione energetica tradizionale. Un'iniziativa che si inserisce nel solco tracciato da Generali, che martedì - prima dell'avvio della sua assemblea - ha registrato una nuova manifestazione di Greenpeace simile a quella dello scorso anno. Questa volta una dozzina di attivisti dell'associazione ambientalista ha cercato di arrampicarsi per protesta sul tetto della Stazione marittima. Sotto accusa "i rapporti con le compagnie energetiche più inquinanti che non abbiano presentato piani in linea con gli accordi sul clima di Parigi". Dichiarazioni alla quale il presidente del Leone Gabriele Galateri ha risposto sottolineando i progressi già compiuti dal gruppo triestino in direzione green, con un target di 4,5 miliardi di euro investimenti tra infrastrutture e green bond, entro il 2021. Tema che ha dominato anche l'assemblea del colosso tedesco. Ieri l'amministratore delegato Oliver Bäte ha indicato l'obiettivo di arrivare entro il 2023 a coprire tutta l'energia elettrica consumata dal gruppo (che opera in più di 70 Paesi) con produzione da fonti rinnovabili. «Siamo molto determinati in questa direzione, data la rilevanza del problema», ha detto il numero uno del colosso di Monaco. Che ha sottolineato l'approccio di "neutralità climatica" che verrà seguito da qui in avanti. In concreto questo significa che Allianz non vuole più investire il proprio capitale in società che conducono affari dannosi per il clima. A partire dallo scorso anno, Allianz non ha firmato nuovi contratti assicurativi per centrali elettriche a carbone ed entro il 2040 intende chiudere tutte le attività assicurative con l'industria del settore. A questo proposito, è emerso che alla fine dello scorso anno Allianz aveva un portafoglio poco inferiore a 670 miliardi di euro, investito principalmente in strumenti di debito. Come gestore patrimoniale si occupa di un portafoglio di 1.960 miliardi di euro per conto di clienti esterni, finora senza specifiche esclusioni settoriali. L'assemblea degli azionisti (3.600 presenti) era stata convocata per approvare i conti del 2018, che hanno evidenziato un utile netto in aumento del 9,7% su base annua, a 7,46 miliardi di euro, mentre l'utile operativo si è attestato a 11,5 miliardi. Gli azionisti hanno anche approvato la proposta avanzata dal board di distribuire un dividendo di 9 euro per azione, uno in più del 2017. Nel corso dell'assise, il management del colosso assicurativo tedesco ha confermato che lancerà quest'anno un programma di riacquisto di azioni per 1,5 miliardi di euro. Non sono invece stati forniti aggiornamenti sull'andamento dei conti L'appuntamento è per martedì prossimo, quando il gruppo tedesco alzerà il velo sull'andamento del primo trimestre 2019.
Luigi Dell'Olio
Arriva il questionario online per dare i voti all'acqua di casa il progetto
Rispondendo alle domande pubblicate sul sito della multiutility i cittadini potranno esprimere opinioni sulla qualità di ciò che bevono
Cosa pensano i triestini dell'acqua del loro rubinetto? Quali sono le perplessità legate alla qualità e alla bontà dell'acqua che arriva nelle nostre case? Per rispondere a queste domande AcegasApsAmga, insieme a Coop Alleanza 3.0, ha dato il via ad un'indagine online, relativa al gradimento dell'acqua di rete al fine di comprendere meglio quali siano le motivazioni che talvolta spingono i cittadini a considerare l'acqua di rubinetto di qualità inferiore rispetto all'acqua minerale confezionata. Collegandosi al sito internet dell'ex municipalizzata, i cittadini potranno dire cosa pensano dell'acqua di rete, fornendo così al gestore molte informazioni utili al fine di migliorare sia il servizio che la comunicazione legati alla risorsa idrica. Il questionario potrà essere compilato anche nei punti vendita di Coop Alleanza 3.0 a partire da luglio fino a settembre, grazie al coinvolgimento dei soci Coop che diventeranno "ambasciatori" dell'iniziativa "La tua acqua", lanciata lo scorso 18 marzo. A tutti i cittadini che si fermeranno per compilare il questionario verrà data in regalo una borraccia in alluminio, comoda e pratica da riempire."La tua acqua vede" per la prima volta la collaborazione a livello regionale di tre diversi gestori(oltre ad AcegasApsAmga sono coinvolti anche Cafc e Irisacqua, attive rispettivamente a Udine e Gorizia) per la sensibilizzazione all'utilizzo dell'acqua di rubinetto, sottoposta a numerosi controlli chimico-fisici e batteriologici che ne attestano la qualità. L'acqua del rubinetto, almeno a Trieste, infatti, è buona e sicura, oltre che ecologica ed economica: si stima infatti che 1000 litri d'acqua minerale in bottiglia costino in media 270 euro. Dal momento che nel mondo sono vendute circa 900 mila bottiglie di plastica ogni minuto e solo il 38% di queste si riesce a riciclare, bevendo l'acqua del rubinetto è possibile dare un importante contributo alla tutela ambientale. Soprattutto in Italia, che risulta stabilmente il terzo paese al mondo per consumo pro capite di acque in bottiglia di plastica.
I segreti della raccolta rifiuti sotto la lente a San Giacomo
Analizzato dagli esperti il contenuto dei cestini evidenziando davanti ai cittadini errori e conferimenti corretti Prossima tappa il 15 maggio
Riparte da San Giacomo l'iniziativa "Rifiuti in piazza", organizzata da Arpa Fvg con il patrocinio del Comune di Trieste e promossa da AcegasApsAmga e Regione per sensibilizzare ed educare i cittadini all'importanza di una corretta raccolta differenziata. Sono tante le persone che ieri si sono ritrovate nella piazza centrale del rione, per assistere all'appuntamento, incentrato sull'analisi delle immondizie che la gente ha gettato nei cestini, il cui contenuto è stato riversato su un grande telone, sotto gli occhi incuriositi di molti cittadini. Via libera poi all'analisi diretta di tutto ciò che è stato trovato nei singoli bidoni. Sono stati evidenziati gli errori, materiali spesso non conferiti correttamente, ma anche gli scarti abbandonati con precisione negli appositi spazi. Obiettivo degli incontri, che proseguiranno in altre zone della città, aiutare tutti a eliminare con attenzione la spazzatura. Una buona prassi, è stato più volte sottolineato, consente di risparmiare e di tutelare l'ambiente, consentendo l'avvio di un riciclo efficace come nel caso, ad esempio, della plastica. A chi ha assistito alla "lezione" all'aperto sono stati distribuiti anche alcuni gadget, sempre mirati a una miglior differenziata. È stato inoltre ricordato il "rifiutologo", l'app e il depliant che consentono di ricevere informazioni, in caso di dubbi sulla destinazione di un determinato prodotto. La mattinata è stata seguita anche da Radio Punto Zero, con interviste agli esperti sul posto e con il coinvolgimento dei cittadini. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2017, a Trieste, AcegasApsAmga ha mediamente destinato a recupero il 96,8% di quanto raccolto in modo differenziato (154,8 chilogrammi per abitante), a dimostrazione di come gli sforzi congiunti con Comune e cittadini vadano a buon fine. Prossimi appuntamenti con "Rifiuti in piazza", sempre aperti a tutti, mercoledì 15 maggio alle 10.30 in piazza XXV Aprile a Borgo San Sergio e mercoledì 22 maggio, con lo stesso orario, in largo Roiano.
Pugno duro in arrivo a Muggia contro i furbetti dei rifiuti
Dopo i recenti conferimenti impropri e abbandoni di sacchi segnalati da Mejo Muja l'assessore Litteri annuncia l'introduzione di un nuovo sistema di controlli e multe
MUGGIA. «È in fase di predisposizione il Regolamento comunale per la gestione dei rifiuti urbani che prevede uno specifico sistema sanzionatorio per i trasgressori».Laura Litteri, assessore all'Ambiente del Comune di Muggia, annuncia novità in arrivo per i "furbetti" delle immondizie. La tematica dei rifiuti è stata nuovamente affrontata nell'ultima riunione del Consiglio comunale muggesano in seguito a un'interrogazione presentata dalla capogruppo della lista Meio Muja Roberta Tarlao. In questo documento l'esponente dell'opposizione lamentava ancora problemi con la raccolta "porta a porta" davanti alle scuole di via D'Annunzio e nel rione di Zindis.«Sono già state emesse diverse sanzioni per accertati abbandoni di rifiuti o conferimenti impropri per i quali è stato possibile risalire al responsabile. Ora è in fase di predisposizione il Regolamento comunale per la gestione dei rifiuti urbani che prevede uno specifico sistema sanzionatorio a carico dei soggetti che si rendono responsabili della violazione dello stesso», ha spiegato Litteri. Il pugno duro della giunta Marzi ha un unico fine: «Con un puntuale sistema sanzionatorio e con il controllo da parte del personale preposto sarà ulteriormente migliorato il rispetto delle regole di conferimento ed esposizione nel centro storico». Sulle singole problematiche lamentate da Tarlao, Litteri ha spiegato le mosse del Comune. «Per risolvere la situazione davanti alle scuole, considerato che i conferimenti non corretti provengono principalmente da soggetti non autorizzati a conferire nei cassonetti lì presenti, sono stati acquisiti dei cassonetti con la cosiddetta chiusura a gravitazione che saranno posizionati a breve. Ciò allo scopo di evitare il conferimento da parte di terzi e migliorare la differenziazione dei rifiuti, garantendo il decoro dell'area».Per quanto riguarda invece il rione di Zindis, Litteri ha preannunciato che «vi sono diverse ipotesi di intervento per cercare di ridurre il conferimento del secco residuo, tra cui una diversa collocazione dei contenitori dell'indifferenziato per inserirli nelle batterie di ciascun condominio». Una soluzione che potrà essere definita previa collaborazione da parte dell'Ater «in quanto vanno identificati degli spazi maggiori per la collocazione dei contenitori» stessi. Infine, a proposito dell'applicazione della tariffa puntuale, chiesta nuovamente a gran voce da Tarlao, Litteri non ha dubbi: «Con il sistema attuale l'applicazione del riconoscimento dell'utente è tecnicamente possibile, ma necessita di una progettualità dettagliata e definita in modo puntuale con il gestore. La Net comunque non sta utilizzando ancora la tariffa puntuale in nessuno dei Comuni nei quali opera».
Riccardo Tosques
Un salto nella storia e poi un altro a tavola nel segno del sale - il ciclo di conferenze "Mare e salute"
Al Revoltella Camerlenghi dell'OGS è partito dalle miniere - i consigli di Robino (Burlo) e Sinagra (AsuiTS) sul tema cibo
Dalla storia alle tecniche di estrazione, dal ruolo nell'alimentazione al consiglio dei medici, volto a non abusarne. È il sale al centro del terzo incontro del ciclo di conferenze "Mare e Salute", promosse dall'Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale - Ogs, all'Auditorium del Museo Revoltella. La conferenza di ieri, dal titolo "Sale: quattro passi nella geologia del Mediterraneo per arrivare alla nostra tavola", è stata aperta dal giornalista scientifico Fabio Pagan, mentre il primo relatore, Angelo Camerlenghi dell'Ogs, è partito nel suo intervento portando in sala un blocco di salgemma puro. «Il sale, quello che noi usiamo comunemente sulla tavola - ha spiegato - arriva da sottoterra, come dalle miniere in Sicilia o da quelle di Salisburgo, l'estrazione mineraria infatti risale agli albori della storia ed è una tecnica consolidata. L'uomo si è ingegnato e ha imparato anche a ottenere lo stesso prodotto nelle saline, come a Pirano. Il sale è stato fondamentale nella storia dell'umanità, per la conservazione del cibo, anche se poi questo utilizzo si è perso». Camerlenghi ha poi ripercorso le tappe dello studio sull'argomento e le esplorazioni realizzate sui fondali, con particolare attenzione al Mediterraneo. Flavio Boni, del Museo del Mare di Pirano, studioso delle saline dell'Alto Adriatico, ha raccontato la storia di quelle più antiche, ormai non più attive. «Sono un importante pezzo di storia di diversi Paesi, che spesso sono sparite e stanno sparendo - ha sottolineato -. Molte, anche di grandi dimensioni, non esistono più». Spazio poi agli interventi di Antonietta Robino, dell'Irccs Burlo Garofolo, e di Gianfranco Sinagra, dell'Università degli studi di Trieste e dell'Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste, con un focus, ricordato anche da un foglio informativo, distribuito a tutti, con il messaggio "Più salute con meno sale...e meno zuccheri", con alcune indicazioni importanti per il proprio fisico. Fondamentale ridurre la quantità di sale e zuccheri aggiunti in cucina, controllare in che quantità sono presenti ovunque, leggendo le etichette di cibi e bevande, ed evitare di condire troppo i piatti e di zuccherare ciò che si beve. Sul volantino fornito è stata indicata anche la modalità di lettura dei valori riportati nella descrizione degli ingredienti dei vari prodotti in vendita. Prossimo appuntamento in programma giovedì 16 maggio, quando si parlerà di come la plastica sia entrata nella catena alimentare, mentre l'ultimo è previsto mercoledì 5 giugno con il tema "Cosa mangeremo nel futuro? Dalle meduse alla nutrigenetica". Il ciclo di conferenze "Mare e Salute" è organizzato da Ogs nell'ambito del progetto di divulgazione regionale "Mare e salute", con i partner Fai - Fondo Ambiente Italiano Fvg, Irccs Burlo Garofolo, Associazione Scienza Under 18 e Wwf Area Marina Protetta di Miramare. È finanziato dalla Regione e le conferenze sono co-organizzate con il Comune di Trieste - Assessorato all'Educazione, Scuola, Università e Ricerca. Gli incontri si svolgono in collaborazione con la Delegazione Fvg di Marevivo e il supporto scientifico dei progetti internazionali Medsalt, Saltgiant, Fairsea, Prizefish e Ecomap. Gli eventi sono inseriti nel programma di ProEsof 2020.
Micol Brusaferro
Conferenza sui rondoni
Il Museo di Storia naturale, alle 18, organizza la conferenza "I rondoni, instancabili volatori e specie affini, preziosa biodiversità". Con Franco Sacchetti, autore del libro "Dove i rondoni vanno a dormire", e dell'ornitologo Mauro Ferri. La conferenza è introdotta dal conservatore Nicola Bressi.
Urbi et Horti a San Giovanni
Per Urbi et Horti, quarta lezione su "La permacultura" con Marco De Donà: alle 18, al padiglione V dell'ex Opp di via Weiss 14. Avremo modo di conoscere i principi e le tecniche di questa disciplina e la loro applicazione nella gestione di un orto, anche quello urbano.
Caffè delle scienze - Lo scampo adriatico e il grafene al Tommaseo
Ultimo incontro del Caffè delle scienze: al Tommaseo, alle 17.30, Donata Melaku Canu, ricercatrice all'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale-Ogs, terrà l'intervento "Alla ricerca di Nephrops: viaggi di una larva di scampo nel Mar Adriatico". Lo scampo adriatico è una delle specie di maggior pregio, che ha registrato negli ultimi anni un forte declino delle catture, conseguenza del sovrasfruttamento. A seguire Fabio Candotto Carniel (Università di Trieste) parlerà de "Il grafene: luci e ombre del prodigioso nanomateriale". Ingresso libero.
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 8 maggio 2019
La protesta di Greenpeace «Basta con l'inquinamento»
Attivisti davanti alla Marittima come un anno fa, esposte finte ciminiere fumanti Generali: già detto stop alle centrali, 4,5 miliardi di investimenti verdi e sostenibili
TRIESTE. Volevano arrampicarsi per protesta sul tetto della Stazione marittima, ma sono stati fermati dalla Polizia. Si è ripetuta ieri mattina, sulla falsariga di quanto avvenuto un anno fa, nel piazzale della Stazione marittima, poco prima dell'inizio dell'assemblea delle Assicurazioni Generali, la protesta di Greenpeace per denunciare «il coinvolgimento del gruppo nel settore del carbone, la fonte energetica con le più alte emissioni di CO2». Una dozzina di attivisti di Greenpeace, attrezzati per il tentativo di arrampicata, già prima delle 8, si sono dati appuntamento davanti all'edificio. Stavolta però, a differenza di quanto accadde lo scorso anno, quando riuscirono a issarsi sul tetto da dove calarono un grande striscione di protesta, le forze dell'ordine hanno fatto in tempo a fermarli, prima che portassero a termine il loro proposito. Sono riusciti però, prima dell'intervento della Polizia, a posare, davanti all'ingresso della Stazione marittima, due ciminiere di legno grandi come furgoni, per riprodurre una centrale a carbone. Bloccati dalla Polizia, che ha provveduto anche a spostare le finte ciminiere, gli attivisti di Greenpeace non hanno abbandonato il piazzale, dando vita a quella che tecnicamente è definita "resistenza passiva", costringendo in sostanza gli agenti a trascinarli via di peso. Greenpeace con la sua azione chiede alla compagnia di «interrompere i rapporti con le compagnie energetiche più inquinanti che non abbiano presentato piani in linea con gli accordi sul clima di Parigi. Le centrali che Generali assicura in Polonia e nella Repubblica Ceca - hanno spiegato - generano un impatto ambientale e sanitario enorme, per questo protestiamo». Il presidente del gruppo triestino, Gabriele Galateri, rispondendo ad alcuni attivisti in assemblea che sono intervenuti più volte, ha precisato che le Generali «non hanno la bacchetta magica che ci consente di trasformare il mondo in un colpo». Il gruppo, ha messo in evidenza il presidente, ha aumentato il suo impegno nei settori green e sostenibili con un target di 4,5 miliardi di investimenti, tra infrastrutture e green bond, entro il 2021. Relativamente al carbone, oltre a non investire in nuovi clienti carboniferi sta procedendo al disinvestimento dei 2 miliardi di euro di attività legate a questo combustibile in portafoglio, mentre sul lato assicurativo, oltre a impegnarsi a non aumentare l' esposizione verso il comparto, definita «minima», ha deciso di non assicurare nessuna nuova costruzione di centrali elettriche e di miniere a carbone, anche di clienti esistenti, impegnandosi a uscire da tutte le miniere di carbone polacche. Luca Iacoboni, responsabile della campagna "Energia e Clima" di Greenpeace Italia, ha precisato che «se, come ha più volte dichiarato di voler fare, il gruppo triestino vuole davvero proteggere le persone e svolgere un ruolo importante nella lotta ai cambiamenti climatici, deve abbandonare subito il carbone, senza alcuna eccezione. La scienza - ha aggiunto - ci dice che abbiamo pochi anni per invertire la rotta e salvare il clima globale, non è dunque più il tempo delle mezze soluzioni. Generali deve decidere - ha concluso - o diventa parte della soluzione o resta inesorabilmente parte del problema».Poco dopo Generali ha diffuso un comunicato nel quale si spiega che «Generali sta attivamente implementando la strategia sul clima, presentata a febbraio 2018 e dettagliata nello scorso novembre. La direzione è chiara - prosegue il testo - e prevede un aumento dell'impegno del gruppo verso i settori green e sostenibili e la dismissione delle attività legate al carbone, con un impegno concreto sia sul fronte investimenti, sia su quello assicurativo. Sarà ulteriormente rinforzata la già importante presenza nel settore delle energie rinnovabili, puntando a una crescita del 7-9 per cento dei premi relativi ai prodotti assicurativi con valore socio ambientale. Relativamente al carbone - continua la nota del gruppo triestino - oltre a non investire in nuovi clienti carboniferi, il gruppo sta procedendo al disinvestimento dei 2 miliardi di euro di attività legate al carbone in portafoglio. Inoltre Generali non assicurerà alcuna nuova costruzione di centrali elettriche e miniere di carbone, impegnandosi a uscire da tutte le miniere di carbone polacche. In particolare, non è stata rinnovata la polizza costruzione della nuova unità della centrale polacca di Turow. Nei Paesi fortemente dipendenti dal carbone - continua il documento - sono state intraprese attività di coinvolgimento delle controparti associate al settore carbonifero, per applicare i principi della Transazione giusta, che integra la dimensione sociale di impatto delle nostre decisioni sull'occupazione locale e sulla fornitura di energia ai cittadini, nella strategia del clima».
Ugo Salvini
Alunni di San Dorligo a lezione di riciclo e difesa della natura
Replicata anche quest'anno l'iniziativa "Per l'ambiente... tutti presenti!" da parte del gestore dei rifiuti Coinvolte venti classi
SAN DORLIGO DELLA VALLE. Dopo il successo delle precedenti edizioni, anche nell'anno scolastico che si sta per concludere A&T 2000, la spa che gestisce il servizio rifiuti a San Dorligo, ha portato a termine, tra elementari e medie del territorio, l'iniziativa "Per l'ambiente... tutti presenti!".Si tratta di un progetto didattico di educazione ambientale che A&T 2000 porta avanti da anni. A San Dorligo hanno partecipato 20 classi di lingua sia italiana sia slovena, e più precisamente quelle degli istituti Pacifico, Trinko-Zamejski, Samsa, Voranc e Venturini. L'iniziativa, dedicata di volta in volta temi diversi, "presi" dall'ambito della gestione dei rifiuti e della sostenibilità ambientale, quest'anno si è focalizzata sul tema dello smaltimento di apparecchiature elettriche ed elettroniche, una tipologia in forte crescita, che richiede una raccolta separata e un trattamento particolare, sia per recuperare le risorse contenute nelle apparecchiature, sia per ridurre i rischi di inquinamento del territorio. Sono stati fatti inoltre degli approfondimenti sullo smartphone, al fine di far conoscere le tipologie e la provenienza dei preziosi materiali di cui è composto e di incentivarne il riciclo, nel momento in cui non funziona più o si decide di comprarne un altro. Il progetto ha visto pure il coinvolgimento delle famiglie, attraverso materiali informativi che gli alunni hanno portato a casa. Gli alunni di terza, quarta e quinta hanno poi avuto il compito di intervistare gli adulti per testare la loro conoscenza sul tema, diventando per una volta insegnanti e compilando l'ecopagella del buon riciclatore. E il Comune, a questo proposito, auspica «in futuro una partecipazione sempre più numerosa a queste iniziative da parte delle scuole».
Ugo Salvini
Piazza Sant'Antonio va lasciata così, basta riallineare le pietre - la lettera del giorno di Leonardo Garbin
È da parecchio tempo che non leggo "novità" sui progetti di rifacimento di piazza Sant'Antonio, pertanto mi permetto di manifestare anche la mia opinione. Alcuni giorni fa, in una meravigliosa giornata di sole ho fatto quattro passi in tale zona, colpito dalla luminosità e l'accostamento dei colori: bianco delle pietra, azzurro della vasca e verde della vegetazione e ho immediatamente pensato che distruggere quel insieme con unico scopo di "cercare il nuovo", sarebbe un delitto! Questa opera rappresenta un'epoca e fa parte della storia di Trieste. Per assurdo sarebbe a mio avviso come il voler demolire il Colosseo per fare posto al Nuovo Stadio di Roma. Indubbiamente in posizione centralissima e con un grande posteggio sotterraneo a due piani, sarebbe l'ideale per la comodità dei tifosi. Lo stesso dicasi, con ironia, per il nostro Teatro romano, comoda piscina a copertura apribile per l'estate... e il posteggio San Giusto l'abbiamo già a due passi!Invito i miei concittadini a osservare che tutto il manufatto, i cordoli arrotondati e la pavimentazione sono stati posizionati nel lontano 1934 ed eseguiti in pietra bianca di Aurisina o d'Istria, materiale indistruttibile e perfettamente integro. Vogliamo gettare via tutto e pavimentare come piazza dell'Unità, le cui pietre si sfaldano solo a guardarle? Per spendere soldi pubblici, Trieste ha certamente altri interventi da fare e sicuramente più urgenti e utili. Concludendo: se si vuole giustamente abbellire e valorizzare tutta la zona basterebbe restaurare le poche pietre usurate dal tempo e soprattutto livellare perfettamente tutta la pavimentazione alla "romana" usando le stesse pietre previa numerazione in modo da porle con le stesse fughe sottilissime attuali. Organizzare due serie di bancarelle multicolori e, volendo strafare, porre altre nuove piante, per l'estetica e la gioia degli occhi dei triestini e turisti.
I giovani di Fridays for Future lanciano l'evento bis a Trieste
I sostenitori del movimento creato da Greta Thunberg in Svezia scenderanno di nuovo il piazza il 24 maggio come in tante altre città del mondo
Trieste. Fridays For Future Trieste torna in campo dopo il successo ottenuto grazie allo sciopero del 15 marzo scorso. Il movimento, nato la scorsa estate dopo le prime proteste di Greta Thunberg davanti al Parlamento svedese, ha presentato ieri le prossime iniziative che porteranno al secondo Global Strike for Climate. Composto in gran parte da studenti delle superiori e dell'Università, Fridays For Future Trieste scenderà di nuovo in piazza il 24 maggio, in simultanea con il resto del mondo. E non si tratta solamente di uno sciopero o di una presa di posizione per invertire le sorti del clima, spiegano le promotrici Anna Lilian Gardossi, Francesca Zampieri e Sara Segantin: «Vogliamo fare divulgazione scientifica: purtroppo i cambiamenti climatici a cui assistiamo non sono un'opinione e c'è bisogno del supporto di esperti e professori che si occupano di questi fenomeni da tempo». A dimostrazione di ciò FFF ha in programma due conferenze domani e il 23 maggio alle 18 nella sede Arci di via del Bosco: la prima è "Cosa significa cambiamento climatico e quali conseguenze per l'uomo", durante la quale interverrà Cosimo Solidoro, direttore della sezione Oceanografica Ogs; la seconda "Cambiamenti climatici tra agricoltura e biodiversità" con Angela Gatti, Francesca Zampieri e Laura Zorzini dell'ateneo di Trieste. Sabato alle 15.30 al bar Knulp è in agenda invece un incontro con l'europarlamentare Elly Schlein e il giorno dopo una raccolta dei rifiuti in Val Rosandra. Ultimo evento prima del Global Strike for Future il 17 maggio sarà la Giornata del Riciclo nel Parco di San Michele.
Lorenzo Mansutti
Terza "lezione" dell'Ogs Focus sul sale e il cuore - Il ciclo di conferenze
"Sale: quattro passi nella geologia del Mediterraneo per arrivare alla nostra tavola" è il titolo del terzo appuntamento del ciclo di conferenze sul legame uomo-mare denominato "Mare e Salute" e promosso dall'Ogs, l'Istituto nazionale di Oceanografia e geofisica sperimentale, per evidenziare gli effetti del mare sulla salute dell'uomo e quelli dell'uomo sulla salute del mare. L'evento in questione si terrà oggi alle 18 al Revoltella e affronterà in particolare, attraverso la voce degli esperti, la storia del sale e le malattie cardiovascolari.
IL SALE DEL MEDITERRANEO: dalla geologia alla tavola
"Sale: quattro passi nella geologia del Mediterraneo per arrivare alla nostra tavola" è il terzo incontro del ciclo di conferenze "Mare e salute", promosse dall'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale-Ogs, per evidenziare sia gli effetti del mare sulla salute dell'uomo, sia gli effetti dell'uomo sulla salute del mare. L'appuntamento, aperto a tutti, è in programma alle 18, al Revoltella. L'incontro spazierà dal gigante salino del Mediterraneo alla storia del sale e alle malattie cardiovascolari. Con la moderazione del giornalista scientifico Fabio Pagan, si alterneranno le voci di Angelo Camerlenghi (Ogs), Flavio Bonin (Museo del Mare di Pirano), Antonietta Robino (Burlo) e Gianfranco Sinagra (Università di Trieste e AsuiTs). La conferenza è a ingresso gratuito, previa registrazione sul sito dell'Ogs alla sezione www.inogs.it/it/content/mare-e-salute.
Che aria tira con Legambiente
Incontro sull'inquinamento dell'aria aperto a tutti, alle 18, in via Donizetti 5, organizzato da Legambiente. Con Gorizia, Luca Cadez e Mario Mearelli (Legambiente Trieste), che illustrerà il monitoraggio delle polveri sottili tramite i sensori della rete "Luftdaten", molto diffusi in tutta Europa.
IL PICCOLO - MARTEDI', 7 maggio 2019
A rischio una specie animale su 8 - Dalle allodole agli scoiattoli: è sos
L'allarme Onu. Entro qualche decennio pericolo estinzione per un milione di tipi di flora e fauna L'uso massiccio di pesticidi e l'inquinamento delle acque minacciano anche la salute dell'uomo
L'ultima moria delle api è accaduta in Veneto negli scorsi giorni: 10mila esemplari sono stati trovati morti a Musile, tra i fiumi veneti Piave e Sile, e secondo gli apicoltori la colpa sarebbe dell'uso sconsiderato di diserbanti. Queste sentinelle dell'ambiente sono importanti per il nostro ecosistema perché garantiscono il ciclo di vita delle piante. Lottano per sopravvivere. E non sono certo le uniche vittime dei cambiamenti climatici e dello sfruttamento intenso dell'ambiente, che stanno pericolosamente accelerando l'estinzione di intere specie finora conosciute. Una su otto scomparirà dalla faccia della Terra. Il dato ha dell'incredibile ed emerge da un rapporto Onu, presentato a Parigi alla presenza dei rappresentanti di 130 Paesi, elaborato dalla Piattaforma intergovernativa scientifico-politica sulla biodiversità e gli ecosistemi (Ipbes). Un milione di specie di piante e animali di terra e acqua sono minacciati come mai prima d'ora dall'azione dell'uomo, che pensa solo alla sua, di sopravvivenza. La loro vita ha l'orizzonte di qualche decennio. Un'apocalisse ambientalista che, secondo gli esperti, avrà effetti significativi sulla nostra salute. Basti pensare che ogni anno versiamo 300-400 milioni di tonnellate di metalli pesanti, solventi, fanghi tossici e altri rifiuti nelle acque degli oceani. Tra il 1980 e il 2000 sono andati perduti 100 milioni di ettari di foresta tropicale, principalmente rioccupati con allevamenti di bestiame in Sud America e piantagioni di palma da olio nel Sud-Est asiatico. Negli ultimi secoli, per mano nostra, sono già scomparse 680 specie di vertebrati. I prossimi condannati sono animali che incontriamo comunemente nelle nostre campagne: l'allodola - ne sono sparite la metà negli ultimi 40 anni -, la farfalla blu - meno 38% dagli anni '70, mentre un terzo di api e insetti è a rischio estinzione -, gli scoiattoli rossi, i pipistrelli e i ricci. Neppure per la barriera corallina c'è stato scampo: quasi dimezzata negli ultimi 150 anni. Alla luce di questi dati, numerosi scienziati affermano che la Terra sia all'inizio della sesta estinzione di massa della sua storia, ma la prima attribuita all'uomo e alle sue attività. Il tasso di distruzione pare essere da decine a centinaia di volte superiore alla media degli ultimi 10 milioni di anni. Una catastrofe, insomma, che provochiamo per tenere in piedi la nostra economia. Mentre i nostri appetiti insaziabili non vedono e ignorano i danni a medio-lungo termine. «Abbiamo documentato un declino senza precedenti della biodiversità», spiega Kate Brauman, dell'Università del Minnesota, che ha guidato la ricerca, durata tre anni. «Negli ultimi 70 anni - dichiara Carlin Petrini, fondatore di Slow Food - abbiamo distrutto i tre quarti dell'agrobiodiversità, che i contadini avevano selezionato nei 10mila anni precedenti». Per il britannico Robert Watson, presidente dell'Ipbes, «stiamo erodendo i pilastri stessi delle nostre economie, i nostri mezzi di sostentamento, la sicurezza alimentare, la salute e la qualità di vita del mondo intero». Anche sull'onda delle proteste per il clima animate dai giovani dei Fridays for Future, l'allarme dovrebbe servire a correre in qualche modo ai ripari. «Non è troppo tardi per agire - continua Watson - ma solo se cominciamo da subito e a tutti i livelli, dal locale al mondiale». Seicento attivisti e Ong in difesa della biodiversità in 50 Paesi hanno firmato una lettera aperta promossa dal Wwf, per chiedere ai governi un'azione urgente tesa ad arginare la «crisi bio-climatica». Intanto, per dare un segnale, la città tedesca di Costanza ha proclamato «l'emergenza climatica», il che significa che ogni iniziativa politica, e non solo, dovrà tenere conto del problema dell'inquinamento e delle emissioni di CO2.
Letizia Tortello
Miramare sarà la nursery dell'alga bruna
Sui fondali della Riserva posizionate migliaia di Cystoseira, a rischio estinzione eppure fondamentale per la biodiversità
Lo hanno annunciato dalla loro pagina Facebook: "Il 25 aprile, giorno della Liberazione, noi lo festeggiamo "liberando" le piccole Cystoseira in Area marina protetta Miramare. Buona vita piccoline!". Si è dunque concretizzata sui fondali della Riserva di Miramare la tappa fondamentale del progetto di ripopolamento di Cystoseira, un'alga bruna, protetta a livello internazionale e a rischio estinzione, che svolge un ruolo chiave per la conservazione della biodiversità marina e della mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici grazie all'assorbimento di quantità di CO2. Le foreste marine svolgono le stesse funzioni di quelle terrestri: producono ossigeno tramite la fotosintesi e costituiscono un vero e proprio habitat rifugio per altri organismi, come i pesci o i crostacei e i molluschi che ci depongono le uova; e al pari di quelle terrestri, stanno rapidamente scomparendo. Il progetto Roc-PopLife, acronimo che sta per Restoration of Cystoseira Population, cofinanziato dalla Ue per un totale di circa 900 mila euro, partito a ottobre 2017 avrà una durata di tre anni, fino a ottobre 2020. Due le università coinvolte, Trieste e Genova, e quattro Aree marine protette: Miramare, Cinque Terre, Portofino e Strugnano, in Slovenia.Il 25 aprile scorso, dopo l'impianto nei mesi scorsi nei fondali del Mar Ligure, è iniziato anche nell'Alto Adriatico il ripopolamento delle foreste sottomarine di alga Cystoseira. Il gruppo - composto a terra dai ricercatori dell'Università di Trieste e a mare dai biologi della Riserva di Miramare guidati da Saul Ciriaco - ha piantato le piccole Cystoseira grazie anche al supporto del diving triestino Area51. L'intervento di restauro si avvale di un nuovo protocollo di coltura, sviluppato in stretta collaborazione tra le Università di Trieste (con il gruppo di ricerca guidato da Annalisa Falace, coordinatrice del progetto Roc-PopLife e ricercatrice del Dipartimento di Scienze della vita dell'ateneo giuliano) e di Genova (con il gruppo di ricerca della professoressa Mariachiara Chiantore).«La novità di questa metodologia di restauro - spiega Ciriaco - sta nella produzione in acquari di nuove "plantule" da reintrodurre in ambiente marino, senza danneggiare i siti donatori (rispettivamente Strugnano per il sito di Miramare e Portofino per le Cinque Terre, ndr)». A Miramare sono già stati posizionati 400 dischetti con radicate sopra migliaia di "plantule" di Cystoseira; le variabili di successo però sono infinite, a partire dal pericolo costituito dagli erbivori che potrebbero divorarle in breve tempo e per questo sono stati inseriti su metà dei dischetti degli appositi dissuasori. «Ogni settimana - prosegue il biologo - scatteremo delle foto poi analizzate da un software per verificare l'attecchimento della Cystoseira su questi dischetti». In futuro il progetto potrà trovare applicazione su larga scala anche in altre aree del Mediterraneo.
Lorenza Masè
Enti e aziende, confronto sullo sviluppo sostenibile - l'iniziativa di Wärtsilä
Preparare Trieste a una crescita sostenibile. È questo il tema di "Horizons", giornata di approfondimento tecnico, economico e scientifico che Wärtsilä, con Confindustria Venezia Giulia e Comune, dedica alla città giovedì al Ridotto del Teatro Verdi. Previsti un convegno al mattino, nel quale si tracceranno, in maniera parallela, le dinamiche di sviluppo del porto industriale, del Porto vecchio e delle istituzioni scientifiche cittadine, e tavoli tecnici al pomeriggio: protagonisti da Wärtsilä a Fincantieri, dall'Autorità portuale a Italia Marittima, dal Comune a Sincrotrone Elettra, dall'Università alla Barcolana, fino a Nidec, Msc, Acegas e interessanti newco e start up con progetti innovativi. Il filo rosso, si legge in un comunicato, «è l'attenzione allo sviluppo sostenibile, e la volontà di dialogare per disegnare la Trieste del futuro, pronta a recepire investimenti internazionali, da orientare verso progetti innovativi di porto e industria sostenibili». L'evento è aperto al pubblico dalle 9.30 alle 13, e per partecipare è sufficiente registrarsi al link https://www.wartsila.com/ horizons-trieste. «Wärtsilä ha inserito Trieste tra le città di riferimento per il progetto internazionale An Oceanic Awakening Sea20, volto a creare una cultura scientifica e tecnica condivisa che faccia della sostenibilità il punto cardine. L'evento organizzato a Trieste - spiega il presidente & managing director di Wärtsilä Italia Andrea Bochicchio - fa parte parte di un ciclo di incontri che ha già visto e vedrà coinvolte città come Helsinki, Rotterdam, Amburgo e Oslo».
IL PICCOLO - LUNEDI', 6 maggio 2019
Carso e Muggia nuove "case" del picchio rosso mezzano
L'ornitologo giuliano Benussi ha avvistato degli esemplari «in querceti maturi» Presenza nel bosco di Vignano, sul monte Carso, a Draga Sant'Elia e sul Lanaro
TRIESTE. Ora è ufficiale: una nuova specie di uccello ha deciso di nidificare nella provincia di Trieste. Si tratta del Picchio rosso mezzano (Dendrocoptes medius), che, come si deduce già dal nome, è la specie di picchio rosso che per dimensioni si inserisce tra il più conosciuto picchio rosso maggiore e quello più piccolo, il cosiddetto picchio rosso minore. Ad accertare, con tanto di puntuale documentazione videofotografica, la prima nidificazione del picchio rosso mezzano nel nostro territorio è stato l'ornitologo triestino Enrico Benussi, coadiuvato dal fido collaboratore Nereo Verginella. Un accertamento di grande valore tenendo conto che quella testimoniata dal naturalista giuliano è la prima nidificazione di questa specie non solo in regione, ma in tutta l'Italia settentrionale. «La specie è stata localizzata fino ad ora in querceti maturi di sei località del Triestino, che vanno dal Carso al Muggesano, con almeno una decina di coppie riproduttive accertate. Alla luce delle attuali conoscenze la specie può essere considerata sottostimata nel numero degli effettivi», spiega Benussi. A dar man forte alla scoperta, la conferma di un primo nido occupato e la documentazione di un accoppiamento. Bosco di Vignano, monte Carso, Draga Sant'Elia, monte Lanaro sono alcune delle aree che hanno confutato il fatto che il picchio rosso mezzano nidificasse in Italia esclusivamente sulle montagne meridionali e nello specifico in boschi di latifoglie, sino a raggiungere al massimo l'Abruzzo. A causa del piumaggio bianco e nero e del cappuccio rosso, il mezzano ricorda in parte un giovane di picchio rosso maggiore da cui si distingue per le minori dimensioni (circa 20 centimetri), l'assenza della stria nera ai lati del capo e dei mustacchi neri, e per una macchia nera ai lati del collo. Di norma staziona in alto sugli alberi, per cui è tutt'altro che facilmente visibile: l'avvistamento a terra di un picchio rosso mezzano rappresenta un evento molto raro, poiché preferisce vivere la maggior parte della propria vita nel fitto delle chiome lontano da sguardi indiscreti. «Come il picchio rosso maggiore, il mezzano si nutre su tronchi e rami mangiando insetti ma non solo, visto che è stato fotografato con una bacca nel becco. A differenza di altre specie simili di picchi, però, il mezzano non utilizza sempre il classico "tambureggiamento" per la delimitazione del proprio territorio diventando così piuttosto "silenzioso" rispetto al maggiore», spiega Benussi. Ma questo uccello come è arrivato sul Carso e nei dintorni? «Negli ultimissimi anni il mezzano ha avuto una espansione nei Balcani. L'incremento numerico lo ha portato a spingere verso occidente arrivando quindi da noi dalla Slovenia. In passato era già stato osservato lo svernamento invernale in varie zone - Doberdò, Collio e Valli del Natisone - ma ora è arrivata questa importante conferma, ossia che questo piciforme nidifica sul Carso e in zona Muggia. A questo punto - conclude Benussi - è facile ipotizzare che nel corso degli anni si espanderà ulteriormente in Friuli Venezia Giulia. Al momento però è una primizia tutta nostra».
Riccardo Tosques
Roiano, altri progetti sembrano prioritari rispetto alla riqualificazione - la lettera del giorno di Pino Podgornik
È passato qualche anno dalla sdemanializzazione del Porto vecchio e finalmente qualcosa d'interessante, almeno sulla carta (per ora), si sta muovendo. Il sindaco Roberto Dipiazza assieme al presidente dell'Authority Zeno D'Agostino e al governatore della Regione Massimiliano Fedriga hanno messo "la prima pietra" su un progetto (entro tre mesi sarà operativo) che dovrà dare i suoi vantaggi negli anni futuri. Questa società è da sostenere e si spera che i suoi frutti si possano vedere da subito, con l'augurio che lo sviluppo del nostro territorio sia epocale ed aperto alle innovazioni. Dopo avere citato un progetto che dovrebbe comportare un possibile tornaconto a livello cittadino e regionale, ricordo la, a mio avviso, penalizzazione di un rione spesso dimenticato, quello di Roiano, dove all'ex caserma della Polizia i lavori di riqualificazione sono fermi da troppo tempo. Niente si muove se non qualche gatto randagio, re incontrastato, che passa indisturbato in mezzo al nulla. Sul Piccolo del 26 aprile scorso l'assessore Lodi ha parlato di abbattimenti, rifacimenti e risanamenti in varie zone cittadine e carsiche. Sull'ex caserma di Roiano nessun accenno! Vorrei chiedere al sindaco Roberto Dipiazza quando riprenderanno i lavori di riqualificazione della zona, come saranno gestiti i 70 posti-macchina (a pagamento o a rotazione) e se alcuni posti-auto potrebbero essere messi in vendita. Non mi sembra di chiedere troppo e spero che le risposte non tardino ad arrivare!
Tecnologie d'avanguardia per navi ecologiche - mercoledì alla Sissa
Viaggiare in navi ecologiche sicure, automatizzate e a zero emissioni inquinanti. Sarà questo il tema portante dell'incontro "Ottimizzazione e calcolo alte prestazioni per applicazioni industriali, simulazione, machine learning" in programma dopodomani mercoledì 8 alle 14. 30 all'interno della Sissa (aula 128-palazzo A). Organizzato da MareFvg nell'ambito del progetto Navigando, l'incontro verterà sulla realizzazioni delle navi del futuro. «Le tecnologie di simulazione virtuale sono ormai parte integrante e fondamentale dei processi di progettazione navale. Ora la nuova sfida sarà arrivare a disegnare navi autonomi e a zero emissioni, connessa e automatizzata e munita di avanzati sistemi di sicurezza a 360 gradi, sia da attacchi cyber, sia nelle avverse condizioni ambientali che si verificano con i cambiamenti climatici», racconta Lucio Sabbadini, amministratore delegato del cluster MareFvg, ente organizzatore dell'evento. Ne parleranno Christian Veldhuis (Marin institute), Matteo Diez (Cnr Inm) e Antonio Traverso (Cetena-Centro per gli studi di tecnica navale).
Ri.To.
IL PICCOLO - DOMENICA, 5 maggio 2019
Museo di Campo Marzio, via al restauro - Ospiterà pure il primo hotel ferroviario
Cantiere da 18,5 milioni, di cui 6,5 già finanziati. Obiettivo: rilanciare in chiave turistica, entro il 2022, la storica stazione
Campo Marzio, la stazione "base" degli storici collegamenti con Vienna, diventerà il secondo più grande museo ferroviario nazionale dopo quello di Pietrarsa (Napoli). Ieri mattina è stato tagliato il simbolico nastro che ha avviato idealmente i lavori di restauro. Da domani mattina la stazione diventerà area di cantiere per il grande e ambizioso progetto di recupero. I lavori si articoleranno in tre fasi: le prime due riguarderanno il restauro di tutta l'area prospiciente via Giulio Cesare e degli interni, che costituiranno nuovamente la sede espositiva del museo ferroviario. Il tutto per un costo complessivo di 6 milioni e 500 mila euro, finanziati dal Gruppo Fs per effetto di un'intesa con ministero dei Beni culturali e Regione. La terza fase prevede la realizzazione dell'hotel tematico ferroviario, in primo in Italia del suo genere, il restauro dell'altro lato del comprensorio, il rifacimento della volta metallica, che dal 1906 al 1942 sormontava il fascio binari, poi smantellata per donare il ferro alla Patria, e la creazione di un enorme cortile interno coperto per ospitare eventi. Nel progetto è contemplata anche una terrazza prospiciente il golfo, che però non ha ottenuto ad oggi l'avallo della Soprintendenza. Questa terza fase, del valore di circa 12 milioni, al momento non dispone di copertura preventiva e sarà oggetto di successivi finanziamenti. Al termine degli interventi di riqualificazione, indicativamente nel 2022, la Fondazione Fs gestirà direttamente il museo, avvalendosi anche del contributo dell'omonima associazione di appassionati. Il progetto di riqualificazione del museo ferroviario di Campo Marzio è nato alla fine del 2016 con un primo studio di fattibilità che si è poi concretizzato con un protocollo d'intesa firmato a luglio 2017 tra ministero dei Beni culturali, Regione, Comune, Ferrovie dello Stato, Fri e Fondazione Fs. La filosofia della rinnovata struttura si dividerà in tre parti: ludico-educativa, tecnico- scientifica e socio-antropologica. Sarà quindi un museo dedicato a più target e non solo a un pubblico esperto, interessato da un punto di vista storico- tecnico. Oltre agli interventi di restauro interno ed esterno e a un nuovo percorso espositivo, cambierà pure l'ingresso. Non si accederà più da via Giulio Cesare, bensì dal portico di via Ottaviano Augusto, mentre l'atrio diverrà una sala polivalente anche se già da solo ha già un suo fascino, rappresentando un bell'esempio di stile Liberty. I visitatori, una volta varcato il nuovo ingresso, si troveranno davanti un grande atrio vetrato. Oltre all'hotel tematico saranno ricavati spazi per mostre, un laboratorio didattico, una carrozza bar, un negozio di modellismo, un'agenzia di turismo ferroviario, un bookshop e una caffetteria.
Andrea Di Matteo
La promessa delle istituzioni: «Sarà polo di respiro nazionale»
Per i rappresentanti degli enti coinvolti nel patto si tratta di un momento storico non solo per la città ma per l'intero Paese
Ormai la storica stazione versava in condizioni precarie e sicuramente non era un bel biglietto da visita per il numero crescente di turisti. Così ieri mattina, una cerimonia con relativo taglio del nastro - alla presenza del governatore Massimiliano Fedriga, del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, del presidente e del direttore generale della Fondazione Fs Mauro Moretti e Luigi Cantamessa - ha ufficialmente sancito l'inizio dei lavori, che prevedono, per l'appunto, la rinascita dello storico fabbricato.«Oggi è una giornata importante per la storia delle Ferrovie dello Stato in questa regione - ha detto Cantamessa - perché riparte Campo Marzio, un "unicum" per le terre giuliane. Non sarà un museo, non sarà una stazione, bensì la prima stazione-museo con attività ricettive in Italia». «Da qui partiranno - ha aggiunto Cantamessa - le "crociere ferroviarie", un progetto già avviato quest'anno con oltre 600 mila euro stanziati dalla giunta Fedriga per tour in tutta la regione». A delineare il futuro dell'area di Campo Marzio è intervenuto anche il sindaco Roberto Dipiazza, ricordando come tutta la zona cambierà volto (si legga l'articolo nella pagina a fianco, ndr). «Mi auguro che questo museo diventi un centro culturale della città di prima importanza - ha sottolineato Moretti durante il suo intervento - non solo un centro della cultura nazionale ferroviaria, ma anche una casa dove svolgere tanti altri tipi di iniziative e manifestazioni. Guardavo in televisione il museo di Napoli che è diventato uno dei più richiesti in particolare per i matrimoni, ricercato persino dal Giappone». Quella di ieri viene vissuta come una giornata storica, dunque, decisiva per la città. Che ora, grazie alla Fondazione Fs e a tutti gli altri enti coinvolti nella sfida di Campo Marzio, potrà contare non soltanto su un museo rinnovato e multimediale ma soprattutto su un luogo poliedrico. «Ringrazio la Fondazione Fs per aver creduto nel nostro territorio», ha sostenuto a sua volta Fedriga: «Quando tutti remano nello stesso verso, si fa prima e meglio. Questa sarà una straordinaria opportunità per la città di Trieste e per la Regione che, a partire dal 2022, avrà a disposizione un nuovo polo turistico, culturale e ricreativo, il secondo grande museo ferroviario nazionale. Il primo, quello di Pietrarsa, è infatti già una solida realtà, capace di realizzare, nel solo 2018, l'invidiabile numero di 170 mila visitatori». «Trieste - ha infine dichiarato la parlamentare del Pd ed ex governatrice del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani - è una delle capitali europee della cultura e sarò felice se il museo ferroviario diventerà un grande polo di attrazione e anche di ricerca nazionale e internazionale. Le grandi opere che si realizzano a Trieste devono avere l'ambizione di dialogare con un larghissimo retroterra geografico e storico».
I maghi dell'acqua che creano reti di acquedotti contro gli sprechi
La società triestina d'ingegneria Idrostudi investe in ricerca per la gestione delle risorse: ordini anche dall'Arabia
TRIESTE. Più una risorsa è scarsa più c'è la necessità di gestirla al meglio, soprattutto se si tratta di un bene indispensabile per la vita sul nostro pianeta come l'acqua. Le nuove tecnologie impiegate nella progettazione e nel monitoraggio delle reti idriche possono fare la differenza sul tema, sempre più pressante, del risparmio dell'acqua: grazie a reti intelligenti, fortemente interconnesse e capaci di "parlare", segnalando guasti o anomalie, è possibile ridurre fortemente gli sprechi. Si occupa proprio di ideare soluzioni per la gestione ottimale della risorsa idrica la società d'ingegneria Idrostudi, che dal 2002 svolge attività di consulenza e ricerca e sviluppo in ambito acquedottistico e fognario. A idearla sono stati quattro ingegneri - Luca Falcomer, attuale amministratore delegato della società, Mauro Castellarin, Davide Russo e Christian Marson - che al termine del loro percorso di studi, concluso con un dottorato di ricerca in geofisica applicata e idraulica all'Università di Trieste, hanno deciso di tentare di conciliare la loro passione per la ricerca con l'imprenditorialità. «Ci siamo praticamente inventati un mestiere, fondando una società che allora come oggi è un'unicità nel panorama italiano - racconta Falcomer -. Non avendo esempi a disposizione abbiamo seguito una strada tutta nostra e siamo riusciti a dare vita a un'azienda che negli anni è gradualmente cresciuta: oggi ci lavorano una quarantina di persone, tra dipendenti e collaboratori, e oltre alla sede in Area Science Park, dove ci siamo trasferiti nel 2007, abbiamo recentemente aperto anche una succursale lombarda, a Melzo, e una sarda, all'interno del Parco tecnologico della Sardegna". In questi ultimi anni Idrostudi, che si è occupata anche della distrettualizzazione della rete idrica triestina, si è aggiudicata appalti importanti che la vedranno concentrata sul territorio italiano nel prossimo futuro: «In Italia c'è stato un boom degli investimenti nel ciclo idrico: siamo passati da un miliardo e mezzo circa del 2011 ai quasi sei che s'investiranno nel 2019». Ma in passato Idrostudi ha lavorato anche all'estero: in Oman, Arabia Saudita e Turchia, dove nel 2015 si è aggiudicata il primo contratto internazionale per il monitoraggio e il master plan della rete acquedottistica di Malatya, città da 550 mila abitanti. Il team della società, composto quasi esclusivamente da ingegneri specializzati in ambito idraulico e ambientale, ha competenze avanzate nella progettazione e nell'ottimizzazione di reti idriche e fognarie: è specializzato nel monitoraggio in real-time, nella gestione delle perdite idriche e delle pressioni in acquedotto, nell'identificazione delle acque parassite nelle fognature, nell'elaborazione di studi idrologici e idrogeologici. Nella storia di Idrostudi le collaborazioni aziendali hanno giocato un ruolo di primo piano: nel 2005 è stato siglato un contratto di partnership con Bm Tecnologie industriali, azienda che opera nello stesso settore di Idrostudi con sede a Padova, e nel 2014 è stata creata Iws (Integrated Watercare Solutions), una rete d'imprese di cui Idrostudi è cofondatore, che consente di offrire il classico "pacchetto completo" ai clienti della società, gestori di acquedotti e impianti fognari.
Giulia Basso
«Il nostro algoritmo predice le perdite di una condotta»
«Cresciamo ad un ritmo del 15-20% ma ci consideriamo per il nostro metodo di lavoro una startup che non si stanca mai di innovare»
Trieste. «Anche se ormai siamo una realtà consolidata che cresce del 15-20% annuo continuo a considerare Idrostudi una start up, perché il nostro metodo di lavoro si fonda da sempre sulla sperimentazione e la ricerca di nuovi sviluppi: il prossimo passo sarà l'integrazione di tecniche di machine learning per "far parlare" le reti il più possibile, grazie all'enorme mole di dati che otteniamo con i nostri sistemi di monitoraggio». Racconta così Luca Falcomer, cofondatore e amministratore delegato di Idrostudi, le sfide continue che in questi anni hanno portato la sua società a diventare un leader di settore nel mercato italiano, tanto che ha già ricevuto ordinativi per sette milioni di euro nei prossimi tre anni. Il segreto di questo successo è un mix di elementi che la rendono un'azienda unica nel suo genere: un team di lavoro giovane, con una forma mentis e un'organizzazione del lavoro molto diversa rispetto a quella di un classico studio di progettazione, e un utile societario che finora è stato reinvestito totalmente in ricerca e sviluppo.«Cerchiamo di scegliere al meglio i nostri collaboratori, che provengono praticamente da tutt'Italia, e finora chi è entrato nel nostro team di lavoro non se n'è più andato - evidenzia l'ad. Non abbiamo orari di lavoro, gli uffici sono sempre aperti e cerchiamo di lasciare al singolo collaboratore la massima libertà nell'affrontare i problemi che ci vengono posti: sono convinto che soltanto in questo modo le persone possano essere incoraggiate a proporre soluzioni diverse e mai scontate». Sono due e destinati a fondersi i progetti di ricerca e sviluppo più innovativi in cui Idrostudi è attualmente impegnata. Da un lato c'è lo sviluppo di piattaforme software che utilizzino tecniche di machine learning per la gestione dei dati del ciclo idrico integrato. Dall'altro c'è la progettazione di un algoritmo, che è già in fase di test, in grado di predire le perdite future di una rete idrica basandosi su un'enorme mole di dati storici e di variabili. Per seguire questi sviluppi Idrostudi ha reclutato come collaboratori anche matematici, fisici e programmatori. Inseguire la propria passione con entusiasmo, ricercare stimoli continui, tentare di risolvere i problemi in modo diverso e originale e non temere i fallimenti sono, secondo Falcomer, gli ingredienti essenziali di un'imprenditoria di successo. «In Italia questa cultura imprenditoriale, tipica del mondo americano e anglosassone, non è così sviluppata. E anche da parte del mondo della finanza e degli investitori servirebbe un po' di pazzia in più, indispensabile per puntare su idee davvero nuove».
Una piattaforma online per viaggiare "sostenibile"
Lo strumento consentirà di organizzare al meglio gli spostamenti fra Italia e Croazia, dai ticket alle bici a noleggio. L'Università di Trieste nel progetto europeo
Trieste. L'Università di Trieste è tra i protagonisti della cooperazione transfrontaliera tra Italia e Croazia per l'implementazione della mobilità sostenibile nel rispetto dell'ambiente. Nell'ambito del progetto europeo Step-up l'ateneo sta infatti lavorando alla realizzazione di una piattaforma online - a disposizione di cittadini e di turisti da fine estate - finalizzata all'integrazione dei servizi di trasporto tra i due Stati affacciati sull'Adriatico. Di questi e altri temi si parlerà martedì, durante la conferenza "Nuovi scenari sulla mobilità multimodale. Info-mobilità per un flusso passeggeri sostenibile tra Italia e Croazia", organizzata dal Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell'Units.Il seminario intende promuovere la conoscenza di campo del turismo, della multimodalità e dei sistemi Ict applicati ai flussi passeggeri, ponendo l'attenzione sui progetti di sviluppo che coinvolgono appunto l'area adriatica compresa tra gli Stati di Roma e di Zagabria. L'iniziativa si inserisce nel più ampio contesto del progetto "Sustainable transport e-planner to upgrade the It-Hr mobility", abbreviato appunto in Step-up. Si tratta di un progetto europeo dell'ambito interreg Italia-Croazia, che mira ad agevolare la mobilità multimodale dei passeggeri nell'area presa in considerazione. Ciò avverrà attraverso servizi Ict e di infomobilità. L'obiettivo finale è la realizzazione di un Travel planner, ossia una piattaforma web messa a disposizione di cittadini e turisti, che permetta di integrare servizi e modalità di trasporto tra i territori dei due Paesi, nel rispetto della sostenibilità. Spiega il professor Walter Ukovich, del Dipartimento di Ingegneria e Architettura: «In altre parole, si vogliono mettere a disposizione del pubblico elementi utili al fine di organizzare i propri spostamenti. Si pensi all'esempio del turista che, uscito dalla porta di casa, prende un taxi per la stazione. Una volta giunto a destinazione salirà a bordo di un traghetto e, quando si troverà sull'altra sponda dell'Adriatico, viaggerà su un pullman oppure di una bicicletta a noleggio, per esplorare i dintorni. La piattaforma, che sarà operativa da settembre, servirà a coordinare gli orari, verificare la possibilità di acquistare biglietti online o in forma di pacchetti turistici multipli e così via».All'appuntamento di martedì (dalle 9 all'hotel Savoia) interverranno studiosi ed esperti di vari Paesi. La partecipazione alla conferenza, che si terrà in inglese come lingua ufficiale del progetto, è gratuita registrandosi entro domani (step-up-new-scenaries.eventbrite.it oppure scrivendo a info@step-up.training). Si potrà anche partecipare in streaming. La giornata è la prima di tre occasioni formative, tutte aperte al pubblico. L'Università di Trieste è uno dei tre partner italiani con la Regione Emilia Romagna e il Comune di Lecce; quelli croati sono Contea di Spalato-Dalmazia, Città di Sebenico e Aeroporto di Zara. Capofila la Regione Marche.
Lilli Goriup
Branco di lupi vicino a Divaccia sbrana gregge vicino alle case - Allarme tra gli abitanti
LUBIANA. I lupi colpiscono ancora in Slovenia. Questa volta sul Litorale a Dolenja Vas, a pochi chilometri da Divaccia e quindi nelle prossimità del confine con il valico di confine con l'Italia di Pese. Le vittime sono 26 pecore di un gregge che pascolava a pochi metri dalle case. Ed è proprio per la vicinanza agli insediamenti umani che l'attacco ha assunto un forte rilievo in Slovenia.Il padrone del gregge Jurij Moze si è ritrovato così con 40 pecore in meno, perché alle 26 sbranate e uccise dai lupi si sono aggiunte quelle che ferite in modo gravissimo hanno dovuto essere abbattute. Certi avvenimenti nella zona sono già avvenuti in passato ma mai, come dicevamo, in un pascolo che si trova tra due gruppi di case distanti solamente una decina di metri dal luogo dell'agguato. L'anno scorso è stato segnalato un altro caso simile e per quest'anno se ne attendono anche altri, spiegano i cacciatori della regione perché da moltissimo tempo ci è proibito abbattere i lupi. «Sono animali, i lupi - sostiene alle Primorske Novice Damjan Vidmar leader della Famiglia di cacciatori di Senosecchia - che sbranano anche mucche e asini, non temono avvicinarsi all'uomo»: E poi si chiede provocatoriamente: «Non è che in futuro attaccheranno anche qualche bambino?»A rispondergli indirettamente è Andrej Sila del Gruppo forestale della Slovenia il quale sostiene che non sussiste alcun rischio che il lupo attacchi l'uomo. «Sono giunti vicino alle case perché lì c'erano le prede - spiega - e non credo che questo attacco sia dovuto all'accrescimento del numero dei lupi nell'area, semplicemente hanno fiutato le prede». «Sono convinto - conclude - che sia più pericoloso l'uomo che si avvicina al lupo che il lupo che giunge in prossimità dell'uomo».A Dolenja Vas, secondo gli esperti, ad agire è stato un branco di lupi formato da cinque a otto esemplari adulti.
Mauro Manzin
Quattro passi "salati" dal mare alla tavola - Conferenza al Revoltella PRO ESOF2020
"Sale: quattro passi nella geologia del Mediterraneo per arrivare alla nostra tavola" è il terzo incontro del ciclo di conferenze "Mare e Salute", promosse dall'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale - Ogs, per evidenziare sia gli effetti del mare sulla salute dell'uomo, sia gli effetti dell'uomo sulla salute del mare nell'ambito di ProEsof 2020. L'appuntamento, aperto a tutti, è in programma mercoledì 8 maggio alle 18, al Museo Revoltella. L'incontro spazierà dal gigante salino del Mediterraneo alla storia del sale e alle malattie cardiovascolari. Con la moderazione del giornalista scientifico Fabio Pagan, si alterneranno le voci di Angelo Camerlenghi (Ogs), Flavio Bonin (Museo del Mare di Pirano), Antonietta Robino (Irccs Burlo Garofolo) e Gianfranco Sinagra (Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste). La conferenza è a ingresso gratuito, previa registrazione sul sito dell'Ogs. --
FridaysForFuture - La lotta per l'ambiente sulla scia di Greta
Maggio sarà «il mese del cambiamento». Lo assicura "FridaysForFuture Trieste", il comitato costituitosi in città sulla scia del messaggio veicolato nel mondo dalla svedese Greta sul tema della difesa dell'ambiente, che martedì alle 12 al San Marco presenterà in una conferenza stampa «le iniziative promosse dai ragazzi di FridaysForFuture Trieste in collaborazione con enti e associazioni locali in preparazione al Global Climate Strike previsto per venerdì 24 maggio» tra «conferenze con esperti dell'Ogs e dell'Università» e «attività rivolte ad adulti e bambini».
IL PICCOLO - SABATO, 4 maggio 2019
«Giù la maxi antenna» Il Consiglio spedisce le ruspe a Santa Barbara
Ok allo spostamento in base alle direttive paesaggistiche Ridefinita anche la questione dei ripetitori tv a Chiampore
MUGGIA. Smantellamento e conseguente delocalizzazione dell'enorme traliccio di oltre 40 metri: dopo oltre cinque anni dalla sua erezione, la maxi antenna che sorge a Santa Barbara pare finalmente avere le ore contate. Nell'ultima seduta del Consiglio comunale è stata infatti approvata la Variante di livello comunale 38 al Piano regolatore generale di Muggia. Una variante ad hoc per l'adeguamento al Piano comunale di settore per la delocalizzazione degli impianti radiotelevisivi. La necessità di individuare un nuovo punto di delocalizzazione rispetto alla zona di vincolo del monte Castellier si è resa necessaria per consentire la piena attuazione dello stesso Piano comunale di settore dopo che la Regione - in fase di approvazione della Variante 31 al Prgc - aveva stralciato il precedente sito su indicazione della Soprintendenza. Per questo motivo la scelta del nuovo sito, più lontano dalle case, è stata anticipata sia da un aggiornamento dello studio realizzato dall'Università di Udine, in merito alle caratteristiche tecniche di copertura del segnale, sia da una verifica preliminare sulla possibilità di ritrovamento di eventuali beni archeologici effettuata dalla stessa Soprintendenza, sia avendo cura di non "toccare" ulteriori aree a propria volta soggette a vincolo paesaggistico o comunque rientranti nelle cosiddette aree di interesse individuate dal Piano paesaggistico regionale. Il vecchio traliccio, "ereditato" dopo un'aspra polemica tra i residenti dalla località di Chiampore, verrà dunque trasferito in una zona più lontana rispetto all'abitato di Santa Barbara. «È ben chiaro che con questa variante siamo intervenuti per risolvere la situazione venutasi a creare dopo il Piano paesaggistico regionale, in modo da poter delocalizzare il traliccio esistente secondo quanto previsto dalle nuove direttive», spiega il sindaco muggesano Laura Marzi. Così l'assessore all'Ambiente Laura Litteri: «Non è stato semplice arrivare sin qui in quanto la ricerca della nuova area doveva anche essere idonea alla trasmissione dei segnali radioelettrici. A tale scopo è stato commissionato uno studio all'Università di Udine, studio che ha individuato una zona adeguata e che dopo tutte le procedure di verifica ha visto l'approvazione in Consiglio».Sulla vicenda il Comitato anti antenne di Santa Barbara aveva sempre espresso la propria contrarietà al traliccio di Santa Barbara: «Non lo vogliamo. Né dov'è ora, né in un altro punto», aveva puntualizzato il portavoce Edoardo Ciacchi. Ma Litteri aveva subito evidenziato come, in base allo studio radioelettrico alla base del Piano di delocalizzazione degli impianti, «il sito di Chiampore e quello di Santa Barbara risultano tra i più idonei all'installazione di impianti di telecomunicazioni». Ma la Variante 38 ha affrontato anche un'altra questione, quella relativa alla realizzazione degli impianti televisivi: è stata infatti modificata la normativa per l'installazione di impianti di trasmissione del segnale televisivo alla luce della necessità tecnica di concentrare questo tipo di impianti entro un ambito territoriale più ristretto, senza però concedere la realizzazione di nuovi tralicci. Considerato, pertanto, che il sito regionale designato proprio per gli impianti televisivi è la località di Chiampore, il Consiglio comunale di Muggia ha approvato la possibilità, per le stazioni televisive, di migrare sì ma esclusivamente all'interno dei tralicci che insistono in quella stessa area.
Riccardo Tosques
Grado mantiene il record è ancora Bandiera blu
Il riconoscimento assegnato per la 31.a volta. E subito dietro c'è Lignano Nel Paese salgono a 183 i Comuni insigniti per un totale di 385 spiagge
ROMA. Ancora una volta tornano le Bandiere blu a Grado e a Lignano. Per l'Isola d'Oro si tratta ormai della 31.a volta; per la spiaggia friulana della trentesima. Con la nuova riconferma, Grado continua a detenere il record italiano di Bandiere blu ricevute, alla pari della località ligure di Moneglia. Soddisfazione da parte di tutti (per Grado ieri a Roma a ritirare la Bandiera blu c'era il vice sindaco Matteo Polo) poiché il vessillo rappresenta un segno distintivo quanto alla qualità di spiagge e località balneari. Ad assegnare le Bandiere blu è come sempre la Fee, Foundation for Environmental Education, ong internazionale con sede in Danimarca e presente in 77 Paesi, fra cui l'Italia dove è presieduta da Claudio Mazza. L'assegnazione dei riconoscimenti, lo ricordiamo, non viene effettuata solo in base ai dati forniti dal ministero della Salute in merito alla qualità delle acque, ma avviene una volta esaminata una lunga serie di parametri. Indicatori che vanno dall'organizzazione e sicurezza delle spiagge alle strutture ricettive, dalla raccolta dei rifiuti con i moderni depuratori fino alla valorizzazione, al rispetto e alla divulgazione degli aspetti ambientali e naturalistici. Nella scelta delle località da premiare, particolare attenzione va inoltre a quelle località che presentano vaste aree pedonali, piste ciclabili, arredo urbano curato e aree verdi. I 32 criteri previsti attualmente dal programma vengono aggiornati periodicamente in modo tale da spingere le amministrazioni locali che partecipano all'assegnazione a impegnarsi per risolvere, e migliorare nel tempo, le problematiche relative alla gestione del territorio con l'obiettivo primario della salvaguardia dell'ambiente. Al programma collaborano peraltro i ministeri di Ambiente e Politiche agricole, l'Ispra, le Capitanerie di Porto, l'Anci e i sindacati dei balneari. Saranno 183 - erano 175 nel 2018 - i Comuni che quest'anno potranno far sventolare la Bandiera blu. A fronte dei 183 comuni - 12 i nuovi ingressi, 4 le uscite - sono state riconosciute meritevoli di Bandiera blu 385 spiagge che corrispondono, è stato spiegato ieri in conferenza stampa a Roma, a circa al 10% delle spiagge premiate a livello mondiale. Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, Grado ha visto riconosciute la spiaggia principale gestita dalla Git e quelle della Costa Azzurra e di Pineta. Per Lignano il riferimento è invece per il "Lido". Rispetto al 2018 ci sono new entry come Anzio, Imperia, Sanremo, Gabicce e Pozzallo; non hanno avuto la riconferma località come Porto San Giorgio, Porto Sant'Elpidio e Rodi Garganico. «Il turismo - ha detto il presidente di Fee Italia Claudio Mazza - non può che essere sostenibile, così da garantire un equilibrio tra fruizione e tutela del patrimonio ambientale». «La Bandiera blu guida passo dopo passo i comuni costieri a scegliere strategie di gestione sostenibile del proprio territorio, attraverso un percorso che giovi all'ambiente e alla qualità della vita», ha aggiunto annotando che «da tre anni sono in crescita anche i Comuni del Sud», che pure sconta ancora una cronica carenza di depuratori e raccolta differenziata. Nella classifica stilata per regioni è sempre la Liguria, con 27 località, a restare in vetta alla classifica. Seguono Toscana con 19 località, la Campania (18) e le Marche (16). La Puglia raggiunge quota 14, la Sardegna è presente con 13 località. Si va poi a decrescere con il Friuli Venezia Giulia che, come abbiamo visto, ne segna due, Grado e Lignano.
Antonio Boemo
Urbi et Horti a Borgo
Alle 10.30, all'orto dei Puffi di Borgo San Sergio, preparazione dei semenzari e cura del seminato. Conoscenza dei tempi delle coltivazioni.
IL PICCOLO - VENERDI', 3 maggio 2019
Parco del mare "infinito", slitta il progetto
Almeno otto mesi in più per trovare la soluzione al vincolo che ricade attorno alla Lanterna dal 1961, scoperto dal Wwf
Serviranno ulteriori otto mesi per arrivare alla bozza del progetto del Parco del mare a Portolido. Lo ammette il presidente della Camera di Commercio Antonio Paoletti: «L'ente camerale sta continuando, come ha sempre fatto, a lavorare per arrivare alla realizzazione del Parco del mare. Stiamo verificando con le istituzioni competenti i contenuti e i termini per il superamento dei limiti del vincolo ministeriale del 1961 gravante sull'area della Lanterna. Vincolo la cui esistenza ha provocato un allungamento di almeno otto mesi dei tempi previsti per l'analisi di fattibilità per la realizzazione dell'intervento in quell'area». La questione del vincolo era emersa nei mesi scorsi quando l'avvocato Alessandro Giadrossi, presidente del Wwf giuliano, aveva scavato nelle carte recuperando il documento risalente al 13 giugno del 1961, quando il sottosegretario alla Pubblica istruzione Maria Maddaloni, su sollecitazione dell'architetto Civiletti, allora alla guida della Soprintendenza, firmò la norma che ancora oggi impedisce qualsiasi nuova edificazione nel raggio di 130 metri dalla Lanterna. L'anno prima erano stati completati i lavori per la caserma della Guardia di finanza e successivamente, nonostante il vincolo, oltre alla nuova sede della Lega navale, sono state edificate ulteriori palazzine. Le soluzioni sono dunque due: mantenere le cubature attuali, ipotesi complessa anche se il Parco del mare dovrebbe svilupparsi soprattutto sotto terra, oppure cancellare il vincolo, un compito però che spetterebbe al ministero con tempi che si annunciano decisamente più lunghi. Nessuno dei partner che ha creduto nel parco marino che dovrebbe nascere a Portolido al momento si è sfilato dal progetto (eccezion fatta per la Fondazione CRTrieste) con la Regione che resta al fianco dell'ente camerale e il Comune che ha sempre pronta l'alternativa di Porto vecchio. Il progetto di un nuovo Parco del mare risale al 2004 quando Trieste perse l'Expo e Paoletti lanciò l'idea. La prima presentazione pubblica al Verdi nel 2005 e da allora le location non sono mancate partendo proprio dal terrapieno di Barcola, poi il Porto vecchio, l'ex Pescheria, l'ex Bianchi, per arrivare a Campo Marzio nell'area del Mercato ortofrutticolo e infine a Portolido. Un anno fa sembrava che la situazione si fosse finalmente sbloccata con Paoletti che aveva effettuato un sopralluogo con il neoeletto presidente della Regione Massimiliano Fedriga e il sindaco Roberto Dipiazza, annunciando l'avvio del cantiere in tempi brevi. Il vincolo ha però bloccato tutto e ora si sta lavorando a una soluzione che verrà proposta alla Soprintendenza, che solamente con un progetto, che ancora non c'è, potrà fornire indicazioni e pareri.
Andrea Pierini
Nasce nel verde del Farneto la nuova "casa di cura" per gli animali selvatici
Si tratta di 23 mila metri quadrati un tempo destinati a pascolo acquisiti e riqualificati dall'Enpa grazie alle donazioni di soci e semplici cittadini
I 23 mila metri quadrati inaugurati lo scorso mercoledì primo maggio, che si inseriscono negli 85 mila metri quadrati complessivi di proprietà dell'Enpa, nell'Oasi del Farneto, rappresentano ora un vero e proprio "albergo a cinque stelle" per gli animali selvatici, specialmente per quelli feriti, ammalati, bisognosi di cure e riabilitazione, ma pure per i piccoli mammiferi e l'avifauna che in quel paradiso possono trovare casa. L'intera vasta proprietà, non edificabile, un tempo di privati residenti di Longera e destinata al pascolo, è stata acquistata negli anni dallo stesso Enpa grazie a donazioni ed elargizioni di soci e semplici cittadini. L'Enpa ha così potuto presentare al Comune di Trieste, alla Soprintendenza e alla Forestale un progetto per la costituzione di enormi recinti per accogliere la fauna selvatica. Nel novembre del 2017 sono state rilasciate le autorizzazioni e ieri, dopo 15 mesi, finalmente i 23 mila metri quadrati recintati sono stati inaugurati e aperti ai triestini, che hanno potuto visitare gli animali ricoverati e toccare con mano l'importante lavoro svolto dall'Enpa e dal suo Centro di recupero. La recinzione - ogni palo è stato piantato a mano senza l'utilizzo di mezzi meccanici - è stata realizzata grazie ad un contributo regionale e a quello di soci Enpa e cittadini che ormai conoscono il valore della realtà di via Marchesetti e che hanno creduto nel progetto.«Tutta quella vasta porzione di terra - specifica Gianfranco Urso, coordinatore regionale dell'Enpa - è a bosco, con vegetazione spontanea, che grazie alla nostra cura e attenzione diventerà un autentico parco naturale, orientato per l'appunto al mantenimento di flora e fauna tipiche del nostro territorio. In quell'ambiente affluiscono già micromammiferi e avifauna autoctona».L'Enpa ogni anno raccoglie in media oltre 2.500 animali. Ai circa 1.500 esemplari di fauna selvatica si aggiungono gatti, conigli, pappagallini, qualche cane, criceti, rettili e cavie. Tra gli ospiti che i visitatori ieri hanno potuto ammirare nell'Oasi del Farneto ci sono ricci, tartarughe, oltre che l'avifauna, ovviamente. Qui hanno fatto capolino anche alcuni caprioli, che convivono con delle caprette e un gallo, e tre cinghiali maschi ormai stanziali, che ieri non hanno battuto ciglio nel veder passeggiare tanta gente nell'Oasi, continuando beatamente a dormire o cimentandosi in un bagno di fango in una delle pozze d'acqua artificiali create dai volontari per consentire agli animali che popolano quella posizione di terra di abbeverarsi con facilità. Tra i cinghiali c'è Mirko, un esemplare molto vecchio, che anni fa era stato recuperato mentre vagava per Borgo San Sergio. E poi c'è la mascotte, la cinghiomaialina Circe, una femmina di quattro anni nata dall'accoppiamento tra la suina di un agricoltore e un cinghiale, alla quale, dopo una querelle giudiziaria per stabilire se quell'esemplare sia da considerasi selvatico o meno, l'Enpa ha deciso di dare un ricovero. Mercoledì è stato anche liberato un ghiro, in cura da tempo al Centro recupero, che però ha fatto capire chiaramente che resterà in zona, abitando una delle casette sugli alberi realizzate dai volontari.-
Laura Tonero
A Trieste l'acqua tra le più care d'Italia. Esclusa Roma - la lettera del giorno di Giorgio Vesnaver
Per fornire ai concittadini maggiori informazioni sull'aumento dei costi dell'acqua, per le famiglie di 1 o 2 persone, ho fatto un piccolo test di confronto tra Trieste ed altre città italiane, che fa capire come le direttive dell'Arera abbiano trovato, pur restando nei principi generali, diverse modalità di applicazione. Partendo dalla regione, ad Udine si hanno dei prezzi al metro cubo molto bassi, ad esempio per la classe massima di eccedenza si pagano 0, 75 euro al metro cubo contro i 3 euro al metro cubo di Trieste. Anche a Gorizia prezzi più bassi in tutte le fasce, il prezzo massimo della fascia di eccedenza è di 2, 85 euro al metro cubo. A Milano, con 3 fasce di eccedenza, prezzi più bassi in tutte le fasce, prezzo massimo di eccedenza 0, 58 euro al metro cubo. A Vicenza si applicano 3 fasce di eccedenza, prezzo massimo 2, 1 euro al metro cubo. A Padova e Bologna, gestione del gruppo Hera, ci sono rispettivamente 3 e 2 fasce di eccedenza con un aumento graduale e più limitato dei costi. A Salerno prezzi più bassi di Trieste in tutte le fasce con un massimo di 1, 92 euro. A Genova tre fasce di eccedenza con prezzi minori di Trieste in tutte le fasce di consumo. In Puglia le 3 fasce di eccedenza vanno a mitigare l'impatto dei maggiori costi per l'utenza. Solo Roma, tra le città che ho esaminato, ha prezzi più alti di Trieste. Da questo breve excursus si deduce che a Trieste il gruppo Hera, oltre a non applicare più fasce di eccedenza, ha anche dei prezzi al metro cubo tra i più cari d'Italia. Non mi risulta che l'azienda faccia a Trieste degli investimenti tali da giustificare questi tipo di prezzi, tenuto conto anche che la perdita di acquedotto nella nostra città continua ad essere del 41%. Si ha l'impressione che l'operazione di riequilibrio dei costi tra le famiglie e di una razionalizzazione nell'uso dell'acqua, indicata da Arera, qui da noi si trasformi in una mera operazione di aumento dei profitti.
La sfida di Europa Verde fra ambiente ed energia - I CANDIDATI NEL NORDEST PER IL 26 MAGGIO
TRIESTE. «A Trieste come a Taranto, le concentrazioni di benzopirene avvelenano i parchi. Noi vogliamo portare in Europa il principio per cui chi inquina paga». L'ha affermato Angelo Bonelli, coordinatore nazionale dei Verdi e candidato nella circoscrizione Nordest della lista Europa Verde, ieri nel capoluogo regionale per presentare il programma in vista delle elezioni europee del 26 maggio. La lista comprende i Verdi italiani e Possibile. Erano presenti altri due candidati nel Nordest, ovvero Tiziana Cimolino, da anni attiva nel mondo dell'associazionismo ambientalista ed ex Pd, e lo storico militante dei Verdi Giuseppe Prasel. Tanti i temi toccati, dal mercato dell'abusivismo controllato dalla criminalità organizzata alla necessità di portare in Europa l'istanza di politiche energetiche adeguate. Bonelli ha specificato che la lista Europa Verde è «anti-sovranista» ma che non ha «il compito di rifondare la sinistra». A proposito del Pd, «spesso ha approvato trivellazioni e lottizzazioni sulle aree agricole: l'ecologismo non è un abito buono solo per la domenica».
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 1 maggio 2019
L'Enpa inaugura altri 23mila metri quadrati di verde
Grande partecipazione oggi all'Enpa per l'inaugurazione di nuovi spazi: 23 mila metri quadrati di recinti all'interno dell'Oasi del Farneto. Una festa che ha consentito a quanti hanno fatto vista alla struttura di via Marchesetti di vedere molti degli animali in cura al Centro di recupero dell'ente animalista. Tra gli altri, hanno fatto capolino nelle aree recitate alcuni caprioli, i cinghiali, i ricci, le capre, un coniglietto, un gallo, e Circe, l'esemplare nato da un incrocio tra una scrofa e un cinghiale entrato furtivamente in una stalla. Molti anche i volatili ospitati nelle ampie voliere.
Alla scoperta della vita nascosta nelle grotte del nostro Carso - Il Club Alpinistico Triestino organizza escursioni e laboratori di ricerca
Una giornata alla scoperta del pianeta grotte attraverso i tanti piccoli reperti che questo mondo sotterraneo nasconde. S'intitola "Dalla grotta al laboratorio" l'originale iniziativa proposta dal Cat (Club Alpinistico Triestino onlus) per sabato 18 maggio: un corso di speleologia di secondo livello che si concentrerà sull'aspetto scientifico dell'esplorazione in grotta, accompagnando i partecipanti dalla visita a un ambiente ipogeo carsico per la raccolta di reperti e campioni all'analisi in laboratorio, con l'ausilio di microscopio, computer e materiali scientifici e didattici, dell'insolito "bottino". Ad accompagnare i partecipanti in quest'avventura che svelerà molti segreti del pianeta grotte saranno, oltre a guide e istruttori di speleologia, i docenti Andrea Colla (entomologo del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste) e Sergio Dolce (biologo, già direttore del Museo). L'appuntamento è fissato per le 9 nelle aree di sosta nei pressi della grotta dei Pisoliti: «Si tratta di una grotta dall'ingresso ampio, a forma di baratro, con una vasta sala interna ricca di pisoliti, concrezioni cristalline di forma sferica che si formano nelle vasche dove si raccoglie l'acqua di stillicidio - spiega il biologo Sergio Dolce -. La grotta sarà attrezzata per la discesa e la risalita, per cui non sono richieste particolari abilità tecniche. Al suo interno raccoglieremo reperti e campioni, nel rispetto della normativa vigente, che nel pomeriggio porteremo in laboratorio, nella sede del Cat, per esaminarli». Ci si concentrerà in particolare sullo studio della catena alimentare che coinvolge i piccoli e grandi abitanti delle grotte: «Attraverso per esempio la raccolta e l'analisi dei boli alimentari, i resti del pasto dei rapaci che nidificano in grotta, in genere allocchi o gufi reali, è possibile comprendere quali sono le prede di questi animali e ricostruire un pezzo di catena alimentare. Lo stesso vale per i resti di insetti, di cui si nutrono vari predatori, inclusi i piccoli mammiferi che usano le grotte come rifugio». Sempre il Cat organizza un'altra iniziativa, strutturata in cinque appuntamenti, per avvicinare la cittadinanza al mondo sotterraneo: nel mese di giugno partirà "Speleorando", un corso dedicato a grandi e piccoli che quest'anno si concentrerà sulle grotte d'interesse archeologico e paleontogico, focalizzandosi dunque soprattutto sulla preistoria e sul mondo dei fossili. Per informazioni e iscrizioni http: //www. cat. ts. it. --
Giulia Basso
IL PICCOLO - MARTEDI', 30 aprile 2019
I Verdi ridiscendono in campo «a difesa della Val Rosandra»
Il movimento si ripresenta alle elezioni di San Dorligo dopo cinque anni di assenza Primo "nemico" il raddoppio della Capodistria-Divaccia
SAN DORLIGO. Preservare la Val Rosandra, opponendosi in primis al progetto del governo sloveno, determinato a raddoppiare la linea ferroviaria che unisce Capodistria a Divaccia, «operazione che potrebbe creare considerevoli danni all'attuale equilibrio naturale della zona». Proporre una class action per tutelare il territorio dalle cosiddette molestie olfattive «originate dalla Siot». Monitorare con maggiore puntualità le emissioni causate dalle prove sui motori «all'interno dello stabilimento della Wärtsilä» e l'inquinamento atmosferico provocato «dall'incremento del numero dei Tir che transitano sul territorio comunale». È un programma molto preciso quello dei Verdi, che tornano a correre per le amministrative a San Dorligo dopo un'assenza di cinque anni. «I problemi sono troppo importanti - spiega il candidato consigliere Rossano Bibalo - perciò abbiamo deciso di fare questo passo. Inizialmente abbiamo provato un approccio con il centrosinistra, ma non ci siamo trovati sul programma», prosegue Bibalo: «Abbiamo avuto contatti anche con l'opposizione, ma ci siamo scontrati con personalismi che non potevamo accettare, pur nella condivisione su alcuni temi».«Perciò - chiude Bibalo - ci presentiamo da soli e Alen Kermac è il candidato sindaco ideale, anche perché, in quanto residente, conosce i problemi di questa zona». E Kermac si concentra proprio sul raddoppio della Capodistria-Divaccia: «Un progetto sul quale il governo sloveno si sta dimostrando troppo disinvolto e poco attento alle esigenze di rispetto dell'ambiente. Collaboreremo strettamente con gli amici sloveni che si ritrovano sulle nostre posizioni - aggiunge il candidato sindaco - nel contesto di un'alleanza verde». Fra i candidati consiglieri figura anche Tiziana Cimolino: «Questa zona avrà sempre più bisogno di presidi vicini, perché il territorio è frazionato e i mezzi pubblici passano di rado». Antonello Gallese infine punta il dito sulla «mancanza di un'adeguata sorveglianza sul territorio: serve un serio monitoraggio di terreno, acque e aria».
Al via la stagione delle crociere a basso impatto ambientale
Aidanova (Carnival) è in grado di utilizzare gas naturale liquefatto (Gnl)
Con il primo approdo a Barcellona di Aidanova ha preso il via l'era delle crociere a bassissimo impatto ambientale per il Mediterraneo. come sottolinea The Meditelegraph infatti l'ammiraglia di Aida Kreuzfahrten (brand di Carnival Corporation all'interno del gruppo Costa) è la prima al mondo nel campo delle passeggeri alimentabile anche in navigazione a gas naturale liquefatto. Si tratta della tecnologia di propulsione più avanzata e a minor impatto ambientale dell'industria navale, nonché del combustibile fossile più ecologico al mondo, che abbatterà significativamente le emissioni atmosferiche e l'utilizzo di gasolio. L'industria crocieristica ha intrapreso così una fondamentale svolta green che permetterà di abbattere notevolmente le emissioni inquinanti delle navi bianche. Il porto catalano è stato scelto da Carnival Corporation come base per il rifornimento per il Gnl delle proprie unità nel Mare Nostrum. Questo avverrà tramite bettoline appositamente attrezzate grazie ad un accordo di collaborazione con la Shell. Molte saranno le nuove navi da crociera alimentabili a Lng che entreranno in servizio in futuro: 10 per il gruppo Carnival Corporation (incluse le prime due navi di questo tipo realizzate da Fincantieri), 5 per MSC Crociere, 4 per il gruppo Royal Caribbean ed infine 3 per Disney Cruise Line. Fincantieri ha fatto da apripista. Il gruppo di Bono ha firmato nel marzo scorso i contratti definitivi con Princess Cruises, (anche questo un brand degli americani di Carnival Corporation alleato storico del colosso triestino), per costruire a Monfalcone due navi da 175mila tonnellate di stazza lorda, in grado di ospitare circa 4300 passeggeri. Si tratta delle navi più grandi mai realizzate in Italia con consegne previste per la fine del 2023 e la primavera del 2025 che saranno alimentate anche queste in modalità dual-fuel (gasolio ma anche Lng, gas naturale liquefatto). Il valore complessivo della maxi-commessa non è stato reso noto, ma le caratteristiche tecniche delle navi suggeriscono una stima, secondo fonti di settore, sopra i due miliardi. Le unità si baseranno su un progetto di prossima generazione, diventando le prime navi dual-fuel della flotta di Princess Cruises ad essere alimentate primariamente a gas naturale liquefatto (Lng). È una svolta epocale quella di Fincantieri che vira la sua produzione verso le costruzioni di navi da crociera che sfruttano l'energia del combustibile più pulito al mondo. Intanto la Clia, associazione internazionale dell'industria crocieristica, ha annunciato che nel 2018 è stato raggiunto il nuovo record di 28,5 milioni di passeggeri nel mondo, con una crescita del 7% rispetto all'anno precedente. Inoltre, si prevede di raggiungere quota 30 milioni entro questo anno e 40 entro il 2028. Anno dopo anno, il settore delle crociere continua a crescere costantemente e a stabilire nuovi record. L'Europa è ricopre un ruolo centrale, con 7,17 milioni di crocieristi registrati nel 2018, una crescita del 3,3% rispetto al 2017. Di questi più di 4 milioni nel Mediterraneo.
Al via il Servizio civile solidale sette progetti per i ragazzi a Trieste
La Regione Fvg Giulia ha istituito con la LR 11/07 il Servizio civile solidale regionale rivolto a giovani di 16-17 anni e il 23 aprile è stato pubblicato il bando per la selezione di giovani interessati a questa esperienza. Il Servizio civile solidale è nato per sviluppare e valorizzare lo strumento del servizio civile sul territorio regionale creando occasioni per contribuire alla formazione civica, sociale, culturale e professionale dei giovani. Questo avviene mediante l'organizzazione di attività riconosciute e retribuite a favore dei ragazzi più giovani e che hanno anche lo scopo di soddisfare i bisogni della comunità stessa. L'impegno è di 360 ore distribuite nell'arco dell'anno ed è previsto un riconoscimento economico. Il Servizio Civile sarà attivo con 11 progetti di servizio civile solidale: sette a Trieste (Aggregazioni - Amis, Cultura della montagna - Monte Analogo, Immagini possibili - Oltre Quella Sedia, Liberamente - Arci, PopArt - Zskd, Reti creative - Arci Servizio Civile, Sport come opportunità di crescita - Zssdi) mentre uno è previsto a Udine (Sparks - Get Up), a Muzzana del Turgnano (Cultur@ambiente - Buteghe), a Carlino (#Generazionigenerano - A.f.d.s.) e a Latisana ( Latisan@attiva-A.F.D.S) dando la possibilità a 38 giovani di mettersi in gioco. I progetti si occupano, tra l'altro, di organizzazione e gestione di iniziative sportive, ambientali e culturali, attività nel campo della comunicazione, diffusione della cultura della cittadinanza attiva, educazione alla legalità e alla progettazione partecipata, promozione del commercio equo-solidale; sviluppo di centri di aggregazione giovanile; servizio di doposcuola multiculturale; supporto nel campo della disabilità. L'inizio è previsto nel mese di luglio e andranno ad aggiungersi ai 56 giovani del Servizio Civile Universale(18-28 anni), e alle due ragazze del Servizio Volontario Europeo provenienti dalla Germania e dalla Serbia, perun totale di 99 giovani. Arci Servizio Civile è la più grande associazione italiana no-profit dedicata esclusivamente al servizio civile che mette a disposizione dei giovani l'opportunità di dedicare un anno della propria vita per conoscere se stessi, agire per promuovere i diritti delle persone, partecipare alla vita sociale, sostenere i valori della pace e della nonviolenza. Gli interessati possono rivolgersi negli uffici di Arci Servizio Civile in via Fabio Severo 31, a Trieste entro il 24 maggio. Info: www.arciserviziocivilefvg.org.
Simulazioni sul clima: un lavoro su due scenari
Se ne occupa Erika Coppola, ricercatrice del Centro Internazionale di Fisica Teorica di Miramare. Un'ipotesi positiva e una negativa
TEMA ESOF - I cambiamenti climatici sono una realtà già oggi e sono stati soprattutto i più giovani, ispirati anche dalla sedicenne Greta Thunberg attivista ambientalista svedese, a scendere in piazza il 15 marzo scorso per spingere i governi di tutto il mondo ad adottare politiche più incisive a tutela del clima e dell'ambiente. "Sustainable future" è uno dei nove temi scelti dall'organizzazione di Esof 2020 per il programma dell'edizione targata Trieste dell'EuroScience Open Forum - Esof che si svolgerà dal 5 al 9 luglio 2020 nel comprensorio del Porto Vecchio. Erika Coppola ricercatrice del Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam-ICTP lavora con modelli climatici regionali che simulano scenari di cambiamento climatico nell'arco di 100 anni, spiega: «Simuliamo l'evoluzione del clima fino al 2100 in diverse regioni del mondo, inclusa l'Europa, seguendo degli scenari di emissione di anidride carbonica (ed altri gas serra) per studiare e comprendere quale sarà l'evoluzione del nostro clima. Utilizziamo due scenari, uno più pessimistico, ovvero cosa accadrebbe se continuassimo ad emettere allo stesso tasso di oggi da qui al 2100, l'altro più ottimistico, se invece riuscissimo a rispettare gli accordi di Parigi mantenendo l'aumento di temperatura inferiore ai 2 gradi, limitando dunque le emissioni di gas serra». Ma che cosa ci dicono le previsioni degli scienziati? Risponde Erika Coppola: «Già per la metà del secolo, quindi per il 2050, ci sarà sicuramente un aumento di ondate di calore, come è testimoniato dai modelli, e si intensificheranno eventi estremi di precipitazione, ad esempio per effetto del riscaldamento globale nel bacino del mediterraneo».«Ogni quattro anni l'Ipcc, il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, redige un rapporto scritto dagli scienziati per i governi per fare il punto sulla situazione - commenta l'esperta che fa parte del team degli autori del prossimo rapporto - il ruolo degli scienziati è anche quello di far capire ai cittadini che il cambiamento climatico esiste: è dimostrato dalle osservazioni e sta già accadendo, non si tratta di crederci o meno perché gli effetti del riscaldamento globale sono già sotto i nostri occhi. L'altra cosa importante che gli scienziati dovrebbero riuscire a far capire a tutti è che non è vero che non si può fare niente perché dipende proprio da noi riuscire a limitare le emissioni per esempio utilizzando fonti alternative di energia rinnovabile»
IL PICCOLO - LUNEDI', 29 aprile 2019
Sulla Ferriera basta con promesse elettorali sulla pelle degli operai - La lettera del giorno di Roberto Decarli
Sono trascorsi quasi vent'anni da quando, nel maggio del '99 è stata affissa la targa sulla lingottiera prodotta nel 1964 dalla ex-Fonderia della Ferriera di Servola. La lingottiera è attualmente posizionata in Corso Cavour, all'imbocco del Canale Ponte Rosso. Il motivo di quell'evento ha lo stesso significato di quello di oggi: ricordare. Ricordare il lavoro di tanti uomini e donne occupati ieri ed oggi in questa fabbrica. Una fabbrica che certamente non era e non è facile, nella quale la fatica e l'esposizione al calore erano elementi non evitabili ma che allo stesso tempo costituiva un serbatoio di umanità e solidarietà al quale tanti di noi, ora pensionati, si sentono ancora molto legati. La siderurgia europea, nazionale, e in particolare la Ferriera di Servola, hanno subito diverse crisi dettate dal mercato altalenante, crisi a cui sono seguite lotte sindacali, ma chi ha sofferto e pagato pesantemente dal punto di vista occupazionale ed economico sono stati sempre e solo i lavoratori e le loro famiglie. Tutto ciò sarebbe già stato sufficiente, tuttavia alcuni personaggi della politica cittadina ed uno in particolare, per puro ed esclusivo interesse elettorale, hanno iniziato ad accanirsi in modo rozzo e offensivo contro lo stabilimento e contro coloro che all'interno vi hanno lavorato e tutt'ora vi lavorano, costruendosi in questo modo una lunga e immeritata carriera politica. In questi ultimi anni sono stati fatti importanti e dimostrabili investimenti per migliorare l'ambiente, anche attraverso lo sviluppo di lavorazioni specialistiche, quali la rilaminazione a freddo. Tutto questo ha garantito e aumentato di conseguenza l'occupazione dello stabilimento e dell'indotto. La situazione ambientale legata alla tipologia siderurgica è migliorata molto da tutti i punti di vista. Ora si parla nuovamente di collegare parti importanti dell'area dello stabilimento a future prospettive nel settore della logistica, bene. Qualsiasi progetto va valutato e accolto se i fondamentali mirano ad incentivare l'occupazione e a valorizzare economicamente il nostro porto. Tanti di noi legati alla storia e al lavoro di questo stabilimento, ascoltano con grande attenzione ciò che giornalmente e con evidenti sottolineature viene pubblicato e diffuso dai media locali e nazionali. Ci aspettiamo quindi che con la stessa forza comunicativa si parli anche di occupazione e di eventuali credibili ricollocazioni e tutele per coloro che potrebbero essere coinvolti. Le vicende e le promesse di questi anni ci inducono a non essere fiduciosi.
Trieste - Storia del verde urbano
Conferenza " Verde urbano - storia ed evoluzione - giardini e ville storiche della città di Trieste" a cura di Francesco Panepinto oggi, alle 17.30, nella sala conferenze dell'Università della Terza Età, in via Corti 1/1. La conferenza rientra nel ciclo di sei incontri culturali sulla cultura del verde - L'importanza del verde urbano e il valore degli alberi - organizzato da Italia Nostra. Saranno illustrati l'evoluzione del rapporto tra civiltà e giardini, gli stili architettonici dal rinascimento ad oggi, i giardini, le ville e i viali alberati storici della città.
IL PICCOLO - DOMENICA, 28 aprile 2019
Via Mazzini pedonale "stoppata" dal Comune «Meglio i bus elettrici»
L'assessore all'Urbanistica Polli: «Ci siederemo al tavolo con Trieste Trasporti e Regione. Soluzione entro dicembre»
Una linea di autobus elettrici in futuro potrebbe collegare piazza Goldoni e le Rive, passando attraverso via Mazzini. È una delle possibilità contemplate nel più ampio contesto del nascituro Piano urbano di mobilità sostenibile (Pums), in alternativa alla pedonalizzazione: l'idea di chiudere la zona al traffico, appena risollevata da Confcommercio Trieste, al momento non è contemplata dal Municipio. L'intento dell'amministrazione comunale, in quel punto, è di sostituire il trasporto pubblico tradizionale con i bus elettrici, «silenziosi e non inquinanti - spiega l'assessore all'Urbanistica Luisa Polli -. Sarebbe un modo di alleggerire vibrazioni e smog, senza rinunciare al traffico: è giusto trovare un compromesso per andare incontro alle esigenze di tutti, e cioè dei commercianti così come dei cittadini, degli albergatori e dei loro ospiti. Molti cittadini, soprattutto anziani ma anche portatori di disabilità, hanno l'esigenza di raggiungere agilmente l'area: cosa impensabile con la pedonalizzazione». «In via Mazzini, poi, ci saranno importanti hotel - prosegue Polli -. Chi vi alloggerà dovrà poterci arrivare davanti con l'auto per scaricare i bagagli; sarebbe assurdo dover camminare per centinaia di metri, per raggiungere un albergo a 5 stelle. Ciò peraltro favorirà il commercio di alta qualità. Un'eventuale pedonalizzazione, infine, intaserebbe ulteriormente piazza Goldoni, penalizzando gli esercenti di corso Italia, dove il rumore aumenterebbe». L'idea è che chi arriverà in piazza Goldoni, tra i principali capolinea del trasporto urbano, qui avrà la possibilità di salire a bordo delle navette elettriche per poi scendere sulle Rive, ricongiungendosi alla rete di autobus ordinaria. L'assessore sottolinea che tutto ciò, al momento, ha valore di ipotesi: «Come è noto stiamo lavorando al Pums, in collaborazione con tutti i soggetti pubblici, privati e di categoria - conclude -. Troveremo una soluzione entro dicembre. Per quanto riguarda i bus elettrici, nello specifico, sono già efficacemente in uso in molte città con orografia simile a Trieste, specie nel Nord Europa. Ci metteremo a tavolino con Trieste Trasporti e Regione per studiare le linee elettriche: una di queste sarà probabilmente via Mazzini, appunto. Ma la riprogettazione riguarda più in generale l'intera area, compresi corso Italia e via Imbriani». La svolta ecologica nel trasporto pubblico cittadino è peraltro auspicata anche da Progetto Fvg. Spiega Giorgio Cecco, referente della sezione triestina: «Bisogna prestare attenzione all'ampliamento delle zone pedonali, tuttavia è meglio non avventurarsi in sperimentazioni parziali come quelle passate. L'ideale sarebbe una pianificazione a medio-lungo termine, con una pedonalizzazione più ampia del Borgo Teresiano e del Borgo Giuseppino. Servirebbe inoltre una radicale modifica al trasporto pubblico integrato, valutando bene gli assi di corso Italia e via Mazzini, magari con un sistema elettrico».
Lilli Goriup
IL PICCOLO - SABATO, 27 aprile 2019
Via Mazzini "occupata" da Piazza Europa I commercianti: «Ora va pedonalizzata»
Categoria in pressing sul Comune: «La manifestazione di questi giorni prova che è possibile farlo senza problemi»
Via Mazzini e le strade vicine chiuse alla circolazione e ai bus per il mercato europeo? Perché non decidere per la pedonalizzazione definitiva. È il messaggio lanciato da Franco Rigutti, vicepresidente di Confcommercio Trieste, che in occasione dell'evento torna sulla questione. «Vediamo che per questa manifestazione le strade sono interdette al traffico e nessuno si lamenta - spiega Rigutti - quindi si capisce che il cambiamento alla viabilità è qualcosa di fattibile, senza grandi rivoluzioni. È un esempio chiaro - prosegue - che ci si può organizzare e cominciare a discuterne». E anche altri commercianti della zona sollecitano una ripresa della vicenda, che porti questa volta a pensare concretamente a rendere le vie aperte solo ai pedoni. «Porterebbe un indubbio beneficio a tutte le persone che hanno attività qui, ci sarebbe più movimento - spiega Gabriele Leonori, titolare di Monti - e le persone amano camminare nel pieno centro. Ho visto personalmente in altre città all'estero che tutto ciò è possibile e senza grandi problemi, consentendo naturalmente il passaggio di mezzi di soccorso o di altri che necessitano di transitare. Solo da noi - aggiunge - pare che la burocrazia sia difficile e renda tutto più complicato. E poi sarebbe fantastico poter contare su un' asse che dal mare arriva fino a piazza Goldoni, da percorrere interamente a piedi, sia per i triestini che per i turisti. Penso di interpretare il pensiero di tutti i proprietari di negozi della strada, quando dico che la pedonalizzazione non può che essere un' idea molto positiva». Commenta il presidente di Confcommercio Trieste Antonio Paoletti: «La pedonalizzazione di varie aree della città ha certamente incrementato il potenziale di attrattività turistica e consentito importanti flussi di persone, che hanno portato a maggiori acquisti nel comparto commerciale locale. Indubbiamente è la strada da continuare a percorrere, lasciando alle amministrazioni pubbliche competenti il compito della valutazione dei costi e delle opportunità offerte nella scelta di un'arteria stradale rispetto all'altra». Aggiunge ancora il presidente di Confcommercio: «L'incremento di visitatori in città dipende anche da scelte realizzate fuori dal centro. Lo dimostra in questi giorni la creazione del parcheggio Bovedo, che con i suoi stalli per i camper ha consentito a numerosi turisti di raggiungere agevolmente il centro città», è la conclusione di Paoletti.
Micol Brusaferro
Restauro del Museo Ferroviario Cantiere in partenza il 4 maggio
Fissata la data per il via simbolico al restyling alla presenza di Fondazione Fs Si comincia dalla facciata di via Giulio Cesare ma per il resto non ci sono fondi
È uno dei musei più conosciuti e apprezzati della nostra città. È anche punto d'incontro di storici, modellisti e cultori del mondo dei trasporti, ma attualmente è in attesa di un intervento di riqualificazione che lo riporti agli antichi fasti di un tempo. Stiamo parlando del Museo Ferroviario di Campo Marzio, inaccessibile dall'estate del 2017, quando ne venne annunciata la chiusura per l'avviamento dei lavori di riqualificazione. Ora finalmente questo momento tanto atteso è alle porte.«Sabato 4 maggio - spiega l'ingegner Luigi Cantamessa, direttore della Fondazione FS - con un momento di condivisione molto semplice, sanciremo ufficialmente l'avvio dei lavori di riqualificazione del primo lotto della stazione - museo di Campo Marzio».L'appuntamento è fissato per le 11, quando a inaugurare il cantiere dei lavori di riqualificazione saranno il presidente e il direttore generale della Fondazione FS Mauro Moretti e Luigi Cantamessa, insieme al presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e al sindaco di Trieste Roberto Dipiazza.L'opera è di una certa importanza e la preparazione del cantiere ha coinvolto principalmente la Soprintendenza e il ministero dei Beni e delle Attività culturali. Della partita è ovviamente la stessa Fondazione Fs, coinvolta per predisporre una gara europea, bandita poi da Rete ferroviaria italiana sotto il segno della massima trasparenza. In questo periodo, oltre al disbrigo di tutta la parte burocratica, nonché alla stesura e approvazione del progetto, i soci volontari dell'Associazione Museo Stazione Trieste Campo Marzio hanno provveduto a catalogare e smontare tutti i materiali della collezione, assicurandosi che venissero posti in un luogo sicuro e protetto. Questo primo lotto dei lavori riguarda soltanto la parte che si affaccia su via Giulio Cesare, ossia l'area già occupata dal Museo fino al luglio 2017, mentre per gli altri due lati del fabbricato non c'è al momento la necessaria copertura finanziaria. Il tempo massimo previsto per la riapertura di questo primo lotto è di venti mesi compreso il nuovo allestimento, anche se è auspicabile che i lavori vengano conclusi in un lasso di tempo inferiore. Ma per seguire in diretta il working progress dei lavori, sarà pure possibile effettuare dei sopralluoghi al cantiere. «Per chi vorrà constatare di persona l'avanzamento dei lavori - spiega infatti Cantamessa - verranno organizzate delle visite al cantiere, su prenotazione, ovviamente con le necessarie dotazioni di sicurezza».
Andrea Di Matteo
IL PICCOLO - VENERDI', 26 aprile 2019
Acque ok dopo le analisi Arpa davanti a Ferroviario e Diga
ADESSO SI ATTENDE IL RITIRO DELLO STOP AI TUFFI DA PARTE DEL COMUNE
I valori dei batteri fecali nel mare davanti al Bagno Ferroviario e all'Antica Diga sono scesi sotto la soglia prevista dalla legge e ora si attende il ritiro del divieto di balneazione emesso con un'ordinanza dal Comune il 19 aprile. A rendere nota la situazione è l'Arpa che ha effettuato i campionamenti martedì 23 dopo il superamento dei limiti nei test del 16 aprile. A causare la contaminazione era stato un intervento straordinario sul collettore fognario della "Zona alta", uno dei due principali della città. L'intervento si è reso necessario a fronte di una ostruzione nella conduttura all'altezza dell'ospedale Maggiore. Per consentire l'intervento di AcegasApsAmga la Regione aveva autorizzato lo scarico a mare per 30 giorni a partire dall'8 aprile. I lavori si sono conclusi lo scorso venerdì e dunque ci sono voluti alcuni giorni perché la situazione ritornasse alla normalità e all'interno dei valori previsti dalla legge. Tira un sospiro di sollievo Lorenzo Deferri, presidente del Cral che chiude le polemiche dei giorni scorsi: «Diciamo che avevamo del tempo prima di aprire la stagione estiva a giugno. È stata comunque una Pasqua sicuramente difficile dopo la notizia del divieto di balneazione. Oggi (ieri, ndr) sapere che i valori sono tornati nella norma non può che farmi piacere e tirare un sospiro di sollievo anche se aspettiamo la comunicazione ufficiale del Comune». Arpa ha effettuato, come di consueto, le analisi sia per gli enterococchi che per l'escherichia coli e, come accennato, i valori sono tornati sotto il limite di legge e quindi già ieri è stata comunicata la fine dell'emergenza al Comune che ora potrà ritirare il divieto di balneazione nell'area
Marciapiedi, alberi, giardini, giochi Manutenzioni per quasi un milione
Cinque delibere illustrate dall'assessore Lodi
Nel giro di quasi un mese, tra fine marzo e fine aprile, la giunta Dipiazza ha deliberato un programma di manutenzioni per un valore di circa un milione di euro, 950 mila euro per esattezza. Marciapiedi, alberature, giardini, aree gioco per i bambini: i provvedimenti, che rientrano nella progettualità definitivo-esecutiva, sono stati illustrati dall'assessore ai Lavori pubblici, Elisa Lodi. Dal punto di vista finanziario, è la vendita di azioni Hera a supportare gli interventi, la cui durata è prevista attorno a un anno. Naturalmente la delibera, che s'inquadra nel Piano triennale delle opere 2019-21, accende un iter amministrativo che nelle determine dirigenziali e nelle gare avrà il suo compimento. L'opera più rilevante riguarda il risanamento "radicale" dei marciapiedi nella Zona Nord della città, con l'abbattimento delle barriere architettoniche: valore 500 mila euro. Il servizio spazi aperti-verde pubblico-strade ha individuato sette siti da rimettere in sesto: si tratta di via Segantini, viale d'Annunzio, via Felluga, foro Ulpiano, via Xydias e via Timeus, via Sinico e via San Pio X, via San Francesco. Centro e periferie. La relazione, redatta dai tecnici Lucia Cammarata e Alessandro Loy, precisa alcune linee operative: demolizione e rifacimento del manto bituminoso; rialzo ed eventuale sostituzione dei chiusini preesistenti; abbassamenti pedonali in corrispondenza di attraversamenti pedonali, varchi, accessi stradali, parcheggi per disabili; costruzione di brevi rampe necessarie a completare percorsi pedonali per disabili «anche preesistenti»; percorsi pedonali per disabili caratterizzati dalla presenza di pavimentazione tattilo-plantare in masselli di cemento; sistemazione di eventuali aiuole presenti in marciapiedi. Nella graduatoria economica dei lavori segue la manutenzione straordinaria della segnaletica stradale: orizzontale, verticale, specchi parabolici, dissuasori in ghisa. Il Municipio ci scommette 150 mila euro. La relazione, che accompagna la delibera 217, puntualizza che «la segnaletica orizzontale risulta scarsamente visibile a causa degli elevati volumi di traffico e in parte da svariati interventi di ripristino della pavimentazione stradale». Dal punto di vista topografico non ci sono riferimenti precisi e la relazione si limita genericamente a citare vari borghi cittadini e carsici. Altro ambito manutentivo è quello che concerne le alberature presenti lungo i bordi strada, con l'obiettivo di alzare il livello di sicurezza della circolazione veicolare. I siti principalmente interessati sono - secondo il progettista Francesco Panepinto - strada nuova per Opicina, strada per Basovizza, via Carnaro, strada della Rosandra, via Flavia, via Damiano Chiesa. Per i lavori 100 mila euro. Stesso importo per la manutenzione delle aree gioco. Un elenco assai lungo composto da 54 siti, dal giardino Mascherini in piazza Carlo Alberto all'area gioco della parrocchia di Santa Maria Maddalena. Infine ancora 100 mila euro sulla manutenzione straordinaria dei giardini. La relazione elenca 44 aree bisognose di cure, sia per il deperimento naturale delle piante che per atti di vandalismo.
IL PICCOLO - GIOVEDI', 25 aprile 2019
Poche mucillagini ma tante meduse Ecco quale mare ci attende in estate
Le previsioni emerse nell'incontro "Dove faccio il bagno" dedicato a batteri, specie aliene e inquinamento
Sarà un'estate piena di meduse, mentre non c'è evidenza di un rischio concreto di mucillaggini, frutto di inverni tiepidi come quello appena trascorso e segnalate nelle ultime settimane solamente nel Sud della Croazia. È quanto emerso ieri nel corso del secondo appuntamento di "Mare&Salute", il ciclo di conferenze divulgative dell'Ogs sul legame tra uomo e mare, tenutosi al Museo Revoltella con il tema dal titolo: "Dove faccio il bagno? Rischi dal mare: dai batteri alle specie aliene". Il dibattito ha spaziato dai batteri alla comparsa di specie aliene nei nostri mari, passando per i metalli pesanti come il mercurio che inquinano le acque dell'Isonzo e che finiscono con il riversarsi nel golfo di Trieste. Moderato dal giornalista scientifico Fabio Pagan, nell'auditorium del museo cittadino sono intervenuti Paola Del Negro, direttore generale dell'Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica sperimentale, Maurizio Spoto, direttore dell'Area marina protetta di Miramare, padre Luciano Larivera, teologo, giornalista e presidente del Centro culturale Veritas, Fabio Barbone, direttore scientifico del Burlo, e Serena Carpentieri, portavoce di Goletta Verde. È un tema, quello dell'ambiente, che negli ultimi anni ha finito con il sensibilizzare perfino lo stesso papa Francesco, come ha ricordato padre Larivera. «Partendo dalla sua enciclica "Laudato sì" del 2015 - queste le parole del teologo - il Santo Padre ha aperto uno spiraglio nuovo nel contesto dell'etica ambientalistica fra mare e uomo, cercando di dare agli uomini un motivo per agire. Solo attraverso una conversione ecologica pienamente consapevole si consentirebbe quantomeno di affrontare in modo adeguato questo insieme di problematiche». Più del 70% del pianeta - è stato ricordato nell'incontro di ieri pomeriggio al Revoltella - è coperto d'acqua e la sopravvivenza dell'uomo sulla Terra è strettamente legata all'ecosistema marino. Mari e oceani hanno un ruolo fondamentale per la salute umana perché rappresentano una fonte di cibo e altre risorse naturali. Quello marino, insomma, è un ecosistema fondamentale per l'uomo in quanto principale fornitore di "beni e servizi", ma la sua salute è spesso minacciata dalle attività degli stessi esseri umani.«Il mare non è una piscina - ha spiegato Del Negro - bensì un insieme di organismi come i fitoplasmi che catturano l'anidride carbonica per trasformarla in ossigeno e più della metà dell'ossigeno che noi respiriamo deriva dal mare: se esso smettesse di svolgere questo servizio di purificazione dell'aria per l'umanità sarebbe l'inizio della fine». Ma quindi dove sarà possibile andare a fare il bagno nell'incipiente stagione estiva? «Le aree costiere del Friuli Venezia Giulia sono come sappiamo limitate - ancora la professoressa Del Negro - e al contempo ci sono zone a rischio inquinamento più elevato a causa del traffico navale e portuale». Il porto di Trieste e la laguna di Marano sono perciò le pecore nere in quanto a balneabilità nel golfo di Trieste, ma quali sono fattori e criteri che caratterizzano tale balneabilità? «Esistono dei batteri indicatori nell'acqua - sempre Del Negro - che stanno a misurare il grado di qualità della stessa acqua e a seconda delle loro concentrazioni nel mare si definisce la qualità di quest'ultimo». Un concetto di qualità dell'acqua marina che non va di pari passo con il concetto di limpidezza del mare: molto spesso l'acqua più limpida finisce con l'inficiare la presenza di altri organismi, verosimilmente preziosi per la nostra fauna ittica. La prossima conferenza, sempre al museo Revoltella, si terrà mercoledì 8 maggio alle 18: si parlerà della storia del sale e delle malattie cardiovascolari.-
Lorenzo Degrassi
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 24 aprile 2019
«Sì alla società per Porto vecchio ma la regia non finisca ai privati»
Il nuovo gestore annunciato da Dipiazza incassa il placet condizionato degli alleati Il Pd: «Il rischio spezzatino non è scongiurato». Il M5s: «Quote pubbliche al 100%»
La società di gestione per lo sviluppo del Porto vecchio risveglia la comunità politica triestina dopo l'annuncio, da parte del sindaco Roberto Dipiazza, della sua imminente costituzione. Se da destra arriva il plauso all'operato di giunta, pur con dei rilevanti distinguo, sui banchi dell'opposizione i dubbi fioccano. Il primo cittadino, ricordiamo, ha dichiarato sul Piccolo di ieri che il 29 del mese si terrà un incontro fra lo stesso sindaco di Trieste, il presidente dell'Autorità di sistema portuale Zeno D'Agostino e il presidente della Regione Massimiliano Fedriga per stabilire quali saranno i primi passi della società che, sulla carta, dovrebbe accompagnare il processo di alienazione dell'antico scalo. Finora però il sodalizio non aveva visto luce, suscitando le perplessità dei suoi sponsor. Dipiazza ora però corre ai ripari e annuncia l'imminente costituzione della società, specificando che all'inizio sarà pubblica, e che in futuro si potrà aprire a partecipazioni private. Dai ranghi del centrosinistra interviene la capogruppo del Partito democratico Fabiana Martini: «Premesso che noi faremo sempre il tifo per Porto vecchio, al di là dei facili annunci e del rischio "spezzatino", che non ci sembra per nulla scongiurato, quello che ci preoccupa di più è la mancanza di una maggioranza stabile capace di una visione unitaria del futuro della città. Oggi si è ostaggio dell'elezione del presidente del Consiglio, domani della società di gestione, dopodomani chi sa di che altro». Così invece il consigliere del Movimento 5 Stelle Paolo Menis, che in aula aveva chiesto venisse preservato il carattere pubblico della società: «Dipiazza dice che poi apriranno all'ingresso dei privati ma, come noi abbiamo chiesto fin dal principio, la società di gestione dovrebbe restare interamente in mano pubblica». «Ora però, al di là degli annunci, bisogna capire - aggiunge lo stesso Menis - quale sarà il ruolo di questa realtà, perché al momento le funzioni non ci sembrano ancora chiare. Servirebbe inoltre un piano complessivo per lo sviluppo dell'area».Passando dall'altro lato dello spettro politico, troviamo il consigliere comunale leghista Everest Bertoli, che per il Carroccio si esprime così: «La nascita di una società pubblica è un'ottima iniziativa, presuppone una visione e un progetto comune per il futuro dell'area. Condividiamo anche il fatto che le partecipate pubbliche non debbano diventare un deposito per "politici bolliti", come ha detto il sindaco». Il Carroccio pone però dei punti fermi sulla futura evoluzione della società, durante un mandato in cui il Consiglio comunale è relegato a un ruolo ancillare: «Una volta costituita la società, definiti lo statuto e la struttura, il Comune sarà chiamato a stabilire chi saranno gli amministratori attraverso i suoi organismi, ovvero la giunta e il Consiglio comunale».Si frega le mani invece il capogruppo di Forza Italia Alberto Polacco, che accoglie con soddisfazione l'annuncio del sindaco: «Fu Forza Italia a chiedere che la società di gestione mantenesse un carattere pubblico al 50% più uno. Lo abbiamo messo nero su bianco in un emendamento alle linee direttive su Porto vecchio che è stato inserito nel documento. Quanto detto dal sindaco conferma il recepimento del nostro lavoro». Conclude Polacco: «Se poi si apre ai privati, bene, ma la regia resti in mano pubblica».-
Giovanni Tomasin
I rischi del mare oggi al Revoltella - L'INCONTRO
"Dove faccio il bagno ? Rischi dal mare: dai batteri alle specie aliene" è il secondo incontro del ciclo "Mare e Salute" promosso dall'Ogs. L'incontro, oggi alle 17.30 al Revoltella, spazierà dai batteri alle specie non propriamente autoctone nei nostri mari, dai metalli pesanti al rapporto uomo-ambiente.
Revoltella - Dove faccio il bagno? I rischi del mare
"Dove faccio il bagno? Rischi dal mare: dai batteri alle specie aliene" è il secondo incontro del ciclo di conferenze "Mare e salute", promosse dall'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale-Ogs, per evidenziare sia gli effetti del mare sulla salute dell'uomo, sia gli effetti dell'uomo sulla salute del mare. L'appuntamento, aperto a tutti, è in programma alle 17.30, al Museo Revoltella. La conferenza è a ingresso gratuito, previa registrazione sul sito dell'Ogs alla sezione https://www.inogs.it/it/content/mare-e-salute.
IL PICCOLO - MARTEDI', 23 aprile 2019
Sito inquinato, 8 milioni in ballo - La Regione in pressing a Roma
L'assessore all'Ambiente Scoccimarro incontrerà a breve i vertici del ministero per ottenere la gestione diretta di altri spazi. Pronti 7 dossier attorno al Canale
La Regione chiama banco: chiede di gestire in prima persona una fetta più ampia del Sito di interesse nazionale (Sin), il precedente del Canale navigabile sembra aver dato buoni risultati e allora vuole insistere nella bonifica "decentrata". Il motivo è semplice: il ministero dell'Ambiente è troppo lento nell'evadere le pratiche relative al Sito di interesse nazionale (leggi: aree in zona industriale da esaminare ed eventualmente da risanare), i fascicoli sonnecchiano nel palazzone della capitolina via Cristoforo Colombo che ospita il dicastero, gli imprenditori sfogano il loro legittimo malumore sulla Regione Fvg. A sua volta la Regione rileva che molti procedimenti sono bloccati perchè Roma non convoca le conferenze dei servizi. Non solo: ancora nel luglio 2017, quasi due anni fa, la stessa Regione (a quel tempo guidata dal governatore "dem" Serracchiani) aveva consegnato l'analisi di rischio al ministero ma da allora la conseguente conferenza dei servizi non ha avuto luogo. Nell'infernale labirinto burocratico del Sin, una maledizione piombata su Trieste sedici anni fa nel 2003 (ma preparata già nel 2001), una delle poche cose positive si è invece rivelata la parziale "regionalizzazione" del sito, con il passaggio delle competenze - avvenuto durante il governo Serracchiani) - a Trieste delle aree attorno al Canale navigabile: nel giro di un anno su 11 procedimenti avviati, 7 sono stati definiti, addirittura in 5 casi con la restituzione dei suoli. L'assessore regionale all'Ambiente, Fabio Scoccimarro, non vuole fungere da capro espiatorio delle proverbiali pigrizie romane e volerà entro le prime dieci giornate di maggio nella Capitale con un'agenda impostata su tre punti: modificare l'accordo di programma firmato nel 2012, ridefinire le competenze in seguito alla soppressione della Provincia e alla liquidazione dell'Ezit, trasferire da Roma a Trieste l'utilizzo di 8 milioni di euro. Il viaggio è preparato in collaborazione con il sottosegretario leghista pordenonese Vannia Gava. Una lunga attesa perchè l'appuntamento era stato chiesto il 14 dicembre dello scorso anno. La questione di fondo riguarda lo snellimento e la velocizzazione di procedure giudicate «farraginose e complesse».. Uno dei capitoli più tosti si apre sull'acqua, perchè prima di analizzarle - ricordano gli uffici regionali - bisogna accendere una convenzione con i privati. Così sono centinaia quelle da sottoscrivere e si rischia di restare al palo: la soluzione potrebbe essere quella di partire con gli esami, verificando se la responsabilità dell'eventuale inquinamento sia pubblica o privata. Nella seconda ipotesi (ritenuta assai più infrequente) si chiederà al privato la rivalsa delle spese sostenute. Per documentare la buona prova della Regione nello sveltire le pratiche nelle aree di competenza, Scoccimarro fa filtrare l'elenco dei dossier, con relativi esiti. Chiuse le procedure sui suoli per due realtà Colombin (via Malaspina e e via dei Cosulich). Chiuso il fascicolo suoli per SeaMetal (ex Ortolan mare) in riva da Verrazzano. Chiuso il faldone per Sea Service (Crismani) in via Caboto. A posto infine le carte di AutaMarocchi, della Bruno Pacorini e di Acegas ex Aluwork. La nautica Quaiat ha il piano di caratterizzazione approvato, per quasi tutte le aziende è in corso il monitoraggio acque. Sul tema Sin si è mossa anche l'opposizione in Regione. L'ex sindaco Roberto Cosolini (Pd) ha presentato un'interrogazione a risposta immediata all'assessore Scoccimarro «con l'obiettivo di sollecitare l'azione della Regione, sia dando corso alle attività di caratterizzazione e analisi di rischio ereditate dall'Ezit, sia per ottenere il trasferimento della competenza di altre aree del Sin dal ministero dell'Ambiente alla Regione». Cosolini argomenta ulteriormente che «la situazione del Sin penalizza le nostre attività produttive, crea vincoli e incertezze fra le imprese insediate in loco e compromette nuovi insediamenti». In termini più generali, sempre sul versante "dem", interviene il segretario regionale Cristiano Shaurli, che contesta a «Fedriga, Roberti, Bini» l'assenza di una politica industriale . «Non possiamo credere - scrive - che il centrodestra continuerà a gestire così l'economia regionale, passando da una singola crisi industriale all'altra senza ottenere alcunchè».
Massimo Greco
Via libera dagli enti "controllori" Si sblocca il rilancio di Acquario
Ok della Conferenza dei servizi dopo l'esame supplementare della documentazione che aveva indotto il Comune di Muggia a sospendere l'iter. Bussani: «E ora la gara»
MUGGIA. La Conferenza dei servizi ha approvato il progetto riguardante il secondo stralcio dei lavori di bonifica di Acquario. La sospensione dell'atteso maxicantiere è stata, dunque, finalmente revocata. Soddisfatto il vicesindaco di Muggia Francesco Bussani: «Ora che è arrivata l'approvazione, si potrà riaprire la gara per l'affidamento dei lavori». La battuta d'arresto nel percorso di restituzione pubblica del terrapieno lungo la costa muggesana era arrivata ad inizio anno. Una volta presentato nella Conferenza dei servizi - passaggio fondamentale per ottenere l'approvazione definitiva - l'iter si era bloccato per un «dilatarsi dei tempi rispetto a quanto prevedibile, con il subentrare della necessità di un atto di sospensione della procedura attivata da parte del Comune di Muggia», come aveva puntualizzato allora il sindaco Laura Marzi. Ottenute le proroghe per analizzare le documentazioni ricevute, ora è arrivato il "nulla osta" per ripartire con l'iter stesso. Nel dicembre dello scorso anno l'amministrazione comunale aveva già formalizzato l'approvazione del progetto che era stato predisposto, dopo l'espletamento della necessaria procedura di gara, dal costituendo "Raggruppamento temporaneo di professionisti di tipo orizzontale" composto da Hmr Ambiente srl, Servizi qualità e sicurezza srl, Hmr srl e Thetis spa.Il progetto prevede la realizzazione di un tratto di pista ciclabile a costeggiare la strada principale, la creazione di due punti di bike sharing, ma anche la creazione di chioschi enogastronomici con annessi servizi legati alla balneazione e alcune strutture ombreggianti per trovare riparo dal sole. Ma non solo. La riqualificazione di Acquario promossa dalla giunta Marzi prevede anche la realizzazione di un'area giochi e fitness, un campo da beach volley, un campo da bocce e lo skate park, quest'ultimo dirottato dall'ex piazzale Alto Adriatico alla riviera. Completano infine il progetto in questione arredi, docce, fontanelle, otto scalette a mare e l'allargamento del parcheggio esistente, che vedrà quasi raddoppiata l'attuale capienza. L'esecuzione comporterà una spesa complessiva di sei milioni e 310 mila euro, che trova copertura finanziaria grazie a vari contributi. Esattamente 910 mila euro derivano da un avanzo di amministrazione comunale vincolato e cinque milioni e 400 mila euro arrivano da un contributo fornito dall'Unione territoriale intercomunale. Nonostante la sospensione il vicesindaco muggesano aveva espresso da subito la propria fiducia nei confronti di una potenziale breve risoluzione del caso: «È uno dei progetti più importanti di tutto il territorio regionale, auspichiamo quindi che le tempistiche non subiscano rallentamenti che potrebbero posticipare la restituzione di questo tratto di costa alla comunità». Poco tempo dopo l'annuncio pubblico del rallentamento da parte del Comune, quindi, la Conferenza dei servizi ha dato l'ok a un cantiere atteso da più di 20 anni.
Riccardo Tosques
«Cantiere senza troppa "pubblicità" sulla linea Tal» - l'attacco dei Verdi
SAN DORLIGO. L'ex consigliere verde Alessandro Capuzzo, ricandidato ora per la lista "Zeleni Verdi Grune", interviene nel dibattito sui temi ambientali riguardanti la Siot a ridosso delle amministrative di San Dorligo. «Stavo pedalando in cerca di sbocchi per una futura ciclabile di collegamento fra Trieste-Draga e Cattinara-Longera, presso il tracciato della vecchia teleferica Italcementi, fra San Giuseppe e lo svincolo di Cattinara, quando mi sono imbattuto in uno scavo all'oleodotto Tal, che sembra dovuto a un'opera di riparazione del tubo principale di pompaggio», scrive Capuzzo: «Mi è parso emblematico che di questi lavori non si sia saputo granché. I colleghi della Lista Verde mi hanno comunicato che sono parte di una manutenzione programmata, autorizzata dalla Forestale. So che la Siot è prudente sulle questioni ambientali, dovendo misurarsi col malcontento dei cittadini riguardo i fetori. Sul posto sembra una riparazione della grossa condotta interrata, e mi chiedo: è forse dovuta a una perdita o a un incidente? E come mai il cartello sulla recinzione del cantiere esorta a far attenzione per la presenza di amianto?».--
Festa campestre a San Giovanni per la difesa del verde tra le case - L'INIZIATIVA AMBIENTALISTA
I contadini degli orti urbani sono giunti da ogni parte della città per la festa campestre di San Giovanni. In occasione della Giornata della Terra e della Pasquetta, infatti, ieri in via Brandesia è stato aperto alla cittadinanza l'orto di Francesca Birsa, uno degli ultimi spazi verdi nel centro del rione che da quattro generazioni è di proprietà della sua famiglia e che è difeso da tempo da possibili edificazioni. Accomunati dalla passione per la terra ma di età e curricula molto differenti, ognuno dei partecipanti ha contribuito al banchetto portando qualcosa. Tra di loro c'era il giovane universitario Claudio Amidei, che è in attesa di poter usufruire di un suo spazio all'interno dell'orto di San Giovanni per poter piantare le sue ibridazioni di iris ed hemerocallis. A seguito del trasferimento da Opicina, dove possiede un terreno che ora verrà venduto, ha scoperto di poter continuare a coltivare la sua passione poco lontano dalla nuova casa: «Un'ottima idea, per dare un'opportunità di sfruttare degli spazi condivisi e stare assieme agli altri».Non erano presenti solo i contadini degli orti urbani, ma anche semplici curiosi come Dario Visintini e Patrizia Biasimo, marito e moglie che conoscono la titolare del terreno: «È importante mantenere le sagre e le tradizioni legate alla campagna e alla periferia, così come difendere gli spazi di terra dalla cementificazione». L'obiettivo dell'iniziativa, organizzata da Bioest, Legambiente e altre associazioni, era di parlare di ambiente e dell'importanza di difendere il verde urbano. Durante la giornata si sono svolti due seminari: uno sul compostaggio svolto da Tiziana Cimolino di Urbi et Horti, l'altro sulla funzione dei fermentati, gli antiparassitari naturali, tenuto da Caterina dell'associazione Fervide Menti. È stata pure allestita una mostra d'immagini d'epoca su San Giovanni 100 anni fa.
Simone Modugno
FOTOGRAFIA - "Mare, Terra, Città" tempo di premiazioni - vedi articolo
Serata finale, al Circolo Arci, del concorso fotografico "Mare, Terra, Città" indetto da Legambiente. I vincitori delle sezioni del concorso sono stati: Premio Stili di vita a Paolo Bullo; Premio Sostenibilità a Paolo Bullo e Alessia Sala; Premio Uomini e Ambiente a Tommaso Vaccarezza; Premio speciale divulgazione a Flavia Luglio; Premio speciale Denuncia a Fabiana Stranic; Premio speciale Impatto Ambientale a Michela Langone. Menzione artistica a Alessandra Nider.
«Il nuovo ingresso dell'antico scalo ne cancella l'identità» - La denuncia di Italia nostra
«Il nuovo ingresso al Porto vecchio da Viale Miramare potrebbe cancellare l'identità storica. Anche se gli edifici in demolizione non sono stati oggetto di tutela, questo non vuol dire che non abbiano valore storico. Fortunatamente resterà la vecchia rimessa ferroviaria e speriamo anche la piccola stazioncina». L'architetto Antonella Caroli Palladini, presidente di Italia Nostra ed ex segretario generale del Porto di Trieste, boccia senza appello il nuovo ingresso all'antico scalo. Non tanto l'ingresso provvisorio spostato di una cinquantina di metri, ma la grande rotonda di viale Miramare che dovrebbe essere realizzata entro gennaio 2020 per 500 mila euro. «Purtroppo questi lavori, accelerati dall'evento Esof, comportano la rimozione di alcuni binari per la posa in opera dei sottoservizi. Speriamo in un ripristino dello stato precedente - continua l'architetto Caroli -. Certo tutti vogliono la riqualificazione ma chi ama il Porto vecchio non può che subire uno choc. Anche se questa non è considerata una zona di pregio cambierà radicalmente l'atmosfera dell'ingresso all'area storica. Molti desiderano nuove architetture, nuovi colori, ma questo comporta il non riconoscimento del luogo». La vicenda dei binari rimossi è al centro di una denuncia dei volontari di Tramway Porto vecchio Trieste. «Vergogna. Certo che il sindaco di Trieste non ha eguali. E meno male che i binari del Porto vecchio dovevano essere tutelati. Ma la soprintendenza ai beni culturali cosa sta facendo? Qualcuno dovrebbe intervenire e rapidamente», denunciano sulla Pagina Facebook postando una foto dei binari tagliati in viale Miramare. La segnalazione dei binari "interrotti" dai lavori di questi giorni è stata già inviata alla Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia. L'antico scalo, viene ricordato, era fondamentalmente un porto ferroviario, e tra i più importanti d'Europa.
Come salvare un mare "di plastica"
Un progetto Interreg da 2 milioni che investe anche UniTs per salvaguardare l'Adriatico da questa pericolosa materia
Non solo gli oceani, ma anche il nostro Adriatico sta diventando sempre più un mare di plastica. Un rifiuto in cui non solo nuotiamo, ma che sotto forma di microplastica arriva nelle nostre tavole, ingerita dai pesci di cui poi ci nutriamo. Mettere in campo nuove tecnologie per contrastare l'inquinamento da macro e microplastiche nelle spiagge e negli habitat marini del mare Adriatico è l'obiettivo del nuovo progetto europeo Interreg NET4mPLASTIC, che avrà durata triennale, è finanziato con quasi 2 milioni e mezzo di euro e riunisce nove partner, italiani e croati, tra cui l'Università di Trieste. «L'idea è nata lavorando assieme alla collega Elena Zambello. La plastica è un materiale che impiega migliaia di anni per disgregarsi e non scompare: una bottiglia abbandonata nell'ambiente presto finisce in mare e con l'azione del sole, dell'acqua e degli urti si riduce in pezzetti sempre più piccoli, le cosiddette microplastiche», spiega Marco Caniato, ricercatore della Libera università di Bolzano che collabora con il Dipartimento di Ingegneria e Architettura di UniTs al progetto, insieme alla professoressa Chiara Schmid. «Oltre a queste ci sono le microplastiche create dall'uomo, che nascono già micro e si riversano in mare, perché nessun filtro è in grado di fermarle. Si trovano nelle creme di bellezza e in molti tessuti che indossiamo: quando facciamo una lavatrice di capi sintetici riversiamo in mare una certa quantità di microfibre plastiche, che poi finiscono nella pancia dei molluschi e dei pesci di cui ci cibiamo». Sono quattro i principali aspetti di cui si occuperà questo progetto: «Vogliamo innanzitutto comprendere da dove proviene la maggior parte di queste microplastiche: se dalle creme di bellezza, dalle lavatrici, dalle lavorazioni industriali, dalle reti dei pescatori o dai rifiuti gettati nell'ambiente. Una volta individuata la causa principale sarà più facile agire di conseguenza per arginare il fenomeno», sottolinea Caniato. Altro obiettivo sarà la messa a punto di un sistema per il riciclaggio delle microplastiche, che essendo scarti eterogenei non possono essere riciclate con i metodi tradizionali già in uso. Il progetto chiamerà in causa le nuove tecnologie anche per il monitoraggio e la previsione delle aree dell'Adriatico dove si concentra la presenza di microplastiche: alle tradizionali procedure d'indagine e campionamento saranno affiancati dei droni per la mappatura e dei modelli numerici che simuleranno i processi di trasporto marittimo. Tutti i risultati e i dati del progetto saranno integrati in una piattaforma online, per sviluppare uno strumento di previsione dell'accumulo di plastiche e un sistema di allarme rapido utile alle autorità locali e agli allevatori di crostacei. Si cercherà infine di capire anche dal punto di vista sanitario quanto queste microplastiche, se ingerite, siano dannose per gli animali e per l'uomo. Insieme alle Università di Trieste e di Ferrara la partnership prevede il coinvolgimento dell'Università di Spalato, di enti territoriali italiani - la Regione Marche e l'Istituto di sanità pubblica veterinaria di Abruzzo e Molise - e croati - l'Istituto didattico per la sanità pubblica e l'Istituzione pubblica per il coordinamento e lo sviluppo del distretto di Spalato Dalmazia - e di due aziende del settore, la Hydra Solutions Srl e la Prosoft Ltd.
Giulia Basso
Al Revoltella - Le specie aliene del mare triestino
"Dove faccio il bagno? Rischi dal mare: dai batteri alle specie aliene" è il tema del secondo incontro del ciclo di conferenze "Mare e Salute" promosso dall'Ogs. L'incontro, domani alle 17.30 al Revoltella, spazierà dai batteri alla comparsa di specie non propriamente autoctone nei nostri mari, dai metalli pesanti alla nostra salute, fino al rapporto uomo-ambiente.
Falesie a colori avifauna e fiori da scoprire in cinque uscite
Si parte con la passeggiata "Tempo di nidi" Un unico consiglio: portatevi il binocolo
Prende il via giovedì, con la prima passeggiata intitolata "Tempo di nidi", il ciclo di escursioni gratuite primaverili in programma all'interno della Riserva naturale delle falesie di Duino, organizzate dal Comune di Duino Aurisina e dalla Turismo Fvg. Ogni evento sarà dedicato a un tema specifico per dimostrare che uno stesso ambiente può essere letto attraverso varie chiavi di interpretazione, riservando ogni volta sorprese e scoperte.Giovedì l'escursione avrà come protagonisti gli uccelli, perché questo è periodo di nidificazione e, soprattutto al mattino, nella Riserva si sentono i canti con cui i maschi delle varie specie segnalano la loro presenza sul territorio. Durante la passeggiata (ritrovo alle 8.45 all'Infopoint di Sistiana) alla quale gli organizzatori propongono di partecipare muniti di binocolo, si potranno identificare, attraverso le indicazioni degli esperti, alcune specie proprio attraverso il canto, dal comune fringuello al prezioso passero solitario. La stagione favorevole potrebbe anche consentire di osservare qualche uccello migratore, come il poco comune falco pecchiaiolo.Il ciclo di escursioni prevede poi, per sabato 11 maggio, un appuntamento serale intitolato "Ascoltando il popolo della notte". La passeggiata all'imbrunire (inizio alle 19.30, ritrovo all'ingresso del castello di Duino), vedrà protagonista uno degli animali più discreti e bistrattati del pianeta, il pipistrello. Si tratta di un animale straordinario, unico mammifero capace di volo attivo, bio indicatore della qualità dell'ambiente e capace, in una sola notte, di nutrirsi di centinaia di insetti, zanzare comprese. Con il bat detector, gli esperti cercheranno di intercettare la discreta presenza dei pipistrelli durante la passeggiata.Gli altri appuntamenti sono previsti per domenica 26 maggio e nelle domeniche 9 e 23 giugno. Il 26 maggio il titolo dell'escursione è "Il monitoraggio dell'avifauna: scopi e utilità", mentre il 9 giugno spazio a "La fauna delle falesie, fra cielo e mare"; infine, domenica 23 giugno ecco "Falesie a colori: tra fiori e farfalle". I gruppi non potranno superare le 30 unità, perciò sarà opportuno prenotarsi: allo 040-299166 e alla mail info.sistiana@promoturismo.fvg.it. --
Ugo Salvini
IL PICCOLO - DOMENICA, 21 aprile 2019
Troppi batteri in mare - Vietati i primi tuffi fra Cral e Ferroviario
Contaminazione causata da lavori alle fognature ora finiti Gli interessati: «Mai informati. Grave danno d'immagine»
Divieto temporaneo di balneazione nel tratto costiero incluso tra l'Eapt, ovvero il Cral dell'Autorità Portuale, il Bagno Ferroviario e l'Antica Diga. Dai campioni prelevati nel golfo lo scorso 16 aprile e analizzati dai laboratori dell'Arpa, sono emersi valori di "enterococchi intestinali", i batteri presenti nelle feci, superiori al limite di legge proprio in quel tratto di mare. Nel punto di rilevazione davanti a Eapt e Ferroviario risultano superiori addirittura del doppio rispetto ai limiti previsti. Ricevuta comunicazione, il sindaco Roberto Dipiazza ha dovuto emettere un'ordinanza, datata 19 aprile, di «divieto temporaneo di balneazione». La Capitaneria di Porto è incaricata dell'esecuzione dell'ordinanza. La competenza di quel tratto costiero è dell'Autorità portuale, che in queste ore ha disposto la presenza di cartelli indicanti questi divieti. «L'uovo di Pasqua ci ha riservato veramente una brutta sorpresa - commenta esterrefatto Lorenzo Deferri, presidente del Cral - e lo veniamo a sapere dalla stampa. E questo non è corretto. L'acqua era bellissima, è un grave danno di immagine. Ci riserviamo di prendere dei provvedimenti».Alla base di questa contaminazione ci sono dei lavori di riparazione che AcegasApsAmga ha effettuato in uno dei due collettori principali cittadini che trasferiscono i liquami verso il depuratore di Servola. L'azienda spiega che «la scorsa estate i sistemi di ispezione delle rete fognaria hanno rilevato un'ostruzione rilevante all'altezza dell'ospedale Maggiore. Del problema è stata data informazione a Comune, Regione e AsuiTs». A stretto giro ha preso il via un confronto per capire come affrontare il problema, e lo scorso febbraio è stato presentato il definito dei lavori. Il 20 marzo la multiutility ha presentato alla Regione - della quale l'Arpa è peraltro un'agenzia, un braccio operativo - istanza di autorizzazione provvisoria per lo scarico a mare delle acque reflue raccolte dal cosiddetto "Collettore di Zona Alta" al fine di eseguire le riparazioni. La Regione, con un decreto dell'8 aprile, ha autorizzato con prescrizioni tale scarico provvisorio per la durata di 30 giorni dall'avvio dei lavori. Lavori che sono iniziati l'11 aprile e che si sono conclusi venerdì sera. Riprenderanno dopo la Barcolana. Intanto, però, per quasi una settimana uno dei due più importanti collettori fognari ha scaricato i liquami a mare, proprio in quella zona. Ed era dunque inevitabile un riscontro così elevato di batteri fecali. Le autorità dunque sapevano, hanno firmato le autorizzazioni, ma non hanno evidentemente informato - non mancano di farlo osservare i soggetti diretti interessati - le realtà che operano nei pressi di quegli specchi acquei. In questi giorni la stessa Regione, attraverso l'Arpa, ha effettuato come da prassi i campionamenti rilevando appunto quei valori "fuori legge". Inevitabile l'ordinanza del sindaco, dal momento che quando i monitoraggi evidenziano un superamento dei limiti è previsto venga adottato un protocollo che include proprio l'interdizione temporanea della balneazione nell'area in esame e l'attivazione di un controllo aggiuntivo entro 72 ore. In caso di esito favorevole, e a seguito di un ulteriore controllo dopo sette giorni, il divieto decade. In caso di esito sfavorevole l'area resta invece vietata alla balneazione fino a quando l'analisi non sarà favorevole. «Il Comune meno di 40 giorni fa ci ha invitato fa un certificato d'eccellenza delle nostre acque», dice Claudio Vianello, presidente del Ferroviario: «Stiamo per aprire la stagione balneare e ci troviamo con questo danno di immagine senza che nessuno, peraltro, si sia preoccupato delle ricadute sulle nostre attività. Abbiamo 3.546 soci, diamo da mangiare a 20 famiglie, paghiamo concessioni e tasse a non finire. Anche se i valori rientrassero il danno è fatto. Chiediamo una mano al sindaco».-
Laura Tonero
SEGNALAZIONI - AcegasApsAmga - Le vernici si possono di nuovo smaltire
In relazione alla lettera da voi pubblicata martedì 16 aprile dal titolo "Difficile smaltire la vernice" AcegasApsAmga desidera precisare che nel caso segnalato, il centro di raccolta di Roiano aveva raggiunto la capienza massima di stoccaggio delle vernici. Gli addetti avevano quindi già avviato le attività necessarie allo svuotamento del contenitore in questione che il giorno successivo era nuovamente disponibile al conferimento. AcegasApsAmga, nello scusarsi per il disagio, conferma quindi che le vernici possono essere regolarmente conferite presso tutti i centri di raccolta presenti sul territorio servito della multiutility, salvo saturazione temporanea della capienza dei contenitore.
Valentina Albanese - comunicazione AcegasApsAmga
Lunedì - Pranzare e divertirsi tutti assieme La festa è verde a San Giovanni
Pasquetta, a San Giovanni, si festeggia in un orto. Occasione per stare insieme, parlare di orticoltura e contribuire alla salvaguardia del verde urbano. In concomitanza con la Giornata della Terra, lunedì verrà eccezionalmente aperto al pubblico - dalle 11 al tramonto - per una Festa Verde l'orto di Francesca Birsa, uno degli ultimi spazi verdi nel centro del rione, che la proprietaria difende da tempo da possibili edificazioni e vorrebbe mantenere adibito a orto. Il terreno da quattro generazioni è di proprietà della sua famiglia, tra i fondatori dell'associazione viticoltori di San Giovanni. L'invito è a presentarsi con un amico (ingresso da via Brandesia 13) e portare qualcosa per pranzare tutti insieme nel verde, trascorrendo una Pasquetta a base di divertimento, animazione e musica vicino alla chiesa.L'obiettivo dell'iniziativa, organizzata da Bioest, Legambiente e altre associazioni tra cui la Pro Loco San Giovanni-Cologna allo scopo di poter respirare anche nella piazza di San Giovanni, è di parlare di ambiente e dell'importanza di difendere il verde urbano. Durante la giornata verranno tenuti due seminari. Uno sarà dedicato al compostaggio e la stessa Cimolino, impegnata da anni nel progetto di orti comuni, illustrerà le modalità per ottenere un buon compost, mentre Caterina dell'associazione Fervide Menti terrà un workshop sui fermentati, antiparassitari naturali utilizzabili nella cura dell'orto. Verrà allestita inoltre una mostra di immagini d'epoca (nella foto) che permetteranno di rivedere San Giovanni com'era cento anni fa. Info al 3287908116.
Gianfranco Terzoli
Batteri e specie "aliene" Focus sui rischi del mare
"Dove faccio il bagno? Rischi dal mare: dai batteri alle specie aliene" è il tema del secondo incontro del ciclo di conferenze "Mare e Salute" promosso dall'Ogs, l'Istituto nazionale di Oceanografia e geofisica sperimentale per evidenziare sia gli effetti del mare sulla salute dell'uomo sia gli effetti dell'uomo sulla salute del mare. L'incontro, aperto a tutti, è in agenda mercoledì alle 17.30 al Revoltella. L'incontro spazierà dai batteri alla comparsa di specie non propriamente autoctone nei nostri mari, dai metalli pesanti alla nostra salute, fino al rapporto uomo-ambiente.
Negli Horti Tergestini tra ricette e tour
Al parco di San Giovanni prosegue Horti Tergestini. Il programma di oggi: alle 17, allo Spazio Villas, "Di bocca in bocca: la Pasqua triestina raccontata e mangiata" (conversazione con la scrittrice Graziella Semacchi Gliubich). Domani, alle 11, la redazione del giornale Volere Volare si racconterà al pubblico in un incontro dal titolo "La fatica di sbocciare: la cura, il tempo, la gioia", a cura di Alt, Associazione di cittadini e familiari di Trieste per la prevenzione e il contrasto alle dipendenze. Alle 15, una nuova visita guidata gratuita al parco. Ritrovo al portico dietro a Il posto delle Fragole. Info: didattica@lacollina.org e cell. 3498722305. Infine alle 16, allo Spazio Villas, "Le piante commestibili" a cura del vivaio Fratelli Gramaglia. L'ingresso a Horti Tergestini è libero, orario dalle 9 al tramonto.
IL PICCOLO - SABATO, 20 aprile 2019
Stop al progetto per potenziare i bus diretti a Barcola. Bufera sul comune.
Il direttore della Sissa "Decisione che lascia esterrefatti. Nessun rispetto per i nostri scienziati". Residenti in rivolta.
Il niet del sindaco alla partecipazione economica del Comune al progetto di rafforzamento dei bus della Trieste Trasporti sulle linee per Barcola, e la sua contrarietà ad un incremento delle corse che salgono fino a via Bonomea, hanno innescato una pioggia di reazioni a dir poco accese. Tra i più arrabbiati c'è il direttore della Sissa Stefano Ruffo. «Sono rimasto esterrefatto di fronte alla bocciatura da parte del primo cittadino di un progetto già al centro di incontri con gli uffici dell'assessore regionale Pizzimenti e con quelli della Trieste Trasporti - afferma Ruffo -. Forse il sindaco i suoi ospiti li fa arrivare in auto blu, mentre gli scienziati che da tutto il mondo sbarcano a Trieste per raggiungere la Sissa prendono la 38, rimanendo colpiti molto negativamente dalla situazione di quella linea». Ruffo si dice particolarmente stupito dallo stop al progetto, perché ricorda come con il Comune ci sia sempre stata una serena e proficua collaborazione. «Abbiamo dato in concessione gratuitamente il parcheggio di via Beirut - prosegue il direttore della Sissa - e tutto l'ufficio comunicazione di Esof è stato concesso dalla Sissa. Ci aspettavamo una considerazione diversa». Chi utilizza con frequenza regolare la 38 racconta di una situazione spesso al limite, con l'autobus talmente carico da far difficoltà a salire per via Bonomea. Le richieste avanzate dai vertici della scuola, e supportate anche da una raccolta di firme, prevedevano nelle fasce orarie dalle 7.30 alle 9 e dalle 17 alle 19 una maggior frequenza della linea 38 e una breve deviazione della 2 e la 4 da Strada per Vienna alla Sissa. «Capisco possano esserci delle difficoltà, - valuta Ruffo - ma il problema va affrontato. Sono aperto al confronto, ma serve rispetto. Se invece la Sissa rappresenta un problema e non un valore aggiunto per Trieste, allora noi possiamo anche andarcene. Invito il sindaco a prendere la 38 con me, come faccio ogni giorno, e poi ne riparliamo».Delusi e preoccupati anche i residenti di Barcola, che ormai da anni denunciano una situazione critica sul fronte del trasporto pubblico a svantaggio di chi vive quella zona, degli amanti della tintarella e dei turisti diretti anche a Miramare. «Il sindaco non viaggia in autobus, altrimenti capirebbe il nostro disagio - commenta Igor Poljsak, residente e membro del comitato "Per una Barcola migliore" -. La soluzione da lui prospettata (utilizzare delle navette fino alla Pineta,ndr) non può funzionare perché gli utenti vogliono raggiungere in bus l'intero lungomare, e le corse esistenti non bastano a supportare quell'esigenza. Servono anche il pugno duro da parte della polizia locale che non deve permettere automobili in seconda fila, in divieto e il degrado che d'estate regna a Barcola». «Chi ha votato Dipiazza resta deluso dall'arroganza con la quale ha gettato quel progetto, - sostiene Stefano Babic, residente e imprenditore della zona -. Siamo disposti a vagliare una proposta alternativa, ma doveva arrivare a gennaio, non a ridosso di un ponte festivo che ci vede già invasi da turisti senza che ci siano idee chiare sul da farsi. Invalidi e anziani di Barcola sono costretti a muoversi in taxi in estate, e non è giusto, abbiamo diritto ad un trasporto pubblico efficiente». Manuela Latzel si batte dal 2013 per un potenziamento dei colleganti con quel lungomare. «La situazione è peggiorata - denuncia -. In estate la 36 talvolta nemmeno si ferma da quanto è piena, non ci sentiamo salvaguardati. L'estate per noi si è trasformata in un incubo, il sindaco non può non ascoltarci». Confida ancora in una soluzione il consigliere di Forza Italia Michele Babuder, che già la scorsa estate si era attivato per l'implementazione. «L'affluenza di turisti e bagnanti sulla riviera barcolana - sostiene - deve essere garantita da trasporti all'altezza delle ambizioni turistiche della città e dei cittadini».
Laura Tonero
L'opzione bis di Dipiazza «Usiamo i mezzi "XL" impiegati l'anno scorso»
Lo sfogo di giovedì in commissione, con lo stop all'accordo che pareva già cosa fatta, ha scatenato un putiferio (come riferiamo nel pezzo a fianco). Ieri quindi il sindaco è tornato sull'argomento trasporto pubblico a Barcola, questa volta proponendo un'alternativa al progetto di Trieste Trasporti. «Lo ribadisco: l'idea di spendere 160 mila euro per garantire 38 mila chilometri in più e potenziare il servizio incrementato da maggio a dicembre è una follia, anche perché non comprendo la necessità di aumentare le corse nei mesi di ottobre, novembre e dicembre. Io non sono un sindaco che se ne sbatte, io penso al bene della mia città e già altre volte ho proposto valide soluzioni per risolvere le criticità del trasporto pubblico». L'alternativa dunque? «Rafforzare sì le corse, utilizzando come lo scorso anno i mezzi più capienti adottati per la linea 17 da quando terminano i corsi universitari, negli orari di punta e solo nei mesi estivi». Un'apertura dunque alle richieste dei residenti e dei frequentatori di Barcola. «I cittadini sappiano però che le file continueranno a esserci. Colpa dell'errore fatto decenni fa di creare un'unica corsia»
Produrre energia dalle onde patto fra big con Fincantieri
Il gruppo triestino con Cassa Depositi e Prestiti alleato di Eni e Terna per creare impianti su scala industriale in grado di sfruttare la nuova tecnologia in Adriatico
TRIESTE. Produrre energia dalle onde del mare e compiere così un altro passo avanti verso la sostenibilità e la decarbonizzazione. Ci lavoreranno insieme quattro big dell'industria e della finanza italiana, controllate dallo Stato: Casssa depositi e prestiti, Eni, Fincantieri e Terna. I loro amministratori delegati, rispettivamente Fabrizio Palermo, Giuseppe Bono, Luigi Ferraris e Claudio Descalzi, hanno siglato all'Eur di Roma, sede del Cane a Sei Zampe, un accordo non vincolante progettare e realizzare questi impianti su scala industriale. Ciascuno apporterà le sue diverse competenze. Fincantieri sfrutterà le competenze navali per la progettazione esecutiva: «Ci appassiona e ci rende fiduciosi per la capacità tutta italiana di guardare al futuro», ha detto il Ceo del gruppo triestino Giuseppe Bono. L'obiettivo ultimo, spiega una nota congiunta, è «trasformare il progetto pilota Inertial Sea Wave Energy Converter (Iswec), l'innovativo sistema di produzione di energia dal moto ondoso installato da Eni nell'offshore di Ravenna e attualmente in produzione, in un progetto realizzabile su scala industriale e quindi di immediata applicazione e utilizzo». Una volta completata la fase pilota dell'Iswec, si arriverà alla progettazione e alla realizzazione entro il 2020 di una prima installazione industriale collegata a un sito di produzione offshore Eni. Il gruppo petrolifero, oltre all'esperienza e conoscenza maturata con l'impianto dell'Adriatico sviluppato col Politecnico di Torino e lo spin-off Wave for Energy, metterà a disposizione del programma la logistica e la tecnologia dei suoi impianti in mezzo al mare.Il passaggio successivo sarà infatti estendere la tecnologia ad ulteriori siti in Italia, «in particolare in prossimità delle isole minori, con la realizzazione di impianti di taglia industriale per fornitura di energia elettrica completamente rinnovabile». Per Descalzi, «la collaborazione con tre eccellenze italiane consentirà di mettere a fattor comune le grandi competenze esistenti e di accelerare il processo di sviluppo e industrializzazione di questa tecnologia, con l'obiettivo di esplorare insieme possibili progetti su larga scala anche all'estero». Alla Cdp sarà affidata la parte di supporto finanziario dell'iniziativa e la sua promozione presso le Pa e le istituzioni. Palermo ha commentato: «Potremo contribuire in modo concreto allo sviluppo di una tecnologia italiana innovativa e alla diffusione delle fonti di generazione rinnovabile, a beneficio del Paese e della collettività». Le società sono convinte che «le caratteristiche innovative del sistema Iswec possono consentire di superare i vincoli che hanno fin qui limitato un diffuso sfruttamento delle tecnologie di conversione dell'energia del moto ondoso». Se riusciranno a scalare, come si dice in gergo, il modello, i quattro big contano sul fatto che gli impianti di generazione di energia da moto ondoso possano un domani «fornire un contributo rilevante non solo ai processi di decarbonizzazione in ambito offshore ma più in generale a supporto della sostenibilità dei sistemi di produzione di energia elettrica e della diversificazione delle fonti rinnovabili». «Terna investe nell'innovazione sostenibile al servizio della transizione energetica, nella convinzione che le competenze del gruppo possano contribuire all'abilitazione di nuove fonti rinnovabili».
Cementificio di Albona salva (per ora) Val Castion - smaltimento rifiuti
POLA. La montagna di 6.000 balle di combustibile Rdf (refuse derivered fuel), prodotto secondario della tecnologia Mbo sta letteralmente soffocando il nuovo centro regionale per la gestione dei rifiuti di Castion, nel Comune di Medolino. Comunque una valvola di sfogo si è aperta nei giorni scorsi, ma è una soluzione temporanea che permette solo di rifiatare un po' per cui urgono provvedimenti duraturi di cui al momento si è alla ricerca. Il nocciolo del problema sta proprio nell'adozione della tecnologia Mbo superata e antiquata e non in grado di riciclare i rifiuti nel rispetto delle direttive comunitarie. Dunque le contestazioni degli ambientalisti nella fase progettuale erano più che fondate. Di riflesso il combustibile Rdf invece di avere un valore commerciale sul mercato, implica un esborso da parte di chi vuole liberarsene, pari a 33 euro la tonnellata. La valvola di sfogo è rappresentata dalla disponibilità del cementificio Holcim di Valmazzinghi (Albona) che ha aperto le porte ai camion con le balle di combustibile al ritmo di 40 tonnellate al giorno.
Il merlo acquaiolo "stoppa" la festa in Val Rosandra
Vietata la discesa della cascata prevista tra una settimana dopo la segnalazione della nidificazione del volatile
TRIESTE Cascata della val Rosandra off-limits per almeno un mese. Nella giornata di ieri il Comune di San Dorligo della Valle ha emanato un'ordinanza nella quale ha annunciato la recente nidificazione nell'area di una specie animale di particolare pregio: il merlo acquaiolo. L'ordinanza è scattata in seguito alla segnalazione da parte della Forestale della nidificazione del volatile in un'area che domenica 28 aprile sarebbe dovuta essere al centro della cosiddetta Festa della cascata, che tra le varie attività, prevedeva anche la discesa della cascata (trentasette metri) con tecniche speleo-torrentistiche su corda singola da parte di una decina di esperti del settore. La notizia della seduta di torrentismo all'interno della riserva naturale regionale della val Rosandra aveva immediatamente messo in allarme diverse sigle ambientaliste e animaliste tra cui Wwf, Enpa e Legambiente. Immediato la presa di posizione. «Chi ha organizzato questa manifestazione non ha evidentemente tenuto conto né del valore naturalistico di quell'habitat né la condizione di area particolarmente tutelata. A nessun ente verrà mai in testa di autorizzare una manifestazione di quel tipo in prossimità della cascata o sui ghiaioni, fuori dal sentiero, in particolare in questa stagione» aveva subito spiegato l'avvocato Alessandro Giadrossi, presidente del Wwf di Trieste.Sollecitati anche da diversi naturalisti, Forestale e Comune hanno lavorato in stretta sinergia per tutelare il merlo acquaiolo che sta nidificando nei pressi della cascata. Da qui l'ordinanza del sindaco di San Dorligo della Valle Sandi Klun atta a «evitare che gli esemplari di merlo acquaiolo vengano disturbati in questo delicato periodo».Un'ordinanza comunale che fa seguito a quella dello scorso marzo inerente un altro volatile, il corvo imperiale, che sta nidificando sulla parete "La Bianca" che è anch'essa off-limits (sino al 5 maggio).Soddisfatto il coordinatore della stazione forestale di Trieste Lucio Ulian che ha fatto la segnalazione della nidificazione del merlo acquaiolo al Comune di San Dorligo della Valle. «Collaboriamo continuamente e proficuamente con il Comune ente gestore della val Rosandra - ha spiegato Ulian - segnalando nidificazioni e altri eventi rilevanti in un ambiente così fragile come quello della Valle caratterizzata da una grossa pressione antropica».Il divieto di arrampicata e di sorvolo da parte di droni sulle pareti contigue alla cascata e di accesso all'area sottostante - nello specifico fino ad una distanza di 10 metri intorno al perimetro della vasca sottostante - sarà in vigore sino al 20 maggio.
Riccardo Tosques
Al Parco di San Giovanni apre HORTI TERGESTINI
Nel parco di San Giovanni apre oggi, alle 11, Horti Tergestini. Ospite d'onore la scrittrice Laila Wadia che, allo Spazio Villas, terrà la conferenza "L'ibridazione umana: la magia dell'incontro" arricchita da una proiezione fotografica "La poesia dei fiori" di Tullio Valente. Il programma: dalle 10 alle 12, al MiniMu due laboratori per bimbi, "Fiore di sasso" e "Trasparenze di fiori". Prenotazioni: cell. 3332611573 e info@mini-mu.it. Alle 15, "Passeggiate nel parco": visita guidata gratuita nel parco. Ritrovo al portico dietro a Il posto delle Fragole. Info: didattica@lacollina.org e cell. 3498722305. Alle 15.30, allo Spazio Villas, "Costruire piccoli giardini a Trieste" con Alessia Iersettig, e alle 17 "Il giardinaggio è donna": conferenza di Nicoletta Campanella, autrice del libro "Grandi giardiniere d'Italia". L'ingresso a Horti Tergestini è libero, orario dalle 9 al tramonto. Fino a lunedì.
Cio' che non va - Ormai i rifiuti sono presenti anche al Boschetto
Ritengo di dovere segnalare che il non rispetto del verde si sta insinuando ancora più vicino al centro città. Addentrandosi nel Bosco Farneto, popolarmente conosciuto come "Boschetto", nel punto che un tempo era conosciuto come "Là de Ciuciola" (dove scende il "patoc" verso San Giovanni), e cioè nel parcheggio di accesso al Bosco in via Marchesetti con annesso parco giochi, retrostante la chiesa di San Luigi, è possibile trovare le tracce di un "bivacco organizzato", con teli di plastica, coperte, pentole e stoviglie, valige e masserizie varie. Bivacco ben servito dai mezzi pubblici: la fermata del Bus 25 e 26 si trova a una cinquantina di metri. La bora provvede a spargere gli oggetti più leggeri nei dintorni, e ce n'è abbastanza per richiedere un intervento di rimozione, magari approfittando della prossima edizione di "Puliamo il Mondo", anche perché cittadini incivili hanno provveduto a scaricare materiale vario ingombrante. Negli Anni '50 ricordo che il Comune di Trieste disponeva di un Corpo di "vigili verdi" che pattugliavano regolarmente le aree verdi e somministravano contravvenzioni a chi le lordava o danneggiava. Io stesso fui sanzionato per aver raccolto pesche selvatiche da un albero poco sotto l'Orto botanico (all'epoca c'era il filo spinato a protezione del bosco). Non sarebbe male, ritengo, che questo Corpo fosse ripristinato.
Nicolò Zuffi
IL PICCOLO - VENERDI', 19 aprile 2019
E l'Ince rilancia il biglietto integrato autobus-treno da Trieste a Lubiana
Il ticket, che costa 8 euro, rientra nel Programma Interreg per migliorare i collegamenti nelle aree periferiche, rurali e transfrontaliere
Un unico biglietto per viaggiare, prima in autobus e poi in treno, da Trieste fino a Lubiana via Opicina, a bordo dei mezzi di due distinti gestori di trasporto pubblico: Trieste Trasporti e Ferrovie slovene Slovenske Zeleznice. Come funziona? I cittadini possono acquistare online, al costo di 8 euro, il biglietto integrato e usufruire del servizio di trasporto pubblico locale per raggiungere dal centro di Trieste la stazione ferroviaria di Villa Opicina e poi prendere direttamente il treno per Lubiana. Anche in senso inverso. Di questo si è parlato ieri nel corso di un evento organizzato dall'Ince, l'Iniziativa Centro Europea, che ha visto la partecipazione, tra gli i altri, di Roberto Gerin, direttore di Trieste Trasporti, Elisa Nannetti, direttrice della divisione passeggeri Fvg di Trenitalia, e Maurizio Ionico, amministratore unico di Ferrovie Udine Cividale. Presente anche l'assessore regionale alle Infrastrutture, Graziano Pizzimenti, secondo cui «finalmente si parla di finanziamenti europei utilizzati per qualcosa di concreto e non solo per studi di fattibilità». Il biglietto unico integrato rientra nell'ambito del progetto europeo Connect2Ce, finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) a valere sul Programma Interreg Central Europe 2014-2020, che si pone l'obiettivo di migliorare l'accessibilità del trasporto pubblico nelle aree periferiche, rurali e transfrontaliere del Centro Europa. Paolo Dileno, project manager InCE, oltre a moderare l'incontro, ha presentato il progetto «che vede nel ruolo di partner sette Paesi dell'Europa Centrale (Italia, Slovenia, Austria, Germania, Croazia, Ungheria, Repubblica Ceca). Il biglietto unico integrato tra Trieste e la capitale slovena, parte di questo progetto, è partito il primo marzo di quest'anno e terminerà il 31 agosto 2019 e agisce in sinergia con il progetto Interreg Italia Slovenia Strategic Project, Crossmoby", il treno transfrontaliero Udine-Trieste-Ljubljana». Si tratta della seconda azione pilota del progetto che riguarda il Fvg dopo quella che ha visto l'estensione a Trieste del servizio MiCoTra, con due treni al giorno sulla tratta Trieste-Udine-Villach durante i weekend, in sinergia con la ciclovia Alpe Adria, un test partito l'anno scorso a giugno e che recentemente è stato esteso a dicembre del 2020. Test quest'ultimo che come anticipato da Ionico di Ferrovie Udine Cividale, nonostante i risultati lusinghieri «non sarà effettuato tutti i giorni per una questione di risorse». Sono state affrontate anche alcune criticità dovute alla concorrenza di vettori privati come Flixbus e l'auspicabile implementazione di servizi rivolti al turista compresi nel costo del biglietto integrato. Biglietto che finora non ha prodotto numeri trascendentali: al 16 aprile i biglietti integrati venduti attraverso la piattaforma di webticketing di Slovenske Zeleznice sono stati 137, anche se per Michele Scozzai, di Trieste Trasporti, «i flussi aumenteranno da Pasqua in poi e avranno verosimilmente un picco durante l'estate».
Luigi Putignano
Finestre divelte, vasi da fiori e biciclette "Strage" di rifiuti sul fondo del Canal grande
Sole pieno e bassa marea svelano a Ponterosso la presenza di improbabili materiali, finiti poi in selfie e foto ricordo
Una bicicletta, l'anta di un'imposta (ancora con il vetro), un ombrello aperto. E ancora la vaschetta di una gelateria, una "strage" di bottiglie e tanti altri oggetti finiti sotto superficie. Il canale di Ponterosso, dove in questi giorni l'acqua è particolarmente limpida e bassa, rivela un universo di spazzatura depositato sui fondali, diventato anche un'attrazione per i tanti turisti, che si fermano per immortalare le stranezze captate con uno sguardo per caso. Il selfie con i rifiuti improbabili, insomma, piace e nemmeno le tante scolaresche presente in questi giorni in città riescono a rinunciarci. A svelare cumuli di oggetti gettati sul fondo è soprattutto la parte del canale più vicina a piazza Ponterosso, dove non sono ormeggiate le imbarcazioni. Qui si nota quel che resta di una finestra, bianca, probabilmente strappata alla sua sede originale durante una giornata di forte bora da qualche edificio non lontano. Stesso destino anche per diversi vasi di fiori, che si trovavano sul davanzale di un'abitazione o nella parte esterna di bar e ristoranti. Difficile capire invece come una vasca per il gelato, di quelle presenti nei locali attrezzati, sia finita a mollo sott'acqua. Chiaramente visibile poi un ammasso di cartoni e contenitori vari accumulati in un angolo, proprio sotto il ponte, dove spuntano anche lattine, bottiglie e, pare, persino un cellulare, probabilmente scivolato da qualche tasca di giubbotto. Nell'altra parte del canale, quella verso il "ponte curto", ecco ben visibile un ombrello aperto, vari contenitori di plastica, una sorta di zavorra di cemento, che forse sosteneva qualche struttura a terra, così come un "panettone" di pietra, e ancora vasi di fiori, alcuni fatti a pezzi. Di diverse sagome, tra le quali un oggetto azzurro, è impossibile capire l'originale funzione, così come dei pezzi colorati finiti sotto le barche ancorate. Percorrendo il tratto verso il mare, proprio vicino al ponte, si scorge poi una mountain bike, forse sfuggita di mano a qualche incauto ciclista rimasto spiazzato dall'arrivo di una forte folata, che ha trascinato la due ruote in acqua, dove è custodita tuttora. Che il canale sia un deposito di immondizie, del resto, non è una novità. Le varie attività di pulizia intraprese dai sommozzatori in passato, a più riprese, hanno permesso di riportare a galla di tutto, cartelli stradali, pneumatici, cerchioni, interi set di tavoli e sedie e qualche anno fa pure un passeggino. Operazioni simili erano state avviate poi sulle Rive, accanto al Molo Audace, e anche in quel caso le sorprese non erano mancate, tra gli oggetti più originali sfuggiti ai proprietari o scaricati volutamente, figurava una tesi di laurea in doppia copia, un wc e uno scaldabagno, una dentiera e uno skateboard.
Sant'Antonio, la piazza è bella così basta curarla - LO DICO AL PICCOLO di Luciana Del Piero
Perché stravolgere piazza Sant'Antonio, che è già bella così? Certo avrebbe bisogno di un po' di maquillage, curando il suo verde e ricomponendo la pavimentazione, così chiara, brillante e unica intorno alla fontana ma mantenendone l'attuale struttura. Il progetto di rifacimento prevede anche la messa a dimora di alberelli. Magari morirebbero di sete in estate? E non si pensa ai disagi e alla spesa che il tutto comporterebbe per ottenere magari un pessimo risultato, come quello di piazza Goldoni o di piazza Vittorio Veneto? Non sarebbe di maggiore buon senso spendere quei soldi per i marciapiedi sconnessi e le disastrate zone meno centrali ?
Ok alla nuova sede del Museo del mare, date più spazio a Ressel - la lettera del giorno di Roberto Barocchi - architetto
Nel 1970 da poco laureato progettai l'arredamento del Museo del mare, aperto poi nel 1972, come assistente dell'architetto Umberto Nordio che però mi lasciò completamente carta bianca. Pensai e penso tuttora che un museo non è una raccolta di oggetti, ma un luogo in cui si racconta una storia, di cui gli oggetti esposti sono i testimoni. Sulle vetrine previdi delle fasce che avrebbero dovuto essere riempite di brevi testi e immagini per raccontare l'evoluzione della navigazione, ma da allora sono rimaste bianche. Anche i pannelli sui muri furono riempiti alla bell'e meglio con qualcosa. Il museo è stato poi in un certo senso a mio avviso abbandonato, non facendogli abbastanza pubblicità nonostante contenesse una delle più importanti collezioni marinare del Mediterraneo e credo che una parte dei triestini non sapesse neanche dove fosse. Ora si prevede di realizzare un nuovo Museo del mare in Porto vecchio, luogo senz'altro adatto per costituire attorno alla Centrale idrodinamica un grande plesso museale. Spero che nella nuova sede il Museo abbia un più ampio spazio e vi sia dato più spazio anche alla sala dedicata a Josef Ressel che 190 anni fa sperimentò con successo nel porto di Trieste l'elica navale, ma fu anche multiforme inventore e geniale forestale a servizio della Marina austriaca. Sarebbe bello dedicare a lui il museo. Auspico anche che il nuovo Museo del mare segua il principio didattico a cui mi volevo attenere nel 1970; oggi con la realtà virtuale si possono fare cose strabilianti per mezzo di multiproiezioni, proiezioni in 3D e ologrammi. Un museo moderno deve essere non una serie di sale con vetrine ma un luogo fantastico in cui, divertendoci, impariamo una storia.
Horti Tergestini riapre nel segno dei profumi e dei sapori
La mostra mercato dedicata al verde si arricchisce di conferenze, eventi e libri
Un tripudio di fiori, piante, aromi e profumi in un appuntamento atteso ogni anno dagli appassionati di giardinaggio. Torna Horti Tergestini, da domani a lunedì, dalle 9 al tramonto al parco di San Giovanni, la mostra mercato che si arricchisce nuovamente con conferenze, eventi e presentazioni di libri sul tema del verde, sempre a ingresso gratuito. Ricco il programma della 14esima edizione, pubblicato sul sito www.hortitergestini.it, dove sono presenti tutte le informazioni sulla manifestazione. «Quest'anno coincide con le festività pasquali - spiegano gli organizzatori on-line -, un'occasione per i triestini di coniugare vacanze e natura, un'occasione per i turisti di spingersi fino al parco di San Giovanni e farsi conquistare da una storia all'insegna del benessere, e non solo fisico. Ad attendere tutti piante di ogni tipo, rose in testa, ma anche laboratori, pubblicazioni, incontri, prodotti artigianali. La scrittrice Laila Wadia, ospite d'onore di quest'edizione, esperta di frontiere, ma anche di bellezza e di bellezza della pluriculturalità, ci guiderà alla scoperta di profumi e sapori sorprendenti e inimmaginabili. Da non mancare anche le visite guidate al parco e la presentazione di un libro dedicato alle grandi giardiniere italiane, interpreti di un amore per la bellezza e per il paesaggio, che contribuisce a far stare meglio tutti».Inaugurazione domani alle 11, allo Spazio Villas: qui Laila Wadia terrà la conversazione "L'ibridazione umana: la magia dell'incontro", arricchita da una proiezione fotografica "La poesia dei fiori" di Tullio Valente. Alle 15, Passeggiate nel parco a cura della cooperativa La Collina (ritrovo al portico dietro Il posto delle fragole). Alle 17, allo Spazio Villas, "Il giardinaggio è donna", conferenza di Nicoletta Campanella, autrice del libro "Grandi giardiniere d'Italia". Di sapori nostrani, invece, si discuterà domenica alle 17, festeggiando la Pasqua e esplorandone le tradizioni con l'aiuto di Graziella Semacchi Gliubich, che intratterrà il pubblico sul tema "Di bocca in bocca: la Pasqua triestina raccontata e mangiata". Ce n'è davvero per tutti i gusti e per ogni età: anche quest'anno, infatti, Minimu propone un laboratorio per i più piccoli stavolta dedicato ai fiori di sasso (domani, dalle 10 alle 12; è richiesta la prenotazione: info@mini-mu.it).Horti Tergestini è organizzato dalla cooperativa sociale Agricola Monte San Pantaleone con l'apporto dell'associazione orticola del Fvg Tra fiori e piante.
Micol Brusaferro
Urbi et Horti
Terza lezione di Urbi et Horti sul tema "Tutelare gli stagni" con Gaia Fior (Tutori stagni). Alle 18, al padiglione V dell'ex Opp in via Weiss 14. Domani, alle 10.30, prima lezione pratica: allestimento dell'orto nell'ottica della tutela del paesaggio, facilitata accessibilità e fruibilità. Preparazione del terreno con aratura, fresatura e tempi di pausa. All'orto dei Puffi di Borgo S. Sergio.
IL PICCOLO - GIOVEDI', 18 aprile 2019
Patto Italia-Croazia per combattere la plastica nel mare - IL PROGETTO
Entra nel vivo "Net4mPlastic", il progetto transfrontaliero che mira a sviluppare nuovi metodi di rilevazione delle microplastiche in mare, nonché di raccolta dei dati sulla loro distribuzione e la loro composizione lungo le aree costiere e marine croate e italiane. Il progetto avrà durata triennale, dispone di una dotazione di circa due milioni e mezzo assicurato dal programma di cooperazione Cbc Italia-Croazia e riunisce nove partner croati e italiani, tra cui l'Università, che ha ospitato l'incontro di apertura. «Non solo gli oceani, anche il nostro Adriatico sta diventando sempre più un mare di plastica, che poi finisce nei pesci che mangiamo», spiega Chiara Schmid, responsabile scientifico per l'UniTs.
Barca: «La crisi alimenta un odio che va a colpire sempre i deboli» - la conferenza
L'ex ministro al lancio del film-libro sulla Microarea di Ponziana Il doppio progetto svela la vita dimenticata dei poveri urbani
«Abbiamo bisogno gli uni degli altri, non è una fase facile». L'ha affermato ieri al cinema Ariston Fabrizio Barca, membro fondatore del Forum disuguaglianze diversità, già Ministro per la coesione territoriale nel governo Monti, ha inoltre ricoperto incarichi nell'Ocse e nella Commissione Europea. Barca era all'Ariston per l'inaugurazione del tour nazionale di presentazione de "La città che cura": un libro e un film che, con linguaggi diversi, raccontano il lavoro di Microarea e la vita nel rione triestino di Ponziana. «In questa fase c'è voglia di autoritarismo - ha proseguito Barca - e c'è risentimento, radicato nella perdita della speranza di poter stare meglio: allora ci si sfoga dando un calcio agli ultimi, consolandosi del fatto che stanno peggio. Ciò accade quando non c'è riconoscimento e fa emergere la parte cattiva dell'essere umano. E per riconoscimento intendo quello dell'unicità di ogni persona: un concetto che dovrebbe essere evidente ma che non si realizza se non è appunto riconosciuto anche dalla macchina produttiva. La Costituzione dice che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, ed è proprio quello che voi fate». La pellicola di Erika Rossi (prodotta da Tico Film e distribuita da Lo Scrittoio Italia) mostra la vita di ogni giorno nel quartiere. C'è Plinio, un anziano pianista ipocondriaco che non esce più di casa. Ci sono poi Roberto, che affronta la quotidianità dopo essere stato colpito da un ictus, e Maurizio, che paga il fio della sua devastante passione per la droga. Storie e vissuti che perlopiù rimangono sconosciuti, con il loro carico di fragilità, sfide, necessità di reti sociali adeguate. ll volume di Giovanna Gallio e Maria Grazia Cogliati Dezza (Collana 180, Edizioni AlphaBeta Verlag) contiene invece da un lato alcuni saggi sul lavoro della Microarea e, dall'altro, il racconto di singoli protagonisti, sia operatori sia utenti. L'incontro, cui è seguita la proiezione del film, è stato organizzato dal movimento "Per un'altra città". Presenti in sala le autrici.
Lilli Goriup
«Mangi sano? Invecchierai meglio E il dna dei tuoi figli sarà più forte»
Il "guru" della nutrizione e degli stili di vita corretti Luigi Fontana ospite al Mib «Stiamo scoprendo che la salute dei nostri discendenti dipende anche da noi»
«Ciò che facciamo oggi, il modo in cui decidiamo di condurre il nostro stile di vita, segnerà i nostri figli, nipoti e pronipoti»: questo è quanto affermato da Luigi Fontana - medico e scienziato di fama internazionale, docente all'Università di Sydney, considerato uno dei massimi esperti mondiali nel campo della nutrizione e degli stili di vita mirati a promuovere la longevità in salute - a margine dell'incontro tenutosi ieri pomeriggio a Trieste al Mib dal titolo "Invecchiare in salute: la nuova sfida per una società moderna e sostenibile".L'incontro - promosso dall'Associazione italiana dei gastroenterologi ospedalieri in collaborazione con la Lega italiana per la lotta contro i tumori in coorganizzazione con il Comune di Trieste - è stato introdotto da Fabio Monica, direttore della Struttura complessa di gastroenterologia di Cattinara, e moderato da Bruna Scaggiante, docente di Biologia molecolare all'Università di Trieste e presidente Lilt Trieste, e ha visto gli interventi, oltre che dello stesso Fontana, di Francesco Schittulli, presidente nazionale della Lilt, di Giuseppe Milazzo, presidente nazionale Aigo, e di Stefano Fantoni, presidente della Fondazione internazionale Trieste. «Stiamo scoprendo - ha spiegato Fontana - che l'invecchiamento inizia in età preconcezionale». In che maniera? «Un neurone o un epatocita presentano la stessa informazione genetica soltanto che alcune parti del dna vengono trascritte e altre vengono nascoste in un neurone rispetto a un epatocita. Quello che facciamo prima di generare i figli influenza l'epigenoma, vale a dire quale parte del dna viene trascritta e quali proteine vengono prodotte. Quello che stiamo scoprendo dai modelli sperimentali è insomma che quello che facciamo adesso influenzerà le nostre successive tre generazioni. Significa che io preparo già adesso il terreno alle future predisposizioni della mia progenie a sviluppare obesità, cancro, diabete e altre patologie. Una sorta di imprinting». Per cercare di ovviare a questa responsabilità, per Fontana «è fondamentale avere uno stile di vita corretto per un invecchiamento sano e per non influenzare le generazioni future, con tutto ciò che questo comporta, ovvero costi sempre più insostenibili per il welfare».Inoltre, secondo Fontana, «occorre che la classe medica cambi modus operandi: noi come medici siamo specializzati a trattare la patologia dopo che la stessa si è presentata e, se teniamo conto che normalmente per tutte le patologie croniche ci vogliono tra i 40 e i 50 anni perché si sviluppino, viene da sé l'idea che se facessimo più prevenzione non ci troveremmo a fare esclusivamente diagnosi di un danno ormai grave. Oggi purtroppo questa cultura della prevenzione non c'è, andrebbero create delle strutture parallele agli ospedali, in cui insegnare alle persone a vivere meglio e più a lungo».
Luigi Putignano
Trasporti - Bus-treno per Lubiana Presentazione all'InCe
Il biglietto integrato sperimentale transfrontaliero treno-bus fra Trieste e Lubiana, che ha preso il via a inizio marzo e sarà testato fino alla fine di agosto, sarà presentato al pubblico oggi dalle 10 alle 12 a un "evento di disseminazione" nella sede del Segretariato generale dell'InCe, l'Iniziativa Centro-europea, alla presenza del segretario generale InCe Roberto Antonione e dell'assessore regionale alle Infrastrutture Graziano Pizzimenti.
Escursioni - Sulla ferrovia della Meridionale
Ferstoria promuove per giovedì 25 aprile un'escursione sulla storica ferrovia Meridionale da Trieste Centrale a Pivka (S. Pietro del Carso) con il nuovo collegamento per Lubiana, seguito da una visita guidata al nuovo Museo Militare, seguita da pranzo organizzato e visita al "lago che scompare" di Cerknica. Mezzi previsti: treno in andata, carro a cavalli sul lago e pullman al ritorno. Info e adesioni da Mittelnet, via San Giorgio 7, tel. 040-9896112 e info@mittelnet.com.
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 17 aprile 2019
Rivoluzione del traffico in piazzale De Gasperi - commissione sull'area dell'ex fiera
L'inserimento di una rotonda all'interno del nodo stradale adiacente a piazzale De Gasperi sarà soltanto uno degli interventi di snellimento del traffico nella zona, all'interno della più ampia opera di riqualificazione dell'area dell'ex Fiera, dove l'imprenditore carinziano Mosser investirà oltre 60 milioni di euro. Tra le opere pubbliche previste, per una spesa totale di 6 milioni e mezzo di euro, figurano anche una pista ciclopedonale in viale Ippodromo e 150 nuovi parcheggi, messi gratuitamente a disposizione dei residenti. È quanto emerso ieri durante la sesta commissione consiliare, presieduta da Salvatore Porro (Fdi). L'assessore all'Urbanistica Luisa Polli ha espresso «soddisfazione per gli interventi a favore della popolazione residente». I tecnici del Comune hanno invece illustrato le modifiche alla viabilità, che coinvolgeranno tre nodi principali. Le maggiori trasformazioni riguarderanno piazzale De Gasperi: sarà realizzata una circuitazione a senso unico e uno dei suoi vertici sarà una rotatoria, che consentirà l'accesso al centro commerciale nel compendio ex Fiera. Il sito sarà accessibile anche tramite la pista ciclopedonale che sarà edificata lungo viale Ippodromo con fondi regionali. Sempre in piazzale De Gasperi sarà realizzato un parco urbano. Lungo la direttrice che da viale D'Annunzio va verso viale Ippodromo sarà consentito l'arrivo dei veicoli provenienti da piazza Foraggi, che potranno risalire e avere accesso al centro commerciale da nord. Infine, semaforo all'incrocio tra via Revoltella e via Rossetti; quest'ultima diventerà a doppio senso nel suo tratto alberato. Cristina Bertoni (M5s) ha sollevato la questione della riqualificazione dell'ippodromo: Porro ha proposto di riconvertirlo in un velodromo.
Lilli Goriup
Piazza Volontari Giuliani - La rotatoria a settembre - iniziati i lavori
Sono scattati in questi giorni i lavori per la realizzazione della rotatoria in corrispondenza dell'incrocio tra via Giulia, piazza Volontari Giuliani e via del Pilone. L'operazione, programmata dagli uffici competenti in materia di Lavori pubblici che fanno capo all'assessore Elisa Lodi, andrà di fatto a rendere definitiva l'attuale rotatoria provvisoria, completando la viabilità con interventi di messa in sicurezza di tre attraversamenti pedonali, mediante la realizzazione di isole salvagente a centro strada, ubicate in corrispondenza di via Zovenzoni, via Galilei e via Kandler. Prevista inoltre una quarta isola spartitraffico all'altezza di via Ricci, con ulteriori opere di riqualificazione del giardino di piazza Volontari Giuliani. I lavori, si legge in una nota del Comune, comportano una spesa di oltre 280 mila euro, finanziata per 70 mila euro dal Comune e per la parte restante dal ministero dell'Ambiente, dal momento che l'operazione rientra nel programma di finanziamenti per il miglioramento della qualità dell'aria nelle aree urbane. Progettato dagli uffici del Dipartimento Territorio, Economia, Ambiente e Mobilità del Comune di Trieste e realizzato dall'impresa Ecoedilmont srl di San Dorligo, l'intervento sarà ultimato entro la prima decade di settembre.
Curiosi di natura nel verde del Carso Si passeggia e poi si assaggia
Fino al 2 giugno escursioni pensate per tutti Lunedì la camminata sul Sentiero Riselce
La natura, i sapori e una mobilità all'aria aperta calibrata, alla portata di tutti. La primavera si vive anche così, magari con la proposta targata "Piacevolmente Carso", il calendario di escursioni a cura della cooperativa Curiosi di natura che torna con una serie di appuntamenti ideati sino a giugno tra i sentieri carsici triestini e del Goriziano. Lo schema è collaudato e prevede gite, degustazioni e illustrazioni sul campo sui temi storici e naturalistici delle zone attraversate, un progetto che si avvale della collaborazione dell'Unione regionale economica slovena, di Sapori del Carso, del Git (Gruppi di iniziativa territoriale) Alta- Marea Cultura, Banca Etica di Trieste, Gorizia e Udine, e Tipicamente Triestino, e che quest'anno si sposa con i dettami di "Primavera della dolce mobilità", iniziativa su scala nazionale promossa da Alleanza per la mobilità dolce.La prossima passeggiata è il lunedì di Pasquetta, dalle 9.30 alle 13 a Sgonico, sul Sentiero Riselce: tra landa carsica e boschi, fino a una delle doline più spettacolari del Carso triestino, con pareti a strapiombo di 40 metri. Ritrovo alle 9.10 nella piazza del municipio di Sgonico; è raccomandata la prenotazione.Le escursioni successive si terranno - sempre dalle 9.30 alle 13, con ritrovo 20 minuti prima - domenica 28 aprile al Parco della Grande Guerra di Monfalcone: nella pace del verde, tra i resti delle trincee, letture di testimonianze sulla Grande Guerra. Ritrovo alle 9.10 al municipio di Monfalcone. Domenica 12 maggio si andrà invece da Rupingrande alla Rocca di Monrupino: tra boschi di querce e pini, fino alla Rocca con il santuario e ai Torrioni, spettacolari rocce di 10 metri originate dalla corrosione della pioggia. Con letture dal vivo. Ritrovo nella piazza di Rupingrande.Domenica 19 maggio escursione sull'altipiano del Monte Carso e di Ocisla: tra le fioriture della landa, i ginepri contorti dal vento e uno spettacolare panorama sulla Val Rosandra, il mare e l'Istria. Ritrovo al cimitero di San Dorligo. Infine, domenica 2 giugno escursione dalle 9.30 alle 17, da Basovizza al Cocusso. Pranzo libero e ritorno a Basovizza su un percorso diverso. Ritrovo alle 9.10 al parcheggio del Sentiero Ressel, a Basovizza. Per prenotazioni e informazioni c'è il sito www.piacevolmentecarso.it e il cellulare 3405569374. --
Francesco Cardella
IL PICCOLO - MARTEDI', 16 aprile 2019
Tcc rassicura il Comune sul cronoprogramma per il Centro congressi
La società privata garantisce che il cantiere si chiuderà tra un anno e consentirà l'allestimento di Esof secondo le previsioni
Il Centro congressi si farà nei tempi stabiliti secondo il cronoprogramma annunciato. La manifestazione scientifica Esof avrà a disposizione la nuova struttura tra un anno, come da copione. Bureau Veritas, società specializzata nella verifica e nella validazione progettuale, ha avuto il supplemento documentario richiesto e dovrebbe procedere quanto prima al nulla osta. Di conseguenza il cantiere non soffrirà di ritardi e non ci sarà bisogno di un Piano B. Prima di Pasqua Comune, Tcc, Esof si faranno gli auguri di stagione su un tavolo di coordinamento e di reciproca informazione. Il rassicurante risultato, dopo alcuni dubbiosi bollettini, è scaturito dalla riunione che ieri mattina ha visto confrontarsi Comune e Tcc, i due partner impegnati nella realizzazione del centro congressuale in Porto vecchio con un investimento di 11,7 milioni. Il Municipio ne mette 5,5 e l'alleato privato 6,2. L'assessore Elisa Lodi era accompagnata dal direttore dei Lavori pubblici Enrico Conte e dallo staff tecnico. Tcc era rappresentata dal presidente Diego Bravar, a sua volta scortato dagli imprenditori (Monticolo & Foti, Rosso) e dai professionisti (Ermanno Simonati, Giulio Paladini) coinvolti nell'operazione. Il confronto era stato sollecitato dalla civica amministrazione in seguito alle insistenti voci riguardo la capacità di Tcc di terminare in tempo utile l'intervento sui Magazzini 27-28 e la costruzione del cosiddetto "28 bis". Lo stesso direttore tecnico-esecutivo di Esof Trieste, Tazio Di Pretoro, aveva chiesto al Comune e a Tcc chiarezza sulla situazione e sulla prospettiva del cantiere: se le cose non si fossero messe sul versante giusto, l'organizzazione si sarebbe arrangiata diversamente, nella stessa area ma ritoccando il budget. Come anticipato, Tcc ha confermato gli impegni su tutta la linea, ragion per cui Esof potrà essere allestito a partire dall'aprile 2020 per essere inaugurato in luglio. Conferma anche per l'opera più importante, l'edificazione del "28 bis", che è in realtà l'unica struttura nuova in programma, in grado di ospitare circa 1900 convegnisti. I lavori per il "28 bis" si concentreranno in estate, onde fruire delle migliori condizioni meteo. Gli interventi sul 27 e sul 28 saranno di minore impatto progettuale e operativo. L'auspicio delle imprese è di avere nel gennaio 2020 le opere "al grezzo", per procedere con la fase di rifinitura. Soddisfatta Elisa Lodi. Sempre su questo fronte, ieri sera il Consiglio comunale ha esaminato e poi approvato la delibera che concede a Tcc il diritto di superficie sulle aree di Porto vecchio, con un canone annuo di 80 mila euro corrisposto in 5000 euro di numerario e in 5 giornate di utilizzo delle strutture congressuali. Diritto di superficie la cui principale funzione è quella di costituire una garanzia per i finanziatori. Tcc è supportata da tre istituzioni creditizie: il Frie sarebbe un po' in ritardo nell'erogazione, così le altre due fanno gli straordinari. La delibera era passata dalla IV commissione, dove si era lamentato lo striminzito numero di giornate messo a disposizione del Comune.
Massimo Greco
Passa il piano delle opere grazie ai voti d'opposizione
È stata approvata, ieri in aula, in maniera bipartisan la concessione a Tcc del diritto di superficie sulle aree interessate alla realizzazione del Centro congressi in Porto vecchio. Si è astenuto solo il M5s. La giunta ha accolto la mozione avanzata da Open e Pd, che chiede a Trieste convention center di aumentare - dai 5 attualmente previsti - il numero di giorni in cui gli spazi congressuali saranno messi a disposizione del Comune. Passando al programma triennale delle opere pubbliche, in maggioranza Lega e Fratelli d'Italia non hanno partecipato al voto mentre il centrosinistra si è espresso favorevolmente. Ha commentato Sabrina Morena di Open: «Diciannove milioni di opere pubbliche delle Uti passeranno a Trieste grazie all'opposizione, perché gli altri non partecipano al voto». È stato inoltre eletto il Collegio dei revisori dei conti, con presidente Giuseppe Di Bartolo.
IL PICCOLO - LUNEDI', 15 aprile 2019
I forzisti duinesi a Mervic: «L'ambiente una priorità» - LA POLEMICA FRA CONSIGLIERI
DUINO AURISINA. Secca replica di Forza Duino Aurisina alle accuse mosse alla giunta Pallotta dal consigliere di opposizione Vladimiro Mervic (lista per il Golfo). Quest'ultimo aveva giudicato «incoerente l'esecutivo che annuncia una svolta ecologica ma non si oppone con decisione al pirogassificatore». «Rispediamo al mittente le critiche - scrive la capogruppo forzista Chiara Puntar - perché le nostre iniziative di tutela ambientale fanno parte di una programmazione fatta in collaborazione con le scuole, le società nautiche, le associazioni di volontariato e ambientaliste, con comitati spontanei, con l'obiettivo di far crescere in tutti noi la cultura del rispetto ambientale. Questa campagna - continua Puntar - segue un percorso iniziato con l'approvazione della delibera, votata anche da Mervic, sulla modifica del regolamento delle Falesie, Riserva che deve essere vissuta e fruita con attenzione all'educazione al rispetto ambientale, demandata ad alcune associazioni. Dobbiamo adoperarci per vivere il presente nel segno della continuità della tutela dei luoghi». -
Cornacchie scaccia-passeri? Le autorità dovrebbero arginarle - la lettera del giorno di Dino De Marco
Una ventina di anni fa, mentre d'estate stavamo pranzando in cucina, una tortora dal collare si posò sul davanzale della nostra finestra con aria interrogativa: un comportamento assai insolito per un animale timido come quello. Cercando di non spaventarla improvvisai una mangiatoia sminuzzando una fetta di pane biscottato dentro un piattino. Volò via quando mi avvicinai al davanzale per offrirle quel pasto rabberciato ma ritornò non appena mi rimisi a sedere e spolverò tutto accuratamente. Il giorno successivo alla stessa ora la rivedemmo, posata su una antenna televisiva della casa di fronte, questa volta in compagnia e anche stavolta provvidi con mezzi di fortuna alla bisogna di entrambe; però messo ormai sull'avviso, feci anche rifornimento delle opportune granaglie in quel negozio di agraria che allora si apriva in piazza Goldoni.Nei giorni seguenti la voce si sparse e il numero delle nostre richiedenti vitto aumentò via via, tanto che dovetti preparare due mangiatoie per far spazio a tutte. Andò avanti così, e per molti anni pranzammo accompagnati dal frullo d'ali delle nostre allegre commensali, fino a quando da una dozzina che erano, il loro numero prese a contrarsi inspiegabilmente. Scomparvero tutte, con nostro grande disappunto, un paio d'anni fa. Ce ne siamo chiesti a lungo la ragione perché quella di un banale ricambio generazionale non ci sembrava convincente. Giovedì 11 aprile scorso sulle Segnalazioni il lettore Antonio Tota ce ne ha fornito una spiegazione purtroppo attendibile e temo anch'io che cornacchie e gabbiani stiano mettendo in pericolo l'equilibrio dell'avifauna locale. In effetti non vedo più volare né tortore né passeri e quindi mi associo caldamente al signor Tota nell'auspicare che la Regione intervenga per scongiurare il pericolo di una primavera silenziosa.
IL VALORE DEL VERDE - Italia Nostra svela l'importanza dei nostri alberi
Percorso strutturato in cinque conferenze ospitate all'Università della Terza età
Conoscere gli alberi, tutelarli rispettandone le varie funzioni tra i parametri dell'ecosistema. È il piano programmatico de "L'importanza del verde urbano e il valore degli alberi", ciclo a cura di Italia Nostra ospitato nella sede dell'Università della Terza età in via Corti 1/1 (trasversale di via Lazzaretto Vecchio). Un percorso strutturato in cinque appuntamenti e che propone il suo secondo scalo oggi, alle 17.30, con una puntata chiave dal titolo "L'albero e le sue parti", intervento a cura di Alfonso Tomè, esponente della Regione e dell'Associazione nazionale direttori e tecnici pubblici giardini. La relazione racchiude alcune delle componenti fondamentali del ciclo, soffermandosi sulla biologia e fisiologia generale dell'albero, sulle caratteristiche di base e sui fattori che possono determinare sia l'adattamento che le forme di malattia.L'incontro del post-Pasqua, quello del 29 aprile, sempre alle 17.30, disegna invece il rapporto speciale che intercorre tra contesto sociale, storia e angoli della natura, conferenza dal titolo "Verde urbano-Storia ed evoluzione, giardini e ville storiche della città di Trieste", con in cattedra Francesco Panepinto, dell'Unità tecnica alberature e parchi del Comune di Trieste. Francesco Panepinto tornerà in veste di relatore anche per l'incontro del 3 maggio (alle 18) disquisendo sul tema "La cura e la sicurezza del patrimonio arboreo pubblico di Trieste e il regolamento sul verde", un focus sulle direttive tecniche e gestionali, argomento destinato a una serie di ulteriori dettagli nella conferenza fissata il 23 maggio (alle 18) affidata ad Alfonso Tomè e incentrata su "Linee guide per una corretta gestione degli alberi da giardini". Il viaggio si chiude il 27 maggio (alle 17) con una vetrina dedicata al parco Farneto, icona europea di bosco urbano. --
Francesco Cardella
IL PICCOLO - DOMENICA, 14 aprile 2019
Il vincolo che frena il Parco del mare: nessun progetto in Soprintendenza
Lo stallo per il divieto di costruire in un raggio di 130 metri dalla Lanterna. Dipiazza: «Alternative? Decida Paoletti»
C'è un problema. Il futuro del Parco del mare nella zona della Lanterna appare sempre più complicato, nonostante si stia cercando una soluzione per riuscire a superare il vincolo che vieta nuove costruzioni nel raggio di 130 metri dalla Lanterna. Questo il "dettaglio" alla base dei grattacapi dei professionisti che non hanno ancora consegnato un progetto alla Soprintendenza, che dovrà poi fornire le dovute autorizzazioni. Eppure, poco meno di un anno fa, la situazione sembrava in via di risoluzione. Il presidente camerale, Antonio Paoletti, aveva effettuato un sopralluogo con il neo eletto presidente della Regione Massimiliano Fedriga e il sindaco Roberto Dipiazza, e in preda all'entusiasmo aveva dichiarato: «Ci piacerebbe inaugurare il cantiere il 16 dicembre 2018, 14 anni esatti dal lancio dell'idea». Al momento nessuna posa della prima pietra, nessun progetto ultimato, visto che è emerso il "dettaglio" appunto che al momento pesa come un macigno sul futuro del progetto. Il 13 giugno del 1961 infatti il sottosegretario della Pubblica istruzione, Maria Maddaloni, su sollecitazione dell'architetto Civiletti, allora alla guida della Soprintendenza di Trieste, firmò un decreto che impediva qualsiasi nuova edificazione nel raggio di 130 metri dalla Lanterna. L'anno prima erano stati completati i lavori della caserma Fratelli Bandiera della Guardia di Finanza e probabilmente si volevano impedire nuove cementificazioni che andassero a "coprire" la Lanterna. A ribadire la presenza del vincolo, oltre a quelli paesaggistico culturali, era stato di recente proprio il presidente del Wwf giuliano, l'avvocato Alessandro Giadrossi. Dalla Camera di commercio al momento nessun commento sullo stallo del progetto: il presidente Paoletti è fuori sede ed è l'unico che può parlare sul Parco del mare. La Regione conferma che non ci sono passi indietro rispetto alla volontà di essere parte del progetto mentre il sindaco Roberto Dipiazza conferma che la situazione è complessa: «Ci sono dei problemi che presumo verranno risolti, sono però tra la Camera di commercio e la Soprintendenza». Il primo cittadino non chiude le porte a possibili soluzioni alternative: «Però dovrà essere Paoletti a decidere se non proseguire a Porto Lido. Ad oggi non so quali siano gli sviluppi. Il Porto vecchio è sempre a disposizione». Al momento non c'è neanche una presa di posizione della Soprintendenza, in quanto non c'è ancora un progetto sul quale intervenire, anche se c'è la massima disponibilità a collaborare per cercare di risolvere la questione del vincolo che, fino a pochi mesi fa, sembrava nessuno avesse notato, al punto che è sorta anche la nuova sede della Lega navale a poca distanza da quella storica proprio nella Lanterna. A un anno da quando la situazione sembrava essersi sbloccata dunque, pare ancora tutto fermo alla fase di progettazione iniziale, con una spada di Damocle pesante sopra il capo dell'area che potrebbe mettere in discussione tutto quanto, costringendo la Camera di commercio a tornare indietro. Magari deviando proprio verso Porto vecchio, una delle prime sedi ipotizzate per la costruzione del mega acquario. Se alla fine verrà confermata Porto Lido, ci sarà anche il passaggio alla Cciaa delle quote di Italia Navigando, la srl del ministero dello Sviluppo economico che ha in concessione l'area.
Andrea Pierini
Fai - Carta del paesaggio - Se ne parla in Regione
Interverrà anche l'ex sottosegretario ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni all'incontro sul "Il futuro dei Paesaggi" in programma domani alle 16 nel Salone di rappresentanza della Regione in piazza Unità. Al centro dell'evento, organizzato dal Fai in collaborazione con l'Ordine degli architetti, sarà la "Carta nazionale del paesaggio", che si rivolge a quanti hanno responsabilità di governo.
Natura - Habitat e uccelli della Val Rosandra
La Riserva della Val Rosandra è arricchita da un mosaico di habitat diversificati tra loro che ospitano numerose specie di uccelli, ognuna delle quali con esigenze ecologiche diverse. Oggi scopriamo insieme questa grande ricchezza, approfondendo notizie e curiosità, in compagnia del faunista Saimon Ferfolja. Il ritrovo è fissato alle 15, al Centro visite. La partecipazione è gratuita ed è rivolta sia agli adulti che ai bambini. Si raccomanda di indossare abbigliamento e calzature adeguati. In caso di leggero maltempo l'appuntamento sarà comunque garantito.
IL PICCOLO - SABATO, 13 aprile 2019
Manifestazione - Oggi a Trieste il corteo anti razzista "People"
Trieste. «Il Pd del Friuli Venezia Giulia aderisce alla manifestazione "People. Prima le persone" e sarà presente a Trieste. Vogliamo dare un chiaro e pacifico segnale in favore del buon senso, dei diritti e della civile convivenza, proprio mentre assistiamo all'incattivirsi del Governo nelle parole d'ordine e nei metodi». Così il segretario regionale Pd Fvg Cristiano Shaurli annuncia la partecipazione del partito alla grande iniziativa pubblica promossa dalla Rete per i diritti, l'accoglienza e la solidarietà internazionale (Dasi) e dal Centro E. Balducci di Zugliano, che si svolgerà a Trieste, con inizio alle 15.30 in largo Barriera Vecchia. «La politica della Lega e dei 5Stelle - prosegue - oggi è sul pendio di una pericolosa deriva autoritaria e culturale: sempre "contro" alla ricerca di un nemico, meglio se è debole e non italiano. Ogni metodo è buono per distrarre gli italiani dal pericolo vero, cioè il disastro economico del Paese e il lavoro che non c'è». E sempre sul fronte accoglienza ieri una delegazione Pd ha incontrato il prefetto di Trieste per rappresentare le preoccupazione per le ricadute occupazionali legate al Decreto sicurezza, che riduce drasticamente le risorse destinate al sistema dell'accoglienza. «Dal rappresentante del governo Valerio Valenti - riferisce il consigliere regionale Francesco Russo - abbiamo appreso con soddisfazione che il lavoro svolto sin qui da tutti soggetti impegnati nella gestione del fenomeno migratorio è apprezzato e che anzi il Fvg costituisce un modello e un'esperienza da non disperdere».
IL PICCOLO - VENERDI', 12 aprile 2019
In 200 a "lezione" di mare e ambiente al Nautico-Galvani
Duecento studenti dell'ultimo triennio dell'Istituto Nautico - Galvani sono stati coinvolti ieri, con un incontro informativo all'interno della scuola a cura della Capitaneria di Porto e della Lega Navale, nell'ambito delle iniziative dedicate all'11 aprile come "Giornata del mare e della cultura marina", che si sono svolte in tutta Italia «per valorizzare le tradizioni marinaresche del nostro Paese e il patrimonio storico e culturale legato al mare», come si legge in un comunicato della locale Capitaneria. «Le conferenze proposte all'interno delle scuole - aggiunge il comunicato - sono state incentrate principalmente sui problemi molto attuali di tutela ambientale e dell'ecosistema marino, in particolare sull'argomento della dispersione in mare di materiali non facilmente degradabili, in primis plastiche e microplastiche».
IL PICCOLO - GIOVEDI', 11 aprile 2019
L'allarme per il lavoro nella Ferriera di Servola dopo il patto con i cinesi
Un futuro pieno di incognite per i lavoratori della Ferriera e un silenzio assordante da parte delle istituzioni e della proprietà che fa temere per il peggio: ecco cos'è stato denunciato ieri pomeriggio dai rappresentanti sindacali che, dopo la firma del memorandum tra Porto e Cccc, acronimo di China Communications Construction Company, vedono profilarsi scenari preoccupanti per il futuro dell'area a caldo. «Da mesi chiediamo un confronto con la proprietà - ha detto Antonio Rodà, segretario Uil di Trieste e Gorizia -, ma senza successo. La trattativa tra la proprietà e i cinesi potrebbe portare a una deflagrazione del problema occupazionale, che andrebbe a riguardare non i 100 lavoratori della cokeria ma anche gli oltre 400 dell'intera area a caldo, compreso l'indotto». Problema occupazionale che, secondo quanto affermato da Andrea Relli, segretario Fiom Trieste «è molto più che ipotetico visto che dal memorandum si evince che la Cccc intende realizzare nella stazione di Servola un terminal ferroviario intermodale con capacità di convogli fino a 750 metri e che presuppongono una linea di scambio di 1,5 chilometri per tradotta, che necessiterà di uno spazio rintracciabile esclusivamente andando a occupare i terreni su cui insiste l'area a caldo. Questo significa oltre 530 lavoratori a rischio, senza una reale capacità di riassorbimento da parte delle attività logistiche subentranti». «Ad oggi - ha sottolineato Franco Palman, Rsu Uilm - non abbiamo un piano industriale perché la proprietà sta alla finestra. La politica e l'azienda devono assumersi le proprie responsabilità e agire la salvaguardia dei lavoratori, costretti in uno stato di incertezza per il futuro».
L.P.
«Giunta di Duino Aurisina incoerente sull'ecologia»
DUINO AURISINA. «Svolta ecologica? Non direi proprio». Questo il sarcastico commento di Vladimiro Mervic, consigliere di opposizione a Duino Aurisina come capogruppo della lista "Per il Golfo", dopo l'annuncio della giunta Pallotta dell'avvio della campagna "Mare, Morje e Sailing", iniziativa che riguarda una quarantina di eventi finalizzati a tutelare il territorio e il Golfo con la collaborazione di enti e associazioni del territorio. «Ho forti dubbi sul reale impegno ecologico del Comune - spiega Mervic - che dapprima ha richiesto alla Regione di assoggettare alla Valutazione d'impatto ambientale il progetto del pirogassificatore, salvo poi eclissarsi quando la Regione ha deciso di non sottoporlo a tale vaglio. Inoltre, quando abbiamo presentato un ricorso al Tar contro la scelta della Regione, l'amministrazione non si è fatta sentire, mentre sarebbe stata auspicabile una presa di posizione coerente con la svolta ecologica».
Raddoppia l'eco-bonus per auto elettriche e ibride
Il governo dà il definitivo via libera alla somma degli incentivi nazionali e locali - L'aiuto in Friuli Venezia Giulia vale fino a 11 mila euro ma serve la rottamazione
Trieste. Un super bonus da 11 mila euro per l'acquisto dell'auto elettrica e di 6.500 per quella ibrida, a patto di rottamare un vecchio veicolo fino a Euro 4. I cittadini del Friuli Venezia Giulia potranno cumulare l'incentivo alla rottamazione nazionale e quello regionale, come confermato dal sottosegretario allo Sviluppo economico Davide Crippa in una risposta a un'interrogazione nella commissione Attività produttive della Camera. A precisa domanda, l'esponente governativo del Movimento 5 stelle ha spiegato che la norma dell'esecutivo gialloverde stabilisce «esclusivamente che il contributo non è cumulabile con altri incentivi di carattere nazionale». Dalla risposta all'interrogazione e dalla voluta omissione di riferimenti ai contributi regionali si desume che l'incentivo statale può essere sommato con quello regionale, garantendo un grosso aiuto a chi in Fvg voglia acquistare un'auto ecologica. Il bonus del governo prevede uno sconto fino a 6 mila euro per l'acquisto di veicolo elettrico o ibrido se viene contestualmente rottamato un mezzo fino a categoria Euro 4 e se l'acquisto non supera i 50 mila euro Iva esclusa. Il contributo scende a 4 mila euro se la spesa non si accompagna alla rottamazione. Resta invece condizionato alla demolizione di un mezzo usato l'incentivo per l'acquisto di moto, sempre elettriche o ibride, con incentivo fino a 3 mila euro. L'aiuto peserà quest'anno per 60 milioni sulle casse pubbliche e si potrà aggiungere a quello previsto fin dal 2017 dalla Regione, cui la misura costerà 1,4 milioni. Il bonus regionale impone sempre la rottamazione e vale 5 mila euro per l'auto elettrica nuova o a "chilometri zero". L'aiuto si abbassa a 2.500 euro se l'acquisto è relativo a una macchina elettrica usata non più vecchia di due anni. In caso di acquisto di un mezzo ibrido, il bonus Fvg vale infine rispettivamente 4 mila euro per il nuovo e 2 mila per l'usato. Nella omnibus appena approvata i contributi regionali sono stati estesi alla rottamazione dei veicoli fino a Euro 4, mentre un emendamento del M5s alla finanziaria ha previsto l'incentivo per chi rottama moto o scooter, con l'assessore all'Ambiente Fabio Scoccimarro disponibile a finanziare il capitolo in sede di assestamento di bilancio. Con il cumulo dei due incentivi si toccano gli 11 mila euro per l'auto elettrica e i 6.500 per quella ibrida, se acquistate con contemporanea rottamazione della macchina fino a Euro 4. Il M5s regionale esulta con il consigliere Cristian Sergo: «Un'ottima notizia anche per chi si appresta a comprare un veicolo a trazione elettrico. Non ci sono più scuse». Scoccimarro si dice «contento che il Mise abbia sciolto le riserve sulla cumulabilità: in Fvg abbiamo ora le condizioni per un forte impulso all'elettrico, soprattutto in ambito urbano, dove l'esigenza di ridurre le emissioni è più pressante. La nostra regione è un esempio virtuoso per tutto il paese. Abbiamo destinato 1,4 milioni alla misura, ma a luglio pensiamo di rimpinguare il capitolo perché la mobilità sostenibile è la sfida dei prossimi anni».
Diego D'Amelio
Centrale di Fianona di nuovo in attività Gli ambientalisti denunciano Zagabria
Avviata la causa contro il ministero che ha rilasciato l'autorizzazione a rimettere in moto l'impianto
Albona. Le associazioni ambientaliste Azione verde e Istria verde scelgono la strada delle azioni legali per tentare di arrestare quello che definiscono uno scempio ambientale, per il quale mettono nel mirino l'azienda elettrica di stato Hep e il ministero della Tutela dell'ambiente e dell'energia. I due sodalizi hanno infatti denunciato il ministero stesso per avere rilasciato il permesso ambientale in relazione al progetto di prolungare di altri 15-20 anni l'attività della vecchia centrale a carbone Fianona 1, di 125 Mw, costruita nel 1969.L'intera procedura sarebbe illegale - è quanto sostengono le associazioni - giacché non è stata preceduta dall'elaborazione dello studio relativo all'impatto ambientale, previsto invece dalla legge. Si riaccende così la battaglia che già ha visto divampare aspri scontri in passato in merito all'uso del carbone nel Golfo di Fianona, sacrificato sull'altare della produzione elettroenergetica. Ora la Hep, con l'appoggio del ministero e dunque del governo, vorrebbe rimettere in funzione la centrale vecchia di mezzo secolo e chiusa oltre due anni fa in quanto fuori norma rispetto agli standard previsti dalla direttiva europea in materia di emissioni industriali. Proprio per questo l'impianto sarebbe dovuto essere smantellato entro il 31 dicembre 2015, termine in seguito rimandato di due anni mentre adesso - evidentemente - si vuole fare un passo indietro. E il motivo è semplice: nel paese la domanda di energia elettrica è in continuo aumento e il contestatissimo progetto della centrale a carbone Fianona 3, pensata a suo tempo come sostitutiva della "1" e che avrebbe dovuto entrare in funzione accanto alla Fianona 2 attiva dalla fine degli anni Novanta, probabilmente è destinato a rimanere nel cassetto. Zagabria dunque punta ora a sfruttare al massimo le centrali già esistenti, anche con l'obiettivo di contenere quell'importazione di energia elettrica che comporta un esborso annuale non indifferente per le casse statali: dai 400 ai 500 milioni di euro all'anno. Per rimettere in moto Fianona 1 è comunque necessario installare dei filtri in modo da riportare le emissioni in atmosfera entro il perimetro degli standard comunitari, così come fatto di recente con la centrale Fianona 2. Quest'ultima, per la precisione, è stata dotata del sistema Denox mirato a rimuovere gli ossidi di azoto dalle emissioni della ciminiera, alta 340 metri. L'intervento, attuato con un sistema che si basa sulla tecnica della riduzione catalitica selettiva, ha richiesto un investimento di circa 27 milioni di euro. Secondo gli ambientalisti però i filtri sulla Fianona 1, vista la sua veneranda età, non sarebbero comunque sufficienti a far rientrare le emissioni nei parametri di consentiti. Al momento comunque non si sa se e in quale misura la denuncia degli ambientalisti si tradurrà in un ostacolo per i propositi della Hep e del governo.
Patto tra ateneo e San Dorligo per la lotta agli "odori molesti" - L'OK UNANIME IN AULA
SAN DORLIGO. Sarà l'Università a dare man forte al Comune di San Dorligo nella ricerca di una soluzione che possa finalmente porre rimedio al problema dei cattivi odori che si diffondono dall'area della Siot. Va in questa direzione la convenzione quadro di collaborazione fra l'ateneo e l'amministrazione di San Dorligo, il cui testo è stato approvato ieri dal Consiglio comunale con un voto all'unanimità, a testimonianza della trasversalità rispetto a un bisogno che i residenti evidenziano da tempo. La convenzione è stata volutamente definita "quadro" in quanto propedeutica a una successiva che sarà sottoscritta a breve e che riguarderà più specificamente il tema della lotta agli "odori molesti". «Stiamo lavorando da tempo su questo tema molto sentito soprattutto dai residenti delle zone più vicine all'area della Siot - spiega il presidente della Commissione Ambiente del Comune Roberto Potocco - e contiamo sulla competenza e la professionalità della locale Università per cercare di risolvere il problema, i cui riflessi sul quotidiano di centinaia di famiglie è considerevole». Su questo fronte sta prendendo corpo, sempre in questi giorni, anche un'altra iniziativa dell'amministrazione del sindaco Sandy Klun. Con 35 mila euro messi a suo tempo a disposizione del Comune dall'amministrazione regionale, all'epoca della giunta Serracchiani, è stata attivata un'intesa con le Arpa di Puglia e Veneto che garantiranno alla giunta Klun le prestazioni di due tecnici che hanno accumulato notevole esperienza in materia, avendo lavorato uno sulle tematiche dell'Ilva di Taranto e l'altro sul sistema industriale di Marghera. A loro si affiancherà anche un tecnico dell'Università di Trieste, per formare un team di esperti che avranno come compito quello di portare a termine ricerche di respiro internazionale, in modo da individuare, se esiste, un caso simile a quello della Siot e se, eventualmente, si possono applicare in sede locale le soluzioni attivate da altre parti. «Dobbiamo spingere in questa direzione - riprende Potocco - perché la problematica è di tale entità che tutte le strade devono essere battute per cercare di dare una risposta soddisfacente a tutte le famiglie che, da anni, si rivolgono all'amministrazione per poter migliorare la qualità della loro vita, da troppo tempo condizionata dai cattivi odori che fuoriescono dal perimetro all'interno del quale opera la Siot».
Ugo Salvini
Attenzione a provenienza, taglia, stagione Le "regole" sul pesce a tavola targate Ogs - l'appuntamento
Al Revoltella prima conferenza del ciclo "Mare&Salute" per esplorare a 360 gradi il legame fra uomo e polmone blu
Il pesce è un alimento prezioso nella dieta, va però scelto con attenzione. Il primo appuntamento di "Mare&Salute", un ciclo di conferenze divulgative sul legame tra uomo e mare, ha affrontato ieri al Museo Revoltella il tema "Pesce: il decalogo del mangiare sano e sostenibile". Poche ed efficaci le regole da rispettare, messe in luce ieri dagli esperti presenti. Mangiare pesce fa bene, è il dato messo in evidenza, ma bisogna sempre controllare ciò che viene scelto, la provenienza per esempio, se si tratta di allevato o pescato, la taglia, e allo stesso tempo ricordare che le risorse ittiche non sono inesauribili. A introdurre l'iniziativa Maria Cristina Pedicchio, presidente dell'Ogs, moderatrice dell'incontro, che ha ricordato anche l'obiettivo dei cinque appuntamenti promossi, organizzati proprio da Ogs nell'ambito di proEsof. «È un ciclo di conferenze al Revoltella, che farà tappa anche al Caffè San Marco, e che mira a parlare di mare e salute, del legame indissolubile - ha sottolineato - tra uomo e mare. Abbiamo voluto dar vita a questi incontri culturali e di sensibilizzazione perché è un argomento di cui parliamo spesso, ma noi cittadini poi cosa sappiamo esattamente? Molto poco in realtà. Così succedeva per tanto tempo anche in passato. Solo da pochi anni l'uomo ha capito l'importanza del mare. E pensiamo che rappresenta il 72% del mondo, da lì arriva il 50% dell'ossigeno, un vero polmone blu, accanto a quello verde, ben più noto. E ancora - ha ricordato Pedicchio - è paradossale che abbiamo esplorato solo il 5% dei fondali esistenti, si conosce di più la superficie di Marte. In questa serie di incontri affronteremo insieme tanti argomenti, tra i quali l'inquinamento e la plastica, che in questo momento suscita grande attenzione e polemiche, ma i temi saranno molteplici. Quello che noi vogliamo fare con "Mare&Salute" - ha ribadito - è informare, in maniera trasversale, perché quando si conosce si agisce, quando si agisce si diventa responsabili. Questa è la missione dei nostri enti, promuovere un'educazione responsabile, ricordando che per l'uomo il mare è fondamentale, ma non viceversa». Spazio poi agli interventi dei vari relatori, Simone Libralato, dell'Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale - Ogs appunto, Antonio Terlizzi dell'Università di Trieste, Michela Zanetti sempre dell'ateneo giuliano e Rosalba Giugni di Marevivo, quest'ultima presente con un video messaggio. Prossimo appuntamento mercoledì 24 aprile, alle 17.30, sempre al Revoltella, con l'argomento "Dove faccio il bagno? Rischi dal mare: dai batteri alle specie aliene". L'8 maggio alle 18 si parlerà del sale, dal mare alla nostra tavola, stesso orario anche giovedì 16 maggio con il dibattito sulla plastica e mercoledì 5 giugno con "Cosa mangeremo nel futuro? Dalle meduse alla nutrigenetica".
Micol Brusaferro
Agricoltura e abissi marini al Caffè delle Scienze - al Tommaseo
Proseguono gli incontri del Caffè delle Scienze. Oggi alle 17.30, al Caffé Tommaseo, in Riva Tre Novembre 5, Mauro Balboni, agronomo, parlerà di "Il pianeta mangiato. La guerra dell'agricoltura contro la terra". Ciò che un tempo veniva chiamata agricoltura, oggi è un'industria che causa molti danni collaterali come pandemia, globesità e riscaldamento globale. Investendo sulle tecnologie dell'ultimo decennio si possono rinnovare i sistemi di coltivazione, ridurre il consumo di acqua dolce e vietare ulteriori sconvolgimenti dei cicli geochimici planetari. A seguire Manuel Bensi, Ricercatore all'Ogs tratterà il tema "Abissi oceanici: come e perché studiarli". Le profondità degli abissi: quali segreti nascondono e cosa ci possono dire sui cambiamenti climatici? Dal Mediterraneo ai Poli, un breve viaggio nelle tecniche oceanografiche utili a carpire i segreti dell'oceano.
SEGNALAZIONI - Le cornacchie grigie minano l'avifauna
Più che di conquista, io avrei parlato di una vera e propria "invasione ostile" che non fa prigionieri, perché di questo si tratta. E gli effetti credo siano ormai sotto gli occhi di tutti. La cornacchia grigia sta di fatto compromettendo, mettendola a serio rischio, la sopravvivenza di quasi tutta l'avifauna locale presente nel e sul nostro territorio. Esclusi i gabbiani, che ancora sembrano resisterle, vuoi per stazza che per combattività, tutti gli altri, fra i quali colombi, tortore, merli, rondini, passeri, ecc. ecc. , tutti uccelli dei quali era piacevole ascoltare il dolce tubare e cinguettare, oggi non esistono quasi più. Senza voler parlare dei danni all'agricoltura, alle colture orticole primaverili-estive ed ai frutteti. Amo gli animali, come ritengo tantissimi fra i lettori del Piccolo, ma quando è troppo, è troppo! Forse sarebbe ora che la Regione, nella persona dell'assessore all'ambiente, il signor Fabio Scoccimarro, pensasse ad un "piano di contenimento" di questo corvide, prima che sia troppo tardi per la restante avifauna altrimenti destinata all'estinzione.
Antonio Tota
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 10 aprile 2019
Cambia l'accesso al Porto vecchio - Il nuovo varco al ponte di ferro
Firmata l'ordinanza per la viabilità in vista dei nuovi cantieri - La bretella diventa un rettilineo con il Magazzino 26
Cambia l'accesso a Porto vecchio. Tra un paio di settimane lo storico varco di viale Miramare con relativa bretella, aperto nel 2011 in occasione della Biennale diffusa al Magazzino 26, arretrerà di 50 metri finendo praticamente a ridosso del cavalcavia ferroviario. Una scelta determinata dall'imminente apertura dei cantieri per la nuova viabilità, la realizzazione delle reti infrastrutturali e del nuovo centro congressi. La novità è contenuta in un'ordinanza temporanea (scadenza fine gennaio 2020) della viabilità firmata dal direttore d'area Giulio Bernetti. «Il nuovo accesso al Porto vecchio si sposta di una cinquantina di metri. Non cambierà nulla rispetto alle regole in vigore attualmente nel Porto vecchio solo che i veicoli passeranno tra la Centrale idrodinamica e il Magazzino 27 invece che tra il Magazzino 27 e il 28 come accade ora. È un'ordinanza legata ai lavori che stiamo facendo. Una viabilità da cantiere», spiega Bernetti. Così per i prossimi nove mesi, che includono l'estate balneare, i triestini dovranno fare i conti con un ulteriore restringimento di viale Miramare e con gli inevitabili disagi per i rientri in città dalla riviera di Barcola. La cosa positiva è che, con il nuovo varco d'ingresso in Porto vecchio, la bretella sarà un rettilineo con le corsie di marcia riallineate al Magazzino 26. Nell'operazione, ovviamente, saranno sacrificati un'altra porzione degli storici binari (che verranno ricoperti a futura memoria) e un'ulteriore pezzo della recinzione monumentale (tutelata dalla Soprintendenza) come è accaduto anche per il parcheggio Boveto, realizzato all'inizio di Porto vecchio sul terrapieno di Barcola. «La viabilità sarà sempre garantita. Sarà uguale a quella di adesso semplicemente spostata verso il ponte di ferro. Si dovrebbe partire tra qualche settimana. Si sta demolendo uno dei magazzini non vincolati e una volta ripulita la zona verrà realizzato il nuovo accesso», spiega il direttore Bernetti. L'ordinanza prevede l'istituzione di due corsie (una per ogni senso di marcia) della larghezza di almeno 3 metri (con divieto di sosta e fermata con rimozione) tra il nuovo varco di accesso su viale Miramare e il Magazzino 26 (dove c'è già la mostra sul Lloyd Triestino e dove dovrebbero arrivare il Museo del Mare di Campo Marzio, l'Immaginario scientifico e le masserizie degli esuli del Magazzino 18). Ci sarà poi l'istituzione del limite massimo di velocità di 30 chilometri all'ora per l'intera area di Porto vecchio. Rimarrà inalterato l'obbligo di svoltare a destra per tutti i veicoli (direzione centro città) che escono dal Porto vecchio e si immettono in viale Miramare. Nell'ordinanza che dura 10 mesi sono previsti anche divieti di transito della durata di tre giorni, restringimenti della carreggiata e sensi unici alternati. Tutto previsto in vista dei cantieri che affolleranno il comprensorio museale che si sviluppa attorno al Magazzino 26 e alla Centrale idrodinamica. A breve sono previsti interventi alla pavimentazione generale, alle strade, ai servizi principali, alle reti elettriche, a quelle di acqua e gas, e ancora agli impianti di illuminazione, alle fognature e agli arredi urbani. Tutti servizi che non esistono in Porto vecchio. I primi interventi sono iniziati dalla demolizione di alcuni fabbricati, pubblicizzati con orgoglio dal sindaco picconatore Roberto Dipiazza. «Si tratta di edifici che già si trovavano in pessime condizioni e che non erano vincolati dalla Soprintendenza - spiega Bernetti -. Eliminarli servirà ad allargare la futura sede stradale». Nel lotto dei lavori è compresa anche la realizzazione di una grande rotatoria su viale Miramare all'altezza dell'attuale varco. Un altro cantiere per cui è stata emessa l'ordinanza della viabilità è quello che sta per partire per la costruzione del nuovo centro congressi nell'area dei magazzini 27 e 28. Un vera corsa contro il tempo visto che dovrebbe essere pronto entro luglio 2020 quando in Porto vecchio si terrà Esof. «Procedono i lavori per la realizzazione del Centro congressi nel Porto vecchio di Trieste che sarà pronto per Esof2020. Un importante investimento pubblico-privato di circa 11 milioni di euro», ha assicurato a metà marzo Dipiazza. Un'autentica scommessa.
Fabio Dorigo
Il primo appalto da 3,7 milioni a una cordata friul-giuliana
L'Ati tra Adriacos di Latisana e Innocente & Stipanovich di Trieste realizzerà il lotto di lavori relativo alle strade e all'infrastrutturazione
Un'alleanza friul-giuliana. A vincere il primo vero appalto della trasformazione del Porto vecchio di Trieste è stata l'Ati (associazione temporanea di imprese) tra Adriacos srl di Latisana (Udine) e Innocente & Stipanovich di Trieste. Una fetta di lavori da 3,7 milioni di euro. Si tratta del primo lotto relativo alla riqualificazione della viabilità e all'infrastrutturazione dell'area del polo museale, che racchiude i Magazzini 26 (Museo del mare, Immaginario scientifico, Magazzino 18), 27-28 (nuovo centro congressi), 30 (Fish market), la Centrale idrodinamica e la Sottostazione elettrica. I lavori di viabilità e infrastrutturazione hanno avuto la precedenza in vista di Esof2020 (Trieste capitale europea della scienza), che avrà luogo in Porto vecchio nel luglio del prossimo anno. Alla gara, che scadeva lo scorso dicembre, avevano presentato offerte sei cordate organizzate in altrettante associazioni temporanee di imprese. La vincitrice, l'Ati Adriacos e Innocente & Stipanovich, ha a disposizione 300 giorni per realizzare le opere. Tutto dovrà essere pronto per fine gennaio 2020. La rotatoria di viale Miramare, che fa sognare il sindaco Roberto Dipiazza, è l'opera di maggior impatto: il cantiere inizierà alla fine di questa estate e sarà la conclusione di tutto il primo lotto. La rotatoria, che da sola vale mezzo milione di euro, avrà un diametro di 30 metri con un'isola centrale allestita a verde e alcune isole spartitraffico perimetrali. Il progetto prevede un allargamento dell'attuale varco di accesso al Porto vecchio mediante la rimozione di alcune campate della storica recinzione tutelata dalla Soprintendenza (che come le altre saranno smontate e conservate nei depositi comunali). Nel caso dell'infrastrutturazione si parte da zero. È praticamente tutto da rifare. Lo stato di fatto delle infrastrutture a rete dell'area ex portuale è caratterizzato da condotte vetuste che necessitano un totale rifacimento: dai servizi idrico-elettrici al sistema fognario (che risulta "per lo più sconosciuto") per finire alle condotte del gas da inventarsi di sana pianta. Il secondo lotto, di oltre 5 milioni di euro, provvederà a collegare le infrastrutture del polo museale con la città in corrispondenza di largo Santos.
Museo del mare Piano e Koolhas interessati - Oggi le offerte - IL PROGETTO
Non è automatico che un sopralluogo implichi la partecipazione a una gara progettuale. Ma è comunque positivamente sintomatico che alcuni grandi studi internazionali di architettura abbiano chiesto agli uffici comunali di valutare sul campo il sito nel quale sorgerà il Museo del mare, quel Magazzino 26 in Porto vecchio sulla cui realizzazione il Municipio ha puntato 33 milioni di euro. Renzo Piano, Rem Koolhas, Mario Cucinella sono alcune "archistar" che hanno mandato in avanscoperta i propri "sherpa": è in ballo una parcella di un milione 633 mila euro per «affidamento di servizi di ingegneria e architettura - servizio di progettazione definitiva, esecutiva e coordinamento per la sicurezza». Ieri alle 12.30 è scaduto il termine per la presentazione delle offerte, che saranno aperte stamane alle 10 nella stanza 11 del piano ammezzato della residenza municipale. Il seggio di gara è formato da due dirigenti, Lucia Iammarino (che è anche "rup" del progettando Museo) e Riccardo Vatta. Una volta affidato l'incarico, il vincitore dell'appalto avrà a disposizione otto mesi per preparare il progetto.
Esof chiede chiarezza sul centro congressi: «Tempi certi per giugno» - La manifestazione di luglio 2020 e il nuovo polo.
Gli organizzatori di Esof 2020, la manifestazione scientifica programmata in Porto vecchio nell'estate del prossimo anno, debbono sapere la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità entro la fine di giugno. Domanda-chiave: il centro congressi di Tcc riuscirà a essere approntato per la primavera 2020? Sarà completamente agibile per un'integrale utilizzazione, come da progetto? Riuscirà il cantiere, che ha terminato la fase demolitoria e che attende la validazione di Veritas Bureau, a chiudere i lavori entro la fine di aprile 2020, in modo tale che Esof possa impostare l'allestimento con un paio di mesi di anticipo rispetto al varo dell'iniziativa?Il quartier generale Esof lo chiederà esplicitamente al Comune e alle aziende esecutrici a giugno: giusto in tempo per calibrare la gara internazionale, con la quale verranno scremati i fornitori. In palio un milione di euro, che potrebbero diventare di più se Tcc non sarà in grado di completare le opere nel tempo previsto e quindi se Esof si troverà costretto a trovare ulteriori risorse per ovviare a eventuali ritardi. «Nessuna volontà polemica - tiene ripetutamente a chiarire Tazio Di Pretoro, responsabile tecnico-esecutivo di Esof - soltanto necessità da parte nostra di avere un quadro attendibile della situazione edile-impiantistica, così da muoverci con la dovuta tempestività».Di Pretoro, che è anche socio dello studio Metroarea impegnato nella progettazione del Tcc, parte da una considerazione preliminare: un conto è Esof, un conto è il centro congressi. In termini cronologici Esof viene prima dell'idea di un centro congressi. Infatti - precisa l'architetto - Esof verrà allestito comunque, a prescindere dal completamento del centro congressi. Basta saperlo. E come si farà? Semplicemente attuando un Piano B che altro non è se non il piano originario, mediante il quale prevalse la candidatura di Trieste: un piano basato sull'utilizzo di cinque edifici - i Magazzini 26, 27, 28, la Centrale idrodinamica, la Sottostazione elettrica - e degli spazi aperti davanti a questi stabili. E allora dove sta la differenza? La differenza sta nel progetto Tcc che prevede la costruzione ex novo di una struttura "28 bis" attaccata al "28": il "28 bis" dovrà contenere l'auditorium più grande, in grado di mettere a sedere 1800 persone. E se non si fa il "28 bis"? «Si farà con il "28" - risponde Di Pretoro - adeguato per ricevere 1400 convegnisti». La logistica della manifestazione stima l'arrivo di 4500 "delegati", che utilizzeranno 8 sale conferenze su tre livelli del "26", auditorium e zona ospiti all'Idrodinamica, 800 metri quadrati espositivi e quattro piccole sale al "27". Mille metri quadrati espositivi, due sale stampa, l'incognita della super-sala al "28" e "28 bis". Tra il "27" e il "28" si estenderà un nuovo ponte dei sospiri che non mancheranno nel rush finale degli interventi. Negli spazi "open" un ristorante da 800 metri quadrati, un plateatico di 500 mq dotato di sedie e ombrelloni, bar, una "agorà" con due box informazioni. Chi non è delegato, dovrà pagare "on line" l'ingresso al "villaggio": a Tolosa costava 100 euro/dì e a Trieste non sarà più economico.
Massimo Greco
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 10 aprile 2019
Ripartono a Muggia i corsi sui "segreti" dell'agricoltura
Oggi pomeriggio in sala "Millo" la prima delle 30 lezioni gratuite di quest'anno. I focus sul mare fra le novità. Visite in azienda orticola, caseificio e saline
MUGGIA. Tornano i corsi su agricoltura e territorio organizzati dal Comune di Muggia. Dopo i 250 iscritti totalizzati nelle ultime edizioni, stavolta le lezioni saranno in totale 30 e si svolgeranno, come da tradizione, sia in aula sia in esterna. Il docente sarà Paolo Parmegiani, dottore agronomo-forestale e divulgatore agricolo della Regione. L'inizio del corso, che sarà gratuito, è previsto oggi alle 17 nella sala "Millo" di piazza della Repubblica. «La partecipazione, previa iscrizione, è aperta a tutti i cittadini di Muggia, ma una percentuale di posti disponibili sarà riservata anche quest'anno ai cittadini dei comuni limitrofi, che saranno quindi i benvenuti», ha spiegato in questi giorni il vicesindaco Francesco Bussani. Le lezioni - di tipo teorico, tecnico, pratico e culturale - spazieranno dalla coltivazione dell'ulivo a quella degli ortaggi delle specie minori, dalla frutticoltura (con attenzione alle vecchie varietà del territorio) alla produzione del formaggio, dalla produzione vinicola a quella dell'olio, con la finalità di divulgare conoscenze e abilità che possano far avvicinare i partecipanti alla dimensione agricola che per secoli ha caratterizzato le zone di Muggia. Una novità di quest'anno è l'introduzione dell'elemento "mare" con due lezioni su pesci, spugne, molluschi e storia del sale, con tanto di uscite tematiche tra cui quella alle saline. Appuntamenti in esterna che andranno ad arricchire il calendario fuori dall'aula, che vede organizzate, tra le altre cose, visite a un'azienda orticola, a una cantina e a un caseificio. «Abbiamo avuto modo di constatare quanto il corso fosse apprezzato anche al di fuori di Muggia, con persone che hanno manifestato interesse e aderito con entusiasmo. Ci auguriamo che anche in questa edizione la partecipazione sia significativa come negli anni passati», l'auspicio di Bussani. Le iscrizioni possono essere presentate all'Urp di piazza Repubblica o via email a luciana.ficiur@comunedimuggia.ts .it e lorenzo.prelec@comunedimuggia.ts.it. A fine corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione e sarà fornito il materiale di tutte le lezioni.-
Riccardo Tosques
IL PICCOLO - MARTEDI', 9 aprile 2019
Aurisina Cave liberata da montagne di rifiuti
Nuovo blitz dei volontari di Sos Carso: tra i boschi e le doline accanto alla discarica comunale è stato trovato di tutto
DUINO AURISINA. Oltre 200 sacchi di rifiuti vari, 32 pneumatici da macchina e otto da camion. Ma anche un televisore, circa 20 metri cubi di ferraglia, 17 batterie di auto e persino una tavola da surf. È solo una parte del lauto "bottino", nascosto tra i meandri dell'altipiano, "catturato" nell'ultima uscita ecologica dai volontari del gruppo triestino Sos Carso. Gli ambientalisti capeggiati da Cristian Bencich hanno preso d'assalto in questo caso boschi e doline nella zona di Aurisina Cave, proprio a poche decine di metri, in linea d'aria, dalla discarica comunale. Oltre al materiale già citato sono stati recuperati nel verde 10 metri cubi di materiale edile, cinque metri cubi di plastica varia, e ancora cavi elettrici, tubi, guaine e, "dulcis in fundo", lo scafo di una barca in vetroresina. La battuta di pulizia è stata un successo in particolar modo per la forte partecipazione di tante persone e di varie associazioni riunitesi con un unico scopo, ossia quello di creare un Carso più pulito, e non solo. «In questa uscita ecologica siamo riusciti a coinvolgere oltre 100 persone nei vari momenti, tra mattina e pomeriggio, dimostrando che se le cose vengono fatte con il cuore e partono dal basso si possono ottenere grosse soddisfazioni, anche con pochi aiuti, perché qui oltre all'aspetto ecologico conta molto anche l'aspetto umano», racconta estremamente soddisfatto Bencich. Uomini, donne, anche qualche giovanissimo, hanno così raccolto l'appello di Sos Carso ritrovandosi sin dal mattino nella frazione di Aurisina Cave, ospiti degli spazi del Dipartimento di salute mentale dell'AsuiTs. Da lì sono partite le varie spedizioni nelle doline e nei boschi con guanti e tanta buona volontà. Alla fine, come sempre, è stato davvero impressionante vedere tutti quei rifiuti ammassati, pessimo prodotto del senso di inciviltà che permea purtroppo qualche mascalzone. Alle operazioni di pulizia hanno preso parte anche gli scout del gruppo Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani) della comunità di Trieste, che non si sono certo tirati indietro. Attorno alle 14 negli spazi all'aperto dell'AsuiTs è stato organizzato un pranzo rigorosamente ecologico, senza plastica usa e getta, grazie all'associazione Trieste Senza Sprechi. Molto soddisfatto dell'esito della giornata anche Furio Alessi, cofondatore di Sos Carso: «La fatica, l'ennesima, per ripulire il nostro amato Carso, è stata ampiamente ripagata dalla presenza di così tante persone, alcune delle quali provenienti anche dalla vicina Bisiacheria. Stiamo crescendo, o, meglio, sta crescendo il nostro messaggio».-
Riccardo Tosques
Il team Unesco Giovani rilancia da Trieste il progetto "caschi verdi"
Chiusa la tre giorni di lavori dedicata a tra scienza e ambiente. Tra le proposte la creazione di una task force a tutela del pianeta
È calato il sipario sul secondo Unesco Italian Youth Forum organizzato per tre giorni a Trieste da Unesco Giovani, la più grande realtà giovanile del mondo Unesco. Un evento dedicato quest'anno al rapporto tra scienza e ambiente. Quanto mai attuale il tema di quest'anno, centrato attorno alla domanda: «Quanto è importante la ricerca scientifica e tecnologica per salvare il pianeta?». A confrontarsi sull'argomento, assieme ai giovani, il presidente di Unesco Italia Franco Bernabè, il sottosegretario Vincenzo Spadafora, e i numerosi esperti che hanno preso parte ai lavori durante i tre giorni dell'iniziativa. Unesco dedicherà la decade 2021-2030 al grande tema degli oceani, cuore della salvaguardia ambientale. «Siamo veramente orgogliosi di aver fatto conoscere la città di Trieste e le sue eccellenze - afferma Marina Coricciati, rappresentante della sezione Fvg dell'Associazione italiana giovani per l'Unesco - è stata un'interessante tre giorni di scambi di conoscenza e costruzione di nuove azioni per il futuro, attraverso un ruolo sempre più centrale e cruciale dei giovani del nostro Paese». «Desidero quindi - continua Coricciati - ringraziare tutti i soci Unesco Giovani, e in particolare il gruppo Fvg per il lavoro svolto e l'impegno che è stato messo in campo. Ora che il forum si è concluso iniziamo da subito a pensare a nuove attività, portando avanti le relazioni avviate con tutti gli attori del territorio che hanno contribuito a rendere questo forum così speciale». Nell'ambito del Forum è stato nominato il nuovo presidente di Unesco Giovani, Antonio Libonati, che succede al fondatore Paolo Petrocelli. «Unesco Giovani ha lanciato, accanto alla grande campagna #UNITE4HERITAGE di Unesco Mondo, quella denominata #UNITE4EARTH - afferma Libonati - perché dai giovani italiani vuole partire un grande messaggio di consapevolezza e di informazione affinché i governi mondiali facciano ciò che devono per salvare la nostra terra e i nostri mari. Ma l'obiettivo dei giovani italiani per l'Unesco - continua il neo-presidente - è quello di rilanciare l'idea italiana dei "caschi verdi, vale a dire una rete di competenze in grado di difendere e sostenere le aree verdi del pianeta. Siamo l'ultima generazione che può fare qualcosa di utile per salvare il pianeta. Non ci tireremo indietro».Da Trieste il testimone passa ora a Parma, che nel 2020 sarà anche la Capitale italiana della cultura e ospiterà il prossimo Italian Youth Forum dell'associazione. Al termine del forum infatti, tutte le Regioni hanno votato fra Firenze e Parma, le due città proposte dai rispettivi comitati regionali e ha spuntarla è stata la città Ducale, peraltro già insignita nel 2015 dall'Unesco come Città creativa della gastronomia. «Siamo molto contenti e riceviamo con piacere il testimone da Trieste raccogliendo così la fiducia di tutti i Comitati Regionali che hanno deciso di portare nella nostra Regione il prossimo Forum - conclude Federico Ferrari, rappresentante regionale dell'Emilia-Romagna -. Abbiamo un anno di tempo per ripagare questa fiducia, organizzando un evento che possa essere attrattivo per tutto il territorio e portare a conoscere tutte le eccellenze della città ai quasi 400 soci dell'Associazione». -
«Nazionalizzare l'acqua costerebbe 15 miliardi» - PARLA STEFANO VENIER (HERA)
BOLOGNA. «Il tema è molto delicato, credo che sia un passaggio all'indietro ricchissimo di rischi e incertezze». Così l'amministratore delegato di Hera, Stefano Venier ha replicato - a margine di un convegno a Bologna di Nomisma - a chi gli chiedeva un commento sulla ripubblicizzazione del settore idrico come previsto dalla proposta di Legge Daga, in discussione in Parlamento, che ne attribuisce la gestione agli enti locali revocando le attuali concessioni. «Gestire il ciclo idrico integrato - ha spiegato - è un'attività a fortissima intensità di capitale, richiede competenze industriali e soprattutto una visione e una capacità di affrontare le sfide che abbiamo di fronte. Una rinazionalizzazione scaricherebbe sulle spalle dei cittadini un debito di oltre 15 miliardi di euro, ma soprattutto -anche quelli che sono gli oneri legati alla gestione di questo ciclo».
SEGNALAZIONI - Piazza Sant'Antonio Almeno interventi"minimal"
Il Comune vuole il parere dei cittadini sulla progettazione dello spazio compreso tra la Chiesa di Sant'Antonio e la chiesa serbo ortodossa, quindi intervengo a riguardo. Tale spazio è stato oggetto di alcuni progetti, anche premiati, di alcuni architetti ai quali anche il sottoscritto ha dato il proprio contributo di idee. Attualmente però il lavoro svolto risulta a mio avviso sprecato, perché nulla sembra si farà in futuro. Quindi, visto che ci si chiede un ulteriore pensiero, propongo di pavimentare decorosamente lo spazio attualmente asfaltato tra piazza Sant'Antonio e le vie adiacenti che circondano il giardinetto, dare risalto alle aiuole che attualmente sono poco curate piantando anche alberi di gingko biloba "antismog", pavimentando quindi di sana pianta lo spazio restante che ora circonda la fontana completamente da rimettere a bolla (non come piazza dell'Unità), dando la possibilità ai venditori di prodotti locali di potere lavorare, lasciando intatte le panchine storiche. Suggerisco anche di rifare il mosaico interno della fontana centrale, il giardinetto con una decorazione che ricordi la natura del nostro mare e il Canale storico. Ricordo anche alla giunta che ritengo necessario pensare anche a stalli appositi per le biciclette.
arch. Giovanni Franzil
"Mare e salute" Pesce e decalogo del mangiar sano
Un evento Ogs Con il ciclo di conferenze "Mare e Salute", l'Ogs vuole evidenziare sia gli effetti del mare sulla salute dell'uomo sia gli effetti dell'uomo sulla salute del mare, tramite incontri rivolti a tutti, in programma al Museo Revoltella. Il primo appuntamento, in programma domani 10 aprile 2019 alle ore 18, è incentrato su "Pesce: il decalogo del mangiare sano e sostenibile" si parlerà dell'eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche.
IL PICCOLO - LUNEDI', 8 aprile 2019
Pesci, meduse, plastica e veleni A scuola di mare con l'Ogs
Cinque "lezioni" all'auditorium del Revoltella in programma da mercoledì Pedicchio: «Non è solo una risorsa da sfruttare ma un bene da difendere»
Raccontare il mare, aiutare le persone a conoscerlo e a viverlo in modo responsabile usando le risorse che regala e senza distruggerlo. L'Istituto nazionale di Oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) ha organizzato con quest'obiettivo cinque incontri dal titolo "Mare e salute", il primo dei quali è in programma mercoledì al Revoltella.«Troppo spesso l'ambiente marino viene visto principalmente come una risorsa da sfruttare e non da proteggere - racconta la presidente dell'Ogs, Maria Cristina Pedicchio - e divulgare il complesso delle interazioni tra uomo e mare rappresenta quindi una sfida in cui l'Ogs è da tempo in prima linea. Vogliamo far comprendere come la tutela dell'ambiente abbia importanti benefici per l'uomo, far sviluppare nella popolazione una cultura di prevenzione e un approccio proattivo alla salvaguardia della salute e dell'ecosistema naturale che ci circonda. Eventi meteorologici estremi, esposizione ai patogeni trasportati dalle acque, il loro inquinamento rappresentano solo alcuni esempi di importanti minacce per la salute umana connesse al mare. Ma, allo stesso tempo, i mari offrono numerosi benefici per la salute e il benessere umano sotto forma di servizi ecosistemici, come la fornitura di risorse quali cibo e materie prime, di cui è importante essere consapevoli». Il primo incontro è fissato alle 18 di mercoledì 10 aprile , sarà incentrato su "Pesce: il decalogo del mangiare sano e sostenibile" e affronterà il tema dell'eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche, suggerendo scelte alimentari responsabili e sane. Mercoledì 24 aprile alle 17.30 si parlerà invece di "Dove faccio il bagno? Rischi dal mare: dai batteri alle specie aliene". Il dibattito spazierà sugli elementi presenti nel mondo marino. La terza conferenza, prevista mercoledì 8 maggio alle 18, sarà su "Sale: quattro passi nella geologia del Mediterraneo per arrivare alla nostra tavola", per conoscere l'elemento ed il legame con le malattie cardiovascolari. "Plastica: dalla bottiglia al piatto - come la plastica è entrata nella catena alimentare" sarà il titolo del quarto evento il 16 maggio alle 18 e affronterà appunto il tema della plastica, un materiale importantissimo per la nostra vita quotidiana, spiegando i problemi per gli organismi acquatici e come questo elemento entra nella catena alimentare. Infine il 5 giugno, sempre alle 18, "Cosa mangeremo nel futuro? Dalle meduse alla nutrigenetica" parlerà delle meduse come nuova pietanza sulle nostre tavole e della nutrigenetica che influenza le nostre scelte alimentari. Per partecipare bisogna registrarsi sul sito www.inogs.it. Tutti gli appuntamenti si terranno all'auditorium del Museo Revoltella.Partner dell'Ogs saranno il Fai Fvg, l'Irccs Burlo Garofolo, l'associazione Scienza under 18 e il Wwf area marina protetta di Miramare. Il progetto è finanziato dalla Regione e le conferenze sono organizzate con il Comune di Trieste e l'associazione Marevivo Fvg.
IL PICCOLO - DOMENICA, 7 aprile 2019
Spunta a Rabuiese un "cimitero" di ruote nascosto nel verde
La discarica segnalata al Comune dall'Azienda sanitaria Tornano d'attualità degrado ambientale e rischio zanzare
MUGGIA. Almeno una trentina di copertoni abbandonati tra il verde di Rabuiese. Questa l'amara segnalazione fatta in questi giorni dall'Azienda sanitaria al Comune di Muggia. Roventi le parole dell'assessore all'Ambiente locale Laura Litteri: «L'abbandono dei rifiuti è un reato che può avere effetti molto negativi su tutti i cittadini, come in questo caso, con la possibilità del diffondersi di malattie anche pericolose, come la febbre del Nilo causata dalla puntura di zanzare infette». Visto l'imminente arrivo della bella stagione, con relativo innalzamento delle temperature, a Muggia si torna a parlare dunque di degrado ambientale e zanzare. L'argomento era già approdato nell'ultimo Consiglio comunale muggesano di ottobre, ma non era stato trattato per l'approssimarsi della stagione fredda. E così è stato ripresentato sotto forma di mozione nell'ultima seduta dalla consigliera Giulia Demarchi (Forza Muggia) prima di essere ritirato. Il documento aveva come oggetto l'eliminazione delle zanzare dall'asilo comunale Iacchia e chiedeva al Comune di impegnarsi a effettuare le dovute opere di disinfestazione suggerendo il periodo delle festività pasquali come finestra di tempo idonea a tale attività. «Sono certa che, grazie alle conoscenze che le derivano dagli studi di veterinaria, la consigliera Demarchi ben sa e si è solo dimenticata che la disinfestazione va effettuata nel periodo estivo con prodotti antilarvali nei potenziali focolai costituiti da raccolte d'acqua di vario genere e quindi sarebbe stato insensato effettuarla a Pasqua», ancora Litteri. La migliore arma contro le zanzare, secondo l'esponente della giunta Marzi, è «la prevenzione attraverso tutte quelle azioni che ciascuno di noi può mettere in campo per impedire o rallentare il proliferare delle zanzare». Nello specifico l'Asuits ha fornito una sorta di vademecum per combattere le zanzare. Le principali indicazioni? Rimuovere ogni sorta di potenziale contenitore per lo sviluppo larvale, come ad esempio secchi, bacinelle, bidoni anche di piccola dimensione nelle aree contigue alle abitazioni per evitare la formazione di raccolte d'acqua. Ma anche svuotare e ripulire, almeno una volta settimana, i contenitori di uso comune, come sottovasi di piante, piccoli abbeveratoi per animali domestici e annaffiatoi. Per i contenitori d'acqua inamovibili, quali ad esempio vasche in cemento, bidoni e fusti per irrigazione degli orti, è consigliato invece una copertura con strutture rigide, come teli di plastica o zanzariere. Consigliato anche l'inserimento di pesci "larvivori", come ad esempio i pesci rossi o le gambusie, nelle piccole fontane ornamentali da giardino. Ma un altro problema è rappresentato proprio dai copertoni abbandonati che, riempiendosi di acqua piovana, diventano il focolaio prediletto per lo sviluppo delle zanzare. «L'Azienda sanitaria ci ha segnalato un deposito di almeno una trentina di copertoni abbandonati in località Rabuiese. La rimozione e lo smaltimento dei copertoni sono procedure molto costose cui dovrà fare fronte il Comune e il cui costo ricade sull'intera comunità. L'abbandono dei rifiuti è un reato che può avere effetti molto negativi su tutti i cittadini», ammonisce appunto Litteri.-
Riccardo Tosques
IL PICCOLO - SABATO, 6 aprile 2019
L'ASSESSORE ALL'AMBIENTE DI MUGGIA Litteri: «In un anno col porta a porta rifiuti indifferenziati ridotti del 50%»
«Dopo un anno di raccolta porta a porta è tempo di fare dei bilanci, soprattutto in vista dell'approvazione del Piano economico finanziario del Servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti che si compone di una parte di raccolta e pulizia delle strade e di una parte di smaltimento dei rifiuti: ambedue le componenti sono comprese nella Tari». Lo premette l'assessore all'Ambiente del Comune di Muggia, Laura Litteri. «Il passaggio al nuovo sistema di raccolta - prosegue Litteri - ha portato a una drastica riduzione del 50% nella produzione di rifiuto indifferenziato; siamo passati da una produzione annua di quasi 4000 tonnellate nel 2017 a 2300 nel 2018 e, considerando che nei primi tre mesi 2018 la raccolta veniva effettuata ancora con i cassonetti stradali, stimiamo nel 2019 di arrivare a quantitativi inferiori alle 2000 tonnellate. Un risultato che fa bene all'ambiente e anche all'economia del nostro Comune».
SEGNALAZIONI - Opere pubbliche - Finto ambientalismo dei Sì Tav
Da non crederci. Ora i sostenitori del Tav Torino-Lione adottano argomentazioni di sostenibilità ambientale e amano molto citare Greta Thunberg, la ragazza svedese promotrice delle proteste giovanili in difesa del pianeta (vedi la lettera del signor Denitto sul Il Piccolo del 21 marzo). Dicono - ed è vero - che il traffico su strada dei tir emette migliaia di tonnellate di Co2; peccato che lo scavo di un tunnel di 57 chilometri sotto le Alpi, con i milioni dimetri di cubi di terra e roccia da scavare e movimentare, le colate infinite di cemento, l'utilizzo di centinaia di migliaia di tonnellate di acciaio (i famosi "tondini") comporterà l'emissione di così tanta Co2 ed altri inquinanti che ci vorrebbero decenni per arrivare ad un bilancio positivo. Ma soprattutto si dimenticano di dire che l'Alta velocità ferroviaria riguarda il traffico passeggeri, non le merci. Quante persone di spostano tra Torino e Lione ogni giorno? Forse qualche decina, ad essere abbondanti. Questo giustifica l'opera?Certo che bisogna incentivare la "strada ferrata", in quanto mezzo di trasporto meno inquinante rispetto camion o aerei, ma a mio parere non è necessario costruire altre linee, oltre quelle esistenti. Dalle parole dei Sì Tav (industriali e politici vari) sembrerebbe che non esistano linee ferroviarie dall'Italia verso la Francia, la Svizzera o la Germania e che il nostro Paese sia isolato a sud delle Alpi. Strano, personalmente mi è capitato di viaggiare proprio sulla tratta Torino Lione attraverso il Frejus. Realizzare opere così impattanti su territorio, nella sua eccezzione ambientale ma anche sociale, per risparmiare mezz'ora o poco più per un treno passeggeri, è semplicemente demenziale.
Dario Pacor
Focus su plastica e rifiuti Svolta ecologica del Comune
Presentato il programma "Mare Morje & Sailing" dal sindaco Pallotta. Prevede 41 appuntamenti per una cultura dell'ambiente
DUINO AURISINA No alla plastica gettata in mare, ai rifiuti abbandonati sul Carso, ai comportamenti irrispettosi dell'ambiente. E' una svolta ecologica quella decisa dal Comune di Duino Aurisina che ieri, attraverso le parole del sindaco, Daniela Pallotta, dell'assessore Massimo Romita e di Chiara Puntar, capogruppo di Forza Duino Aurisina, il partito numericamente più forte della maggioranza, ha presentato il programma denominato "Mare Morje & Sailing". Un progetto che si articolerà in 41 appuntamenti, distribuiti nell'arco della primavera e dell'estate 2019, in collaborazione con enti, associazioni, gruppi sportivi del territorio di Duino Aurisina, con l'obiettivo di «sensibilizzare la collettività al rispetto dell'ambiente in cui viviamo». Esaurito il primo appuntamento lo scorso fine settimana, con la gara di vela categoria Optimist juniores, organizzata dalla Pietas Julia e dallo Yacht Club Cupa, evento nel corso del quale i partecipanti sono stati invitati a soffermarsi sulla necessità di tutelare il mare, si proseguirà domani con un nuovo evento. Grazie all'impegno dei volontari di Sos Carso, Comunità di San Martino al Campo, Dipartimento di salute mentale dell'Asuits di Cave nove di Aurisina, Trieste senza sprechi, Masci e altri gruppi scout, sarà effettuata, nell'arco dell'intera giornata, una pulizia del territorio in località Cave nove, dove ci si troverà alle 9 del mattino. Al termine, pranzo collettivo senza uso di stoviglie di plastica usa e getta. Saranno accettati solo piatti, bicchieri e posate da lavare che ciascuno porterà da casa. Per informazioni tel. 331.7720526/732, 348.1310281. Giovedì 11 sarà il turno delle scuole. Per l'organizzazione della Polisportiva San Marco del Villaggio del Pescatore, lungo l'intera giornata le scolaresche dei plessi più vicini saranno invitati a impegnarsi a pulire il territorio. Domenica 14, pulizia dei fondali della baia di Sistiana, a cura e con l'assistenza della Sea shepherd Fvg onlus. Da maggio a settembre si susseguiranno tutti gli altri appuntamenti.
Ugo Salvini
Parco di San Giovanni - Tutela dell'ambiente e clima impazzito alla Scuola di cittadinanza dell'Arci
La tutela dell'ambiente e i cambiamenti climatici saranno i temi al centro del terzo appuntamento della Scuola di cittadinanza, che si terrà alle 11.30 nello Spazio Rosa del parco di San Giovanni. Il tema, emerso prepotentemente nel dibattito pubblico a seguito del partecipatissimo Friday for Future che ha visto milioni di giovani nel mondo scendere in piazza per la giustizia ambientale, sarà affrontato da tre formatori di Legambiente: Luciano Ventura, Karen Bori e Martina Bellucci.Oltre a un'introduzione sulle questioni legate ai mutamenti climatici, al centro dell'indagine vi sarà soprattutto la possibilità di azione concreta dei giovani e le modalità di un approccio partecipato al monitoraggio delle criticità del territorio su molteplici aree d'intervento, dalla qualità dell'aria alla tutela della biodiversità, passando per l'inquinamento delle acque. Durante l'incontro saranno proposti dei laboratori di gruppo sulla progettazione di campagne ambientali e sul monitoraggio dal basso, anche a partire da VolontarixNatura, un'iniziativa che propone l'apprendimento learning by doing allo scopo di stimolare un rinnovato interesse verso il volontariato e al contempo rafforzare le competenze scientifiche dei giovani. La Scuola di cittadinanza è un'iniziativa di Arci Servizio civile Fvg. Il prossimo appuntamento è previsto il 23 e il 24 aprile a Pinzano al Tagliamento e affronterà la tematica beni comuni; il percorso proseguirà poi nelle settimane successive con approfondimenti sugli stereotipi, il volontariato europeo e lo sport per tutti, con laboratori di progettazione partecipata. Tutte le informazioni su www.spaziattivi.org e sulla pagina Facebook SpaziAttivi ASC.
Giulia Basso
IL PICCOLO - VENERDI', 5 aprile 2019
Piazza Sant'Antonio da rifare - Il Comune si rivolge ai social
L'assessore Lodi annuncia la decisione di confrontarsi con i cittadini via web sulle ipotesi di progetto «Un parere non vincolante»
I progetti dell'architetto Bradaschia per la riqualificazione di piazza Sant'Antonio dovranno passare al vaglio del gusto e delle impressioni dei cittadini, i quali, attraverso un'apposita pagina web, potranno scegliere, condividere sui social e proporre eventuali suggerimenti. Questo quanto emerso ieri dall'incontro della quarta commissione presieduta dal consigliere Michele Babuder, durante la quale sono emersi dubbi su alcune scelte e modalità. Il consigliere del Pd Giovanni Barbo ha espresso la sua assoluta contrarietà alla possibilità di scegliere «un progetto che va a modificare un'area strategica dal punto di vista urbanistico come è appunto la piazza in questione attraverso i social». Per il forzista Babuder «la piazza ha già una sua fisionomia ben precisa, credo che andrebbe riqualificata senza stravolgerne la forma attuale». Per la consigliera di Open Fvg Sabrina Morena «sarebbe stato il caso di fare ricorso a una gara internazionale. Inoltre sarebbe auspicabile la realizzazione di una piazza alberata e la conservazione o quanto meno, lo spostamento in altro luogo idoneo delle palme oggi presenti». Ricordiamo che tre dei quattro progetti prevedono la piantumazione di alberi. E sulla presenza di verde pubblico si è sviluppato l'intervento del consigliere pentastellato Paolo Menis: «È fuori da ogni logica una progettazione che non preveda alberature e spazi verdi. Sulla questione social è positivo il fatto di poter far partecipare la cittadinanza». In ogni caso l'assessore ai lavori pubblici, Elisa Lodi, ha sottolineato che i responsi sociale «non sono vincolanti»: «La decisione finale spetterà all'amministrazione comunale». Tra le problematiche sollevate dai consiglieri anche la presenza e la gestione dei dehors, a detta della consigliera dei Cittadini M. Teresa Bassa Poropat «spesso invasivi e che i rendering visti hanno ignorato» e la gestione della raccolta della nettezza urbana. La 5S Cristina Bertoni ha proposto raccolta porta a porta sperimentale proprio nell'area della piazza.
Luigi Putignano
Comune sconfitto I giudici danno l'ok al rigassificatore nel mare di Veglia
Respinto il ricorso partito da Castelmuschio. La sindaca: ci rivolgeremo all'Ue. La Regione appoggia il no all'impianto
VEGLIA. Ancora una sconfitta del Comune di Castelmuschio (Omisalj), sull'isola di Veglia, che si oppone alla realizzazione del rigassificatore galleggiante nelle acque che circondano l'isola. Il Tribunale amministrativo di Fiume ha respinto il ricorso avanzato dalla municipalità contro il ministero croato dell'Edilizia e dell'Assetto territoriale per avere rilasciato la licenza sull'uso della superficie. I giudici fiumani, nel motivare la sentenza, hanno sottolineato come il progetto del terminal metanifero sia inserito nel Piano strategico di sviluppo della Repubblica di Croazia. Dunque, per Castelmuschio le probabilità di evitare la presenza dell'impianto offshore si stanno riducendo al lumicino.Ma la sindaca Mirela Ahmetovic, che da due anni si sta impegnando contro la gigantesca nave metaniera che dovrebbe essere posizionata di fronte a Castelmuschio, non si arrende: «Il verdetto ci è sfavorevole - queste le dure parole usate da Ahmetovic - ma questo non mi ha stupito dopo aver capito come funziona il nostro sistema giudiziario. Ripeto, il mio Comune e la Regione quarnerino-montana prevedono nei rispettivi piani regolatori la costruzione del rigassificatore. Da sistemare però sulla terraferma e non in mare. Dopo quanto deciso dal Tribunale amministrativo sono pronta a reagire rivolgendomi alle istanze europee, e ricorreremo in appello anche presso l'Alto tribunale amministrativo croato».L'intenzione, ha aggiunto Ahmetovic, è di non lasciare intentata alcuna strada: i contatti sono aperti con il rappresentante in Croazia della Commissione europea, Branko Baricevic, e con vari eurodeputati croati, tutti informati della strenua opposizione che il comune isolano sta facendo al progetto «Spero che gli organismi comunitari capiscano come non sia mai avvenuto nella storia dell'Unione europea - ha concluso la sindaca - che un progetto venga cofinanziato da Bruxelles nonostante la contrarietà dell'amministrazione e della popolazione locale».Ad appoggiare Ahmetovic c'è il governatore della Regione del Quarnero e Gorski kotar, Zlatko Komadina, che ha ripetuto che lo stesso piano regolatore della contea fiumana non si oppone affatto all'impianto sulla terraferma, ma esclude il rigassificatore offshore: «Siamo testimoni di un'aggressione dello Stato croato nei nostri confronti. Poteva essere lo Janaf, l'Oleodotto adriatico, ad essere l'investitore del terminal sulla terraferma, con ricadute positive per tutti. Invece si insiste con testardaggine su un progetto che qui da noi non vuole nessuno».Dopo che il Tribunale amministrativo ha in pratica spianato la strada al rigassificatore, ieri intanto il governo croato ha dato l'autorizzazione alla società Plinacro di concedere garanzie per 22,6 milioni di euro a Lng Croazia, l'azienda prescelta per realizzare l'impianto. Grazie alle garanzie, Lng Croazia potrà ricevere da Bruxelles 101,4 milioni di euro a fondo perduto per la realizzazione del rigassificatore vegliota, il cui costo totale è previsto in 235 milioni di euro.
Andrea Marsanich
Fenomeni climatici alla base delle migrazioni
«All'inizio si migrava per il cibo, per un rifugio e per l'acqua, poi si è passati a un periodo in cui le migrazioni sono state causate principalmente dalle guerre; oggi la causa scatenante è il clima, deteriorato dagli stessi esseri umani. Le iniziative legate al cambiamento climatico sono già iniziate, nonostante ciò alcune regioni del mondo stanno affrontando le peggiori conseguenze, specialmente i paesi poveri del Sud dell'Asia»: è un passaggio che si legge all'interno dell'abstract della tesi presentata da Sadiq Khan.
SEGNALAZIONI - Costiera - La ciclabile è progetto fattibile
In merito all'articolo intitolato "Una ciclabile in Costiera?", informo che già nel 1998 organizzai un incontro con l'Anas, nonostante non fosse di competenza del Comune di Trieste, ma lo feci per promuovere la valutazione di fattibilità e realizzazione di una ciclabile turistica lungo il tragitto della Costiera. L'idea era di realizzare la ciclabile con alcuni tratti del percorso a sbalzo peraltro molto suggestivi, come esempio quelli realizzati due anni fa sul Garda. Vista la fattibilità, la proposi nel sito "Pala e Picon" del Comune di Trieste, antesignano dei social, visto l'anno 1998. In pochi giorni ebbi un notevole riscontro positivo. Poi nel 2006 ripresi l'argomento della valorizzazione turistica della Costiera, citata nel libro di Roberto Covaz "La Costiera triestina". L'opera è fattibile, anche se il costo è alto ma giustificato, considerato l'effetto turistico di richiamo.
Uberto Fortuna Drossi
Voglia di verde A San Giovanni inizia il corso di orticoltura
Al padiglione V al via otto ore di lezioni Attività prima in aula e poi all'aperto
A.A.A. Giardinieri e contadini urbani cercansi. Al via oggi, al padiglione V nel parco di San Giovanni, il nuovo percorso di formazione gratuita Orti e verde urbano promosso da un gruppo di associazioni riunito sotto il nome di Urbi et Horti che da anni porta avanti un progetto finalizzato a recuperare le aree verdi. Il corso, della durata di otto ore, è rivolto a tutti coloro che vogliano imparare a diventare orticoltori o giardinieri, anche sul terrazzo o il balcone di casa, o siano interessati a confrontarsi con il tema dei beni comuni. Il percorso si prefigge di fornire strumenti e metodi utili a promuovere, progettare e realizzare esperienze di agricoltura sociale a livello territoriale. Si articola in 4 moduli formativi di 2 ore ciascuno, in programma il venerdì alle 18, al termine dei quali verrà rilasciato un attestato di partecipazione. Sono previste attività teoriche e momenti di pratica. «A Trieste c'è sempre più voglia di biologico e di coltivare orti all'interno del centro urbano. Per favorire l'approccio alla coltivazione di orti, giardini e balconi in maniera sostenibile - spiega la referente di Urbi et Horti, Tiziana Cimolino - anche quest'anno terremo una serie di incontri per parlare di agricoltura biologica, ambiente e tutela del paesaggio». La docenza sarà affidata a esperti di agricoltura, botanica e tutela del verde. «Di anno in anno - riprende Cimolino - sempre più persone si avvicinano al percorso che ha permesso finora di formare oltre 300 contadini urbani: attualmente contiamo su una ventina di orti, ma moltissimi privati hanno iniziato a costruire orti di comunità. L'interesse nel frattempo è cresciuto anche grazie al successo dei corsi professionali organizzati dallo Ial con una cinquantina di iscritti che al termine delle lezioni diventeranno nuovi giardinieri urbani, segno che l'orticultura piace».Si parte oggi alle 18 con la presentazione del corso a cura di Tiziana Cimolino e una lezione di agricoltura biologica con l'agronoma dell'Aiab, Daniela Peresson. Le attività proseguiranno il 12 aprile quando si parlerà di potature con l'agronoma Natasa Riggi. Il 19 aprile Daniela Peresson illustrerà come coltivare bio, mentre il 10 maggio il naturalista Marco De Donà si soffermerà sulla Permacoltura. Seguiranno da metà aprile lezioni pratiche con accompagnamento in campo del maestro contadino Roberto Marinelli nell'orto di Borgo San Sergio. Informazioni a orticomunitrieste@gmail.com, chiamando il 3287908116.
Gianfranco Terzoli
Domani - A scuola di cittadinanza
La tutela dell'ambiente e i cambiamenti climatici saranno i temi al centro della Scuola di cittadinanza, che si terrà domani alle 11.30, nello Spazio Rosa del parco di San Giovanni. Con tre formatori di Legambiente: Luciano Ventura, Karen Bori e Martina Bellucci.
IL PICCOLO - GIOVEDI', 4 aprile 2019
Il riuso di Porto vecchio? «Volano per lo sviluppo ma attenzione ai tempi» - L'INDAGINE
L'indagine d'opinione di Swg conferma come la scommessa convinca i cittadini che chiedono però risposte su date dei lavori e destinazioni d'uso dell'intera area
Triestini fiduciosi nella trasformazione del Porto vecchio, ma alquanto disillusi riguardo le tempistiche per l'avvio dei lavori. È quanto emerge dalla corposa indagine di opinione riguardante i possibili utilizzi del Porto vecchio svolta dalla Swg, commissionata da Confindustria Venezia Giulia con il contributo di CiviBank e che Il Piccolo ha parzialmente anticipato nei giorni scorsi. L'indagine è stata tema di dibattito nel tardo pomeriggio di ieri all'hotel Savoia Excelsior. All'appuntamento hanno preso parte il presidente dell'Autorità portuale dell'Adriatico orientale, Zeno D'Agostino, il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, l'ad di Fincantieri Giuseppe Bono, il presidente di Confindustria Venezia Giulia Sergio Razeto, la presidente di Civibank Michela Del Piero e il direttore de Il Piccolo Enrico Grazioli. Il lavoro di ricerca si è svolto attraverso tre indagini di opinione (maggio 2015, giugno 2016 e gennaio 2019) e un forum di esperti nel novembre 2015. L'osservazione ha consentito di verificare gli atteggiamenti che maturavano tra i cittadini, le loro preoccupazioni e aspettative, il livello di convinzione, la fiducia negli attori istituzionali ed economici. La disillusione percepita dal campione di cittadini contattati è dovuta principalmente alla scarsa fiducia dei triestini nella burocrazia, vista come ostacolo sia per l'avvio dei lavori sia per il completamento delle successive opere di costruzione. C'è anche preoccupazione da parte dei triestini su come destinare le varie aree presenti nel perimetro: la maggior parte preferirebbe spazi museali e attività portuale senza tralasciare quella diportistica. Interessante anche l'opinione dei cittadini riguardante la gestione del progetto: la maggioranza vuole che l'operazione complessiva sia affidata a una società privata piuttosto che ci sia una gestione pubblica della cosa. Da un lato ci sono molta attesa e fervore nel veder partire i lavori, ma sempre secondo l'indagine della Swg, viene rimarcata da parte dei cittadini una parallela indeterminatezza di fondo su tempistiche e destinazione d'uso che non aiuta a definire il quadro della situazione. Il Porto vecchio dovrà essere un volano per creare maggiore dinamicità della città, per incentivare attività economiche e per creare lavoro per i giovani, vero assillo degli intervistati. Parallelamente all'indagine riferita all'opinione pubblica, lo studio ha chiesto il parere a un forum di esperti costituito principalmente da professori universitari ed esperti del settore della logistica. Il loro punto di vista ha fatto emergere l'importanza del concetto di mobilità, dal momento che un comprensorio così ampio come quello di Porto vecchio, senza la necessaria mobilità non potrà avere il necessario spazio vitale. Allo stesso tempo, sempre secondo l'opinione degli esperti, sarà indispensabile la partecipazione dei cittadini, avere un coordinamento costante e stringente fra investimento pubblico e privato senza tralasciare il rispetto per l'identità costitutiva del luogo. «Questo lavoro costante nel tempo ci permette di vedere quanto la maggior parte della popolazione triestina vedeva con favore il progetto del Porto vecchio - queste le parole di Maurizio Pessato, presidente di Swg, nell'introduzione all'indagine organica - un favore cresciuto ulteriormente in questi quattro anni. I triestini hanno dei dubbi ma portano avanti istanze costruttive, proattive e tutto sommato il sondaggio fa percepire che non c'è ancora un grosso scoramento sulle tempistiche di realizzazione». Entrando nel merito dell'indagine, in primo luogo emerge come la città abbia reagito positivamente al percorso di attuazione di un'opera complessa come la riqualificazione di Porto vecchio. La ricerca ha evidenziato come la conoscenza del progetto ad inizio 2019 sia larghissima, corrispondente all'81% del campione intervistato. In secondo luogo la gran parte della popolazione (il 92%) considera positivamente l'operazione di utilizzo del Porto vecchio per un più dinamico sviluppo urbano ed economico di Trieste. Un aspetto che gli intervistati tengono in grande considerazione riguarda la possibilità di concludere un'opera così ambiziosa e le conseguenze che un progetto così ampio può generare. A riguardo solo un quinto dell'opinione pubblica mostra segni di scetticismo. Una posizione critica - per un terzo dei cittadini - si manifesta nel pericolo di concorrenza che il Porto vecchio potrebbe arrecare ad altre zone della città come il centro. Su questo aspetto, secondo gli interpellati, va posta la necessaria attenzione e vanno date le risposte adeguate da parte della politica locale. Un secondo elemento che emerge dal sondaggio è che quasi la totalità dei cittadini ritiene che il Porto vecchio costituirà un volano dinamico per Trieste e un attrattore di investimenti italiani e esteri. La portata della valutazione segnala che l'operazione di recupero e riutilizzo dell'area sia vista come un elemento per avviare una fase di sviluppo decisivo per la città. Vi è anche la consapevolezza che questa iniziativa avrà effetti sul piano regionale e nazionale. Questo insieme di riscontri pongono come conclusione due problemi a tutti quelli che hanno la responsabilità di far partire l'opera. In primo luogo l'opinione pubblica si è dimostrata paziente e razionale ma proprio per questo, e per la propensione dimostrata al recupero del Porto vecchio, non sopporterebbe una futura delusione. In secondo luogo appaiono necessari una maggior trasparenza nel procedere e un maggior coinvolgimento dei cittadini.
Lorenzo Degrassi
Le opinioni raccolte fra 1002 persone residenti a Trieste - la nota metodologica
L'indagine sul Porto vecchio condotta da Swg è stata realizzata mediante una rilevazione con tecnica mista Cawi (Computer Assisted Web Interview) e Cati (Computer Assisted Telephone Interview) all'interno di un campione di 1002 soggetti maggiorenni residenti nella provincia di Trieste. I metodi utilizzati per il primo tipo di indagine sono di tipo casuale, mentre per quanto riguarda la seconda è stata effettuata una rilevazione telefonica all'interno di un campione di 300 soggetti in base a sesso, età, titolo di studio e condizione professionale degli intervistati.
Razeto e la chiave 2.0: «In questi settanta ettari una piccola smart city» - IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA VENEZIA GIULIA
«Quella del Porto vecchio è una sfida importante per la città. E i 70 ettari che lo costituiscono vanno occupati in maniera razionale e proficua». Sergio Razeto, presidente di Confindustria Venezia Giulia, ente che ha promosso il sondaggio, ha ricordato che lo sviluppo dell'area «non può essere un passaggio dalla città al Porto vecchio, ma deve essere un completamento della città nel quale inserire ospiti nazionali o stranieri». Quanto agli esiti della ricerca effettuata dalla Swg, Razeto ha voluto ricordare che «i dubbi devono essere visti come suggerimenti di cui bisognerà tenere conto. Il percorso si sa che sarà lento, ma siamo fiduciosi. Ciò che manca - sempre secondo il presidente della Confindustria locale - è la chiarezza sulle aree di destinazione, ad esempio a me piacerebbe che nel Porto vecchio si sviluppasse una piccola "smart city" che possa guardare al futuro e non più solo al passato». Razeto ha poi lanciato un appello alla pubblica amministrazione che «dovrebbe coinvolgere di più i soggetti privati dalla spiccata valenza internazionale presenti a Trieste, i quali potrebbero dare un contributo importante all'attuazione del progetto "Porto vecchio 2.0"». Anche la presidente di Civibank (istituto bancario che ha contribuito alla realizzazione dell'indagine), Michela Del Piero, ha preso spunto dal pensiero di Razeto: «Sono cresciuta a Trieste e per questo la considero la mia città, oltre a essere un punto nevralgico per l'intera regione. Civibank ha deciso di appoggiare la costruzione del Palacongressi per Esof2020 che sta sorgendo proprio in Porto vecchio perché è una struttura che può avere interessi anche nel resto del territorio regionale. Per l'intera area serve però una visione complessiva anche perché non abbiamo più tempo a disposizione».
A.P. e L.D.
Bono: «Serve lavoro per i giovani» L'appello al sindaco a fare presto
Alla tavola rotonda al Savoia Dipiazza elenca i passi compiuti e futuri: «Ci sono già dei cantieri. Ora piano regolatore e società di gestione»
«Bisogna creare lavoro e riuscire a mantenere in città i nostri giovani migliori che oggi se ne vanno». Giuseppe Bono, presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia e amministratore delegato di Fincantieri, ha le idee chiare su quale debba essere il futuro del Porto vecchio e lancia la provocazione durante il dibattito, moderato da Cristiano Degano, presidente dell'Ordine dei giornalisti Fvg, con il sindaco Roberto Dipiazza, il presidente dell'Autorità portuale Zeno D'Agostino e il direttore de Il Piccolo Enrico Grazioli. Era invitata anche la Regione, ma l'assessore alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, è rimasto bloccato dai lavori del Consiglio regionale. Se Bono ha deciso di rilanciare l'importanza del creare occupazione, «abbiamo una città della scienza che non ha avuto alcuna ricaduta per Trieste», Grazioli ha sottolineato quella di creare anche un piano complessivo: «Al momento ci sono singole cose, mi chiedo quale sia l'idea. Una archistar potrebbe aiutare a dare una direzione». Le critiche sono state però respinte in blocco dal sindaco che ha ricordato «i dieci masterplan che sono nei cassetti del Comune. In pochissimo tempo abbiamo fatto partire alcuni cantieri. Il prossimo passo è l'approvazione del Piano regolatore con le linee di indirizzo delle diverse zone e la creazione della società di gestione che dovrà occuparsi delle offerte. Rispetto ad altre città abbiamo dei vincoli sui magazzini quindi dobbiamo riempirli, non costruirli».Il consigliere regionale dem Francesco Russo, autore da senatore dell'emendamento che ha consentito la sdemanializzazione dell'area, ha invece evidenziato la necessità di «capitalizzare ogni singolo centimetro del Porto vecchio capendo come creare attività produttive nell'area. Gli imprenditori che vogliono investire ci chiedono di poterlo fare sull'intera area e ne dobbiamo tenere conto». A cercare di mettere ordine è stato D'Agostino: «Oggi con il Comune c'è grande sintonia, spetta alla politica disegnare il futuro di quell'area, noi accompagneremo il percorso. Sicuramente penso anche a una mobilità sostenibile all'interno dell'area sfruttando le rotaie già presenti».A mettere tutti d'accordo è stato invece il tema della società di gestione. «Ci stiamo lavorando - ha confermato Dipiazza - e saranno coinvolte oltre al Comune, Autorità portuale e Regione, poi ci sarà spazio anche per i privati con Fincantieri e magari Generali». L'interesse è stato confermato dallo stesso Bono che ha aggiunto: «Fate presto però perché le occasioni ci sono anche sotto il profilo della crocieristica visto che Venezia non sarà più in grado di ospitare tutte le navi che stiamo costruendo e Trieste avrà ottime possibilità di sviluppo». L'appello al sindaco è stato quello di fare presto, un appello però che ha infastidito il primo cittadino che ha lasciato il dibattito pochi minuti prima del termine riuscendo a raccogliere l'invito di Bono a togliere "vecchio" dal nome dell'area, senza però ascoltare l'auspicio di Grazioli a «non trovarci qua tra due anni per parlare di un nuovo sondaggio sulla percezione dei cittadini su Porto vecchio».
A.P.
Ricorso transfrontaliero al Tar per opporsi al pirogassificatore
L'istanza mira alla revoca del provvedimento regionale che non prevede la Via In campo ambientalisti, associazioni, politici locali e sindaci di Comuni sloveni
DUINO AURISINA. Un ricorso al Tar, per dire no al pirogassificatore. È vasto, trasversale e internazionale il fronte di coloro che vogliono opporsi al progetto per la realizzazione di un pirogassificatore nell'area della Cartiera Burgo, attraverso un'istanza che sarà presentata entro domani all'organo regionale di giustizia amministrativa. Promosso in prima persona dal Gruppo locale "Salute & ambiente", il ricorso ha subito trovato espliciti consensi in numerosi esponenti delle istituzioni locali. Alla conferenza stampa di presentazione del testo dell'istanza, redatta dal giovane avvocato triestino Antonio Cattarini, hanno infatti partecipato, confermando il sostegno all'iniziativa, il consigliere comunale di Monfalcone Gualtiero Pin (M5s), Edi Bukavec, segretario dell'Associazione degli agricoltori, il sindaco di Comeno in Slovenia, Erik Modic, mentre il suo collega di Nova Gorica, Klemen Miklavic, ha mandato una lettera, l'architetto ambientalista Danilo Antoni, il direttore d'orchestra e compositore Stefano Sacher, noto esponente del mondo culturale di Duino Aurisina, e una piccola folla di residenti. «Il nostro obiettivo - ha spiegato Cattarini - è di ottenere la cancellazione del decreto, adottato dalla Regione lo scorso 24 gennaio, con il quale l'ente ha dichiarato che il progetto per l'installazione del pirogassificatore non è da assoggettare alla procedura di Via. Abbiamo verificato - ha aggiunto - che lo strumento del ricorso al Tar è il più efficace in questi casi, perciò ce ne avvaliamo». Cattarini ha poi voluto esprimere «a nome di tutti, totale solidarietà ai lavoratori, che stanno soffrendo per l'incertezza del momento, e ai licenziati. Ciò non toglie - ha proseguito l'avvocato - che il nostro auspicio è di vedere la Regione revocare il provvedimento, agendo in regime di autotutela, alla luce degli eventi sopravvenuti, cioè la crisi complessiva dello stabilimento, peraltro resa nota dopo la decisione della Regione sulla Via». Pin ha sottolineato che «si sta delineando una situazione che potrebbe nuocere gravemente all'equilibrio ambientale della nostra area. Speriamo che i cittadini - ha continuato - prendano presto consapevolezza del rischio al quale si va incontro». In realtà, molti residenti hanno partecipato alla raccolta fondi, che sarà utile per sostenere la causa davanti al Tar, dando così concreta testimonianza della solidarietà all'iniziativa del gruppo "Salute & ambiente". Da rilevare che, per ospitare la conferenza stampa, i Principi di Torre e Tasso hanno messo a disposizione la sala delle conferenze, all'interno delle mura del Castello di Duino. Un gesto che ha un significato.
Ugo Salvini
Centro studi Srm di Intesa San Paolo «Italia troppo dipendente dall'import di energia» - IL RAPPORTO
L'idea di un mondo spinto da energie prodotte da fonti rinnovabili è ancora molto lontana. Basti pensare che la domanda mondiale di energia elettrica è sostenuta essenzialmente da fonti fossili, per il 34,2% da petrolio, per il 27,6% da carbone e per il 23,4% da gas. I numeri emergono dal primo rapporto annuale redatto dal Centro studi Srm di Intesa San Paolo. «Med & Italian Energy Report» analizza le risorse i flussi e le strategie energetiche dell'Italia tra Europa e Mediterraneo. Lo studio evidenzia che i consumi di energia sono concentrati su tre aree mondiali, Cina, Stati Uniti e Unione Europe, che insieme rappresentano quasi il 50 per cento del totale. Medio Oriente e Nord Africa, area Mena, detengono quasi la metà delle riserve mondiali di petrolio e oltre il 44 per cento di gas naturale. Di fronte a questi numeri, l'Italia dipende per il 78,6 % dalle importazioni di combustibili fossili, ma è anche vero che dal 2007 a oggi la produzione di fonti rinnovabili assieme al risparmio energetico ha incrementato la quota sulla produzione lorda dal 17 al 36 per cento. La filiera dell'energia elettrica italiana, dalla produzione alla manifattura conta 30 miliardi di euro di valore aggiunto e produce 177 miliardi di fatturato, grazie a 23500 imprese attive per circa 215.000 addetti. La riserva energetica italiana è concentrata quasi tutta nel Mezzogiorno con la Basilicata, che da sola pesa per l'84% della produzione a terra di Oil & Gas. Il Sud produce il 50% circa del totale dell'elettricità da fonti rinnovabili, come eolico, solare, bioenergie e geotermica. In questo contesto, il centro studi Srm rileva l'importanza strategica dei porti, come gate di accesso energetico. Nei porti italiani vengono gestiti 184 milioni di tonnellate di rinfuse liquide, e il Mezzogiorno concentra il 45 per cento del traffico energetico del Paese. «Mai come oggi, la competitività di un Paese -spiega il presidente di Srm, Paolo Scudieri - si gioca non solo sulle capacità delle imprese ma anche, e forse soprattutto, sui costi e approvvigionamenti dell'energia e sull'efficienza della catena logistica».
Energia pulita per le isole al via i progetti del fotovoltaico
Alla firma il contratto con Bruxelles per far partire a Unie il cantiere dell'impianto al quale si allacceranno poi le aree vicine. Nuova struttura anche a Cherso
LUSSINPICCOLO. Godono di tanto sole e vento, ma per il loro approvvigionamento le isole quarnerine e dalmate dipendono al 100 per cento dall'energia che arriva dalla terraferma e dai combustibili fossili: un quadro che l'Unione europea intende cambiare quanto più rapidamente possibile. Uno dei primi progetti concreti è in partenza. Fra le isole che in capo a un paio d'anni dovranno diventare autosufficienti per energia è quella di Unie, nell'Adriatico settentrionale, che fa parte della Regione quarnerino-montana. La prossima settimana Darko Jardas, direttore dell'Agenzia regionale per l'Energia, sarà a Bruxelles per firmare il contratto che porterà alla realizzazione di una centrale fotovoltaica nell'isola che conta appena 90 abitanti. Il documento prevede l'erogazione di 550 mila euro a fondo perduto da parte dell'Ue nell'ambito del progetto Horizon Insulae, che Bruxelles finanzia con 10 milioni di euro per contribuire all'autosufficienza energetica di 26 isole europee, tra cui quelle adriatiche di Cherso, Lussino, Brazza, Lesina e Curzola. «L'impianto fotovoltaico - ha spiegato Jardas - consentirà a Unie di avere elettricità propria, senza dover ricorrere all'energia dalla terraferma. Dopo Unie, si allacceranno alla centrale le vicine isole di Sansego, Canidole Grande e Piccola». Un progetto dunque «importantissimo per quest'area insulare, che vedrà come partner croati l'azienda Ericsson Nikola Tesla, la Facoltà di Ingegneria meccanica di Zagabria e la municipalizzata lussignana Canalizzazione e Acquedotto», ha aggiunto Jardas. Il direttore dell'Agenzia regionale ha precisato che grazie all'impianto solare si procederà anche a realizzare un sistema di distribuzione idrica che sostituirà l'attuale dissalatore inaugurato alcuni anni fa. La nuova rete idrica, ha aggiunto, ha bisogno di sufficiente energia, che verrà assicurata appunto dalla struttura fotovoltaica: «Quest'anno sarà preparata la documentazione necessaria, mentre i lavori di costruzione della centrale a Unie partiranno nel 2020. È interessata al progetto anche l'Azienda elettrica croata che si è detta pronta all'energy storage, cioè all'accumulo dell'elettricità prodotta dall'impianto solare».Tra i progetti che verranno finanziati da Bruxelles anche quello dell'impianto fotovoltaico Orlez Trinket-ovest, a Cherso: della potenza di 3,5 megavatt, si aggiungerà alla centrale Orlez Trinket-est, del valore di 45 milioni di kune (poco più di 6 milioni di euro), che una volta in funzione coprirà circa i due terzi del fabbisogno energetico di Cherso. L'impianto ovest - così Jardas - «garantirà all'isola piena indipendenza energetica, almeno nella bassa stagione turistica».Come detto l'Ue ha stanziato 10 milioni di euro per i progetti di transizione energetica, che prevede l'uso di fonti rinnovabili: 2 milioni toccheranno alle citate isole. Fra i promotori del piano l'europarlamentare croatoTonino Picula.
Andrea Marsanich
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 3 aprile 2019
Tessere punti e premi finali per i virtuosi dei rifiuti
Chi depositerà correttamente materiali ingombranti nei quattro Centri di raccolta riceverà una borsa Lister in plastica riciclata
Un piccolo dono, cioè una borsa per fare la spesa, realizzata con materiali riciclati. Questo il premio che attende i cittadini che si dimostreranno virtuosi e costanti nella consegna, ai Centri di raccolta, dei rifiuti inadeguati, per loro natura, ai contenitori dell'indifferenziata. L'iniziativa, denominata "Operazione recupero", è stata lanciata dall'AcegaApsAmga ed è stata presentata ieri di concerto con l'amministrazione comunale, alla presenza dell'assessore Luisa Polli. «L'obiettivo - ha spiegato Giovanni Piccoli, responsabile Servizi ambientali di AcegasApsAmga - è quello di incentivare i cittadini nell'utilizzo dei quattro Centri di raccolta distribuiti sul territorio comunale e ai quali vanno conferiti i rifiuti ingombranti, le apparecchiature elettroniche, le vernici, i vecchi pc, tutto ciò che non si può mettere nei tradizionali contenitori sistemati sulle strade». Il meccanismo predisposto dall'azienda è molto semplice: a partire dal prossimo 15 aprile, i cittadini che si recheranno in uno qualsiasi dei quattro Centri di raccolta della città, per conferire rifiuti che non possono essere lasciati nei contenitori dell'indifferenziata, riceveranno dagli addetti una speciale tessera. A ogni conferimento successivo, sarà apposto un timbro sulla tessera; al raggiungimento di tre timbri, la tessera potrà essere consegnata agli addetti che faranno dono della borsa, realizzata dalla sartoria sociale "Lister", riciclando striscioni in pvc o ombrelli rotti. Ogni cittadino virtuoso potrà ricevere al massimo due borse. Nell'occasione, Piccoli ha reso noti alcuni numeri che riguardano la raccolta. «Nei quattro centri - ha precisato - abbiamo avuto, nel 2018, 121mila accessi, concentrati soprattutto in via Carbonara, per un totale di 11mila tonnellate. I rifiuti abbandonati nelle strade, soprattutto materassi e mobilia, sono stati invece 26mila con un costo a carico della collettività, per il recupero, di circa mezzo milione di euro». Polli, da parte sua, ha ricordato come ai rioni di San Giacomo e Barriera Vecchia spetti il primato negativo del numero di rifiuti abbandonati in strada».
Caccia agli ungulati con arco e frecce - Lega e Progetto Fvg ora si sfilano
Il capogruppo del Carroccio Bordin: ho firmato per errore Di Bert: mancato il tempo per approfondire. Contrario anche l'assessore Scoccimarro
TRIESTE. A poche ore dal voto nell'aula del Consiglio regionale, Lega e Progetto Fvg si sfilano dall'emendamento alla cosiddetta legge omnibus, che vede come prima firmataria la forzista Mara Piccin e introduce la possibilità della caccia selettiva agli ungulati (dai cinghiali ai cervi) con arco e frecce, consentendo anche l'utilizzo di fonti luminose di notte. Con l'intento dichiarato di rispettare il voto dell'aula, preferisce non parlare l'assessore regionale alle Risorse Agricole e Foresta Stefano Zannier. Mentre a mettersi di traverso è l'assessore all'Ambiente, Fabio Scoccimarro: «Non sta né in cielo né in terra che sul nostro territorio venga permessa una simile atrocità, ne ho già parlato anche con il presidente Fedriga», anticipa. Fatto sta che ieri mattina, forse sorpreso dalle proteste che nei giorni scorsi hanno accompagnato la notizia dell'emendamento, il capogruppo in Consiglio regionale della Lega Mauro Bordin ha annunciato: «Ritirerò la mia firma dalla proposta che non condivido e che ho firmato come capogruppo della Lega per errore». La richiesta di ritiro della firma - fa poi sapere Bordin - è già stata depositata. Gli fa eco il consigliere dello stesso partito, Diego Bernardis, spiegando che «in politica capita che all'interno di una maggioranza si firmino emendanti a supporto degli alleati, talvolta senza aver approfondito bene ciò di cui tratta l'argomento, in fiducia, come si die. Naturalmente - sottolinea - se il mio capogruppo ritira la firma all'emendamento in questione, che ho firmato per spirito di servizio, anche il sottoscritto ritirerà la propria domani mattina (ndr: oggi)».Si defila anche Progetto Fvg. «I 220 emendamenti presentati all'ultimo momento - argomenta il capogruppo Mauro Di Bert - non hanno consentito un accurato approfondimento. Ora, dopo una riflessione, ho deciso di ritirare la firma». Peraltro, la legge nazionale 157/92 che dispone le "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" indica come «le attività di caccia selettiva siano condotte in modo da assicurare l'efficacia immediata del gesto venatorio, affinché gli animali non siano vittime di inutili pene e atrocità». Garanzia difficile da soddisfare con l'utilizzo di arco e freccia, dato l'elevato rischio che l'animale - come ha sottolineato sabato scorso la consigliera M5S Ilaria Dal Zovo sollevando il caso dell'emendamento - venga esposto a una lunga agonia. Tra i consiglieri della Lega, intanto, ad annunciare battaglia affinché l'emendamento sia ritirato c'è Danilo Slokar, «indignato da una simile proposta». E mentre Piccin ieri ha deciso di non rilasciare dichiarazioni, conferma la sua posizione il forzista Giuseppe Nicoli. «Voterò a favore, visto che nella disciplina della caccia è già contemplato l'uso dell'arco», sostiene. Oggi della questione si discuterà in una riunione di maggioranza.
Laura Tonero
IL PICCOLO - MARTEDI', 2 aprile 2019
«Caccia con arco prevista dalla legge nazionale»
TRIESTE. Federcaccia Fvg «auspica che le proposte del ddl 26», la cosiddetta legge omnibus, per quanto riguarda le proposte in materia di caccia «diventino legge non solo» per il «bene del mondo venatorio» ma «perché risultano una norma di intelligenza». Con queste parole Federcaccia, con il presidente regionale Paolo Viezzi, dà manforte a Mara Piccin, consigliera di Forza Italia prima firmataria - assieme ai colleghi di partito Giuseppe Nicoli e Franco Mattiussi, ai leghisti Mauro Bordin e Diego Bernardis e al capogruppo di Progetto Fvg Mauro Di Bert - dell'emendamento che fra l'altro introduce la caccia con arco e frecce agli ungulati e permette anche l'utilizzo di fonti luminose di notte. La caccia con l'arco è già prevista dalla legislazione nazionale, sottolinea Federcaccia che «condivide ognuna delle proposte» relative all'attività venatoria, prendendosela contro la consigliera M5S Ilaria Dal Zovo che ha criticato aspramente le novità sottolineandone la crudeltà, ma anche con il dem Diego Moretti, «ignaro del fatto che il prelievo con l'arco in Fvg fosse già consentito per tutte le forme» di caccia «a eccezione di quella selettiva».
Diventa social il monitoraggio dell'ecosistema marino
L'iniziativa sarà presentata oggi alle 16.45 all'ex Ospedale militare dall'Ogs e mira a coinvolgere operatori del mare, istituzioni e utenze varie
Il termine Citizen Science, letteralmente scienza dei cittadini, è stato definito dall'Oxford English Dictionary nel 2014 come "la raccolta e l'analisi di dati relativi al mondo naturale da parte di un pubblico, che prende parte a un progetto di collaborazione con scienziati professionisti". Il progetto MaDCrow (Marine Data Crowdsourcing) partito nel 2017 con fondi POR-FESR 2014-2020 a cui partecipano Transpobank (capofila), l'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale - Ogs, l'Università degli Studi di Trieste e lo Studio Peloso sarà presentato oggi alle 16.45 all'ex Ospedale militare, via Fabio severo 40 e propone l'approccio Citizen Science per il monitoraggio dell'ecosistema marino. Il team ha infatti sviluppato il prototipo avanzato e funzionante di un'infrastruttura innovativa per la raccolta, l'integrazione e la diffusione di dati marini in grado di fornire in tempo reale informazioni sullo stato di salute del mare che permette a qualsiasi operatore del mare di assumere le vesti di citizen scientist, acquisendo svariati parametri oceanografici e diminuendo così i costi di campionamento. Il monitoraggio dell'ambiente marino è piuttosto costoso e per questo motivo è limitato ad alcuni punti, spesso vicini alla costa. Spiega Paolo Diviacco dell'Ogs e a capo del gruppo di ricerca che ha sviluppato il sistema di acquisizione dei dati: «L'acquisizione avverrà grazie al coinvolgimento di volontari e istituzioni pubbliche e private che, installando i sensori a basso costo sui loro mezzi navali/nautici, permetteranno di acquisire un gran numero di dati che andranno ad alimentare un'architettura appositamente sviluppata per la gestione ottimizzata di dati eterogenei e distribuiti in modo non regolare». «Noi - prosegue - ci occuperemo di validare questi dati, comparandoli a quelli rilevati da sensori ad alta risoluzione impiegati nelle campagne scientifiche di misurazione per creare quindi mappe che rappresentino lo stato del mare». «Le informazioni così raccolte ed elaborate saranno utilizzabili attraverso applicazioni web orientate a svariate finalità, ad esempio - conclude - il monitoraggio ambientale, la pianificazione territoriale e la pesca, fino alle attività ricreative» . Commenta Antonio Nadali Responsabile Laboratorio di Transpobank, azienda di Area Science Park: «I dati raccolti dal dispositivo MadCrow, sono trasmessi immediatamente a terra, raccolti da un gateway posto in Area Science Park e confluiscono in un'architettura cloud per essere elaborati da un sistema di supporto decisionale. La condivisione delle informazioni così elaborate avviene poi su una piattaforma web dedicata ad operatori di settore, alla comunità scientifica, ma anche all'utenza non professionale: ciascun utente, a seconda del proprio profilo, accederà a livelli di informazioni sempre più elevati».
L. M.
GREENSTYLE.it - LUNEDI', 1 aprile 2019
Plastica, Sergio Costa: pescatori diventeranno spazzini del mare
Una nuova legge per combattere l’inquinamento da plastica trasformerà i pescatori in spazzini del mare. Ad annunciarlo il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che ha sottolineato l’importanza di un testo che permetterà di tutelare in maniera più efficace le risorse marine. La discussione in seno al Consiglio dei Ministri della “Salve mare” è attesa per giovedì.
Come ha ricordato Sergio Costa la nuova legge servirà innanzitutto per superare un paradosso della legislazione attuale. Tale situazione anomala si caratterizza per il fatto che i pescatori sono costretti a rigettare in mare la plastica eventualmente “pescata” insieme ai prodotti ittici per non incorrere nell’accusa di “trafficanti di rifiuti”. Una quota che si aggira intorno al 50% di ciò che tirano su con le proprie reti. Numeri che rendono i pescatori le figure ideali per contribuire a ridurre l’inquinamento da plastica del mare. Una volta pescati i rifiuti potranno essere riconsegnati nei porti, dove la Capitaneria predisporrà delle isole ecologiche. Seppure non verrà istituito l’obbligo di riportare l’immondizia raccolta presso i porti, all’interno della legge verranno previste delle agevolazioni per rendere conveniente tale pratica: si andrà da speciali certificazioni di filiera eco-sostenibile a delle agevolazioni per il patentino da pescatori. L’iniziativa segue a stretto giro l’approvazione, da parte del Parlamento UE, della messa al bando a partire dal 2021 della plastica monouso. A partire dalla scadenza fissata non sarà più possibile la vendita entro i confini dell’Unione Europea di prodotti realizzati con materiali plastici quali cotton fioc, posate, bicchieri, piatti e altri “usa e getta”. Prevista anche una normativa specifica per la raccolta e la produzione delle bottiglie.
Claudio Schirru
IL PICCOLO - LUNEDI', 1 aprile 2019
Centro congressi: conto alla rovescia verso aprile 2020 Ecco la road map
Attesa per la validazione di Bureau Veritas sui progetti - Poi opere strutturali entro maggio, da gennaio le rifiniture
È il momento della Veritas. Imminente, dicono in Comune. Speriamo, rispondono le imprese. Il nome per intero è Bureau Veritas, gruppo di portata internazionale specializzato nella verifica e validazione progettuale. Ha vinto la gara, alla quale si erano presentati in 9, per svolgere il suo compito professionale sui progetti che il concessionario Tcc ha messo a punto in ordine alla realizzazione del centro congressi in Porto vecchio. Bureau Veritas Italia percepirà 43.150,12 euro (Iva compresa) alfine di controllare qualità e congruità di disegni e relative cifre. Lo staff di Bureau Veritas ha chiesto un supplemento di documentazione, che - secondo le diverse scuole di pensiero - riguarderebbero i prezzi praticati e/o l'impiantistica. Naturalmente dagli uffici comunali idranti anti-incendio azionati a tutta forza: il centro congressi si farà nei tempi stabiliti, il cantiere procederà senza soluzione di continuità, la risposta di Bureau Veritas è attesa nei prossimi giorni. Anche se gli immancabili ben informati malignano che c'è qualche frizione di carattere finanziario tra committenza e aziende esecutrici .Sul centro congressi ai Magazzini 27-28 del Porto vecchio non si scherza: è in piedi un project financing pubblico-privato da 11,7 milioni di euro, di cui 6,2 a cura dei privati e 5,5 a cura del Comune (4,7 milioni da vendita di azioni Hera e 800 mila euro dal Fondo Trieste). Responsabile unico del procedimento (rup) è lo stesso responsabile dei Lavori pubblici municipali, Enrico Conte. Il primo appuntamento è a luglio 2020 con la manifestazione di divulgazione scientifica Esof (Euroscience Open Forum). Ma il "convention center" deve essere già pronto ai primi di aprile 2020, per cui manca un anno esatto al rendez-vous. Lo scorso giovedì 20 dicembre il sindaco Dipiazza aveva simbolicamente consegnato le chiavi dei due magazzini a Diego Bravar, presidente di Tcc. Durata: 450 giorni di cantiere. Novanta se ne sono andati, ne restano 360. Da allora è stato percorso solo un piccolo tratto di strada, il cosiddetto Lotto "0" - spiega l'imprenditore Andrea Monticolo - che consiste nell'accantieramento e nelle demolizioni, visibili nella parte retrostante del "28" dove sorgerà ex novo il "28-bis", cardine dell'insieme congressuale. Non appena Bureau Veritas darà disco verde, decollerà il Lotto "1" - prosegue Monticolo - con opere strutturali (rinforzi anti-sismici) e la predisposizione degli impianti: entro la fine di maggio questa fase dovrà essere completata. Perché poi l'estate accelererà i tempi con il clou dei lavori: in particolare l'infrastruttura del "28 bis" - a giudizio di Monticolo - rappresenterà da sola il 50% del programma. Senza dimenticare il ponte collegante tra i due magazzini. Settembre sarà la chiave di volta dell'operazione, perché consentirà un bilancio probante degli interventi eseguiti. A fine dicembre Monticolo vuole il "grezzo" a uno stato avanzato, cosicché possa partire la fase di rifinitura da chiudere entro il 31 marzo. Monticolo è una figura importante per scandire un cronoprogramma orientativo, in quanto la sua ditta - Monticolo & Foti - ha in capo l'esecuzione del 90% degli impianti e del 50% dell'edile. Non nasconde che prima arriverà la validazione di Bureau Veritas, prima il cantiere potrà transitare verso il Lotto "1", quello realmente operativo. I due magazzini andranno a costituire l'ambito fieristico-congressuale dirimpetto al polo culturale a sua volta formato dal Magazzino 26 e dal complesso Centrale idrodinamica-Sottostazione elettrica. Il "27" è un capannone industriale a un piano addossato alla storica facciata "ex Ford", ha uno sviluppo di 3000 metri quadrati. Il "28" risale agli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso, anch'esso si estende per oltre 3000 mq. Il "28 bis" occuperà una superficie di circa 3400 mq e si estenderà proprio dietro il "28", previo abbattimento del muro divisorio.
Massimo Greco
Museo del mare "Sfilata" di archistar al Magazzino 26: 13 sopralluoghi
Le proposte per progettare il grande contenitore devono essere presentate entro martedì 9 aprile Parcella da 1,6 milioni
I grandi studi di architetti hanno posato l'occhio sulla progettazione del Museo del mare al Magazzino 26, sulla cui realizzazione il Comune ha puntato un budget di 33 milioni di euro. Ben tredici i sopralluoghi finora richiesti, alcuni dai cosiddetti archistar internazionali. D'altronde una parcella da 1,6 milioni di euro val bene una trasferta a Trieste: le offerte debbono pervenire in Comune entro le 12.30 di martedì 9 aprile e saranno aperte alle 10 del giorno seguente. Il progetto andrà poi sviluppato lungo un periodo di 8 mesi, per dare un senso a una superficie enorme pari a 19 mila metri quadrati spalmata su quattro piani. L'assessore alla Cultura Giorgio Rossi parla di almeno 800 mila visitatori all'anno, quando il Museo sarà approntato. Sulla "torta" complessiva di 33 milioni, la fetta destinata al capitolo più squisitamente culturale ammonta a 7 milioni, per il resto tutto va alla ristrutturazione, alle demolizioni, alle aree pedonali, collaudi, sicurezza, ecc. Già, ma tra la redazione del progetto e l'andirivieni di gru e betoniere trascorrerà del tempo prima che aprano i botteghini del Museo del mare. Diciamo che, salvo imprevisti, si lavorerà fino ai primi del 2024. E intanto? Con le elezioni amministrative fissate alla primavera 2021? La vastità del Magazzino 26 fa sì che si possa prevedere qualche intervento integrativo di più pronta beva. Dove? Guardiamo la facciata principale e constatiamo che è già possibile entrare a visitare la mostra sul Lloyd Triestino. Bene, proprio a fianco, in una sezione verticale del grande edificio, il Comune è intenzionato a sistemare al pianterreno e al primo piano l'Immaginario Scientifico, mentre al secondo piano verrebbero riallestite le masserizie degli esuli istriani, oggi collocate nel Magazzino 18. Recentemente il responsabile dei Lavori Pubblici, Enrico Conte, ha incontrato il direttore dell'Irci, Piero Delbello, per una prima valutazione "volumetrica" dei materiali da traslocare. C'è un terzo piano dove finirebbe l'attuale dotazione del Museo del mare funzionante in Campo Marzio. L'edificio, di cui il Comune è inquilino, presenta problemi di sicurezza e quindi, tutto sommato, si fa prima e si spende meno a spostare le collezioni al "26". Sempre al pianterreno, sorgerà il "visitor center": Rossi vuole investirvi 1,2 milioni utilizzando due annualità dell'imposta di soggiorno.
Al via i lavori per la rotatoria Obiettivo fissato a gennaio
La prima parte del cantiere prevede l'infrastrutturazione delle reti di acqua, luce e gas Saranno collocate la fibra e la rete delle fognature
Si concluderà a gennaio 2020 il cantiere che creerà il nuovo accesso del Porto vecchio dalla futura rotatoria di viale Miramare. Sono partiti nei giorni scorsi i lavori del primo lotto che comprende la demolizione di due edifici, la nuova viabilità con quella ciclabile e pedonale, gli arredi e soprattutto la maxi rotatoria all'altezza dello svincolo attuale. La parte più importante del cantiere si compirà però sotto il piano dell'asfalto, visto che verranno portate le reti infrastrutturali: acqua, luce, gas, fognature e la fibra. Tutti sotto servizi che ad oggi non esistono nel Porto vecchio. La rotatoria è invece la parte destinata ad avere maggior impatto sulla vita quotidiana dei triestini: il cantiere inizierà alla fine di questa estate, e sarà la conclusione di tutto il lotto. L'obiettivo è gennaio, anche se ci sono dei margini di incertezza, visto che il termine ultimo è il luglio 2020, quando Esof che sarà ospitato nella zona dei magazzini 26, 27 e 28.Attualmente sono stati demoliti degli edifici fatiscenti, si procederà poi con la creazione di una viabilità provvisoria tra il magazzino 27 e la sottostazione elettrica con una nuova apertura su viale Miramare. Questo consentirà all'impresa Innocente & Stipanovich, che si è aggiudicata l'appalto da quasi sei milioni di euro, di procedere a creare le tubature e le condutture che correranno sotto la strada che c'è attualmente. Poi si procederà con la nuova viabilità per le auto, le biciclette e i pedoni. Per quanto riguarda la rotatoria, dal diametro di 30 metri, si partirà sul lato mare per poi completare il cantiere con l'area dove oggi c'è viale Miramare.Contemporaneamente si sta procedendo anche alla costruzione del centro congressi che sorgerà sui magazzini 27 e 28, l'area davanti alla sottostazione (vedi articolo in alto).Dal lato Barcola del Porto vecchio resterà poi da completare il terrapieno che diventerà la zona "Ludico sportiva". I 5,5 milioni arrivati dalla Regione in questo momento sono utilizzati per i carotaggi che consentiranno poi la pianificazione della bonifica. Il progetto non è ancora stato disegnato anche se l'obiettivo è di creare campi di calcio, basket e altri sport e una foresteria a disposizione anche delle società sportive della zona. Per quanto riguarda i percorsi ciclabili, nelle scorse settimane l'assessore all'Urbanistica Luisa Polli aveva sostenuto la seguente posizione: «Da Barcola si entrerà in Porto vecchio dal parcheggio del Bovedo, in più - aveva dichiarato l'assessore su queste pagine - saranno previsti anche passaggi ciclabili dove si realizzeranno, pure, quelli pedonali. Credo comunque che l'idea di un vero e proprio percorso riservato sia un po' superata, soprattutto per quanto riguarda i ciclisti urbani, che alla corsia dedicata preferiscono sempre più la strada».
Andrea Pierini
IL PICCOLO - DOMENICA, 31 marzo 2019
Torna la caccia con arco e frecce inserita nella legge omnibus
Emendamento di Piccin (Fi) con Lega e Progetto Fvg. Dal Zovo (M5s): «Crudeltà da Medioevo»
TRIESTE. A caccia con arco e frecce in Friuli Venezia Giulia. Lo prevede un emendamento alla legge 26 "Misure urgenti per il recupero della competitività regionale", ormai diventata la norma "omnibus", che sarà votata la prossima settimana in Consiglio regionale. A proporre il documento è Mara Piccin di Forza Italia, con le firme dei colleghi di partito Giuseppe Nicoli e Franco Mattiussi, quelle dei leghisti Mauro Bordin e Diego Bernardis e del capogruppo di Progetto Fvg Mauro Di Bert. Nel dettaglio, l'emendamento prevede che «sull'intero territorio regionale la caccia selettiva per qualità, sesso e struttura agli ungulati potrà essere esercitata anche mediante l'utilizzo dell'arco ai sensi della legge 157 del 1992». Della famiglia degli ungulati fanno parte anche i cavalli, che chiaramente non si possono cacciare a differenza di: cinghiali, cervi, caprioli, daini e mufloni. Nello stesso emendamento si autorizza anche l'utilizzo di fonti luminose, notturne, termiche o puntatori laser come mezzi ausiliari. A denunciare la proposta degli azzurri è la consigliera del M5s Ilaria Dal Zovo, che definisce la caccia con l'arco «un metodo barbaro e assolutamente assurdo. In questo modo, uccidere un cervide o un cinghiale al primo colpo è praticamente impossibile. Ciò provoca agonia e la lenta e atroce sofferenza per l'animale colpito», e inoltre «un cinghiale ferito può diventare estremamente pericoloso. Non possiamo pensare che nella nostra regione si consenta questa atrocità a puro scopo di sadico svago». Così come da additare, per Dal Zovo, è l'uso di fonti luminose, con animali «braccati nelle uniche ore in cui potrebbero stare tranquilli alla ricerca di cibo». Insomma, «di questo passo il Medioevo è dietro l'angolo". Mara Piccin replica a muso duro: «Ai 5 stelle rispondo in aula, non mi interessa la polemica sui giornali. Li conosciamo già da tempo e sappiamo la loro presa di posizione di parte su questi argomenti; e chi legifera non può farlo con queste ideologie. Si tratta comunque di un adeguamento alla legge nazionale 157». Sul fronte Lega, il capogruppo Mauro Bordin, precisa che «l'ho firmato insieme ai gruppi di maggioranza. È una iniziativa della Piccin che mi risulta essere stata discussa con l'assessore alle Risorse agroalimentari Stefano Zannier. Abbiamo deciso come capigruppo di firmare tutti gli emendamenti proposti dalla maggioranza».A contestare le norma anche il Pd, con Diego Moretti che aggiunge: «Non si può pensare di affrontare il tema caccia a spot, ma va affrontato in maniera organica. L'uso dell'arco sarà anche autorizzato dalla legge 157, ma il Friuli Venezia Giulia aveva scelto di non adeguarsi perché può essere un metodo crudele nei confronti degli animali. Probabilmente questo emendamento serve ad accontentare una qualche associazione di caccia. Chiederemo lo stralcio, anche perché non si capisce cosa abbia a che fare con la competitività».
Andrea Pierini
«No a piani "spezzatino" Porto vecchio rinasca seguendo un'unica via»
Quali possono essere le strategie di riconversione dell'area del Porto Vecchio e quale aspetto potrà avere l'antico scalo al termine dei lavori di riconversione. Questi i due spunti base da cui si è sviluppato ieri il dibattito organizzato al Magazzino delle Idee, nell'ambito della mostra "040 - Reloaded - nuove idee in Porto Vecchio", al quale hanno preso parte Mitja Gialuz, presidente della Svbg, Massimiliano Tarantino, segretario della Fondazione Feltrinelli, Sandro Scandolo, direttore della Divisione ricerca del Centro Abdus Salam, l'architetto Dimitri Waltritsch, curatore della mostra, e Alessia Rosolen, assessore regionale a Lavoro e Ricerca. «Siamo nel pieno di una fase di trasformazione socio- economica», queste le parole dello stesso Waltritsch: «Una situazione che richiederà delle risposte pronte e attive da parte dei territori che da questa situazione vorranno trarne dei benefici. E Trieste con il Porto Vecchio dovrà attrezzarsi con una nuova capacità di attrazione, farne un richiamo di scala internazionale». Si profila dunque l'opportunità di attirare in città anche nuove persone con un'alta propensione all'innovazione, in grado di trovare a Trieste occasioni di sviluppo "combinate" alla prospettiva di un'alta qualità della vita sul territorio stesso. «È bene che la politica faccia delle riflessioni serie su questo tema - così Rosolen - perché il Porto Vecchio rappresenta un pezzo di città che potrà diventare un luogo importantissimo per la sua economia. Il mio auspicio è di vedere un progetto definitivo per l'intera area, che non immagini delle soluzioni diverse, a "spezzatino", così come fu fatto per il Borgo Teresiano». Ripensare il Porto Vecchio come un qualcosa di strutturato, di "integrale", che serva a tutti, insomma. Proteso sì verso il porto, ma senza dimenticare il terziario, al cui interno possano rientrarvi, al caso, pure abitazioni e strutture diportistiche. «Colgo l'occasione per lanciare due appelli», la conclusione di Rosolen: «Spero non si colga l'occasione per trasformare quest'area in un maxi deposito dove convogliare tutto ciò che in città non trova spazio, come musei o eventi, e al contempo auspico il rilancio dell'idea di una società unica per la gestione dell'intera area».-
Lorenzo Degrassi
I giovani propongono una piazza Sant'Antonio a misura di disabile
Il progetto della nuova piazza Sant'Antonio a misura di disabile è quello dotato di alberi e fontana nella zona antistante la chiesa di San Spiridione. Questo quanto emerge al termine di un lungo percorso avviato dall'associazione ProgettiAmo Trieste, che ha visto il confronto tra gli studenti di architettura dell'Università e le associazioni disabili. «Abbiamo voluto presentare una filosofia di lavoro che coinvolge tutti», ha spiegato il presidente di ProgettiAmo Emanuele Cristelli. Il sottosegretario con delega alla Disabilità Vincenzo Zoccano ha ammesso di «essere un po' nemico dei masegni. Dove vive una persona disabile vivono bene tutti. Non bisogna progettare per i disabili, ma con i disabili». Mauro Morassut, presidente della Consulta territoriale delle disabilità, ha sottolineato che «l'iniziativa è importante perché coinvolge i giovani che si sono impegnati in prima persona per progettare il nostro futuro». Le proposte per la nuova piazza Sant'Antonio sono rimaste quattro, il più a "misura" di disabile è quello appunto con la fontana davanti alla chiesa serbo-ortodossa e gli alberi fino a via Trenta ottobre, da dove parte l'illuminazione a terra in stile piazza Unità. Paradossalmente, in quanto completamente diversi, il secondo progetto qualificato è quello dove non sono presenti elementi se non una statua in prossimità di via San Spiridione. Per quanto riguarda le proposte rivolte nell'occasione all'architetto Maurizio Bradaschia, che ha realizzato i progetti ed era presente alla presentazione, è stata lanciata in particolare l'idea di creare degli attraversamenti senza i masegni e dei percorsi luminosi per valorizzare le attività commerciali.
IL PICCOLO - SABATO, 30 marzo 2019
L'aula approva l'aumento - Tari Sconto in arrivo per gli esercenti
Barbo (Pd) all'attacco: «Trascurate le periferie». Dipiazza: «Vai a lavorare» Emendamento dell'ultimo minuto dimezza le tariffe per ristoranti e osterie
Ieri sera il Consiglio comunale di Trieste ha approvato dopo aver discusso a lungo le nuove tariffe Tari: è in arrivo un dimezzamento delle tariffe per le categorie più "vessate" degli esercenti, come i ristoratori. Nella prima parte della serata, invece, l'aula ha approvato in un dibattito a dir poco infuocato il nuovo Piano economico finanziario (Pef) del Servizio di gestione dei rifiuti urbani per il 2019. Infuocato tanto che, a un certo punto, il sindaco Roberto Dipiazza ha apostrofato il consigliere dem Giovanni Barbo, che accusava la giunta di trascurare le periferie, invitandolo ad andare «a lavorare». Le novità del Pef 2019 sono state illustrate dall'assessore all'Urbanistica Luisa Polli: «La spesa aumenterà di 1 milione 928 mila euro - ha spiegato -. L'incremento è dovuto a obblighi di legge imposti a livello nazionale: in base a questi le amministrazioni hanno dovuto inserire nel Pef alcune nuove voci, prima comprese nelle spese di bilancio». Tra i servizi così introdotti c'è quello di pulizia delle aree verdi. Polli ha poi annunciato l'inserimento, sollecitato dai cittadini, dei distributori di sacchetti per le deiezioni canine nei principali giardini della città. Sarà inoltre creata un'area di micro-raccolta dell'amianto e sarà istituito un presidio di spazzamento per l'area compresa tra piazza Perugino, San Giacomo e Servola. La maggioranza ha approvato il Piano in maniera compatta, bocciando le proposte di emendamento dell'opposizione. Il voto è avvenuto dopo una discussione di oltre due ore, impossibile da riportare integralmente, durante la quale a intervenire sono stati soprattutto i consiglieri di minoranza. Il pentastellato Paolo Menis ha accusato l'amministrazione di aver «creato una delibera coerente con le mancanze degli anni precedenti. Nel 2017 vi abbiamo dato il beneficio del dubbio, pur non essendoci stato un cambio di rotta rispetto alla giunta Cosolini. Nei due anni successivi, tuttavia, non ci sono state modifiche di rilievo. Per questo voteremo contro». Diverse critiche sono state avanzate anche dal centrosinistra. Per la capogruppo Pd Fabiana Martini «da parte della maggioranza manca una visione d'insieme della città. Negli scorsi giorni ci sono stati momenti imbarazzanti nelle commissioni, con assessori che ignoravano le cifre da loro stessi stanziate. Non sono state coinvolte le categorie, nonostante le loro proteste. È minimo l'incremento della raccolta differenziata, tema che la destra è riuscita a ideologizzare come se la tutela dell'ambiente riguardasse solo la sinistra». La dem Antonella Grim ha evidenziato «l'assenza di progetti educativi e scolastici». Per Sabrina Morena (Open) è «grave l'aumento della tassazione ai cittadini. Nulla è stato fatto per sensibilizzare la popolazione sull'importanza del riciclaggio per la tutela dell'ambiente. Manca inoltre una seria trattativa con Acegas: la città è sporca e abbiamo pochi servizi». Così il dem Giovanni Barbo: «In via Torrebianca, dieci giorni dopo il Carnevale, c'erano ancora i coriandoli. C'è puzza di pipì. Vi limitate agli annunci su Facebook e non fate nulla, di fatto». Alla dichiarazione di Barbo è seguito un momento di bagarre generalizzata in aula, in cui il sindaco ha urlato a Barbo: «Vai a lavorare!». In sede di dichiarazioni di voto, il capogruppo Vincenzo Rescigno ha motivato il parere favorevole della Lista Dipiazza: «Il Pef comporta un lieve aumento dell'imposta sui rifiuti, che serve tuttavia a mantenere l'elevata qualità dei servizi di pulizia della città». Il leghista Radames Razza ha ribadito che l'aumento di «spesa è legato al rispetto delle normative nazionali». Anche il forzista Alberto Polacco ha difeso il testo. Passando alla discussione sulle tariffe della Tari, Forza Italia ha proposto all'ultimo minuto un emendamento, firmato da tutti i capigruppo di maggioranza, per ridurre del 50% l'aumento delle tariffe per alcune categorie di utenze non domestiche. Tra queste figurano ristoranti, pizzerie, mense, bar, ortofrutta, pescherie, fiorerie, banchi di mercato di genere alimentare e altre attività analoghe. È stato calcolato che la riduzione delle tariffe per tali categorie è pari a una cifra di 120mila euro. La richiesta della maggioranza è di stanziare una spesa corrispondente nel Bilancio 2019-2021, che sarà discusso lunedì prossimo:l'assessore preposto al Bilancio, il dipiazzista Giorgio Rossi, ha fatto proprio l'emendamento.
Lilli Goriup
IL PICCOLO - VENERDI', 29 marzo 2019
LEGAMBIENTE - Un premio alle migliori foto di mare e terra
Legambiente Trieste - Circolo Verdeazzurro organizza il primo concorso fotografico "Mare, terra, città", aperto a tutti gli amanti della fotografia. A chiusura del concorso, le foto verranno esposte presso la sede Arci di via del Bosco 17/b. L'iscrizione e partecipazione al concorso è gratuita. Per informazioni e iscrizioni al concorso, vedi il sito: www.legambientetrieste.it mail: mareterracitta@gmail.com. Chiusura iscrizioni il 4 Aprile.
Nuova diffida alla Ferriera "Fa ancora troppo rumore"
La mossa della Regione in base al piano acustico del Comune
La Ferriera di Servola avrà 12 mesi di tempo per adeguarsi ai nuovi obiettivi che la Regione ha chiesto per quanto riguarda i limiti acustici. Lo ha reso noto l'assessore all'Ambiente Fabio Scoccimarro in Consiglio regionale rispondendo all'interrogazione di Andrea Ussai del Movimento 5 stelle. Secondo Scoccimarro, dai rilievi fonometrici effettuati dall'Arpa dopo l'esecuzione degli interventi che avrebbero dovuto ridurre il rumore degli impianti e sulla base del nuovo Piano di classificazione acustica approvato dal Comune di Trieste, «permane il superamento dei limiti di accettabilità in ambiente esterno». Il 21 febbraio 2019 - ha spiegato l'assessore - era stato comunicato ad Arvedi l'avvio di un procedimento di diffida alla quale l'azienda aveva replicato sostenendo che gli interventi erano coerenti con quanto previsto dall'Autorizzazione integrata ambientale del 2016. A questa risposta la Regione, sulla base del nuovo Piano acustico del Comune, varato di recente, ha ribattuto con una nota con la quale sono stati prescritti nuovi tempi specifici e obiettivi in ottemperanza alla diffida stessa. Anche per quanto concerne le emissioni in atmosfera l'assessorato sta valutando la revisione dei limiti imposti sempre dall'Aia. «Tutte le segnalazioni dei cittadini - ha aggiunto Scoccimarro - sono oggetto di approfondimento sui dati rilevati dalle centraline che misurano la qualità dell'aria e, ogni volta in cui vengono rilevate irregolarità, seguono gli atti amministrativi del caso». La risposta non ha soddisfatto Ussai: «L'assessore conferma che non vengono rispettati i limiti di rumore previsti dall'Autorizzazione integrata ambientale. Sono stati già dati tre anni per adeguarsi alle soglie indicate dall'Aia, imponendo ulteriori interventi di mitigazione del rumore. L'ulteriore ennesima diffida non è sufficiente. Mi aspetto azioni più incisive».
«L'Icgeb è fuori dalle scatole» Bufera sulla "gaffe" di Rossi
La frase pronunciata in commissione dall'assessore innesca la reazione di Giacca «Il problema è che il responsabile cultura ha un evidente problema di cultura»
L'Icgeb di Mauro Giacca, inizialmente assegnatario del Magazzino 26? «È andato fuori dalle scatole». Parola dell'assessore comunale alla Cultura Giorgio Rossi, che questa frase a dir poco infelice l'ha pronunciata martedì durante una seduta di commissione dedicata al bilancio, suscitando com'era prevedibile reazioni accese. A partire da quella del diretto interessato. «Il problema - ribatte a distanza il genetista - è che l'assessore alla Cultura ha evidentemente un problema proprio di cultura, in particolare scientifica, il che è abbastanza grave in una città come Trieste in cui esiste una grande concentrazione di strutture scientifiche. Detto questo, sono sicuro che, nonostante tutto, lui abbia sentito parlare di startup, trasferimento tecnologico, possibilità imprenditoriali, di Silicon Valley. Un atteggiamento - continua il direttore del Centro - che riflette un po' lo stato di abbandono culturale in cui versa questa città, l'incapacità di sviluppare un'idea o il solo fatto di trasformare il magazzino 26 in un vero e proprio magazzino, in cui infilarci dentro di tutto». E non finisce qui. «Questa infelice battuta evidentemente gli deve essere scappata - prosegue Giacca -. Ma resta il fatto che è sotto gli occhi di tutti l'incapacità di una programmazione sul Porto vecchio. Io penso che non trasferire in quell'area l'Icgeb sia un'occasione persa perché avrebbe consentito di spostarvici la ricerca, tutta una parte di attività di divulgazione per la città e il territorio, e un incubatore per startup». Il tira e molla sul trasferimento dell'Icgeb al Magazzino 26 - prima sbandierato ai quattro venti, poi lasciato in stand by e infine definitivamente cassato -, è proseguito come noto per anni. Ed è stato contrassegnato da altri "scivoloni" di Rossi. A settembre 2016, per esempio, l'assessore annunciava lo stop, da parte del ministero dei Beni culturali, allo stanziamento di 12 milioni fondi per il trasloco dell'Icgeb. «Quei fondi - chiariva Rossi - deve metterli il Miur». Una versione rivelatasi però del tutto infondata anche perchè, specificò in quell'occasione lo stesso Giacca, «noi non dipendiamo né da Miur né dai Beni culturali, bensì dal ministero degli Esteri». «L'Icgeb - aggiunge ora il direttore - è un centro di trasferimento di tecnologie alle imprese ed è anche un'organizzazione internazionale; certamente comportandosi così il Comune ha fatto una brutta figura agli occhi di tutto un contesto internazionale, composto da 65 Paesi. L'attuale assessore alla Cultura, ma anche il sindaco Dipiazza, al suo terzo mandato, non si sono mai degnati di venire a visitare la sede, non ci hanno mai messo piede. E la cosa non mi sorprende vista la pochezza di questa amministrazione». Che, dopo anni di annunci e passi indietro, lo scorso agosto ha definitivamente cassato il trasferimento in Porto vecchio, e promosso al suo posto Museo del mare, Immaginario scientifico e masserizie degli esuli, oggi stipate al Magazzino 18. «Purtroppo, - conclude amaro Giacca - l'amministrazione comunale ha convinto quella regionale, chiedendo al ministero di stornare questi fondi ad altre attività. Anche se io la risposta del ministero non l'ho trovata».Da parte di Rossi nessuna controreplica. L'esponente della giunta Dipiazza, nonostante i numerosi tentativi, ieri è risultato infatti irraggiungibile. In sua difesa scende in campo il forzista Michele Babuder, presente in commissione. «Quando l'altro giorno l'assessore è intervenuto sul tema, mi è sembrato evidente si riferisse al "problema/contenzioso" relativo al trasferimento dell'Icgeb. L'espressione "fuori dalle scatole" non era rivolta né alle attività dell'Icgeb né, tantomeno, alla figura del professor Giacca. Certo, non è stata la più felice ma non ritengo avesse alcuna intenzione di essere offensivo nei confronti di alcuno». Di tutt'altro avviso la consigliera Pd Antonella Grim. «Il comportamento tenuto l'altro ieri in commissione dall'assessore Rossi sulla questione Icgeb è inqualificabile - attacca -. Può anche legittimamente pensare di non volerlo trasferire in Porto vecchio, ma da qui a esprimersi con tale superficialità e crudezza ne passa». Sulla stessa linea Elena Danielis, consigliera M5s, che ha condannato fermamente la frase pronunciata dall'assessore «in un contesto istituzionale come quello in cui sono state pronunciate». «Una vera e propria mancanza di rispetto - conclude - nei confronti di un'istituzione e una persona che danno lustro alla nostra città a livello internazionale».
Luigi Putignano
Affondo bis delle categorie contro gli aumenti alla Tari «La pazienza ha un limite»
Lettera a giunta e consiglieri per scongiurare i previsti aumenti dell'imposta rifiuti Oggi il verdetto finale con il voto in Consiglio
Farmacisti, ristoratori, albergatori, titolari di agenzie di viaggio e commercianti all'ingrosso e al dettaglio chiedono al Comune un passo indietro rispetto all'aumento della Tari. In una lettera a firma congiunta dei presidenti delle categorie che li rappresentano, e inviata al sindaco e agli assessori con delega ad Ambiente, Bilancio e Commercio, sottolineano i malumori che serpeggiano tra gli imprenditori e chiedono trasparenza sui motivi che hanno spinto la giunta ad adottare questo provvedimento. A far andar su tutte le furie Agrimercato, Fipe, Federfarma, Federalberghi, Acd e Fiavet è anche il confronto con i rispettivi colleghi di Udine, città in cui le aliquote sono più basse del 50% rispetto a quelle di Trieste, ma pure di Padova, dove opera AcegasApsAmga e dove comunque molte categorie pagano tariffe più ridotte. «L'imminente aumento Tari lascia indubbiamente dell'amaro in bocca, e che più sorprende è la mancanza di comunicazione e di condivisione di un simile provvedimento, che andrà ad incidere sull'attività di migliaia di aziende che operano su Trieste - si legge nella missiva -. Chi si attende un aiuto per le imprese e invece riceve un aumento delle tasse, non può girarsi dall'altra parte facendo finta sia uno dei tanti rincari ai quali sia impossibile opporsi. Perché, quando le brutte sorprese arrivano dall'amministrazione comunale, l'ente più vicino al territorio e a chi ci vive e lavora, il rammarico è più profondo». Le categorie auspicano un ripensamento della giunta, e fanno un appello ai consiglieri che proprio oggi saranno chiamati a licenziare il provvedimento in aula. «Chiediamo inoltre lun tavolo di confronto per ridefinire il regolamento Tari, - scrivono - oggi decisamente inadeguato a forte di una città che negli ultimi anni ha modificato il suo tessuto commerciale, con forti differenze tra centro e periferia». Tra le categorie più penalizzate c'è quella dei commercianti all'ingrosso. «In un momento così difficile per l'economia - spiega Massimo Vitale, presidente di Agrimercato - un'amministrazione comunale ha perlomeno il dovere di non aumentare quelle tariffe. È mancata soprattutto la concertazione con le categorie e mi chiedo come mai i miei colleghi di Udine paghino cifre così basse rispetto a noi». A rendere ancora più dura la posizione degli imprenditori, è stata anche la notizia del rialzo degli utili di Hera dell'11,2%, grazie ad un significativo contributo della controllata AcegasApsAmga. «Vogliamo vederci chiaro, chiediamo dettagli sui costi e capire cosa non va, perché a Trieste, dove tra l'altro abbiano un termovalorizzatore, si paghino cifre più elevate che altrove. Il Comune deve dare delle risposte». In caso contrario a fare le spese saranno i cittadini. «I triestini - evidenzia il presidente di Federfarma - saranno penalizzati due volte: come contribuenti e come consumatori perchè i rincari peseranno sui loro acquisti».
Laura Tonero
Domani scatta l'Ora della Terra e anche Trieste si mobilita
Al più grande evento sui cambiamenti climatici partecipano Wwf, Comune e Museo di Miramare
Lo spegnimento di due palazzi simbolo della città, una passeggiata serale con una visione del cielo al telescopio, cene a lume di candela e un banchetto informativo. A Trieste domani scocca l'ora della Terra. Anche la nostra città aderisce infatti alla mobilitazione sul cambiamento climatico, "Earth Hour - l'Ora della Terra", con un ricco calendario di eventi. L'appuntamento annuale, che rappresenta il più grande evento globale sui cambiamenti climatici, è promosso dal Wwf, sostenuto e patrocinato dalla Presidenza del Consiglio, dal Senato, dalla Camera e dall'Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e in collaborazione con il Miur. Anche quest'anno, allo scopo di evidenziare l'urgenza di contrastare e arrestare il cambiamento climatico, le luci di decine di migliaia di edifici, palazzi e monumenti si spegneranno per un'ora - dalle 20.30 alle 21.30 - in tutto il mondo." Anche il semplice gesto di abbassare le luci di luoghi pubblici e a Trieste di alcuni noti ristoranti - commenta Alessandro Giadrossi, delegato del Wwf Italia nel Friuli Venezia Giulia - significa essere attori della grande mobilitazione internazionale". Trieste aderisce simbolicamente spegnendo il Municipio e il Castello di Miramare. Pure alcuni esercizi pubblici triestini, sensibilizzati a cura del Wwf Trieste e della Bottega del Mondo Mosaico - hanno deciso di aderire e per offrire il proprio contributo serviranno la cena a lume di candela. Sono Degusteria Km0, Hostaria Malcanton, Cantina degli ostinati, Ristorante Savron, Cafè della musica, Ristorante ai Fiori, Caffè Tommaseo e Ginger-Tea & Cakes. Per l'occasione, sabato l'Area Marina Protetta di Miramare proporrà una passeggiata serale all'interno della Riserva della Biosfera nella zona di Monte Grisa. Il ritrovo è alle 18.30 davanti ai cancelli del tempio Mariano.
Gianfranco Terzoli
Il mare nelle nostre mani laboratori per bambini e incontri con gli esperti - domenica all'Immaginario
Il mare è nelle nostre mani. Per ricordarlo, all'Immaginario Scientifico è stata organizzata una giornata dedicata all'elemento blu e la sua salvaguardia, con attività gratuite grazie al contributo dell'associazione ambientalista Marevivo per bambini e adulti. Domenica al museo di Grignano alle 11.30 e alle 15 si terranno laboratori per ragazzi dai 7 anni in su (iscrizioni su www.immaginarioscientifico.it) e, in contemporanea, incontri per gli adulti (senza necessità di prenotazione). I più piccoli dovranno fronteggiare un'emergenza ambientale (uno sversamento di petrolio in mare) concentrandosi sulle diverse possibilità per contenere i danni e sulle difficoltà tecniche che potrebbero insorgere. Grazie a un apparato sperimentale i partecipanti potranno indagare le caratteristiche fisiche e chimiche di questi eventi catastrofici ed elaborare una strategia risolutiva. Negli stessi orari, gli adulti potranno riflettere sullo stato dei nostri mari e sull'emergenza plastiche assieme a Maria Cristina Pedicchio (presidente di Ogs e segretario generale di Marevivo Fvg), Simone Libralato (ricercatore in Oceanografia di Ogs) e Alice Affatati del comitato esecutivo di Marevivo. Le tre realtà hanno deciso di unire le forze per organizzare un evento con l'obiettivo comune di diffondere la conoscenza, sensibilizzare ed educare al rispetto per il mare. «Siamo lieti di poter mettere insieme tre soggetti qualificati per una causa importante - rileva Serena Mizzan, direttore dell'Immaginario Scientifico - e contribuire così a diffondere sul territorio una cultura attenta alla salvaguardia del mare». «Abbiamo voluto abbinare alle iniziative dell'Immaginario - aggiunge Maria Cristina Pedicchio - divertenti laboratori per ragazzi e una parte riservata agli adulti».
G.T.
IL PICCOLO - GIOVEDI', 28 marzo 2019
Il via libera ai diportisti fa uscire Legambiente dal progetto europeo
STARANZANO. Legambiente contro tutti: il Comune, la Regione e il progetto europeo Im.pre.co (acronimo di Improve the transnational protection of ecosystem integrity and services), di cui il Comune di Staranzano è capofila. «Non ci sono più le condizioni per mantenere la nostra presenza nel gruppo dei portatori di interesse dell'area protetta - ha annunciato ieri Stefano Sponza, presidente di Legambiente, Circolo Ignazio Zanutto di Monfalcone - specie dopo l'approvazione da parte della Regione il 22 febbraio scorso, del Piano di Gestione del sito Natura 2000-Foce dell'Isonzo-Isola della Cona, che ha prodotto una totale deregolamentazione della fruizione diportistica della zona a mare della Riserva naturale da parte dell'associazione Amici dei Caregoni». Una decisione irreversibile, scaturita dalla "concessione" da parte della Regione dell'utilizzo delle imbarcazioni di una parte a mare in piena riserva naturale, contro - a detta loro - la salvaguardia degli ecosistemi e della biodiversità.«Abbiamo cercato in ogni modo - afferma Sponza - di riportare al centro dell'attenzione il principio di conservazione e sostenibilità all'interno della riserva naturale. Ogni tentativo è risultato vano e la nostra funzione di portatori di interesse è svuotata di qualsiasi significato. La battaglia continuerà, ma non riteniamo né il Comune né i suoi consulenti affidabili per discutere questi temi».L'assessore alla Ricerca di fondi regionali europei, Serena Francovig è sorpresa da questa posizione di Legambiente. «Im.pre.co. - afferma - non ha niente a che vedere con il Regolamento di gestione che è stato emanato dalla Regione prima del progetto europeo. Questo prevede una gestione partecipata dei portatori di interessi, più di venti tra enti e associazioni, di cui fanno parte oltre a Legambiente, anche l'associazione dei pescatori, sky surf, agricoli, promoturismo, gli Amici dei Caregoni, agricoltori, attività economiche, la Stazione Biologica della Cona». «Quindi - aggiunge Francovig - dell'opinione dei "portatori" e delle diverse esigenze, viene fatta una sintesi e trovata una soluzione. Però non è che un'idea deve essere per forza predominante sulle altre. Il fatto che Legambiente abbia rinunciato è un dispiacere perché il suo apporto è molto importante».Ai margini della questione dei Caregoni, il consigliere regionale Pd Diego Moretti nel controbattere alle dichiarazioni dell'avvocato Massimo Bruno, candidato sindaco del centrodestra, sottolinea che «il consenso elettorale non si acquisisce andando a parlare con l'assessore regionale di turno (Zannier sui Casoni e Bini sulle attività produttive) senza approfondire prima le questioni e verificare ciò che è stato finora fatto». «Quelle che vengono spacciate per grandi conquiste - afferma Moretti - in realtà non sono altro che questioni già definite da tempo e non certamente per proprio merito. Cioè la balneazione, la navigazione e sosta delle piccole imbarcazioni da diporto della zona dei Caregoni, la pratica in specifici periodi dell'anno della pesca sportiva nel tratto della foce dell'Isonzo, questioni concordate da tempo dall'amministrazione Marchesan». -
Ciro Vitiello
L'isola della Cona dedica la domenica al ricordo di Perco "papà" della riserva a un mese dalla scomparsa
STARANZANO. Assemblea, conferenze, escursione nella Riserva, presentazione del Progetto "Aquila di mare" in Italia e nelle regioni Alto-Adriatiche. Domenica sarà una giornata dedicata a Fabio Perco, il "papà" della Riserva naturale regionale della Foce Isonzo, a un mese dalla scomparsa. A organizzare l'evento è il presidente dell'associazione Co.Na. (Conservazione della Natura), Graziano Benedetti, in collaborazione con la Rogos che ha in gestione l'area protetta e il Comune. Il programma prevede alle 11 l'assemblea dei soci e dei simpatizzanti nella sala conferenze al primo piano del Centro Visite della Riserva naturale, nella quale verrà illustrata la relazione sulle attività e il bilancio nel 2018 e le attività per il 2019. Nel corso dell'assemblea verrà presentato il "Numero 2" del Notiziario associativo, dedicato alla memoria di Fabio Perco e al "Progetto preliminare per il ritorno dell'Aquila di mare in Italia e nelle regioni Alto-Adriatiche". L'ultimo progetto da lui seguito. Nel pomeriggio soci e non soci potranno partecipare alle iniziative organizzate per ricordare la sua persona. Si comincerà alle 14.30 con una conferenza-testimonianza della figlia Nicoletta Perco e si proseguirà con un'escursione guidata lungo i sentieri e gli osservatori da lui ideati in tutti questi anni. «Va ricordato - spiega Benedetti - che Fabio Perco, oltre ad essere un naturalista e zoologo a tutto tondo, è stato un precursore della divulgazione ambientale e della fruizione di ambienti naturali. Ha fondato e gestito scientificamente la Riserva Foce dell'Isonzo, ha contribuito alla creazione di altre realtà importanti come la Riserva naturale Valle Cavanata, le Riserve naturali Foci dello Stella e Valle Canal Novo, la Riserva naturale del Lago di Cornino, l'Oasi dei Quadris di Fagagna, e di molte altre, in Italia e all'estero».Pur abitando a Trieste, dalla fine degli anni '80 è stato "adottato" da Staranzano, un paese diventato per lui seconda casa, senza tuttavia abbandonare le numerose ricerche in ambito regionale. Perco ha legato il suo nome e parte della sua attività professionale alla zona umida della Riserva, divulgando in Italia e nel mondo l'area protetta di Staranzano, sia come consulente scientifico che come responsabile-coordinatore della Sbic, la Stazione Biologica dell'Isola della Cona. Un importante punto di riferimento per il controllo della fauna migratoria e stanziale che nel periodo invernale raggiunge circa 25 mila presenze di oltre 325 specie. Zoologo, laureato a Trieste nel 1975, Perco è stato illustratore e saggista e docente in università italiane e straniere.
Sub "spazzini" in azione oggi al Mandracchio - LA MATTINATA ECOLOGISTA CON GLI STUDENTI
MUGGIA. Circa 200 studenti dell'Istituto comprensivo Lucio di Muggia prenderanno parte oggi alle 9 in sala "Millo" alla giornata dedicata alla salvaguardia, alla pulizia e alla tutela del nostro mare. Patrocinato dal Comune, l'evento prevede la presenza del personale della Capitaneria, che con altri tecnici ed esperti, attraverso video e miniconferenze, informerà e sensibilizzerà gli alunni sulle "leggi del mare", e in particolare sul rispetto e la tutela ambientale marina. Al Mandracchio sarà ormeggiata la motovedetta Sar della Capitaneria, che i ragazzi potranno visitare. All'iniziativa parteciperanno anche i subacquei del Primo nucleo sub di San Benedetto del Tronto della Guardia costiera e dell'associazione Scuba Tortuga, che si immergeranno per "raccogliere" dal fondale i rifiuti che saranno poi analizzati, selezionati e smistati per il successivo smaltimento. Presente l'Arpa - con cui l'Istituto Lucio già collabora per il progetto "Mondo mare" - che darà il suo contributo in merito alla tutela ambientale all'interno della mattinata. La giornata ecologista si concluderà alle 12.
Ri.To.
IL PICCOLO - MERCOLEDI', 27 marzo 2019
Il viadotto di Barcola potrebbe non sopportare l'aumento dei treni - la lettera del giorno di Marina Sofianopulo
Leggo sul giornale di domenica 17 marzo scorso la lettera del Comitato per una Barcola migliore. Abitando lungo la riviera barcolana da più di 60 anni, espongo alcune mie riflessioni. La Costiera triestina costituisce una delle principali bellezze turistico - paesaggistiche della provincia di Trieste e di tutto il Paese, sia per chi arriva dalla Strada costiera, sia dalla linea ferroviaria, dove da Bivio Aurisina si spalanca la visuale sulla città e sul Golfo, sia di giorno che di notte. Anche il suggestivo passaggio sopra l'abitato di Barcola dall'alto viadotto, e specialmente di notte, secondo me è di grande bellezza e suggestione. Dunque qualsiasi schermatura che "ostacoli la libera visuale del paesaggio" (Decr. legisl. 19 agosto 2005 n. 194, pag. 30), a meno di gravi necessità, costituirebbe un vero e proprio depauperamento dell'offerta turistica della nostra città, sfregio al paesaggio e al buon senso. Tuttavia è comprensibile il disagio, senza speranza di una fine, per gli abitanti, anche se tutti noi, venendo ad abitare qui, eravamo consapevoli della vicinanza della linea ferroviaria. Il problema evidentemente si è aggravato da quando è aumentato il trasporto via ferrovia dei container : la rumorosità non è forse solo un "effetto collaterale"?Secondo me la vera cosa di cui preoccuparsi, è la portata di questa linea ferroviaria in presenza dell'aumento progressivo del traffico di convogli molto lunghi e pesanti, specialmente sui tratti di viadotto molto alti (via del Boveto), costruiti in modo ammirevole (evidentemente più affidabili dei moderni ponti in cemento armato) sia per quanto riguarda l'estetica che la tecnica, ma nell'ormai lontano 1850, dunque calcolati per il traffico prevedibile all'epoca. Tutti auspichiamo che il Porto di Trieste abbia sempre maggior importanza e sviluppo - vedi l'accordo commerciale con la Cina attualmente in trattativa - e che il trasporto merci via terra, venga attuato sempre di più su ferro anziché su gomma, ma... è realistico immaginare che il futuro traffico con l'enorme Cina, debba passare tutto o in gran parte sul Viadotto di Barcola ?
IL PICCOLO - MARTEDI', 26 marzo 2019
La burocrazia regionale viaggerà in auto elettrica - Presentato "Noemix"
La pubblica amministrazione regionale viaggia verso la modalità elettrica. Lo fa grazie a Noemix, progetto finanziato dal programma comunitario Orizon 2020 che si rivolge alle Pa del Friuli Venezia Giulia per realizzare la transizione a un modello più smart, fatto di auto elettriche condivise, nell'auspicio che si possa superare il nodo alimentazione. Da Fabio Scoccimarro, assessore regionale all'Ambiente, arriva non a caso l'annuncio di un Fvg pronto a introdurre 560 automobili totalmente elettrice tra Regione, Comuni, Aziende sanitarie e altri enti pubblici. A dare spinta al progetto, ieri a Udine a palazzo Belgrado, l'Università di Trieste ha presentato uno studio condotto dal dipartimento di Scienze economiche da cui emerge una fotografia dettagliata, al 2017, di fabbisogni e impatti. La flotta di veicoli della Pa Fvg è composta da 2.300 auto per il trasporto di persone e a uso promiscuo, di cui 1.130 in uso negli enti sanitari, 364 nei comuni capoluogo, 354 in quelli medio-piccoli e 501 in altre amministrazione, con un quadro preoccupante rispetto all'età. Dei veicoli considerati, infatti, il 59.1% ha più di 10 anni di vita (e il 26.3% va oltre i 15 anni), mentre solo il 13.1% ne ha meno di 4. Percentuali che evidenziano da un lato una limitata sicurezza dei veicoli, che può tradursi in elevata incidentalità e costi di manutenzione elevati; dall'altro la loro obsolescenza tecnica, con conseguenze pesanti sull'ambiente in termini di emissioni, tra l'altro in un contesto di utilizzo quasi solo urbano. La maggior parte dei veicoli (il 77.1%) risulta alimentata a benzina, con punte dell'80% se si considerano anche i veicoli ibridi a doppia alimentazione benzina/gpl e benzina/metano. Poco meno di un quinto (18.2%) sono quelli alimentati a diesel, mentre mancano completamente i veicoli solo a metano. Le auto elettriche? Pochissime. Solo 15: 8 del Comune di Udine, 6 del Comune di Pordenone e una presa a noleggio da Area Science Park. Di qui la convinzione di Scoccimarro: «Vogliamo essere un esempio virtuoso da seguire e stiamo investendo molto nel progetto Noemix».
m.b.
Trieste è terza fra le città italiane per numero di corse in autobus
Il dato di 320 viaggi pro capite al giorno emerso durante la tappa del Mobility Innovation Tour
«Il trasporto pubblico a Trieste può vantare la flotta più giovane d'Italia e, probabilmente, d'Europa - 4,2 anni contro una media di oltre 12 in Italia - con numeri importanti per il territorio, coperto capillarmente dalle 55 linee, con 5 mila 500 corse al giorno che trasportano quotidianamente ben 150 mila passeggeri, 320 corse al giorno per abitante che posizionano Trieste al terzo posto in Italia dietro solo a Milano e Roma». Numeri importanti che l'ad di Trieste Trasporti, Aniello Semplice, ha snocciolato ieri in occasione della tappa triestina del Mobility Innovation Tour 2019, organizzato dalla rivista Autobus sotto il cappello di Civitas Portis, progetto finanziato dall'Ue nell'ambito del programma Horizon 2020, che comprende le città portuali di Trieste, Aberdeen, Constanta, Anversa e Klaipeda, e che vede la città portuale cinese di Ningbo nel ruolo di osservatrice. «Le chiavi del successo di Trieste Trasporti - ha specificato Semplice - sono da rintracciare certamente, tra le altre, nella partnership tra pubblico e privato, ossia tra Comune di Trieste e Arriva, del gruppo Deutsche Bahn», società che, come ha ricordato l'ad Angelo Costa, «è presente in 14 nazioni e in Fvg detiene il 60% di Saf e il 40% di Trieste Trasporti, opera oltre 700 bus e percorre 33 milioni di bus/km annui». Il tutto in attesa della sentenza del Consiglio di Stato relativa alla gara per l'assegnazione del servizio di Tpl in Friuli Venezia Giulia al nuovo gestore unico regionale che sarà uno dei maggiori player nazionali del settore. Luisa Polli, assessore all'Urbanistica del Comune di Trieste, ha ricordato la recente presentazione del Pums, acronimo di Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile, che «ridisegnerà la viabilità cittadina del prossimo futuro». Giulio Bernetti, dirigente dell'area Città e territorio del Municipio, ha posto l'attenzione sugli scenari futuri che si aprono sul fronte della mobilità urbana e sul recupero dell'area di Porto vecchio: «L'obiettivo è quello di evitare il collasso di quelle parti di città gravitanti nei pressi dell'antico scalo, attraverso una mobilità che preveda accessi pedonali come quello appena inaugurato alle spalle del polo museale, parcheggi scambiatori come il polo intermodale di Park Bovedo, e un ripensamento del sistema ferroviario esistente nell'area, di quello marittimo, e la progettazione di un futuribile ma fattibile collegamento aereo che metta in connessione l'area a mare con il Carso attraverso l'uso di cabinovie». Interessante la case history giunta da Cagliari, presentata da Roberto Murru, dg di Cmt, azienda di trasporto pubblico di Cagliari, con soluzioni sostenibili come i filobus 100% elettrici con aste di captazione per la ricarica sia in movimento che in stazioni apposite di sosta, o come il progetto di interconnessione tra l'area vasta della città e i due poli logistici, merci e passeggeri, del porto del capoluogo sardo, e che a Trieste potrebbero trovare un campo di applicazione.
Luigi Putignano
La Tav Trieste-Venezia sul binario morto
Costerà 1,8 miliardi accelerare la linea Come il progetto è finito in un cassetto a vantaggio di una soluzione più soft
TRIESTE. Avrebbe dovuto essere la Tav è invece sarà, ma i tempi sono a questo tempo indefiniti, il potenziamento della linea ferroviaria Venezia-Trieste, con costi abbattuti da 7 a 1,8 miliardi di euro e treni con velocità massima di 200 chilometri orari. Una ricalibrazione del progetto rimasta per ora sulla carta. Perché, dopo la prima tranche di fondi nazionali del 2016, 200 milioni di euro stanziati con Graziano Delrio ministro, nulla si è più aggiunto. Un binario morto, al momento. A partire dall'annunciata Tav, visti i costi prospettati a inizio millennio. Sin dagli anni Ottanta la linea ha mostrato usura ma anche limiti strutturali, a partire dal nodo di Latisana, con la curva repentina direzione Nord e virata a Est verso Monfalcone e Trieste. Ma il progetto di una nuova ferrovia ad alta velocità ha perso appeal poco a poco: come pensare di spendere quasi 7 miliardi con un enorme impatto sul territorio, con tanto di galleria in Carso? Regione Veneto e Friuli Venezia Giulia, preso anche atto del sottoutilizzo dell'esistente, in particolare per il trasporto merci, decidono così di lasciar perdere e di concentrarsi su una soluzione ritenuta più logica: potenziare la linea storica. E il ministero delle Infrastrutture, d'intesa con Rfi, nel 2014 manda in soffitta il tracciato condiviso nel 2010 e dà il via libera a un piano da 1,8 miliardi. Si ridimensionavano i sogni e si punta solo su ciò che si può fare davvero. In tempi non biblici. «Costerà 1,8 miliardi la velocizzazione della ferrovia Venezia-Trieste, con lo scopo di collegare i due capoluoghi in poco più di un'ora, solo una decina di minuti in più rispetto all'alta velocità», confermava l'amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile a margine del Forum ferroviario Italia-Balcani a Trieste nel 2015. L'ad di Fs Renato Mazzoncini, due anni dopo, aggiungeva: «Entro il 2025 il sistema Av sarà completato fino a Venezia e la linea ammodernata fino a Trieste». I fondi? Risparmiati dalla voce ben più corposa che avrebbe riguardato la Tav, non sembravano un problema. Delrio stanziò appunto 200 milioni. E il cronoprogramma era definito. Prevedeva a partire dal 2016 una decina di mesi per il progetto preliminare e altri quattro-cinque per la conferenza dei servizi con gli enti locali. Quindi un altro anno per il progetto definitivo e sette-otto mesi per lo svolgimento della gara. In sostanza, tre anni per le attività preparatorie e altri cinque per i lavori. Quello che è successo dopo, invece, in assenza di cantieri, sono solo i confronti e gli scontri della politica. Il più acceso a fine 2018 quello tra Movimento 5 Stelle e Pd. La commissione Lavori pubblici del Senato dà infatti il via libera allo schema di contratto di programma 2017/21 tra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Rete ferroviaria italiana, un documento che prevede un incremento di risorse per gli investimenti ferroviari pari a 13,2 miliardi. Secondo i grillini, si tratterebbe dell'altolà all'alta velocità in Fvg. La «pietra tombale» dei progetti Tav da Venezia a Trieste, sottolinea Stefano Patuanelli, capogruppo grillino a Palazzo Madama. Secca la replica di Debora Serracchiani, ex presidente del Fvg e deputata dem: «I 5telle erano e restano dei venditori di bufale un tanto al chilo: il progetto dell'alta velocità Venezia-Trieste non esiste più da anni, eppure la vendono come se fosse la grande rivoluzione di questa legislatura. Già nel 2016 Delrio aveva dato il colpo di freno decisivo e l'alta velocità Venezia-Trieste nel 2017 era uscita dall'allegato Infrastrutture che ha accompagnato il varo del Def: c'era invece, e rimane, la velocizzazione della Venezia-Trieste a carico di Rfi per 1,8 miliardi». I grillini tuttavia, dopo aver letto nel testo approdato in commissione la definizione "nuova linea", hanno sentito puzza di bruciato all'interno di un contratto Mit-Rfi che avrebbe dovuto essere ratificato dallo scorso Parlamento e invece è rientrato all'ordine del giorno di questo avvio di legislatura. «Alla nostra lettura, in due passaggi del documento si rimetteva mano ai 28 chilometri di galleria che devasterebbero il Carso con risparmi complessivi in termini di tempo, tra Mestre e Trieste, di non più di 11 minuti. Con questo definitivo stop si procederà finalmente al potenziamento della linea esistente». Nel febbraio scorso un altro botta e risposta. L'assessore regionale del Fvg ai Trasporti Graziano Pizzimenti e il consigliere regionale M5S Cristian Sergo evidenziano la mancanza di risorse per avviare i cantieri e Mariagrazia Santoro, assessore ai Trasporti della precedente giunta Fvg Serracchiani, ribatte: «Gli esponenti di M5S e Lega dovevano darsi da fare prima, quando si costruiva la finanziaria nazionale».
Marco Ballico
CROAZIA - Zone off-limits e quantità limitate la pesca si adegua alle norme europee
Azzurro minuto, Zagabria vara il nuovo regolamento per i professionisti. In azione non più di 203 pescherecci
FIUME. Pesca al pesce azzurro minuto con reti da circuizione: in Croazia ora si cambia, in base a quanto stabilito dall'Unione europa. In ossequio alle disposizioni del Consiglio europeo, varate lo scorso 30 gennaio, il ministero croato dell'Agricoltura e Pesca ha emesso infatti il nuovo regolamento per la pesca di sardelle, acciughe e papaline. Tante le novità comprese nel documento, tutte mirate alla tutela della biomassa di queste specie e al favorire una pesca che sia veramente sostenibile. In primo luogo, i pescherecci con reti a circuizione - in azione nelle acque della Dalmazia, Istria e Quarnero - potranno essere al massimo 203, per una potenza complessiva di non più di 66.523 chilowatt. Sono state introdotte poi varie limitazioni, sempre relative al pesce azzurro di piccole dimensioni, quello che nel pescato totale incide in maniera preponderante. Dunque, nell'anno in corso i pescatori professionisti croati non potranno totalizzare un pescato superiore a quello di cinque anni fa, ossia del 2014, che dovrà anzi essere ridotto ulteriormente del 5%. Ricordiamo che in quell'anno furono pescate 55.783 tonnellate di sardelle e 8.594 tonnellate di "sardoni". Il quantitativo 2014 non potrà essere superato nel 2019 ed anzi dovrà esserci dunque il taglio di 5 punti. Nel 2017 il prelievo di sardelle toccò le 48.420 tonnellate, quello delle acciughe le 10.883 tonnellate. Per l'anno scorso, l'Istat nazionale croata non ha ancora pubblicato i dati. Nel 2020 e 2021, il pescato dovrà venire diminuito per ciascun anno del 5% rispetto ai dodici mesi precedenti. Le limitazioni però non finiscono qui. Ciascun peschereccio non potrà catturare più di 100 tonnellate delle specie citate e le imbarcazioni avranno a disposizione non più di 20 giornate di attività alieutica per ciascun mese. Il massimo di giornate di pesca all'anno per ogni singolo peschereccio non potrà superare le 180. Dunque, alle limitazioni amministrative volute da Bruxelles si aggiungeranno i giorni di luna piena e quelli in cui le condizioni meteomarine sono proibitive. Non è tutto: Zagabria e l'Ue hanno voluto chiudere alcune aree ai pescherecci di lunghezza superiore ai 18 metri, in modo da tutelare gli avannotti di sardelle, papaline a alici. Fra le zone off-limits vi sono le acque dell'Istria occidentale, una parte del golfo di Fiume, una porzione del Quarnero e tutto il Quarnerolo. Sono stati stabiliti anche i bracci di mare in cui - sempre per proteggere i piccoli di sardelle e acciughe - non potranno calare le reti i pescherecci di lunghezza compresa tra i 12 e i 18 metri. C'è anche un'area di divieto permanente per la pesca con reti da circuizione e riguarda il mare aperto dell'Adriatico centrale, questa la definizione, dove le iniziative alieutiche dei pescatori croati (parliamo sempre dell'azzurro minuto) sono abbastanza rare. Ci sono poi i fermi biologici. È stato confermato che le imbarcazioni dovranno restare ferme agli ormeggi dal 16 dicembre al 14 febbraio, mentre da quest'ultima data fino alla fine di febbraio sarà consentito un massimo di 5 giornate di pesca.-
Andrea Marsanich
IL PICCOLO - LUNEDI', 25 marzo 2019
Scuole in lizza al concorso "Un disegno per l'ambiente" - Il Giulia chiama a raccolta i più giovani Si potranno usare fiori, pigne, sassi e semi
L'iniziativa supporta Legambiente cui verra' devoluto 1 euro per ogni elaborato
Estro, colori e fantasia per descrivere la natura e la tutela dell'ambiente. In occasione dell'International day of forest, il centro commerciale Il Giulia chiama a raccolta il mondo giovanile e lancia un concorso dal titolo "Un disegno per l'ambiente", iniziativa che supporta le istanze del Circolo Verdeazzurro Legambiente di Trieste rivolte alla sensibilizzazione ecologista nelle scuole. Il concorso apre i cancelli ai bimbi dai 3 ai 10 anni proponendo disegni o collage che parlino quindi dello scibile naturalistico, fruendo anche di materiale del ramo trattato, impiegando fiori secchi, foglie, pigne, sassi, semi e dintorni, il tutto da strutturare su classici fogli A/4 e A/3. Come partecipare al concorso? Il termine ultimo delle iscrizioni è domenica 7 aprile, data che segna lo scadere della consegna degli elaborati attesi all'infopoint della galleria del centro commerciale di via Giulia. L'evento ha intanto ufficializzato altre date. Dal 17 al 19 aprile, sempre nella sede del centro commerciale, è in programma l'esposizione delle opere in lizza, mentre la cerimonia finale, corredata da merenda e consegna di gadget, è programmata il 19 aprile, con orario ancora da definire. Come accennato, il progetto si affianca al Circolo Verdeazzurro, la realtà ambientalista di Trieste a cui verrà devoluto 1 euro per ogni disegno raccolto, un'operazione, sostengono gli organizzatori, concertata per "supportare le iniziative a tutela dell'ambiente locale e a favore della sensibilizzazione dei cittadini e della educazione ambientale nelle scuole".Temi ripresi dal commento di Piero Coin, amministratore del centro commerciale: «Crediamo fermamente che le giovani generazioni siano in grado di raccogliere la sfida della sostenibilità ambientale. Solo con il coraggio, l'assunzione di responsabilità e un pizzico di sana incoscienza giovanile - ha azzardato Coin - si può davvero invertire un ciclo che ha messo a repentaglio seriamente il futuro del nostro pianeta. Per questo motivo abbiamo organizzato l'evento - ha concluso - quale piccolo segno di adesione verso un movimento che in questi giorni sta avendo il massimo risalto a livello mondiale».Ulteriori informazioni sul concorso visitando il sito www.ilgiulia.it.
Francesco Cardella
Tassa sui rifiuti più cara anche per ristoranti, bar hotel, negozi e artigiani
Incrementi fino al 6 per cento che si traducono in certi casi in centinaia di euro Le modifiche alle quote a metro quadrato figlie di costi più alti per la differenziata
Alberghi, ristoranti, rivendite di frutta e verdura, parrucchieri. Come per gli utenti privati è in arrivo una stangata sulla Tari anche per le imprese. Un aumento che oscilla tra il 5,5 e il 6 per cento, che non risparmia nessuno. E visto che le quote applicate alle utenze non domestiche raggiungono, tra fissa e variabile, anche i 36 euro al metro quadrato, quella per lo smaltimento della spazzatura si traduce per molti in una delle tasse più consistenti da sostenere. Un gioco di tariffe e metri quadrati che cambiano a seconda della tipologia d'utenza presa in considerazione. Ad esempio, per il punto vendita da 50 metri quadrati di un fioraio - attività sulla quale, assieme alle rivendite di ortofrutta, alle pescherie e alle pizzerie al taglio, gravano le quote più elevate, con la fissa che passa dai 18,52 ai 19,79 euro mentre la variabile da 16,22 a 16,96 - che negli anni scorsi pagava 1.737 euro, nel 2019 riceverà un F24 da 1.838 euro, il 5,7 % in più. Un ristorante da 200 mq che lo scorso anno di Tari pagava 5.400 euro (14,39 di quota fissa e 12,61 di variabile al mq), quest'anno dovrà sborsarne 5.710 (15,37 di quota fissa e 13,18 di variabile), 312 euro in più. Un bar o una pasticceria da 100 mq che sborsava 1.919 euro, ora ne pagherà 2.229. E un parrucchiere o un'estetista? Per 40 mq, ad esempio, pagheranno di tassa sui rifiuti 224 invece che 211 euro, il 6 per cento in più. Un falegname o un idraulico per le stesse dimensioni passeranno da 159,60 a 168,40 euro, un aumento del 5,5%. Un negozio di abbigliamento, una libreria o una cartoleria da 100 mq passeranno da 481 a 508 euro (5,6% in più). Per gli alberghi la tariffa varia in base al fatto che all'interno della struttura ci sia o meno un ristorante. Ma da cosa sono dipesi questi aumenti della Tari? Per la sola raccolta dei rifiuti si è registrato un incremento di spesa di 1 milione 900 mila euro a fronte di un costo complessivo di quasi 37 milioni: 22 milioni 783 mila euro per le utenze domestiche (il 61,58%), 14 milioni 214 mila euro (38,42%) per quelle non domestiche. Nel 2017 le tonnellate di rifiuti raccolte sono state 95.539; 96.930 nel 2018 e per il 2019 si stima 97.960. Se nel 2017 la differenziata di attestava al 41,10%, nel 2018 è arrivata al 41,55%, solo lo 0,45 in più. Dai report nelle mani dell'assessore all'Ambiente Luisa Polli, emerge «un incremento di circa 2 tonnellate di rifiuti nella zona centrale della città - spiega -, quella vissuta anche dai turisti, e per alcuni mesi un aumento di immondizia nei cassonetti in zone più periferiche, generate dai "pendolari" dei rifiuti, che per dribblare la raccolta porta a porta introdotta a Muggia o a San Dorligo della Valle gettavano i loro sacchi nei cassonetti di Trieste». Una raffica di sanzioni ha ridotto ma non eliminato il fenomeno. «A quelli per la mera raccolta-smaltimento dei rifiuti - spiega l'assessore al Bilancio, Giorgio Rossi - si aggiungono i costi di gestione, i costi del Comune (inclusi quelli del personale che se ne occupa), l'aggio ad Esatto e poi la legge impone un deposito per crediti inesigibili che per noi ammonta a circa 2 milioni di euro». Una legge nazionale impone che attraverso la Tari 2019 si pagherà anche la pulizia delle aree verdi e dei giardini, che fino allo scorso anno veniva invece sostenuta dall'Area Verde pubblico.
Laura Tonero
RACCOLTA RIFIUTI PORTA A PORTA - Differenziata a Muggia - C'è la ricarica di sacchi
MUGGIA. A quasi un anno dall'avvio del nuovo sistema di raccolta "porta a porta", parte la consegna dei nuovi sacchi per i residenti del centro storico di Muggia. La raccolta differenziata, nella cittadina rivierasca, ha avuto un avvio progressivo a differenza di quanto attuato secondo programmazione consolidata in tutti gli altri Comuni. La dotazione annuale dei sacchetti inizialmente messi a disposizione degli utenti sta ora per esaurirsi. La consegna riguarderà i residenti del centro storico con la precisazione, da parte del Comune, che la distribuzione per i condomini sarà avviata a breve ma in un secondo momento. I sacchetti che verranno consegnati in questi giorni saranno, come in passato, di colore blu da utilizzare per la carta/cartone, giallo per la plastica e nero per il secco residuo e costituiranno la nuova fornitura annuale. Chi avesse ancora in dotazione la vecchia fornitura, potrà continuare a utilizzarla fino ad esaurimento, per poi usare la nuova. --
Aquiloni al posto delle pale Cambia l'energia eolica per sfruttare i venti in alta quota
Il nuovo eolico parla "italiano" e sarà prodotto attraverso aquiloni che voleranno a mille metri di quota per catturare il vento e produrre energia. Addio pale eoliche, ingombranti e rumorose, che tolgono spazio alla terra e all'agricoltura. L'energia elettrica si produrrà in alta quota: lo hanno capito nel 2007 un gruppo di ricercatori italiani che anno dato vita alla KiteGen Venture, la società di Caselle (Torino) che ha stretto un accordo con la Saipem proprio per la realizzazione degli aquiloni eolici nei cieli di tutto il mondo. Il vento a mille metri di altitudine c'è sempre, allora perché non catturarlo con le vele degli aquiloni? Da questa intuizione è nata la tecnologia messa a punto dall'esperto di meccatronica Massimo Ippolito, affiancato dal professor Mario Milanese del Politecnico di Torino e dall'esperto di ingegneria meccanica Franco Taddei. Un'intuizione e un brevetto "sposato" recentemente da Saipem - il colosso italiano che realizza oleodotti e gasdotti in tutto il mondo - che si propone di sfruttare questa tecnologia là dove è impossibile realizzare pale eoliche, come al largo delle coste dove ci sono i giacimenti petroliferi. L'energia viene catturata tramite aquiloni collegati da un generatore a terra, in grado di produrre fino a 3 Mw di potenza. Le strutture leggere sfruttano il vento ad alta quota - presente con una media di sei, settemila ore l'anno - che garantisce una velocità maggiore e costante e dunque una produttività più elevata. Meno impatto visivo, meno ombre, rumore e meno spazio occupato a terra - secondo gli esperti - saranno la risposta ai "difetti" dell'eolico tradizionale. Il sistema ha una "struttura leggera e sicura" e le soluzioni di KiteGen sono protette da 40 brevetti in oltre 70 Paesi. I sistemi di rilascio e recupero della vela tramite cavi leggeri e ad alta resistenza e sistemi avanzati di automazione e controllo - attraverso software che intervengono sui cavi e determinano le traiettorie di volo per sfruttare al massimo il vento - permetteranno l'applicazione della tecnologia di KiteGen, anche al largo delle coste in in acque profonde, dove non è possibile utilizzare turbine eoliche. E dunque, produrre energia elettrica per alimentare le strutture utilizzate per l'estrazione di idrocarburi. Rispetto alle turbine volanti, KiteGen adotta una struttura molto più leggera e meno pericolosa in caso di avaria e caduta. L'aquilone rimane "in bandiera", ossia di taglio rispetto al vento e grazie al doppio cavo che lo affranca al generatore, in caso di rottura di una fune, può essere recuperato scongiurando possibili incidenti.
ROSARIA FEDERICO
SEGNALAZIONI - Oleodotto Siot - I cattivi odori questione di soldi
Credo che la segnalazione "Siot, cattivi odori? Un problema annoso" a firma del signor Silvio Stagni e dell'11 marzo scorso, meriti un riscontro. Condivido l'affermazione in base alla quale, installando sui serbatoi un tetto fisso aggiuntivo a quello galleggiante, si potrebbe risolvere il problema, e, infatti, ciò è stato ripetutamente indicato (nemmeno ricordo più quante volte e in quante sedi) come possibile soluzione. Cosa ha risposto la Siot? Nel corso dell'audizione di Alessio Lilli, direttore generale della Siot, il 18 febbraio 2016 in Consiglio comunale nel municipio di San Dorligo della Valle-Dolina, egli ha testualmente affermato che "non esiste al mondo un deposito di greggi in prossimità di unità abitative, con i tetti fissi, perché si tratterebbe di bombe. Bombe ... ordigni". Quindi non si può fare. Eppure il D.Lgs. 152/2006 (il Testo unico in materia ambientale) prevede che per lo stoccaggio di petrolio greggio possano essere utilizzati oltre ai serbatoi con tetto galleggiante anche quelli a tetto fisso purché con membrana galleggiante oppure a tetto fisso "polmonati" e con emissioni convogliate a sistemi di abbattimento. Esiste, inoltre una direttiva europea, la 94/63/CE dd. 20.12.1994, in base alla quale le guarnizioni di tenuta dei tetti galleggianti dovrebbero garantire un contenimento dei vapori pari o superiore al 95% di quello di una cisterna similare a tetto fisso priva dei dispositivi per il controllo dei vapori. Ne consegue che la soluzione, per contenere gli effetti odorigeni del teorico restante 5% di vapori, potrebbe essere, per l'appunto, la realizzazione di una copertura aggiuntiva fissa a contenimento di tali perdite. Quindi si potrebbe. Basterebbe che la Siot decidesse di voler spendere i soldini necessari (che, però, sarebbero sottratti ai dividendi dei Soci della Tal Siot...).Il lavaggio immediato delle pareti interne dei serbatoi mentre si abbassa il tetto galleggiante? E' quello che la SIOT sta provando a fare, da cinque anni a questa parte, con i noti impianti di nebulizzazione senza alcun significativo risultato. Il sistema non funziona: se fosse davvero efficace certamente non saremmo qui a parlare ancora e sempre di odori molesti.
Roberto Drozina, consigliere comunale Capogruppo Lista Civica Territorio e Ambiente
IL PICCOLO - DOMENICA, 24 marzo 2019
L'altolà di Sarajevo alla Croazia sui rifiuti radioattivi di Krsko
La presidenza tripartita: no al deposito di scorie a un passo dal nostro confine E il ministro dell'Ambiente minaccia: «Potremmo fare altrettanto»
BELGRADO. Quel deposito di rifiuti radioattivi non s'ha da fare. E se la Croazia andrà avanti, sorda alle paure della Bosnia, allora Sarajevo e Banja Luka uniranno le proprie forze - uno scenario relativamente inedito, in un Paese che rimane scisso - per opporsi. Anche cercando di portare il problema all'attenzione internazionale. Il problema riguarda la quota croata delle scorie nucleari a media o bassa radioattività della centrale nucleare di Krsko, in Slovenia, struttura di proprietà mista tra Lubiana e Zagabria. Ed è un problema che sta diventando sempre più sensibile: lo conferma la forte presa di posizione assunta l'altra sera dalla presidenza tripartita bosniaca, che ha emesso una dichiarazione con i toni del diktat per chiedere «alla Croazia di non designare Trgovska Gora, nella municipalità di Dvor», località a un tiro di schioppo dal confine bosniaco, come «deposito di rifiuti radioattivi e nucleari; e di trovare sul proprio territorio» una diversa ubicazione adatta per questi fini. Un'ubicazione che non deve essere - è stato l'ammonimento - «prossima al confine con la Bosnia», come si legge nel messaggio firmato dai tre membri della presidenza, il serbo-bosniaco Milorad Dodik, il bosgnacco Sefik Dzaferovic e il croato Zeljko Komsic. Di che cosa si parla? Di un progetto che sta tornando a provocare tensione e che era già stato proposto negli anni scorsi, accompagnato da una scia di critiche e polemiche e dalla levata di scudi di ambientalisti ed ecologisti: un deposito di una parte delle scorie di Krsko, quelle di pertinenza della Croazia - che Zagabria deve prendersi in carico entro il 2023 - in un'area in Croazia vicinissima alla Bosnia. La paura, sul fronte bosniaco del confine, è che il deposito «inquini l'ambiente su entrambi i versanti della frontiera e danneggi la salute dei residenti», ha ricordato l'agenzia Hina. Il problema è che un futuro deposito a Trgovska Gora, in un'area poco abitata ma solo su territorio croato, sarebbe a meno di 800 metri dal fiume Una, a 600 metri dalle fonti d'acqua che riforniscono Novi Grad, hanno ricordato anche i deputati bosniaci Sasa Magazinovic e Jasmin Emric. Dalla Croazia «ci arrivano rassicurazioni» che un eventuale deposito «non avrà ripercussioni negative. Ma se è così, consigliamo che scelgano tra Zagabria, Spalato o Dubrovnik», ha rincarato Magazinovic.Ma Zagabria ha deciso ormai per Trgovska Gora? Non ci sono ancora conferme ufficiali al 100 per cento, ma la reazione bosniaca fa pensare che tutto vada in questa direzione. Dodik ha promesso che contatterà i massimi vertici croati, il premier Andrej Plenkovic e la presidente della Repubblica Kolinda Grabar Kitarovic, per comunicare formalmente la richiesta della Bosnia dicendosi sicuro che le pressioni faranno cambiare idea a Zagabria.Nel frattempo, il ministero degli Esteri di Sarajevo è stato incaricato di diffondere a livello Ue le preoccupazioni bosniache. Il nervosismo è già salito a livelli di guardia. Nei giorni scorsi il ministro dell'Ambiente serbo-bosniaco, Srebrenka Golic, si è appellato direttamente a Zagabria affinché faccia chiarezza, ma ha poi minacciato: «Anche noi abbiamo rifiuti radioattivi» a bassa intensità. E potremmo «piazzarli sopra Dubrovnik, una misura di reciprocità», ha aggiunto. «Ci aspettiamo che le istituzioni bosniache difendano i propri cittadini», ha fatto eco il numero uno della municipalità Novi Grad/Bosanski Novi, Miroslav Drljaca.Ma non c'è solo la Bosnia sulle barricate, per dei rifiuti che nessuno sembra volere. Anche la comunità locale di Krsko, secondo quanto ha riportato di recente l'agenzia slovena Sta, è entrata nel dibattito. E si è detta contraria all'ipotesi di stoccare tutte le scorie dell'impianto, «più i rifiuti prodotti da altre strutture in Croazia», nel deposito sloveno di Vrbina, oggi in via di costruzione. -
Stefano Giantin
IL PICCOLO - SABATO, 23 marzo 2019
Un patto Comune-imprese per il rilancio di Porto vecchio
Auspicata la realizzazione di opere in partenariato e con l'utilizzo dello strumento della finanza di progetto
Maggiore collaborazione fra il Comune e le piccole e medie imprese attraverso la realizzazione di opere in partenariato e con l'utilizzo della finanza di progetto. È questo l'auspicio dell'assessore ai Lavori pubblici del Comune, Elisa Lodi, nel corso del convegno "Riqualifichiamo il Porto vecchio: opportunità per le Pmi triestine" organizzato e promosso dalla Conferenza nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa di Trieste nella Sala Giubileo di Riva III Novembre. Quella della finanza di progetto è una tecnica attraverso la quale il finanziamento è garantito dai flussi di cassa previsti dall'attività di gestione o esercizio dell'opera stessa. Tramite questa operazione i soggetti privati possono essere coinvolti nella realizzazione di opere pubbliche in modo da velocizzare l'attuazione delle opere stesse. «C'è la volontà da parte della giunta comunale di lavorare assieme con i privati per la realizzazione delle opere che miglioreranno il Porto vecchio - queste le parole di Lodi - dove abbiamo avviato i lavori per la costruzione del centro congressi in vista di Esof 2020, una struttura di grande portata che resterà alla città anche dopo la manifestazione. A breve partiranno i lavori per la rotatoria di Barcola, un'opera da 6 milioni di euro che riqualificherà l'ingresso del Porto vecchio, abbiamo lanciato la gara per la procedura esecutiva di trasformazione del Magazzino 26, successivamente partirà la bonifica del terrapieno di Barcola per la quale abbiamo un contributo di 5 milioni». Opere per le quali il Comune ritiene di vitale importanza il coinvolgimento delle piccole e medie imprese. «L'attuale giunta comunale ha deciso fin da subito di mantenere alta l'attenzione sulle Pmi - ancora l'assessore Lodi -, motivo per il quale i rapporti con le associazioni di categoria proseguono alacremente, coinvolgendole attraverso la formula del partenariato pubblico - privato e con la finanza di progetto, come già accaduto per la realizzazione del park San Giusto».
Acqua, record di consumi in Italia ma la metà va sprecata nella rete
Il report Istat: su 428 litri per abitante al giorno ad uso potabile, nelle case ne arrivano solo 220 L'allarme Fao: meno risorse, più popolazione e maggiore siccità, urge sfruttare pioggia e riciclo
L'Italia è al primo posto nell'Ue per consumo di acqua. Ma quanti sprechi: nel rubinetto di casa arriva appena la metà del prelievo nazionale ad uso potabile. E gli italiani, pur fiduciosi della bontà dell'acqua di rubinetto, preferiscono bere dalla bottiglia. Dati allarmanti che arrivano dall'Istat in occasione della Giornata mondiale dell'acqua. Un bene prezioso che, avverte la Fao, diminuisce sempre più. Urge correre ai ripari. 1. Se ne spreca la metà - Sono 428 i litri per abitante al giorno prelevati ad uso potabile, ma l'erogazione giornaliera è di 220 litri per persona, a causa della dispersioni di rete. Poco meno della metà del volume di acqua prelevata alla fonte (47,9%) non raggiunge infatti gli utenti finali. In tutto nel 2015 si parla di 9,49 miliardi di metri cubi prelevati. Nel 2018, precisa il report Istat, sono circa 24 milioni 800mila (95,8% del totale) le famiglie che dichiarano di essere allacciate alla rete idrica comunale. 2. Bere da rubinetto no grazie - Un altro dato che colpisce è che, nonostante otto famiglie su dieci si dichiarino «molto o abbastanza soddisfatte» del servizio idrico, sono ancora tanti coloro che preferiscono l'acqua in bottiglia. Con la conseguenza di un uso smodato di plastica. Ci sono stati comunque miglioramenti. La percentuale di chi non beve dal rubinetto passa dal 40,1% del 2002 al 29% del 2018, per un totale di 7 milioni 500mila famiglie. Si passa dal 17,8% del Nord-Est al 52% delle Isole, con la percentuale più elevata in Sicil