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RASSEGNA STAMPA  gennaio - giugno 2013

 

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 30 giugno 2013

 

 

«No parcheggi in via Geppa o paghino anche le moto» - PIANO DEL TRAFFICO
Il Piano del traffico è praticamente “varato” dal Consiglio comunale, ma l’approvazione definitiva avverrà l’8 luglio e i componenti del Comitato del Borgo Teresiano non demordono, sperano nella decisione dell’ultimo secondo: chiedono per le vie Geppa e Galatti il mantenimento della Zona a traffico limitato, meglio ancora che diventino area pedonale anche per la presenza di numerosi alberghi, e in subordine che anche i numerosi motorini che parcheggiano nella via siano sottoposti (come deciso per le auto dei residenti) al pagamento di un affitto annuale, benché basso. La proposta di far pagare moto e motorini in quell’area era stata accolta dalla Federazione della sinistra, che infatti adesso (a discussione chiusa) minaccia di non votare il Piano del traffico non solo se non verrà chiesto alla Regione il ripristino dei 2 milioni di euro per il trasporto pubblico in modo da evitare il già avvenuto taglio delle linee degli autobus, ma anche se non si accoglierà la richiesta di applicare una “vignetta” da 15 euro annuali per il parcheggio dei motorini in centro storico. L’emendamento è stato bocciato dal Consiglio comunale. Stretti tra le trafficatissime vie della zona (Valdirivo, Roma, Filzi, Ghega) i residenti lamentano di aver già tanto combattuto per la loro area, ottenendo negli anni ’90 che da via Geppa fossero dirottati gli autobus, perché le vibrazioni stavano danneggiando le case, poi ristrutturate a prezzo di costosi mutui. I cittadini reclamano il mantenimento «come a Udine e in ogni altra città» delle Zone a traffico limitato, ma anche dai numerosi incontri con l’assessore alla Mobilità, Elena Marchigiani, non hanno potuto ottenere soddisfazione. Affermano di aver interpellato senza distinzione la circoscrizione e tutte le forze politiche presenti in Consiglio. E adesso? Finito il tempo per le osservazioni, per gli emendamenti, per le discussioni di aula, insistono sul peggioramento della loro condizione «mentre il Piano del traffico è annunciato come migliorativo» e puntano sull’ultimo strumento a disposizione: l’ordine del giorno. Purché qualche consigliere lo presenti, l’8 luglio, giorno di votazione definitiva.

(g. z.)
 

SEGNALAZIONI - PARCHEGGI / 1 Pensate alle mamme

A proposito della creazione di nuovi parcheggi in diverse zone della città, voglio ricordare all’assessore Marchigiani che in data 18 novembre 2009 venne ripresentato alla Commissione comunale per le pari opportunità un progetto per la creazione di “Parcheggi rosa” già discusso in Commissione alcuni anni prima, con esito negativo, immagino in concomitanza con la presentazione del mai approvato piano del traffico. La necessità di creare i Parcheggi rosa” deriva dalla constatazione che le dimensioni degli stalli a pettine – penso in particolare a quelli di piazza Oberdan – sono talmente esigue da rendere difficile estrarre dalla macchina un bambino piccolo seduto nell’apposito seggiolino ancorato al sedile posteriore. La stessa cosa si può dire per le donne in avanzato stato di gravidanza, ovviamente impossibilitate ad eseguire contorsioni per uscire dall’abitacolo. Il problema non si pone per i parcheggi paralleli al cordolo del marciapiede, ma, tenuto conto della difficile reperibilità di posti liberi, sarebbe auspicabile che, come già realizzato in altre città italiane, si cercassero anche in via sperimentale soluzioni idonee a rendere più vivibile la città, soprattutto pensando al benessere dei più piccoli.

Rubina Menin

 

SEGNALAZIONI - PARCHEGGI / 2 I prezzi a San Giacomo

Vorrei invitare chi ha scritto la “lettera firmata” pubblicata su Il Piccolo del 23 giugno con titolo “San Giacomo tartassato” a riflettere sulle seguenti mie osservazioni, che sono le stesse che ho presentato in Consiglio Comunale quando la minoranza ha proposto le sue stesse obiezioni trattando dei posteggi in Campo San Giacomo. Nella zona intorno a Campo San Giacomo ci sono una decina di medici di Medicina generale (medici di famiglia) un oculista, un odontoiatra una dermatologa e un ginecologo, uno psicologo, due grossi supermercati, un supermercato del latte e dei suoi derivati, una decina di bar, una farmacia, tre banche, tralasciando i vari altri negozi di varia specie. Il parcheggio privato, cui si fa riferimento nella lettera, costa da subito 1,20 euro l’ora, mentre il Piano del traffico che stiamo approvando prevede, per i parcheggi a pagamento intorno alla piazza, la gratuità per la prima mezz’ora e successivamente 50 centesimi l’ora. Mi sembra giusto che chi debba solo andare a farsi ripetere una ricetta dal medico curante o debba prendere dei farmaci in farmacia o debba fare la spesa per risparmiare al supermercato o voglia prendersi un caffè al bar possa disporre di un sistema a rotazione rapida che gli consenta di trovare un posto dove parcheggiarsi per tempi brevi, possibilmente a costo zero. Tra l’altro così si agevola anche l’economia della zona e quindi il mantenimento del posto per chi lavora nei negozi e nei locali vicini alla piazza. Comprendo il dispiacere di chi ha il portone di casa prospiciente la piazza per la perdita della comodità di lasciare posteggiata l’auto per giorni sotto casa, ma invito anche a capire che una tale visione delle cose agevola solo pochi, costringendo altri cittadini, come ora accade, a spendere 1,20 euro all’ora ogni volta che desiderano o devono fare operazioni nei luoghi sopra citati. Con il nuovo sistema potranno invece farlo praticamente a costo zero. Non condivido pertanto l’affermazione di “lettera firmata”, laddove afferma: “Tanto per aggiungere una nota comica, si intende creare gli stalli nella zona di Campo San Giacomo, ossia a qualche metro dall’ingresso del park interrato che non mi risulta abbia mai registrato il tutto esaurito”, non trovando tanto comico il fatto che a qualcuno evidentemente pesano anche 1,20 euro/ora che lì si pagano perchè chi va al supermercato lo fa pensando di risparmiare qualche euro sulla spesa e chi va a farsi ripetere la ricetta o prescrivere esami clinici dal medico in genere lo fa per risparmiare qualche euro sui farmaci o sugli esami che gli sono necessari o perché ha difficoltà a prendere i mezzi pubblici. E non mi risulta che le banche o i bar o gli studi medici allocati intorno alla piazza regalino a costoro biglietti gratis per il parcheggio sotterraneo in questione.

Fabio Petrossi (Consigliere Comunale gruppo PD)

 

 

PIANO CASA FareAmbiente chiede incentivi ecosostenibili

FareAmbiente chiede alla Regione un piano casa efficace. Il coordinatore Fvg Giorgio Cecco auspica una seria politica che non pensi tanto a “rottamazioni”, quanto alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente attraverso incentivi per interventi ambientalmente sostenibili.

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 29 giugno 2013

 

 

Furlanic: pronti a non votare il piano traffico
La Federazione della sinistra: «Contentino all’opposizione su Miramare, bocciati i nostri emendamenti»
Piano traffico, la Federazione della Sinistra lancia l'ultimatum al sindaco Cosolini. E indirettamente alla Regione. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è data da due degli 11 emendamenti che la Fds ha presentato alla maggioranza senza trovare risposta. Il primo prevedeva una vignetta di 15 euro annuali per il parcheggio dei motocicli nel centro storico, in modo da disincentivare l'uso del mezzo privato a favore di quello pubblico. I fondi ricavati sarebbero serviti a finanziare il servizio di trasporto pubblico locale, ma l'emendamento è stato bocciato dall’aula. Il secondo emendamento la maggioranza non l'ha recepito in partenza. Proponeva che il centro storico fosse sudddiviso in tre zone per snellire il traffico interno, evitando che un residente supponiamo di via Ghega andasse a parcheggiare in via Lazzaretto Vecchio. Proposta che la maggioranza non ha giudicato equa per la differente densità abitativa. Alla Fds il tutto non è andato giù. «Se la maggioranza di cui facciamo parte non farà un passo indietro – dichiara Iztok Furlanic (anche presidente del Consiglio comunale) siamo pronti a dare voto contrario al piano. Al sindaco lanciamo un'ultima ancora di salvezza. Prima dell'8 luglio (data di approvazione definitiva del piano in aula) incontri la presidente Serracchiani per impegnare la Regione a garantire i fondi per il trasporto pubblico locale: devono tornare a essere quelli del 2012, senza i tagli del 2013, pari a 582mila km in meno, che corrispondono a 2,36 milioni di euro». «Dal sindaco – incalza il segretario del Prc Antonio Saulle – vogliamo un atto sottoscritto con Serracchiani davanti ad almeno un rappresentante di ogni gruppo di maggioranza». «Il 18 luglio - aggiunge Peter Behrens della VI circoscrizione - la Regione si appresta ad approvare l'assestamento di bilancio». Per la segretaria provinciale Pdci Bruna Zorzini «spiace vedere le nostre richieste disattese a fronte del contentino dato al centrodestra con l'eliminazione degli stalli blu di viale Miramare». Secca la risposta del sindaco: «Il presidente del Consiglio sa quanto me che la discussione sugli emendamenti è chiusa. Le risorse regionali è scontato e doveroso che le chieda ma i miracoli non li posso pretendere neanche dalla stimata Serracchiani. La coperta è stretta e non può coprire solo il trasporto pubblico, ma anche per esempio sanità e politiche sociali». Anche per l'assessore Elena Marchigiani l'impegno del Comune è scontato ma i livelli non vanno confusi: «Il piano traffico compete al Comune, il trasporto pubblico alla Regione».

Elena Placitelli
 

 

La Regione scatena la guerra agli Ogm
La giunta approva un emendamento alla manovra estiva che rafforza il divieto di seminare organismi transgenici in Fvg
TRIESTE Nel rispetto delle indicazioni europee mirate a evitare la presenza involontaria delle sementi “Frankenstein” nelle colture convenzionali e biologiche, la Regione toglie altro ossigeno agli organismi geneticamente modificati. Su proposta di Sergio Bolzonello arriva infatti il via libera della giunta a un emendamento, da infilare in assestamento di bilancio, che rafforza la posizione Ogm-free del Friuli Venezia Giulia. «Questa norma – spiega il vicepresidente – farà sì che gli Ogm si potranno seminare ma solo a determinate condizioni che in questa regione, però, praticamente non ci sono». Il dettato Ue La delibera nasce dalla volontà dell’Europa di fare ulteriore chiarezza. Nel luglio 2010 la Commissione interviene sottolineando che l’obiettivo delle misure di coesistenza è anche di «evitare la presenza involontaria di Ogm in altri prodotti, prevenendo la potenziale perdita economica e l’impatto della commistione tra colture geneticamente modificate e non geneticamente modificate». La precauzione Concretamente, ed è ciò che la giunta Fvg recepisce, dato che alcune differenze a livello regionale, quali le condizioni climatiche, la topografia, i modelli produttivi e i sistemi di rotazione delle colture o le strutture aziendali, possono influenzare il grado di commistione, la Commissione raccomanda di escludere nei casi dubbi la coltivazione di Ogm da alcune zone del territorio, lì dove, si legge nell’emendamento regionale, «non è possibile raggiungere un livello sufficiente di purezza». E ancora, per tutelare i produttori biologici, la Regione impone tassativamente di restare sotto livelli di commistione pari allo 0,9%. L’inosservanza delle nuove regole comporterà una sanzione amministrativa da un minimo di 5mila a un massimo di 50mila euro. A vigilare sul rispetto della norma sarà il Corpo forestale regionale. Riparto cultura La giunta, su proposta dell’assessore alla Cultura Gianni Torrenti, distribuisce poi 687mila euro a sostegno di 136 iniziative (23 in provincia di Trieste per complessivi 122.960 euro, 9 nell’Isontino, un totale di 39.645 euro) promosse da enti pubblici, associazioni culturali, sportive e di volontariato, parrocchie, istituti di ricerca che operano nel campo delle attività culturali, ricreative e sportive, della solidarietà e della promozione turistica. Si tratta di contributi (fino a un massimo di 11mila euro), precisa Torrenti, previsti secondo modalità indicate dal centrodestra che vanno ora superate «perché poco oggettive». A partire dal 2014, anticipa l’assessore «la distribuzione delle risorse sarà affidata non più solo a criteri generali ma a una commissione che dovrà operare una valutazione puntuale e attenta della qualità dei progetti». Assistenza agli stranieri Nel menu della giunta anche il recepimento dell’accordo Stato-Regioni di fine dicembre 2012 che dà indicazione per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera. Non c’è distinzione tra immigrati regolari e irregolari (su cui si scatenò la polemica nel 2009 tra Lega Nord e Vladimir Kosic) ma, in una Regione in cui l’assistenza era già comunque garantita anche per gli stranieri, Maria Sandra Telesca, assicurando «attenzione su tutti i fronti», vuole evitare eventuali dubbi interpretativi sul territorio. Sostanzialmente, spiega l’assessore alla Salute, «prendiamo atto che ci sono direttive che impongono di dare attuazione in modo omogeneo a disposizioni mirate a tutelare la salute di tutti in un’ottica di prevenzione». Fondi per la ricettivita Dopo le semplificazioni nelle procedure per accedere ai prestiti del Frie, Bolzonello ottiene infine anche l’approvazione del regolamento sulla concessioni di fondi per le strutture ricettive. L’incentivo fissato dalla giunta è del 50% in conto capitale della spesa ammissibile e secondo la regola del de minimis per somme che vanno da 20mila a 400.mila euro.
Marco Ballico

 

 

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 28 giugno 2013

 

 

Consiglio, Cogliati Dezza lascia per incompatibilità
La presidente della Prima commissione costretta a scegliere dall’Ass Triestina Al suo posto arriva per il Pd Tiziana Cimolino, il medico con la passione Bioest
Un medico se ne va e un medico arriva. Il profilo sanitario del Consiglio comunale di Trieste non cambia. Maria Grazia Cogliati, direttore del Distretto 2 dell’Azienda sanitaria triestina, ha dovuto lasciare il posto di consigliere comunale, eletta nel maggio del 2001 nelle file del Partito democratico (302 preferenze). E l’unico caso a Trieste, per ora, a finire sotto la scure del decreto legislativo 39 (“norme anticorruzione”) che determina le condizioni di incompatibilità tra gli incarichi dirigenziali nelle pubbliche amministrazione e incarichi politici. Gli altri nomi a rischio (l’assessore Laura Famulari e il capogruppo Giovanni Maria Coloni, entrambi del Pd) restano per ora al loro posto. Maria Grazia Cogliati Dezza ha dovuto scegliere messa alle strette dall’Azienda sanitaria che l’ha obbligata a decidere in 15 giorni. «Avrei potuto anche andare in pensione - spiega la dottoressa -. Ma siccome era una scelta da fare in 15 giorni non me la sono sentita di lasciare». Così non ha avuto dubbi nel scegliere l’azienda sanitaria, a cui ha dedicato il lavoro di una vita (soprattutto nell’ambito della lotta alle tossicodipendenze) alla carica di consigliere comunale e alla presidenza della Prima Commissione che ora risulta decapitata. Le dimissioni sono già state protocollate e il suo nome è già sparito dal sito rete civica. «Sono triste. Lo ammetto. E ringrazio per tutti gli attestati di stima che mi sono arrivati» dice Cogliati Dezza. Mi spiace dover interrompere il mio lavoro in Consiglio e in Commissione. È un problema che sta riguardando tutte le pubbliche amministrazioni d’Italia. Molti dicono che la legge sia anticostituzionale visto che va a regolamentare situazioni pregresse». Il problema è che l’Azienda sanitaria, a differenza di quella ospedaliera per esempio, ha deciso di rilevare le incompatibilità presenti e quindi ha chiesto al direttore del Distretto 2 di fare una scelta. La magra consolazione è che in Consiglio comunale al posto di Cogliati Dezza entra un altro medico. Tiziana Cimolino, prima dei non eletti del Pd con 165 preferenze, è un medico di base. La dottoressa, classe 1960, porta in consiglio un’autentica ventata di associazionismo e movimentismo. È organizzatrice da più di 20 anni di Bioest, la fiera dell’associazionismo e dei prodotti biologici, membro del direttivo di Legambiente di Trieste, attivista del movimento della Decrescita, coordinatore provinciale del “Forum acqua bene comune” e da due anni del progetto “Urbi ed Horti” (Orti comuni Trieste) da due anni. «Sono felice di fare questa esperienza. Sono da tempo ai nastri di partenza. Come vedo questa amministrazione? Su certe cose sta andando bene, su altre si potrebbe fare molto di più» dice la neoconsigliera Cimolino con l’entusiasmo della neofita. Nel cambio, in effetti, il Consiglio comunale comunque perde qualcosa. «Siamo contenti di avere con noi la signora Cimolino - dice il capogruppo del Pd - ma l’esperienza e le competenze della Cogliati non facilmente rimpiazzabili. È un vero peccato. L’impoverimento riguarda tutto il Consiglio comunale».
Fabio Dorigo

 

 

 

 

LA VOCE.info - GIOVEDI', 27 giugno 2013

 

 

Se il rigassificatore è una “cattedrale nel mare”
L’Italia punta a diventare il più importante hub sud-europeo del gas. E per questo nella Strategia energetica nazionale sono previste garanzie per la copertura dei costi di costruzione delle infrastrutture necessarie. Le vicende del rigassificatore al largo di Livorno non sono però incoraggianti.
UN CONTESTO INCERTO
I consumi di gas naturale continuano a diminuire, ma l’Italia si appresta a fare un primo, esemplare, passo per diventare un hub del gas o meglio il principale «hub sud-europeo»: insieme alla promozione di un mercato del gas competitivo, integrato con l’Europa e con prezzi a essa allineati, questa è infatti la seconda delle priorità individuate nella Strategia energetica nazionale (Sen), varata in extremis, addirittura dopo le elezioni, dal gabinetto Monti.
Nella Sen l’hub è ritenuto un’opportunità che l’Italia può cogliere attraverso una serie di investimenti mirati (infrastrutture strategiche). Il progetto, però, sconta diverse criticità e, soprattutto un problema di fondo: la chiamata in causa dei consumatori finali, che attraverso la bolletta del gas finanzierebbero le nuove infrastrutture.
Delle criticità ne richiamiamo solo una, la maggiore, che invero riguarda l’intera Sen, della quale è a dir poco dubbio il valore giuridico – e non è un caso che il Parlamento, né dell’attuale né della scorsa legislatura, si sia potuto esprimere sulla Sen. (1) Ciò mina irrimediabilmente ogni concreta applicazione della Strategia che risulta caratterizzata da un elevatissimo, e intrinseco, rischio regolatorio perché una regola vale tanto più quanto è certa e duratura nel tempo. Davvero troppo ottimistico, infatti, ipotizzare che sui numerosi atti che dovrebbero essere posti in essere affinché la Sen non resti lettera morta, non ci siano ricorsi ai tribunali amministrativi (e non solo), specie nei casi in cui si prevede la realizzazione di nuove infrastrutture.
L’INEVITABILE INCENTIVO
Tra le infrastrutture, nella Sen assumono un ruolo principe i terminali di rigassificazione di Gnl. Tanto da prevedere iter autorizzativi accelerati e la concessione di un fattore di garanzia, che assicuri una copertura dei costi di investimento, anche qualora l’impianto non venga utilizzato. (2)
La scelta delle infrastrutture strategiche verrebbe effettuata attraverso procedure a evidenza pubblica, secondo criteri trasparenti e non discriminatori di costo-beneficio, relativamente alla capacità (intera o parziale) di rigassificazione, offerta a terzi in regime regolato. Un procedimento complicato che, viste anche le implicazioni che comporterebbe per il sistema tariffario su cui verrebbe a gravare, sarà certamente preparato con cura.
Tuttavia, una infrastruttura strategica, sebbene ante litteram, parrebbe già esserci: l’avveniristico terminale di rigassificazione al largo di Livorno, per il quale la Olt, dopo aver rinunciato all’esenzione dal diritto di accesso di terzi (la possibilità, dunque, di utilizzo esclusivo del terminale) vorrebbe passare al regime regolato e beneficiare di un fattore di garanzia, anche se depotenziato. Tanto prevede il documento di consultazione 237/2013/R/gas dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas.
Il rigassificatore off shore al largo delle coste toscane entrerà in funzione tra pochi mesi. Più che di incentivo, l’accesso al regime regolato e al fattore di garanzia sembra avere tutte le caratteristiche di un aiuto, necessario perché i fondamentali del mercato sono di molto cambiati.
La stessa Aeeg nel documento di consultazione scrive: «La rinuncia all’esenzione da parte di un operatore comporta il riconoscimento del fatto che, per quel determinato terminale, l’investitore ritiene che non sussistano più le condizioni per un’allocazione a mercato della capacità, e dunque per la sostenibilità economica a mercato dell’infrastruttura stessa».
CATTEDRALI NEL MARE
Perché, dunque, intervenire con regole di grande aiuto laddove il mercato e i (denari) privati non ce la fanno? I motivi vanno ricercati sempre nel testo della Sen. Uno però può essere subito spuntato: la sicurezza delle forniture.
Non è affatto detto che i rigassificatori siano utili sul piano della sicurezza nella copertura della domanda giornaliera di gas, l’unica che in caso di freddo particolarmente intenso a fine inverno, con capacità di erogazione degli stoccaggi dimezzata, può destare qualche problema. (3) Ne abbiamo già scritto a proposito dell’emergenza gas del febbraio 2012, quando condizioni meteo eccezionalmente avverse impedirono le operazioni di scarico dalle navi metaniere cosicché l’apporto dei due rigassificatori esistenti proprio nel momento di massimo bisogno è stato minimo e sempre inferiore a quanto si è riusciti a risparmiare con le misure emergenziali. È poi evidente che questo limite vale tanto più quanto il terminale si trovi al largo: quello di Livorno sarà molto lontano, invisibile dalla costa, un indubbio merito sul piano dell’impatto paesaggistico.
Più incerta la questione relativa all’incremento della concorrenza. Un aumento della capacità di import, tanto più se contrattualizzata a breve, contribuisce ad aumentare la liquidità del mercato. Nel breve termine, però, la rinuncia all’esenzione certifica che l’infrastruttura ben difficilmente sarà in grado di far giungere gas in Italia a prezzi inferiori a quelli di mercato. Alto è quindi il rischio che resti inutilizzata, come una (nuova) cattedrale nel deserto. E troppe ne abbiamo già viste.
È dunque necessario che l’onere da pagare per i rigassificatori, anche qualora rimanessero inutilizzati, sia inferiore ai benefici ottenibili. Qui ci si avventura in un terreno piuttosto incerto (e opaco).
Nella Sen il costo di un rigassificatore da 8 miliardi di metri cubi (Gmc) viene stimato in circa un miliardo di euro, con un costo addizionale annuo per il sistema di 100-150 milioni di euro, nell’ipotesi estrema in cui l’incremento rimanesse totalmente inutilizzato. Per i benefici, il ragionamento è il seguente: «Considerato che la spesa per la sola materia prima gas è stimabile complessivamente in circa 25 miliardi di euro l’anno, anche una contenuta riduzione del prezzo del gas attribuibile all’apporto di liquidità offerto dall’infrastruttura (in particolare con riferimento alla sola componente di trasporto dall’Europa, che incide per circa 2,7 euro/MWh), rende più che giustificabile l’investimento, dato che contribuirebbe a una riduzione della bolletta gas complessiva dell’Italia fino a circa 1,5 miliardi di euro l’anno (pari al delta costo di trasporto)».
Ma in verità, non ci sono elementi certi per poter dire che ci sia un differenziale di prezzo strutturale di 2,7 €/MWh (pari al costo di arbitraggio fisico dato dal costo di trasporto) tra il gas scambiato nel Nord Europa. Negli ultimi mesi il differenziale – senza nessuna nuova infrastruttura – si è andato sempre più riducendosi fino ad annullarsi. (4)
Ci auguriamo dunque che l’aiuto al rigassificatore al largo di Livorno, che senza contare i costi per il collegamento alla rete, pare sia già costato 850 milioni a fronte di una capacita di soli 3,75 Gmc, sia solo un esperimento, una “prima” a cui non seguano repliche.

Gionata Picchio e Antonio Sileo
(1) Per gli appassionati di questioni giuridiche
(2) In attuazione delle disposizioni contenute nell’art. 3 del Dlgs n. 93 del 2011.
(3) Nella stagione invernale la capacità di erogazione degli stoccaggi, all’incirca pari a quella di due importanti gasdotti, diminuisce progressivamente al diminuire del gas presente nei giacimenti.
(4) Come pure chiaramente scrive la Dg Energy nel recente Rapporto europeo sui mercati del gas relativo al primo trimestre 2013.
 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 27 giugno 2013

 

 

Park Audace, rispunta il progetto - VIABILITÀ»I CONTENITORI SULLE RIVE
Approvato dalla giunta, in aula entro luglio. Tante le prescrizioni alla società pronta a investire 24 milioni
Dal profondo dell’oblìo con furore. Per la serie le cose capitano quando meno te l’aspetti, l’amministrazione Cosolini tira fuori dal cassetto più ammuffito, in cui era rimasta fin dall’epoca Dipiazza, l’idea di dire sì (un sì comunque condizionato a una lunga serie di «prescrizioni» e «condizioni», tra garanzie tecniche e contropartite economiche, affitti e fidi compresi in caso di smottamenti e/o danni ai piedi di Palazzo Carciotti, Chiesa di San Nicolò e Teatro Verdi) al Park Audace. Che è per la cronaca il mega-progetto “sottomarino” sulle Rive da quattro piani interrati per 13 metri di profondità e 662 posti auto, tra canale di Ponterosso e molo Audace, prospettato dall’investimento di 24 milioni (27 e mezzo, secondo le ultime stime degli uffici comunali) voluto da Interparking Srl Venezia, costola italiana dell’omonima multinazionale belga. Nei giorni scorsi la giunta comunale ne ha rimesso in moto l’iter quattro anni dopo l’ultimo parere negativo del Consiglio comunale (cui spetterà di nuovo, fra un mese, l’ultima parola) licenziando una delibera complicatissima, coordinata politicamente dal sindaco, in cui hanno messo bocca tre assessori (Marchigiani per l’Urbanistica, Dapretto per il Demanio e Laureni per l’Ambiente). Tale delibera ora sarà esaminata e votata dalla Quarta circoscrizione (competente sull’area, cui la norma attribuisce il diritto di un parere, consultivo e non vincolante), poi imboccherà il percorso decisivo di approvazione: dalla seduta della Sesta commissione Urbanistica e Ambiente alla sessione “sovrana” del Consiglio comunale, prevista entro fine luglio, prima della pausa d’agosto. Seguirà quindi un iter analogo di concessione vera e propria, che l’amministrazione Cosolini ipotizza di poter traguardare a novembre. A quel punto Interparking potrà partire col cantiere, per il quale è prevista una durata di 24 mesi. Morale: il taglio del nastro, senza clamorosi imprevisti, potrebbe essere celebrato nel 2016. L’anno delle prossime amministrative. Si sta parlando, qui, di un percorso netto, presumendo cioè l’assenza di ostacoli e cadute, a cominciare proprio dal voto di fine luglio del Consiglio comunale, che sarà chiamato per l’appunto a confermare, o meno, il nuovo corso tracciato dalla giunta Cosolini. Ma perché, ora, si è cambiata idea? La storia è contorta ma lo sblocco si può banalizzare nel sostanziale arretramento dell’area di cantiere e di futuro parcheggio interrato verso il mare: da cinque che erano a tre metri e 20 di “sfondamento” oltre le aiuole/marciapiede di riva Tre Novembre (il confine di proprietà comunale) in corrispondenza di Palazzo Carciotti, e da otto e mezzo a sei metri e mezzo davanti al Teatro Verdi. Tanto basta - si intuisce nella delibera - per ammorbidire il netto no proferito dal Consiglio comunale sotto Dipiazza, culminato allora nel rilievo secondo cui quello «sconfinamento», con relativo svuotamento di frontemare, avrebbe potuto «comportare pericoli di dissesto statico nel corso delle fasi di scavo, stante la specificità dei terreni e la presenza di rilevanti masse di edifici antistanti che, come da tecniche costruttive dell’epoca, si reggono su equilibrio delle masse e non con appoggi su terreni consistenti». La promessa sta nell’ultima versione del progetto che Interparking ha presentato l’estate scorsa, nel periodo delle conferenze dei servizi convocate dall’Autorità portuale come capofila (la quota parte più rilevante dell’opera ricade su sedime marittimo) e concluse, come si legge nella delibera, con il sì di «tutte le autorità competenti (Regione compresa, ndr) ad eccezione del Comune», che ha ritenuto di doversi prendere altro tempo. È stato il tempo, quello dei mesi scorsi, in cui manager e tecnici di Interparking sono venuti a Trieste per concordare con amministratori e dirigenti del Municipio una soluzione della vicenda. Sindaco, assessori e tecnici del Comune si sono convinti che, pur con un pacco di cautele, si può fare. Determinante è che si convinca pura il Consiglio comunale.
Piero Rauber

 

Una strategia per liberare il lungomare dalle auto - PARCHEGGI
Hanno senso oltre 650 posti vicini a Silos e Molo Quarto, da inaugurare in scia al Park San Giusto? Ha senso sì, specie alla luce dell’abbandono dei progetti davanti a Marittima e Sant’Antonio, e anche perché è acclarato che quegli oltre 650 stalli saranno tutti a rotazione: ne è persuasa Elena Marchigiani. «Così facendo - sottolinea l’assessore - si potenzia pure la cintura cittadina dei parcheggi, incrementando l’offerta verso i migliori standard europei, senza dimenticare che si va a completare un disegno teso a liberare le Rive dalle auto in sosta in superficie». Nella delibera, in effetti, «si ritiene opportuno contestualmente lo sgombero di un’adeguata quantità di stalli a pagamento lungo il sedime dell’Autorità portuale sulle Rive, almeno nel tratto compreso tra il canale di Ponterosso e l’Aquario, per un ammontare di circa 350-400 posti auto». Per il resto, la Marchigiani fa capire che l’accordo di massima con Interparking già c’è: «Le prescrizioni non sono state fatte per rendere inattuabile il progetto, ma per tutelare la città di fronte a un’opera che trascende l’ordinarietà. È più facile dire “no se pol”. Per noi “si può ma...”». «Il progetto è migliorato, in particolare per quanto riguarda le restrizioni dell’area di scavo verso il Carciotti - fa eco Mario Ravalico del Pd, presidente della Sesta commissione Urbanistica - dopodiché va ricordato che siamo ancora in una fase istruttoria». I grillini intanto si dicono «perplessi». «Quali sono - scrivono Paolo Menis e Stefano Patuanelli - i vantaggi di avere un altro contenitore a pochi metri da Silos e Park San Giusto, senza considerare l’area di parcheggio del Molo Quarto? Qual è la visione della sosta in città? Perchè i precedenti pareri tecnici "negativi" si sono trasformati in "positivi con prescrizioni"? Faremo un approfondimento con i nostri esperti, soprattutto per verificare se il progetto è in grado di tutelare la stabilità di Carciotti e Verdi, e se preserva il livello di falda».

(pi.ra.)
 

Undici vincoli nella delibera - Marchigiani: non uno di quei sì condizionati fatti apposta per innescare un no
Nove «prescrizioni» più due «condizioni»: 11 “vincoli”. Stavolta però - rassicura l’assessore Marchigiani - non è uno di quei sì condizionati fatti apposta per sbattere un no col sorriso in faccia all’interlocutore. Tant’è. Interparking, se confermerà il suo interesse - il che pare scontato - avrà i suoi “belli” impegni da onorare. Si parte dal consulente esterno per «l’alta sorveglianza dei lavori in coordinamento col Comune», scelto dal pubblico e pagato dal privato. E si prosegue - tanto per restare tra le prescrizioni più sostanziose, al di là di quelle prettamente tecniche, legate anche ai criteri di «sicurezza» - alla previsione «che la società provveda a sua cura e sue spese, per tutta la durata della concessione, alla manutenzione ordinaria e straordinaria della semicarreggiata delle Rive, nel tratto interessato dal parcheggio interrato», fermo restando che non si potrà, neanche durante il cantiere, scendere sotto le «due corsie per ogni senso di marcia». Ma il cuore delle prescrizioni è che «l’atto di concessione prescriverà che al verificarsi di cedimenti e/o spostamenti e/o fessurazioni su palazzi e/o manufatti edili, stradali e fognari, ritenuti significativi dall’alta sorveglianza, la società dovrà intervenire a proprie cura e spese, con un intervento immediato» di «sospensione dei lavori» e di «contestuale consolidamento e ripristino». In caso poi di «valutazione negativa» del Consiglio comunale e di «conseguente cessazione della concessione, farà obbligo alla società di interrompere definitivamente l’esecuzione del parcheggio e di ripristinare i beni contermini nelle condizioni originarie tacitando qualsiasi richiesta risarcitoria». Per questo l’amministrazione Cosolini si aspetta pure che Interparking «presenti idonee fideiussioni assicurative o bancarie». Le «condizioni», come detto, sono due soltanto, ma pesano. La prima ricorda che l’intervento è subordinato anche ad «autorizzazioni della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici» retta dall’architetto Maria Giulia Picchione. La seconda è una royalty: «Nell’atto di concessione dell’area comunale (oltre l’aiuola verso la città, ndr) sarà determinato il canone che il Comune introiterà, tenendo conto degli utili derivanti dagli stalli ricadenti nelle aree del demanio comunale».

(pi.ra.)
 

 

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 26 giugno 2013

 

 

«Piano traffico migliorato anche grazie all’opposizione»
Cosolini tira le somme dopo la maratona in aula. Marchigiani: approccio partecipativo, ampliate le pedonalizzazioni.

Sel: ma resta il vulnus dei 500mila chilometri tagliati sul trasporto pubblico
Uscendo con un po’ anticipo dalla conferenza stampa di commento alla megamaratona sul Piano del traffico, ormai licenziato dal consiglio comunale dopo ben sette giorni di sedute anche fino a tarda sera con l’esame e il voto di 274 osservazioni e 382 emendamenti, il sindaco Roberto Cosolini ha sfiorato con un paterno bacio sui capelli il suo assessore alla Mobilità, Elena Marchigiani, che prima aveva lodato assieme agli uffici comunali «per un lavoro straordinario per quantità, intensità, complessità, per l’altissimo grado di confronto e condivisione» con cui è stato modellato ascoltando circoscrizioni, comitati, gruppi, associazioni, cittadini. Citando l’ingegner Roberto Camus che aveva redatto la bozza per la Giunta Dipiazza (rimessa in cassetto nel 2006 e poi nel 2008) i capigruppo di maggioranza, avvertendo che era dal 1998 che non si metteva mano alla mobilità, se lo son detto da soli: «Ci vuole fegato a fare un piano del traffico». «Ma - ha sottolineato Roberto Decarli (Trieste cambia) annunciando “una città più godibile”- noi lo abbiamo avuto». Tutti hanno ringraziato tutti, e Cosolini specialmente il consiglio comunale e anche le forze di opposizione: «Al di là di qualche asprezza polemica, ostruzionismi fuori luogo e fuori tempo, il dibattito ha migliorato il prodotto finale, certi emendamenti sono stati accolti dalla giunta e di altri abbiamo lasciato la paternità ai proponenti, ma tutto era da noi condiviso. Pagina faticosa, ma bella, del consiglio comunale». Impregiudicato il voto finale dell’8 luglio (intanto gli uffici approntano la bozza emendata), Cosolini ha registrato «l’atteggiamento assai costruttivo del Movimento 5 stelle e di Un’Altra Trieste». Per Marchigiani «un Piano del traffico dev’essere di tutti, non è una camicia di forza, l’approccio di partecipazione è stato innovativo ed efficace, anche se abbastanza temerario. Ma traghettiamo la città nel 21.o secolo puntando su pedonalità, sostenibilità, salute». Contenta Marchigiani per i miglioramenti venuti dall’aula: «Ampliata la pedonalizzazione su Cavana, via Madonna del mare, via Imbriani verso corso Italia, introdotte le aree “ad elevata pedonalità” (via Santa Caterina, via Crispi, via XXX Ottobre) dove potranno entrare solo disabili, taxi e mezzi per carico e scarico: aiutiamo anche i commercianti. Inoltre via Mazzini pedonale e ciclabile, ritoccate le zone di sosta a pagamento come richiesto, e ampliata la “zona rossa” per residenti, sono felice dell’esito». Cosolini: «Il parcheggio gratuito di fatto impedisce di parcheggiare, perché il rapporto tra residenti e stalli è a volte di 7-8 a uno». Giovanni Maria Coloni, capogruppo Pd, ha riepilogato l’apporto: «Riduzione delle aree a pagamento, calo di tariffe, prima mezz’ora di sosta gratuita, agevolazioni e sconti per i residenti in centro, 30 euro al mese ma il 15% in meno pagando l’anno intero». Anche Mario Ravalico (Pd), presidente della sesta commissione, rammentando le ben 16 sedute «a volte anche aspre», ha sottolineato «un nuovo modo di concepire il rapporto tra eletti ed elettori». Iztok Furlanic (Federazione della sinistra), il presidente del consiglio-fiume assieme al suo vice Pd Alessandro Carmi, proprio come Sel ha abbassato la linea di fuoco: «Non c’è nella storia recente del consiglio un’esperienza simile, sette giorni di aula, con abnegazione di impiegati e verbalizzanti. Eravamo critici, ora analizzeremo le modifiche per decidere come votare, però: congratulazioni». Marino Sossi (Sel) ha annunciato «valutazione positiva». Però ha rimesso in tavola il problema del calo di oltre 500 mila chilometri di percorrenza dei bus a Trieste: «Due milioni di euro in meno dalla Giunta Tondo, bisogna ridiscutere la cifra in Regione, questo è il vulnus del Piano del traffico. Comunque, bisognava ascoltare la gente, fare una sintesi con gli interessi generali: riconosco, è stato fatto». Accordo anche sul delicato tema dei disabili: «Finalmente - ha commentato Mario Reali, ex dirigente dell’Azienda sanitaria e consigliere di Sel - anche i disabili potranno scorrazzare in città. Giusto non dare una deroga a tutti. Altrimenti non c’è più regola». Marchigiani, su questo, molto ferma. Ma le azioni sono concordate con la Consulta dei disabili, che approva.
Gabriella Ziani

 

Largo Granatieri un regolamento «Per la sosta si pagherà» - IL CASO
E il famoso largo Granatieri, sotto i palazzi del Comune, investito da polemiche per via dei “furbetti” lesti a parcheggiare nonostante le sbarre, e per quel senso di privilegio che sembrava riservare ai “comunali”, e che ha rischiato di sembrare un’isola intoccabile fra tutti i rivolgimenti del Piano del traffico? Sarà a pagamento anche largo Granatieri. È l’unica cosa certa. L’altra sera in consiglio comunale il tema è stato “buttato” in aula, per preparare la prossima tornata, che avrà come tema proprio e solo il regolamento di largo Granatieri. Che ha uno “status” particolare. «Con la Giunta Dipiazza quello spazio di proprietà comunale - dice l’assessore Elena Marchigiani - è stato trasformato in “bene indisponibile del patrimonio comunale”, dunque non è strada pubblica, non è sottoposto al Codice della strada, pertanto non può essere oggetto di Piano del traffico che riguarda strade pubbliche, aperte al pubblico. Può essere gestito attraverso un regolamento, che infatti stiamo da tempo scrivendo, e che andrà in consiglio. Come disciplinarne l’uso? Senza dubbio sarà sosta a pagamento, sarebbe giusto riservare (comunque non gratuitamente) qualche spazio a dipendenti e consiglieri comunali, soprattutto perché i consiglieri arrivano per commissioni, e consigli, e poi devono rientrare in fretta sul posto di lavoro. Potremmo studiare una cifra “a forfait”. In questi giorni ci entra chi vuole, ma un domani nei giorni lavorativi servirà al Comune, i sabati e le domeniche potrebbe essere aperto a tutti».

(g. z.)
 

 

 

SEGNALAZIONI - AMBIENTE Il Rettore e il rigassificatore

Finalmente, lo dice anche il nuovo Rettore (che insegna ingegneria chimica ed ha un’eccezionale produzione scientifica): il rigassificatore causerebbe il raffreddamento e la clorazione della Baia di Muggia. Per evitarlo, occorrerebbe cambiare impianto, con un progetto che prevedesse di scaldare il liquido da -162 gradi a temperatura ambiente senza usare il mare. Ma si è voluto puntare al massimo guadagno senza curarsi dell’ambiente. Invece, al rischio per la popolazione non c’è rimedio tecnico, perché l’impianto e le navi gasiere sarebbero troppo vicini alla città e ad altri impianti a rischio di incidente rilevante (effetto domino). Ci voleva, perché pare proprio che a stendere una cortina fumogena sul rischio del rigassificatore siano state anche alcune relazioni del consorzio Cinigeo sull’effetto domino, che compromettono la nostra università (vedi http://www.konradnews.it/pdf_riviste/1_2013.pdf pagine 20 e 21).

Livio Sirovich, Marina Cabrini, Carlo Franzosini, Michele Giani, Renzo Mosetti, Lino Santoro, Ranieri Urbani

 

Cena sostegno Legambiente

Cena amici Legambiente alla Trattoria ex Moro, in via Ziliotto 1 stasera alle 20. Su prenotazione: 328-7908116 . Il prezzo comprende una quota a sostegno del Circolo Legambiente Verdeazzurro.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 25 giugno 2013

 

 

Piano del traffico, crescono ancora le zone pedonali e i parcheggi liberi
Maratona di emendamenti in Consiglio comunale in vista dell’approvazione prevista per l’8 luglio

In largo Granatieri resta lo status quo perché l’area è a regime patrimoniale e non demaniale
A colpi di emendamenti si aggiungono ulteriori Zone a traffico limitato o addirittura pedonali e spariscono altri parcheggi contornati di blu, cioé quelli a pagamento. Con una maratona in aula che si protrae per tutto il giorno e in cui non mancano le polemiche, il Consiglio comunale “aggiusta” ancora il Piano del traffico che dovrà essere approvato lunedì 8 luglio. Alla fine un colpo di scena: tutti gli emendamenti presentati su largo Granatieri che il sindaco aveva detto di voler restituire all’uso pubblico, sono stati dichiarati inammissibili, compresi quelli che prevedevano un pagamento a forfait per gli stessi consiglieri comunali. È stato chiarito che l’area è in regime patrimoniale, non demaniale e quindi non regolabile dal Piano del traffico. Subito in apertura saltano le strisce blu in via Conconello e in via dei Salici, due strade secondarie di Opicina come proposto da Everest Bertoli capogruppo del Pdl. Nel frattempo la giunta ha già fatta propria la proposta di abbassare in periferia la tariffa oraria da 60 a 50 centesimi con la prima mezz’ora gratuita. Poi crescono le Zone a traffico limitato: passa quella proposta da Giovanni Barbo (Pd) tra via Rossetti e via Zovenzoni adiacente al Politeama, poi quella in via Machiavelli tra via Filzi e via XXX Ottobre di Franco Bandelli (Un’Altra Trieste) che chiede e ottiene anche la pedonalizzazione di via Foschiatti tra piazza Ospedale e via Fonderia e di via Madonna del mare tra via Cavana e via del Bastione. La discussione si scalda sulle deroghe agli ingressi nelle aree che sono o saranno vietate ai veicoli. Michele Lobianco (Fli) propone che anche gli artigiani che devono eseguire interventi d’urgenza possano entrare nelle Ztl, ma il voto viene rinviato. Poi Carlo Grilli (Udc) chiede che i disabili possano entrare con il proprio mezzo nelle aree pedonali. Giovanni Maria Coloni, capogruppo del Pd sostiene che non si può farlo «perché i disabili sono troppi». Viene giù il finimondo. Lo stesso Grilli e poi Paolo Rovis, Piero Camber e Everest Bertoli del Pdl parlano di espressione infelice e inaccettabile. L’assessore Elena Marchigiani specifica che il regolamento già prevede specifici permessi temporanei. Alla fine passa un emendamento proposto dal Movimento 5 stelle e che prevede l’introduzione di una serie di Ztl di penetrazione a valenza pedonale in grado di assicurare l’avvicinamento all’area pedonale di persone con disabilità in particolare in via Santa Caterina, in via XXX ottobre e in via Machiavelli. La successiva polemica fomentata ancora da Bertoli si incentra sui cosidetti “assi a tolleranza zero” dove l’amministrazione preannuncia che la sosta vietata sarà perseguita con particolare severità. «Via Caboto - ironizza Bertoli - la definirei un asse a tolleranza 3: su 10 veicoli in sosta irregolare 7 devono essere multati, ma 3 no». Si continua sulla falsariga sarcastica e nel mirino delle critiche dell’opposizione entrano le 5 fasi di applicazione del piano di cui però non si specificano né costi né tempi. «Più tardi è, meglio è», commenta il pidiellino Maurizio Bucci. Gli emendamenti proposti da Paolo Rovis e dimenticati dal capogruppo Bertoli sono riammessi all’ultimo momento, ma vengono tutti bocciati. Uno chiedeva l’abolizione dell’opzione che prevede la possibilità di un senso unico alternato con semaforo in via Canalpiccolo, altri puntavano sull’estensione del parcheggio gratuito domenicale in centro che viene garantito attualmente anche al sabato pomeriggio.
Silvio Maranzana

 

«Bus gratis per chi lo usa nel centro città»
Lega, emendamento accolto dalla giunta. Marchigiani: ma dobbiamo interpellare Provincia e Regione
Viaggiare gratis sui mezzi pubblici, purché si salga e si scenda nell’ambito della stessa corsa all’interno del perimetro compreso tra Rive, corso Italia, via Carducci, piazza Oberdan, via Ghega e piazza della Libertà. È questa l’inedita proposta presentata - sotto forma di emendamento al Piano del traffico accolto e fatto proprio dalla giunta comunale - dai consiglieri comunali della Lega Nord, Maurizio Ferrara (capogruppo) e Roberto De Gioia. «Nell’esprimere forte criticità nei confronti del Piano che si sta delineando – ha detto quest’ultimo ieri in una conferenza stampa (assente Ferrara per motivi di salute) – perché si tratta di un compromesso, di un documento raffazzonato, abbiamo pensato che garantire la gratuità del trasporto pubblico all’interno del ring del centro città possa essere una buona soluzione, che non dovrebbe comportare costi per la Trieste trasporti. Pochi sono disposti – ha aggiunto l’esponente del Carroccio – a pagare il biglietto per tratte molto brevi, preferendo l’automobile o le due ruote. Con la nostra proposta molti cittadini potrebbero scegliere il mezzo pubblico – ha concluso - si ridurrebbe il numero dei veicoli in movimento e il conseguente inquinamento». Una sorta di incentivo all’uso dell’autobus dunque. «Ci è sembrata una buona idea, perciò l’abbiamo inserita nel testo del Piano del traffico – ha commentato l’assessore Elena Marchigiani – anche se bisogna ricordare che la competenza su questo aspetto della mobilità urbana è della Provincia e che è necessario proporre la questione alla Regione - in quanto si tratterebbe di un trasporto pubblico finalizzato anche ai turisti - e ovviamente alla Trieste trasporti». De Gioia, essendo consigliere della Lega Nord anche in Provincia, ha assicurato che presenterà lo stesso testo all’assemblea di palazzo Galatti. «L’idea di De Gioia – ha risposto subito Igor Dolenc, vicepresidente della Provincia – sarà esaminata, ma non è di facile attuazione perché comunque si graverebbero le linee esistenti di un ulteriore numero di utilizzatori non paganti, con rallentamenti e soste più lunghe alle fermate».

Ugo Salvini
 

 

Nuovi lotti agli Orti urbani - E sul Carso sentieri d’acqua - LA GIUNTA
Nuovi Orti urbani per i cittadini di Trieste. Il Comune ha recuperato e ripristinato, pronta per la coltivazione, un’area degradata nella parte finale di via Navali, dove saranno creati 25 nuovi spazi da orto da 40 metri quadrati l’uno da assegnare con bando di gara secondo criteri di priorità. La delibera presentata dall’assessore ai Lavori pubblici Andrea Dapretto è stata approvata ieri dalla Giunta comunale, assieme a un’altra che apre (con certezza di finanziamento, perché si tratta di fondi europei) prospettive assai interessanti per le frazioni del Carso ma anche per i tanti triestini che lo frequentano. Si tratta del progetto italo-sloveno “Carso-Kras” già attivo e dotato complessivamente di circa 450 mila euro per il quale si dà adesso avvio all’ultima fase: «Faremo un museo diffuso dell’acqua - spiega Dapretto - rivitalizzando pozzi, abbeveratoi, stagni attorno ai quali creare un percorso naturalistico speciale fra Gropada, Trebiciano e Basovizza, con nuova cartellonistica ma anche arredo di panchine e tavoli per la sosta. Il finanziamento di questo lotto è di 170 mila euro, ed è fuori dal patto di stabilità quindi i soldi arriveranno e potremo spenderli, e stiamo facendo tutto in fretta perché la rendicontazione deve essere conclusa nel 2014, dunque la gara dovrà essere bandita quanto prima». Con le “tranche” precedenti erano stati recuperati sentieri più o meno nelle stesse aree, sempre in coesione con i progetti della zona confinante slovena. Anche il bando per i nuovi Orti urbani, un’iniziativa che ha avuto grandissimo successo a Trieste, sarà pubblicato nell’arco di poche settimane, «al massimo all’inizio di luglio - prosegue Dapretto -, per destinare gli appezzamenti in cui è suddiviso il terreno, che è stato restaurato col prezioso aiuto dei lavoratori cosiddetti “socialmente utili”, dovremo fare una graduatoria che terrà conto delle associazioni onlus, delle famiglie più numerose, della presenza di anziani, del reddito, della vicinanza del luogo di residenza». La Giunta ha anche approvato la prosecuzione dell’iniziativa commerciale di Coldiretti in piazza Vittorio Veneto, e infine ha dato approvazione a due progetti già da tempo annunciati: il concorso di moda Its e la mostra dell’artista croata Jagoda Buic.

(g. z.)
 

 

I pendolari protestano «Disagi in aumento» - TRASPORTI
TRIESTE Pendolari ancora sul piede di guerra. Nel sistema ferroviario locale, nonostante il cambio di giunta, «i disservizi aumentano e la qualità peggiora». E così il Comitato Alto Friuli decide di disertare la conferenza di ieri della Regione a Udine dedicata al progetto “Mi.Co.Tra”, (Miglioramento dei collegamenti transfrontalieri di trasporto pubblico), partito un anno fa tra la città friulana e Villach. La protesta è contro l’attuale indirizzo politico-amministrativo adottato dall’ente nei confronti di Trenitalia. Ciò che non va è «l’approccio insufficiente assunto dalla giunta Serracchiani rispetto alle problematiche ferroviarie», accusa il Comitato. «Grave è soprattutto il silenzio della Regione sui problemi dei pendolari – viene puntualizzato – che soffrono le vessazioni di una gestione “libera” di Trenitalia, che senza alcun apparente controllo di sorta, sopprime sistematicamente alcuni collegamenti ogni giorno. Non si capisce se questi disservizi siano causati da guasti al vetusto materiale rotabile o invece afferenti alla mancanza di personale in ferie». Il Comitato afferma di aver chiesto a Serracchiani a inizio giugno la convocazione urgente del “Tavolo di Lavoro dei Pendolari”, senza ricevere segnali. Si chiedono risposte su nuovi treni, rapporti con Trenitalia e investimenti, come ad esempio i fondi delle penali contrattuali destinati al miglioramento del servizio. Di qui l’invito alla Regione «ad evitare continui ed inutili scontri dialettici e a lavorare seriamente nelle sedi competenti per favorire la vita di chi, come noi, utilizza il treno ogni giorno per spostarsi». Ieri, invece, la governatrice ha incontrato l’assessore carinziano ai Trasporti, Rolf Holub, per porre le basi del futuro piano decennale tra Fvg e Carinzia. Un’iniziativa pensata, in particolare, per accedere con maggiore facilità ai finanziamenti europei per il settore. Serracchiani ha suggerito riunioni mensili per mettere a punto la collaborazione; una proposta che rivolgerà anche al presidente della Carinzia, Peter Kaiser, che vedrà oggi a Trieste per parlare di Euroregione, «il contenitore ideale ai fini dello sviluppo dei trasporti transfrontalieri». Gli altri obiettivi indicati da Serracchiani guardano alla Slovenia e all’Austria: «Ho chiesto alle nostre Ferrovie se esiste la disponibilità per collegare Trieste e Udine a Vienna».

(g.s.)
 

 

GOLETTA VERDE - Acque balneabili, due punti inquinati

Due punti delle acque del Friuli Venezia Giulia sugli otto monitorati da Goletta Verde sono risultati «fuori legge»: in provincia di Udine c’è il «forte inquinamento» riscontrato nel comune di Precenicco in corrispondenza della foce del fiume Stella e in provincia di Gorizia sono invece «inquinate» le acque presso la Foce Isonzo-via Punta Sdobba in comune di Grado. La Regione, tuttavia, con l’assessore all’Ambiente Sara Vito, rassicura: «La qualità delle acque balneabili marino costiere del Friuli Venezia Giulia è buona e siamo nel pieno del rispetto dei valori: lo confermano i dati di Goletta e dell’Arpa».
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 24 giugno 2013

 

 

Un’altra tartaruga morta sulla spiaggia
Ancora una tartaruga marina morta della specie Caretta Caretta, la più diffusa nel Mediterraneo, è stata avvistata e fotografata tra sabato e ieri lungo la spiaggia dei Filtri di Aurisina. Si tratta di un esemplare di dimensioni piuttosto ridotte, poco più di una quarantina di centimetri. Un’altra carcassa di tartaruga era stata vista galleggiare solo un paio di giorni prima a pochi metri dalla riva tra i Topolini e il Bivio di Miramare. In una giornata si sole e di caldo l’animale privo di vita era stato avvistato e segnalato da centinaia di bagnanti che si trovavano nella zona. Alla fine la carcassa era stata recuperata da una pilotina della polizia di Stato. Tra domenica e lunedì scorsi invece sempre nel golfo di Trieste erano stati notati due delfini che a propria volta erano andati incontro a una tragica fine. Lunedì scorso un esemplare era stato trovato morto e in alcune parti già scarnificato sulla battigia della spiaggetta di Miramare poco prima delle scuderie del Castello. Sul posto la polizia locale e un adedtto alla Guardia forestale per recuperare la carcasse del cetaceo che risultava morto almeno una settimana prima. E proprio il giorno prima un altro delfino era stato trovato morto sulle scogliere di Umago. Quattro animali morti nel giro di pochi giorni e di poche miglia di distanza, ma secondo Maurizio Spoto, direttore della Riserva marina di Miramare, non esiste un filo comune che possa legare i quattro episodi, né tantomeno una causa da far risalire all’acqua particolarmente sporca di questi ultimi giorni. «Si tratta di morti - spiega Spoto - avvenute a giorni di distanza l’una dall’altra e per cause evidentemente diverse. Il gran caldo gonfia gli organi interni degli animali morti e fa salire le carcasse a galla o le manda ad arenarsi sulle spiagge».

(s.m.)
 

 

Elettrica in car sharing, si comincia a Napoli
Per il debutto disponibili 40 Renault Twizy. Ecco come funziona il servizio e i costi dell’abbonamento
Una scommessa vinta. Dopo sei mesi di sperimentazione con numeri in crescendo parte ufficialmente la prima realtà italiana, e la seconda a livello europeo, di micromobilità urbana completamente elettrica. Si chiama Bee e si tratta del green mobility sharing promosso dalla partnership tra la società di Napoli Nhp e la Renault. Avviato nella città partenopea, il servizio da aprile a oggi ha contato ben 180 utenti e mette a disposizione dei clienti quaranta quadricicli elettrici Twizy, destinati a diventare 70 entro il prossimo gennaio, con i quali è possibile spostarsi liberamente sulle strade urbane. Per usufruirne si può fare un abbonamento annuale pagando 30 euro (in promozione fino all’estate rispetto alla tariffa base di 180 euro) oppure sfruttare altre formule come il canone per tre giorni a 10 euro o l’affitto per l'intera giornata senza limiti temporali a 36 euro. È sufficiente poi recarsi in uno dei 27 Bee Point dislocati in diversi punti della città per ritirare la propria vettura dopo averla prenotata via internet sul sito www.bee.it, chiamando il numero verde 800.969.887 o magari sfruttando le apposite applicazioni per smartphone su piattaforma iOs e Android. Facendo i calcoli, il costo dell’auto risulta alla fine di 15 centesimi al minuto e consente un risparmio notevole se si considera l’abbattimento dei costi assicurativi, di manutenzione e di carburante che si devono normalmente sostenere per una vettura di proprietà. Senza contare che Bee è un servizio che potrà contribuire ad abbattere notevolmente le emissioni nel traffico, oltre a fornire al tempo stesso una testimonianza concreta sulle reali potenzialità della mobilità elettrica. «Con una lunghezza di soli due metri e 32 centimetri e una larghezza di appena un metro e 19 centimetri, Twizy – dice Francesco Fontana Giusti, direttore della comunicazione di Renault Italia – è il mezzo ideale per la micromobilità in sharing e l’intermodalità dei trasporti nei centri urbani». Dotato di un’autonomia di circa 100 chilometri il quadriciclo della marca francese può infatti trasportare due persone ed ha anche libero accesso nelle zone a Ztl e alle corsie preferenziali.
Paolo Odinzov

 

 

VENERDÌ - Circolo Miani assemblea pubblica

Venerdì 28 giugno alle 18 in piazza Unità davanti al Municipio, il Circolo Miani, Servola Respira e il Coordinamento dei Comitati di Quartiere organizzano una manifestazione cittadina – Assemblea pubblica, in concomitanza con la riunione del Consiglio comunale, «sulla insostenibile e inaccettabile situazione della Ferriera». Nel mirino della manifestazione l’«inquinamento prodotto in dosi massicce dallo stabilimento oramai fuori ogni controllo» e la «colpevole e inscusabile inerzia degli organi di controllo, a partire da Regione, Provincia, Comune di Trieste, Arpa ed Ass, per finire con la Procura della Repubblica del Tribunale di Trieste».

 

 

Conferenza sulla lotta all’amianto - CASA DELLE CULTURE - Sono sei milioni le persone a rischio. A seguire, spettacolo teatrale
Uno spettacolo teatrale e un incontro pubblico. Un doppio appuntamento alla Casa delle culture di via Orlandini, domani pomeriggio, a partire dalle 18.30. L’incontro pubblico si intitola “Le lotte a difesa dei beni comuni, per la salute e per territori liberi dalle produzioni nocive”. Il tema è facilmente intuibile: migliaia di morti causati dall’inquinamento industriale diretto (emissioni industriali) o indiretto (discariche, aree durevolmente contaminate, depositi di materiale nocivo). Qualche numero per comprendere l’emergenze: un italiano su dieci vive in una zona ad alto inquinamento industriale. Un bollettino di guerra. E le aree ad “alto rischio ambientale”, quelle dove sono concentrate le industrie più inquinanti del Paese, corrispondono a duecento e novantotto comuni in cui vivono quasi sei milioni di persone. Aree in cui l’inquinamento di aria, suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee è talmente grave da costituire un grave pericolo per la salute pubblica Se ne parlerà, durante l’incontro pubblico, con: Adriano Tasso del Comitato “No smog”; Alberto Prunetti, autore di “Amianto, una storia operaia”; Gianni Cavallini, medico dell’Azienda sanitaria isontina, e Luca Tornatore, ricercatore e astrofisico. Immediatamente dopo la fine del dibattito, “Amianto senza confini”, lo spettacolo che porta la firma di Sabrina Morena con Giustina Testa. Si tratta di una produzione TeatroBandus in collaborazione con Eara Onlus.
 

 

«Conversazioni sull’architettura» - STAZIONE ROGERS - Incontro curato da Gigetta Tamaro e Lucia Krasovec Lucas
E’ dedicata a tre grandi architetto donna il cui percorso professionale si è sviluppato attraverso il Novecento, la rassegna “Dalla cucina alla città – conversazioni sull’architettura”, che sarà ospitato questo pomeriggio alle 18 alla Stazione Rogers, per festeggiare le 90 primavere dell’Ordine degli architetti di Trieste. L’austriaca Margarete Schütte-Lihotky (1897) la francese Charlotte Perriand (1903) e la goriziana Elvira Luigia Morassi (1903), figure di spicco dell’architettura e del design, in un’epoca – attorno agli anni ’30 - non certo incline a valorizzare il talento femminile. L’appuntamento curato da Gigetta Tamaro e Lucia Krasovec Lucas in partnership con l’associazione culturale Stazione Rogers e l’Aidia di Trieste apre uno sguardo sul lavoro e il pensiero delle pioniere dell’architettura sociale e abitativa d’avanguardia. “Dalla cucina alla città”, questo il tema al centro della conversazione con gli architetti Gigetta Tamaro, Lucia Krasovec e Graziella Bloccari, sulle signore “architettrici” che in comune oltre alla professione, hanno anche l’essere vissute e aver lavorato fino alla soglia del nuovo millennio. Attraversando tutto il ‘900. Alle 18.20 Esther Giani dell’Iuav di Venezia traccerà il profilo della prima donna architetto austriaca con “Nella cucina di Francoforte”. Seguita poi (18.40) dalla relazione di Miriam Panzeri dell’Università di Torino “Charlotte Perriand - L’arte di vivere e di abitare”, e dal breve filmato degli anni ’30 “Lezione di Le Corbusier”. Fabia Carini introdurrà invece alle 19.20 la figura della prima donna a laurearsi in architettura al Politecnico di Milano con ”Elvira Luigia Morassi – l’arte di progettare il quotidiano”. Ingresso libero.

p.c
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 23 giugno 2013

 

 

PIANO TRAFFICO » EMENDATO IN CONSIGLIO COMUNALE - Via le strisce blu a Miramare e in periferia -

PIANO DEL TRAFFICO - I nuovi parcheggi a pagamento: le modifiche
La giunta accoglie le istanze dei “bandelliani” e del Pdl per crearsi un percorso più facile. Il voto previsto per l’8 luglio
Cancellate alcune centinaia di nuovi parcheggi a pagamento in superficie previsti inizialmente. Altri, invece, a tariffa rossa se ne aggiungeranno per la riperimetrazione della zona ad agevolazione tariffaria per i residenti, che sarà ampliata. Sono i primi effetti dei lavori del Consiglio comunale sul Piano del traffico, uscito dal sabato trascorso nell’aula di palazzo Cheba largamente scalpellato a colpi di emendamenti per quanto concerne il tema della sosta. Modifiche proposte da vari gruppi consiliari, di maggioranza e di opposizione, e in buona parte fatte proprie dalla giunta Cosolini. Si ripartirà domattina alle 10 per chiudere il cerchio su emendamenti e sub-emendamenti. Già calendarizzato, poi, il gran finale con dichiarazioni di voto e votazione finale: appuntamento per l’8 luglio, dopo che gli uffici comunali avranno riadattato gli elaborati. Alcune certezze: l’assessore alla Pianificazione urbana, Mobilità e traffico Elena Marchigiani ha detto sì alla cancellazione della previsione di sistemare nuovi stalli a pagamento in viale Miramare (fra bivio e ingresso del park di castello e parco), via San Marco, passeggio Sant’Andrea, via San Cilino, via delle Settefontane e via Conti (per queste due vie, confermati gli spazi per la soste a pagamento solo nei tratti che danno su piazza Perugino), via Pirano, via Giulia, via Carpison, piazza della Cattedrale e via Capitolina. Su quest’ultima, dunque, rimarranno esclusivamente quelli già esistenti. In via Combi, stalli blu dimezzati: il Comune li prospetta ora solo nel segmento fra via Colautti e via Muzio. Congelata a Roiano l’istituzione di quelli fra via Stock e largo Petazzi, sino a quando non sarà prediposto il parcheggio nella zona della caserma. La zona tariffaria agevolata per residenti (per i quali sarà introdotto il forfait da 30 euro al mese, ma chi farà l’abbonamento annuale potrà godere di uno sconto del 15%) sarà, come accennato, ampliata: spazi a tariffa rossa (oggi 1,40 euro all’ora, in futuro 1,50 per i non residenti) che aumenteranno dunque - le vie saranno definite dagli uffici nei prossimi giorni - nell’area compresa fra Rive, piazza Libertà, via Ghega, piazza Dalmazia, via Carducci, piazza Goldoni, corso Italia, via del Teatro romano, via dei Capitelli, via San Michele, via Galleria, via della Cereria, via Tigor, via Ciamician, viale Terza armata, salita del Promontorio, via Santa Giustina, via Franca e via Reni. Su via del Teatro romano, via dell’Orologio e via del Mercato vecchio si prevede un unicum nel segno della zona viola (1,65 euro all’ora oggi, 1,70 col nuovo Piano). Variazioni anche sul fronte delle tariffe. La gialla manterrà il suo prezzo di 1 euro, non aumenterà più. Mentre quella blu verrà ridotta da 0,60 euro a 0,50 all’ora, con la prima mezz’ora di sosta comunque gratis. Rispetto al progetto iniziale, la zona tariffaria passerà da gialla a blu in via Carducci, via San Michele, via San Francesco - nei tratti riepilogati nel grafico qui sopra - e via del Coroneo fra largo Piave e foro Ulpiano-via Zanetti. Prima ora gratuita, inoltre, in tutte le aree a pagamento per le vetture munite di contrassegno per i disabili: novità questa propiziata da un emendamento con primo firmatario Carlo Grilli (Udc).
Matteo Unterweger

 

«Amplieremo la zona rossa a tutela dei residenti» L’ASSESSORE MARCHIGIANI
«Con l’ampliamento della zona ad agevolazione tariffaria per i residenti, e quindi nel contempo dell’area a pagamento con tariffa rossa per i non residenti, eviteremo che alcuni cittadini si trovino a essere “cornuti e mazziati”», osserva l’assessore Elena Marchigiani. Riferendosi a quanti «abitano in certe strade che avrebbero corso il rischio di essere utilizzate a sbafo per trovare un posto auto gratuito e recarsi poi in centro. Un’esigenza manifestataci dalla Quarta circoscrizione». «Sono stati accolti alcuni emendamenti di dettaglio che contribuiranno a recepire preoccupazioni sollevate su situazioni molto specifiche - è il commento di Pietro Faraguna del Pd -. Il Piano del traffico non ne esce affatto rivoluzionato: resta invece rivoluzionario nel modo di concepire la mobilità in città». Esulta Franco Bandelli (Un’Altra Trieste): «Sono stati accolti i nostri emendamenti finalizzati a togliere la previsione di sistemare stalli a pagamento in viale Miramare e via San Marco». Con il medesimo obiettivo avevano presentato analoghe richieste Pdl, Fli e rispettivamente Fds e Pd. I sei componenti del gruppo pidiellino gongolano per una serie di istanze accolte, alcune direttamente attraverso loro emendamenti (quelli sulla cancellazione dei nuovi stalli blu in via Giulia e via Carpison) e altre presentate ma fatte proprie dalla giunta tramite atti a firma di forze politiche diverse. «Questo è il lavoro che deve fare l’opposizione - affermano soddisfatti i sei del Pdl in una nota congiunta sul loro operato -: risultati concreti per la propria città!». Infine, il 5 Stelle Stefano Patuanelli: «Il piano si sta peggiorando di molto in aula. Il giudizio complessivo lo daremo alla fine. Eravamo partiti con un certo favore, ma se viene stravolto inizia a non piacerci più...».

(m.u.)

 

Ciclisti in piazza, multa di via Filzi pagata
Iniziativa dimostrativa della Ulisse Fiab. Raccolti gli 84 euro per il saldo dell’ammenda comminata per la bici legata al palo
La solidarietà a Trieste corre (anche) sulle due ruote a pedali. Chiedere agli aderenti e simpatizzanti della Ulisse Fiab (associazione cicloturisti e ciclisti urbani), protagonisti ieri mattino in piazza Verdi di una sorta di blando “flash-mob”, denominato MOB2Park, e di una questua pubblica per invocare i diritti e priorità della “mobilità nuova”. Una quarantina circa i ciclisti accorsi al cospetto della sede postale (un numero inferiore di quanto preventivato alla vigilia), reclutati anche dal tam-tam irradiato dal sito Bora.La, un pacifico e contenuto raduno incentrato soprattutto sull’atto dimostrativo a favore di Antonella Varesano, la triestina socia Ulisse “rea” di aver posteggiato la propria bici legandola a un palo in via Filzi, atto multato con la somma di 84 euro. L’intera cifra è stata raccolta con l’estemporanea questua scattata attorno alle 11, maturata con il versamento di poco meno di 2 euro a testa tra i dimostranti e tradotta nel pagamento dell’ammenda. Multa pagata e coscienza pulita. Si chiude così il primo atto dei ciclisti triestini animati dalla pacifica rivolta ecologica, una missione che preclude tuttavia ad altre battaglie, nuove priorità e costanti contatti con le istituzioni locali sul tema del Piano del traffico. Gli aderenti alla Ulisse volevano insomma la bici e ora pedalano anche sul fronte dell’impegno targato “mobilità nuova”, il manifesto che parla di una moderna mobilità sostenibile e soprattutto alla portata di tutti. Già, come? «Il nostro intento è quello di rendere la strada veramente fruibile a tutte le categorie – ha specificato Lorenzo Mastropasqua, presidente della Ulisse Fiab di Trieste – ovvero non solo ai ciclisti ma anche ai pedoni e al trasporto pubblico. In questo ci stiamo adoperando da tempo, collaborando con il Comune, proponendo vari spunti di possibile attuazione». Il programma disegnato dalla Ulisse viaggia infatti su alcune prime ipotesi, ribadite ieri all’interno della mobilitazione in piazza Verdi. Sarebbero tre i punti chiave, i primi, partendo intanto dalla creazione di “Zone 30”, cioè il limite di 30 all’ora nei centri abitati. L’altra proposta risiede nella progettazione di corsie ciclabili in viale D’Annunzio mentre il terzo obiettivo pratico si tradurrebbe nella possibilità del trasporto di almeno 10 biciclette a bordo del Delfino Verde. Non è tutto. Oltre al piano pratico, emergono anche ulteriori indicazioni che pedalano nello spazio dell’immaginario collettivo. Stando a un’inchiesta svolta dalla Ulisse, il pregiudizio triestino nei confronti della bicicletta non risiederebbe nel picco di salite cittadine, quanto nella pericolosità dei tragitti. I muscoli insomma ci sono, serve più “testa” nella lettura della mappa urbana.
Francesco Cardella

 

Tamponato a Barcola - Ciclista ferito traffico in tilt

Un incidente con protagonista un ciclista che ha riportato ferite a Barcola, ieri verso le 19, ha paralizzato il traffico nell’area. Lo sportivo è stato tamponato da una vettura, venendo sbalzato di sella e terminando il suo “volo” contro il lunotto di un altro veicolo. Fortunatamente il ciclista, soccorso dal Servizio 118, non ha riportato ferite gravi.

 

 

“No Smog”: «Ferriera sempre inquinante»
«La politica non sa fare altro che sostituire la siderurgia sporca con una altrettanto sporca». È il commento di Alda Sancin, presidente dell'associazione ambientalista "No Smog", ieri, alla notizia dell'interessamento del Gruppo siderurgico cremonese Arvedi allo stabilimento di Servola. «Si sta profilando la possibilità di un acquisto - ha detto - mentre la Ferriera continua e diffondere nell'aria sostanze di vario tipo e il sindaco dichiara che sta facendo di tutto per la riconversione». In scia il segretario di "No Smog", Adriano Tasso, risponde all'assessore Umberto Laureni: «Oggi non ha accettato il nostro invito perché offeso per una mia frase su Facebook, dove dicevo che ci prende per i fondelli (in realtà, la frase era più colorita, ndr)». «Mi scuso - aggiunge Tasso - ma lascio agli altri giudicare se la mia considerazione sia vera o falsa». Il professor Pierluigi Barbieri, docente di Chimica ambientale all’Università, ha poi illustrato i risultati di uno studio: «Le concentrazioni di benzene nell’aria dentro e fuori le case di Servola sono più alte in quelle più prossime agli impianti».

(u. s.)
 

 

Ferrovie, il rebus della Tav fino a Trieste - La TAV Venezia-Trieste-Lubiana
Squilibri e inefficienze dei trasporti a Nordest. Il percorso di superfice Aurisina-Divaccia via d’accesso alle reti slovena e croata
TRIESTE Rispetto a vent’anni fa, le grandi aree metropolitane italiane oggi sono collegate dalla Alta velocità, quella Tav assurta agli onori delle cronache solo per le parti non realizzate. In pratica, tutto il sistema urbano che gravita sull’area tirrenica,Torino-Milano-Bologna-Firenze-Roma-Napoli, è ormai connesso dalla ferrovia veloce, come in Europa. E il resto? Niente! La intera dorsale adriatica tal quale vent’anni fa. I flussi mostrano come tutti gli investimenti siano andati ai passeggeri. Per le merci invece un crollo verticale, dal venti al sette per cento del traffico nazionale. Una attività in via di estinzione, il contrario che in Europa. Per contro, il traffico merci stradale è enormemente aumentato, più a Nordest che altrove, buono per il cash flow delle autostrade, assai meno per le auto, che in proporzione pagano molto di più dei camion e usurano molto di meno il manto. Quale la spiegazione? Il Nordest è la porta italiana per l’ Europa Centro Orientale, là dove le economie crescono e generano gli aumenti di traffico merci. Quello che ci ritroviamo sulle strade. Dunque un paese squilibrato tra ovest ed est, tra gomma e ferro, tra passeggeri e merci. In pratica un paese a due velocità nella innovazione del trasporto. Forse che il Nordest è solo terra di transito, economicamente marginale? Al contrario, è stato una locomotiva trainante che ora ha perso slancio, fiducia e imprese. Un ciclo si è esaurito e uno nuovo dovrà aprirsi. A traino dei mercati esterni o come prodotto di una strategia propria? Qui le risposte si divaricano. Per alcuni si tratta solo di attendere fiduciosi la ripresa, e tutto tornerà come prima. Nel frattempo avanti coi cantieri stradali. Per altri invece si tratta di concepire uno scenario nuovo, in cui imprese e territorio vadano a braccetto in Europa, anche grazie al trasporto. Un Nordest non più periferia padana ma anello per la nuova Europa, via terra e via mare, con imprese che si internazionalizzano e chiedono infrastrutture, intermodalità e logistica, a supporto di nuove catene del valore da innestare sulla base industriale che esiste, e che vuol crescere da protagonista. Ha a che fare la ferrovia con tutto ciò? Ovviamente si, ma deve darsi un programma che raccolga economia e politica attorno ad un disegno, italiano ed europeo, come finora non è stato. Cominciamo dalla Tav, di cui molto si è scritto e niente si è fatto, azzoppando l’idea stessa di asse transpadano, cuore di quel corridoio V divenuto poi Mediterraneo, che fino a Verona dispone di progetto, ma più oltre ha smarrito il senso del suo scopo. Che è quello di servire la metropoli diffusa del Veneto, impraticabile alla velocità di trecento km/ora, con fermate ogni 30 chilometri. Possibile invece sopra i duecento, ma affiancato alla linea storica, come accade tra Venezia e Padova. Con due miliardi, venticinque milioni al km, meno della metà della Tav, l’opera è invece fattibile. Più oltre, tra Venezia e Trieste, una linea oggi scarica per metà, il discorso cambia. Qui la componente passeggeri ha un duplice scopo: saldare due bacini di mobilità regionale e sottrarre Trieste alla perifericità padana. Per la qual cosa il tracciato balneare veneto ad alta velocità è solo un diversivo grafico che allontana la soluzione e aggrava il problema. E dopo Trieste? Al corridoio per Budapest la Slovenia non ha proprio mai pensato. L’unico interesse nazionale è connettere il porto di Koper ai mercati del Centro Europa, via Graz e Klagenfurt. In questo si trova associata, in alleanza competitiva, ai porti del Napa, dove ognuno ha un mercato transalpino da raggiungere attraverso adeguate tracce ferroviarie. Quelle per collegare i varchi portuali coi valichi alpini. Che a Nordest sono Brennero e Tarvisio, con la Pontebbana che tra un decennio andrà a regime, quando l’Austria avrà completato il Koralm e il Semmering, i due tunnel oggi in cantiere. E’ questo l’odierno scenario, mutato rispetto a vent’anni fa. Lo scambio interno europeo oggi avviene su rotte prevalenti Nord–Sud, mentre i traffici Est Ovest dispongono ormai di un nuovo bypass a nord delle Alpi: da Lione a Budapest via Strasburgo, Monaco e Vienna. Con quest’ultima ritornata al centro della Mittel Europa, come piattaforma logistica, ferroviaria e aerea. L’ ipotesi di asse transpadano come bypass sud europeo, privo ancora dei suoi tunnel, ne trasforma il compimento in problema tutto italiano. Emerge invece la scommessa dell’ Adriatico, che si candida a gateway multi porto del Centro Europa, rivolto al Mediterraneo e al Sud Est Asiatico. In sostanza la radice Sud del corridoio Adriatico Baltico, vera novità della strategia europea del trasporto al 2030. La Venezia Trieste diviene così la dorsale posta alle spalle dei porti, capace di assorbirne flussi, fino a tre volte quelli odierni. Da questa prospettiva, concreta e realistica, scende la strategia ferroviaria del Nordest del prossimo decennio. Con ottocento milioni, la stessa cifra del tunnel subacqueo della Tav tra Mestre-Tessera, si può portare la velocità a 180 km/ora, con duecento tracce disponibili, per un quarto passeggeri, lenti e veloci, e il resto merci. Tanto basta infatti a ripristinare la linea dei Bivi a Mestre, a collegare il Marco Polo con la rete veneta, a quadruplicare il Bivio San Polo, a raddoppiare la Palmanova Udine, prosecuzione sud della Pontebbana. Oltre a un bel numero di passaggi a livello soppressi. Infine una novità: un tracciato di superficie da Aurisina per Divaccia consentirebbe l’accesso alle reti slovena e croata, evitando costi, rischi e tempi del lungo tunnel carsico. Ma in capo a chi porre questa strategia? Di certo ai porti per catturare le merci. Agli operatori ferroviari per servire i nuovi flussi commerciali, ripristinando anche i collegamenti passeggeri con l’area danubiana. Nel raggio dei cinquecento chilometri, i treni veloci di oggi competono con l’auto e coi low cost. Purché qualcuno li faccia correre, come fa la austriaca Obb. Ma c’è un problema di regia. Questa spetta alle Regioni. Friuli Venezia Giulia e Veneto devono ribaltare quel rapporto di perifericità, politica, geografica e ferroviaria che ha determinato la paralisi degli ultimi due decenni. Non farlo costerebbe caro.
Franco Migliorini

 

Atti di un seminario a porte chiuse sul tema, rinviato “sine die”
Il testo di Franco Migliorini che leggete in questa pagina avrebbe dovuto essere parte integrate del seminario a porte chiuse "I corridoi baltico e mediterraneo: una possibile sinergia". I corridoi in questione sono in sostanza gli itinerari ferroviari a Alta velocità Torino-Trieste (mediterraneo) e Adriatico-Baltico (via Tarvisio). Il seminario seminario era stato convocato per il 21 giugno in Camera di commercio a Trieste, a cura del Comitato Transpadana (di cui il presidente della Camera, Antonio Paoletti, è co-presidente). Ma il seminario è saltato e rinviato “sine die”. Vi avrebbero dovuto partecipare il commissario governativo per il corridoio mediterraneo (Bortolo Mainardi), i governatori Luca Zaia e Debora Serracchiani, oltre ai presidenti delle Autorità portuali di Venezia (Paolo Costa) e di Trieste (Marina Monassi). Conclusioni a cura di Laurens Brinkhorst (coordinatore del cosiddetto Corridoio mediterraneo). Di progetti tanti e di denari buttati di più, di decisioni prese manco una da decenni. Vedremo se e quando il seminario sarà riproposto e se il Friuli Venezia Giulia sarà capace di farsi valere.
 

La metropolitana del Nordest una risorsa verso l’Europa - L’INTERVENTO DI LUIGI BIANCHI
Prospettive della mobilità e della logistica in Friuli Venezia Giulia: la sfida per la nostra regione, se vuole rimanere in Europa, comporta l’uscita dall’isolamento per aprirsi ad Austria e Slovenia. Scali merci e porti devono interagire (in una logica di rete europea), con gli smistamenti di Cervignano, Lubiana e Villaco, per fornire un’offerta competitiva a livello europeo. Per i viaggiatori relazioni Intercity con Monaco di Baviera, Vienna, Budapest, Zagabria e Lubiana possono unire l’Italia con l’Europa, allacciando direttamente a Padova le stazioni di Trieste e Udine per offrire alla clientela relazioni dirette con la capitale. Improcrastinabile è la rivisitazione degli orari del Nordest, informata all’integrazione, nella piena collaborazione delle quattro imprese di trasporto (Oebb, Sj, Fs e Fuc) interessate a un’offerta competitiva che, per essere tale, deve necessariamente fondarsi sull’intermodalità e sulla comune rete di vendita: la clientela, sia merci che viaggiatori, è interessata all’offerta globale più che al singolo vettore per valutarne la convenienza. Per questo deve poter contare su un comune servizio commerciale (marketing, informazione, promozione, vendita e assistenza post-vendita), efficiente e capillare per essere efficace, a servizio della clientela reale e potenziale, nazionale ed estera. Anche nel Friuli Venezia Giulia il faro cui guardare è l’integrazione dei trasporti (tecnica e tariffaria), realizzata dalla Provincia di Bolzano, risultata soddisfacente per tutti i viaggiatori (locali, turisti, professionisti e studenti): tutti gli utenti hanno diritto a un servizio dignitoso; le imprese hanno l’interesse a fornirlo, se si decidono ad abbandonare la logica dell’economia assistita per promuovere una sana gestione imprenditoriale con risultati tangibili nell’offerta competitiva, rivolta a tutta la clientela. Solo così c’è sviluppo e si combatte la recessione, anche nel campo della mobilità e della logistica. Per le merci, ma anche per i passeggeri, sono da tempo chiaramente individuate le opere aventi carattere di priorità per il Friuli Venezia Giulia, immediatamente realizzabili in funzione anticongiunturale (lavoro subito e non alle calende greche): bivio San Polo, il maggiore collo di bottiglia della Regione; metropolitana leggera (progetto per la rivitalizzazione del nodo ferroviario di Trieste ai fini del traffico portuale e del servizio viaggiatori metropolitano), vitale sia per le merci che per i passeggeri, opera già finanziata con la giunta Illy e cancellata con la giunta Tondo; Cormons-Redipuglia (alternativa meno onerosa al raddoppio della Cervignano-Udine, funzionale al pieno sfruttamento della Pontebbana e alla realizzazione del progetto della metropolitana transfrontaliera Adria-A, complementare alla metropolitana leggera); stazione di Ronchi aeroporto (di modesto impegno finanziario, ma essenziale per un efficiente servizio integrato). Per i viaggiatori invece è necessario: allacciarsi a Padova (Mestre comporta l’inversione di marcia) per le relazioni nazionali ed internazionali. Senza la necessità di impegnativi interventi infrastrutturali, ma solo intervenendo nell’impostazione degli orari, esiste l’opportunità di effettuare concretamente per la prima volta il collegamento diretto con Roma di Trieste e Udine, inserendo anche la nostra regione nella “metropolitana che unisce l’Italia”; attestare a Gorizia i convogli della Transalpina che attualmente si fermano a Nova Gorica e a Trieste Campo Marzio quelli della Meridionale che arrivano a Sesana. Senza una visione coordinata con le ferrovie a contatto, informata all’integrazione dei servizi, sia sul piano della produzione che a livello commerciale, la nostra regione è condannata a permanere nell’isolamento in cui l’ha precipitata l’ondivaga politica governativa in tema di trasporti e la mancanza di orientamento al mercato nella massima impresa del nostro Paese che considera nemiche le ferrovie europee e non preziose alleate per poter fornire servizi competitivi e vendibili.
 

 

AMBIENTE - La Vito promuove le acque della regione

«Il livello di qualità delle acque marine del Friuli Venezia Giulia è molto buono e la partenza della Goletta Verde per il suo annuale tour nelle acque italiane da Lignano Sabbiadoro contribuisce al rilancio di quest'affascinante attrattiva naturale». Lo ha affermato l'assessore regionale all'Ambiente, Sara Vito, intervenendo a un dibattito.

 

 

La magia dei falò di S. Giovanni in piazza Volontari Giuliani - EVENTI»LA FESTA PER IL SOLSTIZIO D’ESTATE
Dal pomeriggio i laboratori per la produzione delle tradizionali corone di fiori e in serata note e danze greche e balcaniche. Al tramonto, il fuoco benaugurante
Il fascino e la magia dei fuochi di San Giovanni in pieno centro cittadino. È questo il programma della Pro Loco San Giovanni Cologna e del nuovissimo Gruppo per la valorizzazione della piazza Volontari Giuliani per oggi. A due passi da via Giulia, sarà proprio la piazza a ospitare un fuoco solstiziale della tradizione. I falò accesi nei campi la notte di San Giovanni, considerati propiziatori e purificatori, erano un consuetudine nelle borgate e nei rioni periferici triestini. L’iniziativa di allestirli in centro rappresenta una novità davvero inusitata. L’ennesima azione di un gruppo di cittadini che stanno lavorando dall’inizio dell’anno per adottare una piazza particolare, incastonata tra la frenesia del traffico di via Giulia e una delle più belle e antiche passeggiate del capoluogo, viale XX Settembre, oggi condiziona eccessivamente dal transito veicolare e dal parcheggio selvaggio. Prendendo esempio dall’associazione Andandes, protagonista dell’utilizzo in chiave sociale e comunitaria del giardino di via San Michele, il Gruppo per la valorizzazione di piazza Volontari Giuliani s’impegna nella proposta di nuovi appuntamenti per richiamare in quest’area triestina residenti e cittadini. L’obiettivo è di far rivivere uno spazio pubblico scambiando idee, organizzando eventi, promuovendo progetti e valorizzando il confronto tra le persone. Dopo la Festa dei fiori e la Festa di maggio, il comitato organizzatore ritorna dunque con il fascino e la magia dei fuochi di San Giovanni. L’evento inizierà già nel pomeriggio - alle 18 - con la collaborazione di Trieste Altruista, del Multicultura Center Trieste, degli agricoltori della sigla Union e dei rioni di San Giovanni e Sottolongera con i loro prodotti orto frutticoli e vinicoli. Per gli appassionati del folklore, verranno proposti dei laboratori per la produzione delle tradizionali coroncine di fiori da appendere sull’uscio di casa per proteggersi dal maligno. Dalle 20, musica e danze greche con i Charoumenes, e danze balcaniche con i Kolonaokolo. «Si cenerà sul posto e il consiglio è di portarsi seggiole e sacchi a pelo - suggerisce Luciano Ferluga per il comitato organizzatore. Accenderemo il fuoco in piazza all’imbrunire con l’aiuto fraterno e competente dei pompieri volontari, e festeggeremo assieme la notte più misteriosa dell’anno. Sarà un evento che sarà apprezzato particolarmente dai più piccini: il gioco in piazza sotto gli occhi dei genitori aiuterà intere famiglie a ricostruire un rapporto sereno con una parte della città che può e deve essere vissuta pienamente nella quotidianità». Per informazioni, il telefono è il 3382118453.
Maurizio Lozei

 

 

Ballate e “pulizie” a Campo Sacro - PROSECCO
“Trieste on sight-Esperimenti di cittadinanza” dalle 9 Info su www.arciserviziocivilefvg.org
Questo è l’ultimo giorno anche per “Trieste on sight-Esperimenti di cittadinanza”, la manifestazione promossa Arci Servizio civile in collaborazione con il Comune all’ostello Amis di Campo Sacro. Gli appuntamenti di oggi prevedono dalle 9 alle 13 il “Camp puliamo una dolina”; dalle 9 alle 17 “Baby adventure-Battesimo della sella”. Alle 10 “Alternativa Bike adventure”, pedalata ecologica aperta a tutti di 15 km per i sentieri del Carso. Alle 10, laboratorio di yoga. Alle 13, ballate folk irlandesi e americane con i Drunken Sailors e dalle 15.30 alle 17, “Girandolart”, con la realizzazione delle “macchinine a soffio”. Alle 17 “I giovani incontrano le istituzioni”, a cura della Regione. Alle 19, stage di danze popolari balcaniche. Alle 20 spettacolo del gruppo folkloristico serbo Vuk Karadzic. Alle 21, si chiude con il concerto latino-americano dei Chiriké (nella foto). Ingresso libero.
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 22 giugno 2013

 

 

Arvedi prepara il piano-ponte con siderurgia pulita a Servola
Cosolini: «Si tratta di un progetto che durerà alcuni anni prima della riconversione definitiva»

In atto la valutazione economica, entro metà luglio i dettagli al Tavolo nazionale sulla Lucchini
Un progetto che abbia una durata di medio termine per inserire la Ferriera di Servola con l’altiforno e la produzione di ghisa, ma presumibilmente senza l’utilizzo della cokeria, all’interno del ciclo siderurgico delle acciaierie Arvedi. Il Gruppo di Cremona, che già controlla quattro aziende nel Nord Italia centrate su attività siderurgiche primarie e di trasformazione, ne sta valutando la sostenibilità economica dopo aver avanzato una manifestazione di interesse che è già stata inoltrata al commissario straordinario Piero Nardi. Nelle settimane scorse emissari di Arvedi sarebbero già stati all’interno dello stabilimento di Servola per verificare lo stato degli impianti, in realtà alquanto vetusti. Che l’interesse di Arvedi sia ufficiale e sia già stato formalizzato lo ha comunicato giovedì il direttore delle risorse umane del Gruppo Lucchini Riccardo Grilli ai rappresentanti di fabbrica. Ieri questa prospettiva è stata dibattuta nel corso di un’assemblea tenutasi all’interno dello stabilimento alla quale hanno partecipato anche i rappresentanti sindacali delle segreterie nazionali dei metalmeccanici: Gianni Venturi della Fiom-Cgil, Guglielmo Gambardella della Uilm, Alberto Monticco di Fim-Cisl e Gabriele Bazzaro della Failms. Successivamente i sindacalisti hanno avuto uno scambio di opinioni a porte chiuse in una sala dell’albergo Savoia Excelsior con le isttituzioni: presenti il vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello, il sindaco Roberto Cosolini con l’advisor per la riconversione Francesco Rosato e la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat. Al termine il sindaco ha chiarito che quello di Arvedi sarebbe un progetto ponte della durata di alcuni anni in attesa presumibilmente di una riconversione definitiva dell’area che non è però ancora all’orizzonte. «Il Piano industriale che presenterà Arvedi - ha però specificato Cosolini - dovrà contenere interventi sostanziali per l’eliminazione delle emissioni ambientali». «Attualmente esistono dotazioni tecnologiche in grado di fare una siderurgia pulita - spiega Fabio Borini (Fiom-Cgil) - è chiaro che a Servola si tratta di buttare via parecchi elementi e di ricostruire buona parte delle strutture con dotazioni avanzate». Secondo quanto riferisce Borini, il commissario Piero Nardi che aveva chiesto tre mesi di slittamento per la presentazione del piano industriale della Lucchini, ha ottenuto per ora due mesi di proroga: dal 17 giugno al 17 agosto, ma potrebbe presto chiederne ulteriori due. Non si potrà però attendere il 17 agosto per conoscere qualche dettaglio in più delle intenzioni di Arvedi su Servola. La legge sulle aree di crisi industriale complessa, su cui riferiamo a parte, dà infatti tre mesi di tempo per la presentazione di un progetto di rilancio. «Il progetto Arvedi dovrà essere sostanzialmente svelato entro la prima quindicina di luglio - specifica Borini - allorché sarà convocato a Roma un Tavolo nazionale sul Gruppo Lucchini che potrebbe portare a galla anche manifestazioni d’interesse per Piombino». «L’interesse di Arvedi è ufficiale - specifica Cristian Prella della Failms - ma non vi è ancora alcuna certezza sull’acquisizione, né tantomeno sul salvataggio di tutti i posti di lavoro: è questo il motivo per cui l’assemblea con i lavoratori si è svolta in un clima freddino». «Sulla tutela dei posti di lavoro si impegneranno personalmente anche i segretari nazionali dei metalmeccanici», specifica Franco Palman della Uilm. Intanto la legge sulle crisi industriali complesse, il piano europeo sulla siderurgia, entrambe con la possibilità di attingere finanziamenti, e l’interesse di Arvedi sono le gambe su cui deve mettersi a correre il rilancio dell’area di Servola.
Silvio Maranzana

 

«Area di crisi industriale complessa» - Ora è legge - DECRETO CONVERTITO
E proprio ieri la Camera ha approvato la conversione in legge del decreto che in extremis ha inserito anche Trieste, oltre a Piombino, tra le aree di crisi industriale complessa: è una delle gambe fondamentali sulle quali costruire il futuro non solo dell’area di Servola, ma anche di un pezzo consistente dell’economia triestina. Contestualmente il governo ha fatto proprio un ordine del giorno presentato dall’onorevole Sandra Savino del Pdl (che da assessore regionale aveva coordinato il Tavolo sulla Ferriera) che impegna lo stesso governo «a valutare l’opportunità, nei limiti dello stanziamento di bilancio già previsto di definire il più presto possibile l’apporto finanziario dello Stato al progetto di riconversione e riqualificazione industriale dell’area industriale di Trieste, in modo da definirne con esattezza contenuti e limiti». Inoltre la parlamentare triestina ha chiesto all’esecutivo di «valutare l’opportunità di incrementare le risorse del Fondo per lo sviluppo sostenibile, sia in termini assoluti, sia in termini di quota da destinare agli interventi di crisi industriale». Da ieri è scattata un’altra lotta contro il tempo, ancora più stringente, poiché dal momento della conversione in legge vengono dati tre mesi di tempo per la presentazione del progetto. «Nell’ambito del processo di riconversione di Servola - precisa ancora Savino - è assolutamente prioritario individuare fin da subito il concorso finanziario dello Stato in quanto l’efficacia stessa del progetto è legata all’effettività dell somme a disposizione». Savino nel corso del suo intervento ha lanciato anche un appello all’aula su quella che è la situazione dell’economia triestina «che - ha detto la deputata del Pdl - oggi più che mai non può permettersi di perdere i quasi mille posti di lavoro legati all’attività della Ferriera e al suo indotto». Savino ha anche ricordato l’impegno congiunto delle istituzioni locali che «stanno cercando di garantire un futuro ai lavoratori progettando lo sviluppo economico e industriale della città, ma anche dando allo stesso tempo una risposta chiara e inequivocabile ai cittadini sul fronte del diritto alla salute».

(s.m.)
 

 

Trieste-Capodistria tra le «priorità»
Ordine del giorno approvato alla Camera sulla ripartizione dei fondi per le ferrovie
Anche il collegamento “Trieste - Capodistria - Divaccia”, così definito, è stato incluso tra le priorità che il governo si darà nella ripartizione di fondi per l’infrastruttura ferroviaria nazionale. Ciò, si legge in una nota, grazie a un ordine del giorno presentato dai deputati del Pd, Brandolin, Rosato, Blazina, Coppola e Malisani e approvato dalla Camera. «A noi interessa in modo particolare il collegamento ferroviario tra i due porti di Trieste e Capodistria», specifica il triestino Ettore Rosato.Ma la Slovenia, proprio temendo di essere tagliata fuori dalle grandi linee internazionali, si è sempre dichiarato favorevolmente unicamente a un collegamento per passeggeri tra Trieste e Capodistria. Nell’ambito del Corridoio Lisbona-Kiev, l’Italia punta anche sul tratto Trieste-Divaccia (il che non viene specificato nell’odg), mentre la Slovenia è favorevole per ragioni facilmente comprensibili al rafforzamento della Capodistria-Divaccia. Tra gli altri interventi sono stati inclusi anche la circonvallazione ferroviaria esterna di Udine, il bivio San Polo di Monfalcone e il raddoppio della Cervignano-Udine. Il provvedimento, che reca disposizioni urgenti per l’infrastruttura ferroviaria nazionale autorizza la spesa di 120 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2015 al 2024 per il finanziamento degli investimenti relativi alla rete infrastrutturale ferroviaria nazionale, da attribuire con delibera Cipe, con priorità però per la prosecuzione dei lavori relativi al terzo valico dei Giovi e per il quadruplicamento della linea Fortezza-Verona di accesso Sud alla galleria di base del Brennero. «Accanto a questi interventi - ha aggiunto l’onorevole Giorgio Brandolin - è ora previsto che si valutino anche la realizzazione di interventi localizzati all’incrocio tra il Corridoio mediterraneo e il Corridoio Adriatico-Baltico».
 

 

Piano traffico, taglio di stalli blu
Via alcuni dei nuovi parcheggi a pagamento in via Settefontane e a San Giacomo. Bagarre in Consiglio
Il Comune taglia sul blu. Annunciando di essere pronto a ridurre, nelle zone di via delle Settefontane e di San Giacomo, il numero di nuovi stalli a pagamento in arrivo con quel Piano del traffico oggetto in questi giorni delle attenzioni del Consiglio comunale. L’annuncio dell’assessore alla Pianificazione urbana, Mobilità e traffico Elena Marchigiani è arrivato ieri in uno dei momenti di pausa dei lavori consiliari, ripresi alle 11 (orario contestato da Pdl e Fli) dopo la chiusura attorno alle 3.20 della notte precedente. L’analisi delle osservazioni, con gli emendamenti in scaletta a ruota, è poi continuata sino a tardi, con il Pdl lanciato in una tattica di interventi a ripetizione fra Everest Bertoli, Claudio Giacomelli, Paolo Rovis e Piero Camber (pure il finiano Michele Lobianco ha preso la parola a più riprese), che maggioranza di centrosinistra e alcuni componenti dell’opposizione - Un’Altra Trieste e 5 Stelle su tutti - non hanno gradito affatto bollandola come “puro ostruzionismo”. Tornando agli stalli blu previsti nel nuovo Pgtu e che l’amministrazione si accinge a cancellare, sono state parzialmente accolte le istanze contenute nella raccolta di 2.507 firme promossa dal gruppo di commercianti e abitanti della zona di via delle Settefontane, via Conti e piazza Perugino che ieri mattina Marchigiani si è recata a incontrare. «Posto che tutto passa per il Consiglio comunale, abbiamo deciso, sulla base delle richieste - spiega l’assessore -, di optare per confermare su via delle Settefontane e via Conti i parcheggi a pagamento solo nei tratti che danno su piazza Perugino. Rimarrà solo una “L”, insomma: vedremo se funziona. Caso analogo per via San Marco: via i previsti stalli blu, che sistemeremo solo in Campo San Giacomo». Altre “aperture”: «Nelle zone di parcheggi a pagamento con tariffa blu, concordiamo sulla prima mezz’ora di sosta gratuita e poi va bene che il costo orario passi da 0,60 euro a 0,50». Cinquanta centesimi. Sul Piano del traffico è intervenuto anche il sindaco Roberto Cosolini. Sui contenuti: «Non è un piano dei parcheggi a pagamento, ma vuole invece valorizzare il contesto urbano e le zone pedonali. E ora alcune centinaia di nuovi posti a pagamento saranno tolti dalla bozza». E sull’atteggiamento del Pdl: «Un esempio di cattiva politica. I cittadini sperano che i consiglieri lavorino e portino risultati, non che si lascino andare a esibizioni muscolari di cattivo gusto». Dibattito acceso e clima teso in aula, con Piero Camber momentaneamente espulso ieri mattina. Così Patrick Karlsen (Cittadini): «Il piano del traffico è un progetto di grande livello, che migliorerà la mobilità di Trieste. È significativo che un’opposizione da tempo senza idee sappia contrapporvi soltanto infantili pagliacciate, sterili questioni pregiudiziali e un irresponsabile ostruzionismo». Gli fa eco Roberto Decarli (Trieste cambia): «Ma possono essere credibili i quattro gatti rabbiosi in tuta mimetica che tentano in tutti modi di bloccare il percorso del Piano?». Dal canto suo Paolo Rovis, in tuta mimetica in Consiglio, osserva: «Un Piano pieno di incongruenze e difetti, che snobba perfino le preoccupate e puntuali contrarietà di Trieste Trasporti». Sull’«ostruzionismo del Pdl», dall’opposizione i grillini Paolo Menis e Stefano Patuanelli: «Atteggiamento incomprensibile, pretestuoso e infantile. I cittadini chiedono alle forze politiche responsabilità e capacità di decidere». Duro Franco Bandelli (Un’Altra Trieste) sugli ex colleghi di partito: «Solo demagogia, un circo. Questo è un circo». Infine, per il Pd, il capogruppo Giovanni Maria Coloni: «I cittadini devono conoscere lo spettacolo che il Pdl sta conducendo in quest’aula, ove ha portato sacchi di immondizie, inscenato pagliacciate, ripicche e atteggiamenti gravemente irrispettosi che hanno costretto il presidente a provvedimenti drastici».
Matteo Unterweger

 

 

«La centrale di Fianona 3 sarà una fabbrica di morte»
FIUME In 40 anni di attività, la termocentrale a carbone Fianona 3 ucciderà almeno 680 persone a causa delle sue emissioni nocive e in più provocherà annualmente 2600 attacchi di asma. Questa specie di bollettino di guerra è contenuto nell’analisi che per conto di Greenpeace è stata compiuta da un gruppo di esperti in materia, studio che si basa sulle metodologie dell’Agenzia europea per l’Ambiente. I risultati dell’analisi sono stati presentati alla prima udienza del processo a carico del ministero croato dell’Ambiente, denunciato dalle associazioni Azione verde e Istria verde, come pure da un gruppo di cittadini dell’Albonese. La denuncia è partita dopo che il dicastero ha rilasciato la cosiddetta licenza ecologica per il lavoro della centrale azionata a carbone, processo che si celebra al Tribunale amministrativo di Fiume. «Abbiamo diritto, noi abitanti di questa area istriana – hanno spiegato gli albonesi – ad una vita sana e ad un ambiente pulito. Tutti gli studi riguardanti il carbone parlano di combustibile assai dannoso per l’uomo e il suo ambiente. È scandaloso che il ministero dell’Ambiente abbia proposto che la corte rigetti lo studio di Greenpeace sostenendo vi siano dei vizi procedurali. L’analisi, così il dicastero, non era stata presentata in sede di pubblico dibattito del progetto Fianona 3 e tanto basterebbe a chiedere la sua invalida. Al ministero non si sono sognati di smentire i risultati del documento, ben sapendo che quanto emerso dallo studio si basa su metodi scientifici e dunque molto seri e affidabili». A rivolgersi ai giornalisti è stato anche Zoran Tomi„, responsabile di Greenpeace per la Croazia. «Il progetto Fianona 3 che prevede l’uso del carbone significherà la perdita di vite umane, minori condizioni di salute per l’uomo in una vasta zona e danni all’ambiente. È qualcosa di inaccettabile, soprattutto quando si sa che la Croazia è ricca di fonti di energia rinnovabile, come il sole e il vento».

(a.m.)
 

 

“TRIESTE ON SIGHT” A CAMPO SACRO

Seconda giornata all’ostello Amis di Campo Sacro di “Trieste on sight-Esperimenti di cittadinanza”, manifestazione aperta a tutti promossa da Arci Servizio civile in collaborazione con il Comune. Ecco il programma di oggi: dalle 9 alle 17 il “Camp puliamo una dolina”; “Baby Adventure”, percorso didattico-campo scuola di mountain bike; “Battesimo della sella”, per far salire sul cavallo chi non ha mai provato l’esperienza. Alle 10, laboratorio di cucina, preparazione di piatti tipici di Portogallo, Spagna, Polonia, Serbia ed Emilia Romagna. Alle 11 laboratorio di compostaggio. Dalle 15 alle 18 “Girandolart” (si fabbricheranno oggetti eolici improvvisati). Alle 16 laboratorio di capoeira. Alle 17, “Servizio civile sfida comune: la stiamo perdendo?, a cura di Arci. Alle 19.45, spettacolo teatrale “La bicicletta di Bashir”, di e con Gianni Calastri, musica dal vivo di Marzio Dal Testa, per la giornata mondiale del rifugiato. Alle 20.30, concerto di Orkestrada Circus e The Authentics. Info su www.arciserviziocivilefvg.org.
 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 21 giugno 2013

 

 

«Il Piano traffico rischia di essere azzerato»
Pdl: mancano documenti previsti per legge, agevole un eventuale ricorso al Tar di singoli o associazioni
«Questo piano del traffico rischia seriamente l’annullamento nel caso dovesse essere impugnato al Tar da singoli cittadini o associazioni». In quello che si è già annunciato come un vero e proprio attacco frontale da parte del Pdl in sede di discussione dell’elaborato in Consiglio comunale, dove sono all’esame ben 350 emendamenti (due terzi dei quali firmati Pdl) oltre a 250 osservazioni, ad accendere la miccia è stato ieri mattina in conferenza stampa il capogruppo Everest Bertoli. «La legge parla chiaro: quando vengono presentate opere rilevanti o nuove linee di trasporto pubblico, ed è il caso del bus navetta verde, il tutto deve essere accompagnato da un rapporto costi-benefici. Cosa alla quale l’amministrazione comunale non ha provveduto, adducendo la giustificazione ridicola che si tratta solo di un’ipotesi». Ma l’offensiva dei rappresentanti del Pdl non si ferma qui: nel mirino c’è ovviamente l’aumento dei parcheggi a pagamento, soprattutto nelle zone periferiche della città, ma anche la crescita delle tariffe, la chiusura al traffico di alcune vie strategiche e le relative ripercussioni su commercio e trasporto pubblico. «Ma siamo sicuri che Trieste aveva veramente bisogno di un piano del traffico? - si chiede ironicamente Piero Camber -. Direi piuttosto che era necessario un piano parcheggi, visto che non sappiamo ancora quante sono le soste libere per automobili e motorini che si verranno a perdere con questi provvedimenti. Siamo di fronte a finte agevolazioni, come il forfait mensile per i residenti del Borgo Teresiano: l’amministrazione ancora una volta non si dimostra attenta alle reali esigenze dei cittadini». L’opposizione annuncia battaglia dura, anche sul fronte del trasporto pubblico, dove finiscono nel mirino il previsto accorpamento di alcune linee dei bus e l’aumento delle distanze tra le fermate. «Crescono gli stalli a pagamento per favorire l’uso dei mezzi pubblici - attacca Manuela Declich -. Ma in realtà vediamo solo un aumento dei costi e una diminuzione delle corse e del servizio, che si traducono in lunghe attese alle fermate per gli utenti, soprattutto quelli più anziani». Sotto attacco anche gli studi che hanno ispirato il nuovo piano. «Nei modelli previsionali sui comportamenti dei cittadini si è tenuto conto del tempo di percorrenza ma non del costo - spiega il vice capogruppo Claudio Giacomelli -. Questo significa che ci troviamo di fronte ad un salto nel buio. E poi non sappiamo nulla sui costi globali di questo piano e delle relative opere, come le piste ciclabili». L’ultima stoccata arriva ancora da Bertoli: «Sappiamo che la richiesta di aumentare le tariffe dei parcheggi a pagamento è arrivata da Saba Italia: che un gestore privato proponga questo aumento è legittimo, ma che l’amministrazione comunale lo accetti è invece preoccupante».

Pierpaolo Pitich
 

E l’aula già si incaglia sulle “osservazioni” - IL DIBATTITO IN consiglio comunale
Baruffa anche tra i berlusconiani: il capogruppo dimentica gli emendamenti di Rovis
Prima che scatti l’ora dei 380 emendamenti al Piano del traffico, è il momento delle 250 osservazioni, ma il Consiglio comunale si impantana già a quella numero 8 che pure nella sostanza vede tutti d’accordo: maggioranza e opposizione. L’ha posta un cittadino di nome Andrea Corbato che spiega di abitare in salita Montanelli e chiede se non sia possibile che anche Trieste, come altri Comuni, in particolare Grado, prevede parcheggi a tariffe agevolate per i residenti con abbonamenti annuali/mensili. L’assessorato alla Pianificazione urbana nella controdeduzione risponde che l’osservazione può considerarsi accolta in quanto recepita negli elaborati di Piano con abbonamenti annuali a 360 euro su tutte le aree a pagamento. Secondo Piero Camber, Everest Bertoli, Paolo Rovis e Maurizio Bucci del Pdl e Franco Bandelli di Un’Altra Trieste con una risposta di questo tipo in fase attuativa si potranno prevedere soltanto abbonamenti annuali e non mensili. Non è d’accordo l’assessore Elena Marchigiani. Seguono distinguo e urla, interruzioni, riunioni dei capigruppo e del Pdl. La battaglia più cruenta sembra in realtà consumarsi all’intero dei berlusconiani con i 30 emendamenti proposti da Paolo Rovis che il suo capogruppo Everest Bertoli si è dimenticato di presentare. L’alterco tra i due incomincia sommessamente in aula, prende toni più alti nella riunione volante dei consiglieri pidiellini dove si sente urlare anche la parola «farabutto» e continua a parole e gesti in aula. Frattanto si presentano una decina di commercianti e abitanti delle vie Settefontane e Conti e piazza Perugino che portano 2507 firme contro i parcheggi a pagamento in zona. L’assessore Marchigiani accetta di incontrarli, ma il capogruppo del Pd Giovanni Maria Coloni rifiuta un ulteriore sospensione e verso i consiglieri volano insulti: «Vergogna, siete qui per i cittadini». Alla fine il dirigente Mauro Silla che funge in aula da segretario generale chiarisce che nella fase attuativa del Piano per quanto riguarda gli abbonamenti al parcheggio per i residenti, in base alla stessa controdeduzione, alla dicitura “annuale” si potrà aggiungere quella “mensile”.

(s.m.)
 

Una “Parenzana” multimediale - Partenza da muggia il 28 giugno
On line la guida sul sito Viaggiare Slow. Tesseramento a gonfie vele
MUGGIA Proseguono le attività curate da Viaggiare Slow, di concerto con il Comune di Muggia, per rilanciare la Parenzana, antica linea ferroviaria trasformata oggi in una pista ciclabile di 120 chilometri nel cuore dei suggestivi panorami dell’Istria. Prossima escursione in calendario: il 28, il 29 e il 30 giugno, con partenza da Muggia, tappe a Buie e Montona ed arrivo a Parenzo. La partecipazione è riservata ai soci, e agli organizzatori stanno arrivando molte richieste di “tesseramento”. «Bisogna affrettarsi – avverte Fabrizio Masi, dell’associazione – perché ci sono ancora pochissimi posti». La pedalata collettiva segue altri appuntamenti recenti: con “Bimbinbici 2013”, alla presenza di trecento giovanissimi, si era inaugurata la ciclovia Rio Ospo-Laghetti delle Noghere; la manifestazione “Ciclando tra i golfi”, svoltasi una settimana fa durante la settimana velica, aveva condotto settanta turisti dalla cittadina rivierasca sino a Capodistria. «Intanto continuiamo a promuovere la nostra guida sulla Parenzana: dopo Trieste, Muggia e Pordenone faremo tappa a Isola, Buie e perfino a Milano», annuncia Masi. La versione multimediale del testo, che sarà tradotto in sloveno, croato e tedesco, è online sul sito di Viaggiare Slow. A breve verrà resa nota la data dell’escursione notturna muggesana su due ruote, programmata per quest’estate. Di turismo lento, uno dei cavalli di battaglia dell’amministrazione comunale, si è parlato nei giorni scorsi all’interno di una trasmissione andata in onda su un’emittente televisiva slovena a proposito dell’Alpe Adria Trail, percorso di trekking che attraversa tre Stati (Carinzia, Italia e Slovenia) per giungere proprio a Muggia. Nell’intervista concessa al programma, il sindaco Nesladek ha esposto nuovamente la strategia di sviluppo abbracciata dall’ente: valorizzazione sostenibile del territorio per un turismo “della lentezza” che funga da spinta per la cooperazione transfrontaliera. Tuttavia c’è ancora molto da fare: «Alcuni giorni fa – segnala Masi – due importanti tour operator nazionali, che spostano dai 700 agli 800 cicloturisti tra Trieste e Muggia, sono rimasti a riva poiché il Delfino Verde non può ospitare più di due biciclette. Auspichiamo che le pedane per il trasporto delle due ruote vengano installate presto sul traghetto, come annunciato recentemente».

Davide Ciullo
 

 

 

 

BLOG di Aris Prodani - GIOVEDI', 20 giugno 2013

 

 

“Rigassificatore di Trieste : infrastrutture energetiche di interesse comunitario” Interrogazione dd 18 giugno 2013
Al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro per lo Sviluppo economico.
- Per sapere
- premesso che:
la Direzione energia della Commissione Ue ha indetto una consultazione pubblica, iniziata il 20 giugno 2012 e conclusa il 4 ottobre dello stesso anno, sulla lista dei potenziali Progetti di Interesse Comunitario nell’ambito della proposta di regolamento sugli orientamenti per le reti transeuropee di infrastrutture energetiche;
nella lista è presente il progetto dalla Gas Natural per un impianto di rigassificazione del metano liquido (GNL) a Zaule, nel porto di Trieste;
il 28 marzo 2013 c.a. WWF Friuli Venezia Giulia e Legambiente Trieste hanno inviato all’organo comunitario, sebbene la procedura di consultazione fosse già conclusa, una documentazione per chiedere lo stralcio dall’elenco del rigassificatore di Zaule;
le associazioni ambientaliste hanno sottolineato alcuni aspetti che non sarebbero stati menzionati nelle informative del governo italiano. In particolare, sono state segnalate cinque criticità:
1) il progetto presentato da Gas Natural è incompleto, perché manca il collegamento via gasdotto del terminale di rigassificazione del GNL con la rete dei metanodotti;
2) il terminale GNL di Zaule fa parte di un complesso di progetti di infrastrutture energetiche che insistono sulla medesima area geografica (la porzione settentrionale del Golfo di Trieste) e che sono strettamente interconnessi tra loro, ma sono stati sottoposti separatamente ed indipendentemente alla procedura VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) del Ministero dell’Ambiente in assenza di una pianificazione energetica complessiva e quindi senza nessuna Valutazione Ambientale Strategica ai sensi della Direttiva 2001/42/CE;
3) La procedura di VIA è stata viziata da numerose gravi irregolarità, compiute sia dalla società proponente, sia dagli organi ministeriali competenti;

4) il ministero dell’Ambiente italiano ha avviato, alla fine di dicembre 2012, un “supplemento istruttorio” sulla VIA relativa al progetto di Zaule, riconoscendo quindi l’inadeguatezza della valutazione effettuata allora. Tale supplemento istruttorio è tuttora in corso;
5) Ai numerosi rilievi sull’incompletezza degli studi ambientali presentati dalla società proponente del progetto, già formulati in occasione delle osservazioni nell’ambito della procedura VIA, si sono aggiunti ulteriori elementi di criticità ambientale, emersi dall’esame del progetto definitivo del terminale GNL, il quale presenta rilevanti modifiche rispetto a quello sottoposto alla procedura VIA, tanto da giustificare la richiesta di annullamento della VIA del 2009;
il 21 maggio c.a. Ion Codescu, direttore della sezione A1 della Direzione Affari legali e Coesione della Direzione generale Ambiente della Commissione Ue, ha risposto alle associazioni facendo presente che la Commissione Ue continua a valutare tutte le informazioni sulla realizzazione di rigassificatore di Zaule, nell’ambito dell’indagine EU Pilot 755/09/ENVI, in via di ricezione sia dalle autorità nazionali che dai cittadini;
Codescu ha fatto poi presente che “fino ad ora non è emersa nessuna prova di un violazione del diritto comunitario, perché tra l’altro nessun autorizzazione è stata ancora concessa e la costruzione non è iniziata per nessuno dei progetti”.
Infine, il direttore ha concluso sostenendo che la Commissione terrà conto delle informazioni fornite nel quadro dell’inchiesta in corso, e che l’elenco dei progetti delle infrastrutture energetiche di interesse comunitario non è stato ancora approvato ed è quindi suscettibile di modifiche;
le associazioni ambientaliste hanno inviato la stessa documentazione ai membri delle Commissioni ambiente ed energia del Parlamento Europeo, auspicandosi che il governo Letta non continui ad appoggiare il progetto del rigassificatore proposto da Gas Natural a Trieste;
il Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare del Governo Monti, Corrado Clini, nel mese di aprile c.a. ha firmato un decreto che sospende per sei mesi l’efficacia della Valutazione di impatto ambientale (VIA) sul progetto presentato dalla Gas Natural. Il provvedimento ha accolto il parere contrario della Commissione Via del dicastero che ha recepito a sua volta i pareri contrari del Comitato portuale di Trieste e dalla Regione Friuli-Venezia Giulia. Il decreto, quindi, prende atto delle mutate situazioni del traffico marittimo triestino e delle prospettive di potenziamento previste dal Piano regolatore portuale.
Il rigassificatore, se realizzato con le modalità progettate dalla Gas Natural, non sarebbe compatibile con il traffico portuale attuale e con gli sviluppi futuri
-: se il Governo intenda eliminare il progetto del rigassificatore di Zaule dall’elenco delle possibili infrastrutture energetiche di interesse comunitario.
PRODANI - RIZZETTO
 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 20 giugno 2013

 

 

Trieste on sight, tre giorni di dibattiti e concerti - SUI TEMI DELLA SOSTENIBILITÀ
“Esperimenti di cittadinanza” in programma da domani nel campo scout di Campo Sacro
Non una sagra ma una tre giorni dedicata ai temi della sostenibilità. È il concetto sul quale hanno insistito ieri gli organizzatori di “Trieste on Sight – Esperimenti di cittadinanza”, manifestazione che si terrà da domani a domenica nell’ostello Amis di Campo Sacro a Sgonico. Sarà una «festa-incontro con concerti, mostre, workshop, dibattiti, appuntamenti, libri e installazioni aperta a tutti». Vi si sono impegnati Comune, Arci Servizio Civile, Circolo Verdeazzurro, Legambiente e Consorzio italiano di solidarietà. Il villaggio di Sgonico avrà all’interno cinque aree: “Cittadinanza attiva e partecipazione” a cura di Arci Servizio Civile, “Festa della Musica” (Arci), “Girandolart” (Museo della Bora), “Feste virtuose” (Legambiente), “La giornata mondiale dei rifugiati” (Consorzio italiano di solidarietà – Ics). A illustrare il programma sono intervenuti l’assessore comunale per l’Educazione, Antonella Grim, i presidenti regionale e provinciale di Arci Servizio Civile, Giuliano Gelci e Costanza Iannone, del Circolo Verdeazzurro Legambiente, Lucia Sirocco e del Consorzio italiano di solidarietà Riccardo Trulla. L’apertura del villaggio è fissata per domani alle 16, con un benvenuto con prodotti equosolidali. Alle 17 incontro sul tema “Cercare lavoro senza perdersi”. Dalle 19 Festa della Musica. Alle 19.30 inaugurazione delle mostre fotografiche. Alle 20 “Speleo Award 2013”, rassegna video di speleologia. Sabato dalle 9 alle 17 “Puliamo una dolina”, iniziativa seguita da un campo scuola di mountain bike. Sempre il sabato, tra gli appuntamenti della mattinata un laboratorio di cucina con preparazione di piatti tipici di Portogallo, Spagna, Polonia, Serbia ed Emilia-Romagna. Dalle 15 alle 18 “Girandolart”, festa del vento e della fantasia. Alle 16 Laboratorio di Caponeria. Alle 17 “Servizio Civile sfida comune: la stiamo perdendo?”. Alle 19.45 verrà proposto “I ricordi di Bashir” di e con Gianni Calastri del Teatro di Nascosto di Volterra. Lo spettacolo narra la storia di un rifugiato afgano che attraversa l’occupazione russa, l’arrivo dei talebani e la fuga in Europa. La musica dal vivo è di Marzio Del Testa. Alle 20.30 è in programma il concerto di Orkestrada Circus e The Authentics. Oltre alla ripetizione di alcune iniziative, domenica alle 10 si terrà un laboratorio di Yoga seguito alle 13 da ballate folk irlandesi e americane con i Drunken Sailors. Dalle 15.30 alle 17 “Girandolart”. Alle 17 “I giovani incontrano le istituzioni”. Alle 19 uno stage di Danze popolari balcaniche seguito alle 20 dallo spettacolo del gruppo folkloristico serbo “Vuk Karadzic”. Alle 21 infine il concerto dei Chirikè. Tutti gli appuntamenti sono gratuiti.

Ugo Salvini
 

 

Piano traffico “sepolto” da 351 emendamenti - Partenza difficile
Iniziata ieri la discussione, sentito il promotore di una petizione per il Borgo Giuseppino
Il Piano urbano del traffico approda in consiglio e la battaglia si prospetta lunga e difficile. Entro le 16 di ieri, orario in cui si chiudeva la presentazione degli emendamenti, erano 351 i documenti depositati agli uffici dell'assessorato di Elena Marchigiani. E ieri è stata anche la giornata del voto su una delle tante istanze presentate dai cittadini, la petizione di 400 firme per la revisione dell'organizzazione degli spazi di sosta nel borgo Giuseppino: un'iniziativa che ha trovato un plauso unanime da parte delle forze politiche ma che poi è stata bocciata con 24 voti contrari (11 a favore e 3 astenuti) dai ranghi della maggioranza. Una bocciatura che, come ha sintetizzato il consigliere Roberto Decarli, «non si basa sui contenuti della petizione, ma sul fatto che quegli stessi contenuti verranno poi esaminati in sede di dibattito sul Piano del traffico nel suo insieme». La petizione è stata presentata dal rappresentante del comitato promotore Enrico Corubolo. L'assessore Marchigiani ha rilevato «la ragionevolezza delle richieste, che verranno sicuramente discusse in sede di emendamenti». Il Pdl ha deciso invece di appoggiare da subito i firmatari: il consigliere Paolo Rovis ha annunciato il suo voto favorevole perché «le richieste sono in sintonia con alcuni dei 250 emendamenti presentati dal Pdl». Tra i contrari anche il M5S («la proposta riguarda una sola area in un piano che va inteso globalmente») e Un'Altra Trieste («buona parte della petizione è stata già recepita dal dibattito in commissione»). Marchigiani ha poi presentato la filosofia di fondo del piano: «Si basa su uno "scheletro" duro, attinente ai temi di vivibilità, pedonalità, mobilità dolce, trasporto pubblico locale. C'è poi una "pelle" di temi derivati, più malleabile, su cui si può lavorare molto: tra questi anche quello della sosta». Il pidiellino Everest Bertoli ha poi presentato una pregiudiziale, richiedendo il ritiro della delibera «per mancanza, tra le altre cose, di valutazioni finanziarie, del bilancio dei parcheggi e per carenze in ambito trasporto pubblico». Il segretario generale Mauro Silla ha risposto: «che gli elementi devono essere inclusi nei piani esecutivi, non nel piano generale», contestando anche le altre osservazioni del Pdl. Franco Bandelli di Un'Altra Trieste giudica la mossa del Pdl «demagogia»: «Cercano così di coltivare un bacino di voti che non li segue più. Le ultime sei elezioni l'hanno dimostrato». La successiva bocciatura della pregiudiziale al voto ha suscitato un acceso dibattito. All'inizio dell'assemblea il consigliere del Fli Michele Lobianco ha consegnato all'assessore un'automobile di plastica con un cartello indicante le criticità del Piano. Scherzo che l'assessore ha accolto con un sorriso non entusiasta.
 

Bicicletta multata, tutti in Posta con un euro - SABATO LA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA
L’organizzatrice: la sanzione è solo uno spunto, servono gli stalli per le due ruote
A questo punto non è una «battaglia antimulta, non lo è mai stata». Diventa, piuttosto, una «battaglia di civiltà», questo sì: se vogliamo città pulite, economicamente sostenibili, un posticino per le bici dovremo pur trovarlo. E i ciclisti dovremo pur “sopportarli”. Così Antonella Varesano, la proprietaria di quella due ruote agganciata a un palo sul marciapiede di via Filzi e sanzionata per questo con 84 euro di multa, si è inventata un appuntamento che in realtà vuole diventare un progetto. Esportabile, magari. L’appuntamento è sabato alle 11, in piazza Verdi. Tutti in bicicletta, e forniti di 1 euro. Per poi mollare la due ruote, fare una manciata di passi e andare a pagare il bollettino della municipale alle poste lì davanti. Annunciato un centinaio di pedalatori-benefattori. «Perché non c’entro più io, spiega la Varesano, il problema non è la multa in sé, è solo lo spunto. L’emergenza reale sono gli stalli: a Trieste semplicemente non ci sono. O meglio, da quanto mi risulta ci sono, sono stati ordinati dal Comune, ma sono bloccati dalla Soprintendenza. Ora, capisco che certe zone siano da proteggere, ma provate ad andare fuori dalla stazione centrale: bici rotte ovunque, e senza stalli. Perché? Cosa c’è lì da tutelare?». E siccome il nodo parcheggi è un problema parecchio diffuso in Italia, quello che spera Antonella - e l’associazione Ulisse Fiab, di cui è un’iscritta e che sta seguendo da vicino il progetto piste ciclabili a Trieste - è che proprio dalla nostra città possa partire un movimento che faccia capire che un posto sulle nostre strade se lo meritano pure le biciclette. Il che significa posteggi e mai più pali, strade sicure e non autostrade, piste ciclabili realizzate e non solo promesse (leggi il progetto del Comune del tracciato a “pi greco”, 85 km di viabilità dalle Rive alle vie Giulia e Cumano), e un pizzico di buonsenso e pazienza da parte di chi si muove con il motore, inquinando. Tutti. «Sabato può partecipare chiunque: ciclisti, famiglie, consiglieri comunali, esponenti della giunta, è l’invito della Varesano. Avremo anche un banchetto mobile, nel senso che porteremo una bici con un tavolino per chi volesse iscriversi a Ulisse. Ah, lo dico in anticipo: non servono permessi per questo...». Insomma, ecco le istruzioni per l’uso: ritrovo in piazza Verdi, con 1 euro in tasca. Bici incolonnate «modello asburgico», e poi tutti in posta a colpi di un euro a pagare la multa. E povero quell’impiegato che si ritroverà sabato mattina a contare 84 monetine...

Donatella Tretjak
 

 

Giunta, scivolone sulla Tares - Il regolamento sulle sanzioni è risultato illegittimo: Cosolini costretto a ritirarlo
L’amministrazione Cosolini batte in ritirata sulla Tares. E in aula rimedia una figura non propriamente da ricordare. Una figuraccia. L’opposizione, il Pdl in questo caso con il vicecapogruppo Claudio Giacomelli, prova l’affondo e va a segno. Istantanee dal Consiglio comunale dell’altra sera. Il sindaco Roberto Cosolini, quando è ormai sera tardi, decide così - non senza fastidi - di ritirare la delibera relativa al Regolamento comunale sul tributo sui rifiuti e sui servizi destinato a rimpiazzare la Tarsu. Ri-ti-ra-ta. «L’è tutto da rifare» avrebbe detto il compianto Gino Bartali, fuoriclasse del pedale, con quella sua indimenticabile parlata toscana. E in effetti l’iter, ora, è da rifare. Dall’inizio, dal passaggio in giunta sino all’approdo in Consiglio comunale passando per i pareri delle circoscrizioni e per la tappa in commissione. L’ennesimo boccone amaro per la gestione cosoliniana dell’ultimo periodo: prima del “caso Tares”, in aula l’amministrazione era stata costretta in maggio a rimangiarsi (per ripartire) il Regolamento del canone di occupazione di spazi e aree pubbliche (il problema qui si era avuto sui pareri tecnici degli uffici sugli emendamenti) e prim’ancora la delibera delle tariffe degli impianti sportivi. Ritirate. L’altro ieri, il nuovo stop. Tutto in meno di un mese. Per il primo cittadino, già alle prese con i mal di pancia di Sel in maggioranza (non ultimo il voto contrario dei vendoliani proprio sul Piano economico e finanziario del Servizio gestione dei rifiuti urbani) e dell’ex Idv Paolo Bassi e con la prospettiva di quella che sul Piano del traffico si annuncia come una nuova battaglia in aula, una battuta d’arresto di cui volentieri avrebbe fatto a meno. Ma cos’è successo martedì sera nell’aula di Palazzo Cheba? Sono passate da un po’ le 22, quando Claudio Giacomelli del Pdl prende la parola, per chiedere al segretario generale Filomena Falabella una verifica sulla delibera al “capitolo” sulle sanzioni. «Nel Regolamento proposto si prevedeva come sanzione per dichiarazione omessa o infedele, rispetto all’immobile - spiega lo stesso pidiellino - e al numero di persone che vi abitano, una cifra rispettivamente dal 100% al 200% e dal 50% al 100% del tributo dovuto, con un minimo di 50 euro. Mentre la legge nazionale del 2011 si riferisce invece, per la quantificazione, al tributo non versato». Su queste discrepanze ha eccepito Giacomelli. «Un inghippo - rileva l’esponente del Pdl - non solo formale, ma sostanziale: se un contribuente chiamato a pagare 120 euro di Tares ne avesse versati solo 100, con il Regolamento approdato in aula la sanzione sarebbe stata infatti calcolata sul totale di 120. Mentre le norme prevedono invece lo sia sul non versato, cioè, nell’esempio in questione, sui 20 euro». Una differenza di base di 100 euro. Falabella, al rientro in aula, ha spiegato che il Regolamento, se approvato, sarebbe dovuto necessariamente passare per una modifica in seconda battuta. A quel punto, imbufalito, Cosolini ha deciso: meglio ripresentare il tutto sostituendo quel “dovuto” con “non versato”. Anche se questo costerà un nuovo valzer burocratico a partire dall’adozione della delibera corretta in giunta. L’approvazione «deve avvenire prima di quella del bilancio di previsione 2013, a sua volta da approvare entro il 31 luglio - fa il punto l’assessore al Bilancio, Matteo Montesano -. Poi, regolamento e tariffe della Tares vanno comunicati al ministero entro 30 giorni dal termine dell’approvazione del bilancio stesso. Cioè non oltre i successivi 30 giorni». Intanto, il Regolamento sulla Tares ad oggi non c’è e la delibera che definisce le tariffe è stata a sua volta congelata (non può essere votata senza il via libera al Regolamento). Il tutto mentre il Piano economico e finanziario sul servizio è stato già licenziato dal Consiglio.
Matteo Unterweger

 

“Sabati ecologici”, 300 metri cubi di rifiuti raccolti nei CENTRI ITINERANTI
Buoni risultati per i Sabati ecologici: sono stati recuperati in totale 300 metri cubi di rifiuti. Questo il dato fornito da AcegasAps al termine dell’ultimo appuntamento, tenuto sabato scorso nell’area di parcheggio della Rotonda del Boschetto, con l’iniziativa “Sabati ecologici” voluta dal Comune e da AcegasAps «per migliorare la raccolta differenziata e contrastare l’ancora diffuso fenomeno dell’abbandono indiscriminato di rifiuti ingombranti sulla pubblica via». I “Sabati ecologici” hanno proposto per i primi tre sabati di giugno l’allestimento di centri di raccolta itineranti in tre zone della città: nella sede della Protezione vivile in Località Santa Croce; nell’area di parcheggio nei pressi della Risiera di San Sabba; e infine nell’area di parcheggio della Rotonda del Boschetto. «Grazie alla grande partecipazione dei triestini - si legge in una nota di AcegasAps - i risultati dell’iniziativa sono stati molto soddisfacenti». I 300 metri cubi sono stati totalizzati tra ingombranti misti (mobilio, materassi, legno, ferro...), frigoriferi, grandi elettrodomestici, inerti, ramaglie e scarti da giardini, piccoli elettrodomestici, monitor e televisioni, pneumatici, pitture e vernici. E ancora bombolette spray, olio da cucina, olio motore, oltre a batterie per autotrazione, lastre di vetro, lampade al neon. AcegasAps ricorda che i quattro centri di raccolta permanenti in servizio nel territorio di Trieste sono situati a San Giacomo, in via Carbonara 3 (tel. e fax 040.772688, aperto dal lunedì al sabato dalle 7 alle 19 e domenica dalle 8 alle 13); a Roiano in via Valmartinaga 10 (tel. e fax 40.4526337, aperto dal lunedì al sabato dalle 7 alle 19); a Opicina, in Strada per Vienna 84/a, (tel 040.212368, aperto dal lunedì al sabato dalle 7 alle 19); e in Campo Marzio, via Giulio Cesare 10, aperto dal lunedì al sabato dalle 6 alle 18.
 

 

Più di quattrocento treni soppressi in tre mesi - IL CALVARIO DEI PENDOLARI
TRIESTE Oltre 400 treni soppressi in tre mesi, dal 10 marzo all’8 giugno. Praticamente una media di almeno 130 convogli cancellati in 30 giorni. È l’allarme lanciato ieri dal Comitato dei pendolari del Friuli Venezia Giulia, che sul proprio blog ha pubblicato la lista nera dei disservizi ferroviari. «Il monitoraggio è stato effettuato quotidianamente – spiega la portavoce Cristina Sartor -, tramite il sito delle Ferrovie "Viaggiatreno”, che permette di verificare in tempo reale quali treni stanno circolando, quali sono in ritardo e quali invece sono stati cancellati». Fra le linee maggiormente coinvolte, la Trieste – Udine e la Trieste – Venezia, in buona sostanza gli assi principali su cui ogni giorno fa affidamento la gran parte dei pendolari. «La situazione sta diventando insostenibile – incalza Sartor -, non sappiamo neppure se la causa delle soppressioni dipenda dalla vetustà dei treni o piuttosto dalla mancanza di personale. Di certo questa situazione ci rende penosa la vita, quando invece avremmo solo bisogno di un trasporto affidabile e puntuale». Un tema caro anche al Comitato lavoratori e utenti dei servizi pendolari, che ieri, mentre a palazzo si riuniva la Commissione trasporti, si è presentato in piazza Oberdan, sotto la loggia del Consiglio, con una piccola delegazione di pensionati, studenti e impiegati. Fra loro anche il coordinatore per i trasporti di Legambiente Fvg, Andrea Wehrenfennig., seppur «a titolo personale». «Chiediamo un’inversione di rotta nella politica regionale dei trasporti – afferma il pensionato Dario Visintini -. L’uso individuale dei mezzi di trasporto comporta devastanti conseguenze per l’uomo e per l’ambiente. La necessaria revisione dei piani di trasporto locale e delle infrastrutture deve dare la priorità ai cittadini». Tra le varie istanze, si chiede la pubblicazione, sul sito della Regione, dei dati relativi all'afflusso dei mezzi pubblici, un bando di gara per il Trasporto pubblico locale non al massimo ribasso e la completa integrazione tariffaria tra treni, autobus e corriere, con tanto di tessera regionale da utilizzare su tutti i mezzi pubblici. E ancora, trasporti a chiamata nelle aree poco servite e nelle ore notturne. Istanze che sono state prese in considerazione dall’assessore Mariagrazia Santoro, seppur con le dovute premesse: «Anche se non ancora in maniera formale - puntualizza - le competenze su trasporti, mobilità e infrastrutture sono in capo alla presidente Deborah Serracchiani. Non appena si è insediata, questa giunta ha comunque preso atto del forte disagio percepito dagli utenti del trasporto locale, in primis dai pendolari. Stiamo vagliando forme di mitigazione per dare risposte in tempi brevi. E per quanto riguarda le legittime istanze mosse in piazza dal Comitato, esse verranno presentate alla presidente per valutarle nel merito e dare risposte adeguate».
Elena Placitelli

 

 

Di nuovo a migliaia i gamberi nel torrente della Val Rosandra
Bressi: decimate dalle estati calde le trote che li falcidiavano Ok il ritorno della specie, l’acqua è in buone condizioni
Per le trote erano un cibo prelibato soprattutto quelli che avevano pochi giorni di vita: piccoli, croccanti e saporiti. Ma alla fine i gamberi d’acqua dolce (nome scientifico Austropotamobius pallipes) hanno vinto la loro battaglia e sono tornati a popolare in forze il torrente Rosandra dove di recente sono stati anche ripetutamente fotografati. «Non si erano mai estinti del tutto - spiega Nicola Bressi, direttore dei Civici musei scientifici - ma la loro popolazione negli anni più recenti si era estremamente ridotta proprio perché falcidiata dalle trote che erano state artificialmente immesse nel torrente, non si sa bene da chi. Alla lunga però a perdere sono state proprie le trote a propria volta decimate dalle estati calde e secche, in particolare quella del 2003, ma anche quella del 2012: il Rosandra si asciuga quasi completamente e nelle poche pozze che rimangono questo pesce non riesce a vivere anche perché a essere immessa non era stata la trota marmorata, caratteristica appunto dei bacini fluviali adriatici, bensì quella appenninica». L’unico pesce rimasto a popolare il Rosandra è così la sanguinerola, di piccola taglia, che prende il nome dalla colorazione rosso sangue che assume il ventre del maschio. «Ma questa nuova proliferazione del gambero, che del resto si può trovare anche nell’alto corso del rio Ospo, è una notizia positiva - specifica Bressi - anche perché significa che l’acqua è in buone condizioni. È una sorta di astice in miniatura, anche se con una colorazione grigio marrone, nuota a colpi di coda e va all’indietro con un’andatura caratteristica, a gambero appunto. Le femmine trattengono sotto il ventre i piccoli per un po’ di tempo anche quando le uova sono già schiuse e ne danno alla luce un centinaio alla volta. Presto i gamberi si nutrono da soli, sono predatori e vanno a caccia di vermi, piccoli insetti e girini». L’Austropotamobius può raggiungere i 12 centimetri di lunghezza e i 90 grammi di peso e i maschi sono più grandi delle femmine. Nella seconda metà del Novecento in molti bacini le popolazioni di questo gambero, presente in gran parte d’Europa - dall’Inghilterra alla Dalmazia, dalla Liguria al Portogallo - si sono ridotte o sono addirittura scomparse. La sottospecie italiana è considerata a forte rischio di estinzione e il fatto che sia tornata a popolare il Rosandra è considerato dai naturalisti in modo estremamente positivo. (s.m.)
 

 

AGRICOLTURA Sit in e proteste contro gli Ogm

Da Roma al Friuli Venezia Giulia, dopo la semina pordenonese di mais transgenico, fioccano le levate di scudi. Oggi alle 14.30, in piazza Montecitorio, scenderà in piazza la “Task force no Ogm” in difesa del made in Italia. Sempre oggi ma alle 11, davanti al Palazzo della Regione di via Sabadini, ci sarà un sit in creativo - replica locale della manifestazione nazionale - organizzato da Aiab, Legambiente, Wwf, Slow food e altre associazioni. L’obiettivo della mobilitazione è «salvare ambiente ed cibo italiano dal pericolo di contaminazione da Organismi geneticamente modificati».

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 19 giugno 2013

 

 

Rigassificatore, dialogo ambientalisti - Ue - DOPO IL PRESSING FAVOREVOLE DI PASSERA
È in navigazione verso le coste toscane quello che sarà il terzo impianto in Italia
«L’elenco dei progetti delle infrastrutture energetiche di interesse comunitario non è stato ancora approvato ed è quindi suscettibile di modifiche». È la risposta che i funzionari della Direzione generale Energia di Bruxelles hanno dato a Wwf e Legambiente del Friuli Venezia Giulia preoccupati dopo che «il ministro Passera ma non solo - si legge in una nota delle associazioni ambientaliste - aveva agito da scatenato supporter del progetto». In effetti, evidentemente su input di Passera, Paola Arbia dirigente della Divisione relazioni comunitarie del ministero aveva inviato una lettera a Monika Zsigri, direttore generale per l’Energia della Commissione europea per ribattere ai rilievi fatti dalla Slovenia contro l’inserimento dell’impianto di Zaule tra gli impianti europei strategici. «Wwf e Legambiente, saputo dell’iniziativa del Mise - prosegue la nota - hanno informato la Direzione Energia di Bruxelles sulle svariate problematiche ambientali e di sicurezza del progetto omesse o sottovalutate nelle procedure seguite dai competenti organi italiani, così come sui contenziosi legali tuttora in corso e sulle crescenti opposizioni della cittadinanza e degli enti locali. Le due organizzazioni hanno potuto così rendersi conto che quasi nulla di tutto ciò era noto a Bruxelles, poiché il Mise aveva deliberatamente omesso di informare la Commissione europea, senza essere minimamente contrastato dal Ministero dell’Ambiente». Wwf e Legambiente concludono auspicando che «il nuovo Governo e in particolare i ministri dello Sviluppo economico, Zanonato e dell’Ambiente, Orlando non proseguano nell’opera di appoggio (e nell’omissione di informazioni) e marchino perciò una netta distanza rispetto a quanto fatto dai loro predecessori». Il primo passo in questa direzione dovrebbe essere la richiesta che il rigassificatore di Zaule non venga inserito nell’elenco delle infrastrutture energetiche di interesse comunitario. E frattanto arriverà in Italia a metà luglio il terminal di rigassificazione Fsru Toscana che il 2 giugno, trainato da due rimorchiatori ha lasciato il cantiere navale di Drydocks world Dubai e che sarà posizionato a 22 chilometri dalla costa toscana tra Livorno e Pisa. Dopo il suo arrivo il terminal sarà dapprima collegato alle sei ancore già installate, poi alla condotta sottomarina per il trasporto del gas rigassificato già completata da Snam Rete Gas. L’inizio dell’attività avverrà nell’ultimo trimestre dell’anno. Fsru Toscana sarà il terzo rigassificatore italiano dopo quelli di La Spezia e Rovigo.
Silvio Maranzana

 

 

«Parcheggi salati? Ma 22.300 restano liberi» - PIANO TRAFFICO » LA STRENUA DIFESA DELLA SUA IDEATRICE
L’assessore Marchigiani «Un prelievo di 1700 su 24mila stalli. Favorevole alla prima mezz’ora dI sosta gratuita»
BORGO TERESIANO Per 30 euro al mese hanno il posto garantito, quei soldi nella zona rossa sarebbero bastati per pagare appena 21 ore
LA FILOSOFIA DEL PROGETTO Non è stato studiato per fare cassa, non vogliamo vessare la gente e non è immodificabile. Abbiamo sempre ascoltato tutti
Di reazioni, richieste e proteste si accende ogni momento una lucetta nuova sulla mappa della città. I nuovi 1700 parcheggi a pagamento previsti nel Piano del traffico che oggi inizia il suo percorso in Consiglio comunale sono sotto accusa da destra, e questo si capisce, ma anche da parti della sinistra che governa il Municipio. Più calmi adesso gli abitanti del borgo Teresiano: i 30 euro al mese nella ex Zona a traffico limitato li hanno infine accettati. Per quella cifra possono parcheggiare tutto il giorno e tutti i giorni, ma se lasciano lo spazio qualcun altro potrà fermarsi in centro. «Con quei soldi avrebbero pagato, nella “zona rossa” dove si trovano, 21 ore di sosta, ne hanno invece 321, tanto è cosa favorevole che adesso molti ci chiedono le stesse condizioni...». L’assessore all’Urbanistica, alla mobilità e al traffico Elena Marchigiani passa al contrattacco: «No, non è un piano per fare cassa coi parcheggi. No, non è un piano per vessare la gente in tempi di crisi. No, non è un piano immodificabile». Vera e propria attivista delle consultazioni a largo raggio, porta il suo Piano del traffico in aula disposta adesso ma anche a posteriori non solo ad accogliere emendamenti dell’opposizione (o magari della maggioranza, come si legge qui sotto), ma anche ad ascoltare gli ulteriori rilievi che pur dopo sequenze infinite di dialoghi incrociati continuano a emergere. «Se al Bivio di Miramare - dice - si vedrà che gli interessi dei cittadini ad avere la riviera tutta a libera sosta è prevalente sugli interessi collettivi (favorire anche i turisti che non hanno dove fermarsi), allora lo faremo. Ma, prima, un po’ di conti: i parcheggi liberi nelle aree di città in cui il Piano prevede l’istituzione del pedaggio - prosegue l’assessore - sono 24 mila. Non certo pochi. Adesso a pagamento ce ne sono 1100. Se ne aggiungono 1700. Arriviamo dunque a 2800 (poco più del 10%) con 23.300 liberi. E dei 2800 ben 1200 sono a tariffa agevolata per residenti». Qual è lo spirito dell’operazione? Rivendicare il diritto di suolo, pareggiare le condizioni degli abitanti (certi con macchina in strada come se la strada fosse di loro proprietà, altri già costretti a sborsare alte cifre per il parcheggio), aiutare i commercianti sveltendo il flusso dei potenziali clienti? «Un combinato di tutto questo» secondo Marchigiani. Dall’incrocio esce però la natura prevalente dell’azione di governo: movimentare, in effetti, le zone commerciali ampliando per contro quelle pedonali. E si scopre che un’altra novità “facilitatrice” potrebbe essere introdotta molto facilmente. Le circoscrizioni dell’altipiano (a Opicina e Basovizza arrivano stalli a 0.60 euro all’ora) hanno infatti chiesto che la prima mezz’ora di sosta sia gratuita. Un compromesso che all’assessore pare «un’idea ottima, se la si volesse estendere anche alla città io sarei assolutamente d’accordo. Si aiuta così il commercio, con ricambio di soste davanti ai negozi e maggiore accessibilità. Chi si fermasse un’ora e mezza pagherebbe solo 0.60 euro. E i residenti, la sera, avrebbero il posto a disposizione per sè». Anche in zone più di periferia, che si sono dichiarate a vocazione meno intensamente commerciale, il Comune è disposto a rivedere le decisioni. Per esempio in via Settefontane «dove è stato notato che le necessità del commercio sono meno pressanti e il cittadino prevale». Insomma Marchigiani “apre” a successive modificazioni. Anche dopo, a piano approvato. «La mediazione - avverte - si può trovare ancora, il test non finisce qui, è un processo in divenire, per migliorare la qualità complessiva della vita. La cosa importante è ampliare le zone pedonali, rivitalizzare ampie parti di città: ci sono sempre più richieste in questo senso. Un tratto di via con quattro posti in più o in meno a pagamento conta davvero poco. Possiamo limare». Il compromesso finale è conservare la fisionomia del progetto senza essere autoritari, e rispondere ai piccoli interessi senza cedere sui principi. Con punto di domanda finale: perché mai le moto dilagano in una moltiplicazione infinita di parcheggi e tutti gratuiti? Perché non far pagare anche a loro? Marchigiani ironizza: «Si può morire per molto meno... Lascio la decisione alle democratiche scelte del Consiglio comunale».
Gabriella Ziani

 

Terza circoscrizione: tutti contro il Pgtu meno il capo del Pd
Avranno pure mero ruolo consultivo, ma anche i parlamentini di quartiere, talvolta, possono lanciare segnali politici pesanti. Fa specie la spaccatura di maggioranza, causa sempre Piano del traffico, in Terza circoscrizione. Un ordine del giorno del Pdl contro il «mancato coinvolgimento nell’adozione finale del Piano», per quegli stalli blu al Bivio, è passato infatti all’unanimità. All’unanimità tranne uno: Giancarlo Ressani, il capogruppo del Pd, rimasto solo mentre colleghi di partito e schieramento hanno votato col centrodestra. L’estensore dell’ordine del giorno, il capogruppo del Pdl Michele Babuder, sottolinea appunto il «consenso pressoché unanime poiché, seppur la circoscrizione sia stata interpellata nel corso della redazione della bozza del nuovo Pgtu ed alcune osservazioni dell’ente siano anche state recepite dalla giunta, il parlamentino rionale non ha potuto conoscere né esprimersi sulla bozza definitiva». «Babuder - spiega Ressani - l’ha presentato come fosse un documento tecnico, in cui si chiede la ridiscussione, in realtà l’ordine del giorno ha una valenza assolutamente politica poiché vuole veicolare il messaggio che non c’è stata partecipazione, il che non è vero visto che abbiamo fatto otto o nove incontri con l’assessore Marchigiani, cui poi spetta il lavoro di sintesi. È facile dire di no, più difficile portare a termine un Piano del traffico, se lo ricorda il centrodestra, che peraltro non adottò alcun processo partecipativo».

(pi.ra.)
 

Federazione della sinistra pronta a dire no
Furlanic e Andolina: contrari se non passano i nostri emendamenti. Un’Altra Trieste: valuteremo in aula
Il no è secco, articolato, motivato. I due consiglieri comunali della Federazione della sinistra, il capogruppo Marino Andolina e Iztok Furlanic (quest’ultimo anche presidente del Consiglio comunale), ieri hanno bocciato il Piano del traffico «perché va a incidere negativamente sulla vita dei cittadini». E hanno preannunciato che in aula voteranno no - nonostante la FdS sostenga la maggioranza - «se non saranno accolti, almeno nella sostanza, i nostri 11 emendamenti». «Il trasporto pubblico – ha sintetizzato Furlanic - ha già subìto un taglio di 500mila chilometri quest'anno e ancor più drastico sarà quello del 2014; la bicicletta non può essere la soluzione. Un piano che limita la possibilità di parcheggiare liberamente nelle periferie per favorire i gestori privati non potrà mai trovare il nostro sì e non può far parte di un progetto presentato da una giunta di centrosinistra». Per recuperare i due voti, la maggioranza dovrà correggere il piano e «dedicare i nuovi introiti derivanti dai parcheggi a pagamento al trasporto pubblico. Non vorremmo trovarci – ha continuato Furlanic - con autobus strapieni che passano troppo raramente». Infine una proposta inedita: la vignetta per le due ruote. «Proponiamo un bollino – così Furlanic – dal costo di 10/15 euro all’anno, senza il quale i possessori di due ruote non potranno parcheggiare in centro». L'obiettivo per la FdS è di disincentivare l'uso del mezzo privato a favore del pubblico, con un centro cittadino «da dividere in tre zone, così che ciascuno possa godere dell'agevolazione nel pagamento degli stalli solo per la propria area di residenza». Andolina ha sottolineato di «essere d'accordo sull'ampliamento delle aree pedonali, però per gli anziani come me le annunciate novità porteranno a modifiche nelle abitudini di vita e un progetto di questo tipo, adottato in assenza di una motivazione sufficiente, non è accettabile, sembra piuttosto un pretesto per aumentare gli introiti del Comune». Il consigliere circoscrizionale Peter Behrens ha spiegato che «favorire il trasporto pubblico quando esso tende a scomparire significa mettere in ulteriore difficoltà chi lo deve utilizzare per forza». Paolo Geri, della Terza circoscrizione, ha ricordato che «da tempo proponiamo soluzioni alternative a Marchigiani, senza ottenere risposte». Sempre ieri si sono espressi gli esponenti di Un’Altra Trieste, dicendosi pronti alla discussione in aula, dove valuteranno di volta in volta come votare sui singoli punti «perché non abbiamo preconcetti». «Nel tempo abbiamo ottenuto significativi risultati su questi temi - ha detto Alessia Rosolen - e diamo atto all'assessore Marchigiani di avere avuto il coraggio di mettere mano a un problema che le giunte precedenti avevano sempre avuto paura di sfiorare. Presenteremo numerosi emendamenti, frutto delle richieste del territorio». «Non siamo per un no pregiudiziale - ha detto Bandelli - ma i nostri emendamenti sono vincolanti». Li hanno illustrati alcuni consiglieri circoscrizionali: si va dal no alla zona a traffico limitato in via di Roiano all’opposizione all'inversione del senso di marcia di via Madonnina.

Ugo Salvini
 

SEGNALAZIONI - La via Nordio è rinata da quando è diventata una zona a traffico limitato - IL DIBATTITO SULLA ZTL
Sono un imprenditore e nel 2005 ho acquistato un locale commerciale dove esercito la mia attività. Via Nordio si trovava come si può vedere dalla prima foto. Dal 2008 siamo diventati Ztl (zona a traffico limitato ad alta pedonalizzazione) in pratica possono accedere i veicoli per carico e scarico merci e i veicoli dei disabili. Come potete vedere dalla seconda foto la via è cambiata in meglio, si sono persi alcuni parcheggi liberi ma è aumentata la qualità della vita. Tutti i negozi hanno ripreso vita e sono stati affittati o venduti e anche gli appartamenti hanno aumentato di valore.

Giorgio Calcara
 

 

Comune, i “rifiuti” di Sel e Bassi mettono a rischio la maggioranza
Sel chiede un nuovo chiarimento politico. Il capogruppo: «Non escludo la nostra uscita dalla giunta»

Il sindaco Cosolini: «Capisco Sossi ma non Bassi che deve decidersi se stare dentro o fuori»
Piovono “rifiuti” dalla maggioranza sulla giunta comunale. Tre rifiuti da Sel e uno dal gruppo misto dove è approdato Bassi dopo il dissolvimento dell’Italia dei valori. “Rifiuti” è il termine corretto visto che si tratta del voto sul piano economico finanziario del servizio di gestione dei rifiuti urbani per il 2013 che prevede un aumento del 10% della Tares, la tassa sulle “scovazze” che prende il posto della Tarsu. Un aumento che in realtà è un anticipo che il Comune verserà ad AcegasAps per far decollare la raccolta differenziata che a Trieste resta lontana dalla soglia europea. Il piano è stato approvato all’una di notte con 21 voti a favore e 15 contrari. Tra i contrari c’è una fetta di maggioranza: Sel in blocco e un pezzo di quello che reste dell’Idv. Tanto basta per farne un caso politico. Nessuno vuole parlare di crisi per ora anche se ormai c’è più di una catenella ai servizi sociali a dividere il centrosinistra da Sinistra ecologia e libertà. Tra il partito di Vendola e la giunta i rapporti sono logorati da tempo anche se l’assessore di Sel, Umberto Laureni, resta fisso al suo posto. «Votano contro solo quando sanno di non fare danni alla maggioranza» fa notare Everest Bertoli, capogruppo del Pdl. Un gioco delle parti. Il chiarimento è comunque avviato. Oggi si riunisce il direttivo provinciale di Sel e lunedì si terrà l’incontro di maggioranza del centrosinistra. «Diciamo che c’è una dialettica molto forte con questa giunta, ma non parliamo di crisi o uscita dalla maggioranza. Per ora mi fermo qua. Siamo dialettici» mette le mani avanti il coordinatore provinciale di Sel Fulvio Vallon. «Siamo in difficoltà, ma tentiamo di tenere una posizione dialettica. Noi vogliamo incontrare al più preso il nuovo segretario del Pd. Bisogna mettere in chiaro un po’ di cose a partire dai programmi. Non escludo a priori l’uscita alla maggioranza. A quel punto anche Laureni dovrà trarne le conseguenze» spinge Marino Sossi, capogruppo comunale, uno dei tre che ha votato contro. Tuttavia c’è ancora uno spazio dialettico prima di arrivare a tanto. Da Hegel in poi la dialettica è tutto. L’ex sindacalista della della Cgil non arriva a dire che era più a sinistra l’amministrazione di Dipiazza, ma non manca di far notare che all’epoca non c’era la “catenella” al welfare. «E il partito che deve decidere. Io resto uno della vecchia guardia. Ero nel Pci quando c’era Berlinguer. E, tanto per essere chiari, sulla pagine Facebook ha postato una sua frase: «Io sono comunista. Da giovane ho fatto una scelta di vita: stare dalla parte dei più deboli, degli sfruttati, dei diseredati, degli emarginati. E lo farò fino alla fine della mia vita». Le catenelle sono avvisate. E anche il sindaco che per ora sta a guardare senza agitarsi più di tanto. «Sel dice che la maggioranza non è una caserma. Sono d’accordo. Ma vale per tutti. Capisco il malumore di Sossi. Marino ha maturato una diffidenza storica nei confronti di Acegas. Ma credo possa essere superata» assicura il primo cittadino. Del resto il piano dei rifiuti trova l’appoggio dell’assessore Laureni, espressione di Sel. «Ho preso atto che c’è questa differenza di posizione, ma è così sconvolgente. Sel è favorevole alla differenziata. Io ho fiducia nel piano approvato. Il partito non condivide questa cambiale in bianco data da Acegas. E forse non ha tutti i torti visto il passato di Acegas» dice l’assessore. Non sarà però il “caro scovazze” ad archiviare la maggioranza di centrosinistra. Per ora. L’unico problema, in tono minore, riguarda l’ex dipietrista Paolo Bassi. «Deve decidersi se sta dentro o fuori la maggioranza» tuona il sindaco. «Il suo atteggiamento è incomprensibile. Ieri ha votato una pregiudiziale assieme al Movimento 5 Stelle». La scelta di Bassi non cambierà comunque i rapporti di forza della maggioranza. «Io e Sossi siamo amici. Capisco il suo mal di pancia. Ma troveremo un rimedio» dice il sindaco. Forse basta una salto in farmacia. Ce n’è una proprio sotto il Municipio.
Fabio Dorigo

 

Waldy Catalano: «Tre milioni dati all’AcegasAps a piè di lista»
«Tre milioni all'Acegas a piè di lista...». Waldy Catalano (nella foto con Laureni), responsabile lavoro di Sel ed ex segretario della Cgil, offre la sintesi sulla nuova “tassa delle scovazze”. «Una maggioranza di "strucabotoni" in Consiglio comunale - scrive sul suo profilo Facebook - ha approvato un aumento del 10% della tassa sui rifiuti (ora Tares) a fronte di un piano di incremento della raccolta differenziata dei rifiuti, presentato da Acegas. Piano con gravi lacune in merito alla giustificazione di tale aumento, così come sul raggiungimento degli obiettivi. Acegas ha chiesto e ottenuto tale cifra in anticipo (“no ste rider”), quale precondizione per avviare l'incremento della raccolta differenziata richiesto dal Comune». Geniale. «E desso tutti sti schei, tra l'altro, va in una società in cui el comun de trieste conta sempre meno. Geniale» commenta Enrico Maria Milic. (fa.do.)
 

«Meno lavoro per AcegasAps ma costi più alti per i triestini» - IL PDL
L’aumento della Tares è «ingiustificato e rischia di mettere sul lastrico decine di piccole aziende locali, oltre che provocare ulteriori disagi per i cittadini più anziani». Il Pdl si è espresso con forte critica ieri sul Piano rifiuti 2013 presentato dalla giunta Cosolini. Per il capogruppo Everest Bertoli «la Tares è un capriccio da 3 milioni. La giunta, già decisa una raffica di aumenti, ora alza del 10% la Tares a carico dei triestini per la differenziata e per il 2014 ci sarà un ulteriore aumento per arrivare al 20%». «L'umido sarà portato in un deposito provvisorio – ha detto Piero Camber - da dove 600 autotreni l'anno al prezzo di 89 euro più Iva a tonnellata saranno portati a Maniago. Spariranno 800 piccoli cassonetti surrogati da 275 tre volte più grandi. Perciò il lavoro per AcegasAps calerà ma noi pagheremo di più. E sarà meno agevole per tutti raggiungere i cassonetti nuovi, mentre il tasso di remunerazione per AcegasAps sarà del 12,07». Paolo Rovis ha sottolineato che «bisognerebbe spazzare di più le strade e abbiamo presentato un emendamento, ovviamente bocciato». Maurizio Bucci ha parlato dell’inceneritore: «L’impianto ha tre linee di lavoro che produce energia. Se l’umido sarà trasferito fuori città dovremmo assumerci l'onere di accogliere immondizie che arrivano da altre città per mantenere gli attuali livelli di produzione. Si spinge una differenziata per l'umido che oggi è un lusso». Per Manuela Declich «i cassonetti caleranno con disagio per i cittadini, soprattutto i più anziani». «Nel 2012 il Comune ha superato i 121 milioni d’incasso fra tasse, tributi e imposte – ha rilevato Claudio Giacomelli - nel 2011 erano stati 96 milioni. Nel 2013 supereremo i 130, cifra mai vista in città. Il Comune evidentemente non ha tagliato le spese». (u.s.)
 

SEGNALAZIONI - RIFIUTI - Diritti e doveri

Alcune forze politiche si schierano contro l’aumento dell’imposta per la raccolta dei rifiuti invocando la crisi che già colpisce pesantemente le risorse delle famiglie. Quegli stessi paiono però non domandarsi quale sia la causa della scarsa percentuale di raccolta differenziata che a Trieste si raccoglie. La colpa può essere forse del governo della città? Dei soliti politici? Ebbene no, purtroppo in questo caso è solo colpa di tutti coloro che non si prendono cura di differenziare i rifiuti. Eppure non si dirà che è un compito gravoso! Naturalmente, per la noncuranza e pigrizia di tanti pagano tutti e per chi è in maggiori difficoltà l’aumento previsto pesa di più. C’è quindi anche un aspetto di equità in questo dovere. Mi pare che i cittadini siano molto più inclini a conoscere i propri diritti che i propri doveri: ne è causa anche una certa politica che parla molto di diritti, ma dei doveri non fa cenno. Ma si è sempre in tempo per cominciare. La faccenda della differenziata viene proprio utile allo scopo: è un dovere differenziare a tutela dell’ambiente e affinché tutti si paghi di meno. Se non si riesce a convincere i cittadini con le campagne di sensibilizzazione, ben vengano le riduzioni tariffarie per coloro che differenziano: le aspettiamo, soprattutto perché potranno convincere anche i più riottosi che differenziare è non solo utile, ma anche conveniente.

Caterina Dolcher

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 18 giugno 2013

 

 

Gli stalli per le biciclette: mai arrivato l’ok definitivo - LA BUROCRAZIA
Una delle questioni in campo tra Comune e Soprintendenza ai beni architettonici ha un titolo a prima vista minimale: stalli per biciclette. Però è da 6 mesi (7 considerando i colloqui preliminari) che non si arriva al punto. «Stiamo ancora lavorando - spiega l’assessore all’Urbanistica Elena Marchigiani -, adesso ci è stato chiesto di produrre dei veri e propri “rendering” su come si situeranno questi sostegni per bici nei luoghi che abbiamo indicato. È un lavoro cospicuo. Lo stiamo finendo. E speriamo di arrivare a un accordo...». Il Comune vuole favorire le biciclette, e ha anche interpellato tutte le categorie economiche prima di dare il via al progetto. Ha concordato con negozianti e altri la tipologia di stallo più adatta e sicura. Trovato l’assenso, è stato scelto il modello. E il 18 gennaio l’incartamento è arrivato alla soprintendente Maria Giulia Picchione. Che ha chiesto integrazioni e altri chiarimenti. L’autorizzazione per i supporti è arrivata ad aprile. Ma non c’è ancora l’assenso sulla mappa. Dove si possono allestire i park per due ruote? Il progetto prevede che esercenti, o uffici, possano creare il proprio punto fisso di sosta, e in tal senso ci sarà un bando al quale gli interessati dovrebbero rispondere. Non pagherebbero l’uso di suolo pubblico, ma in cambio dovrebbero regalare due stalli al Comune per le aree di sua pertinenza. Con targhetta del donatore, una sorta di sponsorizzazione. E qui cominciano i nuovi problemi: è necessario trovare uno schema di autorizzazione che non costringa in seguito i privati a ulteriori tortuose lungaggini autorizzative solo per parcheggiare una bici di passaggio. Quanti mesi ancora per veder finita la storia?

(g. z.)
 

«Nuove strisce blu? Un salasso per la gente» - PDL ALL’ATTACCO
Sull’aumento del numero dei parcheggi a pagamento decisi dalla giunta sarà battaglia, sia in consiglio comunale, sia nei rioni «dove sono già iniziate raccolte di firme per opporsi a questa scellerata proposta dell’esecutivo». Ad annunciarlo è stato ieri il consigliere comunale del Pdl, Paolo Rovis, accompagnato da due consiglieri circoscrizionali dello stesso partito, Lucrezia Chermaz e Cristian Puntaferro. «Oggi i parcheggi a pagamento portano nelle casse del Comune circa 2,5 milioni di euro all'anno. Se entrerà in vigore la proposta dell’assessore Elena Marchigiani – ha aggiunto - tale cifra sarà raddoppiata. Il tutto a carico dei cittadini, per i quali questa novità si tradurrà in un autentico salasso. Come Pdl ci opporremo in consiglio comunale fin subito. Le scelte – ha concluso Rovis - sono fatte per mettere in difficoltà i piccoli commercianti ed esercenti. Questo succede quando a fare gli assessori sono persone che non hanno alcuna esperienza di contatto col territorio». Com’è noto la proposta della giunta riguarda nuovi parcheggi “blu” a Miramare, a Roiano, nel Borgo Teresiano e in quello Giuseppino, oltre che in vari punti della periferia. «A Miramare – ha sottolineato Lucrezia Chermaz - si andrebbe a penalizzare attività, come gli stabilimenti balneari, già in difficoltà. Raccolte di firme per protestare sono iniziate subito. Lo stesso discorso vale per quanto concerne la via Settefontane – ha incalzato Cristian Puntaferro - dove é già difficilissimo trovare posto per le automobili. Va a finire che avere un mezzo privato diventerà un lusso che molti non potranno sopportare». Contrari alla proposta della giunta si sono dichiarati, a nome dei loro colleghi del rione, due commercianti di via Settefontane, Graziella Malisa e Donato Piccioli: «La crisi é pesante – hanno ribadito - se aggiungiamo i balzelli sui parcheggi moriremo come attività. Speriamo che l'amministrazione cambi idea».

Ugo Salvini
 

 

«Plastica “usa e getta” riciclabile» - INDICAZIONI DI ACEGASAPS
Piatti e bicchieri monouso nella «differenziata degli imballaggi»
«Piatti e bicchieri monouso in plastica sono riciclabili e da conferire nella raccolta differenziata degli imballaggi in plastica». Lo puntualizza in una nota, volta proprio a fare «maggiore chiarezza sulla raccolta differenziata degli imballaggi in plastica», AcegasAps, che vale dal primo maggio 2012. «Dallo scorso anno - si legge nella nota stampa - piatti e bicchieri “usa e getta” possono avere nuova vita ed essere riciclati assieme a bottiglie di acqua minerale o bibite, flaconi e barattoli per prodotti alimentari, per l’igiene personale o di prodotti per le pulizie senza i simboli di sostanze pericolose, vaschette per alimenti anche in polistirolo, vasetti dello yogurt, vaschette porta uova, sacchetti per cibi surgelati, film di imballaggio e tutti gli altri imballaggi in plastica, assieme ai quali devono essere conferiti». Occhio però: «La raccolta differenziata della plastica riguarda solo gli imballaggi», quindi «solo bicchieri e piatti “monouso”, mentre piatti e bicchieri in plastica dura che possono essere utilizzati in modo duraturo devono continuare ad essere gettati nei contenitori per i rifiuti indifferenziati. Stessa destinazione anche per le posate in plastica e i bastoncini per mescolare le bevande calde poiché non possono essere considerati imballaggi. Analogamente non sono considerati imballaggi e dunque non vanno gettati nella plastica giocattoli, strumenti da cucina, cd o dvd con relative custodie, accendini, penne, appendiabiti e altri oggetti in plastica, che devono essere conferiti assieme ai rifiuti indifferenziati. Piatti e bicchieri in materiali compostabili, come mater-bi o Pla, invece, devono essere conferiti nei contenitori per la raccolta dei rifiuti organici».

 

Aula in subbuglio sulla Tares Sel e Bassi pronti a dire “no”
Consiglio comunale proseguito sino a notte fonda per il voto sulla gestione del servizio rifiuti urbani. Aumento dei costi del 10%: la maggioranza si divide
Un emendamento per decidere. Per capire se votare con o contro la propria maggioranza. Il gruppo di Sel - composto dai consiglieri Marino Sossi, Daniela Gerin e Mario Reali - più l’ex Idv oggi nel Gruppo misto Paolo Bassi a ieri sera in Consiglio comunale erano pronti a esprimersi contro il Piano economico finanziario del servizio di gestione dei rifiuti urbani per il 2013 presentato dalla giunta Cosolini. In pratica, contro il prospettato aumento del 10% (rispetto allo scorso anno) delle risorse che il Comune verserà nelle casse di AcegasAps, divenuta come noto parte del Gruppo Hera, per il lavoro in questione. Incremento che si tradurrà per i cittadini in bollette per la Tares più costose, mediamente del 10%, rispetto alla vecchia Tarsu. Sel e Bassi hanno presentato un emendamento chiedendo, in sintesi, di limare il provvedimento, fermandosi al +3%. La proposta della giunta, in termini assoluti, è di pagare ad AcegasAps per il servizio 28 milioni e 978mila euro più Iva. «Vedremo come andrà il voto sul nostro emendamento e ci regoleremo di conseguenza», ha chiarito una volta di più Sossi. Sindaco Cosolini e alleati di centrosinistra avvisati. Ma, in ogni caso, garantiti dai numeri: anche con il voto contrario dei vendoliani e di Bassi, maggioranza a 21 contro 19 (ipotizzando un’opposizione compattamente per il “no” con i suoi 15 elementi presenti, unico assente Roberto Antonione). I lavori in Consiglio si sono protratti sino a notte fonda, le votazioni pure, nonostante la seduta si fosse aperta poco dopo le 17 di ieri pomeriggio. Sospesa quasi subito per un’oretta, peraltro, dopo un’articolata pregiudiziale grillina targata Paolo Menis, cui gli uffici - attraverso il segretario generale Filomena Falabella - hanno ritenuto di rispondere assicurando di aver predisposto documenti sufficientemente esaustivi. L’assessore all’Ambiente Umberto Laureni ha promesso all’assemblea «un impegno molto forte» da parte del Comune «a verificare i risultati e qualsiasi mancanza» nell’ambito del servizio di AcegasAps. Critiche dall’opposizione: «Sulla base delle tabelle ministeriali - le parole di Paolo Rovis del Pdl -, per alcuni soggetti come le banche la tassa sui rifiuti diminuirà, ma per altri, e mi riferisco a bar, ristoranti o ai botteghini di frutta e verdura l’incremento sarà del 300-400% rispetto al 2012. A questo massacro, la giunta aggiunge un ulteriore aumento». Così il suo collega di partito Claudio Giacomelli: «In un biennio quest’amministrazione farà pagare ai cittadini 250 milioni di euro di tributi». Mentre Paolo Bassi dalla maggioranza: «Questo piano non ci fornisce tutti gli elementi per giudicare se il servizio sia adeguato o meno». Poi ancora Sossi ha ricordato il protocollo siglato dai sindaci nell’operazione AcegasAps-Hera e che parla di «misure volte all’abbattimento delle tariffe e all’incremento occupazionale». Critico anche Lobianco del Fli («scelta non coerente con i tempi») mentre Giovanni Maria Coloni del Pd ha espresso «fiducia a giunta e tecnici».
Matteo Unterweger

 

 

Mare più pulito ma la Croazia ci batte - La qualita' dei nostri mari
Migliora la qualità delle acque soprattutto in Adriatico. Il Veneto “al top”
ROMA Migliora la qualità delle acque italiane, soprattutto in Adriatico. Ma quelle croate, nella fattispecie dalmate, ma anche istriane, sono ancora inavvicinabili. E sulla sponda italiana il Veneto e la Romagna, con il 100% di acque conformi a un livello eccelletente sono sopra il Friuli Venezia Giulia. Nel complesso “bollino blù” di qualità alle acque italiane: i mari, ma anche i fiumi e i laghi del Belpaese, sono infatti promossi nella maggioranza dei casi a pieni voti per salubrità ai fini della balneazione. Il 96,6% delle acque di balneazione è risultato infatti a norma nel 2012, con un incremento del 4,7% rispetto al 2011. Il dato emerge dal Rapporto 2013 del ministero della Salute sulla qualità delle acque di balneazione presentato dal ministro Beatrice Lorenzin. Nonostante il dato positivo, nella classifica l’Italia resta però dietro paesi come Croazia, Grecia e Portogallo. Il Rapporto ha anche censito la presenza di 61 punti di balneazione non conformi e si basa sui dati forniti dalle Regioni su 5509 punti di balneazione, di cui 4880 costieri e il resto lacustri o fluviali (rappresentano più di un quarto di tutti quelli registrati in Europa). La classificazione delle acque è definita sulla base delle concentrazioni di Enterococchi intestinali ed Escherichia coli come riportato nella nuova Direttiva Ue del 2006. I dati sono più che positivi: la percentuale di acque di qualità “eccellente” sulla base delle analisi è l’85,1%, mentre il 10,9% è “buona” o “sufficiente”. Il nostro Paese si piazza così al di sopra della media europea, ma risulta tuttavia dietro a Cipro e Lussemburgo, che hanno il 100% di punti di balneazione eccellenti, e anche dietro Malta, Croazia, Germania, Grecia e Portogallo. Va però precisato, rilevano gli esperti, che l’Italia ha un’estensione costiera tra le maggiori, con circa 8000 km di coste. Quanto alla classifica regionale, due sono le Regioni che hanno il 100% di acque conformi ad un livello “eccellente”, ovvero Emilia Romagna e Veneto, mentre i punti di balneazione peggiori sono per le zone costiere quelli dell’Abruzzo (la percentuale di conformità è dell’84.75%) e per le zone interne quelli del Lazio (sono conformi per il 75%). «Non solo c’è stato un miglioramento, ma siamo praticamente tra i primi in Europa per la balneabilità delle acque marine e anche per lo stato delle acque interne», ha commentato Lorenzin.
 

Carcassa di un delfino morto sulla spiaggia di Miramare
Il decesso risalirebbe a due settimane fa: era ormai senza coda e con la pelle a brandelli La marea l’ha portato dalle acque slovene. Altro esemplare trovato senza vita a Umago
Un delfino morto, probabilmente da due settimane, è stato trovato ieri sulla spiaggetta delle Scuderie all’interno della Riserva Marina di Miramare. Era in uno stato pietoso, senza un pezzo di coda e con la pelle a brandelli, segno che nel lungo periodo in cui è rimasto morto in mare è stato mangiato da altri pesci. Almeno questa è la spiegazione che danno i biologi marini dell’Area protetta. I quali hanno subito allertato i vigili urbani, il servizio sanitario e veterinario dell’Azienda sanitaria triestina. Da una prima analisi risulta essere un tursiope, o delfino dal naso a bottiglia (come viene definito), un cetaceo odontoceto cioè appartenente alla famiglia dei Delfinidi. Si tratta del mammifero più studiato, e più conosciuto, e quello più utilizzato nei delfinari per la grande abilità di questo esemplare di compiere acrobazie fuori dall’acqua. Utilizzato anche perché è una specie di delfini che sopporta più di altri la cattività. Delfini cioè che vengono “addestrati” per lo spettacolo e che attirano la curiosità dei bambini, e non solo. Il delfino trovato esanime era di oltre due metri di lunghezza. Aveva ben poco del suo aspetto originale: il lungo periodo in cui è rimasto morto in mare lo aveva cambiato notevolmente: la coda era quasi sparita e la pelle era a brandelli. Secondo i biologi della Riserva marina era probabilmente morto da un paio di settimane, la marea poi lo aveva trasportato in uno dei più bei posti marini d’Italia. Probabilmente è arrivato da una zona al largo della Slovenia, dove esiste una popolazione stanziale di delfini. Secondo gli studiosi non esistono, comunque, delfini legati a un’area di mare così ristretta ma animali che si muovono in un areale più ampio (golfo di Trieste, Croazia settentrionale) che comprende anche le acque slovene. E proprio nei pressi di Umago è stata trovata nei giorni scorsi un’altra carcassa di delfino morto. In mattinata, dopo la denuncia, l’intervento immediato dei vigili urbani e del Servizio sanitario e veterinario che hanno poi prelevato un campione per l’esame del Dna del delfino. Una volta terminate queste pratiche “burocratiche” il cetaceo, o meglio quello che è rimasto, è stato ritirato dal Servizio di smaltimento speciale. E ieri mattina, proprio mentre erano in atto i soccorsi al delfino morto, si sono rivisti per pochissimo tempo tempo Gergios e Armani (chiamati così per la loro “eleganza”), i due delfini della specie Tursiops truncatus, che da qualche giorno frequentano le acque prossime alle falesie di Duino. Si sono fatti vedere per pochissimo tempo. Una semplice apparizione, una toccata e fuga per riprendere la via verso Barcola. I due esemplari sono molto conosciuti dai ricercatori che da anni ormai si occupano di fotografare, catalogare e registrare i comportamenti dei cetacei che popolano le acque del Golfo di Trieste. Secondo quanto hanno potuto documentare i ricercatori dell’Area protetta, si tratta di una coppia di adulti di medie dimensioni che sono stati osservati per la prima volta agli inizi di maggio nelle acque slovene al largo di Pirano e successivamente nei pressi dell’Area marina protetta di Miramare. Una settimana fa si sono fatti vivi al largo del castello di Miramare prima di spostarsi verso quello di Duino. Sono dunque diventati due star, ogni loro comparsata attira l’attenzione di studiosi o di semplici curiosi, intenti a prendere la tintarella.
Ferdinando Viola

 

I biologi ai diportisti: restare con le barche ad almeno 200 metri
Una segnalazione e un invito che arrivano dall’Area marina protetta di Miramare: i diportisti che dovessero incontrare i delfini o altri cetacei durante le uscite in barca devono di mantenersi ad almeno 200 metri dagli animali, non devono cercare di avvicinarli ma osservarli senza disturbare, se possibile anche spegnendo eventualmente il motore per evitare rumori eccessivi. I biologi dell’Area protetta chiedono poi di segnalare eventuali avvistamenti, meglio se la segnalazione è corredata da fotografie da riportare all’Amp di Miramare (numero di telefono 040224143, e-mail info@riservamarinamiramare.it, sito internet www.facebook.com/AMP Miramare) o alla Capitaneria di Porto di Trieste (numero di telefono 040676611).
 

Tavola della Pace - Quattro deputati dicono no agli F-35

Serena Pellegrino (Sel), Giorgio Zanin (Pd) Aris Prodani e Walter Rizzetto (M5s) sono i primi quattro deputati del Friuli Venezia Giulia che hanno aderito alla campagna “No F-35” promossa in tutta Italia affinché la Camera voti la cancellazione del programma per la costruzione e l’acquisto dei «costosissimi cacciabombardieri». A darne notizia è la Tavola della pace del Friuli Venezia Giulia che, con Alessandro Capuzzo, invita tutti gli altri deputati regionali a sottoscrivere all’appello ricordando che «gli ordigni nucleari stoccati ad Aviano potranno essere trasportati proprio dagli F-35».

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 17 giugno 2013

 

 

L’isola di Cherso “scatena” la guerra contro i cinghiali
Decisa l’installazione di un maxi-recinto elettrificato per fermare le incursioni che distruggono le greggi ovine
IL pastore elettronico Potrebbe consentire un rilancio dei caseifici locali
CHERSO L’idea è venuta ai responsabili della Cooperativa agricola di Cherso e si propone di limitare la dannosa attività dei cinghiali che in quest’isola quarnerina distruggono colture e uccidono ogni anno centinaia di agnelli, per cibarsi delle loro interiora. Nelle prossime settimane sarà installato il cosiddetto pastore elettrico, un recinto che – grazie all’elettricità – terrà lontani i cinghiali da un’area di 250 ettari, situata nelle vicinanze della statale Faresina–Lussingrande, tra l’incrocio per lo scalo traghetti di Smergo e la chiesa di San Salvatore. Questa zona adibita a pascolo e teatro di quotidiane scorribande da parte degli irsuti animali (specie alloctona per Cherso) è stata visitata nei giorni scorsi da rappresentanti della ditta austriaca BiopharmVet, che fornirà la recinzione. «Il progetto comporterà un investimento di circa 100 mila kune (13 mila e 390 euro) – è quanto puntualizzato dal direttore della cooperativa, Mateo Feraric – e ci attendiamo un supporto finanziario della Regione quarnerino – montana. Crediamo che il cosiddetto pastore elettrico ci garantirà una maggior tutela dai cinghiali, permettendo ai pastori la ripresa della produzione di formaggio ovino». Giova ricordare che agli inizi degli anni 80 del secolo scorso l’isola di Cherso aveva ben sette caseifici dislocati in altrettante piccole località, con il formaggio ovino di Cherso che era molto apprezzato e ricercato. Attualmente la produzione è modesta e riguarda un esiguo numero di isolani. Visto però che la rivitalizzazione dell’olivicoltura a Cherso ha dato risultati molto significativi, alla cooperativa agricola di Cherso intendono dare una scossa alla produzione di formaggi che potrebbe regalare grosse soddisfazioni agli isolani. «Per farlo – ha aggiunto Feraric – dobbiamo affrancarci dal problema dei cinghiali, che esiste da ormai trent’anni, causato da un’errata politica nei confronti del turismo venatorio a Cherso. Invito i sindaci di Cherso e Lussino, Kristijan Jurjako e Gari Cappelli, ad essere più concreti nel risolvere la pluridecennale questione, che ha quasi distrutto l’ovinicoltura sull’isola». Intanto gli esperti hanno constatato che i danni agli agnelli sono minori durante la stagione della raccolta delle olive. Nei mesi in questione, a portarsi negli oliveti è un elevato numero di persone la cui presenza incute paura ai cinghiali e vede quest’ultimi evitare tali aree. Ogni anno nel gregge della cooperativa nascono circa 2 mila agnelli, di cui 200–300 vengono puntualmente fatti a pezzi dai cinghiali.
Andrea Marsanich

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 16 giugno 2013

 

 

«Arvedi intende salvare la siderurgia a Servola»
Il sindaco conferma: manifestazione d’interesse trasmessa al commissario Se le trattative andranno in porto, salvi pressoché tutti i posti di lavoro
La conferma arriva direttamente dal sindaco Roberto Cosolini: «Il cavalier Giovanni Arvedi ha presentato una manifestazione d’interesse per acquisire la Ferriera di Servola che è già stata inoltrata al commissario del Gruppo Lucchini, Piero Nardi». Il core business del gruppo cremonese Arvedi è costituito da attività siderurgiche primarie e di trasformazione con 4 aziende situate nel Nord Italia, volumi di circa 3,2 milioni di tonnellate, un fatturato consolidato di 2.345 milioni di euro nel 2011 e 2.529 dipendenti. È stato Francesco Rosato, ex direttore a Servola e oggi consulente del Comune per la riconversione dell’area, ad aver “intercettato” l’interesse di Arvedi e ora dà alcune anticipazioni: «È in corso una due diligence sui costi della gestione economica del ciclo a caldo che presuppone il mantenimento dell’altoforno con interventi per la riduzione delle emissioni nell’ambiente a carico del compratore. La ghisa invece potrebbe essere importata con dismissione della cokeria. Ma il progetto di Arvedi - precisa Rosato - prevede anche lo sviluppo di attività logistica con l’utilizzo del terminal dove il Gruppo farebbe arrivare migliaia di tonnellate di rottami di ferro da trasportare poi nelle acciaierie in Lombardia. Sono però in corso ancora valutazioni sul mercato della ghisa e soprattutto va risolta la prosecuzione del Chip 6». Un equilibrio economico sarebbe infatti raggiungibile solo se la Ferriera potrà continuare a vendere i gas refusi alla centrale Elettra se a propria volta questa potrà continuare a beneficiare degli sconti governativi previsti dal Cip6. Il passaggio di mano potrebbe avvenire senza soluzione di continuità poiché il piano prevede un contratto d’affitto d’azienda nell’attesa che siano definiti prezzi e modi per la vendita. Ma c’è anche dell’altro. «Una seconda manifestazione d’interesse è già stata inoltrata al commissario - aggiunge Rosato - ed è stata avanzata da Siemens ferroviaria che vorrebbe insediarsi nelle officine di Servola per eseguire manutenzione di materiale ferroviario anche per conto terzi». Questo secondo caso comporterebbe ricadute molto inferiori sul versante occupazionale, ma se entrambe le proposte si concretizzassero, pressoché tutti i posti di lavoro sarebbero salvi. C’è anche una società austriaca che intende impiantare un’attività metalmeccanica, ma in questo caso la trattativa si è momentaneamente fermata sul nodo bonifica. Entro giugno il piano di Rosato sarà definito e già ai primi di luglio il futuro di Servola potrebbe essere chiaro».
Silvio Maranzana

 

Gli abitanti non ci stanno: «Ma questa non è riconversione»
«No, non ci siamo proprio - sbotta Alda Sancin, presidente dell’associazione “No smog” che da anni si batte contro l’inquinamento a Servola - riconversione significa chiudere la Ferriera e aprire una fabbrica di caramelle o cioccolatini». Gli abitanti del rione non vorrebbero nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi di una prosecuzione dell’attività siderurgica. «Forse - specifica Sancin - sarebbe accettabile soltanto radere al suolo la fabbrica, bonificare tutta l’area e ricostruire uno stabilimento secondo i criteri più innovativi, come avviene ad esempio in Germania. Ma a dirla tutta, nemmeno questo sarebbe accettabile poiché ammesso e non concesso che esista una siderurgia pulita, questa deve essere fatta chilometri fuori dalla città e non a 150 metri dai condominii come invece accade a Servola».

(s.m.)
 

 

«La Tares? Costa troppo a Trieste» - PRESA DI POSIZIONE DEL MOVIMENTO 5 STELLE
Menis e Patuanelli bocciano il piano AcegasAps: «Da riformulare»
Tares, no grazie. «Tasso di remunerazione del capitale spropositato, scarso miglioramento della raccolta differenziata e aumento del 10% dei costi del servizio» Il Movimento 5 Stelle boccia il piano economico finanziario presentato da AcegasAps. I consiglieri comunali Paolo Menis e Stefano Patuanelli mettono le mani avanti. Dopo il rinvio di qualche giorno fa, infatti, lunedì andranno all'esame del Consiglio comunale di Trieste due delibere relative al costo di gestione dei rifiuti e alle collegate tariffe della nuova Tares, il tributo che deve coprire integralmente i costi del servizio svolto da AcegasAps. «Il piano economico finanziario presentato da AcegasAps - attaccano i consiglieri del M5S, è carente sotto il profilo dei dati e delle informazioni, prevede un tasso di remunerazione del capitale spropositato (12%), ipotizza uno scarso aumento della raccolta differenziata che passerebbe dal 28 al 30% e - ciliegina sulla torta - presenta un aumento del 10% dei costi del servizio. E quindi? «Per questi motivi chiederemo al Consiglio comunale di non approvare questo piano economico finanziario e di chiedere ad AcegasAps di riformularlo», spiegano Menis e Patuanelli che rilanciano: «Come avviene anche per il servizio idrico, sappiamo che la remunerazione del capitale investito non è un costo per il gestore e non dovrebbe venir caricata sulle spalle dei cittadini. Su questa posta, tuttavia prevista dalla legge, AcegasAps ci chiede per quest'anno 2,8 milioni calcolato sulla base di un tasso di remunerazione del 12%. È un tasso irreale che la giunta comunale non può accettare supinamente. Dimezzandolo il risparmio per i cittadini ammonterebbe a 1,4 milioni».
 

 

Cozze mediterranee al piombo
Allarme del rapporto ambiente dell’Onu: c’è anche Trieste. L’Ogs: «Concentrazioni nell’area portuale»
TRIESTE Erosione delle coste, inquinamento da metalli pesanti e rifiuti, specie invasive, pesca eccessiva: sono queste le grandi minacce con cui il Mar Mediterraneo e anche l’Italia devono fare i conti. Specie d’estate, quando milioni di turisti si riversano sulle spiagge. A fare il punto sullo stato di salute dell’ambiente del “Mare Nostrum”, fra le 25 aree del mondo al top per ricchezza di biodiversità, è un rapporto dell’Unep/Map, il braccio per il Mediterraneo del programma Onu per l’ambiente. Secondo il rapporto, circa un quarto delle coste del bacino soffre del fenomeno dell’erosione, incluse alcune aree di grande valore ecologico, come il Mar Ligure, la costa tirrenica dell’Italia e il Delta del Po. Sono 1.500 i km delle coste europee del Mediterraneo trasformati in coste “artificiali”, in aree come la Sardegna, i mari Adriatico e Ionico: 1.237 km dei quali occupati solo dai porti dell’Ue. Sul fronte inquinamento, il quadro non è confortante: il 37% degli insediamenti costieri con oltre duemila abitanti nel Mediterraneo non dispone di un impianto di trattamento dei reflui e il problema interessa anche l’Italia, in particolare la Sicilia. Un fattore preoccupante è poi la presenza di tracce di metalli pesanti, specie piombo e mercurio, nei sedimenti costieri e nella tipica cozza mediterranea (Mytilus galloprovincialis). Il piombo è stato rilevato nei mitili dove i sedimenti sono contaminati, in genere vicino a scarichi industriali, portuali e urbani, anche lungo la costa occidentale dell’Italia, fra il Golfo di Genova e Napoli, oltre che sulla costa Nord della Sicilia (Palermo) e nella parte meridionale della Sardegna (Portoscuso). Nel Mar Adriatico, livelli elevati di piombo sono stati registrati nella laguna di Venezia e nelle aree dove si riversa il Po, oltre che nel Golfo di Trieste. Qui la situazione è molto differente da zona a zona. In quella portuale il piombo è sicuramente presente nei sedimenti ma ci sono aree del nostro golfo assolutamente incontaminate. Da un punto di vista biologico, come spiega la dottoressa Marina Cabrini dell’Ogs la situazione non è così allarmante. «La quantità della catena trofica è molto simile da noi come in Slovenia e Croazia. È diminuito il plancton - spiega - si pensa anche per la diminuzione della concentrazione di fosfati nei detersivi. Non è diminuito il pesce anche se non si assiste più a fenomeni di acque colorate così come avvenne nel 1984 a Barcola, sulla riviera triestina, dove sembrava di essere di fronte a un prato inglese». Questo però non significa che non ci sia inquinamento. La tendenza generale comunque sembra sia quella della diminuzione delle concentrazioni di metalli pesanti. La spazzatura costituisce una minaccia importante anche per le specie marine del Mediterraneo, con la plastica in pole position. A livello mondiale la stima è che i rifiuti in mare ogni anno uccidano oltre un milione di uccelli marini e 100.000 mammiferi e tartarughe. Nel Mediterraneo particolarmente colpite sono le tartarughe marine, che scambiano la plastica per la loro preda e le meduse.
Mauro Manzin

 

Le meduse aumentano a causa del caldo e diventano predatrici dei pesci appena nati
Aumentano le meduse, non solo nel Mediterraneo, diventando predatori e dei pesci appena nati, di cui sono diventate ghiotte. Il fenomeno non è legato solo al caldo estivo ma dipende anche dalla sovra-pesca che riduce la competizione con gli altri esseri marini e da altri fattori. A dirlo uno dei massimi esperti mondiali, Ferdinando Boero, docente di biologia marina all’università del Salento e ricercatore del Cnr, sintetizzando un recente studio sulle meduse della Fao di cui lui stesso è autore. «Le meduse mangiano uova e larve dei pesci nutrendosene fino allo stadio giovanile - afferma Boero - e creando una rivalità all’inizio del ciclo biologico». Poi, il problema della sovra-pesca: «Con lo sfruttamento degli stock ittici c’è sempre meno competizione, meno pesci e meno competizione per le meduse che aumentano. Dobbiamo - suggerisce l’esperto - considerarlo nei modelli di studio della pesca».
 

 

Riparte la sfida degli Ogm - Semina pubblica a Vivaro
Fidenato mette a dimora il mais transgenico nel suo campo pordenonese Imponente schieramento delle forze dell’ordine. Mini-protesta di dissidenti
DAI GRILLINI A COLDIRETTI Da più fronti partono critiche all’agricoltore “ribelle”
VIVARO Polizia, carabinieri, vigili urbani. E anche la celere di Padova. Un deterrente tanto inevitabile quanto inutile. Si temevano proteste. Si ipotizzavano manifestazioni di dissenso. Si temevano addirittura provocazioni e scontri. Previsioni smentite. Tutto è filato liscio con buona pace delle forze dell’ordine e, soprattutto, di Giorgio Fidenato destinato a passare alla storia come il primo agricoltore che ha seminato mais transgenico in Italia, sfidando anche una recente decisione del nostro Parlamento. La “vittoria” di Fidenato. Forte, infatti, del decreto di dissequestro del tribunale di Pordenone che fa presagire una sentenza di assoluzione per la semina di mais Ogm risalente ormai all’aprile 2010, ieri Fidenato ha messo a dimora le sementi “incriminate” nel campo antistante la caserma Forgiarini. In quello stesso terreno che nell’agosto di tre anni fa fu preso d’assalto dai disobbedienti proprio quando le pannocchie erano pronte per essere raccolte. E ieri mattina, prima della semina sui tremila metri quadrati di supeficie, erano in molti a scommettere che le piante non arriveranno a maturazione. Probabilmente, ne è consapevole anche lo stesso Fidenato, che comunque è andato all’incasso di un successo sicuramente simbolico, ma di certo insperato fino a poche settimane fa. Nessuna protesta. Nessuno garantisce l’“incolumità” di quella semina per i prossimi mesi. «Quelle pannocchie non saranno mai raccolte», sentenzia un agricoltore. Era questo uno degli argomenti più gettonati tra quanti hanno assistito alla semina. Fidenato non ci pensa. Comunque vada, per lui è un successo anche perché ha potuto realizzare il suo sogno senza contrasti. Nessuna protesta organizzata, si diceva. Solanto alcuni dissidenti, qualche esponenti del M5S tra i quali la consigliera regionale Eleonora Frattolin e l’immancabile Graziano Garzit, ex presidente dell’Aprobio e agricoltore biodionamico. Imponente la presenza delle forze dell’ordine, tra cui Polizia di Stato in assetto antisommossa - sul posto anche il questore di Pordenone, Sergio Cianchi - e Carabinieri del Comando provinciale. Le forze dell’ordine temevano la presenza di no-global e movimenti ambientalisti che, invece, non sono arrivati. Attacco alla Coldiretti. Dura la presa di posizione di Garzit secondo cui quanto avvenuto ieri a Vivario «è la fase finale di un disastro annunciato. In 50 anni di monocoltura i nostri terreni hanno perso il 3/4 per cento di sostanza organica. Colpa della monocoltura e delle sirene come quella degli Ogm». «Balle - è la secca replica di Fidenato che in questa battaglia, oltre che dall’Associazione agricoltori federati, di cui è presidente, è spalleggiato dal Movimento Libertario, ieri presente con il presidente bergamasco Leonardo Facco – perché qui in molti barano. Credo sia doveroso ripetere che su 800 mila ettari di terreni coltivati a mais, in Italia vengono utilizzati 800 mila chilogrammi di antiparassitari. Un’enormità. Uno scandalo. Ma queste cose la Coldiretti le nasconde e non le dice. E non le dicono neppure i media quando affrontano questo problema». «In Regione - è il commento della consigliera regionale del M5S, Frattolin – spingeremo affinché venga applicata la clausola di salvaguardia approvata di recente dal Senato. È vero che c’è la sentenza europea cui Fidenato si sta aggrappando, ma è altrettanto assodato che in Italia vige la legge 5 del 2005 che prevede l’autorizzazione nazionale per la semina degli Ogm. Oggi siamo qui soltanto per manifestare il nostro sacrosanto dissenso». La Frattolin parla mentre Fidenato sale sul trattore per dare il via alla semina che si è svolta davanti a duecento persone, tra cui soprattutto sostenitori dell’iniziativa e, come detto, pochi dissidenti che si sono limitati a esporre alcuni striscioni tra i quali campeggiava la scritta provocatoria “Pianta canapa - più posti di lavoro, più soluzioni ambientali. Questa è una soluzione innovativa. No Ogm”. «Nel mondo – ha affermato Fidenato, dopo la semina delle sementi transgeniche e parlando da un palco improvvisato sopra un carro – c’è spazio per tutti».
Domenico Pecile

 

 

“Invasati”, tutti pazzi per i fiori - Torna il mercatino del verde orto botanico
Torna “Invasati, tutti pazzi per i fiori”. Secondo appuntamento dunque, all’Orto botanico di via Marchesetti 2 (sul colle di San Luigi), dalle 10 alle 19, con l’atteso mercatino del giardinaggio e orticoltura. L’iniziativa è promossa dai musei scientifici del Comune di Trieste ed è stata ideata per essere soprattutto un momento di incontro, confronto e scambio di esperienze e di materiali fra giardinieri non professionisti, appassionati e dilettanti. Così, all’interno dell’Orto botanico, ogni partecipante (ricordiamolo, esclusivamente privati e onlus) potrà esporre e proporre in scambio o in vendita piante o parti di esse, talee, semi, bulbi, rizomi, terricci, vasi nonché libri di giardinaggio. Insomma: il giardino, il terrazzo, la casa sono invasi da piante e fiori? Amici e parenti sono saturi delle nostre piante? I nostri fiori sono particolari e bellissimi e vorreste condividerli con altri appassionati giardinieri? I vostri pomodori sono i più dolci del mondo? Allora è proprio il momento di partecipare a “Invasati”. O quanto meno di buttarci un occhio, per curiosità (o magari per “invidia” per chi ha il pollice funesto). A dir la verità, l’appuntamento si ripeterà ancora la terza domenica di settembre, sempre accompagnato da eventi collaterali che offriranno altrettante occasioni d’intrattenimento al pubblico che vorrà partecipare alla manifestazione. Intanto, però, ecco il programma di oggi a partire da questa mattina: dalle 10 alle 12 si farà attività teorico-pratica sulla “Fertilità del suolo: cura e gestione” (a cura di Marco Valecic); invece dalle 11 alle 12 letture al femminile del gruppo Le Voci (a cura dell’associazione Luna e l’Altra). Passiamo al pomeriggio: dalle 16 alle 17 un appuntamento per i bambini dai 3 agli 8 anni con le “Letture a tutta natura” (a cura del servizio biblioteche civiche con i volontari del progetto “Nati per leggere”); e subito dopo, alle 17, musica dal vivo grazie agli allievi della Glasbena matica. Infine, l’evento clou, quello del mercatino: dalle 10 alle 19 c’è l’interessantissimo e divertentissimo “SemeBaratto” dove si scambieranno semi particolari, locali e preziosi che chiunque potrà portare e barattare con altre varietà. All’Orto botanico di via Carlo de’ Marchesetti 2 si può arrivare con autobus diretti della linea 26 oppure con i bus 6, 9 e 35 con fermata nella piazza Volontari Giuliani, salendo poi a piedi lungo l’ottocentesca Scala San Luigi e Campo San Luigi (o scendendo alla fermata successiva di via Margherita e salendo poi a piedi per Scala Margherita, via Pindemonte, Bosco Biasoletto). Per ulteriori informazioni sui prossimi appuntamenti della manifestazione si può telefonare allo 040-360.068, o inviare una mail alla casella di posta elettronica ortobotanico@comune.trieste.it. Il biglietto d’ingresso all’Orto botanico, per l’occasione e per l’intera giornata, sarà di 2 euro.
 

 

Sgonico, definito il programma di “Trieste Sight”
Definito ormai il programma di "Trieste on Sight-esperimenti di cittadinanza»: la kermesse si terrà dal 21 al 23 giugno all'ostello Amis di Campo Sacro nel comune di Sgonico sul carso triestino, organizzato da Arci Servizio Civile Trieste, in collaborazione con il Comune di Trieste e il patrocinio della Regione, della Provincia e del Comune di Sgonico. Si tratta di tre giorni di concerti, mostre, workshop, campeggio, area di benessere, dibattiti, libri, ambiente, cavalli e bici, arte, spazio bambini e molto altro.
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 15 giugno 2013

 

 

Dal centro alle periferie: i nuovi stalli blu - PIANO DEL TRAFFICO »LA “MAPPA”
La bozza del documento urbanistico prevede l’istituzione di ulteriori 1.700 parcheggi a pagamento in superficie. Ecco dove
Ad oggi sono vie lungo le quali si parcheggia senza dover sborsare un centesimo. Fra qualche mese, a Piano del traffico approvato, diverranno invece passo dopo passo colorate di blu. Blu come il colore degli stalli a pagamento, destinati a passare dagli attuali 1.115 a 2.781 nel territorio comunale. Un destino messo nero su bianco dagli uffici municipali su indicazione della giunta Cosolini e che dovrà passare al vaglio del Consiglio comunale, con sedute già programmate per mercoledì, giovedì e venerdì prossimi dopo l’iter in Commissione. L’assemblea di palazzo Cheba potrebbe dunque anche apportare dei cambiamenti al Piano che prospetta nuovi parcheggi a pagamento in superficie in centro, nelle periferie e nelle frazioni dell’Altipiano. Le novità sono riassunte nel grafico qui a fianco. Zona viola Qualcosa, comunque, rimarrà immutato sotto il profilo dello status. Come ad esempio in via del Teatro romano e via Punta del forno, dove la zona viola resterà tale. Con la sua tariffa pronta però a passare da 1,65 euro all’ora a 1,70 (gli adeguamenti tariffari scatteranno a loro volta con l’entrata in vigore del Piano). Ma di viola si tingeranno pure gli stalli sino a via dell’Orologio e via del Mercato vecchio, oggi colorati di rosso proprio come il vicino tratto di via Cadorna, che a sua volta diverrà completamente a tariffa rossa sino a piazza Venezia mentre oggi lo è solo per il tratto fino a via Boccardi e da lì a via Venezian vige invece la gialla. Zona rossa Borgo Teresiano e proprio Borgo Giuseppino, dove gli stalli blu sono destinati a passare rispettivamente da 236 a 355 e da 155 a 999, sono le aree in cui il rosso diventerà il colore dominante per gli spazi parcheggio. Nel primo caso, allargandosi pure a largo Panfili (oggi “giallo”) e oltre, mentre nel secondo arrivando a lambire Campo Marzio e ad abbracciare in salita largo Papa Giovanni XXIII e dintorni. Cambierà volto, dal punto di vista tariffario, anche l’area ex Bianchi cioè piazzale Straulino e Rode: zona rossa come su buona parte delle Rive nella parte interna, non quella sul mare. Zona gialla Nei punti cittadini leggermente più defilati rispetto al cuore del centro storico, la tariffa gialla si espanderà a macchia di leopardo fra via del Coroneo (nelle vicinanze del Tribunale), via Carducci, via San Francesco e pure in via San Michele. Ma nell’abbondanza di aggiunte, ecco alcune conferme: come per la zona attorno all’Ospedale Maggiore, sotto Foro Ulpiano, o a San Giusto in via Capitolina che partendo da piazza della Cattedrale vede allungarsi la porzione di stalli gialli sino a via del Monte. Sulle mappe del Comune, viene colorata di uguale tinta pure la stessa piazza della Cattedrale. Ma in merito l’assessore alla Pianificazione urbana Elena Marchigiani assicura: «No, è un errore. Nella piazza non ci saranno parcheggi a pagamento». E, in questa calata di stalli da utilizzare a suon di inserimenti di monetine negli appositi erogatori di ticket, ci sono anche delle eccezioni: ridiventano “gratis” gli spazi di piazza Oberdan, via Beccaria, via San Lazzaro e via San Maurizio (questa in ossequio al prospettato status di zona a elevata pedonalità). Oltre a piazza Ponterosso, oggetto di riqualificazione. Zona blu Invariata, in prospettiva, la tariffa da 60 centesimi all’ora nelle zone blu, che il Comune intende creare anche a Opicina, Prosecco e Basovizza, e ancora a Chiarbola, San Giacomo, in via Combi, a San Giovanni e pure fra bivio e Parco di Miramare (prima dell’area park al servizio dei turisti diretti proprio a Miramare). Ampliamento blu, inoltre, a Roiano, dove la zona a pagamento già esiste in largo Roiano.
Matteo Unterweger

 

 

«Il forfait sarà vantaggioso per i residenti»
L’assessore Marchigiani difende i contenuti del Pgtu. «Un lavoro nel segno della partecipazione»

«Ci sono le tariffe agevolate per i residenti». Elena Marchigiani non si stanca di ripeterlo. L’assessore comunale alla Pianificazione urbana, Mobilità e traffico, che in questo periodo la bozza del Piano generale del traffico urbano (Pgtu) se la sogna probabilmente anche di notte, ribadisce il concetto e la scelta del Comune: garantire, quando il Piano entrerà in vigore, la possibilità ai residenti di Borgo Teresiano e Borgo Giuseppino di parcheggiare nei circa 1.200 stalli della zona rossa a fronte di un forfait mensile da 30 euro. «Attualmente - ragiona Marchigiani - un residente nelle zone oggi a tariffa rossa da 1,40 euro all’ora spende per 21 ore di parcheggio 29,40 euro. Cioè sostanzialmente quello che pagherà per il forfait, che gli darà però la possibilità di posteggiare l’auto su questi stalli per 12 ore da moltiplicare per 26 giorni. Cioè per 312 ore». Altro punto su cui si sofferma l’assessore: «Per le zone blu, che saranno sistemate in punti connotati dalla presenza di vari esercizi commerciali, le circoscrizioni hanno proposto di istituire per la prima mezz’ora la sosta gratis negli stalli in questione. Una proposta che credo potrà essere approvata. Vorrei sottolineare l’importanza della partecipazione nell’iter per l’approvazione di questo Piano». E sul tema, i consiglieri circoscrizionali del Pdl Roberto Dubs e Alberto Polacco tornano all’attacco: «In che termini è stato applicato l’articolo 7 del Codice della Strada che consente l’estensione degli stalli a pagamento solo in aree di particolare pregio urbanistico? Come si può ritenere via Combi, Sant’Andrea e San Giacomo zone di particolare pregio urbanistico e di chiara valenza turistica?».

(m.u.)
 

 

Battaglia sulla Tares Sel prende le distanze dagli aumenti previsti
Lunedì il dibattito in Comune sulla tassa per i rifiuti Ritocchi del 10%: l’opposizione, Sossi e Bassi contrari
Slitta a lunedì in Consiglio comunale la “guerra delle scovazze”, che però va a toccare la tasca di tutti i cittadini. E rischia di aprirsi ancor di più la ferita all’interno del centrosinistra che contraddistingue i rapporti in particolare tra il Pd e Sel. Se l’altra sera sulla mozione del centrodestra (tra i firmatari c’era anche Piero Camber del Pdl, omesso nella cronaca di ieri) contro l’utilizzo delle maestre nei centri estivi di luglio e agosto, Marino Sossi di Sel si era astenuto anziché opporsi, stavolta è lui stesso, spalleggiato anche da Paolo Bassi del Gruppo misto, a proporre una mozione che va contro l’indirizzo della giunta (al cui interno Sel ha anche un proprio rappresentante: Umberto Laureni). «Nell’ambito dei quasi 29 milioni di euro che il Comune dà a Acegas per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti - spiega Sossi - vi è anche una quota di un milione e 300mila euro che dovranno servire per incominciare la raccolta dell’umido, e in particolare per l’acquisto delle attrezzature, dei camion, dei contenitori di una raccolta che però non è ancora partita. Questi soldi però andranno a gravare sui cittadini e sulle imprese che in media si vedranno aumentare la Tares, rispetto a quanto era la vecchia Tarsu, del 10%. Noi chiediamo invece che gli aumenti siano contenuti nella misura massima del 3% e che questi ulteriori soldi ad Acegas vengano dati dopo che si sarà verificato che la raccolta dell’umido effettivamente funzionerà. Acegas non è certo un’azienda esangue e inoltre non ha fatto le assunzioni di personale che aveva promesso di fare». «Il nostro obiettivo - specifica l’assessore al Bilancio, Matteo Montesano - è di arrivare entro il 2014 a una quota di differenziata del 40% sul totale, oggi siamo ancora fermi al 28%. Quando però avremo raggiunto lo scopo, caleranno le spese per il conferimento dei rifiuti al termovalorizzatore e di conseguenza potranno anche esserci riduzioni sulla tassa. Meglio dunque proiettarci in questa direzione per avere benefici più avanti. Inoltre stiamo approntando dei meccanismi premiali per i cittadini che effettivamente contribuiranno alla raccolta differenziata. Potrebbe essere un sistema di bollini da caricare sulla tessera sanitaria, comunque un meccanismo che stiamo approntando e che consentirà di pagare una tassa più bassa». «In realtà - sostiene Everest Bertoli, capogruppo del Pdl - sono 3 i milioni in più che il Comune verserà ad Acegas. Noi voteremo contro poiché è assurdo che in un periodo di gravissima crisi come questa si continuino a gravare i cittadini di nuove tasse o di tasse aumentate e poi va rilevato che la delibera con il regolamento che la giunta aveva preparato non includeva la raccolta dell’umido: una grave dimenticanza».
Silvio Maranzana

 

Chi, oltre all’ambiente, guadagna con la differenziata? - LA LETTERA DEL GIORNO di Pino Podgornik
L’assessore Laureni ha tracciato la strada per la futura raccolta differenziata: 2014 raccolta anche dell’umido e in seguito quella del porta a porta. Mettendo in risalto la complessità di tale operazione con la promessa di premiare chi si comporta bene (cosa vuol dire comportarsi bene?) senza punire oltre misura il cittadino(vuol dire forse che finora siamo stati puniti?). L’approccio per esporre il problema dell’immondizia mi pare positivo, solamente vorrei sapere, e credo come me tutti i triestini, cosa vuol dire premiare e non punire. Dovrebbe spiegarsi meglio e mettere sul tavolo esempi concreti, e non solo parole, per come favorire il cittadino in termine di risparmio. Non ho mai creduto alla generosità spicciola, e tanto meno quando ci sono in ballo soldi pubblici. Mi ricordo delle promesse di anni fa, quando eravamo agli albori della differenziata: minor esborso pecuniario. E invece anno dopo anno l’odiata tariffa aumentava con un picco da un anno all’altro del 27% (vero sindaco Dipiazza?). Quindi basta promesse, ma proposte concrete! Ora la nostra differenziata è al 28% e i parametri europei prevedono una percentuale del 65%. Mi pare utopistica l’idea di giungere a questo strabiliante risultato in pochi anni, forse in 2 lustri (10 anni) potremo arrivare a tal percentuale. Vogliono rivedere le tariffe ed accomunare i metri quadrati e i componenti della famiglia? Mi pare più che corretto. Perchè un nucleo familiare di una o due persone deve pagare come uno di 4 o 5? Più componenti uguale a più immondizie, mi pare logico. Dovrebbe esserci un aumento medio del 10%, ma non parlano mai di calare la tariffa con le vendite della carta, del vetro, delle lattine e della plastica? Ricordiamoci bene che con poche bottiglie di plastica si fa un “pile” (di marca) di decine di euro. Ho una curiosità decennale: a chi vanno i proventi dell’attuale raccolta differenziata della carta ecc. ecc.? Non mi dicano i politici che l’ambiente è il solo beneficiario. Per me, potrebbe essere il primo a ottenere vantaggi, ma i secondi sono sicuramente certi imprenditori. Sarebbe interessante sapere quanto pagano le materie recuperate con la nostra (almeno la mia) raccolta; questi soldi dovrebbero essere dati come rimborso al contribuente tartassato e mai premiato. Sono gradite risposte soddisfacenti e subitanee, altrimenti: riciclata, no grazie! 
 

 

Ferriera, spuntano acquirenti L’altoforno potrebbe restare
Compratori stimolati dai fondi Bei accessibili per modernizzare gli impianti La pista più accreditata riporta ad Arvedi. Sindacalisti convocati ma “muti”
La Ferriera dopo la Ferriera. L’altoforno in attività, così come la macchina a colare e l’intero reparto a caldo, fatta eccezione probabilmente per la cokeria, per diversi anni ancora. E la produzione della ghisa che non si ferma. Un’ipotesi che certamente creerà sollievo nei dipendenti e nelle loro famiglie, ma che potrebbe creare nuovi timori a molti abitanti di Servola e dei rioni vicini starebbe prendendo corpo. I rappresentanti dei lavoratori hanno le bocche cucite, ma le voci all’interno dello stabilimento girano da giorni: almeno un compratore con intenzioni più che serie avrebbe bussato all’uscio della Lucchini con lo scopo specifico di mantenere la produzione siderurgica a Trieste. E c’è di più: dalla direzione dell’azienda sarebbe in partenza la convocazione ai rappresentanti di fabbrica per un incontro da tenersi mercoledì prossimo: all’ordine del giorno comunicazioni su possibili acquirenti. I sindacalisti si limitano ad affermare: «Continuiamo a spingere affinché tutti gli impianti siano mantenuti in produzione finché non sarà pronta un’alternativa che non lasci a casa nemmeno un lavoratore». E si tratta di 800 persone: quasi 500 della Ferriera e oltre 300 dell’indotto. Lo stesso Francesco Semino direttore agli Affari generali del Gruppo Lucchini, alla domanda: «È confermato che Servola chiuderà?», non conferma. Nelle ultime settimane il panorama, piatto fino a poco fa, è decisamente mutato sia con il varo del decreto che inserisce Trieste nelle aree di crisi industriale complessa che con l’action plan sulla siderurgia dell’Unione europea. «Il piano - ha dichiarato il vicecommissario Antonio Tajani - presenta molti aspetti che possono essere applicati dai singoli Stati e in Italia, in particolare nel caso dell’Ilva e in quelli di Trieste e di Piombino. Lo Stato potrebbe ad esempio intervenire con i fondi Bei (Banca europea per gli investimenti) per la tutela della salute dei lavoratori o attraverso aiuti finalizzati alla riqualificazione ambientale e all’occupazione». La Bei potrebbe prendere in considerazione le richieste di finanziamento a lungo termine per progetti volti ad assicurare la conformità degli impianti alle direttive sulle emissioni industriali con le migliori tecnologie possibili. Si tratterebbe della cosiddetta «siderurgia pulita», un’ipotesi di riconversione caldeggiata in particolare dalla Fiom al Tavolo della Regione che era coordinato dall’attuale deputato Sandra Savino. «Tutto questo - ha commentato Francesco Semino in un incontro a Piombino - visto che siamo alla ricerca di nuovi investitori, non può che aumentare l’interesse per la nostra azienda». Le illazioni danno come il più accreditato tra gli acquirenti il gruppo Arvedi. Già nell'estate 2007 il gruppo di Cremona che produce laminati, tubi e nastri di acciaio aveva pensato a uno sviluppo dell'area servolana anche in chiave di logistica ed energia ventilando la possibilità della presentazione di un progetto industriale in grado comunque di segnare una svolta ambientale e di travalicare anche le date del 2013 e del 2015. Le trattative si erano però interrotte nello stesso autunno in attesa di un «chiarimento ambientale». Altre piste, che sembrebbero però avere ben minore consistenza, porterebbero rispettivamente alla friulana Danieli e a un gruppo austriaco. I sindacalisti confermano solo un’assemblea all’interno dello stabilimento venerdì prossimo con la presenza di rappresentanti nazionali.
Silvio Maranzana

 

Rinvio di 3 mesi per il Piano del commissario
E frattanto il commissario straordinario del Gruppo Lucchini Piero Nardi (foto) ha chiesto al ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato una proroga di tre mesi per la presentazione del nuovo Piano industriale del gruppo. Il Piano doveva essere presentato a giugno, ma evidentemente i fatti nuovi avvenuti in queste ultime settimane hanno scombussolato i progetti sia per quanto riguarda Trieste che Piombino. Oltretutto era trapelato che la prima ipotesi prevedeva per Servola la chiusura in tempi molto brevi, sebbene legata ai progetti di riconversione per l’area che comunque non si sarebbero concretizzati in tempi utili. Ora però l’ipotesi della chiusura potrebbe cadere. Il ministro però, come hanno fatto sapere ieri dalla Lucchini, non ha ancora risposto riguardo alla richiesta di proroga avanzata da Nardi.
 

 

Al Revoltella - L’inquinamento atmosferico e del cibo

Alle 15.45, all’auditorium del Museo Revoltella, convegno su “Ambiente e salute: inquinamento atmosferico e delle catene alimentari, interferenze sul genoma umano e rischi per la salute”. Con Ernesto Burgio, pediatra, e Pierluigi Barbieri, chimico.

 

 

Horti in mercato

Alle 10, al mercato coperto di via Carducci 36, torna “Horti in Mercato”. Un luogo per informarsi sulle iniziative in corso, sui posti da coltivare o per offrire il proprio orto. Un luogo dove fare incontri tematici sui temi dell’orto. Per informazioni ci vediamo al banchetto oppure via mail orticomunitrieste@gmail.com, cell. 328/7908116 .

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - VENERDI', 14 giugno 2013

 

 

RIGASSIFICATORE DI TRIESTE-ZAULE - WWF E LEGAMBIENTE A BRUXELLES: “GRAVI ILLEGITTIMITÀ NELLE VALUTAZIONI SUL PROGETTO”
Le associazioni hanno avviato un dialogo con la direzione energia di Bruxelles, finora poco informata sulle svariate problematiche ambientali e di sicurezza del progetto, chiedendone lo stralcio dall’elenco di quelli di interesse comunitario.
Poco o nulla si sa a Bruxelles sui problemi sollevati dal progetto del rigassificatore, proposto da GasNatural nel sito di Trieste-Zaule. Questo perché le informazioni giunte ai competenti organi comunitari (Direzione generale energia, in particolare) sono quelle del Ministero italiano per lo Sviluppo Economico che, con il ministro Passera ma non solo, ha agito in realtà da scatenato supporter del progetto e della società proponente.
Se n’è avuta una prova con il tentativo di inserire il progetto di Zaule nell’elenco delle infrastrutture energetiche di interesse comunitario. Tentativo dovuto alla tenace opera di lobbying del MISE, che ha stupito gli stessi funzionari europei.
WWF e Legambiente, saputo dell’iniziativa del MISE, hanno informato la DG energia di Bruxelles sullo stato del progetto e sulle svariate problematiche ambientali e di sicurezza, omesse o sottovalutate nelle procedure seguite dai competenti organi italiani, così come sui contenziosi legali tuttora in corso e sulle crescenti opposizioni della cittadinanza e degli enti locali, manifestatesi in svariate occasioni. Le due associazioni hanno così potuto rendersi conto che quasi nulla di tutto ciò era noto a Bruxelles, poiché il MISE aveva deliberatamente omesso di informare la Commissione Europea, senza essere minimamente contrastato dal Ministero dell’ambiente.
WWF e Legambiente hanno perciò fornito alla DG energia della Commissione un’ampia documentazione, tradotta anche in inglese, sia sulle numerose violazioni di Direttive europee sull’ambiente e la sicurezza, riscontrate nel progetto e nei processi valutativi finora svolti, sia sulle azioni legali pendenti (in particolare contro il decreto VIA del 2009), sia sulle posizioni contrarie al progetto da parte di tutti gli enti locali (Comuni, Provincia e Regione), sia infine sulle varie manifestazioni di piazza contro il progetto di GasNatural svoltesi a Trieste dal 2006 al 2012.
I funzionari della Commissione hanno ringraziato le associazioni per le informazioni fornite, fino ad allora ignote a Bruxelles, esprimendo sorpresa per la posizione totalmente ed acriticamente favorevole al progetto da parte del MISE. E’ stato assicurato che quanto fornito dagli ambientalisti sarà attentamente valutato dai competenti organi comunitari, i quali peraltro hanno limitati poteri di intervento nei confronti dei Governi nazionali. E’ stato anche precisato che l’elenco dei progetti delle infrastrutture energetiche di interesse comunitario non è stato ancora approvato ed è quindi suscettibile di modifiche.
WWF e Legambiente hanno inviato la medesima documentazione anche ai membri delle Commissioni ambiente ed energia del Parlamento Europeo, riscontrando in particolare l’interesse del gruppo parlamentare dei Verdi.
Le due associazioni auspicano che il nuovo Governo, ed in particolare i ministri dello Sviluppo Economico, Zanonato, e dell’ambiente, Orlando, non proseguano nell’opera di appoggio (e nell’omissione di informazioni) relativa al progetto del rigassificatore proposto da GasNatural, e marchino perciò una netta distanza rispetto a quanto fatto dai loro predecessori, Clini e (soprattutto) Passera. Il primo passo concreto in questa direzione dovrà essere naturalmente l’eliminazione del progetto di Trieste-Zaule dall’elenco delle infrastrutture energetiche di interesse comunitario.

WWF FVG - LEGAMBIENTE FVG

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 14 giugno 2013

 

Mobilitazione in Slovenia, firme contro il rigassificatore
Un’associazione ambientalista attacca sia la politica italiana sia i partiti di Lubiana: «Non fanno abbastanza per impedire che l’impianto di Zaule possa entrare nella lista europea delle priorità infrastrutturali»
In Slovenia l’associazione ambientalista Alpe-Adria Green (Aag) ha cominciato a raccogliere firme per una petizione con cui impedire l’inclusione del rigassificatore di Zaule - progettato dalla spagnola Gas Natural - nella lista dei progetti prioritari di interesse comune (Pci).
Vojko Bernard, presidente di Aag, ha dichiarato in una conferenza stampa a Capodistria, che nonostante il governo italiano abbia momentaneamente accantonato l’idea del rigassificatore, un’inclusione dello stesso nella lista europea significherebbe un via libera di fatto alla costruzione sia del terminale on-shore che di quello off-shore.
Bernard ha espresso in merito anche una critica verso la politica slovena imputandole di non interessata abbastanza al tema dei rigassificatori nel golfo triestino. «È evidente come la Slovenia, ovvero i partiti, siano indifferenti al destino di questo lembo dell’Adriatico e alla sicurezza degli abitanti di questa zona» ha concluso Bernard.
 

 

COMUNICATO STAMPA - VENERDI', 14 giugno 2013

 

 

Svelato lo studio sismologico francese sulla zona di Krško - WWF e Legambiente: “Si pronuncino OGS e gli uffici regionali competenti”
Dopo la richiesta inviata ai ministeri croati e sloveni, Lubiana ha pubblicato lo studio sul proprio sito. “Ora – affermano le associazioni - tocca agli enti preposti analizzarlo e divulgarne al pubblico contenuti e valutazioni”.
Il Governo sloveno ha finalmente divulgato lo studio sismologico sull’area di Krško, redatto dall’IRSN (Istituto per la Radioprotezione e la Sicurezza Nucleare) francese, studio inizialmente “secretato” dalla società Gen Energija che gestisce la centrale nucleare. Lo annunciano WWF e Legambiente, che dopo aver appreso la notizia della secretazione – e delle conseguenti polemiche in Slovenia e Croazia – si erano rivolte ai competenti ministeri sloveni e croati, chiedendo la diffusione dello studio, per metterlo a disposizione della comunità scientifica internazionale.
Si era appreso infatti che lo studio, svolto dall’istituto francese in vista del progetto per la costruzione di una seconda centrale nucleare a Krško, accanto a quella esistente, era giunto a conclusioni negative, per l’elevata sismicità della zona. Da ciò la decisione iniziale di tenerne riservato il contenuto, come aveva riferito anche la stampa italiana.
Le due associazioni ambientaliste alla fine dello scorso mese di aprile si erano perciò rivolte direttamente ai Ministeri dell’ambiente e dell’economia di Slovenia e Croazia, chiedendo che lo studio venisse divulgato, perché le conseguenze ambientali di un incidente alla centrale nucleare inevitabilmente coinvolgerebbero anche il territorio italiano ed i suoi abitanti.
Alla fine di maggio rispondeva il Ministero sloveno delle infrastrutture e della pianificazione territoriale – Direttorato per l’energia, rendendo disponibile nel proprio sito web lo studio francese ed altri documenti geologici sull’area di Krško.
WWF e Legambiente hanno quindi segnalato ciò all’OGS – Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica, al Servizio geologico e alla Protezione civile della Regione Friuli Venezia Giulia, chiedendo a questi enti di analizzare la documentazione fornita e di divulgare al pubblico le proprie valutazioni in merito.
Una nota nello stesso senso è stata inviata anche alla Presidente della Regione, Debora Serracchiani, ed agli assessori regionali all’ambiente ed energia, Sara Vito, e alla protezione civile, Paolo Panontin.
“E’ necessario – osservano i presidenti regionali di WWF e Legambiente, Roberto Pizzutti ed Elia Mioni – che su una questione tanto rilevante si apra un approfondito dibattito scientifico ed i cittadini siano adeguatamente informati, poiché l’elevata sismicità della zona di Krško solleva rilevantissimi problemi di sicurezza non soltanto in rapporto al progetto della nuova centrale nucleare, ma anche per quella esistente. Se si pensa che Krško dista circa 130 km in linea d’aria dal territorio italiano - Chernobyl oltre 1.300 km - è del tutto evidente che un grave incidente alla centrale sloveno-croata, magari causato da un evento sismico, implicherebbe conseguenze potenzialmente catastrofiche anche per l’Italia, a cominciare dal Friuli Venezia Giulia.”
Le due associazioni ricordano di essersi opposte in varie occasioni, ad esempio in sede di osservazioni per la VAS (Valutazione Ambientale Strategica) sul Piano Energetico della Slovenia, alla costruzione di una nuova centrale nucleare a Krško e di aver chiesto anche la chiusura della centrale esistente, che si vorrebbe invece mantenere in funzione fino al 2043, quando l’impianto avrà raggiunto i 60 anni di età.
WWF FVG - LEGAMBIENTE FVG

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 14 giugno 2013

 

 

In arrivo 1.700 nuovi posti “blu” - PIANO DEL TRAFFICO » LA MAPPA DEI PARCHEGGI
Posteggi esterni a pagamento da 1.115 a 2.781: 1.200 dedicati ai residenti del centro a prezzi politici

PARCHEGGI A PAGAMENTO IN SUPERFICIE: LE PREVISIONI DEL NUOVO PIANO DEL TRAFFICO

Un progetto (il Piano del traffico) per due rivoluzioni: i nuovi sensi di marcia (via Madonnina in discesa, giusto per dirne una) ma anche (anche e soprattutto, a questo punto, visti i numeri) i nuovi parcheggi a pagamento in superficie (al netto di quelli disponibili negli impianti coperti) sparsi tra centro e periferie. Posti blu che - stando alle proiezioni generali, subordinate poi agli aggiustamenti dei piani «di dettaglio» - a Trieste sono destinati a salire, nel loro complesso, da 1.115 a 2.781. Gli stalli a cielo aperto non liberi, dunque, più che raddoppiano in una botta sola. Anche se, grosso modo, restano la metà dei 5mila e più - come fanno sapere dal gestore locale Aps Holding - che già esistono ad esempio a Padova, città analoga per numero di abitanti (poco più di 200mila) benché non altrettanto analoga per conformazione ed estensione di suolo e asfalto (che lì è decisamente maggiore). È ad ogni modo una proliferazione davanti alla quale parte delle opposizioni, in primis il Pdl, grida già alla forzatura politica di cui faranno le spese «le tasche delle famiglie». Ciò mentre l’amministrazione Cosolini - per bocca dell’assessore competente, Elena Marchigiani - ribatte invitando a guardare «oltre la mera numerologia» e sostenendo che una fetta di quegli stalli, nell’ordine delle 1.200 unità, pari al 43%, è concepita per venire incontro con «tariffe forfettarie agevolate» proprio ai residenti delle zone centrali. Ma, dibattito politico a parte, quello del nuovo Piano del traffico sarà comunque un parto gemellare, tra la revisione radicale della viabilità e il nuovo corso dei parcheggi in superficie. E la nascita è ormai vicina. Questo parto - sotto forma di esame del Consiglio comunale per la definitiva approvazione - è calendarizzato a partire da mercoledì prossimo (sono previste tre serate consecutive fino a venerdì 21, potrebbero bastare come anche no) e costituisce l’ultimo atto di una gestazione iniziata nel febbraio del 2012, col primo passaggio in giunta Cosolini. Se però la rivoluzione dell’assetto viario era già ben che nota, la novità dei parcheggi a raso a pagamento ha assunto ufficialmente una dimensione in queste ultime ore, mercoledì pomeriggio, nell’ultima delle commissioni consiliari propedeutiche al voto dell’aula. Lì l’assessore Marchigiani - «su nostra insistenza nei giorni precedenti», puntualizza Everest Bertoli da capogruppo del Pdl - ha dispensato ai commissari una relazione sulla «sosta». Tale relazione - premettendo che a Trieste ci sono circa 40mila posti auto totali, di cui 26mila in superficie - conferma le voci della vigilia: gli stalli blu a raso aumenteranno, e di parecchio, di circa 1.700 unità. Spariranno i 250 gratuiti per residenti nelle Ztl, finora - si legge - «l’unica agevolazione rivolta ai residenti», quantificati in 1.500 nuclei familiari, per un rapporto di un parcheggio ogni sei famiglie. Nel poderoso incremento di posti a pagamento, la relazione stima in 1.200 quelli «ricompresi nella fascia rossa del centro storico», corrispondenti a un bacino di residenti di 2.600 nuclei. Il rapporto parcheggio-famiglie diventa così di uno a due, poco meno, ma viene introdotto un forfait, ancorché politico: «un canone annuale di 360 euro che consente la sosta su tutte le aree a pagamento gestite da Amt (Esatto, ndr). Trenta euro al mese senza garanzia di un posto. Che diventano 62 euro e mezzo, sempre al mese, con garanzia di “posto fisso” per i residenti delle zone attorno al Silos, al Maggiore e al Giulia, ovvero tre impianti non più a cielo aperto, non più pubblici, perché sono quelli in concessione a Saba Italia.
Piero Rauber

 

La novità pure nei rioni e sul Carso - Individuate vie «a tolleranza zero»: i divieti di sosta saranno pesantemente puniti
Ma il cielo, pardon l’asfalto, è sempre più blu. E quindi sempre meno bianco, meno ricco di posti liberi, gratuiti. La fredda matematica, in assenza di cifre esatte, induce a pensare che il saldo negativo di stalli liberi in città possa aggirarsi sulle 2mila unità, considerando i quasi 1.800 che da gratuiti diventano a pagamento e i 302 in meno (ma alcuni di questi nascono già blu, quindi la stima non può che essere grossolana) citati dalla relazione allegata al Piano del traffico. «Potrebbero essere molti di più posto che il nuovo Piano del traffico prevede la creazione di nuove corsie preferenziali per i mezzi pubblici ad esempio», incalza sempre Bertoli. Meno posti bianchi, ma anche meno posti pirata, se è vero che una relazione tecnico-introduttiva individua alcune strade in cui entrerà in vigore il pugno di ferro. Si chiamano «assi a tolleranza zero» sui quali, letteralmente, «la sosta abusiva non può essere tollerata». Il divieto di sosta sarà dunque punito senza nemmeno mezzo occhio chiuso, da parte dei vigili, in via Oriani, largo Barriera, via del Bosco, via Cicerone, via Coroneo, via Polonio, via Gatteri, corso cavour, via Carducci (tra piazza Goldoni e via Battisti), via Galatti, via Milano, via valdirivo, via Rittmeyer, via Pauliana e piazza Libertà. Tutte strade centrali. Ma la rivoluzione, come si nota nella tabella in alto, si farà anche un po’ più in là. Nuovi stalli blu sono previsti infatti a San Vito (137), verso San Giusto (da 31 a 104), e ancora tra San Giacomo, via Settefontane, Chiarbola e San Giovanni (da 30 a 222), tra Roiano e Barcola (da 44 a 109), e fin sull’altopiano: si pagherà il parcheggio, e sarà un esercizio inedito, persino a Opicina (165), Basovizza e Prosecco (70 per borgo).

(pi.ra.)
 

Il Pdl: l’auto così diventa un lusso La replica: la città un diritto di tutti - LE REAZIONI
La relazione tecnico-introduttiva del Piano del traffico annuncia - come già riportato di recente dal Piccolo - un aumento delle tariffe orarie, con una maggiorazione fino al 50% dalla terza ora di sosta. «Se molti si aspettavano come priorità del Piano del traffico le problematiche del traffico o la qualità dell’aria - scrive in una nota Everest Bertoli - ne resterà deluso. La vera priorità che l’amministrazione Cosolini sta portando avanti è quella dell’introduzione di un ennesimo balzello, da Opicina a Prosecco, dal Borgo Teresiano al Giuseppino, da Miramare a San Giacomo, da San Giovanni a via Fabio Severo, da via Carpison a San Francesco, da via San Michele a via Combi, da via Settefontane a via San Marco passando quindi per piazza Perugino. Un filo “rosso” collega e accomuna tutti i rioni triestini: i parcheggi a pagamento su strada. Il loro aumento è semplicemente spaventoso, quasi il 250% in più. Se a questo aggiungiamo anche l’aumento delle tariffe orarie, il quadro per le tasche delle famiglie triestine è davvero da film horror, da “profondo rosso”. Ci avevano promesso un piano di sinistra e non sono venuti meno al loro impegno. La macchina è un lusso. Chi la vuole deve pagare». «Ci tengo a premettere - ecco la replica dell’assessore Elena Marchigiani - che l’esatto calcolo per via è demandato a successivi progetti esecutivi particolareggiati: i numeri potranno variare a seconda delle esigenze di un maggior numero di posti per disabili piuttosto che di aree di carico/scarico merci nelle zone più commerciali. È chiaro che i dati, se non contestualizzati e presi in termini assoluti, possono far saltare sulla sedia. Invito però ad esaminare la questione in termini relativi, tenendo cioè presente dei 1.200 posti sui quali sono previste forti agevolazioni per i residenti, quelle forti agevolazioni che non esistevano in epoca precedente, quando vigeva il pensiero unico, il codice binario del parcheggio sì, parcheggio no. La nostra scelta è frutto di un lavoro equilibrato e partecipato, tanto che per esempio abbiamo trasformato, ascoltando i residenti, la prima idea delle cinque ore gratuite, e poi via con 60 centesimi l’ora, in un forfait da 30 euro al mese. Siamo all’interno di una precisa strategia politica che ha come obiettivo il miglioramento della vivibilità cittadina, dirottando nei contenitori chi viene da fuori. Per me non c’è solo il diritto al parcheggio, ma c’è soprattutto quello di poter accedere ai servizi della città. Lo spazio pubblico è un diritto di tutti, non è area di parcheggio di pochi».

(pi.ra.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 13 giugno 2013

 

 

La giungla della differenziata, com’è difficile essere ecologici - LA LETTERA DEL GIORNO di Laura Piccini
Il dilemma differenziazione. Dove lo butto? Ho partecipato a una recente festa scolastica, organizzata all’insegna dell’ecologia, nella quale ci si prefiggeva di differenziare i rifiuti: principalmente piatti e bicchieri - comprati per l’occasione rigorosamente ecologici -, altre vettovaglie in carta, plastica e alluminio, bottiglie di plastica, tappi, nonché resti di cibo. È stato fatto il possibile per preparare contenitori ben distinti: indifferenziata, carta ecartone, plastica e poi lattine e vetro. Più due raccoglitori a parte: per i piatti in mater-bi (in pratica biodegradabili, e da conferire nell’umido quindi, come da istruzioni reperite da Acegas il giorno prima) e un contenitore per i bicchieri di plastica ecologici, che avevano una sigla sconosciuta e dei quali veramente non sapevamo al momento che fare. Ho dovuto constatare che la maggior parte dei partecipanti alla festa ha avuto grosse difficoltà a differenziare correttamente i rifiuti. Un po’ per disinteresse - e questo ovviamente non depone a favore del senso civico dei cittadini della nostra città - ma anche per scarsa conoscenza, il che portava a molti dubbi su come differenziare correttamente. Alcuni esempi: le posate e i bicchieri in plastica (non ecologici), dove vengono buttati? Nella plastica o nell’indifferenziata? A molti forse il quesito sembrerà sciocco, per logica andrebbero nella plastica. Ma l’Acegas conferma che questi rifiuti vanno nell’indifferenziata. Il cartone della pizza, i tovaglioli di carta usati, i vassoi di carta sporchi di cibo: vanno gettati nel contenitore della carta? Acegas dice di no: “Non conferire carta unta di grassi e oli, salviette e fazzoletti, carta oleata e plastificata”. Naturalmente, se una persona queste cose non le conosce prima, ha inevitabili difficoltà ad agire correttamente. Il risultato della giornata è stato il seguente: alcuni di noi “presidiavano” i contenitori, ci facevamo consegnare i rifiuti per poterli differenziare correttamente. Vi posso assicurare che è stato difficile convincere qualcuno che le posate in plastica andavano nell’indifferenziata! Alla fine della giornata i piatti in mater-bi e i bicchieri in plastica ecologica sono stati portati al deposito di rifiuti di Opicina, il resto è finito correttamente nei vari cassonetti. I tappi sono stati raccolti a parte, così come il pane avanzato, che un volontario si è portato via per le galline. Insomma, un successo, ma ottenuto con fatica. Dal sito Acegas si può trovare con una certa facilità la scheda “Come conferire i rifiuti”, assieme a un glossario sui principali simboli riportati sulle confezioni, che però non è di facilissima lettura. Risulta quasi illeggibile una volta stampato. Se si vuole che aumenti la percentuale di raccolta differenziata, secondo me il cittadino va informato meglio e di più. Il depliant “Come conferire i rifiuti” deve essere ripensato in termini grafici più semplici e chiari, anche per i nostri concittadini stranieri, e distribuito casa per casa. Non guasterebbero anche degli inserti pubblicitari su quotidiani locali o a mezzo cartellone, un po’ sullo stile della recente, bella iniziativa di Acegas per conferire gli ingombranti nei giorni di sabato alle varie aree preposte. 

 

ACEGASAPS - In tanti al Sabato ecologico

Un’ottantina di metri cubi di rifiuti ingombranti sono stati raccolti nel corso del “Sabato ecologico” al centro di raccolta allestito nell’area parcheggio della Risiera di San Sabba, grazie - commenta AcegasAps promotore dell’iniziativa con il Comune - a una notevole partecipazione dei triestini. Obiettivo dei Sabati ecologici è quello di migliorare la raccolta differenziata e contrastare l’abbandono indiscriminato di rifiuti ingombranti sulla pubblica via. Prossimo appuntamento sabato 15 giugno nell’area di parcheggio della Rotonda del Boschetto, dove si trova la sede della Sesta circoscrizione, sempre dalle 9 alle 17.

 

 

 

 

GREEN STYLE.it - MERCOLEDI', 12 giugno 2013

 

 

Detrazione 50% fotovoltaico: come ottenerla
Con gli incentivi del Quinto Conto Energia ormai esauriti, diventa ancora più allettante la prospettiva di godere della detrazione del 50% sull’acquisto dei pannelli fotovoltaici, recentemente rinnovata dal Consiglio dei Ministri. Ma come fare per ottenere l’agevolazione?

Ecco un promemoria della procedura da seguire:
1.Nel caso in cui le norme sulle condizioni di sicurezza nei cantieri lo prevedano, prima di iniziare i lavori di installazione dell’impianto occorre inviare, con raccomandata A.R., una comunicazione preventiva all’Azienda Sanitaria Locale competente;
2.Fondamentale, inoltre, che le spese per l’acquisto e l’installazione dei pannelli fotovoltaici siano pagate con bonifico bancario o postale, che devono contenere la causale del versamento, il Codice Fiscale dell’utente che effettua il pagamento e il Codice Fiscale (o numero di partita Iva) di chi lo riceve;
3.Al momento della dichiarazione dei redditi, poi, bisogna indicare i dati catastali identificativi dell’immobile e, se i lavori sono effettuati dal detentore, gli estremi di registrazione dell’atto che ne costituisce titolo e gli altri dati richiesti per il controllo della detrazione. Non è più previsto, invece, l’invio obbligatorio della comunicazione di inizio lavori.
Una volta richiesta la detrazione, infine, occorre conservare una serie di documenti:
◦abilitazioni amministrative relative alla tipologia di lavori da realizzare (concessione, autorizzazione o comunicazione di inizio lavori) o, se non previste, una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà in cui sia indicata la data di inizio dei lavori e sia indicato che gli interventi di ristrutturazione realizzati rientrano tra quelli incentivati;
◦domanda di accatastamento se l’immobile non è ancora censito;
◦ricevute di pagamento dell’Imu, se dovuta;
◦per gli interventi riguardanti parti comuni di edifici residenziali: delibera di approvazione dell’esecuzione dei lavori e tabella millesimale di ripartizione dei costi;
◦comunicazione preventiva trasmessa all’ASL (se obbligatoria);
◦fatture e ricevute fiscali relative alle spese sostenute;
◦ricevute dei bonifici di pagamento.
È importante in ogni caso ricordare che per la detrazione del 50% viene riconosciuta solo in caso di pannelli fotovoltaici installati per soddisfare bisogni energetici per uso domestico. Non è possibile godere del bonus se è previsto un utilizzo commerciale dell’energia prodotta, cioè se l’impianto abbia potenza superiore a 20 kw o se, “pur avendo potenza non superiore a 20 kw, non sia posto a servizio dell’abitazione”.
 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 12 giugno 2013

 

 

Vito sbarra la porta al rigassificatore «Nessun dietro front»
L’assessore all’Ambiente: «Va seguito l’indirizzo del territorio» E nella sua Direzione e all’Arpa prepara il valzer dei dirigenti
TRIESTE Dal piano energetico a una revisione della legge sul carburante, dalla mappa sui rischi idrogeologici, al monitoraggio sui siti industriali più critici come la Ferriera di Trieste. Nel mezzo l’ipotesi di un ricambio della dirigenza all’interno dell’assessorato. Parla Sara Vito, da poco alla guida dell’Ambiente nella giunta Serracchiani. L’assessore conferma il no al rigassificatore e la contrarierà all’allargamento della centrale di Krsko in Slovenia. «La partita del nucleare non interessa questa amministrazione». E sulla possibile riapertura della discarica di Cormons ribadisce: «Non è un punto del nostro programma». Assessore, quali sono le priorità che si è data? Abbiamo una serie di sfide che si presentano, alle quali dobbiamo dare risposte. In particolare una nuova programmazione a 360 gradi, a cominciare dal piano dell’energia, delle acque e delle immissioni. Ma anche il rischio idrogeologico, uno strumento innovativo di cui ci doteremo per avere una mappatura delle criticità. Cercherò inoltre di migliorare il dialogo con il ministero e le altre Regioni che hanno buone esperienze nel settore e che possiamo prendere come esempio. Il ministro Orlando ha promosso un tavolo con tutti gli assessori all’Ambiente d’Italia, sarà un importante momento di confronto. Lavorerà anche su un ricambio dei dirigenti del suo assessorato? Il ragionamento è aperto. Arpa compresa? Sull’Arpa, per ora non abbiamo fatto nessun ragionamento. Ma incontrerò a breve i responsabili anche per la parte progettuale. Entrando nel merito delle priorità in cosa consisterà il piano energetico? Un nuovo strumento programmatorio che ci consentirà di capire in che direzione va la regione e qual è la nostra idea di sviluppo. Su questo abbiamo un piano innovativo in linea con le politiche Ue. Confermato il no al rigassificatore a Trieste? Come ha detto la Serracchiani no al rigassificatore, si segue l’indirizzo del territorio. E l’ipotesi allargamento della centrale di Krsko in Slovenia? Non è sicuramente la partita del nucleare a interessare questa amministrazione, anche perché c’è stato un referendum in cui i cittadini avevano espresso il proprio pensiero in maniera chiara. Lei ha annunciato modifiche alla legge per gli sconti sul carburante, cosa modificherà? Un argomento molto sentito dalla popolazione, sulla normativa apriremo un ragionamento assieme all’assessore Peroni per la parte finanziaria. Vedremo se si può migliorare la norma. Per la Ferriera, oltre all’inserimento dello stabilimento tra le crisi industriali complesse in Italia, cosa si farà sul fronte ambientale? Stiamo lavorando per dare attuazione all’accordo di programma e l’Arpa ha fatto un’elaborazione di dati. È un tema annoso, se ne parla da tanti anni. Io ho due grandi obiettivi: la tutela della salute e dei posti di lavoro. In tema di rifiuti Trieste continua a registrare dati lontani dalle aspettative: sulla raccolta differenziata è al 29%, ben lontana dall’atteso 40%. Il discorso dei rifiuti rientra in un piano regionale, che dobbiamo rivedere. Un documento che va completato, ma la partita vera è ridurli e incentivare la raccolta differenziata per raggiungere buoni obiettivi. La discarica di Pecol dei Lupi di Cormons si riapre? Nel programma elettorale noi abbiamo scritto che non siamo a favore delle discariche, non sono un punto del nostro programma. Vi state ponendo il problema dell’impatto ambientale di grandi opere come la Palmanova-Manzano e la Gemona-Sequals? Un argomento che riguarda le infrastrutture e che segue la presidente Serracchiani in prima persona. L’attenzione sarà globale.
Gianpaolo Sarti

 

 

DOMANI - Piano del traffico in Consiglio comunale

È convocato per domani con inizio alle 18.30 il Consiglio comunale. All’ordine del giorno tra le altre delibere l’approvazione del Piano generale del traffico, l’approvazione delle aliquote Imu 2013, e quella del Piano economico finanziario del servizio di gestione dei rifiuti urbani. La fase deliberativa inizierà alle 19 dopo quella dedicata alle domande di attualità.

 

 

 

 

Primorski Dnenvik - MARTEDI', 11 giugno 2013

 

 

Questione slovena nel processo per la “Pulizia” della Val Rosandra.
Il funzionario del comune di San Dorligo della Valle - Dolina ottiene l'annullamento dell'atto di comparizione a causa delle mancata traduzione completa dei documenti.

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 11 giugno 2013

 

 

“Pulizia” della Val Rosandra - Processo rinviato
Rinviato al 23 settembre il processo sullo scempio della Val Rosandra in sono imputati l’ex vicepresidente della Giunta regionale Luca Ciriani, il direttore regionale della Protezione civile, Guglielmo Berlasso, i funzionari Cristina Trocca e Adriano Morettin e Mitja Lovriha, caposervizio dell’area ambiente di San Dorligo. Tutti accusati a vario titolo di distruzione dell’habitat di un sito protetto, oltre che della violazione del decreto legislativo in materia ambientale, e per la contravvenzione relativa, quest’ultima «cancellata» dal pm Antonio Miggiani dopo l’eccezione dell’impossibilità della sussistenza della doppia accusa sollevata dalle difese. Il giudice Marco Casavecchia ha accolto anche l’eccezione preliminare sollevata dall’avvocato Luca De Pauli per Berlasso e Trocca sul mancato rispetto del termine a comparire. Il processo è stato quindi aggiornato per una nuova udienza fissata al 23 settembre. Nel frattempo è stata stralciata su richiesta del difensore Andrea Frassini la posizione di Mitja Lovriha per la mancata traduzione in sloveno di alcuni atti richiamati nell’avviso di conclusione delle indagini e nel capo di imputazione.
 

 

Savino: umido porta a porta costi forti a carico dei cittadini - LA PARLAMENTARE PDL SUI RIFIUTI
Da Sandra Savino, parlamentare Pdl e coordinatore provinciale del partito, netto no ai «costi inaccettabili» caricati «sulla schiena dei cittadini» per la raccolta differenziata dei rifiuti, quella dell’umido soprattutto, annunciata in tutta la città a partire dal 2014. «La questione non è solo quella di contestare l’ennesimo aumento dell’imposizione fiscale proveniente dal Comune - attacca Savino - quanto quella di prendere atto di un oggettivo fallimento di quelle che erano state le promesse del centrosinistra in campagna elettorale e, in secondo luogo, di contrastare una serie di obiettivi che appaiono, per i costi che comportano, a dir poco improbabili, come ad esempio la raccolta porta a porta». Savino poi punzecchia l’assessore comunale Umberto Laureni: «Ricordo le parole ingenerose e sprezzanti che fra l’altro proprio l’attuale assessore all’ambiente rivolgeva in tema di raccolta differenziata all’amministrazione precedente, salvo oggi ritrovarsi con una tassa lievitata e con la percentuale della raccolta differenziata sotto il 30%». Certificato il fallimento, prosegue Savino, non è il caso di perseverare. «Nonostante questa lezione - continua la parlamentare - adesso si parla, da parte dell’amministrazione comunale, di raccolta porta a porta dell’umido, ignorando forse che in una città di quasi 200mila abitanti con la morfologia di Trieste questo tipo di scelta porterebbe a un imponente aumento dei costi, che ricadrebbero sulla schiena dei cittadini già abbondantemente spremuti da tutte le altre tasse. Quindi, come già evidenziato dai consiglieri comunali del Pdl, questa della giunta municipale è una è una proposta irricevibile, in contraddizione con il buon senso e con i tempi che stiamo attraversando».
 

 

Impiantisti ok anche senza scuola
Il governo corregge il decreto Monti. Confartigianato: «Salve tante imprese»
Fatta la legge, se ne fa un’altra per cancellare la precedente. Ma con questo provvedimento gli impiantisti dell’”energia verde” sono salvi: potranno continuare a lavorare anche senza essere in possesso del titolo di studio, e perfino senza formazione. A Trieste son contenti: decine e decine di imprese il cui titolare non aveva fatto scuole professionali, ma semplicemente “imparato il mestiere”, avrebbero dovuto chiudere l’azienda se questa estate fosse entrato in vigore il decreto legge del governo Monti. Il severissimo Monti non aveva fatto una cosa sbagliata, sono norme richieste dalla Ue, su cui spesso l’Italia è in deplorevole ritardo, ma la norma era così “tranchant” che non aveva tenuto conto delle conseguenze reali, avrebbe tagliato fuori dal lavoro schiere di installatori impedendo loro di lavorare coi pannelli fotovoltaici, uno dei pochi settori (incentivati) che non conosce crisi. E così Confartigianato ha fatto partire una protesta durissima, che è sfociata nel decreto legge 63 dello scorso 4 giugno. Entro il 31 ottobre però le Regioni dovranno attivare comunque programmi di formazione per chi installa impianti a fonti rinnovabili e fare una lista di fornitori di formazione. «Sono stati rimessi in gioco tutti gli impiantisti già operanti sul mercato indipendentemente dal titolo di studio - rimarca Enrico Eva, direttore di Confartigianato a Trieste -, e un tanto è stato fatto per evitare che i lavori attualmente in corso subissero dei seri contraccolpi civilistici, e conseguentemente per evitare il “fallimento” a catena di parecchie imprese del settore per mancanza di requisiti. Magari dopo 30 anni di attività».
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 10 giugno 2013

 

 

Rifiuti, su i costi del servizio In bolletta il 10% in più - AMBIENTE»LE CIFRE
L’aumento arriverà con il saldo di novembre e corrisponde a quanto dovuto dal Comune ad Acegas. Raccolta dell’umido per tutti a partire dal 2014
LE RAGIONI DELLA SPESA Più soldi per lo spazzamento, da ampliare anche la raccolta del verde dai giardini privati. Delibera giovedì in aula
IL DIBATTITO CONSILIARE La critica del Pdl: più quattrini da sborsare, sono scelte politiche che non condividiamo. M5S: numeri non chiari
Il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti è destinato a cambiare nei prossimi due anni. Costerà il 10% in più: il primo aumento già a novembre in bolletta con il “saldo” 2013. Ci sono parametri europei da rispettare e questo comporterà diversi “mal di pancia” ai triestini. Un “assaggio” si è avuto venerdì quando la delibera di giunta contenente il Piano economico finanziario del servizio di igiene urbana per il 2013 - con i vari allegati - è stata presentata ai componenti della Seconda e Terza commissione consiliare, presente l’assessore al Bilancio, Matteo Montesano. Il Piano non è piaciuto all’opposizione, mentre da parte della maggioranza non ha ricevuto particolari applausi. E giovedì la delibera va in Consiglio: i cambiamenti in teoria sono possibili ma nel concreto (quasi) irrealizzabili. Al di la delle buone intenzioni e delle belle parole di Montesano l’accordo tra Comune e Agegas (ma ormai Hera) è blindato. E non c’è più tempo per modificarlo. Due le novità: l’aumento del costo del servizio che pagheranno tutti i triestini, e l’introduzione della raccolta dell’umido per tutti nel 2014; per arrivare negli anni successivi al “porta a porta”. Una rivoluzione per Trieste. Quest’anno il Comune di Trieste pagherà all’Acegas Aps 28.978.000 milioni, il 10% in più rispetto al 2012. L’incremento è dovuto ai nuovi costi dello spazzamento, all’ampliamento delle raccolte differenziate dedicate al verde (sfalci e ramaglie dei giardini privati) e all’umido (quest’anno ancora solo per le grandi utenze), agli investimenti per l’avvio dal primo trimestre del 2014 della raccolta dell’umido per tutti, e alla nuova modalità di copertura dei costi generali della Società. Alle spese sono legati gli obiettivi che Comune e Acegas prevedono per il 2013 e, in prospettiva, per il 2014. Il primo è incrementare la raccolta differenziata arrivando al 30,4% contro il 28,4% dell’anno scorso con la conseguente diminuzione dei rifiuti trasportati a termovalorizzazione del 2% (da 68.388 tonnellate del 2012 a 67mila di quest'’anno). «Siamo molto lontani - ha sottolineato Montesano - dalla normativa europea che invita ad arrivare entro quest’anno al 65%. Obiettivo irraggiungibile anche nel prossimo anno, ma siamo in ottima posizione per l’altro obiettivo, cioè nella non produzione dei rifiuti». Ma l’altra novità riguarda la raccolta dell’umido che dal primo trimestre del 2014 interesserà tutta la città, non solo le grandi utenze. Non sarà ancora “un porta a porta”: verranno posizionati degli appositi contenitori in varie zone della città. Questo il percorso individuato da Comune e Acegas. Nei prossimi mesi sarà avviata la realizzazione “di una stazione di trasferenza” come burocraticamente e scritto nel Piano, un luogo cioè dove depositare l’umido: la “stazione” è stata individuata in via Calcina, nella zona industriale Ovest di Trieste, vicino al termovalorizzatore. Da qui poi l’umido, con camion e contenitori appositi, verrà trasportato nell’inceneritore di Maniago. Nel frattempo saranno acquistati mezzi e contenitori necessari per questo tipo di raccolta. Saranno tolti circa 800 contenitori per la raccolta indifferenziata di piccola volumetria (1100 litri) e contemporaneamente saranno posizionati nuovi contenitori di grande volumetria (3.200 litri). Molte le voci contrarie, soprattutto dall’opposizione. Il Pdl con Maurizio Bucci, Claudio Giacomelli e Paolo Rovis: «Hera, e non più Acegas è una società che offre dei servizi. Le scelte e gli obiettivi le fa il Comune. L’aumento del costo e la raccolta dell’umido sono scelte politiche che ha fatto la maggioranza che noi non condividiamo». Paolo Menis (Cinquestelle): «Alcuni numeri della delibera non sono chiari. Chiarisca l’assessore Laureni». Molti dubbi anche da parte della maggioranza: Marino Sossi ha chiesto di rivedere il piano industriale di Acegas. Giovedì ultimo round in Consiglio, quello decisivo.
Ferdinando Viola

 

Da Tarsu a Tares: famiglie numerose penalizzate
L’anno scorso era Tarsu la tassa comunale sull’immondizia, quest’anno si chiama Tares il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi. Tocca all’assessore comunale al Bilancio Matteo Montesano (foto) far quadrare i conti. Ora infatti non si pagherà più soltanto in relazione ai metri quadrati della propria abitazione, ma anche in rapporto al numero dei componenti della famiglia o comunque di chi nell’abitazione ci vive. La tassa cioè è calibrata sulla “produzione” di rifiuti. Quanto ciò sarà “salato” lo si scoprirà appena a novembre quando arriverà il saldo. Sono già arrivati gli avvisi per gli acconti che da pagare entro il 31 maggio e il 31 luglio. E sono uguali all’anno scorso. Il saldo di novembre sarà più salato per l’aumento del 10 per cento del servizio.
 

«Necessario arrivare al porta a porta»
Laureni: investimenti indispensabili, dobbiamo raggiungere i parametri previsti dall’Ue
Hanno più volte chiesto la sua presenza, ma l’assessore all’Ambiente Umberto Laureni era “introvabile”: «Non mi ero imboscato, stavo seguendo un’altra riunione. Ma c’era Montesano, l’assessore giusto perchè si parlava soprattutto di numeri». La delibera che conteneva il Piano economico finanziario del servizio di gestione dei rifiuti urbani per il 2013, presentato alla Seconda e Terza commissione consiliare, non prevedeva la presenza dell’assessore all’Ambiente. «Ne parleremo giovedì in Consiglio - aggiunge Laureni - e prima ancora incontrerò le varie componenti consiliari. So che c’è delusione nella maggioranza e molte critiche da parte della minoranza». «L’aumento dei costi - sottolinea ancora - è dovuto anche agli investimenti fatti per l’avvio della raccolta dell’umido il prossimo anno. Capisco le proteste, l’umido ha costi alti e non porta utili. Noi però dobbiamo arrivare alla fine del 2014 al 40-41% della raccolta differenziata complessiva, umido compreso. Ce la possiamo fare perchè l’obiettivo previsto dalle norme europee è il 65%». Un prendere o lasciare dunque la delibera... «No, sui costi e sugli obiettivi, e in particolare sulla raccolta dell’umido, approfondiremo tutti gli aspetti. Giovedì in Consiglio sentiremo le proposte che arriveranno dall’aula. Bisogna arrivare al porta a porta nei prossimi anni e raggiungere così il 65% complessivo. Non è facile in una città così complessa come Trieste. Ma dobbiamo fare insieme tutti gli sforzi. Premiando chi si comporta bene, non sempre e solo punire».

(fe. vi.)
 

 

Energia - Vito rilancia lo sviluppo sostenibile

«La vera sfida consiste nel pensare ad un modello di sviluppo sostenibile che con coraggio veda la Regione protagonista di scelte innovative». Lo ha affermato l’assessore all’Ambiente Sara Vito intervenendo al convegno “Ripensare l'idroelettrico: energia rinnovabile o energia da rinnovare?”, promosso da Legambiente.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 9 giugno 2013

 

 

Progetto Cava Faccanoni - Undici anni per riempirla - ANCHE IL VERDE DA RIPRISTINARE
Una boccata d’ossigeno per le imprese edili, la medicazione di una “ferita” sul bastione carsico, un nuovo parco pubblico. Tutto questo potrebbe produrre l’intervento innescato da una delibera della giunta comunale per la “rinaturalizzazione” morfologica e naturalistica della Cava Faccanoni. Entro due settimane il Comune emetterà il bando per individuare il costruttore e gestore dell’impianto per il trattamento (selezione e triturazione) degli inerti oltre che delle terre e rocce da scavo che potranno essere conferiti nella cava. Starà al concessionario fare i progetti definitivo ed esecutivo oltre a tutte le procedure per mettere il sito in attività presumibilmente all’inizio dell’autunno 2014. Poi, secondo una stima ottimistica, ci vorranno undici anni per colmare e riportare a livello la cava e riconfigurare il versante collinare dato che saranno necessari un milione e 500mila metri cubi di materiale. L’ultimo strato dovrà recare il ripristino del verde, ma spetterà a una futura giunta comunale, che non sarà nemmeno la prossima, stabilire nel dettaglio cosa fare in quell’area che a quel momento sarà completamente recuperata. L’impegno di spesa previsto è di 3 milioni e 600mila euro che il gestore ammortizzerà incassando gli oneri dovuti da ogni camion che conferirà il materiale di scarto. Anche al Comune comunque spetterà un chip. I dettagli del prospettato intervento sono stati illustrati ieri dall’assesssore comunale ai Lavori pubblici Andrea Dapretto affiancato dall’ingegnere progettista Fredi Luchesi e dai dirigenti comunali Giovanni Svara e Elisabetta Gamba. I primi a trarre giovamento dall’opera dovrebbero però essere i costruttori e l’edilizia in generale che sta attraversando un momento di fortissima crisi. Infatti Donatello Cividin, presidente dell’Ance, presente all’incontro, ha espresso grande soddisfazione per la possibilità di avere «dopo quarant’anni e più, un sito (guai a chiamarlo discarica) dove portare i materiali di scavo delle varie opere edilizie senza doversi recare in provincia di Gorizia o addirittura in Friuli con spese non indifferenti di gasolio, considerato oltretutto che i camion partono pieni, ma tornano vuoti». Anche quella di Cava Faccanoni è come tante a Trieste una questione annosa e mai risolta. È stato ricordato un progetto addirittura del 1974 che puntava e realizzare un residence universitario. «L’ipotesi finale più verosimile potrebbe essere la realizzazione di un parco aperto alla cittadinanza - ha specificato Dapretto - certamente non vi sarà alcuna speculazione immobiliare». Come hanno spiegato i tecnici, i materiali di conferimento saranno esaminati (e respinti se non in regola) e quindi, attraverso le attrezzature dell’impianto, ripuliti e resi adatti per una «delicata opera di rinaturalizzazione del sito».
Silvio Maranzana

 

Saranno riversati materiali di scavo dagli edili
Il progetto preliminare già realizzato dall’ingegner Fredi Luchesi viene posto a base della gara che sta per essere bandita del Comune per Cava Faccanoni. Ma il Comune era di fronte anche a un’alternativa: puntare sul conferimento di solo terre e rocce da scavo, ma ciò avrebbe implicato tempi molto lunghi soprattutto per il fatto che non sono in fase di realizzazione molte grandi opere e il rischio conseguente che la gara andasse deserta, oppure includere anche gli inerti associandoli a impianti per il trattamento che potranno ad esempio triturare materiali di demolizione: è stata scelta quest’ultima opzione.
 

 

“Liberate” le acque della Sacchetta - Pulizia dei fondali: riemersi motorini, fornelli da campeggio, pali e anche un wc
Scalette, vasi, bottiglie, ferraglia, pneumatici, pali e segnali stradali. Ma anche biciclette, motorini, seggiolini e fornelli da campeggio. E proprio per non farsi mancare nulla, una porta da pallanuoto e un wc. Non stiamo parlando della merce in esposizione in un fornitissimo centro commerciale, ma di una incredibile serie di oggetti che sono stati restituiti dal mare grazie all’iniziativa di pulizia dei fondali che ha interessato lo specchio d’acqua della Sacchetta, l’ultimo tratto di mare delle Rive triestine, andata in scena ieri mattina. L’occasione è stata quella della giornata internazionale per la conservazione del mare, il “World Ocean Day”, e ha visto per protagonisti un centinaio di volontari appartenenti alla Società Triestina Sport del Mare e alla Lega Navale Italiana, cui si è aggiunto il supporto dei professionisti del Circolo Sommozzatori Trieste. La “missione” è iniziata alle 10 precise, con il briefing di coordinamento tra tutti gli addetti ai lavori, ed è continuata attraverso una doppia fase di intervento, davanti all’immancabile folla di curiosi. Da una parte una trentina di sommozzatori che a turno si sono adoperati per liberare i fondali dall’inquinamento antropico provocato dai più disparati oggetti finiti in mare. Dall’altra parte, a terra, un gruppo di altrettanti volontari appartenenti alle due società organizzatrici dell’evento, che hanno provveduto a raccogliere tutto il materiale riaffiorato per poi accatastarlo in un apposito container adibito allo smaltimento dei rifiuti. «È stata una giornata speciale, un’iniziativa che possiamo archiviare con grande soddisfazione, condita dal successo di partecipanti e di pubblico - ha commentato Guido Benci, presidente della Triestina Sport del Mare -. Il messaggio è che il mare è una risorsa estremamente importante da rispettare, in modo particolare in una città di grande tradizione marinara: auspichiamo maggior attenzione da parte di tutti in questo senso». La giornata mondiale degli Oceani è nata nel 1992 ed è poi stata riconosciuta ufficialmente dall’Onu: la filosofia di base è la salvaguardia delle grandi distese d’acqua del pianeta, minacciate dall’inquinamento. «Quello della pulizia dei fondali è un progetto che la nostra società porta avanti in proprio già da una decina d’anni e che qui abbiamo deciso di ampliare - precisa Paolo Scubini, presidente della Lega Navale -. Il tema del rispetto per l’ambiente in generale e quello della cura del mare in particolare fanno parte del nostro statuto e dunque del nostro dna. Una iniziativa che vogliamo riproporre anche in futuro con ulteriori novità».

Pierpaolo Pitich
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 8 giugno 2013

 

 

«Ma via XXX Ottobre resterà nel traffico» - LA PROTESTA
La “Notte bianca” scontenta i rappresentanti del “Comitato dei 500”, gruppo sorto spontaneamente un paio di mesi fa per chiedere la pedonalizzazione del tratto di via XXX Ottobre compreso fra le vie Valdirivo e Milano, che però nel nuovo Piano traffico in via di elaborazione sembra destinato a rimanere luogo di transito per moto e autoveicoli. Pubblici esercenti, commercianti e residenti della zona vorrebbero trasformata quell’area in piccola oasi in mezzo al Borgo Teresiano, in grado di ospitare sedie e tavolini. A maggior ragione in un’occasione come stasera. Partiti con molto entusiasmo, approdando lo scorso aprile con la loro proposta nell’aula della giunta comunale, quelli del Comitato si ritrovano con il nulla di fatto. Le 500 firme raccolte a sostegno della loro richiesta sembrano non trovare accoglimento nemmeno in occasione della serata di oggui. «Confidavamo in un esperimento – dice Margaux Iozsa, prima firmataria della petizione – soprattutto alla luce del fatto che altri tratti di via XXX Ottobre, come quello che porta in piazza Oberdan, o l’altro che sfocia in piazza Sant’Antonio Nuovo, stasera saranno pedonalizzati. Inoltre i colleghi esercenti le cui attività si affacciano su quelle strade – aggiunge – sono stati avvisati per tempo dall’amministrazione e hanno così potuto prepararsi per cogliere al volo questa opportunità. Noi invece ci sentiamo dimenticati. Abbiamo chiesto e ottenuto un incontro con l’assessore Elena Marchigiani – conclude Margaux – ma all’ultimo momento, a giochi oramai fatti, perciò ci dovremo rassegnare a una situazione che ci penalizza». «Quel tratto di via XXX Ottobre è nevralgico – ribatte Marchigiani – perché collega due arterie di grande traffico: una, via Valdirivo, in cui si convoglia la circolazione in direzione Rive; l’altra, via Milano, che va in direzione opposta. Bisogna anche pensare ai portatori di handicap, ai tassisti, alle esigenze di tutte le categorie perciò un nodo di collegamento ci deve essere. Del resto il Piano traffico cui stiamo lavorando non prevede la pedonalizzazione di quel pezzo di via XXX Ottobre, e lo potrà eventualmente diventare solo dopo precisa e attenta analisi tecnica. Capisco l’importanza delle 500 firme, che peraltro non mi sono mai arrivate ufficialmente – conclude Marchigiani – ma non possiamo modificare uno studio a ogni richiesta».

Ugo Salvini
 

 

Agricoltura - Gli ambientalisti dicono no agli Ogm

Una lettera al vicepresidente Bolzonello per sollecitare maggiore chiarezza di comunicazione circa l'illegalità in Regione di semine Ogm. A firmarla i rappresentanti di Wwf, Legambiente e Associazione italiana agricoltura biologica all’indomani del dissequestro delle sementi Ogm di proprietà di Giorgio Fidenato autorizzato dai giudici. «Tale dissequestro - continuano gli ambietalisti - può far intendere che ora la loro semina è legale, mentre, come l'assessore ha dichiarato dopo la revoca del regolamento attuativo, nella nostra regione il divieto previsto dalla legge 5/11 è ancora in vigore».

 

 

 

 

 

NEXTVILLE.it - VENERDI', 7 giugno 2013

 

 

Detrazioni 50% e 65%: ecco cosa cambia
Sono in vigore da ieri 6 giugno 2013 le modifiche al meccanismo delle detrazioni fiscali introdotte con il Dl 63/2013 di recepimento della direttiva 2010/31/Ue sulla prestazione energetica nell'edilizia.
Prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale circolavano diverse bozze del decreto legge, creando confusione e allarmi spesso ingiustificati tra gli operatori del settore. Ora, dal momento che abbiamo a disposizione il testo definitivo (fatta eccezione per le eventuali modifiche che arriveranno in fase di conversione in Legge del Dl), possiamo tentare di fare un po’ di chiarezza.
Proroga del 50% ed estensione ai mobili da arredo
L’articolo 16 del Dl 63/2013 aggiunge altri sei mesi di tempo alla scadenza naturale delle detrazioni del 50% per gli interventi di ristrutturazione edilizia. Si potrà quindi usufruire di questa detrazione per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2013. Inoltre, fino alla stessa data, si potrà includere tra le spese detraibili l'acquisto di mobili per l'arredo dell'immobile oggetto di ristrutturazione, per un massimo di 10 mila euro (in pratica si concede un bonus di 5.000 euro).
A partire dal 1° gennaio 2014 la percentuale del 50% tornerà al “normale” 36%. Ricordiamo infatti che Decreto legge 201/2011 (convertito in Legge 214/2011) ha reso stabile il 36%, inserendolo nel Dpr 917/1986 (Testo Unico delle Imposte sui Redditi).
Proroga differenziata per il 55% e aumento della percentuale detraibile
L’articolo 14 del Dl 63/2013 prevede che, a partire dal 6 giugno 2013 (data di entrata in vigore del decreto legge) e fino al 31 dicembre 2013, le spese per interventi di efficientamento energetico potranno beneficiare di una percentuale di detrazione del 65% anziché del 55%.
Sono escluse dall’accesso alle detrazioni le spese (detraibili comunque con il 55% fino al 30 giugno 2013) sostenute per:
• gli interventi di sostituzione di impianti di riscaldamento con pompe di calore ad alta efficienza;
• gli interventi di sostituzione di impianti di riscaldamento con impianti geotermici a bassa entalpia;
• la sostituzione di scaldacqua tradizionali con scaldacqua a pompa di calore dedicati alla produzione di acqua calda sanitaria.
L’esclusione di queste tre tipologie di interventi è dovuta al fatto che esse sono già incentivate dal Conto termico (Dm sviluppo 28 dicembre 2012).
L’articolo 14 del Dl 63/2013 prevede una percentuale di detrazione del 65% anche per interventi di efficientamento energetico “relativi a parti comuni degli edifici condominiali … o che interessino tutte le unità immobiliari di cui si compone il singolo condominio”. In questo caso, per beneficiare del 65% c’è tempo fino al 30 giugno 2014.
Per ulteriori approfondimenti, vi consigliamo di consultare le pagine del nostro sito, prontamente aggiornate alle ultime novità.
Riferimenti
• Detrazioni fiscali del 65% (ex 55%) per interventi di efficienza energetica su edifici esistenti
in Nextville (Incentivi e Bandi)
• Detrazioni fiscali 50% (ex 36%) per ristrutturazioni edilizie
in Nextville (Incentivi e Bandi)
• Dl 4 giugno 2013, n. 63 Recepimento direttiva 2010/31/Ue sulla prestazione energetica in edilizia e proroga detrazioni fiscali del 55% e 50% per efficientamento energetico e ristrutturazioni degli edifici
in Nextville (Osservatorio di normativa energetica)
• Conto termico: gli incentivi per l'efficienza energetica e le rinnovabili termiche
in Nextville (Gestione incentivi)
Filippo Franchetto
 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 7 giugno 2013

 

 

Gas a Veglia, tornano gli sceicchi
Visita di una delegazione del Qatar al sito di Castemuschio. Ma è forte anche l’interesse statunitense
FIUME Si rifà sotto il Qatar per la costruzione del rigassificatore a Castelmuschio (Omisalj), nell’isola di Veglia. In questi giorni una delegazione economica del ricchissimo emirato arabo è stata a Castelmuschio, visitando il sito dove dovrebbe sorgere il terminal metanifero che, a differenza del defunto progetto di Zaule, nel Quarnero incontra i favori delle municipalità locali, come pure delle autorità statali croate. La rappresentanza era composta da esponenti di tre compagnie energetiche, la Qatar Petroleum, la Qatargas-a e la Qatar Electricity & Water Company. Ad attendere gli ospiti esponenti del governo croato, della Regione quarnerino–montana e il direttore di LNG Croazia, Jurica Medun. Dopo la visita, nessuno ha voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali, ma già l’arrivo sull’isola altoadriatica sta a significare che il Qatar guarda con attenzione al rigassificatore, alla sua costruzione (affare da un miliardo di euro) e gestione. Come noto, settimane fa era stata diffusa la notizia che l’ Emirato non era più interessato al megaimpianto isolano e ne sarebbe stata prova il mancato arrivo a Fiume – a inizio maggio – delle massime autorità qatariote, che avrebbero dovuto assistere all’inaugurazione della moschea. Da fonti ufficiose del ministero dell’Economia croato, si è venuto comunque a sapere che la delegazione quatariota ha voluto conoscere da vicino il progetto vegliota, facendo da apripista ad una delegazione a livello ministeriale che dovrebbe visitare la Croazia nei prossimi mesi, per tentare di arrivare all’intesa finale con Zagabria. Gli operatori economici qatarioti hanno fatto tappa anche nella centrale termoelettrica di Urinj, negli immediati dintorni di Fiume. L’impianto sarà prossimamente sottoposto a lavori di ristrutturazione ed entro il 2017, così l’Azienda elettrica croata, utilizzerà il metano. La termocentrale fiumana, spesso chiamata in causa per l’inquinamento prodotto, passerà da una potenza di 320 a 600 megawatt. Produrrà corrente elettrica a costi ridotti e con minori danni per l’ambiente quarnerino. Tornando al rigassificatore vegliota, al ministero croato dell’Economia hanno confermato che il Qatar non è l’unico interessato all’investimento. Vi è in gioco anche la compagnia statunitense ExxonMobil, che ha già fatto sapere di ambire allo sfruttamento di giacimenti petroliferi e metaniferi in Adriatico.
Andrea Marsanich

 

 

TRIESTE ON SIGHT

Arci servizio civile, nell’ambito dell’iniziativa “Trieste on sight”, organizza al polo di aggregazione giovanile Toti, in via della Cattedrale la Festa della musica, un festival “speciale”, che si articolerà dalle 18 alle 23. Tutti i concerti in programma verranno aperti dalle più interessanti realtà musicali emergenti del territorio.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 6 giugno 2013

 

 

Gnl, Ue possibilista «ma non a Zaule»
La Ue, per bocca del commissario all’Ambiente, che è uno sloveno, Janez Potocnik, si dice ancora possibilista sul progetto del rigassificatore triestino, ma nel contempo ci mette un bel freno, quanto meno nella sua collocazione originaria di Zaule, e lo fa sulla base della sospensione del decreto di Via disposto dall’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini, a fronte del parere espresso dall’Autorità portuale e da tutti gli enti triestini, secondo cui l’impianto di Gas Natural impedirebbe lo sviluppo del porto. Sospendendo l’autorizzazione ambientale (concessa nel 2009), in cui era stata data un’indicazione precisa: o Gas Natural trova una collocazione diversa per il rigassificatore, o l’Autorità portuale rivede i piani di sviluppo dei traffici. Le due cose insieme sono incompatibili. Ma in Europa sono state prese in considerazione pure le opposizioni di natura ambientale e in materia di sicurezza che sono state espresse in questi anni da amministrazioni locali, associazioni ambientaliste e gruppi di studio specifici. Nonché naturalmente dalla Slovenia. A farsi interprete del problema l’eurodeputato veneto Andrea Zanoni (Idv, iscritto nel Parlamento europeo all’Alleanza dei democratici e liberali per l’Europa animalista e ambientalista e membro della commissione Ambiente). Zanoni ha interessato il commissario Ue all’Ambiente. Che è, appunto, lo sloveno Janez Potocnik. Il quale ha detto che «la Commissione continuerà a seguire attentamente gli sviluppi del caso per assicurare il pieno rispetto delle disposizioni del diritto Ue». Ma si profila tuttavia uno snodo politico estremamente rilevante. Entro la fine di quest’anno o l’inizio del prossimo l’Europa stilerà l’elenco dei progetti di interesse comune nell’ambito della predisposizione della rete energetica Ten-E. E Potocnik ha avvertito: «Il progetto di Zaule potrebbe esservi incluso. Ma l’effettiva inclusione sarà subordinata ad esempio all’esito della ricerca di un nuovo sito per il progetto o di un’altra soluzione al problema ambientale, nonché alle relative comunicazioni alla Commissione nei tempi prestabiliti». Era in vista del piano energetico europeo che l’ex ministro allo Sviluppo, Corrado Passera, era andato a Bruxelles poco prima che il governo Monti decadesse dalle sue funzioni, proprio per raccomandare l’inclusione dell’impianto triestino. Potocnik, interprete anche della fortissima opposizione slovena, ma soprattutto citando il decreto Clini, dice che valgono le indicazioni del ministero italiano: o si cambia posto, o cambiano le condizioni. E comunque in fretta, in tempo per l’inclusione nel piano energetico. «Il tentativo di inserire il rigassificatore di Zaule - commenta Zanoni - fra le 13 infrastrutture energetiche prioritarie del Piano per una rete energetica europea integrata costituisce un goffo e maldestro tentativo di bypassare le opposizioni italiane e slovene nonché la normativa comunitaria. Fortunatamente il commissario ha rimesso le cose a posto frenando l’irruenza sospetta dell’allora ministro allo Sviluppo economico Corrado Passera».
 

 

La Giornata dell’ambiente saluta - PALACHIARBOLA
Giornata mondiale dell’ambiente dalle 10 PalaChiarbola
Ultimo appuntamento a chiusura della Giornata mondiale dell’ambiente istituita dall’Onu (nella foto, uno spettacolo teatrale sul riciclo), e quest’anno promossa per la prima volta anche a Trieste a cura del Comune, della Provincia e dall’Ass. L’evento, dedicato a bambini, ragazzi ed educatori, si terrà al PalaChiarbola dove, alle 10, avrà luogo la premiazione delle scuole vincitrici di un concorso nell’ambito del Progetto di Agenda 21, coordinato dall’Azienda sanitaria in collaborazione con Comune e Querciambiente Eco–Space, che ha visto la “costruzione” di originali contenitori per la differenziata ideati e realizzati dagli stessi ragazzi (oggetti messi in mostra nei giorni scorsi alla Camera di commercio). A premiare i giovani, gli assessori comunali all’Educazione Antonella Grim e all’Ambiente Umberto Laureni, il “Nobel” Filippo Giorgi e uno staff di animatori di Zelig.

 

 

 

 

GREEN STYLE.it - MERCOLEDI', 5 giugno 2013

 

 

Detrazione 50% ristrutturazioni edilizie, le novità
Oltre all’ecobonus per le riqualificazioni energetiche, il Consiglio dei ministri ha recentemente varato una proroga della detrazione fiscale per le ristrutturazioni generiche, che a questo punto rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2013 (prima dell’intervento del Governo Letta, la misura era in scadenza il 30 giugno).

In attesa della pubblicazione del Decreto in Gazzetta Ufficiale, vediamo quali sono le principali novità:
Aliquota detraibile
La percentuale di spesa detraibile resta fissata al 50%. Era stato il Governo Monti a portare l’aliquota a questo livello, innalzando la precedente quota che era stabilita al 36% della spesa sostenuta dal contribuente.
Il tetto di spesa
Anche in questo caso, nessun cambiamento: la spesa massima su cui calcolare la detrazione resta di 96.000 euro. Il massimo credito di imposta di cui può godere il contribuente, quindi, è pari a 48.000 euro (il 50% di 96.000). Prima delle novità introdotte nella precedente legislatura, il tetto di spesa era esattamente della metà.
Incentivi anche per il fotovoltaico
Lo sconto Irpef per le ristrutturazioni edilizie vale per tutti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per quanto riguarda le seguenti voci:
◦progettazione, consulenza, perizie;
◦esecuzione dei lavori;
◦acquisto dei materiali;
◦messa in regola degli impianti elettrici e degli impianti a metano;
◦relazione di conformità dei lavori;
◦imposte e altri costi burocratici (Iva, imposta di bollo, concessioni, autorizzazioni, denuncia di inizio lavori);
◦oneri di urbanizzazione.
La principale novità riguarda la possibilità di detrarre la spesa sostenuta per l’acquisto di cucine e altri mobili in muratura destinati all’abitazione da ristrutturare. Come già previsto in passato, il bonus è disponibile anche per chi acquista pannelli fotovoltaici per la propria abitazione ma rinuncia agli incentivi del Quinto Conto Energia.
Possono godere della detrazione tutte le persone fisiche che hanno ristrutturato, entro il 31 dicembre 2012, un immobile di cui sono proprietari, affittuari o usufruttuari, oppure coloro che acquistano un immobile ristrutturato da imprese di costruzione o cooperative entro il 30 giugno 2013 (ma la ristrutturazione dev’essere conclusa sempre entro il 31 dicembre 2012).
La durata delle rate
A differenza dell’ecobonus del 65%, che può essere riscattato solo in 10 rate annuali, la detrazione Irpef del 50% viene “spalmata” su periodi diversi a seconda della tipologia di contribuente che ne usufruisce. Più nel dettaglio, lo sconto può essere recuperato in:
◦10 anni per tutti i contribuenti con meno di 75 anni di età;
◦5 anni per i contribuenti con meno di 80 anni;
◦3 anni per i contribuenti con più di 80 anni.
Le altre novità
Rispetto a quanto previsto finora, il nuovo provvedimento prevede la decadenza dell’obbligo di trasmettere la comunicazione di inizio lavori al Centro operativo di Pescara. Occorre comunque conservare le fatture o le ricevute fiscali relative alle spese detraibili, nonché le ricevute dei bonifici come attestazioni dei pagamenti.
 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 5 giugno 2013

 

 

Riduzione di Co2, primo passo al Carciotti
Con un grado in meno di riscaldamento, consumi di metano scesi del 4%. Sinergia fra i vari enti
Abbassare del 20% le emissioni di Co2 a Trieste entro il 2020, coinvolgendo tutti i grandi consumatori di carburanti e riscaldamento. È l’obiettivo del progetto europeo “Piano di azione per l’energia sostenibile” sottoposto al “Patto dei sindaci” che anche Roberto Cosolini ha firmato nel giugno dello scorso anno e che per il Comune ha portato a due primi risultati: fare l’inventario di tutte le emissioni in città, misurare quanto una correzione nell’uso dei combustibili può portare di buono (un grado in meno di riscaldamento a palazzo Carciotti ha determinato il 4% in meno di consumo di metano) e convogliare tutti gli enti del territorio ai medesimi impegni, cosa che è avvenuta ieri sotto la guida degli assessori Umberto Laureni (Ambiente), Elena Marchigiani (Urbanistica), Andrea Dapretto (Lavori pubblici), Edi Kraus (Sviluppo, assente per convalescenza). Hanno partecipato («con grande convincimento» dice Laureni) Regione, Provincia, Acegas-Hera, Trieste Trasporti, Ater, Azienda sanitaria, Azienda ospedaliero-universitaria, Università, Area di ricerca, Ezit e Autorità portuale. Nel frattempo il Comune ha chiesto a Bruxelles una proroga per la presentazione del progetto finale, che scade altrimenti a fine mese. Perché manca il voto del Consiglio comunale. Per determinare la quantità di Co2 prodotta sul territorio è stata fatta una analisi che però fa base sui dati del 2001. Dai quali si ricava una quantità totale di emissioni pari a 928.425 tonnellate di anidride carbonica “sparata” nella nostra aria. Dati molto vecchi, non si sa se in 12 anni le cose sono migliorate o peggiorate, in tutti i casi Trieste si impegna entro il 2020 a calare di almeno 185.685 tonnellate la quantità di Co2. Che cosa c’è da fare? Riqualificare edifici e impianti, installare misure di risparmio energetico, pianificare la mobilità, sensibilizzare l’opinione pubblica (i privati), produrre energia da fonti rinnovabili. «Il primo esperimento è stato sugli uffici di palazzo Carciotti - spiega Laureni - e dal prossimo anno sarà esteso ad altri 41 edifici comunali». Gli altri enti dovranno fare altrettanto, ricordando che il Porto (grande inquinatore) aveva già firmato con l’ex ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, un progetto per abbattere le emissioni delle navi che, ferme in rada, devono tuttavia tenere i motori accesi. Previsto un sistema di alimentazione elettrica, ma ieri non se ne è parlato nel dettaglio.

(g. z.)
 

 

Sito inquinato, Edison deve pagare 5 anni dopo
Il Tar conferma l’ordine della conferenza dei servizi del 2008 sulla messa in sicurezza delle acque di falda
Causa vecchia, oneri nuovi. Edison Spa - da titolare di una striscia Ezit sul mare a Sud del Canale navigabile, verso Muggia, ai confini del comprensorio dell’ex raffineria Aquila, dunque in perimetro Sin, il Sito inquinato d’interesse nazionale - si ritrova chiamata oggi, a cinque anni dall’emissione di un ordine mai eseguito e anzi contestato in sede giudiziaria, alla «messa in sicurezza di emergenza delle acque di falda» che ricadono nella propria striscia. Vige infatti - secondo una recentissima sentenza del Tar, il Tribunale amministrativo regionale - il principio che a intervenire in via d’urgenza, per evitare che un dato inquinamento si propaghi, debbano essere i proprietari o gestori di un’area in quanto «soggetti obbligati», a prescindere che dell’inquinamento siano pure i «soggetti responsabili» o meno, fatta però salva poi la facoltà di questi di tentare di rivalersi in sede civile su quelli che considerano, al contrario, i veri responsabili. La sentenza in questione data 31 maggio 2013 e rigetta il ricorso presentato nel 2009 dagli avvocati Nicola Bassi, Simona Viola, Mario Bucello e Giovanni Borgna proprio per conto di Edison contro i ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo economico e del Lavoro, la Regione, il Comune di Muggia e l’Istituto superiore di Sanità. Tale ricorso, in particolare, impugnava, chiedendone l’annullamento, di una decisione presa in una delle innumerevoli conferenze dei servizi sul Sin tenutesi negli anni al Ministero dell’Ambiente, nella fattispecie quella del 18 giugno del 2008: nell’occasione, al punto 5 del verbale, era stato imposto appunto a Edison - anche alla luce di quattro rilevamenti Arpa per altrettanti sforamenti dei limiti di legge di Mtbe (metil-ter-butil etere) - «non solo di continuare a monitorare le acque di falda ma altresì di adottare misure di messa in sicurezza di emergenza». Davanti a quest’ordine Edison, come detto, aveva optato per la battaglia legale, sulla scia di una precedente vinta nel 2005 sempre in sede di giustizia amministrativa, quando era stato «rilevato che la ricorrente non era responsabile dell’inquinamento della falda», desumendo, tra le altre cose, come l’inquinamento derivasse dalla striscia di terra a monte rispetto alla sua, cioè dall’area ex Silone divenuta Shell. La Silone-Shell si era a sua volta costituita a giudizio (con gli avvocati Antonella Capria, Teodora Marocco, Francesco Schizzerotto e Massimiliano Bellavista) ma il Tar ne ha stralciato la posizione giacché, si legge nella sentenza, «se con essa si intende sostenere la responsabilità della Silone sarà in altra sede che le dovrà essere espressamente richiesta la rifusione delle spese di messa in sicurezza». Il Tar, insomma, in questo caso bada alla sostanza, a quelli che ritiene essere i doveri del titolare di un’area in un dato momento, non dei suoi predecessori né dei vicini di casa, perché quella è, eventualmente, altra materia. «Le prescrizioni impartite alla ricorrente - recita la sentenza - non sono conseguenti a una qualche responsabilità ambientale ad essa attribuita. Se si considera che le predette misure tendono alla messa in sicurezza d’emergenza delle aree è logico che tale premessa non faccia cenno a “soggetti responsabili” ma a “soggetti obbligati”. Tale attività prescinde quindi da ogni addebito di responsabilità nei confronti del soggetto onerato». Il pronunciamento si chiude con la condanna di Edison al pagamento di 4mila euro di spese processuali al Ministero dell’Ambiente e di altri 2mila all’Istituto superiore di sanità.

(pi.ra.)
 

 

“Aula Blu”: arriva la barca-scuola
Oggi, per la Giornata mondiale dell’Ambiente, due mini-crociere da piazza Unità
Oggi e domani anche Trieste celebrerà per la prima volta la Giornata mondiale dell’Ambiente istituita dall’Onu, con iniziative congiunte di Comune, Provincia e Azienda sanitaria, in collaborazione con AcegasAps, Arpa, Larea, Ufficio scolastico regionale, Wwf area marina di Miramare, Camera di Commercio, Querciambiente-Ecospace, Slow Food, Unicef, Museo della bora, Edilmaster, Descò, Cir-food. Protagonisti in prima linea saranno bambini e ragazzi, educatori e comitati di genitori, con laboratori, letture verdi, mostre e piccoli mercatini “in tema” organizzati appunto nelle scuole. Nei luoghi pubblici le principali manifestazioni prenderanno avvio alle 10, nella Sala matrimoni di piazza Unità, con la cerimonia conclusiva del Premio Julius Kugy 2013 che, indetto annualmente dalla Provincia e rivolto alle scuole, ha affrontato il tema delle “tre erre: riuso, riciclo, recupero”. Nel pomeriggio, la sede centrale sarà ancora piazza Unità, dove, tra le 15 e le 18, si svolgerà il curioso laboratorio di riciclo creativo intitolato “Il giardino di Piazza Grande” che punterà a ricreare, con l’impegno dei bambini e dei ragazzi dei Ricreatori - ma aperto a tutti i cittadini che vorranno cimentarvisi - nientemeno che le antiche aiuole della piazza di fine ‘800 rifatte con plastiche e altri materiali. Contemporaneamente si svolgeranno anche un “percorso di educazione alla mobilità” con la polizia locale per bambini dai 4 ai 10 anni, una “sfilata in piazza con eco-abiti”, anch’essa piuttosto curiosa vista la fattura degli abiti con materiali di riciclo (a cura di Querciambiente), nonché, tempo permettendo, due “mini crociere nel Golfo” in partenza sempre da piazza Unità con il catamarano didattico “Aula Blu”, a cura del Wwf - Area marina protetta di Miramare. Questa con “Aula Blu”, e con il suo referente, il professor Pino Ferraro dell’Istituto Bergamas,, sarà una vera e propria lezione all’aria aperta e in mezzo al mare: un’uscita sul campo per familiarizzare con gli strumenti di navigazione, monitorare le condizioni meteo-marine, interpretare il paesaggio, osservare da vicino, da questo autentico laboratorio galleggiante, gli animali marini. Oggi pomeriggio “Aula Blu” sarà perciò ormeggiata alla Scala Reale davanti a piazza Unità per accogliere a bordo ragazzi e studenti ma anche, per quanto possibile, tutti i curiosi e i cittadini interessati. Alle 15.30 e alle 16.30 partiranno le due mini-crociere gratuite e aperte a tutti. Non sono previste prenotazioni, ma i posti naturalmente saranno limitati

(040-224147 ; gianna@riservamarinamiramare.it ).
 

 

 

 

GREEN STYLE.it - MARTEDI', 4 giugno 2013

 

 

Detrazione 65% efficienza: cosa cambia
Il Consiglio dei ministri ha prorogato la detrazione fiscale prevista per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, la cui scadenza era prevista inizialmente per il 30 giugno, innalzando l’aliquota dall’attuale 55% al 65%. Vediamo in dettaglio cosa cambia e cosa c’è da sapere per usufruire dell’agevolazione.
Le scadenze
Il nuovo ecobonus sarà in vigore dal 1 luglio al 31 dicembre 2013 per gli interventi di riqualificazione effettuati da privati. La scadenza è fissata invece al 30 giugno 2014 per i lavori di ristrutturazione attuati da condomini e che riguardino almeno il 25% della superficie dell’involucro. Secondo uno studio Cna-Cresme, il decreto che introduce le proroghe potrebbe determinare un aumento del 4,3% delle richieste di detrazione.
L’aliquota
Il decreto prevede una detrazione dell’imposta lorda per una quota pari al 65% degli importi a carico del contribuente (inizialmente era circolata la voce di un possibile aumento fino al 75%). Contrariamente a quanto richiesto da diverse associazioni di settore, che speravano di vedere dimezzati i tempi di recupero del bonus, il credito potrà essere riscattato dai contribuenti in 10 quote annuali di pari importo, esattamente come accade adesso con il 55%.
Gli interventi incentivati
Queste sono le misure di efficientamento interessate dalla nuova versione dell’ecobonus:
◦Solare termico (in alternativa alla detrazione del 65%, il solare termico può usufruire degli incentivi del Conto Energia Termico);
◦Impianti di climatizzazione alimentati da caldaie a condensazione;
◦Interventi di isolamento termico di muri esterni e sottotetti;
◦Riqualificazione energetica generale degli immobili;
◦Interventi sulle parti comuni degli edifici (in questo caso il bonus resta in vigore fino al 30 giugno 2014).
Gli interventi esclusi
La proroga dell’agevolazione non vale per gli interventi di sostituzione di impianti di riscaldamento con pompe di calore ad alta efficienza e impianti geotermici a bassa entalpia, nonché per la sostituzione di scaldacqua tradizionali con scaldacqua a pompa di calore dedicati alla produzione di acqua calda sanitaria.
La scelta del Consiglio dei ministri, infatti, è stata quella di concentrare la misura sugli interventi strutturali a carico dell’involucro edilizio, giudicati più “idonei a ridurre stabilmente il fabbisogno di energia”. La decisione di escludere le pompe di calore ha già determinato la reazione delle associazioni di settore, convinte che il Conto Energia Termico non sia sufficiente come mezzo di incentivazione di questa tecnologie.
I limiti di detrazione
Se l’aliquota cresce, diminuiscono invece i tetti di spesa detraibile fissati per ciascun tipo di intervento. Nel dettaglio, i limiti diventano:
◦92.307,69 per il solare termico;
◦46.153,84 per la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaia a condensazione;
◦92.307,69 per le strutture opache verticali (pareti isolanti o cappotti), quelle orizzontali (coperture e pavimenti) e le finestre comprensive di infissi;
◦153.846,15 euro per la riqualificazione energetica generale degli edifici.
La copertura economica
L’ecobonus costerà allo Stato 200 milioni l’anno per i prossimi 10 anni. Le somme necessarie a finanziarlo saranno in parte recuperate dall’aumento dell’Iva e in parte – per quanto riguarda gli interventi realizzati dai condomini – dal Fondo Rotativo per Kyoto.
 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 4 giugno 2013

 

 

Il futuro della Tav innesca lo scontro tra Lega e Sel
TRIESTE Prima il botta e risposta tra Serracchiani e Mainardi, ora lo scontro a distanza tra Lega e Sel. Al centro delle schermaglie, ancora una volta, il progetto dell’Alta velocità ferroviaria. Progetto sul quale, denuncia il Carroccio, stanno emergendo le prime, evidenti tensioni all’interno della maggioranza. «La Tav è una priorità per la presidente Serracchiani - afferma il segretario Matteo Piasente - . Per il capogruppo di Sel Giulio Lauri, invece, è un progetto insostenibile economicamente e sbagliato concettualmente. La maggioranza in Regione si è già spaccata?». «È bastato che il commissario Mainardi sfiorasse l’argomento per scatenare reazioni opposte - continua Piasente -. Serracchiani e Lauri abbiano dato interpretazioni molto diverse alle parole del commissario Mainardi. La storia a sinistra si ripete: Illy aveva la palla al piede di Rifondazione Comunista con Antonaz e Franzil, Serracchiani ha Lauri e il gruppo di Sel. C’è poi un’ulteriore elemento di divisione: la lista dei Cittadini, con un capogruppo, Paviotti, sicuramente distante dalle posizioni di Lauri. Una storia che si ripete: ciclicamente - conclude Piasente - le coalizioni di centrosinistra si scontrano sui grandi temi, a iniziare dalle infrastrutture». Immediata la replica dell’esponente di Sel. «La Lega dovrebbe avere rispetto per le preoccupazioni e le richieste del territorio - contrattacca - e dovrebbe essere interessata alla volontà di quei Comuni che, per la Tav, chiedono di valutare innanzitutto l'opzione zero, cioè il potenziamento della linea esistente per i treni a 200 all'ora anziché una nuova linea ad alta velocità a 300 all'ora. Piasente si confronti sulle proposte di oggi, scoprirà che non ci sono differenze fra le richieste avanzate dalla Presidente Serracchiani a Mainardi ed al governo e quello che sostiene Sinistra ecologia libertà».
 

In salvo i collegamenti con Milano e Villaco
La giunta stanzia 2,7 milioni per prorogare i servizi su rotaia verso il capoluogo lombardo e l’Austria
TRIESTE Anche quest'anno la Regione pagherà 2 milioni di euro per garantire i collegamenti ferroviari da Trieste e Udine con Milano e Roma. Nel corso dell'ultima seduta di giunta, su proposta dell'assessore alle Infrastrutture Mariagrazia Santoro, l'esecutivo regionale ha approvato la delibera che “prenota” la somma di 2 milioni di euro per la proroga 2013 dei collegamenti ferroviari. Si tratta di fatto di una riproposizione di quanto già fatto negli ultimi anni dopo che con la legge finanziaria 2010 è stata autorizzata la spesa (il tetto massimo indicato dalla legge è di 3 milioni) per avere questi collegamenti ferroviari. La delibera conferma infatti, anche per l'anno in corso, il proseguimento della convenzione tra la Regione e la divisione Passeggeri di Trenitalia. Sottoscritta il 9 dicembre 2010 (e poi sempre prorogata), la convenzione impegna Trenitalia, a fronte di una compensazione economica da parte della Regione, ad assicurare, il prolungamento da Mestre fino a Trieste di una coppia di treni diretti da e verso Milano e il prolungamento fino a Udine di una coppia di collegamenti diretti da e verso Roma. È stato confermato, in virtù di una delibera approvata negli scorsi giorni dalla giunta regionale, sempre su proposta dell'assessore alle Infrastrutture Santoro, e che prende atto dei contenuti di una convenzione condivisa con le Ferrovie Udine Cividale, anche il proseguimento sino a dicembre 2013 del collegamento tra Udine e la città austriaca di Villaco. Sviluppatosi dal giugno 2012, il servizio ferroviario tra il capoluogo friulano e la carinziana Villaco, (che attraversa Gemona, Venzone, Carnia, Pontebba, Ugovizza, Tarvisio Bosco Verde, Thoerl-Magler, Arnoldstein, Villach Warmbad e Villach Westbf) è frutto della collaborazione tra le Regioni Friuli Venezia Giulia e Carinzia, della FUC-Ferrovie Udine Cividale, di Trenitalia e delle Ferrovie austriache/OBB, nell'ambito del progetto Ue “Micotra- Miglioramento dei collegamenti transfrontalieri di trasporto pubblico”. Per il proseguimento del servizio ferroviario (da Udine a Tarvisio Bosco Verde) la Regione Friuli Venezia Giulia ha stanziato con la legge finanziaria 2013 risorse pari a 659 mila euro, mentre nella tratta da Tarvisio a Villaco la copertura finanziaria è assicurata dai partner del Land della Carinzia.

(r.u.)
 

 

Progetto Punta Olmi giunta contraria: «Troppo cemento»
MUGGIA La genesi del nuovo Piano regolatore, a Muggia, si intreccia con alcuni propositi di investimento già avanzati sul territorio. Dopo le analisi e la fase partecipativa, dovrebbe arrivare a stretto giro di posta il via libera della giunta ai progettisti del Comune e dello studio di San Vendemiano per il disegno della bozza. Ecco la “roadmap”: i tecnici avranno 60 giorni di tempo per completare il lavoro, che dovrà essere avallato entro 45 giorni, cui se ne aggiungeranno 15 per eventuali integrazioni e modifiche. Dopodiché ci vorrà il parere tecnico ambientale della Regione, che verrà rilasciato entro ulteriori 60 giorni. Seguirà l’adozione del documento, che rimarrà comunque aperto a osservazioni ed opposizioni da parte dei consiglieri comunali e dei portatori d’interesse (proprietari di particelle) per un periodo di tempo ancora non definito. Il nuovo Prg, dunque, verrà approvato soltanto nei primi mesi del 2014. Eppure, quello che può apparire come un lunghissimo iter si configura per alcuni come una corsa contro il tempo. È il caso delle cosiddette “Muje turistiche”, costanti interlocutori della “squadra” di Nerio Nesladek. Questi potrebbero essere costretti a rivedere (al ribasso) le proprie ambizioni in seguito all’avvento di una variante maggiormente orientata all’ambientalismo e alla conservazione del suolo, come a più riprese annunciato. «È una gara a chi arriva primo», ammette il vicesindaco e assessore alla pianificazione territoriale, Laura Marzi. In ballo c’è soprattutto il Piano attuativo comunale di iniziativa privata “Punta Olmi”. Sull’area verde, affacciata al mare, esiste da tempo una consistente proposta turistica della famiglia Sandali: si era parlato di 90 mila metri cubi di alberghi e case vacanze, oltre a campi da golf e parcheggi. Il piano particolareggiato, curato dall’architetto Giovarruscio, è tornato in pista alcuni giorni fa, con alcuni ritocchi (riduzione della quota volumetrica alberghiera a 50 mila metri cubi). Avvenuta la pubblicazione dell’iniziativa sul Bur e sul sito internet del Comune di Muggia, si è aperta la procedura di Valutazione ambientale strategica: durerà almeno 180 giorni, e i primi 60 saranno dedicati ai rilievi di tutti i soggetti interessati, pubblici e privati. Entro il 20 luglio, quindi, anche i cittadini potranno dire la loro sulle “carte” disponibili in rete. L’amministrazione, dal canto suo, mantiene una posizione ferma: «Non accetteremo questo intervento, le cui proporzioni sono state ridotte ma rimangono decisamente fuori dai parametri che abbiamo indicato nelle direttive del prossimo Prg», afferma Marzi. La vicesindaco non vuole parlare di cubature, ma si dice fiduciosa su un’adozione della variante che “anticipi” la conclusione della Vas su punta Olmi: «Riusciremo sicuramente a porre le nostre condizioni, fermo restando che l’opzione zero non ci appartiene». No alla cementificazione di punta Olmi; sì al «riutilizzo e alla ristrutturazione degli immobili esistenti: penso alla casa dell’Arciduca e al bagno della polizia, sui quali stiamo ragionando».

Davide Ciullo
 

 

Sabati ecologici: rifiuti raccolti a Santa Croce
Ottimo risultato per il primo appuntamento dei “Sabati Ecologici”, che propongono dei “centri di raccolta itineranti” voluti dal Comune di Trieste e da AcegasAps, per migliorare la raccolta differenziata e contrastare l’ancora diffuso fenomeno dell’abbandono indiscriminato di rifiuti ingombranti sulla pubblica via. Sabato scorso, infatti, notevole è stata la risposta dei cittadini che, tra 9 e le 17 alla sede della Protezione Civile in località Santa Croce hanno conferito un centinaio di metri cubi di rifiuti: 60 mc di ingombranti misti (mobilio, materassi, legno, ferro, ecc.), 15 mc di frigoriferi, 10 mc di grandi elettrodomestici (cucine economiche, lavatrici ecc.), 2 mc di inerti, 5 mc ramaglie e scarti da giardini, 2 mc di piccoli elettrodomestici (pc, radio, ecd.), 2 mc monitor e televisioni, 2 mc di pneumatici, 1 mc pitture e vernici, 2 fustini di olio da cucina e olio motore, oltre a batterie per autotrazione, lastre di vetro, lampade al neon. Il prossimo appuntamento è per sabato 8 giugno nell’area di parcheggio presso la Risiera di San Sabba con accesso da via Rio Primario. Il conferimento è sempre previsto dalle 9 e le 17.
 

 

Risorse in calo, tagli al Centro servizi volontariato - L’ANNUNCIO DEL NEOPRESIDENTE
TRIESTE I tagli alle spese condizionano tutti i settori, anche quelli che avrebbero maggior bisogno di risorse, come il mondo del volontariato. Oggi però non si possono fare eccezioni, perciò anche il Centro interprovinciale servizi volontariato del Fvg dovrà tener conto di questa dura realtà. Ne è consapevole Sergio Silvestre, appena eletto alla presidenza del Centro, con quattro voti contro l’unica preferenza che è invece andata all’altro candidato, il triestino Pierpaolo Gregori. Napoletano di nascita ma residente ad Azzano Decimo da più di 30 anni, Silvestre, che rimarrà in carica fino al 2016, sarà chiamato a far quadrare «un bilancio – spiega - che si preannuncia caratterizzato da un netto taglio delle risorse sulle quali abbiamo finora potuto far conto, garantendo al contempo i necessari servizi alle circa 1.500 organizzazioni che fanno volontariato in regione». Il Centro interprovinciale servizi di volontariato Friuli Venezia Giulia (Csv-Fvg) è un'associazione di associazioni, senza fini di lucro, nata nel 2000, anno nel quale il Comitato di gestione del Fondo speciale per il volontariato deliberò di istituire il Centro servizi. Il sostegno finanziario arriva dalle Fondazioni bancarie grazie alla legge 266/91. Ma in un momento di crisi come questo, le risorse a disposizioni sono sempre più risicate. «Abbiamo davanti a noi una scadenza importante, quella del 31 dicembre. Entro quella data – precisa Silvestre – il Comitato di gestione del fondo speciale dovrà decidere se rinnovare l’incarico al Csv-Fvg anche per il prossimo triennio. La sfida, quindi, è apportare tutte le necessarie riduzioni. Punteremo soprattutto all’eliminazione delle spese correnti, per quanto possibile, coinvolgendo le varie associazioni».

(u.s.)
 

 

GRADO - Il fascino delle oasi in tredici scatti - Aironi, cigni e fenicotteri nel calendario delle tedesca Schuff Thomann
GRADO L’oasi della Valle Cavanata a Fossalon, la splendida laguna di Grado e l’oasi faunistica della Cona che, per competenza territoriale, vede interessati i Comuni di Grado, San Canzian d’Isonzo e Staranzano, sono in questi ultimi anni diventate un veicolo di promozione turistica di prim’ordine. A godere dei panorami offerti da questi “gioelli” non sono, infatti, solamente gli appassionati di birdwatching o gli amanti della natura in senso stretto, ma anche visitatori alla ricerca di vacanze in grado di offrire, oltre alla spiaggia, piste ciclabili, cultura enogastronomica e paesaggi suggestivi. Requisiti che a Grado proprio non mancano. Perché allora non promuovere il turismo anche attraverso un calendario fotografico capace di immortalare le bellezze naturalistiche delle oasi e della laguna? L’idea è della fotografa naturalistica Margitta Schuff Thomann, tedesca di nascita ma gradese d’adozione, che, anticipando i tempi, propone sin d’ora un calendario di grande formato con 13 immagini, compresa la copertina (si possono fare anche singoli quadretti), di uccelli e ambiente a dir poco spettacolari. Troviamo così fenicotteri, aironi bianchi e rossi, il cigno reale, il pettirosso, il martin pescatore, le rondini, i gruccioni e la volpoca. Tutte immagini scattate fra la Laguna di Grado, la Valle Cavanata e l’Isola della Cona.

(an.bo.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 3 giugno 2013

 

 

«Ferriera, un retroporto dedicato alla logistica»
Zanonato: l’inserimento di Trieste nel decreto sulle aree di crisi permette di immaginare a Servola anche attività diverse rispetto al passato
«Per risolvere il problema della Ferriera di Servola penso alla possibilità di realizzare in quell’area nuove attività logistiche di retroporto». Secondo il ministro alle attività produttive Flavio Zanonato, che ieri ha rappresentato il Governo alle celebrazioni del 2 giugno al Sacrario di Redipuglia, non ci sono altre strade per il futuro dell’area siderurgica. «Abbiamo avviato un percorso con il governatore Debora Serracchiani e il sindaco di Trieste Roberto Cosolini che ho incontrato anche oggi - ha spiegato il ministro - la Ferriera fa parte del gruppo Lucchini e in un primo momento era previsto un decreto che prevedeva soltanto Piombino nel sistema delle aree di crisi complesse. Ora c’è anche Trieste e si può intervenire anche per cose diverse dalla precedente attività produttiva in modo tale da continuare a utilizzare imprese e lavoratori in nuove attività per il futuro». Lo stesso governatore Serracchiani, a margine, sul nodo Ferriera ha confermato: «Il grosso problema ci è stato risolto, salvo sorprese il decreto dovrebbe passare, poi dovremo affrontare il resto delle questioni: infrastrutturazione, bonifiche e riqualificazione. Non è solo un problema di risorse, ma anche di priorità». Sempre sul tema della logistica il ministro Zanonato, facendo capire appoggiare la linea di Serracchiani che ha ribadito di voler puntare a «un’unica Autorità portuale per il sistema dei porti» per sviluppare le potenzialità in questo settore della regione-cerniera con il Centro-Europa, ha confermato di voler seguire da vicino le nuove direttive giunte dalla Commissione europea dei trasporti. Una strategia che mette Trieste tra i 20 porti prioritari della Ue destinati a “godere” di una nuova politica di semplificazione burocratica e di autonomia finanziaria che permetteranno di aumentare traffici e liberare risorse finanziarie da destinare a nuove infrastrutture. Una scelta della Ue per liberare i porti del Nord ormai intasati e a rischio paralisi. «Il potenziamento delle infrastrutture dei porti, compreso quello di Trieste, fa parte della politica della Ue che noi condividiamo - ha spiegato Zanonato - perchè la logistica è una delle chiavi dello sviluppo economico. La realizzazione di tutta una serie di opere pubbliche, oltre a portare lavoro, renderà più efficienti i trasporti garantendo costi più bassi e soprattutto tempi più rapidi per i viaggi delle merci». Ma secondo il ministro non basterà questo, bisognerà pensare anche a risolvere il problema della lentezza delle procedure e della burocrazia: «Entro giugno presenterò un decreto di semplificazione burocratica - ha annunciato - ed è un punto di estrema importanza. Spesso si confonde questo tema con il fatto che non ci si voglia prendere delle responsabilità. C’è un pezzo di burocrazia che si risolve semplificando le norme vecchie, un altro spostando la responsabilità dal pubblico al soggetto che vuole intervenire. Non si può arrivare a un punto in cui il pubblico autorizza una cosa che non controlla: serve un cambio culturale e di mentalità».
Giulio Garau

 

 

Serracchiani ribatte a Mainardi sull’Alta velocità
TRIESTE Lui, il commissario straordinario per la tratta Venezia-Trieste della Tav Bortolo Mainardi, le rinfaccia di «cadere dalle nuvole» e di dimenticare la concretezza del progetto dell’Alta velocità? Lei, Debora Serracchiani, ribatte per le rime, ricordando le perplessità espresse dallo stesso Mainardi, in passato, sulla fattibilità dell’opera. «È stato proprio il commissario, nell’agosto 2012, sottolineando i costi “eccessivi e inaccettabili” dal punto di vista economico e ambientale della Tav Mestre-Trieste, a dire “no alla Tav e sì al potenziamento dell’attuale linea - replica Serracchiani -. Nessuno ha detto che la Tav non si può fare qui. Io invece ho sempre ribadito che per il Friuli Venezia Giulia è fondamentale avere collegamenti ferroviari veloci ed efficienti, per i passeggeri e per le merci, e che la tratta Venezia-Trieste rientra tra le priorità su cui intervenire subito. La Regione condivide in linea di principio l’opzione del quadruplicamento della linea, ma soprattutto il potenziamento immediato della linea esistente, a partire dall’intervento puntuale sui colli di bottiglia. Proprio per questo vorremmo conoscere in dettaglio il progetto di quadruplicamento della linea Trieste-Venezia, e magari cominciare un confronto sugli investimenti immediati necessari per i potenziamenti». Secondo Serracchiani «serve molta chiarezza quando si parla di questo argomento: il progetto cui si riferisce il commissario Mainardi risale al 2010 ed è ancora in attesa dell’esito della valutazione d’impatto ambientale, e non ha nulla a che vedere con il quadruplicamento della linea esistente, di cui lo stesso Mainardi è fautore». Sulla stessa linea Giulio Lauri di Sel. «Nella posizione del commissario c'è ancora molta confusione, presente probabilmente anche nel governo. Bisogna dire con chiarezza che il progetto della Tav, per il quale purtroppo sono già stati spesi molti milioni di euro, viene definitivamente accantonato».
 

 

Il M5S dice no alle grandi opere - L’INTERVENTO
Bianchi: «Pericolose per la saluta dei cittadini e dell’ambiente»
TRIESTE Un attacco deciso contro le grandi opere - dal rigassificatore agli elettrodotti - e ad un “sistema” che vorrebbe imporle dall’alto senza coinvolgere adeguatamente i cittadini. A sferrarlo ieri la capogruppo del Movimento 5 Stelle Elena Bianchi. «Le scelte relative alle grandi infrastrutture, a partire dai maxi elettrodotti - ha affermato Bianchi a Palmanova -, sono figlie di un modello di sviluppo vecchio che non tiene conto delle attuali tendenze del mercato. Oltre a essere un pericolo per la salute dei cittadini, andrebbero infatti a deturpare irrimediabilmente un territorio che, se giustamente valorizzato, contribuirebbe a rendere la nostra regione un gioiello ancor più pregiato di quanto già non sia». Il richiamo, quindi, è una maggior attenzione al territorio. La stessa invocata anche da un’altra esponente del gruppo “grillino”, la consigliera Ilaria Dal Zovo, che incalza la giunta Serracchiani sull’annoso problema delle bonifiche nella laguna di Grado e Marano. «L’esecutivo Serracchiani deve predisporre il prima possibile il Piano di gestione, fermo dal 2007, per difendere la natura e contrastare gli insediamenti speculativi - afferma Dal Zovo -. Sulla Laguna di Marano e Grado incombono problemi, vecchi e nuovi, di capitale importanza: la pesca, la coltura dei molluschi, il turismo, i dragaggi dei canali, la bonifica dei siti inquinati e la previsione di diversi insediamenti speculativi. È indispensabile pertanto - conclude -, disporre il prima possibile di un adeguato Piano di gestione che guidi i processi decisionali».
 

 

Fogne abusive nel Fugnan il Comune dice basta
Dopo le segnalazioni da parte di Goletta Verde oggi finalmente il via ai lavori per la bonifica del torrente che inquina le acque del porto di Muggia
MUGGIA Stop alle immissioni irregolari all’interno del torrente Fugnan. Dopo le segnalazioni giunte la scorsa estate da parte di Goletta Verde, riguardo al materiale inquinato da colibatteri fecali, indicatori di presenza di scarichi fognari attivi di natura residenziale, con particolare riguardo per la foce del torrente muggesano, partiranno oggi i lavori promossi dall’amministrazione Nesladek per mettere mano alle infiltrazioni abusive che stanno contraddistinguendo il corso d’acqua. «Dalla verifica svolta con grande efficienza dalla sezione operativa di AcegasAps, è emerso un elemento significativo ed esplicativo della situazione in essere: sono state, infatti, individuate condotte fognarie impropriamente riversanti il loro contenuto all'interno del corso d’acqua», ha spiegato il Comune. Il lavoro di Acegas è stato completato con l'analisi delle acque alle varie altezze dell'asta torrentizia che hanno confermato l'inquinamento crescente subito dopo le varie immissioni irregolari e con la stesura di una stima sommaria dei costi di ripristino che porterà ad una spesa di circa 35mila euro. Ottenuta quindi una mappatura completa, e approfittando di alcune economie sui lavori in corso lungo strada per Fontanella, si è resa concreta la possibilità di intervento grazie ad un’intesa con AcegaAps, che si è resa disponibile a far eseguire tali lavori alla ditta operante, la Mari e Mazzaroli. In passato l'amministrazione aveva richiesto ad AcegasAps una videoispezione del tratto interrato del torrente – il tratto, cioè, che passando da via Forti scende su via XXV Aprile per poi passare su via Mazzini, via Roma e sfociare accanto al lastrico Caliterna. Da lì la conferma delle immissioni irregolari. L’intervento interesserà vari punti del torrente fino alla foce. Il Comune ha già anticipato che si impegnerà per creare meno disagi possibili alla circolazione stradale nei tratti interessati dalle operazioni. I tempi previsti per il completamento sono di circa un mese salvo ordinanze di chiusura e meteo permettendo. «L’amministrazione si è impegnata sin da subito con l’obiettivo di giungere al superamento della problematica ambientale legata al corso d’acqua Fugnan - ha commentato l’assessore all’Ambiente Fabio Longo -. Con questo intervento dovremmo avere sanato quasi definitivamente il problema, anche se il condizionale è purtroppo d'obbligo poiché lo stesso è oggetto di infiltrazioni da impianti privati di smaltimento malfunzionanti che risultano di difficile/impossibile individuazione». Insomma: la guerra agli scarichi abusivi non sarà facile da vincere.
Riccardo Tosques

 

 

SEGNALAZIONI - Traffico - Sì alla pedonalizzazione

Ho un’attività commerciale vicino a largo Barriera ma non sono tra i 17 operatori che si sono messi a disposizione dei contrari al nuovo Piano del traffico, diventando punto di raccolta delle firme per contestare la pedonalizzazione di alcune vie della zona. Anzi, io sarei disposta a raccogliere firme per sostenere l’iniziativa del Comune, che a mio parere va a favore dei negozi, della viabilità e della riqualificazione della zona. Va a favore di abitanti e di tutti i negozi, in quanto l’effetto fa sì che i benefici ricadano anche nell’area che circoscrive quella limitrofa al traffico vera e propria. Ricordo la levata di scudi contro la pedonalizzazione, anni fa, di piazza della Borsa e di via San Nicolò che, secondo i detrattori, avrebbe portato alla desertificazione della zona: è avvenuto esattamente il contrario. Certo, qualsiasi cambiamento in questa città del “no se pol” porta a una prima reazione di ingiustificata paura davanti al ribaltamento di abitudini consolidate nel tempo. Ma forse è ora di cambiare pagina.

Susanna Gallinotti

 

 

Letture, animazioni e mostre: Giornata dedicata all’ambiente - MERCOLEDÌ
Anche Trieste celebrerà mercoledì per la prima volta la Giornata mondiale dell’Ambiente istituita dall’Onu. Nutrita la serie di manifestazioni che si protrarranno anche giovedì, con la partecipazione di vari enti locali nell’intento di sottolineare l’impegno del territorio per la tutela del bene comune. Bambini e ragazzi di scuole e servizi educativi cittadini saranno in piazza con laboratori, “letture verdi”, mostre, mercatini e passeggiate, per dichiarare «guerra agli sprechi e allo spregio della natura» e lanciare un chiaro messaggio agli adulti. Molti gli appuntamenti, in gran parte coordinati dalle équipe educative e scolastiche della due giorni promossa da Comune, Provincia e Ass con il supporto di varie realtà. In calendario tra l’altro mercoledì alle 10 nella Sala matrimoni di piazza Unità la cerimonia conclusiva del Premio Julius Kugy per le scuole dedicato quest’anno alle “Tre erre: riuso, riciclo, recupero, insieme per aiutare l’ambiente”. Nel pomeriggio in piazza Unità tra le 15 e le 18, il laboratorio di riciclo creativo “Il giardino di Piazza Grande” che punterà a ricreare le antiche aiuole della piazza di fine ‘800 con plastiche e altri materiali. In contemporanea un percorso di educazione alla mobilità con la Polizia Locale per bambini dai 4 ai 10 anni, una sfilata in piazza con eco-abiti e - tempo permettendo - una mini crociera nel Golfo con il catamarano didattico Aula Blu, a cura del Wwf-Area Marina Protetta di Miramare. Inoltre, sempre mercoledì, animazioni e iniziative in molte scuole e servizi educativi cittadini. Alle 18 al Miela la cerimonia di consegna degli attestati di Slow Food alle scuole partecipanti, che sono riuscire a far qualificare Trieste come la città più virtuosa per gli orti scolastici. Contestualmente verranno presentati i progetti ambientali didattici per il prossimo anno scolastico. Giovedì alle 10 al PalaChiarbola la premiazione delle scuole vincitrici nell’ambito del progetto di Agenda 21 per la raccolta differenziata.
 

 

SGONICO Trieste on sight

Dal 21 al 23 giugno avrà luogo, a Campo Sacro (nel comune di Sgonico) l’«esperienza di cittadinanza» Trieste on sight: tre giorni di concerti, mostre, workshop, area benessere, dibattiti, editoria, ambiente, equitazione e bike, arte, spazio, bambini, infogiovani e installazioni artistiche. Info: Arci Servizio civile 040-761683 - 040-761683 

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 2 giugno 2013

 

 

Barriera senza automobili - Ok da cittadini e negozianti
Prove di pedonalizzazione, successo fino alla pioggia del pomeriggio L’assessore Marchigiani: «Così ridiamo vita e decoro alle aree degradate»
Stavolta nemmeno la pioggia che nel pomeriggio non ha potuto fare a meno di tornare, è riuscita a rovinare le “Prove di pedonalizzazione” sperimentate dal Comune che a differenza di quanto accaduto tre settimane fa nell’area attorno al viale XX settembre, ieri nella zona tra largo Barriera e l’ospedale Maggiore hanno registrato grande successo e approvazione sia da parte dei cittadini che dei commercianti. I tavolini all’aperto dei caffé che da qualche tempo tappezzano anche settori di largo Barriera e il gazebo con le panche allestito dall’associazione ciclista Ulisse Fiab hanno contribuito a ravvivare un’atmosfera che con l’avanzare della mattinata si faceva sempre più movimentata. In via Foschiatti discreto via vai nei molti locali pubblici, mentre un cartellone che pubblicizzava sconti del 10% e la domenica di apertura in un negozio poteva campeggiare in mezzo alla strada. Sembrava addirittura architettonicamente interessante la prospettiva di via San Maurizio sgombra di automobili. Soltanto la via Fonderia, breve e pressoché priva di punti commerciali appariva deserta, abitata unicamente dalla pattuglia della polizia locale in bicicletta costituita di recente. Clima ancora più vivace nelle pur strette via della Sorgente e delle Erbette dove già molto presto erano pronti gli apertivi offerti da due locali, erano visibili una piccola mostra con oggetti di antiquariato e modernariato e una rassegna di quadri e all’aperto, mentre una profumeria e un fornitore di parrucchieri ed estetiste presentavano nuove fragranze e offrivano trattamenti di make-up. Più tardi la giornata è proseguita con letture colorate per bambini dai 3 agli 8 anni e con un concertino di musica jazz. Favorevoli, a parte qualche rara eccezione, i commenti dei commercianti. «È andata benissimo - la considerazione della signora Renata, titolare della profumeria Guerin - l’affluenza della gente è stata cospicua e continua con grande curiosità per le applicazioni di make-up che abbiamo potuto effettuare all’esterno almeno fino al primo pomeriggio, finché non è purtroppo arrivata la pioggia. Credo comunque che in prospettiva le pedonalizzazione di quest’area offrirà migliori opportunità ai negozi della zona e a noi in particolare soprattutto se ci permetteranno ancora di effettuare dimostrazioni e attività all’esterno». Grande soddisfazione anche alla storica Osteria ai maestri. «Molti clienti e certamente più del solito - ha affermato la titolare, Micaela - chiudere quest’area al traffico non sarà affatto male, anzi spero che lo facciano a breve e prima del previsto perché anche noi non potremmo che risentirne in modo positivo. Ma a beneficiarne sarà senz’altro tutta la zona che godrà di maggior decoro». Sorridevano già al mattino in largo Barriera l’assessore alla mobilità Elena Marchigiani e il vicesindaco Fabiana Martini. «Da quest’area mi è stata consegnata una petizione che chiedeva la pedonalizzazione corredata da ben 1.100 firme - ha commentato Marchigiani - Con i commercianti abbiamo avviato una trattativa per far sì che in certe fasce orarie possano entrare per ritirare la merce comprata anche i semplici cittadini. Fatto salvo questo, credo che le novità possano favorire tutti».
Silvio Maranzana

 

Oggi si replica con il mercatino - stessa zona
Le “prove di pedonalizzazione” nella stessa area continueranno anche oggi dalle 10 alle 19 per cui rimangono in vigore tutti i divieti di sosta. Numerosi anche gli eventi previsti. Dalle 8.30 alle 13 in largo Barriera, Campagna amica Trieste, mercatino agricolo a cura di Coldiretti. In via delle Erbette e in via della Sorgente invece dalle 10.30 Art plen air con esibizioni di artisti all’opera. Il pubblico è invitato a partecipare colorando e dipingendo con gli artisti. Ancora, esposizione di oggetti di antiquariato-modernariato, abbigliamento vintage etnico e cose d’altri tempi. Dalle 10 alle 16 Nails bar e prove di make-up con un omaggio per tutti i clienti. Locali aperti dalle 10 alle 18.
 

E i ciclisti chiedono vie a 30 all’ora
“Vivi la strada” è la denominazione che l’amministrazione comunale ha dato alla sperimentazione che precede l’entrata in vigore del nuovo Piano del traffico. «La creazione di nuove zone pedonali e di zone a traffico limitato è stata progettata anche per ridare decoro a zone oggi degradate - ha spiegato l’assessore alla Mobilità, Elena Marchigiani - Anche con lo scopo di far rivivere negozi e locali che oggi stanno soffrendo». Si tratta anche di far rientrare nel perimetro del centro cittadino aree come quelle del Viale XX settembre, o ancor più di largo Barriera, che oggi sembrano essere state spinte in periferia. Ma si tratta anche di ridare decoro, vivibilità e di ridurre l’inquinamento «e a questo scopo - ha aggiunto Marchigiani - si è pensato di limitare il corso Saba alla circolazione soltanto dei mezzi pubblici». Ma in questo quadro rientra anche l’iniziativa di trasformare la bicicletta per i triestini «da mezzo di divertimento e di scampagnate sul Carso a normale mezzo di locomozione per gli spostamenti in centro e nelle periferie della città», come affermano i responsabili di Ulisse Fiab che in collaborazione con la polizia locale ieri in largo Barriera hanno tenuto la lezione gratuita e aperta a tutti sul tema della sicurezza e della positiva convivenza tra gli utenti della strada: ciclisti e pedoni accanto a automobilisti e motociclisti. «Perché sembrerà incredibile - hanno spiegato - ma non sono le salite e nemmeno la bora che fanno sì che in città le biciclette sebbene aumentate negli ultimi anni siano ancora molto poche, bensì la questione della sicurezza, il timore cioé di subire incidenti stradali». Da qui anche la proposta di applicare su qualche via cittadina il limite di velocità di 30 chilometri all’ora.

(s.m.)
 

 

Ussai (5 Stelle): «La Regione rilevi le centraline di Elettra»
Alcune centraline di rilevamento della qualità dell’aria non sono di proprietà dell’Arpa. Le stazioni in via Pitacco e in via Svevo e a Muggia sono di proprietà di Elettra Produzione srl, società che opera nello stabilimento della Ferriera di Servola. Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Andrea Ussai con un’interrogazione alla giunta Serracchiani chiede se non sia opportuno acquisirle. «L’impianto rappresenta una delle principali fonti di alterazione ambientale nella provincia di Trieste - sostiene il consigliere -. Più volte nel corso degli anni si sono verificate difformità fra i dati forniti dalle centraline gestite da Elettra e quelli provenienti dalle stazioni Arpa, collocate anche a breve distanza, come hanno messo in evidenza anche alcune indagini della Procura. Per questo - aggiunge Ussai - ho depositato un’interrogazione a risposta scritta, all’assessore regionale all’Ambiente Sara Vito e al direttore dell’Arpa Lionello Barbina, per sapere se ritengono opportuno procedere all’acquisizione pubblica immediata di tutte le stazioni private di rilevamento della qualità dell’aria site in regione. Un provvedimento che dovrebbe riguardare, in particolare, le centraline che si trovano nelle vicinanze della Ferriera di Servola».
 

 

Mainardi “bacchetta” la presidente sulla Tav
Il commissario straordinario: «Non può cadere dalle nuvole, Alta velocità confermata anche in Fvg»
TRIESTE «La presidente Debora Serracchiani non può cadere dalle nuvole, la Tav si fa anche in Friuli Venezia Giulia. E per realizzare l’Alta Velocità per passeggeri e Alta Capacità per le merci, per quanto riguarda la tratta da Venezia a Ronchi di mia competenza, si sta lavorando a tracciati diversi da quelli finora progettati». Bortolo Mainardi, commissario straordinario per la linea AV-AC Venezia- Trieste, ribatte alle dichiarazioni della governatrice. L’ex europarlamentare, esprimendo forti perplessità in relazione alla costruzione dell’opera in regione, aveva annunciato l’avvio di una accordo con il governo per chiedere risorse (500 milioni di euro) utili ad ammodernare la rete ferroviaria esistente. In particolare i “colli di bottiglia” di Trieste-Mestre, del bivio San Polo a Monfalcone, della Udine-Cervignano e di Campo Marzio. «Premesso che io penso che abbiamo bisogno di Tav – chiariva la presidente –, registro che da una parte non c’è ancora il finanziamento statale, dall’altra c’è un commissario per il progetto che ci dice che tra Venezia e Trieste non ci sarà l’opera, ma la quadruplicazione dell’esistente. Quindi, nell’ipotesi in cui il governo faccia scelte diverse rispetto all’Alta velocità in Fvg, come pare, Roma si deve assumere l’impegno di togliere i colli di bottiglia così possiamo avere treni veloci». Parole a cui Mainardi risponde a stretto giro di posta. «Nessuno ha detto che la Tav non si può fare qui – osserva il commissario – i Corridoi sono confermati. Non è vero che non ci sono i progetti per la nuova linea AV-AC Venezia –Trieste, ci sono dal dicembre del 2010, costati circa 22 milioni di euro e di cui circa 6 milioni provengono da contributi Ue. Chiariamoci una volta per tutte – osserva– non soltanto il governo italiano , ma è sopratutto l’Unione Europea che ha programmato i Corridoi numero 3 Mediterraneo e 1 Baltico-Adriatico». I quali, ricorda il commissario, «passando da Venezia arrivano a Trieste e poi da Udine per Vienna fino a Helsinki». Mainardi ha scritto un mese fa alla presidente dandole la propria disponibilità a illustrare lo stato dell’iter procedurale sulla tratta AV-AC fino a Ronchi. Anche perché, ci tiene a sottolineare il commissario, il governo italiano conferma l’importanza strategica dei Corridoi e quindi anche della tratta in regione e al momento si sta pensando a tracciati diversi da quelli già progettati; ipotesi che non farebbero che confermare il corridoio sulla linea ferroviaria attuale. «Ma prima riqualificando l’esistente – puntualizza Mainardi – collegando l’aeroporto, superando la stazione di Mestre e quadruplicando il bivio S.Polo-Monfalcone». E ancora, «raddoppiando Palmanova-Udine ed eliminando i circa 30 passaggi a livello. E poi – conclude – pensare al quadruplicamento come realizzato sulla Mestre-Padova». (g.s.)
 

 

Sorpresa, sono quattro i baby-falconi nati nell’area del Rilke
Lo zoologo Perco: da una coppia anche cinque uova ma è rarissimo che sopravvivano in numero così elevato
Li avevamo lasciati in tre, a lisciarsi le penne e attendere col becco all'insù la preda catturata da mamma o papà. E invece la natura quest'anno si è fatta letteralmente in quattro sfornando dapprima Rainer, poi Maria, quindi Rilke e infine Andrea: l'ultimo arrivato della prolifica covata, inizialmente sfuggito all'osservazione degli esperti, che nei giorni scorsi avevano contato solo tre pulcini. I baby falconi pellegrini, venuti alla luce questa primavera nell'area del sentiero Rilke, di proprietà dei principi della Torre e Tasso, sono stati ribattezzati così da Fabio Perco, zoologo e consulente dell'area protetta, e Maurizio Rozza, consigliere comunale e maresciallo della Polizia ambientale territoriale. I due nei giorni scorsi sono riusciti a immortalare, con un potente obiettivo e mantenendosi a debita distanza per non arrecare alcun disturbo, il vivace quartetto. Che, come noto, nella “palestra” della riserva naturale regionale si sta cimentando in una privatissima scuola di volo, sotto il vigile controllo dei genitori. Tre dei nomi affibbiati ai baby falconi rappresentano naturalmente l'omaggio al poeta delle Elegie duinesi, mentre il quarto appellativo, Andrea, è stato suggerito da Rozza per la sua versatilità: nome tra i più diffusi al mondo, perché declinato al femminile e maschile, «si presta al caso nostro – dice - poiché al momento non è ancora possibile stabilire con esattezza il sesso dei quattro piccoli». «Si tratta di una covata eccezionale – chiarisce dal suo canto Perco – perché se è vero che una coppia di Pellegrini può arrivare a produrre quattro o cinque uova, è ben raro che ne escano e poi sopravvivano addirittura quattro individui. Ora i giovani falconi dovrebbero avere un mese, al massimo un mese e mezzo di vita. E sono i genitori a nutrirli, portando loro il cibo da una a tre volte al giorno». I piccoli in fase di crescita stanno completando l'apprendistato per afferrare la patente di volo, che li porterà a diventare abili e forti al pari degli altri adulti, noti per le spettacolari picchiate a oltre 300 chilometri orari sulla preda. «I giovani falconi – racconta il consulente della riserva - erano posati su un torrione roccioso, a distanza uno dall'altro. Utilizzando il teleobiettivo, solo in un caso si è riusciti a cogliere due soggetti insieme nella medesima foto. Che si tratti di giovani è evidente per il mantello brunastro, il petto barrato e, in generale, il disegno a macchie verticali delle parti inferiori. Gli adulti infatti già dopo il secondo anno di vita possiedono il classico mantello superiore color ardesia, il petto bianco e delle barre orizzontali sulle parti inferiori». I baby rapaci invece presentano su molte penne, in particolare quelle caudali, il tipico largo bordo chiaro. «Volano già molto bene – prosegue Perco -, anche con vento sostenuto. Ancora difficile identificarne il sesso, nonostante le dimensioni siano ormai prossime a quelle dei soggetti adulti, in cui le femmine appaiono nettamente più grandi dei maschi». Di qui l'ambiguità dei nomi attribuiti: Rainer, Maria, Rilke e Andrea. L'incubazione delle uova (da tre a cinque) dura di norma poco più di un mese e l'involo avviene a circa 40-45 giorni di vita. Le uova schiudono a distanza di 24 ore o più l'una dall'altra. Il primo insediamento riproduttivo fu accertato alla riserva Rilke nel 1987, in coincidenza con l'ordinanza di divieto di arrampicata. Il Pellegrino continuò a prosperare fino al 1992, anno di nidificazione mancata per l'arrivo in zona del gufo reale. Ma dal 2009 la situazione è cambiata. Ultima nota: nell'area del castello si è di recente riprodotto con successo anche l'edredone (Somateria mollissima), anatra marina nordica molto appariscente e un tempo rarissima nel Mediterraneo. Nutrendosi di molluschi, gli esemplari frequentano assiduamente le coste rocciose e i galleggianti delle mitilicolture.
Tiziana Carpinelli

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 1 giugno 2013

 

 

Riconversione di Servola è corsa contro il tempo
Sindacalisti irremovibili: «La Ferriera non si chiude finché non c’è l’alternativa»

Il sindaco Cosolini: «La squadra delle istituzioni adesso è più solida e motivata»
Innescare una gara contro il tempo per preparare il progetto di riconversione che deve essere presentato entro tre mesi dalla conversione in legge del decreto sulle crisi industriali complesse e poi stoppare ogni tentativo di chiusura dello stabilimento finché il progetto non verrà portato concretamente a termine, cioé fino al 2017. «Questa è ora la nostra battaglia - afferma Franco Palman (Uilm), storico componente delle Rsu della Ferriera di Servola - ma non deve essere la battaglia del sindacato, deve essere la battaglia dell’intera città». L’inserimento in extremis di Trieste nel decreto che già riguardava Piombino, è stato accolto con sollievo e giudicato un passo indispensabile per costruirsi un futuro anche dagli oltre 800 lavoratori (quasi 500 della Ferriera e oltre 300 dell’indotto), ma il suo valore è esclusivamente propedeutico poiché di per sè non è foriero né di contenuti né di forti finanziamenti. Umberto Salvaneschi, segretario interprovinciale di Fim-Cisl tratteggia i prossimi appuntamenti decisivi: convocazione a Roma nella prima settimana di giugno per un’anticipazione da parte del commissario Piero Nardi del suo piano per la Lucchini che dovrà essere presentato il 22 giugno, varo il 5 giugno a Bruxelles da parte della Commissione europea dell’action plan per la siderurgia, riconvocazione da parte della nuova giunta regionale del Tavolo che dovrà portare all’Accordo di programma sulla riconversione, conclusioni a fine giugno dell’operazione di scouting su nuovi investitori avviata da Francesco Rosato come advisor del sindaco Cosolini. «È molto probabile - sostiene Palman - che Nardi sia partito prevedendo per Servola la chiusura quasi immediata, probabilmente entro il 2013, ma dopo questo atto del governo che sostanzialmente equipara Trieste a Piombino non può essere così. È notorio che l’azienda continua a perdere, ma è da anni che succede, la ghisa si vende ancora e bisogna tirare avanti finché non c’è l’alternativa. I lavoratori devono uscire da una parte ed entrare dall’altro. Non è detto che ciò non si possa fare gradualmente: nell’area dell’ex acciaieria, ad esempio, si potrebbe situare qualche nuovo insediamento industriale fin da subito». «Bisogna preparare il futuro con tutti gli impianti di Servola in produzione - ammonisce Salvaneschi - non possiamo permettere di far scendere l’incidenza dell’industria sul Pil provinciale dall’attuale misero 10% al 7% come accadrebbe se si chiudesse la Ferriera». «Chiediamo venga convocato al più presto il tavolo della Regione - afferma Matteo Cernigoi dell’Ugl - i lavoratori della Ferriera sono allo stremo delle forze: già alla precedente giunta l’Ugl aveva proposto una via d’uscita, ci auguriamo che il nuovo governo del Fvg possa finalmente ascoltarci». E Sandra Savino, deputato del Pdl ringrazia i presidenti delle Commissioni Lavori pubblici e Ambiente, Giuseppe Marinello e Altero Matteoli per aver ascoltato le sue insistenze e aver inserito Trieste nelle aree di crisi complessa. «La strada per il rilancio industriale e occupazionale del sito di Servola è ancora lunga e difficile - conclude il sindaco Roberto Cosolini - ma la “squadra” delle istituzioni appare ora più solida e motivata».
Silvio Maranzana

 

«Nessuna proposta negli ultimi due mesi»
«Rispetto a fine marzo, in questi ultimi mesi per Servola non si sono aggiunte manifestazioni di interesse. Comunque il mio lavoro prosegue fino a fine giugno». Questa dichiarazione fatta ieri da Francesco Rosato che sta lavorando al progetto di riconversione come consulente del Comune, non fa accendere grandi entusiasmi. Anche perché Rosato aggiunge: «Logicamente tutti i potenziali investitori pretendono che la bonifica del sito sia fatta preventivamente, non a spese loro». Dalle consultazioni dei mesi scorsi è emerso l’interesse di un’azienda austriaca che si occupa di laminazione a freddo per il capannone dell’ex acciaieria, di una joint venture italo-straniera per un service per l’industria ferroviaria e di un’azienda di produzione che per il trasporto della merce prodotta vorrebbe utilizzare la banchina.
 

 

Tram in coma, per i binari neanche un euro in bilancio
Raccolta di firme e appelli dai cittadini “tagliati fuori”. Il Comune: solo ipotesi per trovare i soldi. Trieste trasporti: la linea non muore, se funziona la teniamo
«Anziani malandati, mamme con carrozzine o con bambini in braccio arrancano lungo la salita carichi di borse della spesa, studenti con zaini pesantissimi, chi può è costretto in barba a qualsiasi economia a usare l’auto, ma non si sa dove posteggiare e adesso una via è chiusa per lavori Acegas, e pochi possono permettersi di appesantire il proprio bilancio con una spesa fissa per taxi». Chi sono questi derelitti, che alla lettera accompagnano una lista di 58 firme? Quelli che gli altri considerano la “top class” immersa nel verde di Scorcola, protetta da ville con giardino e allietata da alberi, fiori e canto di uccelli nonché se capita da splendida vista sul golfo. E invece no, questi sono gli orfani del tram, dallo scorso settembre casa loro (non “coperta” dalla linea 2 del bus sostitutivo) è un eremo diventato scomodo. Per loro, per i tragitti piazza Dalmazia-Opicina, ma anche per i turisti deprivati di un pezzo forte della città, la domanda va posta: che ne è del tram fermo per restauri, con ampi tratti di binario da rifare? Che ne è dei soldi che mancano per fare i lavori? Che cosa medita Trieste Trasporti per questa linea problematica e costosa, mentre deve tagliare linee del bus causa drastico calo di finanziamenti regionali? I cittadini parlano di “diritto alla mobilità” («cosa direbbe un qualsiasi mortale dell’emisfero ricco se all’improvviso gli dicessero che da domani l’energia elettrica non arriverà più?» è la domanda a effetto), reclamano di aver comprato anni addietro casa in zona perché era “servita” e forse di doverla un giorno svendere se il tram (ormai anche “bene culturale” assieme al suo tracciato) non farà degno ritorno. «È il Comune che non può chiudere il suo bilancio e dunque non può spendere i soldi del restauro della linea - risponde l’assessore provinciale Vittorio Zollia -, e pure la Provincia ha i suoi problemi, speriamo risolti entro giugno. Stiamo valutando di istituire dei buoni-taxi per i residenti, ma i soldi sono pochi, è un problema reale». «Lo so che ci sono tanti problemi - afferma Edi Kraus, assessore comunale allo Sviluppo economico -, ne ho parlato con la circoscrizione, il costo per la sostituzione delle tratte di binario è superiore ai 680 mila euro previsti. A oggi nel bilancio questi soldi non ci sono, non sono scritti». E allora è chiaro: il tram non sarà mai più attivo, e non solo per questa estate. «Non dico questo - ribatte Kraus -, i lavori alla funicolare sono in corso, e vorremmo risolvere almeno in parte i disagi dei cittadini, l’autobus 2 non copre le loro necessità e neanche quelle dei turisti. Stiamo studiando come trovare soldi, valuteremo con la Regione». Serracchiani aveva già promesso interessamento. Più rassicuranti notizie arrivano da Trieste Trasporti, che però non ha poteri sui binari: «Certo che terremo attivo il tram quando riprenderà a funzionare - assicura l’amministratore delegato Cosimo Paparo -, ci costa di più la linea sostitutiva di bus, perché fa più chilometri: la clientela apprezza il tram, il numero di passeggeri è soddisfacente, è un mezzo attrattivo e stiamo studiando tariffe differenziate per residenti e turisti. Ora che è fermo - prosegue Paparo - non solo il personale è rimasto in azienda, ma si sta occupando molto di manutenzione straordinaria alle vetture, anche al loro interno. Abbiamo investito 100 mila euro. Noi speriamo solo che il Comune trovi molto presto le risorse per riattivare la linea».
Gabriella Ziani

 

 

Elezioni CSV - Silvestre neo-presidente del Centro Volontariato

Sergio Silvestre è il nuovo presidente del Centro Servizi Volontariato regionale. Ad eleggerlo il Consiglio direttivo riunitosi giovedì. Silvestre, attivo da anni nel campo del volontariato anche a livello nazionale, sarà affiancato nella sua nuova attività dal vice Gianpiero Licinio, appena riconfermato a capo dell’associazione Tetraplegici.

 

 

Tre giorni con “Terrafest 2013” per la sostenibilità permanente - SAN DORLIGO DELLA VALLE
Una manifestazione per celebrare la natura, con laboratori, incontri ed escursioni all'aria aperta. Dal 7 al 9 giugno torna Terrafest, giunta alla quarta edizione, in programma sul Monte Celo, a San Dorligo della Valle. «Terrafest 2013, dal titolo “sostenibilità permanente”, metterà l'accento sulle soluzioni emergenti nei settori rurali e urbani per una gestione sostenibile, tradizionale e olistica delle risorse locali – spiegano gli organizzatori - con particolare interesse a stimolare i processi di apprendimento, il concetto di miglioramento dell'ambiente sociale e l'interazione con le realtà produttive». Il programma si aprirà venerdì alle 10 con laboratori di pratiche sostenibili, camminate, escursioni e un pranzo con scampagnata. I partecipanti potranno imparare a preparare la lisciva, una sorta di detersivo naturale, ma anche mantenere al meglio le piante da balcone e d'appartamento, conoscere e curare gli animali da cortile, e scoprire le erbe selvatiche commestibili. Alle 19.30 spazio allo spettacolo “La siora del zogo”. Sabato dalle 10 “Transition day”, forum di discussione aperto agli iscritti, e ancora l'esposizione e la vendita di prodotti locali, alcuni in arrivo dalla vicina Slovenia. Alle 18 “Dialoghi in cerchio”, appuntamento educativo per famiglie sulla vita ecosostenibile e alle 19 lo spettacolo “Anime in formAzione”. Domenica si inizia alle 11, con un laboratorio di intonaco ecologico, seguito dall'attività didattica dedicata ai semi e poi si prosegue con la “Cucina pirolitica”, l'”Economia della felicità”, per finire in serata con il gruppo folkloristico sloveno “Kulturno Drustvo Na Borjaci” con favole e racconti legati alla vita agricola e del bosco. Terrafest si ispira alla tradizione orale della agricoltura, trasmissione nel tempo della memoria, spesso non scritte, di eventi sociali o storici, di usanze, di valori, di credenze e pratiche condivise, di costumi, di superstizioni e leggende, che ogni generazione, dopo aver appreso, conservato, modificato dalla precedente, trasmette alle generazioni successive. La manifestazione è aperta a tutti e negli anni scorsi ha registrando grande successo tra le famiglie, triestine e non solo. Chi desidera partecipare o ricevere informazioni sulla tre giorni di eventi può contattare il numero 3271233889 o le mail thecircle@zoho.com e
info@cesnet.it.

Micol Brusaferro

 

 

 

 

KYOTO CLUB - VENERDI', 31 maggio 2013

 

Confermate detrazioni efficienza energetica, dal 55 salgono al 65%
Sale al 65% dall'attuale 55% la detrazione fiscale per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici e viene prorogata fino a fine anno e per 12 mesi per i soli interventi sui condomini. La detrazione al 50% sulle ristrutturazioni semplici è estesa fino a dicembre ed allargata a mobili e adeguamenti antisismici nelle zone a rischio.

 

 

COMUNICATO STAMPA - VENERDI', 31 maggio 2013

 

 

Dalle grandi opere alle opere utili, a cominciare dalla viabilità.
Positiva assunzione di impegni della Presidente Serracchiani per superare progetti contestati. Abrogare le leggi che hanno aiutato un’illusione ideologica
Il dibattito appena concluso dal Consiglio regionale sulle linee programmatiche della Presidente Serracchiani consegna un valore formale ad alcuni impegni dichiarati nella campagna elettorale.
Fra questi Legambiente FVG vuole sottolineare, con soddisfazione, quelli relativi alla sospensione delle procedure per il collegamento autostradale Cimpello-Sequals-Gemona e per il collegamento Manzano – Palmanova, che l’associazione ha contestato in questi anni, insieme a comitati ed enti locali, con osservazioni, convegni e varie iniziative. Altrettanto vale per la volontà di rivisitazione della variante di Dignano.
Al di là degli strumenti e delle motivazioni amministrative che consentiranno, ci si augura, di rinunciare a questi progetti, auspicabilmente senza ripetere le storie infinite del Ponte sullo Stretto che muore e rinasce ad ogni cambio di governo e continua a costare milioni senza che un mattone sia stato posato, resta la decisione di rinunciare a scelte progettuali e priorità che sembravano fare la differenza fra declino e futuro per la Regione.
A questo vanno aggiunte le dichiarazioni del commissario straordinario per la TAV Mestre-Trieste, Bortolo Mainardi, rese recentemente a conclusione dell’incontro con i Sindaci della Bassa friulana, per cui l’unica via praticabile nel futuro è il potenziamento dell’attuale tratta Venezia-Trieste e la TAV non è più all’orizzonte delle cose praticabili e realistiche. Un altro equivoco, ed una sbagliata e strumentale interpretazione di cosa sia un corridoio europeo di mobilità, fonte di conflitti per un decennio è così finito nel nulla.
Legambiente FVG si augura che stia finendo il tempo di questi “grandi progetti” di opere pubbliche gettate con demagogia e violenza sopra il territorio e le comunità locali. Che si apra un tempo nel quale sia possibile discutere per decidere quali siano le opere pubbliche prioritarie ed in grado di creare crescita sostenibile ed occupazione. Che ci sia l’applicazione delle procedure partecipative previste dalle direttive comunitarie e dal buon senso, per evitare – come nel caso della TAV – scontri ideologici e per ascoltare le parti sociali e le comunità locali, utilizzando anche l’opzione zero o la possibilità di cambiare strada cammin facendo.
Oltre alle scelte giuntali ed amministrative servono, infine, anche decisioni legislative.
Legambiente invita, in particolare, ad abrogare quelle norme che hanno, negli anni passati, subordinato la pianificazione generale del territorio regionale alle scelte di creare corsie privilegiate per le grandi opere di viabilità. Non sono servite, come la moltiplicazione dei commissari, ad accelerare quasi niente e possono sempre costituire una tentazione per le scorciatoie.
Legambiente FVG onlus
 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 31 maggio 2013

 

 

Ferriera inserita in extremis nel decreto sulle aree di crisi
L’impianto di Servola con un emendamento va in coda al decreto Piombino sulla siderurgia. A legge approvata, tre mesi di tempo per il progetto
Un treno preso in extremis: il Governo ha inserito, attraverso un proprio emendamento, anche Trieste nel decreto relativo alle aree di crisi della siderurgia (decreto su Piombino). Ora tocca alle istituzioni pubbliche e private (Comune, Provincia, Regione, Porto, aziende e naturalmente Lucchini), fare la loro parte. In fretta perchè c’è poco tempo per definire il processo di riconversione e di riqualificazione dell’intera area della Ferriera: una volta approvata la legge, entro tre (più uno) mesi deve essere presentato il progetto, entro 9 approvato e nel giro di tre anni portato concretamente a termine. Pena la decadenza. Si è già perso troppo tempo. Ci sono finanziamenti milionari e ammortizzatori sociali che hanno un termine preciso. Conti alla mano, se la (peggiore) politica non ci si mette di mezzo, nel 2017 Servola cambierà completamente volto. A parte i commenti positivi di tutti alla decisione del Governo, il punto fondamentale ora resta il riutilizzo di quell’area. Rimane la posizione della Fiom, diversa dalle altre organizzazioni sindacali, ribadita anche ieri dal segretario Stefano Borini: «In mancanza di un progetto vero si deve comunque pensare alla siderurgia puntando anche sugli aiuti europei». Mentre tutte le forze politiche, che hanno tergiversato parecchio prima di chiedere lo stato di crisi, sono orientate a una riconversione e una riqualificazione che vada d’accordo con l’ambiente. «Una buona notizia - sottolinea il sindaco Roberto Cosolini -. Il ministro Zanonato aveva assunto questo impegno il 10 maggio all'incontro promosso dalla presidente Serracchiani a Trieste. Questo evidenza come finalmente le istituzioni riescano a marciare con efficacia, tempestività e coesione per affrontate la situazione della Ferriera. Da sindaco in passato, avevo più volte evidenziato la necessità di questo cambio di passo assumendo, tra l'altro, l'iniziativa di incaricare l'ingegnere Francesco Rosato per un supporto tecnico al nostro lavoro. La strada per il rilancio industriale e occupazionale del sito di Servola è ancora lungo e difficile ma la “squadra” delle istituzioni appare più solida e motivata. Ci sono delle manifestazioni di interesse. Oggi bisogna accelerare su progetti organici». «Abbiamo qualche strumento in più - afferma Ettore Rosato (Pd) - che dobbiamo usare bene. Bisogna che le istituzioni pubbliche e private seguano una sola strada. Non partiamo da zero. Dobbiamo andare avanti con un progetto che veda in quell’area la logistica e nuove imprese. E soprattutto trovare imprenditori pronti a investire». Per l’assessore e vicepresidente regionale Bruno Bolzonello la decisione del Governo rispecchia quanto la presidente Serracchiani aveva chiesto al ministro Zanonato: «Ora al lavoro, la Ferriera non è un problema solo di Trieste ma di tutta la Regione». Soddisfazione anche dalla parlamentare Sandra Savino (Pdl): «Il provvedimento rimedia a un grave errore compiuto dal governo Monti, che aveva escluso la Ferriera di Servola da un intervento nazionale finalizzato alla riqualificazione delle attività industriali e portuali e del recupero ambientale. Si tratta di un segnale incoraggiante».I parlamentari M5S del Friuli Venezia Giulia cantano vittoria. Per il senatore grillino Lorenzo Battista «è stato recepito l'emendamento e l'ordine del giorno che avevo presentato. Spero che questo sia il primo passo per le bonifiche e la riconversione della Ferriera di Servola». «Inizia un percorso importante per Trieste che dimostra la volontà del Governo di andare in una certa direzione - aggiunge il deputato 5 Stelle Aris Prodani -. Ora dobbiamo mantenere alta l'attenzione per favorire la soluzione alla grave crisi lavorativa ed occupazionale di Servola».
Ferdinando Viola

 

 

Vie pedonali, ora in largo Barriera
Continuano i test del Comune: traffico vietato, animazione, musica ed eventi
Continuano le “prove di pedonalizzazione” delle aree interessate dal provvedimento disposto nel nuovo Piano generale del traffico. Tra gli obiettivi prioritari del Comune vi è infatti una considerevole estensione delle aree pedonali e delle zone a traffico limitato ad alta valenza pedonale, promuovendo la mobilità pedonale e ciclabile. È proprio per sensibilizzare la cittadinanza, dopo la “prova" partita l'11 maggio con le cosiddette “ali del viale XX Settembre” (vie Crispi, Nordio, del Toro), sabato e domenica l’esperimento si effettuerà nell'ambito contiguo a largo Barriera (vie della Sorgente, Erbette, Foschiatti, San Maurizio, Fonderia). A parte le vie della Sorgente ed Erbette che verranno trasformate in zone pedonali “pure”, per tutte le altre strade interessate dalle prove si prevede la trasformazione in zone a traffico limitato a elevata valenza pedonale. «Sono due diverse tipologie di zone - precisa l'assessore Marchigiani – con caratteristiche differenti, per dare risposta a esigenze differenti. Nelle zone pedonali la circolazione è vietata a tutti i veicoli a eccezione di quelli in servizio di emergenza, delle biciclette e dei possessori di accessi carrabili all’interno delle stesse. Nelle Ztl a elevata valenza pedonale, invece, tali restrizioni vengono in parte “ammorbidite” per consentire anche l'accesso (oltre alle tipologie ammesse nelle zone pedonali) anche dei veicoli a servizio di persone con limitate capacità motorie, dei veicoli del trasporto pubblico collettivo (laddove sono previste corsie riservate), dei taxi e dei veicoli a servizio di carico e scarico delle merci». «Quando si opera in aree con attività commerciali di grana più minuta e con una più frequente necessità di trasporto merci – continua Marchigiani – occorre tenere presenti queste necessità. Un Piano del traffico non può essere un mero disegno fatto a tavolino. Il mio obiettivo non è stravolgere le caratteristiche commerciali delle zone, piuttosto di aiutare, con una riqualificazione dello spazio della strada, tali attività affinché possano godere di un maggiore flusso di persone». La pedonalizzare comporta l'eliminazione di posti-auto in strada, quindi con il Park Saba Italia è stata predisposta un'offerta scontata. Per “Vivi la Strada!” sono previste tantissime iniziative nelle vie della zona, come esposizioni di opere d’arte, oggetti di antiquariato e modernariato, lezioni di sicurezza stradale, cosmesi, alimentazione, aperitivi, prove di make-up, animazioni di profumeria, letture per bambini da 3 a 8 anni, musica, jazz e negozi conm orario continuato. Per agevolare pulizia e allestimento, lungo le vie interessate la chiusura al traffico veicolare e alla sosta sarà predisposta e dalle 9 di sabato alle 19 di domenica.
 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 30 maggio 2013

 

 

Vie pedonali l’esperimento nel weekend - ZONA BARRIERA
Prove di pedonalizzazione sabato dalle 10 alle 23 e domenica dalle 10 alle 19 nell’ambito del nuovo Piano del traffico, con l’iniziativa del Comune “Vivilastrada”. Via le auto nell'ambito contiguo a Largo Barriera (vie della Sorgente, Erbette, Foschiatti, San Maurizio, Fonderia), numerose le iniziative di animazione in programma nelle due giornate. A parte le vie della Sorgente ed Erbette che verranno trasformate in zone pedonali “pure”, per tutte le altre strade interessate dalle prove di pedonalizzazione si prevede la trasformazione in zone a traffico limitato a elevata valenza pedonale. In una nota, intanto, l’assessore all’Urbanistica Elena Marchigiani interviene sulle 164 firme raccolte contro la pedonalizzazione di via Crispi e limitrofe. «Le pedonalizzazioni nell’area ai lati del Viale porteranno via nemmeno un centinaio di posti liberi (non certo i 400 cui si fa riferimento)», precisa l’assessore, scrivendo che «per le vie in questione si prevede la trasformazione di zona a traffico limitato a elevata pedonalità: saranno quindi consentite le aree di carico e scarico; i residenti che abbiano un garage nell’area potranno ovviamente entrare; potranno entrare taxi e persone con diversa abilità». Proprio «per facilitare i residenti nell’accesso a un posto auto garantito a un prezzo modico e fortemente calmierato rispetto a quello attuale 62,50 euro al mese» il Comune ha poi siglato un accordo con Saba Italia per il contenitore di via della Pietà.
 

 

Rete idrica, ogni giorno persi 60mila metri cubi d’acqua
Il direttore strategie e sviluppo di AcegasAps

Enrico Altran: «Dispersioni dovute alla vetustà delle condotte. Varato piano innovativo per contenere le fuoriuscite»
Un progetto innovativo di monitoraggio e risanamento dell’intera rete idrica provinciale mirato al contenimento delle dispersioni d’acqua e al tempo stesso al risparmio di energia elettrica, una delle voci che incidono maggiormente nelle tariffe a carico dell’utente. È questa la scommessa che AcegasAps sta portando avanti da qualche tempo e che viene denominata “Distrettualizzazione della rete di distribuzione”: in pratica si tratta di un procedimento che consiste nell’isolare determinati tratti della rete idrica, sui quali vengono fissati dei dispositivi elettronici in grado di stabilire la quantità di acqua che entra ed esce dalle condotte, al fine di realizzare degli interventi per abbassarne nei punti critici la pressione, che poi è la variabile strettamente collegata alle dispersioni idriche. Un progetto pianificato nell’arco di quattro anni e già inserito in una domanda di finanziamenti comunitari nell’ambito del progetto transfrontaliero Ipa Adriatico. «In un primo momento l’idea era quella di intervenire contemporaneamente con la sostituzione delle condotte sia sulla rete gas sia su quella dell’acqua, ma poi abbiamo constatato che l’operazione si presentava troppo invasiva e portava con sé pesanti ripercussioni su traffico e viabilità oltre che sulle realtà economiche e commerciali della città», spiega Enrico Altran, direttore strategie e sviluppo AcegasAps. «Dunque è stato cambiato l’approccio in corso d’opera, attraverso microscavi che definirei “chirurgici” e che consentono di abbassare la pressione dell’acqua e di limitare le perdite, che peraltro in questo modo vengono più facilmente individuate: tutto questo comporta non solo il risanamento della rete idrica, ma anche il contenimento degli oneri di esercizio e un importante risparmio di energia elettrica che non può che portare effetti benefici sulle bollette a carico del consumatore». Lo stato di salute della rete idrica provinciale non è certo dei migliori, in quanto la maggior parte delle condotte in essere risale agli anni Venti ed in alcuni casi ha superato il secolo di vita. Per la statistica sono 1.100 i chilometri complessivi di condotte, 100 dei quali riguardano la rete primaria. La dispersione è piuttosto alta e si aggira sul 40 per cento, peraltro in linea con la media nazionale. Questo significa che su un trasporto giornaliero in città di 150mila metri cubi d’acqua, sono 60mila quelli che riguardano le dispersioni idriche: dati che, rapportati su scala annuale, parlano di oltre 21 milioni di metri cubi d’acqua di perdite su circa 54 milioni complessivi. «Le dispersioni idriche dipendono sia dalla vetustà delle condotte ma anche dalla particolare morfologia del nostro territorio - continua Altran -. Con questo progetto innovativo, già partito in alcune zone dell’Altipiano, le più problematiche sul fronte della maggior pressione dell’acqua, ci proponiamo nei prossimi quattro anni di monitorare e risanare gran parte delle rete, cercando di risolvere il problema delle dispersioni nell’ordine di grandezza del 12 per cento». Parallelamente AcegasAps, già da alcuni anni, ha introdotto, per quel che riguarda le condotte private, la cosiddetta polizza per le perdite occulte, quelle cioè non visibili, causate da fatti accidentali o fortuiti, quali corrosione o gelo. In questo caso è l’assicurazione a coprire il maggior costo del consumo d’acqua imputabile alla dispersione che aveva fatto lievitare l’importo della bolletta dell’utente, a carico del quale rimane comunque la riparazione del guasto. Sono circa una ventina ogni mese in città i casi segnalati di perdite occulte, mentre i costi annuali della polizza sono di 2 euro e 92 centesimi per uso domestico e di 6 euro e 57 centesimi per altri usi.
Pierpaolo Pitich

 

 

Scempio in Val Rosandra - Diecimila firme all’Ue - CONSEGNATE
Andrea Zanoni, eurodeputato dell’Italia dei Valori e membro della Commissione ambiente, salute e sicurezza alimentare al Parlamento europeo, insieme a Massimiliano Morelli e Alessandro Severi del Comitato per la difesa della Val Rosandra, ha consegnato 9.603 firme alla presidente della Commissione petizioni dell’Europarlamento Erminia Mazzoni raccolte per chiedere un intervento sul disboscamento sull'alveo del torrente Rosandra. «È stato rovinato uno dei siti Natura 2000 più belli del Friuli Venezia Giulia. Questo scempio deve essere un monito affinché simili disastri non avvengano più» ha commentato Zanoni, famoso anche per le sue campagne animaliste. «La natura è unica e dobbiamo preservarla. Lo sviluppo economico deve rispettare questo equilibrio» ha affermato Morelli. «Abbiamo raccolto quasi 10mila firme per condannare questo disastro di fronte all'Europa e affinché la zona venga ristabilita» ha aggiunto Severi. «La Commissione europea ha già chiesto alle autorità italiane di fornire chiarimenti sul disboscamento» fa sapere Zanoni. Probabile un’infrazione a carico dell’Italia.
 

 

Servola - Iniziative ambientali del Circolo Miani

Il Circolo Ercole Miani domani nella sede di via Valmaura 77 organizza alle 12 una conferenza stampa con i portavoce dei Comitati di quartiere e di “Servola Respira”, per illustrate le nuove iniziative organizzate per sottolineare l’insostenibilità di una situazione che colpisce la salute e la qualità della vita di decine di migliaia di persone.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 29 maggio 2013

 

 

Piano del traffico di sinistra? Il Pdl: «Ci sono solo testi fatti bene o male» - IL CASO
«Nessun preconcetto o pregiudizio nei confronti del Piano del Traffico anche se, oggi )ieri, ndr) in commissione, l’assessore (Elena Marchigiani, ndr) ha dichiarato che si tratta di “un piano di sinistra”. Non esistono piani di destra o sinistra, cara assessore, ma esistono piani fatti bene o male». Lo scrive il capogruppo del Pdl Everest Bertoli in una nota. «Stiamo esaminando dettagliatamente il Pgtu - aggiunge - e ascolteremo cittadini, categorie e associazioni per cogliere le proposte migliorative. Il gruppo del Pdl è intenzionato a proporre una serie di emendamenti migliorativi che, se saranno accolti, sicuramente vedranno un voto favorevole da parte nostra». I capigruppo di circoscrizione, sempre del Pdl, Roberto Dubs e Alberto Polacco vanno giù duro: «Se confermato quanto appreso, ovvero che l’assessore Marchigiani ha affermato che il Piano del traffico è un piano di sinistra, siamo di fronte ad un’affermazione gravissima. Dare una connotazione politica così forte ad una progettualità che tocca tutti i cittadini è ascrivibile solo a chi dimostra per l’ennesima volta di confondere i triestini con gli studenti di un’aula universitaria e la scrivania dell’assessorato con una cattedra».
 

Via Crispi pedonale, 164 firme per il “no”
Consegnata al Comune una petizione contro le novità previste per la zona dal nuovo Piano traffico
Il nuovo Piano del traffico continua a infiammare gli animi dei triestini. Da ultimo, ecco le 164 firme raccolte contro la pedonalizzazione di via Crispi e delle strade attigue. Nell’arco di qualche giorno la petizione ha fatto il giro dei negozi riuscendo a muovere consensi in controtendenza, visto che mai come in questo momento la limitazione al traffico veicolare viene percepita come assai utile sia al giro dei clienti sia alla qualità di vita degli abitanti. E invece sono almeno due i motivi che hanno spinto verso l’ok la petizione, consegnata proprio ieri negli uffici comunali. Innanzitutto la perdita, da parte dei residenti, dei parcheggi gratuiti finora disponibili lungo le vie aperte al traffico: almeno 400, secondo i conti degli abitanti. In secondo luogo, la sensazione dei firmatari che l'amministrazione voglia favorire, con questa operazione, gli interessi di Saba Italia Spa, proprietaria del parcheggio di via Pietà. Andiamo con ordine. Il nuovo Piano prevede la pedonalizzazione di via Crispi, fino all’intersezione di via Timeus, e delle vie attigue (San Zaccaria, del Toro, Nordio, San Maurizio, Fonderia e Foschiatti). Secondo la promotrice della petizione, Cristiana Berritta, «oltre a comportare l’eliminazione di stalli stimabili in 400 unità, questa operazione non prevede il diritto di carico e scarico per i residenti, né prezzi calmierati come si è invece stabilito per i Borghi Teresiano e Giuseppino, ove i residenti pagheranno 30 euro al mese per parcheggiare nel loro quartiere». Ecco il nodo più dolente: «L’accordo raggiunto con Saba Italia Spa – si legge nella nota - oltre a prevedere un costo mensile di 62,50 euro, verrà applicato solo ai residenti che abitano entro 250 metri dal parcheggio di via Pietà, il che esclude le vie Crispi, San Zaccaria, del Toro, Nordio e Slataper. Chi risiede qui non solo perderà i parcheggi liberi (il cui diritto è sancito dal Codice della Strada) ma dovrà anche pagare prezzo pieno in quello che diventerà l’unico parcheggio disponibile della zona». Da qui lo sprone al Comune a rivedere il Piano affinché «la pedonalizzazione non violi i diritti dei residenti a poter accedere alle proprie abitazioni, ad avere parcheggi gratuiti o a prezzi calmierati». «Altrimenti – chiosa l’abitante - la pedonalizzazione diventa utile a risanare le casse di Saba Spa. Nulla che debba comunque aver a che fare con l’interesse pubblico di un Comune».

Elena Placitelli
 

 

Kranjska Gora dice no a “South Stream”
Prime difficoltà per il megaprogetto di South Stream in Slovenia, un affare, lo ricordiamo, da 30 miliardi di euro targati Gazprom. Il tracciato previsto nel tratto sloveno dovrebbe passare attraverso la valle di Kranjska Gora per poi giungere in Italia a Tarvisio. Ebbene la popolazione della valle sta fortemente osteggiando tale tracciato. Il sindaco di Kranjska Gora, Jure Žerjav e il suo vice Jože Zupancic porteranno davanti al consiglio comunale la proposta di indire un referendum popolare proprio sul passaggio del metanodotto attraverso la valle che ospita, lo ricordiamo, un importante appuntamento di Coppa del mondo di sci alpino nonché nella vicina Planica una tappa, sempre della Coppa del mondo, di salto con gli sci. Il rischio è che la società Plinovodi che gestirà il tratto sloveno di South Stream se ne infischi dell’esito (scontato) del referendum per cui al Comune temono di gettare i soldi (per il referendum) nel cestino. La popolazione potrebbe togliere il proprio veto solamente se il metanodotto transitasse lungo la loro valle molto in profondità. «Ma mi sembra - spiega il sindaco - che così non sarà». Analoghe difficoltà il progetto le sta incontrando anche in Bulgaria.

(m. man.)
 

 

SEGNALAZIONI - Energia - Il nucleare non basta

Ben vengano, come si augura il tecnico Vardabasso, nuovi approfondimenti scientifici, ricerca e confronti pubblici su un tema, l’energia, così importante, strategico, direi vitale, per il presente ed ancor più per il futuro; anche per chiarire posizioni tanto convinte quanto superficiali, come quella dello stesso Vardabasso, secondo il quale la crisi dell’economia e dei posti di lavoro, in Italia, sarebbe da imputare alla mancanza del nucleare, mentre ci sono paesi che ne dispongono, in crisi ancor più grave, come ad esempio la Spagna; per chiarire se effettivamente il sentito problema del caro energia (elettrica) sia da imputare alla mancanza del nucleare e come mai un Paese a noi vicino, come l’Austria, facendone a meno, mantenga tariffe più basse; e come mai, anche nel caso delle forniture di acqua e gas, in Italia, le bollette siano comunque spesso più care che altrove. Di argomenti da chiarire, quindi, ce ne sarebbero molti; statistiche serie (come i piani energetici nazionale e regionale, base imprescindibile per una seria pianificazione di fabbisogno e strategia), investimenti nella ricerca sulle tecnologie (anche per ridurre gli sprechi), sostenibilità ambientale e razionalizzazione, dovrebbero essere effettivamente una priorità, in un paese che, invece, con la nota lungimiranza che contraddistingue la classe dirigente, pubblica e privata, continua ad aspettare, in balìa degli eventi, vittima della sua stessa decadenza socio-economico-culturale e preda degli sciacalli.

Lorenzo Tissini

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 28 maggio 2013

 

 

Battaglia su Porto Vecchio in Consiglio
Presentate quattro mozioni, passa quella della maggioranza che vuole un nuovo soggetto giuridico pubblico
A svolgere la regìa dell’intera operazione di recupero e riutilizzo del Porto Vecchio sia un soggetto giuridico pubblico da costituire per questo scopo. È questo il punto fondante della mozione della maggioranza di centrosinistra approvata ieri sera dal Consiglio comunale con 25 voti favorevoli e 9 contrari. Sull’annosissimo tema del Porto Vecchio la battaglia si è combattuta fino a tarda sera incentrata su addirittura un poker di mozioni, perlopiù contrapposte, presentate dai gruppi politici apparsi ancora una volta su questo argomento più spaccati della città stessa. Gli altri due punti conclusivi del documento di maggioranza impegnano il sindaco e la giunta a promuovere la concertazione tra tutti gli enti coinvolti «a favorire interventi di investimento per integrare l’area negli interessi generali di Trieste» e, pur salvaguardando le attività portuali che ancora si svolgono quali l’Adriaterminal, «ad adottare tutti gli atti necessari per l’auspicato spostamento anche parziale del Punto franco dall’area del Porto Vecchio». Ma la mozione è finita sotto gli strali del Pdl che ha ritrovato una verve dialettica che negli ultimi tempi aveva perso. «Non è un’area sottoposta alla volontà del Comune», ha esordito Paolo Rovis. «In sostanza il documento del Pd si esprime a favore della ricerca di un investitore unico - ha aggiunto Maurizio Bucci - ma le istituzioni si sono già espresse a favore di una portualità allargata; affermare che quell’area non deve essere porto, ma città, è dire una cosa fuori dal tempo». «Tutti i progetti globali sono falliti - ha concluso Piero Camber - oggi si torna giustamente allo spezzatino perché l’idea di un unico nuovo grande quartiere cittadino è franata» E ha concluso anche con l’affondo contro il nuovo soggetto giuridico: «Non farebbe altro che allungare i tempi». Pietro Faraguna del Pd ha contrattaccato: «Sono politici i vincoli che impediscono lo sviluppo dell’area che non può più essere portuale. Per questo il Punto franco è un ostacolo». Inaspettatamente in appoggio a questa tesi è arrivato Roberto De Gioia della Lega Nord: «Da vent’anni il Porto Vecchio non è più porto, va sottratto all’Autorità portuale, ma temo che lì non si muoverà nulla finchè il sindaco non sarà anche presidente del porto come prevede la città metropolitana». Invano Marino Sossi (Sel) ha evidenziato la necessità di trovare un punto di sintesi, mentre il suo partito a propria volta ha presentato una mozione che è passata e che impegna il Consiglio a delegare alla terza commissione un’operazione di approfondimento di tutti gli aspetti che riguardano il Punto franco e più in generale il Porto Vecchio. Il Movimento 5 stelle da parte sua con un documento, che però è stato bocciato, ha chiesto di fare pressioni sul Governo affinché finalmente emetta il decreto attuativo per quel che concerne il regime di Punto franco. Non è passata la mozione del centrodestra che chiedeva che venisse fatta piena chiarezza giuridica sulle prerogative del Punto franco e che chiedeva al sindaco di valutare le richieste di spostamento dell’area franca valutandone gli effetti economici per la città.
Silvio Maranzana

 

 

Piano del traffico: i privilegi di pochi, l’interesse dei più - LA LETTERA DEL GIORNO di Antonella Varesano
Sono la signora che il 22 maggio ha preso la multa di 84 euro in via Filzi 1. Ho 53 anni, mi chiamo Antonella Varesano e non è mia intenzione restare anonima (per questo ho postato personalmente la mia bici su Fb), è la multa ad essere anonima non io. Ringrazio tutti i ciclisti per la solidarietà in rete e principalmente ringrazio l’associazione Ulisse Fiab di Trieste, di cui faccio parte dal 2000, per il sostegno, l’impegno e l’aiuto nei confronti di chi come me ha deciso di fare della bici uno stile di vita. Cari triestini, andare in bici non è semplice... ci sono tante salite, si prende spesso la pioggia, i pesi sono un bel problema e quando, su un leggero falsopiano, una macchina ci costringe a frenare, dimenticando di fare un atto di gentilezza per lasciarci passare, ci sentiamo ridicoli e abbattuti a dover riprendere la pedalata... eppure al di là di questi stereotipi ogni ciclista ama la propria bicicletta e questo, lo so, è difficile da spiegare. Un ciclista non agisce contro la legge perché è parte di una comunità di cui rispetta le regole e di cui vuole elevare la qualità della vita, ma se queste regole non sono coniugate con il buon senso e si vede costretto a legare la bici a un palo (dal 1984 a oggi mi hanno rubato 3 bici) per la mancanza di stalli in zona, che cosa accade? L’accanimento specifico di quella giornata nel dare la multa alla mia bici devo ancora capirlo... non intralciava il passaggio anzi nei pali intorno 6 bici erano legate senza multa, che cosa aveva la mia di diverso proprio non lo so. Sì certo un errore si può fare, mi rendo conto, 84 euro però in questi periodi di crisi di lavoro sembrano una provocazione, un accanimento, se volete uno scherzo... la sanzione equipara infatti il mio veicolo a due ruote a un Suv! Spero che il dialogo, già intrapreso dal nostro vicesindaco Fabiana Martini con l’Ulisse Fiab, continui in modo proficuo e colgo l’occasione per chiederle pubblicamente un incontro sui temi a noi cari: la collocazione degli stalli, che per problemi della Sovrintendenza e non del Comune sono chiusi in un magazzino da mesi; l’avvio di proposte per regolamentare le sanzioni del Codice stradale riguardo le biciclette magari cercando di equipararle ai mezzi a 2 ruote come sono e non alle automobili; favorire il dialogo tra ciclisti, esercenti e pedoni che spesso richiedono l’intervento dei vigili e vedono la bici come un ostacolo invece di un alleato. Il coinvolgimento di consiglieri di tutte le parti politiche per far sì che il piano del traffico in discussione in questi giorni mantenga nella sua stesura finale le attenzioni alla ciclabilità al momento previste, senza che queste strumentalizzino il tema. Attendo poi, con interesse, l’incontro sulla sicurezza promosso da Ulisse-Fiab in collaborazione con i vigili urbani di sabato 1 giugno, dove potremo pacatamente discutere delle sorti della mia multa, che nel rispetto delle regole, dichiaro da subito di voler pagare. Un saluto a tutti i ciclisti amici del pianeta!
 

SEGNALAZIONI - TRAFFICO Privilegi e diritti

Sono una cittadina residente nella zona di Via Carducci, quella interessata dal nuovo Piano del traffico, nell’ambito del quale – in via sperimentale - il Comune sta organizzando alcuni week end di pedonalizzazione di alcune vie, coinvolgendo alcuni operatori in un interessante programma di animazione. Non si è neppure realizzata ancora (anche a causa del maltempo) la fase sperimentale della pedonalizzazione che già gli alfieri del No se pol (o meglio del No se devi) sono entrati in azione, attivando addirittura una petizione per opporsi al progetto, coinvolgendo 17 attività economiche che fungono da punti di raccolta delle firme, anche se poco hanno a che fare con la problematiche, o quando addirittura ne potrebbero essere i primi beneficiari. E qua sta il problema: un Consiglio comunale (eletto dai cittadini) vara un nuovo Piano del traffico, lo sottopone al parere delle Circoscrizioni (elette dai cittadini) e a una numerosa serie di soggetti a vario titolo interessati, ne riscontra l’approvazione e subito un’altra parte di cittadini si ribella contestando le decisioni, innescando una conflittualità senza fine. Solo che le contestazioni nascono come sempre dalla volontà di conservare piccoli vantaggi personali, in una visione gretta ed egoistica della convivenza cittadina, senza nemmeno sforzarsi di intuire che il mondo va in un’altra direzione, che reclama cambiamenti di atteggiamenti e di visioni, in una ottica di migliorare la socialità cittadina in una visione globale, che guarda sia all’aspetto residenziale che all’habitat in cui si sviluppano le attività economiche. E qui, in questa area, parliamo di attività economiche che sono effettivamente “di servizio” ai residenti e che con la loro presenza presidiano un’atmosfera di vitalità, proprio quando il panorama cittadino è rattristato da una serie crescente di insegne di chiusura. Dimenticando questo, pensando solo al problema di dove parcheggiare l’auto (la propria, ovviamente, non quella degli altri), allarmandosi per rumori assordanti generati dall’afflusso di chi sa quante migliaia di persone con un ottimismo tutto strumentale e assolutamente non realistico), inventando l’impossibilità perfino di accedere alle proprie abitazioni con bagagli pesanti (così tacciando di ignoranza chi ha progettato il Piano, che ovviamente si sarà preoccupato di questo aspetto, se non altro dovendo prevedere sempre la possibilità di accesso per i mezzi di soccorso), ebbene dimenticando tutto questo ci sono persone che raccolgono firme per presentare una petizione di opposizione al nuovo Piano del traffico, confermando il permanere nella nostra città di una larga fascia di benpensanti senza pensieri, che se ne infischiano del futuro della propria città e di come va organizzata modernamente la sua vivibilità guardando agli interessi complessivi, alla logistica della viabilità, al contenimento delle emissioni nocive, ad una immagine di pulizia e di efficienza quanto mai necessaria in questa area centrale che ho citato. Vivendo in quella zona, non ho mai notato iniziative così solerti per denunciare invece la trascuratezza della pulizia delle strade, diventate spesso vere discariche, mentre proprio alcuni (e pochi) commercianti dell’area provvedevano in proprio alla pulizia per difendere un decoro che evidentemente agli innamorati del No se devi risultava indifferente, abbagliati solo dalla possibilità di parcheggiare sotto casa, magari lasciando ferma l’auto per settimane. Io mi auguro che l’iniziativa del Comune e dell’assessore competente vada avanti, così come saggiamente è stata impostata e plaudo – alla fine - anche all’iniziativa per la petizione di opposizione, perché consente di identificare gli operatori che si prestano ad appoggiare una posizione di retroguardia (miopi perfino di fronte ai propri interessi aziendali) e domani di conoscere anche i nomi dei cittadini firmatari, per vedere quanti si prestano pretestuosamente, senza magari aver nessun interesse diretto, ad alimentare una conflittualità solo per il gusto di opporsi a chi fa qualche cosa, a chi capisce che solo cambiando le cose si può imboccare la strada del miglioramento.

Mirsada Reparati

 

SEGNALAZIONI - Trasporti Ma le piste dove sono?

Di piste ciclabili si parla molto, ma dopo due anni esatti da quando si è insediata l’attuale giunta comunale non si è visto nulla di concreto. Peggio, è stata dimezzata l’unica pista ciclabile urbana esistente nel comune, quella che dalla Stazione portava a Barcola. Ora ci sono solamente due monconi a senso unico, dal cavalcavia verso la stazione e dal cavalcavia verso Barcola. Le norme tecniche infatti impongono giustamente delle dimensioni minime per tali manufatti e non c’erano i requisiti per una pista bidirezionale. In questi tratti c’è l’obbligo per i ciclisti di percorrere la pista ciclabile, percorso in verità pieno di asperità causate dalle radici degli alberi che hanno sollevato l’asfalto. Sarebbe tanto più semplice trasformare la pista ciclabile - cioè a corsie separate per pedoni e bici - in pista ciclopedonale, vale a dire bici e pedoni insieme, in modo che gli appassionati della bici da strada possano sfrecciare lungo viale Miramare nelle corsie delle auto, cosa che peraltro devono fare comunque viaggiando nell’altra direzione, e venendo in questo caso a cadere l’obbligo di percorrenza della pista, obbligo che sussiste solo in presenza delle piste ciclabili, cioè a corsie distinte dai pedoni. Le famiglie con i bambini potrebbero viaggiare sicure dalla stazione a Barcola in entrambe le direzioni, con tutta sicurezza per i pochi pedoni. Del resto anche l’altra pista esistente, la ciclopedonale delle Rive, vede i ciclisti fare lo slalom tra i pedoni, in questo caso numericamente ben presenti, spesso pure contrariati dal passaggio delle biciclette perché convinti di trovarsi su un marciapiede, con il Comune che fa di tutto per aumentare i rischi, posizionando una struttura pubblicitaria proprio nel punto più stretto, di fronte il Salone degli Incanti, lasciando solo ottanta centimetri per il passaggio di biciclette e pedoni in entrambi i sensi, tra cassonetti e chioschi del bus. L’amministrazione comunale non ha compreso che la bici è un mezzo di trasporto per andare a lavorare, e non solamente per fare scampagnate la domenica, i ciclisti hanno tutto il diritto di viaggiare veloci, ma senza rischiare di uccidere un pedone. Sulle Rive il viaggiare in strada comporta il rischio concreto di finire schiacciati da uno dei numerosi Tir che le percorrono, vista la larghezza limitata delle corsie, oppure di finire con le ruote nelle caditoie dell’acqua, argutamente posizionate con larghe aperture longitudinali al senso di marcia. Chissà quanti anni serviranno ancora per avere delle vere piste ciclabili in centro, e non solo vaghi progetti solamente di facciata.

Giampaolo Bressan
 

 

Parcheggi selvaggi a Bioest, multe a raffica
Automobilisti imbufaliti ma qualche macchina nell’area dell’ex Opp era posteggiata sulle aiuole
Raffica di multe a Bioest. Una sanzione sul parabrezza, l’amara sorpresa dei visitatori di ritorno dalla fiera andata in scena sabato e domenica nel parco di San Giovanni. Non trovando parcheggio all’arrivo, hanno approfittato delle aiuole tra gli alberi, ai margini della stradina che taglia verticalmente il verde giardino dell’ex Opp. Una scelta discutibile, se non altro alla fiera che fa dell’ambientalismo il suo manifesto. «Per un evento così importante chiuderanno un occhio», avrà immaginato qualcuno, non prima di aver girovagato in lungo e in largo in cerca di un posteggio. Ma il pensiero troppo ottimistico non ha incontrato la clemenza dei vigili che, penna e taccuino, hanno punito i trasgressori senza tanto tergiversare. E alla fine sono fioccate le proteste. Qualcuno lamenta un non meglio precisato “ordine di ripristino” che i vigili avrebbero scritto sulla multa, forse per invitare l’automobilista a sistemare l’erba schiacciata dalle ruote. «Mi sono trovato appiccicato al parabrezza una multa di 40 euro – tuona Giovanni Bon -, ma non è tanto il danno economico, quanto la consapevolezza che gli interventi punitivi potrebbero essere sostituiti più efficacemente da altri accorgimenti». E giù l’elenco: «Eccezion fatta per gli espositori, il transito delle auto al parco potevano anche chiuderlo, se solo avessero istituito una navetta per permettere a tutti di spostarsi agilmente all'interno del parco. A maggior ragione se la fiera è frequentata da anziani, famiglie con bambini e visitatori che giungono fin dalla Slovenia. Non solo: perché non intensificare i collegamenti dei bus dal centro città agli ingressi, in alto e in basso, del parco, agevolando l’afflusso degli anziani, dei bambini, delle persone disabili o comunque prive di mezzi propri?» A dirsi scandalizzata anche un’altra visitatrice, di nome Laura: «Quando sono arrivata non c’era più posto per parcheggiare e ognuno si sistemava come poteva. Il fatto che i vigili siano arrivati solo dopo, lascia pensare a una manovra costruita appositamente per fare cassa». Agli occhi degli organizzatori, l’episodio merita invece di essere ridimensionato: «Solo alcune auto sono state multate – mette le mani avanti Tiziana Cimolino di Bioest -. Ognuno può dire la sua, ma gli automobilisti sanzionati avevano lasciato il mezzo sull’erba o comunque dove il passaggio del bus era ostacolato. L’afflusso è stato buono, soprattutto domenica, grazie al bel tempo, e ogni padiglione è dotato di un certo numero di stalli. Parlare solo di multe – chiosa – non è il miglior modo per descrivere la fiera, organizzata in un parco non ancora ben valorizzato. Grande il successo che ha per esempio avuto il tema dell'anno, incentrato sulla nascita e il bambino».

Elena Placitelli
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 27 maggio 2013

 

 

Un corso di “permacultura” per le città del domani - ORGANIZZATO DA BIOEST DAL GRUPPO “DECRESCITA FELICE”
MUGGIA Il corso di orticoltura ecologica organizzato a Muggia dal gruppo “Decrescita Felice” insieme a Bioest, denominato “Assicurati un raccolto”, è giunto al tema della permacultura. Le tre lezioni teorico- pratiche sull’ampio argomento si sono svolte però non nel comune rivierasco ma a Trieste, nel comprensorio di San Giovanni, per tre giorni, dal 24 maggio a ieri. Il docente era d’eccezione: Mattia Pantaleoni, proveniente dall’accademia nazionale della permacultura, progettista e consulente. In cosa sono consistiti gli incontri? Lo spiega Jacopo Rothenaisler, presidente dell’associazione ambientalista Impronta Muggia: «La permacultura è un metodo integrato per progettare sistemi equilibrati, sostenibili ed estetici. L’obiettivo è seguire l’insegnamento della natura: applicando principi e strategie proprie di questo metodo è possibile ripristinare l’equilibrio dei sistemi che stanno alla base della nostra vita». In Italia si è iniziato a parlare di permacultura nel 2000: il concetto riunisce spunti provenienti da aree molto diverse quali l’architettura, la biologia, la zootecnia. «Tutti gli amministratori pubblici – sottolinea Rothenaisler – dovrebbero seguire un corso di questo tipo, perché su tali basi si può costruire un sistema grande quanto il proprio balcone, giardino, quartiere o addirittura come la propria città». Attraverso determinate tecniche, secondo gli esperti in materia, una comunità sarebbe in grado – a lungo termine – di assicurarsi l’autosufficienza per quanto riguarda la produzione di cibo ed energia in loco. Di qui la definizione di resilienza, cioè la capacità della comunità di resistere ad un evento traumatico che rischia di metterla in ginocchio ed affamarla. «È opportuno iniziare ad intraprendere questa strada: comunque la si pensi, questo è il secolo in cui esauriremo il petrolio», sostiene Rothenaisler. Apprendimento attivo, principi etici, osservazione sul campo, pianificazione: il corso comprendeva tutto questo, ed altro ancora.

Davide Ciullo

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 26 maggio 2013

 

 

Nel Pdl chiarimenti a muso duro Si riparte dal no al Piano traffico
Toni a tratti molto accesi nella riunione-fiume del coordinamento.

Di Rovis l’intervento più critico mentre il “caso revisori” del Comune ha fatto alzare la tensione tra Marini e il duo Bertoli-Giacomelli
Se le sono cantate per tre ore e mezza, perché tanto è durato l’altra sera il coordinamento provinciale del Pdl riconvocato dopo quasi un anno. Pochi, però, confessano d’aver sentito acuti e voci grosse una sopra l’altra, nonostante l’assolo di Paolo Rovis, criticissimo verso la gestione delle più recenti campagne elettorali (presumibilmente anche perché scottato dalla sua esclusione dalle liste per le regionali), e nonostante i coltelli volati durante la discussione sul “caso revisori” (Giamporcaro fuori dal collegio comunale e Mazzi dentro col Pdl che si è fatto beffare da un accordo sotterraneo tra Un’altra Trieste, Lega e franchi tiratori del centrosinistra) tra Bruno Marini da una parte e Everest Bertoli e Claudio Giacomelli, il capogruppo e il suo vice in Municipio, dall’altra. Ma, ora che hanno finito di cantarsele, nel partito la musica è cambiata, si è fatta più armoniosa di com’era negli ultimi mesi, prima di quelle tre ore e mezza. E qui sì che tutti si affannano a sottolinearlo. A giurare, appunto, che la musica è cambiata. In meglio. La seduta spiritica del Pdl, dunque, è servita a qualcosa. I berluscones hanno battuto un colpo, e probabilmente sono pronti, adesso, a batterne più d’uno. Bersagli: Roberto Cosolini e l’amministrazione comunale di centrosinistra. Perché è a Palazzo Cheba - fanno capire un po’ tutti - che va ingaggiata la vera lotta politica. I bisbigli della vigilia - che raccontavano di un ticket Sandra Savino - Piero Tononi, ovvero coordinatrice e vice vicario, preparati a dare una scossa ai consiglieri comunali nella prospettiva di un’opposizione più cattiva - si sono tradotti alla fine in un breve comunicato di resoconto della serata, nel quale, guarda caso, si parte dal Piano del traffico. Materia comunale, fino a prova contraria. Il coordinamento (come si legge a lato, ndr) ha deciso infatti di convocare prossimamente una «riunione allargata» di consiglieri comunali e circoscrizionali per imbastire insieme una strategia per combattere il documento fin qui redatto dall’amministrazione Cosolini e prossimo al vaglio dello stesso Consiglio comunale. Tutto, o quasi, è passato appunto per un comunicato. Metodo mutuato evidentemente dal Pd, dove son maestri nel chiudersi a riccio per poi parlare con una voce sola quando i temi sul tavolo scottano. «È stato un momento di chiarimenti importante, dove si è fatta politica seria, anche nelle migliori famiglie può capitare di mandarsi a quel paese», riferisce Piero Camber, il solo dei big con Sergio Dressi - oltre al fratello Giulio, che nemmeno c’era ma non è una novità, questa, ai coordinamenti - a non aver preso la parola, così almeno raccontano i dietro le quinte. «È stata una riunione lunga, proficua e serena, in cui il coordinamento ha espresso apprezzamento per il lavoro dei consiglieri comunali, invitando tutti i colleghi a prendere esempio da noi», aggiunge dal canto suo Bertoli. «Non sono autorizzato a parlare», la chiude subito Rovis, il quale poi, nel pomeriggio, s’affida a mente fredda a un comunicato personale, annunciato peraltro ai colleghi, per smentire le voci che lo vorrebbero in partenza dal Pdl, destinazione Fratelli d’Italia. «La mia stima per Crosetto - scrive Rovis - è cosa nota fin da quando si opponeva in Parlamento ai devastanti provvedimenti del governo Monti. Tuttavia, sono da sempre convinto che le battaglie per affermare idee e proposte si combattono lealmente all’interno del proprio partito. Continuerò a portare il mio contributo di proposte e idee. Consapevole che potrei, talvolta, risultare scomodo». «Ma chi ricerca silenzi e oziosa comodità si trovi un intimo salotto vellutato, non un partito di grande rappresentanza popolare», il messaggio di Rovis, che - si dice - abbia avuto il fegato di portare dentro il coordinamento, sotto forma di critica, le malizie che circolano a proposito di un Pdl “impegnato” a perdere le regionali pur di non far diventare Dipiazza vicegovernatore. «Il mio intervento - si limita a dire Marini - è stato in parte volutamente provocatorio perché preferisco un coordinamento lungo, aspro e schietto, piuttosto che un coordinamento cloroformizzato. Siamo un grande partito, e in un grande partito ci sono più punti di vista. Non siamo mica il Partito liberale di Maurizio Facchettin». Ovvero lo storico fedelissimo di Antonione. Il nemico che stava in casa e che ora, quello sì, è fuori. @PierRaub
Piero Rauber

 

 

Fareambiente «Risparmio energetico

Contributi da prorogare» FareAmbiente chiede la proroga degli incentivi pubblici per l’efficientamento energetico nei progetti di ristrutturazione edilizia. Al momento In Fruli Venezia Giulia il 60% degli edifici ricade nella classe “G”, ovvero la meno efficiente.

 

 

Un anno di impegno nella difesa della natura con il bando dell’Arci - PER I RAGAZZI
Un’opportunità, una bella opportunità per tutti i ragazzi, su cui davvero farci un pensierino. Scade il prossimo 10 giugno il termine per presentare la domanda all’Arci servizio civile, la più grande associazione italiana dedicata esclusivamente al servizio civile, che mette a disposizione dei giovani l’opportunità di dedicare un anno a favore di un impegno nell’ambito della promozione di una cultura di pace e solidarietà, di educazione e promozione culturale e alla pratica sportiva, di salvaguardia e tutela dell’ambiente. Anche nella nostra città sono davvero tanti i ragazzi che ogni anno aderiscono, riuscendo a conciliare l’attività svolta con lo studio. Perché l’esperienza vale, e in nessun caso si può parlare di anno “perso”. Lo scorso 13 maggio, in particolare, è uscito il bando Servizio civile solidale rivolto a giovani esclusivamente di 16-17 anni, che ha visto l’Arci del Friuli Venezia Giulia partecipare con tre progetti a Trieste, per un totale di diciotto posti. Tutti i giovani interessati possono presentare la domanda direttamente alla sede locale, con l’inizio del servizio che prenderà il via a luglio. L’impegno richiesto ai ragazzi? È di trecento sessanta ore distribuite nell’arco dell’intero anno scolastico, compatibile naturalmente con lo studio in classe. Tra l’altro, è previsto un riconoscimento economico: si tratta di 892 euro e 38 centesimi, che di questi tempi possono sempre far comodo. Qualsiasi informazione si può ricevere direttamente alla sede dell’Arci di via Fabio Severo 31, al seguente numero telefonico: 040-761683 . Oppure c’è il sito www.arciserviziocivilefvg.org, oppure ancora si può scrivere una mail a trieste@arciserviziocivile.it. Ricordiamo che gli ambiti di impiego dei ragazzi sono: educazione e promozione culturale, educazione alla pratica sportiva, difesa ecologica, tutela e incremento del patrimonio forestale, tutela e salvaguardia del patrimonio storico, artistico, culturale e ambientale, politiche della pace e diritti umani. Ultima annotazione: sul sito Internet di riferimento si possono trovare anche i dettagli sui singoli progetti e le iniziative avviate in città e in regione.

Micol Brusaferro
 

 

Estate sopra e sotto l’acqua per scoprire la biodiversità - EVENTI»A MIRAMARE
Da giugno a settembre l’Area marina protetta di Miramare propone una serie di appuntamenti per grandi e piccoli: sea watching, laboratori tattili e trekking
L’Area marina protetta del Wwf di Miramare si prepara a un’estate ricca di eventi e prima di annunciare i dettagli dei singoli appuntamenti ricorda agli appassionati del mare le iniziative per la bella stagione, tra conferme e novità. Dalla fine della scuola fino a settembre, l’Area e il suo centro visite all’interno del parco di Miramare cambieranno orario, per aprire al pubblico ogni giorno e offrire attività eco-ricreative sia sul promontorio di Grignano e sia nelle acque protette sotto il castello. Non mancherà il consueto appuntamento con il sea watching per grandi e per bambini, che prevedono escursioni in mare con maschera, pinne e snorkel, organizzato anche nell’ambito dei centri estivi settimanali diurni o residenziali, che accompagneranno i ragazzini dagli otto anni in su alla scoperta della biodiversità marina del golfo di Trieste attraverso uscite, giochi sul mare, fotografie subacquee volute anche per valorizzare l’importanza di conservare la natura e fruire del mare in modo sostenibile. Per gli “snorkeller” più esigenti il mese di agosto sarà dedicato ad approfondire, in quattro appuntamenti a cadenza settimanale, le peculiarità di alcune famiglie di organismi marini che vivono nelle acque di Trieste. Si comincerà con incontri teorici con le guide del Wwf, per proseguire con un’uscita in mare per osservare da vicino le bellezze del mondo sommerso. Anche i subacquei (muniti di brevetto) sono i benvenuti alla riserva dove, sempre accompagnati dallo staff, potranno scegliere tra escursioni da terra, dalla barca e ancora al tramonto, nella suggestiva atmosfera del crepuscolo. Ai più piccoli invece, non ancora in grado di utilizzare la maschera e il tubo, Miramare dedica una giornata alla settimana, per tutta l’estate. Il lunedì infatti sarà il giorno delle “Impronte nel mare”, un appuntamento di avvicinamento all’acqua tra laboratori tattili e piccole e grandi scoperte nell’acqua bassa della spiaggia protetta di Miramare, pensato per i piccoli dai 5 anni in su. La vera novità dell’estate infine, pensata per i più avventurosi, sarà il “Trekking con le pinne”, veri e propri percorsi naturalistici a piedi, lungo la costiera, per scoprire il meglio della natura carsica e mediterranea, accompagnati da una guida naturalistica, fino a scendere e concludere la giornata osservando i fondali. Tutti i programmi aggiornati e i dettagli delle attività, sono disponibili sul sito www.riservamarinamiramare.it o sulla pagina Facebook della Riserva, ma è anche possibile ricevere notizie aggiornate via mail scrivendo a promozione@riservamarinamiramare.it.
Micol Brusaferro

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 25 maggio 2013

 

 

Grado promuove a metà il “villaggio” di Zamparini - Il progetto Vivere in laguna illustrato durante l’incontro organizzato da Il Piccolo

La Regione chiede garanzie, mentre il Comune strappa 11 milioni dalla proprietà
GRADO Il progetto “Vivere in Laguna” da 800 milioni di euro un sogno per “pochi intimi” o una reale opportunità per la comunità di Grado e la scommessa turistica del Friuli Venezia Giulia? Su questo interrogativo di fondo ieri pomeriggio, all’Auditorium Biagio Marin, si è sviluppata la tavola rotonda organizzata da “Il Piccolo”, in collaborazione con NordestEuropa editore, moderata dal direttore della testata giornalistica Paolo Possamai. E alla sequela di garanzie su uno sviluppo turistico in grado di portare Grado a livelli internazionali espresse dall’imprenditore Maurizio Zamparini e di un piano a misura di ambiente e d’avanguardia tecnologica, si sono fatte avanti chiare richieste di “compensazione”. Il vicepresidente della Regione, Sergio Bolzonello, chiamato dal pubblico per le conclusioni lo ha evidenziato: «Il rilancio economico-produttivo ed il mantenimento dei posti di lavoro è un obiettivo centrale. Il turismo attuale è superato, mostra i segni dell’incapacità ad aumentare le presenze. Se il progetto Zamparini rimarrà un investimento separato dal contesto di sviluppo per Grado, non ci interessa. Se vuole avere gambe va inserito in un quadro di riqualificazione generale, in una cornice come minimo regionale». Incipit della serata all’insegna della polemica. Il direttore Possamai non aveva neppure iniziato a illustrare scopo e modalità della tavola rotonda che è stato interrotto: «È una presentazione “a scatola chiusa”, privata di dibattito». Possamai ha sottolineato con determinazione: «La tavola rotonda si propone di presentare il progetto, dando la parola a esponenti istituzionali, imprenditoriali, sindacali. Ascoltiamo di cosa si tratta. Mi auguro che possa essere l’inizio di una serie di approfondimenti. Un piano di tale portata va reso pubblico e devono essere palesi gli interessi soggettivi e collettivi». I “dissidenti” (rappresentanti di Liber@, ndr) hanno lasciato l’auditorium. Il progetto è stato tratteggiato da due esperti, Emanuele Boscolo, docente di diritto amministrativo dell’università di Como, e l’architetto David Palterer. Boscolo ha evidenziato il modello urbanistico frutto del partenariato tra privato e pubblico. Ha parlato dell’accordo sottoscritto nel 2009 tra il Gruppo Zamparini e il Comune di Grado, per il quale «la cura dell’interesse pubblico non viene meno». La “cifra” di questa alleanza, ha concluso, è la convergenza tra istanza pubblica e privata. Palterer ha evidenziato il ruolo dell’architettura che «non può ignorare la memoria stratificata» del territorio di Grado e l’esatta comprensione del luogo dove si va ad operare. Il presidente regionale di Legambiente, Elia Mioni, lo ha premesso: «Non sono contro questo progetto per posizione precostituita. Tuttavia, non riesco a percepire tra queste immagini di fiori, natura e rispetto dell’ambiente l’effettiva portata di questo ampliamento urbano. Il problema è il rapporto tra questo imponente progetto, non l’unico sul tappeto, e gli effetti in termini di raddoppio della popolazione e delle volumetrie. Mi chiedo perchè invece non puntare sul recupero dell’esistente?». «Abbiamo un centro fino a Città Giardino ormai edificato. Difficile pensare a micro-interventi privati. Valle Cavarera rappresenta uno sviluppo per il futuro». E alla domanda a proposito del “rapporto di forza” tra pubblico e privato, ha risposto: «Non verrà detto “sì” a tutto. Non siamo qui per promuovere il piano-Zamparini, nè speculazioni. In questo momento di crisi economica, guardiamo allo sviluppo turistico e a nuovi posti di lavoro. Abbiamo strappato 11 milioni di euro alla proprietà. Abbiano ottenuto 54 appartamenti che saranno dati in affitto agevolato ai gradesi. E non si tratta di case popolari. Maricchio poi ha scandito: «Valle Cavarera non sarà una Milano 2. Abbiamo l’obbligo di vigilare. Del resto si tratta di un terreno rimasto edificabile da 35 anni: dove eravamo prima?». Il progetto Zamparini prevede 1.000 nuovi posti di lavoro. Il segretario regionale della Cisl, Giovanni Fania ha osservato: «La disoccupazione in regione è ai massimi storici. È necessario un serio ragionamento sul futuro. Il turismo può diventare importante, ma dev’essere compatibile con la qualità della vita dei residenti e dell’ambiente. Tuttavia la regione non può permettersi oggi di dire “no” a tutto. La prospettiva di mille posti di lavoro è una speranza per un’occupazione seria e stabile soprattutto per i giovani». Il presidente di Confindustria di Udine, Adriano Luci, ha fatto riferimento al progetto di turismo industriale integrato: «Questo progetto - ha detto - può dare sviluppo a Grado e a tutta la regione. All’imprenditore va permesso di operare, ma non può prescindere dal rispetto delle regole, dall’etica e dalla passione, che qui mi sembra stata espressa». «Sono gradese d’adozione, conosco profondamente questo territorio. È stato l’amore per la mia terra e i miei ricordi a farmi scendere in campo. Ma sono 8 anni che sto cercando di tradurre in realtà questo sogno per l’Isola. Il progetto è stato modificato: più verde, più piste ciclabili, le terme all’avanguardia. Voglio portare a Grado i turisti internazionali». Da Possamai una domanda diretta: a fronte di 800 milioni di euro, qual è il business-plan di questa operazione? E Zamparini: «Ci sono sacche di liquidità spaventose nel mondo. Sono in contatto con imprenditori molto importanti, li porterò a Grado quando l’iter del progetto sarà concluso. Però spiegatemelo: dove lo mettete il rischio di impresa che ho affrontato e sto affrontando?».
Laura Borsani

 

 

SEGNALAZIONI - CONCONELLO Obiettivo strategico

In relazione all’articolo del 13 maggio scorso, nel quale si dava notizia dell’esposto denuncia del signor Mario Galli nei confronti dell’Amministrazione comunale accusata di omissione d’atti d’ufficio per non aver ancora attuato la rimozione e lo spostamento delle antenne di Conconello, voglio precisare che l’amministrazione, che condivide in pieno i contenuti e le preoccupazioni del signor Galli, vuole risolvere in modo definitivo il problema delle antenne situate a Conconello. Gli assessorati all’ambiente e all’urbanistica sono infatti fortemente impegnati nell’avviare la procedura di delocalizzazione di tutte le antenne dell’abitato di Conconello nel nuovo sito posto sul Monte Belvedere nella zona “Z3b”, così come individuata dalla Variante n. 97/2007 del Piano regolatore generale comunale. Sull’argomento, nel corso dell’ultimo anno, sono state indette dal Comune di Trieste delle Conferenze di servizi istruttorie che, per la prima volta, hanno visti riuniti attorno ad un unico tavolo tutti i Ministeri competenti, la Regione Fvg, l’Arpa-Fvg, gli altri enti interessati alla problematica nonché i soggetti proponenti. In quella sede sono state affrontate le diverse problematiche sollevate dal progetto unitario presentato dai proponenti per il nuovo sito, quanto la zona prescelta è sottoposta a vincoli di varia natura (paesaggistico, idrogeologico, Zps, Sic, Natura 2000). Per tale motivo i tempi entro cui potrà avvenire lo spostamento non sono ancora quantificabili. Per quanto riguarda la situazione attuale si conferma che il Comune ha richiesto all’Arpa misure del campo elettrico in banda stretta per meglio definire i contributi delle diverse emittenti (che negli anni hanno in molti casi cambiato ragione sociale e/o punto di trasmissione), e procedere, se del caso, verso quelle risultate maggiormente responsabili. A prescindere dall’esito di tali misure, in nome di quel principio di massima precauzione che deve essere adottato anche (e soprattutto) nei confronti dell’inquinamento elettromagnetico e la scelta del Comune resta comunque quella di delocalizzare tutte le emittenti presenti nell’abitato di Conconello, e ciò potrà avvenire una volta che si siano realizzate le nuove infrastrutture sul monte Belvedere. Per questa amministrazione comunale si tratta di un obiettivo strategico per il quale, rassicuri il signor Galli, si sta lavorando con grande impegno.

Umberto Laureni (Assessore all’Ambiente Comune di Trieste)

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 24 maggio 2013

 

 

Nuovo Piano traffico, parcheggi più cari - URBANISTICA »SOSTA A PAGAMENTO
Previsti incrementi delle tariffe orarie negli stalli in superficie: dai 5 centesimi in più della zona viola ai 20 della gialla
il balzello aggiuntivo Prospettato anche un ulteriore aumento del 50% dalla terza ora in poi, confermato il forfait mensile per i residenti
Aumenterà sì le zone pedonali, ma farà salire anche le tariffe per la sosta a pagamento in superficie. Il Piano del traffico continua a muovere i passi che lo porteranno, fra giugno e luglio, all’approvazione in Consiglio comunale e, con le varie novità in chiave viabilistica e urbanistica, propone pure una revisione tariffaria per gli stalli blu a cielo aperto. L’ha confermato ieri mattina l’assessore alla Pianificazione urbana, Mobilità e traffico del Comune, Elena Marchigiani, a margine della presentazione dell’accordo con Saba Italia di cui si riferisce nell’articolo a fianco. Parcheggiare l’automobile a pagamento all’aperto, una volta che il Piano avrà completato pure le tappe della sua fase attuativa, costerà di più. Nella zona viola, la centralissima (oggi interessa gli stalli di via del Teatro romano e via Punta del forno, ma in futuro si amplierà a via dell’Orologio e via del Mercato Vecchio) e per questo anche la più onerosa per l’utenza, si passerà da 1,65 euro all’ora a 1,70. Saltino da cinque centesimi. Nella zona rossa, il cui ticket orario attuale prevede l’esborso di un euro e 40 centesimi, il balzello sarà da 0,10: con cifra finale di 1,50 euro all’ora. Di rosso vestiti sono attualmente gli spazi di via Cadorna (da via Boccardi a via del Mercato vecchio), via del Mercato Vecchio, piazza Ponterosso, e nel Borgo Teresiano via Machiavelli, via Torrebianca e trasversali. Da Piano la zona rossa si estenderà ancora lungo il Borgo Giuseppino e in quello Teresiano. Più marcato ancora l’aumento per la zona gialla, destinata - nelle intenzioni dell’amministrazione Cosolini - a vedere la sua tariffa passare dall’odierno costo di un euro all’ora all’1,20 previsto. Naturalmente, anche questi cambiamenti, come tutto il Piano del traffico, saranno oggetto di discussione e di votazione in sede di Consiglio comunale. “Gialli” sono oggi gli stalli attorno a largo Panfili, nell’area di largo Barriera Vecchia e sul colle di San Giusto: secondo la bozza del Pgtu questa tinta andrà a interessare le aree subito all’esterno del perimetro del centro storico. Nessuna variazione, infine, per la zona blu, vigente in largo Roiano con i suoi 60 centesimi all’ora. La stessa, da nuovo Piano del traffico, sarà sistemata in punti caratterizzati dalla presenza di varie attività commerciali nelle zone di Roiano, Chiarbola, San Giovanni, Miramare, Basovizza, Prosecco e Opicina. «E stiamo valutando la proposta giunta dalle circoscrizioni di consentire la sosta gratuita per la prima mezz’ora nelle zone blu - ricorda Marchigiani -, proprio in modo da favorire gli acquisti “mordi e fuggi” nei negozi». Non è finita. Perché nell’ambito di questa revisione, entra un ulteriore nuovo dettaglio. Il Comune sta pensando infatti, di applicare nelle zone viola, rossa e gialla (esclusa dunque la sola blu), una maggiorazione del 50% della tariffa a partire dalla terza ora di sosta in poi. Ciò significa, ad esempio, che per la zona viola si andranno a pagare - nel caso di approvazione degli adeguamenti - 2,55 euro dopo averne sborsati già 3,40 per le due ore precedenti (1,70 più 1,70). Conto totale per tre ore di parcheggio negli stalli più costosi della città: 5,95 euro. Una pizza. Effetto 50% per la terza ora in zona rossa: due euro e 25 centesimi. E in zona gialla: 1,80. Il Comune spinge sul minor uso dei mezzi in centro e anche sull’utilizzo dei parcheggi in struttura. Va inoltre ricordato infine che il Piano del traffico prevede l’introduzione del forfait mensile da 30 euro riservato ai residenti per la sosta nelle aree a pagamento del Borgo Teresiano e del Borgo Giuseppino.
Matteo Unterweger

 

Accordo Comune-Saba Italia - Nei contenitori invece arrivano le agevolazioni per i residenti
Si pagherà la cifra di 750 euro all’anno per sistemare l’auto dentro le strutture di via della Pietà, del Silos e di via Giulia.

L’offerta entrerà in vigore con l’attuazione del Pgtu
Accordo fra Comune e Saba Italia per garantire ai residenti tariffe agevolate nei parcheggi in struttura che la società in questione gestisce. Si partirà con il park di via della Pietà vicino all’Ospedale Maggiore, seguiranno a ruota quelli del Silos (a fianco della stazione ferroviaria) e di via Giulia (subito dopo il centro commerciale). L’offerta sarà riservata ai residenti in un’area definita da un raggio di 250 metri nelle vicinanze dei diversi contenitori. Potranno sistemare la loro automobile al coperto per 750 euro all’anno. Cioè poco più di 62 euro al mese. «Due euro al giorno, mentre oggi la tariffa è di un euro e cinquanta centesimi all’ora. Si punta a favorire l’utilizzo delle strutture per migliorare la vivibilità e la sicurezza delle strade e degli spazi della zona», ha sintetizzato l’assessore Elena Marchigiani, presentando l’operazione. «L’introduzione di questi prezzi agevolati - ha continuato la responsabile della Pianificazione urbana nella giunta Cosolini - avverrà contestualmente all’attuazione del Piano del traffico». Scatteranno cioè via via che le novità previste dallo strumento urbanistico entreranno concretamente in vigore. La presentazione della convenzione si è tenuta non a caso in via Nordio, all’angolo con via Crispi, punti destinati a tramutarsi in zone a traffico limitato a elevata pedonalità e relativamente vicini al parcheggio di via della Pietà. «Le ali di viale XX settembre e le vie del Borgo Teresiano saranno tra le prime a partire con le novità del Pgtu, perché nelle stesse non vi è promiscuità con il trasporto pubblico locale», è stata la puntualizzazione di Marchigiani. Che ha confermato inoltre come fra gli obiettivi del Piano vi sia anche quello di dare un aiuto alle attività economiche, cioè a negozi ed esercizi pubblici. Dal canto suo, Giulio Torres, responsabile territoriale di Saba Italia, nell’osservare come quello del Piano del traffico sia un tema delicato, ha sottolineato l’importanza di armonizzarlo «con interventi sulla sosta che lo rendano praticabile». E in questo senso vanno lette le sperimentazioni in essere, avviate contestualmente ai test pedonali programmati dal Comune da maggio in poi (sin qui una sola giornata, con il secondo weekend rinviato per maltempo all’1 e 2 giugno). Proprio nei primi due finesettimana di giugno, sempre in concomitanza con le prove di pedonalizzazione calendarizzate (rispettivamente nella zona attorno a largo Barriera e poi tra via Mazzini, corso Italia e la parte alta del Borgo Teresiano), Saba Italia proporrà nuovamente la tessera prepagata di 165 ore al costo di 40 euro, ovvero 0,24 euro l’ora, e la tariffa giornaliera da 7 euro per il sabato e la domenica.

(m.u.)
 

Trasporto ecologico bocciato: bici multata in via Filzi
Era agganciata a un palo, non dava fastidio a nessuno eppure la proprietaria dovrà pagare 84 euro. I vigili urbani: «Un errore, come sanzionare il vento»
Era lì, sola, innocua. Agganciata a un palo sul marciapiede di via Filzi. Osservava il traffico, in attesa della sua proprietaria. Non disturbava: non era sulle strisce, non impediva il passaggio. Timida e discreta, era lì, mercoledì. Non chiedeva niente a nessuno, anzi: orgogliosa della sua ecologicità, guardava di sottecchi gli “altri”: macchine, motorini, quad... Quanto inquinamento. Lei no, lei è la protagonista della mobilità sostenibile, quella stessa mobilità su cui intende puntare il Comune con i suoi 85 chilometri di nuove piste ciclabili. Un bell’incremento, visti i 5 attuali. Eppure vallo a spiegare che la bici fa bene, e fa bene a tutti: a chi pedala e a chi usa i pedali, perché un pizzico di inquinamento lo respira pure lo scontroso automobilista triestino. Ma niente da fare: quella due ruote non passa inosservata, pure se lì non dà fastidio a nessuno. Quasi a nessuno: perché passa la polizia municipale, solerte, anche troppo. Multa le autovetture vicine. E seppure la povera bici sia agganciata stretta stretta al suo palo, attaccata o quasi al cordolo del marciapiede, l’integerrimo vigile inesorabilmente stacca dal suo blocchetto il foglio delle sanzioni: 84 euro di multa. Per divieto di sosta. Questo sì che è scrupolo. Lo stesso che ha mosso la mano di chi ha sanzionato e “giustamente” allontanato da piazza Unità, a dicembre, l’ippotrainato San Nicolò, “catturato” mentre distribuiva cioccolata calda e dolciumi ai bimbi. Così la foto della bici multata, una delle tante a dir la verità, ha fatto il giro di Facebook e la sua proprietaria, Lella Varesano, si è arrabbiata parecchio. Ma il buonsenso, dov’è finito? «Comprendo lo stupore, è stato un errore», ammette il vicecomandante della polizia municipale Luciano Momic. «Secondo il codice della strada la bici è un veicolo, quindi sul marciapiede non può starci a meno che non ci sia la rastrelliera. D’altra parte, però, se vogliamo avere una città a misura di pedone e non abbiamo le rastrelliere, bisogna essere tolleranti. In più, visto che la bici non era targata e nemmeno c’era accanto la sua proprietaria, è stato come sanzionare il vento. Non potrà mai andare a buon fine quella multa. A quel punto, se la bici avesse dato davvero fastidio, se ostacolava i pedoni, o i disabili, o le carrozzine, meglio rimuoverla». «Non vorrei che questo episodio disorientasse i triestini: l’amministrazione comunale ha dimostrato con i fatti di voler promuovere la ciclabilità e la pedonalità», aggiunge Fabiana Martini, vicesindaco e assessore alla Polizia urbana. «È stato un malinteso, io per prima non ho difficoltà ad ammettere che qualche volta in bici infrango la legge: è vero, mancano gli stalli e allora si sopperisce con altri sistemi». Già: in fin dei conti, se multiamo quattro ruote, due ruote e quattro zampe, cosa rimane di ecologico e sostenibile?
Donatella Tretjak

 

 

«Acquario, tagliata l’erba spuntano i pescatori»
Per il consigliere del Pdl Gretti «bisognava dare priorità alla ciclabile dell’Ospo»

Il Comune di Muggia: «Pulizia obbligata, troppi ratti. Chi va lì sa che è inquinato»
MUGGIA A cosa serve lo sfalcio del verde di un sito inquinato interdetto al pubblico? È il quesito che diversi muggesani si sono posti in questi giorni dopo aver visto l’intervento effettuato all’interno del terrapieno Acquario. E anche se l’estate tarda ad arrivare, l’area, notoriamente inquinata, è di nuovo presa d’assalto dai pescatori. Torna dunque a far discutere Acquario, croce (molto) e delizia (molto meno, almeno per ora) del territorio muggesano, area in cui sono stati riscontrati quantitativi di elementi inquinanti quali ferro, piombo, cadmio, manganese, mercurio e arsenico, ben oltre i limiti di legge. Sulla recente opera di pulizia effettuata da parte dell’amministrazione comunale che ha rimosso le erbacce presenti, è intervenuto il consigliere comunale del Pdl Christian Gretti. «Le priorità sono alla base di una corretta gestione della manutenzione territoriale, per cui ci chiediamo a cosa serva lo sfalcio del verde di un sito interdetto al pubblico quando, ad esempio, sulla nuova pista ciclabile dell’Ospo la natura sta prendendo il sopravvento sulle corsie di marcia», chiede l’esponente del centrodestra. La risposta da parte della Giunta Nesladek non è tardata ad arrivare. «Siamo dovuti intervenire per effettuare una pulizia del terrapieno a causa della presenza di ratti e nidi di rettili non ben identificati, quindi abbiamo voluto tutelare le abitazioni site davanti al terrapieno», spiega l’assessore alla Promozione della città Stefano Decolle. Da qui la spiegazione sulle modalità dell’intervento: «Gli operatori comunali che sono intervenuti nell’area, su disposizione dell’amministrazione, hanno operato all’interno del mezzo meccanico e hanno lavorato per non più di un’ora e mezzo al giorno proprio per tutelare la propria incolumità». E sulla presenza dei pescatori? «Il sito Acquario risulta delimitato molto chiaramente, recintato sul lato strada e interdetto sugli altri lati con appositi dissuasori e cartelli - spiega Decolle -. È stata data ampia pubblicità sul tipo e concentrazione degli inquinanti presenti e su come avviene la possibile contaminazione. Infine, sono state date indicazioni alla polizia municipale di effettuare la vigilanza sul sito: a fronte di un luogo in cui non è possibile entrare per sbaglio chi vi accede lo fa consapevole del rischio a cui si espone». Evidentemente i branzini di notevoli dimensioni che pare vengano pescati nell’area valgono più di qualsiasi possibile sanzione. E più della propria salute.
Riccardo Tosques

 

 

Escursione notturna in cima al Lanaro declamando versi - TREKKING e poesia
Nessuna velleità di compiere un’impresa. Alla base della “Notte dei camminanti”, iniziativa organizzata dall’associazione di promozione sociale La Corte, c’è la volontà di dare nuove prospettive al semplice del camminare. L’associazione, in quasi un anno di attività, ha fatto dell’outdoor education una propria bandiera, riconoscendo nelle attività all’aria aperta una forte valenza educativa. «Niente di epocale – chiarisce il vicepresidente dell’associazione Riccardo Taddei - , non si tratta di fare il primo passo sulla luna, bensì di sfruttarla quando è piena per fare una camminata sotto il suo bagliore». Nella notte fra domani e domenica, infatti, La Corte accoglierà tutte le persone che, intenzionate a fare un’esperienza diversa, inizieranno a muoversi a piedi per raggiungere i 544 metri della vetta del Monte Lanaro, partendo dall’ex Opp di San Giovanni, teatro della 20.a edizione del Bioest, fiera a vocazione naturale. Con il sottotitolo “dal tramonto all’alba”, la camminata porterà i partecipanti a coprire 19 chilometri di strade e carrarecce, con 700 metri di dislivello in salita e 500 metri in discesa. «Invitiamo ogni persona a portare con sé una poesia – continua Taddei - , un brano scritto di proprio pugno o l’estratto di un testo noto. Sarà l’occasione per esaltare le suggestioni che la notte» Prima di raggiungere il Lanaro, dalla cui cima attendere insieme la nascita del nuovo giorno, la variegata comitiva effettuerà alcune tappe, «per accogliere nuovi compagni di viaggio, leggere qualche brano e consumare insieme qualche genere di conforto». La partenza è prevista alle 20, orario in cui il sole scende a ovest e colora di rosso la città. La prima sosta è fissata a Trebiciano, attorno alle 22.30. Da qui, superato l’Abisso, si proseguirà sul sentiero Cai numero 3, raggiungendo la dolina dei Druidi, a Fernetti, e, successivamente, il Monte Orsario. La Rocca di Monrupino, posta a 418 metri sopra il mare, sarà l’ultima tappa prima dell’ascesa finale, dove fermarsi in caso di brutto tempo, vicino alla strada e a un centro abitato. «La partecipazione è gratuita – precisa Taddei - . Solo ai minorenni, per ragioni assicurative, verrà richiesto il tesseramento associativo. Consigliamo ’abbigliamento adatto, una coperta e generi di conforto».

Luca Saviano

 

 

Acqua, sostenibilità e conflitti - TAVOLA ROTONDA
Oggi alle 16 alla Sissa in via Bonomea 265 Sessione organizzata dagli studenti del master in comunicazione
Acqua, una risorsa da rispettare: se ne parla oggi alla Sissa alle 16 nell’aula 005 della sede di via Bonomea 265. Guerre per l’acqua, ma anche per preservare questo bene. Una tavola rotonda alla Scuola internazionale superiore di studi avanzati, gratuita e aperta al pubblico, approfondirà il tema da più punti di visita insieme ad alcuni esperti internazionali. L’accesso all’acqua è importante e si aggiunge a una lista si problematiche: lo sfruttamento economico, la responsabilità sull’inquinamento e la tutela dell’ambiente. Di tutto questo si parlerà nella sessione tematica organizzata dagli studenti del master di comunicazione della scienza della Sissa con Luca Martinelli, del mensile Altraeconomia, Maria Rusca che lavora per l’Unesco e Daniel Gustavo Nieto Yàbar dell’Istituto nazionale di oceanografia. Modera Vincenzo Belluomo.
 

 

 

 

GREENSTYLE.it - GIOVEDI', 23 maggio 2013

 

 

La detrazione al 55% per l’efficienza energetica verrà confermata dal Governo Letta.

La notizia tanto attesa trova conferma nelle parole del ministro per lo Sviluppo Economico Flavio Zanonato, che dal palco di Confindustria assicura la presenza del bonus fiscale anche per l’intero 2013. Rinviata quindi l’attuale scadenza prevista per il 30 giugno.
L’intesa sulla detrazione fiscale al 55% sugli interventi di efficientamento degli immobili è stata raggiunta dal responsabile allo Sviluppo Economico insieme con il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Come ha affermato lo stesso Zanonato:
Con il ministro dell’Economia ho concordato la conferma, almeno per tutto il 2013, della detrazione fiscale del 55% per gli interventi di efficienza energetica negli edifici.
C’è però attenzione per quanto riguarda le “rimodulazioni” ipotizzate da Zanonato nel proseguo del suo discorso e che sembrano preludere a nuovi assetti per quanto riguarda i bonus fiscali:
Alcune rimodulazioni potranno essere introdotte per ridurne il costo diretto sul bilancio dello Stato e intensificarne l’efficacia sulle tecnologie più avanzate, eliminando inoltre alcune sovrapposizioni con altre forme di incentivazione pubblica.
Occorre infine dare stabilità a questo strumento anche per evitare pericolosi rallentamenti nella tabella di marcia verso gli obiettivi europei al 2020.
 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 23 maggio 2013

 

 

Piano traffico, via i bus da piazza Tommaseo
Tecnicamente accoglibile per il Comune la richiesta della Comunità greco orientale

Mezzi pubblici, l’ultima parola alla Provincia. Pista ciclabile lungo via Mazzini
Lo spostamento in altra sede del capolinea degli autobus 10 e 17 (e della 4, che lì sosta nelle ore serali e nei giorni festivi) in conseguenza della pedonalizzazione di piazza Tommaseo anche nel tratto antistante via San Nicolò. E poi, altro tema, la creazione di una pista ciclabile lungo via Mazzini, che il nuovo Piano del traffico prospetta riservata ai pedoni. Sono queste due richieste giunte al Comune sotto forma di osservazioni da parte di cittadini, e mirate a integrare la bozza del nuovo strumento urbanistico che il Municipio punta a portare all’approvazione in Consiglio comunale fra giugno e luglio. Entrambe le istanze sono state giudicate tecnicamente ammissibili dagli uffici comunali. Per la questione autobus e piazza Tommaseo, però, l’ultima parola spetterà alla Provincia, che ha la competenza sul trasporto pubblico locale. A inviare questa richiesta - ha fatto sapere ieri l’assessore comunale con delega alla Pianificazione urbana, Mobilità e traffico, Elena Marchigiani - è stata la Comunità greco orientale, la cui chiesa di San Nicolò e Santissima Trinità si trova proprio in Riva III Novembre e si affaccia su piazza Tommaseo. Davanti al luogo di culto (nel palazzo vi è anche la sede della Comunità), oggi si fermano per lo stop “lungo” gli autobus. Varie, poi, le osservazioni che chiedono la realizzazione di uno spazio ad hoc per le biciclette in via Mazzini. Sono le ultime novità emerse dall’iter che il Piano del traffico targato amministrazione Cosolini sta affrontando in Sesta commissione consiliare (chiamata a valutare 274 osservazioni in tutto, di cui 230 tecnicamente accoglibili), riunitasi anche ieri. Prossimo appuntamento in programma: venerdì alle 10 in sala giunta. «Rispetto alle indicazioni contenute nel Pgtu - fa il punto l’assessore Marchigiani - sono soluzioni fattibili. Ma in particolare su quanto concerne i possibili spostamenti di capolinea degli autobus, la competenza è della Provincia. Che sul tema ha quindi l’ultima parola assieme alla Trieste trasporti». E sull’ipotesi di un eventuale ritorno del capolinea della 10 in piazza Venezia, l’esponente della giunta Cosolini, osserva: «Abbiamo valutato la possibilità, un comitato di cittadini l’ha proposto, ed è stato effettuato un sopralluogo con Provincia, Trieste trasporti e AcegasAps. C’è un vincolo: la pavimentazione con i masegni è inidonea a sopportare il carico degli autobus in sosta lì. Altre possibilità sono al vaglio, la logica è di continuare a operare per la migliore fruizione dell’area di piazza Venezia. E per trovare una soluzione alla richiesta del comitato». «Lo spostamento dei capolinea dalla zona antistante la chiesa della Comunità greco orientale - dice dal canto suo Vittorio Zollia, assessore provinciale a Trasporti e infrastrutture - è alla nostra attenzione. Posto che sul trasporto pubblico locale, il Piano del traffico fornisce indicazioni di tipo generale ed è poi la fase attuativa a definirle in base anche a chilometraggio e costi. Se potremo, certamente effettueremo lo spostamento». Sempre su piazza Tommaseo, anche il presidente della Sesta commissione del Comune, Mario Ravalico (Pd), ritiene l’osservazione «più che accoglibile. Per due motivi: è necessario riqualificare quell’area in chiave di zona pedonale visto il suo pregio paesaggistico e architettonico, anche per la presenza della chiesa. E inoltre l’ubicazione del capolinea lì è un po’ “disgraziata” per i cittadini: non c’è una pensilina e specie in inverno - conclude - si aspetta l’autobus senza riparo dalla pioggia e dalle raffiche di bora».
Matteo Unterweger

 

Marchigiani: «Al lavoro anche per il commercio»
«Le esigenze di commercianti ed esercenti sono all’attenzione del Comune di Trieste. E nel dettaglio, siamo al lavoro nell’ambito del nuovo Piano del traffico anche sulla definizione delle zone dove sistemare le aree per il carico e lo scarico merci. Lavoro questo che sarà completato nel corso della fase attuativa del Piano». L’assessore comunale Elena Marchigiani rassicura così il mondo locale del commercio e degli esercizi pubblici dopo le richieste indirizzatele da più parti di attenzione per le attività economiche disseminate nelle varie zone del centro cittadino. Marchigiani, peraltro, ha sottolineato nelle scorse settimane come l’incremento delle zone pedonali previsto dal Pgtu (+44% rispetto all’attuale situazione) sia stato pensato anche per dare un aiuto proprio al mondo del commercio e degli esercizi pubblici.

(m.u.)
 

 

«Servola tra le aree di crisi, iter a buon punto»
Cosolini a Roma da Zanonato: «Alta l’attenzione del ministro, si potrà accelerare sulla riconversione»
il monito del deputato Savino (Pdl): sul futuro della Ferriera e dei lavoratori è necessaria una unità di intenti che comprenda anche le forze sindacali
La procedura per l'inserimento di Trieste nelle aree di crisi complesse, «anche grazie all'interessamento dell'amministrazione regionale, sta evolvendo secondo gli impegni concordati nella recente riunione tenutasi a Trieste il passato 10 maggio». Lo assicura il Comune dopo l’incontro che ieri il sindaco Roberto Cosolini, accompagnato dal consulente per la riconversione Francesco Rosato, ha avuto a Roma con il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato. All'ordine del giorno c’era proprio la questione dello stabilimento siderurgico di Servola. Durante il colloquio (nel quale si è anche parlato dei processi di rinnovamento sostenibile delle città, tra cui Trieste, nell’ambito dei progetti smart cities) è stato fatto il punto sulla procedura. «L'attenzione del ministro verso il problema della Ferriera è decisamente alta - conferma il sindaco - il che, pur nella assoluta complessità e difficoltà della situazione di crisi, fa sì che tutte le istituzioni interessate possano procedere in modo coordinato e accelerato, con l’obiettivo di una riconversione strategica per il futuro industriale e occupazionale di Trieste». Il 10 maggio scorso Zanonato aveva assicurato la volontà di inserire «anche Trieste nel decreto sulle aree di crisi industriale complessa già fatto per Piombino che sta per essere discusso in commissione al Senato. Se ciò non sarà possibile - aveva aggiunto il ministro - faremo un nuovo decreto ad hoc per la Ferriera di Servola». Sempre ieri intanto il senatore grillino Lorenzo Battista ha presentato in Senato un emendamento al disegno di legge di conversione del decreto-legge 43 del 2013 «che ha come obiettivo quello di riconoscere l'area industriale di Trieste come area di crisi industriale complessa». Battista giudica «estremamente urgente accelerare il processo di riqualificazione complessiva del sito siderurgico della Ferriera: solo attraverso operazioni di bonifica sostenibili possiamo rilanciare il settore produttivo, fornendo al contempo ai lavoratori impegnati nell'area prospettive occupazionali durature». Da ricordare che intanto si è evidenziata in questi giorni una spaccatura a livello sindacale tra Fiom da una parte e Fim e Uilm dall’altra, con la Fiom che insiste sulla siderurgia pulita mentre le altre sigle sono pronte a parlare anche di riconversione sottolineando (come ha fatto Franco Palman della Uilm) come la battaglia vera sia quella per il lavoro. «Sul tema del futuro della Ferriera di Servola e dei lavoratori dello stabilimento è necessaria un’unità d’intenti che comprenda anche le forze sindacali»: con queste parole interviene il deputato del Pdl Sandra Savino. «È opportuno fissare la priorità - continua Savino - che non può che essere quella di avviare un piano indirizzato a garantire lavoro e reddito a chi oggi a Servola è dipendente della Lucchini e del suo indotto». Secondo il deputato pidiellino «questo obiettivo va perseguito accanto a quello della tutela della salute pubblica e quindi alla scelta di una soluzione sì produttiva, ma allo steso tempo che abbia un impatto sostenibile sull’ambiente».
 

 

«Le antenne saranno spostate da Conconello» - DOPO L’ESPOSTO-DENUNCIA DI UN CITTADINO
Laureni: obiettivo strategico del Comune, nuove strutture sul monte Belvedere
«La scelta del Comune resta comunque quella di delocalizzare tutte le emittenti presenti nell’abitato di Conconello, e ciò potrà avvenire una volta che si siano realizzate le nuove infrastrutture sul monte Belvedere. Per questa amministrazione comunale si tratta di un obiettivo strategico». A parlare è l’assessore comunale all’ambiente Umberto Laureni, che risponde in questi termini all’esposto-denuncia annunciato qualche settimana fa da Mario Galli, un abitante di Conconello. Galli ha deciso di agire dopo che altri abitanti avevano formalmente inviato al sindaco la richiesta di indicare i tempi previsti per la delocalizzazione delle antenne dal centro abitato. Ricevendo però soltanto «risposte interlocutorie» dall’assessore Laureni, aveva precisato Galli. Ora dunque arriva la risposta da parte del Comune accusato di omissione d’atti d’ufficio per non aver ancora attuato la rimozione e lo spostamento delle antenne di Conconello. L’amministrazione, «che condivide in pieno i contenuti e le preoccupazioni del signor Galli - precisa Laureni - vuole risolvere in modo definitivo il problema delle antenne situate a Conconello. Gli assessorati all’ambiente e all’urbanistica sono infatti fortemente impegnati nell’avviare la procedura di delocalizzazione di tutte le antenne dell’abitato di Conconello nel nuovo sito sul Monte Belvedere nella zona “Z3b”, così come individuata dalla variante 97/2007 al Piano regolatore generale». Sul tema nell’ultimo anno il Comune ha indetto due Conferenze di servizi istruttorie «che per la prima volta hanno visti riuniti attorno ad un unico tavolo tutti i ministeri competenti, la Regione, l’Arpa, gli altri enti interessati alla problematica e i soggetti proponenti». A quel tavolo sono state affrontate le diverse problematiche sollevate dal progetto unitario presentato dai proponenti per il nuovo sito, «in quanto la zona prescelta è sottoposta a vincoli di varia natura. Per questo motivo - aggiunge Laureni - i tempi entro cui potrà avvenire lo spostamento non sono ancora quantificabili». Quanto alla situazione attuale, il Comune conferma di avere richiesto all’Arpa «misure del campo elettrico in banda stretta per meglio definire i contributi delle diverse emittenti e procedere, se del caso, verso quelle risultate maggiormente responsabili». A prescindere dall’esito di queste misurazioni, «in nome di quel principio di massima precauzione che deve essere adottato anche (e soprattutto) nei confronti dell’inquinamento elettromagnetico, la scelta del Comune resta comunque quella di delocalizzare tutte le emittenti nell’abitato di Conconello», ribadisce Laureni. Un obiettivo al quale «si sta lavorando con grande impegno».
 

 

Come vivere in modo naturale seguendo i consigli di Bioest - FIERA
Torna per la sua ventesima edizione Bioest, la fiera dei prodotti naturali, delle associazioni ambientaliste, culturali e del volontariato che anche quest’anno si terrà nella verde cornice del Parco di San Giovanni sabato 25 e domenica 26 maggio. Tema di quest’anno, ma filo conduttore di Bioest da sempre, sarà la “rivoluzione commestibile” che può rendere un insediamento urbano una “edible city”: gli oltre 80 tra artigiani e piccoli produttori che prenderanno parte alla fiera, provenienti dall’Italia ma anche dall’estero, sono rigorosamente dediti al biologico e al biocompatibile, per promuovere ancora una volta l’idea di consumo consapevole e sostenibile. La fiera, presentata ieri presso la sede della Provincia, è organizzata dall’associazione Bioest e prende spunto, spiegano gli organizzatori Tiziana Cimolino, Sergio Senni e Andrea Starz, dalle fiere paesane o meglio ancora dall’agorà, luogo del commercio e dello scambio, ma anche della discussione e del confronto. Proprio per questo a tutti gli espositori è richiesto non tanto di vendere, ma soprattutto di presentare le proprie attività, spiegando quali sono i materiali impiegati e in cosa consiste la lavorazione. Ma il segreto di Bioest, come sottolinea Igor Dolenc, vicepresidente della Provincia, che sostiene l’iniziativa mettendo a disposizione gli spazi del Parco di San Giovanni, è “la preziosa rete di collaborazioni tra associazioni che gli organizzatori hanno saputo creare intorno a questa fiera”: sono ben 50 le associazioni di volontariato e ambientaliste coinvolte, che animeranno la manifestazione con tanti appuntamenti a tema, dai laboratori per bambini all’apicoltura, con l’assaggio del miele prodotto dalle api che vivono nel Parco, dal giro in carrozza con cavalli e asini all’incontro dedicato alle mamma interessate a saperne di più sul parto naturale, fino all’assaggio di piatti realizzati da un “biocuoco” con sementi antiche. Non mancherà la musica, con le percussioni africane dei Mamaya, l’ethno folk dei Tiresia’s Folk Bruch, i Benandanti e le loro musiche dal mondo, il cantautore Adriano Doronzo con Max Cernecca, le “musiche d’altri luoghi” proposte da Irene Brigitte e Giovanni Settimo, il reggae con influenze blues dei Bush Doctors. Ma ci saranno anche momenti di danza, con il corpo di ballo della scuola di danze greche della Comunità Greco-Orientale e Officine Artistiche, che proporrà uno spettacolo di danza e percussioni africane. E poi teatro, con lo spettacolo a cura di Laboraquae “La Siora del Zogo”, passeggiate per conoscere le erbe del Parco, conferenze, laboratori di yoga, meditazione, Tai Chi, canti e tecniche di riequilibrio energetico, mini corsi di massaggio. Tra le conferenze si segnala quella dedicata alla “nuova agricoltura: bio, sociale e solidale” organizzata dai GAS triestini con la partecipazione di Luca Martinelli (Altraeconomia), e quella sulla “Permacultura”, con Matteo Pantaleoni, una filosofia di progettazione per accostarsi alla terra in modo sostenibile. Per il programma complessivo della manifestazione, che prevede un intero weekend d’iniziative, sarà utile consultare il sito bioest.org.

Giulia Basso
 

 

 

 

Leonardo - RAI3 - MERCOLEDI', 22 maggio 2013

 

 

Piccoli impianti nelle stazioni di servizio per ritrasformare in gas il metano liquefatto ed erogarlo.

E autocisterne che dovranno rifornire questi minirigassificatori. (vedi il servizio)

La novità è recente, diluita all'interno di una circolare del Ministero degli Interni che, dando per scontata l'autorizzazione, parla delle prescrizioni tecniche per il trasporto e lo stoccaggio diffuso del metano liquido sul territorio nazionale. Ma l'ipotesi di una deregulation del settore in un territorio, come quello italiano, già congestionato di impianti pericolosi, allarma gli stessi sindacati dei vigili del fuoco, che da anni denunciano difficoltà a esercitare i loro controlli. E scatena le proteste dei comitati che si battono contro i rigassificatori di ogni dimensione. Anima del no, il professore triestino Marino Valle, uno dei massimi esperti di serbatoi criogenici, quelli, cioè, dove il gas è tenuto in fase liquida da temperature che arrivano a 162 gradi sottozero. Valle sostiene che il cedimento di uno di questi termos, anche di soli 100 metri cubi, come previsto dalla circolare, può provocare un disastro. E queste immagini, prese da Internet, che mostrano un'autocisterna tamponata in Cina mentre trasportava 20 tonnellate di metano liquido, confermano i timori. La rottura del contenitore causa il passaggio di stato del fluido che diventa gas, dilatandosi di quasi 600 volte. Nel filmato si vede chiaramente che la nube si espande per una trentina di secondi, rendendo praticamente ciechi tutti coloro che ne sono investiti, e poi, attinta da un qualsiasi innesco - un mozzicone, una scintilla - esplode e polverizza ogni cosa intorno e al suo interno. Uno scenario, secondo Valle, che le distanze di sicurezza previste per gli impianti dei distributori - una trentina di metri dalle abitazioni e l'impossibilità di prevenire gli incidenti delle cisterne circolanti su strada - rendono ora possibile e probabile a fronte dell'innovazione introdotta in un contesto di traffico già congestionato e caratterizzato da gravi incidenti. E la recente tragedia di Livorno, con i suoi 33 morti, è lì a ricordarlo, anche se in quel caso si trattava "solo" di gpl.

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 22 maggio 2013

 

 

Ferriera, sindacati spaccati sul futuro dello stabilimento
Uilm contro Fiom: un errore parlare di siderurgia a tutti i costi, la lotta da fare è per la garanzia del lavoro. Fim: disponibili a discutere di riconversione
La posizione della failms «Guardare a un futuro non meglio identificato non serve, bisogna affrontare l’emergenza: la situazione è disperata
«Basta con le stupide ideologie di qualcuno. Il primo problema è salvaguardare i livelli occupazionali e di garantire la continuità retributiva di quanti lavorano in Ferriera». La dichiarazione formale a sancire la spaccatura del fronte sindacale sul tema Servola, con Fiom-Cgil da una parte e Fim-Cisl e Uilm-Uil dall'altra, è arrivata ieri per bocca di Franco Palman, esponente delle Rsu della Ferriera. «So che le mie parole saranno pesanti - ha esordito l’esponente Uilm - ma ora basta. Oggi a questo tavolo manca una sigla - ha detto alludendo alla Fiom - e noi vogliamo fare chiarezza. Parlare di siderurgia a tutti i costi, come fa qualcuno (Gianni Venturi, coordinatore nazionale Fiom per la siderurgia, a Trieste lunedì, ndr) è un errore: bisogna dedicarsi a una lotta per la garanzia del lavoro». Per Antonio Rodar, segretario provinciale Uilm, «bisogna arrivare a un accordo di programma per affrontare il tema delle aree inserite nelle crisi complesse, per non trasformare la Ferriera in un pezzo del museo di storia industriale del Paese. Occorre rispondere subito ai lavoratori ripensando a quell'area come elemento industriale, assicurando la continuità dei salari per i lavoratori. E non dimentichiamo la Sertubi che per la Duferco rappresentava un'azienda in perdita, mentre per il gruppo indiano che l’ha rilevata è stata un'opportunità diventata strategica sul piano commerciale. Sarà prioritario garantire continuità lavorativa anche a quell'area». Umberto Salvaneschi, segretario provinciale della Fim, ha toccato un altro tasto molto delicato. «Chiediamo per quale ragione Trieste non è stata inserita nel novero delle aree di crisi industriale complessa, ciò che oggi ci obbliga a rincorrere per cercare un percorso di rientro. I politici che dovevano occuparsi del problema dov'erano? La riconversione della Ferriera è un tema su cui da tempo siamo disponibili a discutere. Perché non si riesce a farlo? Con la cancellazione della Ferriera il Pil locale scenderebbe sotto il livello di guardia, perciò bisogna restare nella realtà e trovare una soluzione in base allo status quo. Per noi non è una soluzione la progressiva riduzione dei posti di lavoro e lo stesso assessore comunale Umberto Laureni ha verificato che l'inquinamento è in calo, perciò si può procedere con la cantierizzazione di progetti validi». Salvaneschi ha poi voluto fare un parallelo con Piombino, altro polo siderurgico in difficoltà: «In Toscana l'industria è difesa da tutti i politici, a Trieste non è così». Tema questo ripreso da Cristian Prella, esponente delle Rsu di Servola e segretario della sigla autonoma Failms: «Stiamo cercando di sensibilizzare i politici perché la situazione è disperata. Oggi dobbiamo affrontare l'emergenza. Parlare di cosa si potrà fare in un futuro non meglio identificato non serve, bisogna guardare all'oggi. Stiamo offrendo una possibilità alla politica locale che potrebbe rilanciare Trieste. Senza Ferriera, la città sarà diversa». Pronta la replica di Stefano Borini, segretario della Fiom locale: «Rispetto le opinioni di tutti perché questa è la democrazia, ma evidentemente qualcuno non vuole vedere la realtà. In Austria, a Linz, si è attuato con successo un processo di riconversione di uno stabilimento siderurgico a impatto ambientale zero. Noi contiamo di poterlo replicare a Trieste. Spiace per chi non ci crede, ma ci confronteremo».
Ugo Salvini

 

 

Salviamo il Mediterraneo dall’inquinamento
Da oggi per tre giorni, all’Università di Trieste, con tecnici di vari Paesi, si studia come limitare le emissioni industriali
L’Università di Trieste studia come ridurre l’inquinamento del Mediterraneo. A partire da oggi, per tre giorni fino a venerdì, il Dipartimento di Ingegneria e Architettura di piazzale Europa sarà la sede di “Horizon 2020”, un corso sponsorizzato dalla Comunità europea che vede l’Università di Atene impegnata a creare nei paesi affacciati al Mediterraneo le condizioni per abbattere i livelli di inquinamento. Nell’edificio C1, il personale tecnico dei ministeri di Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Palestina e Tunisia apprenderà le tecniche per dotarsi di strumenti necessari a monitorare le emissioni industriali dei loro territori tentando di avvicinarsi ai limiti imposti dall’Ue. Una legge europea già impone ad ogni Paese membro di far dichiarare alle aziende che usano determinanti inquinanti qual è il livello delle loro emissioni. E ora con questo progetto - diversi partner coinvolti, tra cui l’Agenzia di protezione ambientale dell’Onu (Unep), l’Unesco e il Wwf - si chiede anche ai Paesi non membri dell’Unione europea di provare a fare lo stesso. Come? Insegnando ai partecipanti come implementare i data base necessari a monitorare le emissioni di materiale inquinante, che poi verranno forniti alle aziende coinvolte. Buona parte delle lezioni saranno tenute dal professore Maurizio Fermeglia, ingegnere chimico direttore della Scuola di dottorato in nanotecnologie di Trieste (nonché candidato rettore per il post- Peroni), che ha spinto perché l’iniziativa facesse tappa a Trieste: «Prima di arrivare a ridurre i livelli di inquinamento del Mediterraneo – spiega - è necessario capire qual è lo stato attuale , coinvolgendo dunque anche tutti quei Paesi che non fanno parte dell’Europa: agire solo dal versante europeo sarebbe pressoché inutile. Ecco perché fornire anche agli altri Paesi affacciati al Mediterraneo lo stesso strumento di monitoraggio, che verrà poi distribuito a ognuna delle aziende comprese in una lista stilata in base al tipo di produzione». I settori coinvolti vanno dall’estrazione del petrolio alla produzione di energia mediante centrali elettriche e a gas, dalla produzione di fertilizzanti, alle aziende chimiche. Alle ditte coinvolte verrà fornito un supporto informatico disponibile in rete e libero (open source), per facilitarne la dotazione. Le sostanze inquinanti di cui spiegare il tipo di utilizzo e il livello di smaltimento sono anch’esse inserite in una lista in cui troviamo ad esempio ammoniaca, benzene e atrazina. «In sostanza – riprende Fermeglia – illustreremo ai partecipanti il funzionamento del sistema informatico e le metodologie per fare in modo che ogni azienda possa prevedere qual è il livello di inquinanti emessi con la loro produzione. Per riuscire ad abbattere il livello di inquinamento del Mediterraneo entro il 2020, capire qual è il carico di emissioni di un determinato Paese è un passaggio obbligatorio». «Se negli Stati Uniti o nel Nord Europa - conclude il docente - il processo è facile perché il metodo adottato è lo stesso in tutti i Paesi, nell’area del Mediterraneo è più difficile perché insistono sistemi politici diversi. Ci sono casi, come la Turchia, interessata a entrare in Europa e dunque ad omologarsi, ma per ottenere un risultato davvero concreto bisogna coinvolgere fin da subito tutti i Paesi affacciati al Mediterraneo, altrimenti le misure adottate comunque dall’Europa resteranno sterili».
Elena Placitelli

 

 

“Trieste on Sight” con musica e teatro - SGONICO
Questo il programma di "Trieste on Sight- esperimenti di cittadinanza" che si terrà dal 21 al 23 giugno 2013 all'Ostello Amis di Campo Sacro (Sgonico). Venerdì 21 giugno: Festa della musica con band emergenti e Radio Fragola DjSet. Sabato 22 Orkestrada Circus (pizziganfolk) Authentics (ska & reggae). Domenica Chiriké (america latina) teatro. E ancora sabato ore 20 “La bicicletta di Bashir” di e con Gianni Calastri (Teatro di Nascosto). Sabato e domenica poi “La piccola festa del vento e della fantasia”. Domenica 23 alle 10 pedalata ecologica per i sentieri del Carso, puliamo una dolina.
 

 

NATURA - Conferenza naturalistica

Oggi alle 17.45 nella Sala Baroncini Sergio Dolce terrà la conferenza Un naturalista sulle Alpi Giulie seguita dal film La foresta di Tarvisio; organizza il Circolo Amici del dialetto triestino insieme all’associazione Italia-Austria. Ingresso libero. La fauna delle Giulie denota un alto livello di biodiversità con grandi mammiferi (cervo, capriolo e stambecco sul gruppo del Montasio) e di piccola taglia come gatto selvatico e lepre alpina, mustelidi come donnola, martora, faina; è confermata la presenza dell’orso bruno e della lince. Fra gli uccelli rapaci c’è l’aquila reale, l’astore, la poiana e molti altri; i tetraonidi sono presenti col gallo cedrone, la pernice bianca e la coturnice, simbolo del Parco Naturale delle Alpi. In tutto sono stati censiti un centinaio di uccelli in gran parte nidificanti. I rettili vivono in zone assolate ma mai a grandi altezze; gli anfibi tra cui la salamandra, il rospo comune e smeraldino e la rana verde prediligono le zone umide nei fondovalle.
 

 

Palmer: «Dovremo cambiare insieme al clima»
Oggi, alla Sissa, il celebre meteorologo inglese spiegherà temperature, precipitazioni, effetto serra
TRIESTE Dai fondamenti della meccanica quantistica agli eventi caotici dei cambiamenti climatici. È la traiettoria singolare di Timothy N. Palmer, il climatologo inglese che oggi, alle 17.30, nell'aula magna della Sissa, sarà protagonista della nona Sciama Lecture. Un appuntamento pressoché annuale che la Sissa e la Oxford University portano avanti dal 2002 in memoria di Dennis Sciama, il grande cosmologo teorico che ha lasciato dietro di sé una straordinaria discendenza di allievi tra Cambridge, Oxford e appunto Trieste, dove è stato responsabile del settore di astrofisica della Sissa dal 1982 fin quasi alla vigilia della morte, avvenuta nel 1999. Sessant'anni, docente alla Oxford University, presidente della Royal Meteorological Society, Tim Palmer è coinvolto in prima persona nell'Ipcc, il panel internazionale di esperti che pubblica i periodici inquietanti rapporti sullo stato del clima. Dice: «Il prossimo rapporto, il quinto, verrà diffuso alla fine di quest'anno. Io sono il “review editor”, il revisore, del capitolo dedicato ai cambiamenti climatici in tempi brevi, dell'ordine di dieci-trent'anni, sia antropici sia naturali». Come va inteso il recente annuncio della stazione delle Hawaii, sulla sommità del Mauna Loa, che la percentuale di anidride carbonica nell'atmosfera ha raggiunto 400 parti per milione, la più elevata in tempi storici di cui abbiamo traccia? «Non è un punto critico, ma è il segnale che è importante fare il possibile per limitare la concentrazione di anidride carbonica prodotta dall'impiego dei combustibili fossili, responsabile dell'effetto serra. Al tempo stesso, dovremo anche decidere come adattarci ai cambiamenti climatici attuali e futuri. Non si tratta solo di un aumento delle temperature medie, ma anche di cambiamenti nel regime delle precipitazioni. E per conoscere come evolverà la situazione avremo bisogno di computer più potenti di quelli attuali». Spiega Tim Palmer: «Simulare e prevedere il clima che verrà presenta enormi difficoltà. Il clima è un sistema molto complesso, servono computer estremamente potenti per risolvere le equazioni che lo descrivono. Un esempio: non siamo ancora in grado di simulare l'effetto delle formazioni nuvolose nei modelli climatici globali». Palmer ha cominciato la sua carriera scientifica con Dennis Sciama («uno scienziato appassionato, un comunicatore superbo», ricorda) occupandosi di problemi di meccanica quantistica, che oggi sembra offrire una descrizione della realtà fisica apparentemente intoccabile. Ma è davvero così? «Io credo fortemente che vi sia qualcosa d'altro al di là della meccanica quantistica. Qualcosa di deterministico. La conoscenza dei sistemi dinamici non-lineari che ho acquisito attraverso gli studi sul clima mi ha suggerito nuove prospettive con cui affrontare questo annoso problema della fisica. Ne parlerò nella conferenza alla Sissa».
Fabio Pagan

 

 

L’energia è troppo cara e le fabbriche chiudono - L’INTERVENTO DI GIANFRANCO VARDABASSO
Mi riferisco all’articolo apparso sul Piccolo dal titolo: "II problema vero è il costo dell’energia", dove un industriale di Bergamo lamenta gli alti costi dell’energia in Italia. Egli paga l’energia elettrica a 0,255 €/kWh mentre il costo in altri paesi d’Europa, come ad esempio in Francia è di 0,16- 0,18 €/kWh. Sul costo di un singolo kWh, trattandosi di piccoli numeri non vi si fa caso, ma la differenza è deI40%!Una cosa è mettere in conto 100.000 € di energia altro è 140.000. Poco tempo fa, ascoltando un’intervista televisiva ad un lavoratore dell’Alcoa, fabbrica che ha chiuso i battenti in Sardegna, questi annoverava tra i meriti pregressi degli operai di quella azienda quello di aver compattamente votato contro il nucleare, ai tempi del referendum. Probabilmente si potrà dire lo stesso di quelli della Bridgestone di Bari, e molti altri. Evidentemente quel lavoratore non si rendeva conto di quel che diceva. Ora, se ben capisco, le maestranze, di entrambe queste industrie, rischiano il licenziamento perché le loro fabbriche chiudono. Ma perché chiudono? In entrambi i casi la proprietà annovera, tra le varie cause, principalmente quella degli eccessivi costi dell’energia in Italia. Purtroppo ciò che dicono è vero. L’energia nel nostro paese costa dal 25 al 40% in più rispetto alla maggior parte dei paesi europei che si sono dotati di centrali nucleari. Anzi la compriamo a maggior prezzo da questi. La perdita del posto di lavoro, è cosa drammatica, rischia di rovinare famiglie intere, mi metto nei loro panni e rabbrividisco. Ma quei signori che ai tempi del referendum blateravano sulla competitività dell’eolico, del geotermico e altre soluzioni futuristiche, e che hanno convinto i più a seguirli, dove sono? Ai cancelli dell’Alcoa o della Bridgestone non si sono visti. I sindacati indicano nella proprietà i “criminali” che cinicamente chiudono l’industria. Devono ricordare però che anche loro si sono schierati contro il nucleare. Sotto l’emozione del momento, (Cernobyl e Fukushima) per ben due volte abbiamo abbandonato questa strada. Ora non dobbiamo troppo stupirci, visto che le multinazionali non sono delle onlus, ma mirano al profitto, che scelgano le soluzioni che reputano più convenienti, dove cioè l’energia costa di meno. Leggo che è di questi giorni l’inaugurazione di una centrale a pannelli fotovoltaici della potenzialità di 60 Megawatt in Emilia. Ciò sembrerebbe un trionfo dell’antinucleare. Ma si faccia attenzione, il dato come presentato è fuorviante: il parametro indica solo la potenzialità massima dell’impianto che, se si raggiungerà, sarà probabilmente solo il giorno di ferragosto alle 14.00, sempre che non piova. Una centrale solare come è intuitivo è inattiva di notte, cala molto il suo rendimento se il cielo è coperto, come accade per lo più d’inverno, proprio quando la richiesta di energia è massima. Una centrale nucleare può operare invece quasi costantemente, giorno e notte, alla massima potenzialità. Si sarà notato che nei dibattiti politici non compaiono quasi mai tecnici. Chissà perché questi vengono così poco consultati? Eppure su queste questioni dovrebbero essere i più ascoltati. Molti di noi si sono fatti ammaliare dalle soluzioni alternative proposte da oratori sicuramente in buona fede ma che parlavano più con l’emozione del momento che con competenza tecnica ed economica. Il risultato è questo: le nostre fabbriche chiudono. Qualcuno vorrà essere così onesto da spiegare anche agli operai deII’Alcoa e della Bridgestone il perché.
 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 21 maggio 2013

 

 

Piste ciclabili, in progetto 85 km
Tracciato a “pi greco” dalle Rive alle vie Giulia e Cumano. Marchigiani: fondi già stanziati dalla Regione
Trieste entro la fine dell’anno potrebbe avere 85 chilometri di piste ciclabili. È questo l’annuncio dato ieri dall’assessore comunale all’urbanistica Elena Marchigiani: «Un incremento notevole – ha precisato – considerando che oggi ne abbiamo solo 15». Dei nuovi 85 chilometri, 64 avrebbero carattere turistico, 21 funzione di collegamento urbano. Trieste potrebbe perciò diventare una città-simbolo nell’ambito della cosiddetta “Mobilità dolce”. «Una modalità, quella dell’utilizzo della bicicletta – ha ripreso la Marchigiani – che si inserisce in un nuovo concetto di uso della città che tiene conto delle esigenze delle categorie più deboli sotto questo profilo, vale a dire i bambini, gli anziani, i portatori di handicap, cioè tutti coloro che si muovo lentamente». Per la realizzazione del progetto devono concretizzarsi però due condizioni: che la Conferenza dei servizi, in programma venerdì prossimo, approvi la scelta e che si superi, a livello nazionale, l’attuale blocco rappresentato dal patto di stabilità. Nel dettaglio, Trieste sarebbe attraversata da un enorme tracciato a forma di “pi greco”, costituito da un asse costiero che va da viale Miramare ai Campi Elisi, e da due elementi perpendicolari a esso e paralleli fra loro che entrano nel tessuto urbano. Uno arriva a San Giovanni lungo via Giulia, l’altro giunge in via Cumano dopo avere attraversato viale D’Annunzio. Il progetto non incontrerebbe nemmeno problemi di finanziamenti «perché la Regione ha già stanziato 258mila dei 344mila euro necessari per l’opera, la quale – ha continuato Marchigiani – rientra nella più generale discussione che dovrebbe portarci a dotare la città del nuovo Piano regolatore entro novembre». Un ulteriore vantaggio sarebbe rappresentato dal fatto che alle piste ciclabili si farebbe spazio senza intaccare la quantità di parcheggi attualmente disponibile per automobili, scooter e motociclette, anzi. «Da uno studio fatto – ha sottolineato l’assessore – il totale degli stalli delle zone interessate destinati alle vetture, che attualmente sono 496, salirebbero a 508, quelli per moto e scooter aumenterebbero da 121 a 136, mentre per i disabili si avrebbero 15 posti in luogo dei 13 esistenti allo stato attuale. Trieste terminal passeggeri e Sovrintendenza – ha proseguito Marchigiani – hanno già espresso parere favorevole, perciò siamo ottimisti. Puntiamo a un utilizzo dello spazio pubblico che sia aperto e sicuro per tutti, anche per chi si muove più lentamente come pedoni e ciclisti». Luca Mastropasqua, presidente della sezione di Trieste di Ulisse Fiab, l’associazione che promuove l’uso delle biciclette, ha ricordato che «Trieste è inserita nel progetto europeo “Eurovelo”, che prevede una rete continentale per ciclisti sia turisti sia residenti. Il prossimo primo giugno – ha aggiunto – organizzeremo una mattinata dedicata all'insegnamento del corretto uso in città delle biciclette, con la presenza dei vigili urbani, in largo Barriera».

Ugo Salvini
 

 

Il futuro della Ferriera: «Niente riconversione ma siderurgia pulita»
Un convegno della Fiom per rilanciare la produzione prendendo come esempio il modello di Linz
IL PROGETTO DEI SINDACATI Borini: di fronte al fatto che non c’è alcun piano definitivo per Servola noi poniamo, allora, una questione industriale
«Un Paese che non fa il ferro è una Paese arretrato. Non ci sono cetrioli (surrogato vegetale, ndr)che tengano». Tonino Pantuso, della Rsu della Ferriera di Servola, sintetizza con poche colorite parole la posizione della Fiom sull’impianto siderurgico di Servola. Ferriera era, Ferriera è e Ferriera sarà. Riconversione? No, grazie. La Fiom nazionale rilancia sulla siderurgia per l’impianto di Servola. E lo fa dopo le ultime uscite del ministro allo Sviluppo economico, Flavio Zanonato che, oltre ad essere un fan del nucleare. è anche un sostenitore dell’acciaio made in Italy. «Noi siamo qui convinti che la questione della Ferriera di Servola e del polo siderurgico triestino fa parte di una questione strategica nazionale» chiarisce Gianni Venturi, coordinatore nazionale della Fiom Cgil per la siderurgia arrivato a Trieste per sostenere la tesi siderurgica sul «futuro dei lavoratori del polo siderurgico triestino Ferriera - Sertubi». «Riqualificazione e non riconversione» come precisa con pignoleria nominalistica Stefano Borini, segretario provinciale della Fiom. «Di fronte al fatto che non c’è alcun progetto definitivo su Servola, alle visioni di una riconversione logistica dell’area noi poniamo una questione industriale. Trieste non può essere esclusa aprioristicamente da un piano nazionale ed europeo della siderurgia». A partire dall’inserimento di Trieste, promesso dal ministro, nel decreto di Piombino come area di crisi complessa. «Nessuno si salva da solo - ripete più volte Venturi -: La vicenda di Trieste deve stare dentro la questione della siderurgia italiana. Serve al più presto un tavolo nazionale su questo. Il sistema regge solo se offre un ciclo integrato dell’acciaio. E l’unico posto in Italia dove si fanno i pani di ghisa è Trieste». La siderurgia di cui parla la Fiom ha poco o nulla a che vedere con quella che si fa attualmente a Servola. La sfida sul mercato globale si vince solo puntando sulla qualità e sull’ecosostenibilità. Anche perché, come ricorda il responsabile nazionale della Fiom, in Europa c’è una sovracapacità produttiva di acciaio pari a 50 milioni di tonnellate, l’intera produzione della Germania che è il maggiore produttore europeo (subito dopo c’è l’Italia). «La siderurgia e l’ambiente possono coesistere», assicura la Fiom. Esiste una siderurgia pulita e neppure a troppi chilometri di distanza. Silvia, ricercatrice al Sincrotone («È passata dai fotoni al coke» dice Borini), racconta del caso di Linz, in Austria, dove un impianto siderurgico funziona in pieno centro città e convive con scuole e campi sportivi attorno. «La Ferriera di oggi è nociva per tutti, abitanti di Servola e lavoratori, Ma Linz ci dimostra che si possono ridurre le emissioni del 90% ottenendo inoltre un risparmio energetico sulla produzione». È il modello da studiare a cui eventualmente ispirarsi. Il problema è il tempo che, nel caso di Trieste, non è una variabile indifferente. È piuttosto una corsa contro il tempo. «L’azienda è ormai tecnicamente fallita e gli enti locali non hanno le idee chiare su cosa vogliono» spiega il segretario provinciale della Cgil Adriano Sincovich. Trieste non sa cosa vuol fare da grande. Neppure l’Italia. Solo che bisogna scegliere in fretta. «Abbiamo sei mesi di tempo. Non di più» dice Borini.
Fabio Dorigo

 

«Inserire Servola nell’area di crisi complessa» - INTERROGAZIONE DEI GRILLINI
I deputati Prodani e Rizzetto chiedono al ministro Zanonato di attivare le procedure Ue
Un’interrogazione al ministro dello sviluppo economico Zanonato è stata presentata dai deputati Aris Prodani e Walter Rizzetto (M5S) sul futuro della Ferriera Lucchini di Servola. «Vogliamo sapere - spiegano i parlamentari del Friuli Venezia Giulia - se il ministro intenda riferire sull’esito della tavola rotonda di alto livello sull’acciaio tenutasi recentemente a Bruxelles, che ha visto la partecipazione anche del sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti. Il vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani ha assicurato che la Ferriera di Servola sarà inclusa nel prossimo Piano Ue per la siderurgia». Ricordando che il 5 giugno prossimo la Commissione europea approverà l’action plan sulla siderurgia, che interessa anche il gruppo Lucchini, Prodani e Rizzetto chiedono se il ministro Zanonato «intenda attivarsi per avviare le procedure in corso per l’effettivo inserimento dello stabilimento nell’area di crisi complessa, favorendo così la soluzione a una grave crisi lavorativa e occupazionale in grado di minare il tessuto produttivo di Trieste».
 

 

MUGGIA - Cigui: «Dal nuovo Prg più slancio all’economia»
Il referente dell’omonima lista pungola l’amministrazione su due fronti: turismo e urbanistica
MUGGIA Se dovesse attribuire un voto ai primi diciotto mesi di Nesladek-bis, sarebbe sei meno. Tradotto in giudizio: «L’alunno ha le capacità, ma non si applica a sufficienza». Paolo Cigui, ristoratore e referente dell’omonima lista civica, non è tenero con l’amministrazione di centrosinistra di Muggia. «Troppo poco è stato fatto – afferma secco – sui temi cruciali per il futuro della città: turismo, commercio, economia». Le motivazioni per cui oggi la Lista Cigui critica il governo della cittadina, stringi stringi, sono le medesime che aveva addotto al mancato appoggio alla coalizione rivelatasi vincente alle comunali del 2011. Configuratasi come “lista ombra”, attiva nella quotidianità ma avulsa dalla bagarre elettorale, non aveva riscontrato nel programma di Nerio Nesladek una progettualità a medio e lungo periodo; e non la ritrova nemmeno oggi. «La politica – dichiara Cigui – dovrebbe fornire vitalità alle amministrazioni, far girare a mille un motore potente come quello del Comune di Muggia, il quale invece rimane fermo su marce basse». La nuova squadra, secondo il capolista – che dice di guardare con interesse alla visione politica di Renzi – «pur mostrando interessanti potenzialità e individualità, ha dato vita sinora a pochi progetti». «Sono state profuse molte energie, ma non si è concretizzato nulla», precisa Cigui. Ogni riferimento al progetto Pisus è tutt’altro che “puramente casuale”. Punto cardine dell’analisi dell’imprenditore: il turismo, vero e proprio volano per la crescita economica. «Le bellezze paesaggistiche come la nostra costa non vengono valorizzate e promosse nel migliore dei modi. Non c’è più cura dei sentieri: penso al sito archeologico del Castelliere, ma anche al disboscamento selvaggio dell’Arciduca durante l’estate scorsa». Come fare, in tempi di bilanci assai avari? «Si devono trovare formule di cooperazione tra pubblico e privato: la regia di settori tanto importanti può essere delegata soltanto in parte alle associazioni, che hanno tanta buona volontà, ma difettano dell’opportunità politica per risolvere i problemi. La sensazione è che vengano abbandonate a se stesse, con molte incombenze che rimangono a loro carico», segnala Cigui. «Se riuscissimo a trattenere a Muggia soltanto una minima parte di quei 10 milioni di turisti che nel 2012 hanno visitato il Friuli Venezia Giulia, tutto il territorio ne trarrebbe linfa vitale; ma c’è bisogno di fare vera “accoglienza”». Da questo punto di vista, il ristoratore ripone speranze nel nuovo Piano regolatore, che dovrebbe vedere la luce entro l’anno. Positiva, fa notare, l’apertura dimostrata dalla giunta nei confronti della partecipazione di varie categorie di cittadini. Sarà tuttavia necessario, nel prossimo futuro, venire incontro alle esigenze dei privati anche attraverso una semplificazione dei regolamenti urbanistici: «Occorre allentare i legacci burocratici e razionalizzare l’archivio delle pratiche, riunendolo in un’unica sede e informatizzandolo: tutto questo si può fare», sostiene Cigui. L’esponente della “lista ombra” riserva il suo ultimo appunto allo sport, lanciando una sorta di allarme: «La gestione attuale penalizza economicamente quelle realtà che rilanciano i settori giovanili, privilegiando viceversa un’unica prima squadra. L’attività sportiva andrebbe incentivata in considerazione delle sue positive ricadute sociali e culturali, soprattutto sui più piccoli».

Davide Ciullo
 

 

“Puliamo una dolina”, iscrizioni avanti tutta
PROSECCO L'utilizzo delle doline carsiche quali discariche abusive è un fenomeno purtroppo molto diffuso. ”Puliamo una Dolina” - iniziativa del Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste in collaborazione con l’associazione Monte Analogo e la Commissione Grotte E. Boegan - vuole portare una luce nel buio e segnalare in modo puntuale e dettagliato le situazioni di rischio e indicare le possibili soluzioni. L’iniziativa si propone di bonificare almeno in parte le discariche abusive in una dolina, in ogni caso di documentarle, valutarne il grado di pericolosità e di individuare i possibili rimedi, proponendoli poi all’opinione pubblica e alle Amministrazioni Locali. Si farà la pulizia di una dolina carsica, in un'area tra Prosecco, Rupinpiccolo e Borgo Grotta Gigante. “Puliamo una Dolina” verrà proposta dal 21 al 23 giugno 2013, nell’ambito dell’iniziativa “Trieste on sight – esperienze di cittadinanza” promossa da Arci servizio civile (una tre giorni di concerti, mostre, workshop e dibattiti all’Ostello Amis di Campo Sacro-Prosecco), grazie al lavoro di sinergia del Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste, l’Associazione Monte Analogo, la Commissione Grotte E. Boegan di Trieste e in collaborazione con il Gruppo Comunale Volontari Protezione Civile Comune di Trieste. Le iscrizioni al camp, che prevede la possibilità di pernottamento in tenda o in ostello, sono aperte all’Arci servizio civile di via F.Severo 31 a Trieste (tel. +39 040 761683 +39 3409943166 www.arciserviziocivilefvg.org – trieste@arciserviziocivile.it )
 

 

ALLE 11-  Bioest, si presenta l’edizione 2013

Oggi alle 11 a palazzo Galatti, sede della Provincia di Trieste, il vicepresidente provinciale, Igor Dolenc, presenta l’edizione 2013 di Bioest, insieme a Tiziana Cimolino, Sergio Senni e Andrea Starz, organizzatori della rassegna. Bioest si svolge sabato 25 e domenica 26 maggio all’interno del parco di San Giovanni.

 

 

Come vivere a spreco zero: le “ricette” di Andrea Segrè - Incontro a Prepotto
Il libro di un eco-economista Andrea Segrè “Vivere a spreco zero” pubblicato da Marsilio editore sarà protagonista di un incontro stasera a Duino Aurisina. Alle 21 all’Azienda agricola Zidarich, località Prepotto 23, per il ciclo di incontri “Trieste ritorna al futuro tra Europa e Nordest”, organizzato dal “Piccolo” con NordestEuropa editore e GreenWeek, l’autore Segrè ne parlerà con il sindaco di Trieste Roberto Cosolini; coordinerà il direttore del “Piccolo” Paolo Possamai.I posti in sala sono limitati: per avere garanzia di accesso è sufficiente confermare la propria presenza scrivendo a segreteria@veneziegreen.it o al numero 0498757589, int. 18. «Il concetto stesso di spreco zero porta a una nuova visione nel rapporto fra ecologia ed economia – spiega Segrè - dove la seconda è parte integrante e quindi declinazione conseguente della prima. Spreco zero è anche il leit motiv della nostra campagna europea “Un anno contro lo spreco”, da alcuni mesi attiva capillarmente sul territorio grazie a uno strumento che si chiama Carta Spreco Zero, sottoscritto da centinaia di sindaci come quelli di Padova, Milano, Napoli, Torino, Venezie, Trieste, Bologna e altri. La Carta impegna i primi cittadini a misure concrete di abbattimento degli sprechi sul territorio amministrato». Ieri a Padova si è tenuto un grande forum con 1000 sindaci italiani e ed europei. La “Carta a Spreco Zero” nasce da un’idea di Andrea Segrè e Last Minute Market e ha avuto come primi firmatari, lo scorso anno durante la prima edizione di Trieste Next, salone europeo della ricerca scientifica, il sindaco Roberto Cosolini, il governatore del Veneto Luca Zaia e l’allora governatore del Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo. Ecco l’elenco dei Comuni firmatari della provincia di Trieste: Duino Aurisina, Monrupino, Muggia, Sgonico, Trieste. Per la provincia di Gorizia: Farra d’Isonzo, Gorizia, Grado, San Canzian d’Isonzo. É partita dunque la “Green Week delle Venezie”, settimana dedicata ai temi della sostenibilità nel Nord Est. La manifestazione, promossa da Nordesteuropa Editore e VeneziePost con la collaborazione, tra gli altri, del Comune di Trieste, del Polo Tecnologico di Pordenone e, come media partner de “Il Piccolo”, si inserisce nelle iniziative di sostegno della candidatura di Venezia con il Nordest a Capitale Europea della Cultura 2019. Nel suo saggio “Vivere a spreco zero” Segrè annota: «Questo è un auspicio semplice e necessario. Un verbo e due parole messe in fila per enunciare una piccola rivoluzione, non solo grammaticale. Una visione che si traduce in azione e prefigura la via d’uscita da una crisi economica, ecologica, etica, estetica, che non solo sembra senza fine ma è anche estrema nelle sue profonde e crescenti disuguaglianze. Questa volta – racconta Segrè – volevo calarmi nella realtà e nelle dinamiche più vive dello spreco: grazie a un’indagine dell’Osservatorio Waste Watcher, da qualche settimana attivo nell’ambito di Last Minute Market, sappiamo che il 42 per cento del totale degli sprechi, ovvero ben 76 kg pro capite per anno, si materializza all’interno delle mura domestiche: si tratta, in peso, del 25 per cento della spesa».
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 20 maggio 2013

 

 

Mandracchio pulito, in azione i sub
MUGGIA Copertoni, vecchie reti da pesca e altri manufatti. È il bottino raccolto durante l’operazione di pulizia del mandraccio organizzata dall’associazione sportiva dilettantistica Diportisti Muggia in collaborazione con l’associazione sportiva dilettantistica Scuba Tortuga e con il Comune di Muggia. L’operazione di pulizia dello specchio acqueo del mandracchio ha seguito l’appuntamento “Puliamo Muggia”, la giornata di volontariato ambientale all’insegna della partecipazione attiva nel prendersi cura della propria città svoltasi domenica 5 maggio. La pulizia a terra da parte della comunità era stata accompagnata, anche in quell’occasione, da un’azione a mare realizzatasi in una pulizia sottocosta del lungomare muggesano. Nella pulizia del mandracchio è intervenuto un gruppo di subacquei coordinati dalla Scuba Tortuga di Muggia, realtà che ha già collaborato alla pulizia nei fondali del Canale Ponterosso a Trieste. Questi due appuntamenti, non sono stati soltanto un momento di raccolta dei tanti rifiuti che sporcano il territorio muggesano, ma anche un gesto concreto ed un input a non dimenticare che la città è la vera casa di ognuno. E domenica prossima la sezione muggesana degli scout faranno un’operazione di gardening, piantando alcuni fiori in varie zone pubbliche del territorio.
Riccardo Tosques

 

 

IN COMUNE - Pista ciclabile sulle Rive

Si presenta il progetto Questa mattina alle 12, nella Sala Riunioni del Municipio, si terrà la presentazione del “Progetto di pista ciclabile Rive”, legato al nuovo riassetto urbanistico generale pensato dall’esecutivo Cosolini per il territorio cittadino. Interverrà l’assessore comunale alla Pianificazione Urbana, Mobilità e Traffico, Elena Marchigiani.

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 19 maggio 2013

 

 

Gli sceicchi “mollano” il rigassificatore di Veglia
Il Qatar, dopo aver manifestato interesse, si sfila dal progetto di Castelmuschio Il governo croato avvia contatti con la ExxonMobil per le ricerche in Adriatico
FIUME A fare scattare l’allarme è stato il mancato arrivo a Fiume – benché annunciato – di una delegazione di imprenditori del Qatar, i cui componenti avrebbero dovuto assistere nei giorni scorsi all’inaugurazione del centro islamico. I solitamente bene informati, mass media locali in testa, hanno collegato l’assenza ad una qualche forma di disimpegno dei qatarioti nei riguardi del rigassificatore di Castelmuschio (Omisalj), nell’isola di Veglia, progetto che vede o vedrebbe in prima fila l’emiro del Qatar, al-Thani. Nei mesi e negli anni scorsi le massime autorità qatariote avevano manifestato uno spiccato interesse verso il terminal metanifero isolano, dicendosi pronti non solo a far giungere a Veglia il metano dell’emirato, ma anche a costruire il megaimpianto nordadriatico, investimento che dovrebbe ammontare a circa un miliardo di euro. Sollecitato dai giornalisti a spiegare a che punto sia il progetto le trattative croato – qatariote, il ministro dell’Economia croato, Ivan Vrdoljak, non si è tirato indietro. «Posso confermare ufficialmente che i colloqui con le autorità dell’emirato sono ancora in piedi. Nei mesi a venire sapremo qualcosa di concreto e la direzione in cui muoverci. Il progetto non è in pericolo e non appena avremo individuato l’investitore interessato alla costruzione, passeremo alla realizzazione del rigassificatore». Dalle parole di Vrdoljak si è capito che Zagabria non punta le sue chance unicamente sul Qatar, lasciando le porte aperte anche ad altri potenziali investitori. Proprio in questo senso va rilevato l’interesse dell’americana ExxonMobil, confermato da uno dei più stretti collaboratori di Vrdoljak, Ante Ramljak. «La compagnia statunitense vorrebbe impegnarsi in lavori di ricerca e sfruttamento degli idrocarburi nelle acque adriatiche. Ci ha fatto sapere che ambisce anche all’approntamento del rigassificatore vegliota». Ramljak ha ripetute le parole espresse recentemente a Fiume dal vice ministro dell’Economia, Alen Leveric, che soffermandosi sul piano governativo di investimenti, aveva reso noto che l’ExxonMobil si era fatta avanti per la realizzazione dell’infrastruttura Lng a Veglia. I contatti dunque tra Zagabria e Doha in relazione al rigassificatore sono ancora vivi, ma intanto gli americani stanno alla finestra e con tante ambizioni. Anche in Croazia c’è la volontà di non dipendere troppo dal metano russo e dai continui dissapori in questo campo tra Mosca e l’Ucraina. Il terminal Lng permetterebbe all’ex repubblica jugoslava l’agognata autonomia energetica.
Andrea Marsanich

 

Da Zara a Sebenico arriva il metano - LA NUOVA INFRASTRUTTURA
Inaugurato il troncone che parte da Benkovac e arriva a Dugopolje Il plauso del ministro
SPALATO La Dalmazia a metano. Nei giorni scorsi il ministro dell’Economia croato, Ivan Vrdoljak, ha inaugurato il segmento di gasdotto Benkovac–Dugopolje, quarta e penultima fase della metanizzazione in questa regione adriatica. Il troncone inaugurato da Vrdoljak ha una lunghezza di 96 chilometri e mezzo ed allaccia Benkovac, nell’ entroterra di Zara, e Dugopolje, piccola località alle spalle di Spalato. I lavori di costruzione, durati un anno e mezzo, sono venuti a costare 278 milioni di kune, circa 36 milioni e 730 mila euro. Grazie all’infrastruttura, così il ministro nel corso della cerimonia, si creano i presupposti per erogare metano (estratto dai giacimenti sottomarini al largo di Pola) alle utenze domestiche e industriali delle regioni di Zara, Sebenico e Spalato. «Il metano avrà un’importanza eccezionale per i dalmati – ha aggiunto Vrdoljak – perché permetterà non solo il riscaldamento durante la stagione invernale, ma anche il lavoro dei climatizzatori nel corso dell’estate». Dopo essere giunto a Dugopolje, il metanodotto finirà la sua “corsa” a Spalato, opera che dovrebbe essere completata entro un massimo di dodici mesi. All’inizio del 2014, le prime utenze della contea spalatina potrebbero cominciare ad utilizzare il gas. Intervenendo all’inaugurazione, Marin Zovko, direttore generale di Plinacro (principale distributore di gas in Croazia), ha precisato che il metanodotto Bosiljevo–Spalato comporterà investimenti per un totale di un miliardo e 115 milioni di kune, che al cambio fanno 152 milioni di euro. «Questo gasdotto – parole di Zovko – attraversa sei regioni croate, ha una lunghezza di 290 chilometri e la sua costruzione è stata finanziata al 50 per cento da Plinacro, mentre per l’altra metà si è ricorso a prestiti concessi dalla Banca europea per gli Investimenti». Da aggiungere che a Fiume è stata inaugurata la nuova stazione di rifornimento di gas naturale, situata in via Milutin Barac (ex Pioppi) e venuta a costare poco meno di un milione e 200 mila euro. Il distributore rifornirà i nuovi autobus della municipalizzata fiumana Autotrolej (entrati ieri in servizio) e i cittadini che utilizzano vetture a gas. I pullman dell’Autotrolej alimentati a gas naturale compresso sono di colore verde e blu.

(a.m.)
 

Serracchiani accelera sul piano energetico
L’aveva annunciato in campagna elettorale e ora, da neo governatrice, è pronta a mantenere la promessa. Quella di dotare al più presto il Fvg di un Piano energetico adeguato ai fabbisogni del territorio. Uno strumento, ha ribadito ieri Debora Serracchiani, indispensabile sia per tutelare l’ambiente sia per dare giuste risposte al mondo produttivo e economico. «Nei nostri primi impegni - ha annunciato la governatrice, intervenendo ad “Eos”, il salone sul tema della sostenibilità ambientale e del carbon footprint in corso alla Fiera di Udine - abbiamo messo entro l’anno il piano energetico regionale, al quale sono collegati anche il piano dei rifiuti e il piano straordinario che riguarda l’idrogeologico e l’utilizzo delle acque». «Il piano energetico, che dovrà tener conto dei nostri fabbisogni - ha continuato Serracchiani - significa naturalmente anche rivedere il sistema delle infrastrutture elettriche, cercare di abbattere il costo dell’energia per le nostre imprese e anche guardare con attenzione all’efficientamento energetico, visto che In Italia si sprecano circa 6 mld di euro l’anno in energia utilizzata male».
 

 

Nre Research ospite a Bruxelles - Presentata l’innovativa tecnologia che recupera materiali riciclabili
AZIENDA TRIESTINA DALLA COMMISSIONE EUROPEA
La Nre Research, società triestina insediata nel comprensorio di Area Science Park e che è operativa nel settore energia e ambiente, ha partecipato a Bruxelles, presso la Commissione europea, alla tavola rotonda organizzata dal Joint Research Centre (Jrc) “Scientific support to Key Enabling Technologies (KETs) and Innovative SMEs”. Un incontro dedicato alla presentazione delle tecnologie chiave per il futuro e al loro ruolo nelle politiche di sviluppo dell’Europa: Nre Research ha preso parte all’evento in qualità di relatore sul tema dell’energia, con Ana Eremija, responsabile di Nre per le politiche europee, accompagnata all’incontro anche dall’ad Pietro Nider e dal responsabile finanziario Marco Pieri. Eremija ha illustrato l’innovativa tecnologia dell’impianto “Waste & CO2 Buster plant” messa a punto dalla società per il trattamento dei rifiuti solidi urbani, attraverso il sistema di recupero idro-meccanico dei materiali riciclabili con digestione anaerobica multifase. Durante la presentazione sono stati rimarcati i benefici che questa tecnologia può rendere in termini di minori costi ambientali ed economici.
 

 

Bonifiche ancora in stallo L’Ezit aspetta la Regione
Un anno è trascorso dalla firma dell’accordo di programma con Clini, ma nulla è stato fatto. L’Ente zona industriale non può agire senza un incarico formale
Dodici imprese hanno risposto al bando dell’Ezit che vuole sondare 200 metri quadrati in una zona della Valle delle Noghere per capire se i residui di idrocarburi che affiorano sul terreno sono il segnale di un inquinamento più profondo o no. I lavori saranno assegnati dopo che due dei candidati avranno fornito i chiarimenti documentali che mancano. Ma questo è niente: l’Ezit da tempo sta facendo i suoi passi sulla via della bonifica del famoso Sito inquinato nazionale, e ha anche avuto l’approvazione dal ministero dell’Ambiente per il progetto di analisi completa del Sin. Ha fatto tutto quel che poteva, in collaborazione con l’Arpa, dopo che l’efficacissima azione dell’ex ministro Corrado Clini aveva portato aria nuova a Trieste, e soprattutto sbloccato in via definitiva la terribile questione del Sin triestino che dura irrisolta dal 2001. Tanto che il 25 maggio dello scorso anno tutti gli enti territoriali avevano firmato (pieni di felicità dopo 11 anni di battaglie e tormenti) un accordo di programma di estrema chiarezza, che definiva obiettivi e compiti di ciascuno (Regione, Provincia, Ezit, Autorità portuale, Comune, Arpa, ministero, privati), assegnava le risorse, e a ogni paragrafo raccomandava tempi brevi e celerità di esecuzione. Per poter rendere presto usabili le aree industriali. Da quando è stato varato il governo Letta, Clini è rientrato al ministero dell’Ambiente come direttore generale della Divisione per lo sviluppo sostenibile, il clima e l’energia, e a Trieste intanto a distanza di un anno non si è messo mano a niente. Perché la Regione non ha mai inviato a Ezit la delega ad agire. «Dovremmo firmare una convenzione con le aziende insediate che non hanno già fatto la bonifica per conto proprio - spiega Paolo De Alti, il direttore -, ma non possiamo prendere l’iniziativa senza un formale incarico dalla Regione, né potremmo invadere la proprietà privata per i sondaggi dei terreni senza una formale delega a farlo. Tecnicamente invece potremmo cominciare a lavorare domani mattina. Anche i soldi ci sono, 10 milioni assegnati già nel 2001 dal ministero alla Regione, e 5 milioni per questo primo lotto che comprende anche l’analisi di rischio». Come si sa, per legge se il rischio per la salute è basso, un medio inquinamento non impedisce di usare i terreni per uso industriale. Passata dunque la felicità, e felicitatisi tutti con l’ottimo ed efficacissimo ministro, le carte firmate sono tornate a stare in cassetto: prima l’attesa che la Corte dei conti ratificasse l’accordo, e questo è accaduto a settembre 2012 (comunque quattro mesi dopo) e poi niente, come se nulla fosse mai accaduto. E intanto è nato il lamento nuovo, perché Trieste è scesa all’8% del Pil di industria, un livello considerato al di sotto del limite di sopravvivenza di ogni economia. Senza menzionare un altro determinante aspetto della questione: qui ci sono lavori urgenti da fare e soldi pronti da spendere, tutti gridano alla crisi e al declino, ma basta una sola inerzia e ogni cosa resta lettera morta all’infinito.
Gabriella Ziani

 

Top secret i nomi di due aziende pronte a insediarsi
Una start up in ambito tecnologico avanzato uscita da Area science center di Trieste e una ditta di logistica di Monza. I nomi? Top secret. Si tratta delle due nuove aziende che recentemente hanno chiesto di insediarsi a Trieste nell’ambito dell’Ente zona industriale. Una novità annunciata dal presidente dell’Ezit Dario Bruni (nella foto). Sempre in tema di Sito di interesse nazionale, tra le aree che devono essere ancora bonificate vi è anche quella di fronte allo stabilimento di Pasta Zara: per 40mila metri quadrati sui 100mila complessivi dell’area in questione ha già avanzato una manifestazione d’interesse la Camera di commercio. Che lì vorrebbe insediare il Polo logistico, includendovi anche la collocazione del nuovo Mercato ortofrutticolo, la cui sede attuale è quella di Campo Marzio.
 

 

Dietrofront sul Porto Vecchio a “spicchi”
Monassi (Authority): «Meglio piccole concessioni, ma se c’è anche chi vuole tutta l’area deciderà il Comitato portuale»
«Lo spezzatino non è un feticcio». La frase, che si riferisce al Porto Vecchio, viene pronunciata dalla presidente dell’Authority Marina Monassi e alcuni la interpretano come un mezzo dietrofront. «È vero che preferirei dare piccole concessioni - precisa la presidente - ma se veramente si farà avanti anche un investitore che chiederà tutta l’area (esclusa logicamente la zona Greensisam, l’Adriaterminal e la parte museale) prospetterò l’alternativa al Comitato portuale e sarà il Comitato a decidere». Per presentare le manifestazioni d’interesse, in base al bando di avviso esplorativo firmato solo qualche giorno fa, c’è tempo fino al 23 luglio. «Già una decina di soggetti interessati si sono fatti avanti - ha confidato la presidente - in particolare per quanto concerne il Molo Terzo». Il 10 luglio è fissata al Tar l’udienza di Portocittà che chiede che la concessione sia dichiarata nulla (in particolare per la persistenza del Punto franco) e finché la causa non sarà chiusa nuove concessioni non potranno essere date. Coloro che avranno inviato le manifestazioni saranno poi invitati alle procedure di gara che dunque si presume non conterrà delimitazioni sugli spazi. Ma la battaglia, ammesso che si faccia avanti anche un ipotetico concessionario unico, esploderà ben prima, anzi è già in atto. La sede finale naturale e designata sarà dunque il Comitato portuale di cui va dato atto alla presidente di averlo reso completamente trasparente con l’apertura ai mezzi d’informazione di tutte le sedute. «Le piccole concessioni, soprattutto se non precedute da un disegno strategico entro cui vadano a collocarsi come tessere di un mosaico - ha commentato il sindaco Roberto Cosolini - non possono valorizzare e recuperare zone oggi non appetibili da un punto di vista imprenditoriale. Rischiamo di rimanere sideralmente lontani da quelle lungimiranti operazioni di trasformazione fatte con alto tasso strategico e forte professionalità che hanno rivitalizzato il waterfront di tante città del mondo». É una posizione che vede concorde anche la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat. «La scelta del concessionario unico - afferma - è essenziale non solo per avere una visione strategica complessiva di sviluppo, ma anche affinché vengano realizzati con una certa speditezza i sottoservizi, le infrastrutture, le opere di viabilità necessari a tutto il comprensorio. Se un investitore ha in concessione tutta l’area fa preventivamente questo, come intendeva farlo Portocittà, ma non si può certo chiederlo a un piccolo singolo concessionario». Esattamente opposta invece è l’opinione di Guido Valenzin, presidente degli spedizionieri del porto che nella sua relazione annuale agli iscritti, ha strigliato le amministrazioni locali attaccandole, così come anche la precedente presidenza dell’Authority, proprio per quanto riguarda il Porto Vecchio. «È un dato di fatto - ha affermato Valenzin - che progetti di riuso di aree significative del Porto Vecchio che tenevano conto dei vincoli esistenti (Sovrintendenza beni architettonici, regime doganale di Punto franco, beni demaniali marittimi) sono stati scartati da chi aveva altri obiettivi e non ha concluso nulla. Questo voler fare “quello che si vuole” invece di “quello che si può fare subito” ci ha portato alla situazione di stallo attuale che si scontra ormai con la grave crisi finanziaria e del credito in atto: a questo punto non possiamo continuare a illuderci che soggetti privati possano sopportare il peso finanziario di un progetto di riutilizzo complessivo dell’area». Ma è un discorso che può essere anche rovesciato: ci fosse stata un minimo di volontà politica comune di spostare il Punto franco, quel soggetto c’era già.
Silvio Maranzana

 

I grillini: «Ora i benefici del punto franco»
«Il Governo emani immediatamente il decreto ministeriale, dimenticato per 19 anni, per rendere effettivi i vantaggi doganali» dei punti franchi del porto di Trieste. A chiederlo, con una mozione alla Camera, sono i deputati del Movimento 5 Stelle del Friuli Venezia Giulia Aris Prodani e Walter Rizzetto, per i quali la mancanza di questo decreto sta «causando incertezza sull’applicazione della normativa di agevolazione riservata ai punti franchi triestini». Sulla questione è intervenuto anche il consigliere comunale triestino M5S Paolo Menis, chiedendo «perchè in tutti questi anni nessun parlamentare triestino ha mosso un dito» e annunciando per lunedì sera «una mozione analoga nel consiglio comunale». Sul fronte del punto franco la città resta politicamente divisa. C’è chi ne chiede l’abolizione o meglio lo spostamento e chi vuole appena cercare di attivare lo strumento.
 

Ma Italia Nostra sposa lo “spezzatino”
«No a speculazioni sul terrapieno di Barcola, sì a restauri leggeri e a spazi per gli spedizionieri»
«Il Punto Franco va mantenuto all'interno del Porto Vecchio, dove sono necessari restauri leggeri e soprattutto non s'ha da fare la speculazione edilizia sul terrapieno di Barcola». L'opinione è quella di Italia Nostra (sezione di Trieste) che, dunque, dà pubblicamente pieno appoggio alla proposta di “spezzatino” da parte dell'Autorità portuale per le concessioni in Porto Vecchio, dopo che l'attuale concessionaria (Maltauro, Rizzani De Eccher, Intesa San Paolo e Sinloc) ha deciso di ritirarsi e di chiedere l'annullamento della gara. L'area in questione, secondo Italia Nostra, è unitaria urbanisticamente e culturalmente, ma non omogenea dal punto di vista del riuso. Come conviene, quindi, procedere? «Con restauri leggeri, come avvenuto a Stoccolma oppure ad Amburgo - rispondono Giulia Giacomich e Marcello Perna, rispettivamente ex e attuale presidente della sezione triestina dell'associazione. E, tanto per essere precisi, tocca all'ingegner Roberto Sasco, segretario provinciale Udc, spiegare più nel dettaglio cosa si potrebbe fare in Porto Vecchio, seguendo la cosiddetta “variante Barduzzi” al Piano regolatore: «Il problema di un porto con un Punto Franco non è la possibilità di entrarci, ma cosa farci dentro. Secondo noi l'area di Greensisam è collegata alla città e ha una destinazione direzionale, l'Adriaterminal deve continuare ad operare come attività portuale. Va sviluppata l'offerta culturale – continua Sasco – con il Polo museale, vanno rimessi i rimorchiatori, va sviluppata la nautica da diporto e non importa se si dice che ci sono troppi posti barca. Vanno messi a disposizione spazi per gli spedizionieri e soprattutto non sposiamo la speculazione di villette vista mare sul terrapieno di Barcola: lì si dovrebbero fare attività ludiche, verde pubblico e balneazione. A Trieste servono posti di lavoro e questo è un ottimo modo per ottenerli». Ma Portocittà (cioè i costruttori Maltauro e De Eccher, non proprio gli ultimi arrivati nel loro settore) sostiene che non si possano realizzare attività economiche redditizie nei vecchi magazzini sottoposti a vincolo. È una società di incompetenti o di persone in malafede? «Noi non vogliamo andare contro Portocittà – risponde il presidente Perna – ma diciamo che stanno facendo la loro politica, che noi non condividiamo». «Da quando Portocittà ha discusso la concessione è cambiato il mondo – rincara la dose Sasco – oggi le prospettive sono diverse. Non servono più megainterventi firmati da architetti star. E comunque il Punto Franco va mantenuto per sfruttarne le opportunità».

Riccardo Coretti
 

 

Green Week, sindaci in trincea per combattere gli sprechi - L’INIZIATIVA DI ANDREA SEGRÈ
Sono 5 i sindaci triestini e 4 i goriziani che hanno finora sottoscritto la Carta a Spreco Zero e che saranno domani al Teatro Verdi di Padova per il primo Forum dei sindaci a Spreco Zero. Sono attesi mille sindaci provenienti da tutta Italia e 40 studiosi del progetto europeo Fusions. «Le adesioni stanno crescendo quotidianamente – afferma la coordinatrice della Green Weeek delle Venezie, Viviana Cattelan –. E proprio nei giorni scorsi abbiamo ricevuto adesioni di Comuni importanti come quella del sindaco di Milano Giuliano Pisapia o di piccoli Comuni come Castellavazzo (Belluno)». La “Carta a Spreco Zero” nasce da un’idea di Andrea Segrè e Last Minute Market e ha avuto come primi firmatari, lo scorso anno durante la prima edizione di Trieste Next, salone europeo della ricerca scientifica, il sindaco Roberto Cosolini, il governatore del Veneto Luca Zaia e l’allora governatore del Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo. Ecco l’elenco dei Comuni firmatari della provincia di Trieste: Duino Aurisina, Monrupino, Muggia, Sgonico, Trieste. Per la provincia di Gorizia: Farra d’Isonzo, Gorizia, Grado, San Canzian d’Isonzo. Domani, quindi inizia la “Green Week delle Venezie”, settimana dedicata ai temi della sostenibilità nel Nord Est. La manifestazione, promossa da Nordesteuropa Editore e VeneziePost con la collaborazione, tra gli altri, del Comune di Trieste, del Polo Tecnologico di Pordenone e, come media partner de “Il Piccolo”, si inserisce nelle iniziative di sostegno della candidatura di Venezia con il Nordest a Capitale Europea della Cultura 2019. Durante il forum di domani al Teatro Verdi di Padova ci sarà anche il “pranzo a spreco zero”: ciò che non verrà consumato sarà portato alle mense popolari. Il Forum potrà essere seguito in live streaming su www.lanuovaecologia.it o su www.veneziegreen.it. Nel corso della settimana “green” saranno anche premiate le esperienze imprenditoriali virtuose in tema di sprechi. Il premio Radical Green, promosso dal Polo Tecnologico di Pordenone e da Nordesteuropa Editore, verrà consegnato alle 10 best practices delle Venezie. Tra i numerosi eventi previsti fino al 26 maggio che si occuperanno dei vari temi legati alla sostenibilità (acqua, rifiuti, sviluppo economico, turismo), quello della cittadinanza attiva e sostenibile sarà ospitato a Trieste dove sarà presentato il nuovo libro di Andrea Segrè, “Vivere a Spreco Zero. Una rivoluzione alla portata di tutti” (Marsilio Editore). La presentazione si terrà martedì, con inizio alle 21, all’azienda agricola Zidarich a Duino Aurisina (Località Prepotto 23). All’incontro, coordinato dal direttore de “Il Piccolo” Paolo Possamai, sarà presente anche il primo cittadino di Trieste Cosolini. La Green Week si concluderà domenica 26 maggio con una grande festa in un luogo incantato della Val di Sella, nel comune di Borgo Valsugana dove si trova Arte Sella: è prevista l’inaugurazione di due nuove opere. In questa occasione il violoncellista Mario Brunello, direttore artistico musicale, racconterà ai visitatori il suo legame con Arte Sella.
 

 

Trebiciano non vuole antenne - Petizioni consegnata al sindaco cosolini
Raccolte 400 firme su 500 abitanti. «Troppo vicine alle scuole»
TRIESTE Quasi 400 firme, su circa 500 residenti. E’ il risultato ragguardevole ottenuto dalla petizione lanciata dagli abitanti di Trebiciano (ed abbracciata anche da alcuni borghi circostanti) contro l’installazione di una nuova antenna Telecom nel centro del paese, a poche centinaia di metri dalla scuola dell’infanzia e da quella elementare. “Antenne a Trebiciano? Non se ne sente la necessità!” si legge nel testo della petizione, presentata al Comune di Trieste una ventina di giorni fa. I cittadini non si sono limitati ad opporsi alla costruzione di un nuovo ripetitore, ma hanno richiesto anche la rimozione del traliccio Vodafone realizzato recentemente nel paesino. «Si è giunti a questa conclusione dopo animati confronti su chi fosse a favore, una sparuta minoranza, e chi contro», si spiega nell’esposto. «La raccolta di firme ha coinvolto tutta la comunità, molto sensibile a questo tema che riguarda la salute di residenti, bambini, ragazzi e operatori dell’asilo e della scuola elementare; l’opposizione a nuove antenne a Trebiciano è stata quasi unanime». Il benessere prima di tutto, insomma. Ma «si è riscontrata una particolare sensibilità anche per la conservazione di questo angolo di Carso, già devastato da interventi fatti in passato quali discarica, oleodotto, elettrodotto, autostrada, Area di Ricerca». «Firmando la petizione, la comunità di Trebiciano ha espresso chiaramente la volontà di non subire ulteriori servitù e spera, anzi ne è certa, che questa volontà possa essere recepita dalla sensibilità del Sindaco Roberto Cosolini e dei suoi collaboratori». Altrimenti, come fa presagire l’ostinazione sin qui dimostrata dai residenti, si andrebbe probabilmente incontro a nuove proteste. La mobilitazione era iniziata a marzo, quando a Trebiciano e dintorni si era sparsa la voce della richiesta inoltrata al Comune dalla Telecom. La Comunella locale, raggruppamento di varie realtà associative, aveva proposto di erigere l’antenna nel cortile del “Ljudski Dom” (Casa del popolo), al fine di incassare i proventi dell’affitto del terreno e finanziare così le molteplici attività – sportive, culturali, ricreative – presenti a Trebiciano. Il dissenso dei cittadini è stato intransigente: prima gli appelli («Non vendiamo la nostra salute per 900 euro al mese»), poi le firme, raccolte di casa in casa da dodici volontari. Ora, il Comune avrà 45 giorni di tempo per verificare l’autenticità delle sottoscrizioni ed altrettanti per incontrare eventualmente il primo firmatario, avviando una discussione in merito. A settembre, probabilmente, arriverà un responso.

Davide Ciullo

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 18 maggio 2013

 

 

Marchigiani sul Piano traffico: «Più 44% di zone pedonali» - LA BOZZA IN COMMISSIONE
«Uno degli obiettivi generali del nuovo Piano è supportare le forme di mobilità “dolce”, ossia pedonale e ciclabile», lo sottolinea Elena Marchigiani, assessore comunale a Pianificazione urbana, Mobilità e traffico, riguardo al nuovo Piano generale del traffico urbano, attualmente all’esame delle commissioni consiliari. «Sostenere la mobilità “dolce” - prosegue Marchigiani - significa minor traffico, permettendo a chi può farlo di muoversi a piedi e in bicicletta in sicurezza, minor inquinamento sia atmosferico sia acustico, recupero degli spazi pubblici urbani, in una parola miglior vivibilità di quartieri e rioni. Significa anche maggiori occasioni di riqualificazione commerciale di parti per certi versi dimenticate della città, nelle quali le attività economiche oggi versano in uno stato di grave sofferenza. Significa ampliare il circuito delle mete turistiche. Significa costruire le occasioni per ricominciare a vivere le strade come spazi a disposizione di tutti, non solo delle automobili». Nel concreto, il Piano propone un ampliamento delle aree e dei percorsi pedonali basato sui collegamenti con i principali impianti di parcheggio a corona del Borgo Teresiano e sull’individuazione di aree che possono essere soggette a una buona fruibilità pedonale nelle periferie. «Nello specifico - aggiunge l’assessore -, nelle zone centrali della città, il Piano propone l’incremento delle aree pedonali esistenti, +44%, nell’ottica di individuare una vasta zona utilizzabile quasi esclusivamente dai pedoni, ma che sia al tempo stesso ben servita dai mezzi pubblici. Così, l’area compresa tra il Canale di Ponterosso e piazza Unità viene per gran parte pedonalizzata; i principali interventi riguardano via Mazzini e via Imbriani». Altri interventi di pedonalità riguardano poi l’area attorno a largo Barriera: via della Sorgente (e la vicina via delle Erbette), «una zona caratterizzata dalla fitta presenza di un tessuto commerciale ancora vivace, ma che necessita di essere ulteriormente supportato, e che vede altresì la presenza di locali caratteristici noti e ben frequentati. In queste vie la circolazione sarà vietata a tutti i veicoli - illustra Marchigiani -, a eccezione di quelli in servizio di emergenza e delle biciclette». Sostenere la mobilità dolce significa anche tenere conto delle esigenze delle persone con diversa abilità e - nel contempo - dare risposta alle necessità degli esercizi commerciali, ricorda l’esponente della giunta Cosolini: «Per dare risposte efficaci a queste domande ed esigenze, nel Piano sono state introdotte le Ztl a elevata valenza pedonale, incrementate del 150%». Nelle Ztl a elevata valenza pedonale è consentito l’accesso ad alcune categorie e servizi: carico/scarico delle merci, veicoli al servizio dei disabili, trasporto pubblico collettivo e individuale. Queste zone sono previste dal Piano nelle cosiddette “ali del viale XX Settembre”: vie San Zaccaria, del Toro, Nordio, Paduina (nel tratto tra il Viale e via Crispi) e su via Crispi (tra via Carducci e via Timeus), nonché nelle vie Foschiatti, San Maurizio e della Fonderia. «Particolare attenzione è stata inoltre rivolta anche a garantire agevolazioni ai residenti nelle aree e zone direttamente interessate dagli interventi di pedonalizzazione - conclude Marchigiani -: sia attraverso le agevolazioni tariffarie previste per la sosta in strada nei Borghi Teresiano e Giuseppino, un euro al giorno, sia tramite la previsione di tariffe agevolate all’interno dei principali impianti di parcheggio, cioè Silos, via della Pietà e via Giulia, per un ammontare mensile di circa 60 euro». A proposito di pedonalizzazioni, la prossima “prova” è in programma l’1 e il 2 giugno, nelle vie Foschiatti, San Maurizio, Fonderia, Sorgente, Erbette. Nel fine settimana successivo, in occasione della Notte bianca dell’8 giugno, ci si sposterà invece nel cuore della città, con via Mazzini, via Imbriani, corso Italia chiuse al traffico nelle ore serali e con esse anche via XXX Ottobre, via Torrebianca e via del Lavatoio.

 

 

La carica dei mille sindaci “in lotta” contro gli sprechi
TRIESTE Lunedì inizia la “Green Week delle Venezie”, settimana dedicata ai temi della sostenibilità nel Nord Est. La manifestazione, promossa da Nordesteuropa Editore e VeneziePost con la collaborazione, tra gli altri, del Comune di Trieste, del Polo Tecnologico di Pordenone e, come media partner, de “Il Piccolo”, si inserisce nelle iniziative di sostegno della candidatura di Venezia con i l Nordest a Capitale Europea della Cultura 2019. La Green Week si aprirà ufficialmente lunedì al Teatro Verdi di Padova, alla presenza di mille sindaci da tutta Italia per il primo forum dei “Sindaci a spreco zero”. L’iniziativa nasce a seguito del lancio della “Carta a Spreco Zero”, sottoscritta in prima battuta durante Trieste Next dal sindaco di Trieste Roberto Cosolini, dal governatore del Veneto Luca Zaia e dall'allora presidente del Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo; il documento ha visto già la firma di oltre 300 sindaci italiani. Durante il forum di lunedì ci sarà anche il “pranzo a spreco zero”: ciò che non verrà consumato sarà portato alle mense popolari. Il Forum potrà essere seguito in live streaming su www.lanuovaecologia.it o su www.veneziegreen.it. Nel corso della settimana “green” saranno anche premiate le esperienze imprenditoriali virtuose in tema di sprechi. Il premio Radical Green, promosso dal Polo Tecnologico di Pordenone e da Nordesteuropa Editore, verrà consegnato alle 10 best practices delle Venezie. Tra i numerosi eventi previsti fino al 26 maggio che si occuperanno dei vari temi legati alla sostenibilità (acqua, rifiuti, sviluppo economico, turismo), quello della cittadinanza attiva e sostenibile sarà ospitato a Trieste dove sarà presentato il nuovo libro di Andrea Segrè, “Vivere a Spreco Zero”. La presentazione si terrà martedi’, con inizio alle ore 21, presso l’azienda agricola Zidarich. Al dibattito, organizzato in collaborazione con il quotidiano “Il Piccolo”, sarà presente anche il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini.

(r.u.)
 

 

Ripuliamo il Carso, l’iniziativa di Nord Est 4x4 e Acegas
TRIESTE L’Associazione sportiva dilettantistica Nord Est 4x4, assieme al Comune di Trieste e con la collaborazione fornita da AcegasAps, nei due ultimi fine settimana di maggio, (a partire da oggi e domani a seguire sabato 25 e domenica 26 maggio) realizzerà un’azione di recupero e pulizia del Carso. I volontari del Club, adeguatamente preparati per quest’iniziativa, si cimenteranno nel recupero dei materiali che si trovano in più punti del Carso, consentendo così ai mezzi di AcegasAps di effettuare la raccolta. Il materiale caricato sui camion, verrà diviso per tipologia in modo da poter differenziare i rifiuti, con il doppio risultato di recupero e riciclo. Nell’area “ex Polveriera” di via Brigata Casale, concessa in locazione dal Comune di Trieste, la Nord Est 4X4 utilizza un’ampia zona adibita a campo scuola per i corsi di guida tenuti dagli istruttori della Scuola Nazionale di Fuoristrada UISP-CNAU, corsi che sono rivolti ai rappresentanti delle forze dell’ordine e naturalmente a tutti coloro che intendono avvicinarsi al mondo dell’off-road. Negli anni passati e fino al 2012 il Club ha organizzato il Raduno “Alle Porte dell’Est”, calamitando l’attenzione di diverse centinaia di appassionati, valorizzando e facendo conoscere ai partecipanti la realtà locale, le tradizioni, la cultura e l’offerta turistica del territorio. Anche quest’anno il team organizzativo del Club si è attivato per realizzare il prossimo raduno “Alle Porte dell'Est”, manifestazione che è stata programmata per il prossimo 10 novembre. E proprio nella fase ricognitiva al raduno si è potuto costatare quanti siano i rifiuti e i materiali di vario genere, depositati o abbandonati da persone incivili lungo i sentieri del Carso. Da qui è partita l’operazione “Carso Pulito” che inizierà oggi e domani, per ripetersi poi anche nell’ultimo fine settimana di maggio (sabato 25 e domenica 26).
 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 17 maggio 2013

 

 

Tav, ratifica trattato in 15 giorni
Accelerazione sull’accordo internazionale italo-francese per la linea ad altà velocità Torino-Lione
TORINO La Tav Torino-Lione accelera. Entro «le prossime due settimane», ha assicurato il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, la ratifica del trattato siglato dai governi di Italia e Francia approderà in Parlamento. La questione sarà discussa nel Consiglio dei ministri del 24 maggio. Ieri si è insediata a Roma la task force sulla Tav, voluta dallo stesso Lupi. L’organismo definirà le “opere di riqualificazione” della Valle di Susa e coordinerà la comunicazione di tutte le istituzioni pubbliche coinvolte. Nel frattempo il governo rimarca il «fermo impegno» di «seguire con la massima attenzione - ha precisato il sottosegretario Rocco Girlanda - il regolare adempimento delle prescrizioni connesse alla realizzazione» del cunicolo esplorativo di La Maddalena, il tunnel geognostico che da alcuni mesi si sta scavando a Chiomonte. «Allo stato attuale - ha detto Girlanda, rispondendo in Senato ad un’interpellanza di Marco Scibona (M5S) - la società Ltf (Lyon Turin Ferroviaire, ndr) ha inoltrato al ministero dell’Ambiente le tavole progettuali relative a 68 prescrizioni che hanno consentito l’inizio dei lavori del cunicolo esplorativo di La Maddalena». Dal movimento No Tav arriva un sarcastico commento all’ipotesi di reato formulata dalla Procura di Torino per l’assalto di due notti fa al cantiere: «A meno che un compressore sia considerato un operaio del cantiere, un macchinario annerito è un pò poco per giustificare un tentato omicidio». Nei prossimi giorni il ministro Lupi visiterà il cantiere di Chiomonte e incontrerà i sindaci della Valle di Susa. Lunedì, invece, si terrà a Torino la prima riunione della task force, di cui fanno parte il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, i sindaci dei tre Comuni direttamente interessati dai cantieri della nuova ferrovia (Susa, Bussoleno e Chiomonte) e il commissario di governo Mario Virano. «I primi obiettivi - spiega Barbara Bonino, assessore ai Trasporti della Regione Piemonte - sono quelli di portare al Cipe un cronoprogramma di interventi e relative risorse, necessarie ad avere la copertura sia in termini di cassa che di competenza». Allo studio anche una finestra normativa «che consenta agli enti locali interessati dai lavori di uscire dal patto di stabilità». Tra i compiti della task force «ci sarà anche l’ascolto degli enti locali. Manterremo - dice ancora Bonino - un confronto costante con tutti i Comuni, a prescindere dal loro inserimento all’interno dei gruppi di lavoro». Nel frattempo si è appreso che sono 123, fra il 2010 e il 2012, i fascicoli aperti dalla Procura di Torino per reati commessi a margine di iniziative del movimento No Tav. Il dato si riferisce ai procedimenti “contro noti”. Le iscrizioni nel registro degli indagati sono state in tutto 707. Alcune persone sono state chiamate in causa in più procedimenti.
 

Accordo sul progetto alternativo della Tav
I sindaci trovano l’intesa per l’ammodernamento della rete esistente. Critiche al senatore Sonego
TORVISCOSA Via libera dei sindaci della regione allo studio di fattibilità che prevede il riammodernamento e il potenziamento della linea ferroviaria esistente, abbandonando il progetto della nuova linea Alta velocità/ Alta capacità Venezia–Trieste del 2010. Il commissario straordinario per la Venezia–Trieste, Bortolo Mainardi, alla fine è riuscito a mettere d’accordo i sindaci del Fvg per la redazione di uno studio di fattibilità che preveda la saturazione e l’ammodernamento della linea ferroviaria esistente: costo 380 milioni di euro per circa 50 chilometri, a fronte dei 4,7 miliardi di euro del progetto del 2010 del tracciato Alta velocità/Alta capacità che dovrebbe attraversare il Friuli Venezia Giulia. Successivamente si provvederà alla sua quadruplicazione. Resta però la “perplessità” espressa in merito dagli amministratori di Latisana, Palazzolo, Muzzana, che ritengono incompatibile con la struttura urbana dei loro paesi questo progetto in quanto l’attuale linea attraversa zone a forte concentrazione abitativa. Questi Comuni avevano siglato un protocollo con la Regione Fvg, che prevedeva delle compensazioni al passaggio del tracciato parallelo all’autostrada A4 Venezia–Trieste. Decisamente favorevoli Torviscosa, Cervignano, Palmanova, Bagnaria, Villa Vicentina, Ruda, Fiumicello, Gonars, Porpetto, Teor, Pocenia, e Ronchis, ma anche San Canzian, Turriaco e Castions di Strada. Mainardi, nell’incontro con gli amministratori dei 17 comuni coinvolti dal tracciato, si è presentato con piglio deciso e, dopo aver spiegato quanto fatto in Veneto, ha subito messo in tavola le sue carte. Ha infatti proposto due opzioni: andare avanti con il progetto di Rfi del 2010 o, come seconda opzione, riammodernare la linea ferroviaria esistente oggi utilizzata al 40% delle sue possibilità pensando già al suo quadruplicamento in vista dello sviluppo dei traffici futuri, ma anche in relazione al progetto del Corridoio 1, meglio conosciuto come l’Adriatico Baltico. Ha però chiesto ai sindaci una risposta decisa entro la fine della discussione, «per uscire con le idee chiare dall’incontro», risposta che alla fine ha ottenuto. Ad aprire l’incontro il sindaco di Torviscosa Roberto Fasan, che ha sottolineato l’inopportunità dell’uscita del senatore Ludovico Sonego, che sulla stampa ha affermato che il commissario non serve e non ha titoli per convocare i sindaci. «Sonego – ha detto – afferma che tutto deve essere risolto in chiave politica, se questo significa tagliare fuori i sindaci, ebbene noi non ci stiamo». Fasan, esprimendo parere favorevole, ha chiesto però il mantenimento degli interventi di mitigazione al rumore lungo il tracciato della linea ferroviaria.

(f.a.)
 

 

«Il petrolio di Trieste alimenta un terzo del mercato tedesco»
Ulrike Andres, presidente di Tal e ad di Siot: «Nel terminal più sbarchi per rifornire la raffineria di Karlsruhe»
I länder più ricchi - Coperto il 100% di Baviera e Baden Wuerttemberg - No al gas in porto La baia di Muggia non è adatta per questi progetti
TRIESTE Un terzo della Germania verrà approvvigionato dal petrolio sbarcato nel terminal Siot di Trieste. Il gruppo Tal, gestore del più importante oleodotto europeo con 42 milioni di tonnellate all’anno, sta mantenendo l’impegno assunto alla fine del 2012: aumentare il flusso di greggio che arriva nelle “pipelines” del porto giuliano e che viene poi inoltrato verso Austria, Cechia, Germania. L’obiettivo strategico di questa “offensiva” petrolifera è soprattutto una città tedesca nel Land del Baden-Wuerttemberg: Karlsruhe, che ospita un importante impianto di raffinazione, in passato solo parzialmente raggiunto dal greggio adriatico. L’Austria è già “coperta” per il 90%, la Cechia lo sarà al 50% rispetto al precedente 30%. I numeri del primo quadrimestre 2013 confermano la volontà di Tal: da gennaio ad aprile sono già affluiti 13,3 milioni di tonnellate, con una crescita del 36% rispetto all’analogo periodo del 2012. Ulrike Andres, nella duplice qualità di presidente della Tal e di amministratore delegato della Siot, è protagonista di questo cambio di velocità. Austriaca, sposata e madre di due figli, una carriera manageriale nel gas e nel petrolio, un biennio di presidenza dell’Aegpl (European association of liquified gas companies)a Bruxelles, Ulrike Andres è buona conoscitrice del business energetico. Tant’è che l’hanno messa a capo del Consorzio energia di Trieste. Presidente, quali fattori hanno determinato la maggiore competitività dell’approdo triestino? Il primo fattore è che il terminal di Marsiglia non alimenta più gli impianti di Karlsruhe, dove si è scelto di puntare completamente su Trieste, ritenuta più veloce ed efficiente. Questa decisione comporta che un Land importante come il Baden-Wuerttemberg venga approvvigionato al 100% dal greggio sbarcato in Adriatico. Laddove si consideri che la Baviera era già servita al 100%, si comprende come un terzo della Germania dipenda dal petrolio veicolato dal Tal. Ma questo è solo un aspetto della nostra strategia di crescita nell’Europa centro-orientale: infatti contiamo di portare al 50% la quota detenuta nella Repubblica Ceca. Questo rafforza le ragioni dell’investimento su Trieste. Dal 1967 la nostra presenza a Trieste è forte e costante. Rappresentiamo il 75% del traffico portuale, abbiamo un centinaio di dipendenti diretti cui s’aggiungono 500 posti nell’indotto. Ogni nave significa, tra tasse e servizi, 75 mila euro. Ogni anno 70 milioni di euro vengono conferiti dalla Siot al sistema economico italiano. L’obiettivo è incrementare il traffico del 20%, portando 500 navi. Trieste supererà Marsiglia e diventerà il primo porto petrolifero del Mediterraneo, mentre in Europa solo Rotterdam movimenta volumi maggiori. Non temete la concorrenza di alternative energetiche al petrolio? Perlomeno per altri vent’anni il petrolio non avrà forte concorrenza, soprattutto per quanto riguarda i mezzi di trasporto. Anche se, indubbiamente, il mercato dell’energia sta cambiando: si trova gas in abbondanza e questo giova al prezzo. Si comincia a estrarre davanti alle coste della Croazia, Stati Uniti e Qatar sono già importanti esportatori. Grandi gasdotti, come “Nabucco” e “South Stream”, riforniranno l’Europa occidentale, che spero sappia diversificare i mercati di acquisto e non commetta l’errore nel quale era caduta l’Ucraina. Ma è anche vero che vengono scoperti, per esempio negli Usa e in Canada, nuovi giacimenti di petrolio: l’approvvigionamento si manterrà su buoni livelli, il prezzo non dovrebbe subire grandi scostamenti, nonostante i maggiori costi dovuti all’estrazione sottomarina. A proposito di gas,cosa pensa riguardo l’eventuale realizzazione di un rigassificatore vicino al vostro terminal? Dubito che Trieste sia il luogo più adatto per operazioni di questo tipo. Basta osservare le caratteristiche e le dimensioni della baia di Muggia. Penso che sarebbe più opportuno un impianto “offshore”. E comunque un eventuale rigassificatore non dovrà in alcun modo condizionare il movimento delle petroliere dirette al terminal Siot. Vorrei, inoltre, vedere il progetto di Snam sulla “sea-line”: ritengo che tutte questi proposte dovrebbero essere vagliate contestualmente. Però Trieste ha bisogno di nuove leve di sviluppo. Chiuderà anche la Ferriera... Certo, ma la leva esiste già ed è il porto. Mi pare che Trieste abbia un po’ perso i contatti con l’Europa centro-orientale, che preferisce utilizzare le banchine di Amburgo. Quando parlo di porto, mi riferisco al traffico commerciale, non alle gasiere ... Mi sembra che proprio dal punto di vista portuale la vicina Capodistria si muova più velocemente di Trieste, questo mi fa un po’ male.
Massimo Greco

 

 

«Traffici in Alto Adriatico: prospettive di forte crescita» - LO STUDIO PRESENTATO IN COMUNE
I traffici nei porti dell’Alto Adriatico sono destinati a crescere a tal punto che nel 2015 si giungerà alla saturazione della capacità portuale esistente e nel 2030 di quella in fase di realizzazione. Questo è il dato più nuovo, e più ottimista, portato dal docente dell’Università di Trieste Romeo Danielis e dal consigliere dell’Aiom (Agenzia imprenditoriale operatori marittimi) Danilo Stevanato alla riunione della Terza commissione del Consiglio comunale sulla portualità. Nel complesso, però, il quadro tracciato dai tecnici ai consiglieri non è dei più esaltanti. Il professor Danielis ha presentato uno studio realizzato in base a dati del 2007 sul sistema portuale regionale, ovvero la struttura e il retroterra economico dei tre hub del Friuli Venezia Giulia. Sollecitato più volte dai consiglieri, Danielis ha assicurato che, pur fondandosi su informazioni antecedenti alla crisi, lo studio è ancora attuale: «Il sistema delle aziende che operano in ambito portuale non è sostanzialmente mutata». Secondo i tecnici dell’Università le aziende legate ai porti nel 2007 erano circa 480, «il 50% delle quali si occupano di attività portuali in senso stretto». Di queste 433 operanti a Trieste, anche se nella maggior parte dei casi si trattava di aziende multilocalizzate, magari con sedi o filiali in aree non portuali, come la Lombardia o la Svizzera. Il 41,9%, inoltre, lavorava principalmente al di fuori dei confini fisici dei porti: «Un segno del carattere “regionalizzato” di queste realtà - ha detto Danielis -, articolate sul territorio». Lo studio stabiliva inoltre a quota ottomila il numero di addetti del sistema marittimo e portuale regionale, inseriti in un indotto più ampio di 19mila. Principali datori di lavoro: gli enti pubblici come, ad esempio, le autorità portuali. Stevanato ha presentato i risultati del suo studio, parallelo a quello dell’ateneo ma successivo di un anno, che ha portato a risultati affini. Il consigliere Aiom ha presentato anche le previsioni scritte in testa all’articolo. Al termine della presentazione è seguita una discussione tra i consiglieri. Paolo Rovis del Pdl ha rilevato: «Secondo i dati presentati, il movimento merci nel porto di Trieste fra il 1967 e il 2011 è passato da 8,6 a 13 milioni di tonnellate. Neanche raddoppiato in cinquant’anni. Il peso della portualità nell’economia regionale è ormai inferiore a quella dell’artigianato. Possiamo davvero vedere nel porto il futuro del territorio?». Il consigliere grillino Paolo Menis ha risposto con una riflessione: «Per rispondere dovremmo disporre di un’analisi comparativa con i sistemi portuali delle altre regioni, che tenga conto anche degli investimenti fatti a Trieste e altrove nel corso dei decenni». Per Un’altra Trieste Franco Bandelli ha rilevato come nei porti nord-europei esistano ancora compagnie portuali pubbliche, a differenza che in Italia: «Là è un sistema che funziona. Se il pubblico potesse agire così anche da noi, sarebbe un miracolo».

(g.tom.)
 

 

Tajani: «La Ferriera inserita nel piano Ue per la siderurgia»
L’annuncio del vicepresidente della Commissione europea Serracchiani a Roma: «Sarà area industriale complessa»
L’Unione europea prende misure concrete per risolvere il caso della Ferriera di Servola. Infatti il nuovo Piano Ue per la siderurgia che verrà presentato a inizio giugno «riguarderà sicuramente anche Trieste». Lo ha assicurato il vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani al termine dell’incontro della tavola rotonda di Alto livello sull’Acciaio tenutasi a Bruxelles, dove per l’Italia ha partecipato il sottosegretario allo sviluppo economico Claudio De Vincenti. Il presidente della Regione Debora Serracchiani aveva infatti chiesto la scorsa settimana a Tajani di inserire la Ferriera di Trieste nel piano per la siderurgia in preparazione a Bruxelles. «Si tratta di un piano-ombrello sotto cui gli stati membri possono agire con azioni concrete» per gli impianti nazionali, ha spiegato il commissario Ue, sottolineando di avere già parlato del caso del sito triestino anche con il precedente governatore. «Faremo tutto il possibile con il governo italiano - ha assicurato Tajani - perché il sito di Trieste continui a produrre acciaio e a dare occupazione ai suoi lavoratori». Secondo Tajani «la ristrutturazione può sostenere il progresso economico e sociale, ma - ha sottolineato - si devono anticipare i cambiamenti strutturali», e questo è fattibile «se le aziende prendono misure correttive e se le autorità pubbliche aiutano a creare le condizioni giuste». Due temi centrali del piano per l’Italia, ha fatto presente il sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti. E proprio il sottosegretario ha incontrato ieri a Roma la presidente Serracchiani. «Con De Vincenti abbiamo affrontato la parte operativa di quel processo che deve portare al riconoscimento della Ferriera di Servola come area industriale di crisi complessa - ha spiegato Serracchiani al termine dell’incontro con l’esponente del governo -, a seguito degli impegni presi a Trieste dal ministro Zanonato». Riferendosi alle parole del vicepresidente della Commissione Ue, Serracchiani ha sostenuto che «soluzioni per la Ferriera di Servola sono possibili solo con l’impegno congiunto a livello europeo, nazionale e locale». La neo eletta presidente della Regione ha poi ripercorso i precedenti della questione in sede europea: «In una risoluzione dello scorso dicembre – ha ricordato Serracchiani - il Parlamento europeo si è pronunciato sulla crisi dell’industria siderurgica Ue invitando la Commissione a monitorare da vicino gli sviluppi futuri in alcuni stabilimenti, tra i quali anche Trieste, la cui integrità è a rischio, per assicurare la competitività del settore siderurgico europeo e i livelli occupazionali». Ora, ha auspicato Serracchiani, non resta che sperare che le promesse di Tajani vengano presto tradotte in pratica: «Accolgo dunque con speranza l’annuncio del Commissario Tajani, che - ha concluso - ho già invitato a Trieste per un sopralluogo alla Ferriera e un incontro con i portatori d’interesse».
Giovanni Tomasin

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 16 maggio 2013

 

 

Nuovo bando su Porto Vecchio mentre pende il giudizio del Tar
La presidente dell’Authority Monassi firma l’avviso esplorativo per raccogliere nuove manifestazioni di interesse: «Meglio se più concessioni a soggetti diversi». La querelle legale con Portocittà è in corso
Riparte da zero la riqualificazione del Porto Vecchio. La presidente dell’Authority Marina Monassi ha firmato l’altra sera il bando di avviso esplorativo volto a ottenere nuove manifestazioni d’interesse per gli insediamenti nell’area. Sarà affisso oggi o domani all’Albo pretorio del Comune e prevede come termine per l’invio delle presentazioni la data del 23 luglio. Tutto ciò mentre è ancora pendente il ricorso al Tar di Portocittà, la società costituita da Maltauro, Rizzani de Eccher, Sinloc e Banca Intesa, che ha chiesto che l’atto di concessione venga dichiarato nullo. L’udienza doveva essere fissata ai primi di luglio, ma potrebbe anche slittare. «I legali delle due controparti stanno trattando - conferma infatti Enrico Maltauro, amministratore delegato del Gruppo - ma per definire la nostra uscita. Le condizioni ostative infatti (il Punto franco in primis, ndr) sono sempre le medesime per cui non vedo spiragli per un nostro rientro. Quanto all’avviso per nuove manifestazioni d’interesse non intendo commentare e comunque non ci vedo nulla di scandaloso». «Non potevo perdere tempo - spiega Monassi - del resto è Portocittà stessa a chiedere che la sua concessione venga annullata. In pendenza di giudizio non posso dare le concessioni, ma nessuno mi impedisce di raccogliere nuove manifestazioni d’interesse, alcune delle quali del resto sono già arrivate e riguardano in particolare soprattutto il Molo Terzo». In realtà la questione Porto Vecchio riparte, ma con una filosofia molto diversa rispetto al passato e che sta già scatenando polemiche. «Chiaro che se arriva il sultano del Brunei e stando nelle regole riempie il Porto Vecchio d’oro sono disposta anche a dare una concessione unica - spiega infatti Monassi - ma non è il metodo che prediligo. Preferisco dare più concessioni a soggetti diversi: la ritengo la strada più giusta e più rapida». E su questo metodo definito “spezzatino” piovono subito gli strali del sindaco Roberto Cosolini: «Sono fermamente contrario a questo modo di procedere. Dubito che le piccole concessioni, soprattutto se non precedute da un disegno strategico entro cui vadano a collocarsi come le tessere di un mosaico, possano valorizzare e recuperare zone oggi non appetibili da un punto di vista imprenditoriale. Non dubito che alcune manifestazioni di interesse arriveranno, ma si concentreranno su alcune aree qua e là a macchia di leopardo e lasceranno tanti altri siti nell’attuale degrado. Quello che mi preoccupa - conclude il sindaco - è che rischiamo di rimanere sideralmente lontani da quelle lungimiranti operazioni di trasformazione fatte con alto tasso strategico e forte professionalità che hanno rivitalizzato il watefront di tante città del mondo».
Silvio Maranzana

 

La soluzione “a spezzatino” non piace al sindaco - Diversità di vedute
L’atto firmato dalla presidente Monassi, e di cui l’Authority non ha comunicato i dettagli, è un avviso esplorativo affinché soggetti interessati esprimano il proprio interesse a partecipare alla gara sulla riqualificazione del Porto Vecchio che verrà indetta successivamente. Come tale, non è stato discusso in nessuna seduta del Comitato portuale al quale invece la stessa presidente aveva puntualmente riferito del procedere del contenzioso con Portocittà. Causa che non impedisce ora a Monassi di pubblicizzare l’avviso, ma che invece l’aveva sconsigliata di prendere parte a un’audizione dinanzi al Consiglio comunale sul futuro dello stesso Porto Vecchio e che era stata disertata anche dagli stessi responsabili di Portocittà. Per quanto riguarda l’antico scalo triestino, si tratta dell’ennesima ripartenza dopo le funeree esperienze passate che portavano i nomi di Polis 1, Polis 2, Bonifiche, Trieste futura, Trieste expo, Portocittà e forse altri ancora. Ma questa ripartenza evidenzia subito una divaricazione: da un lato il procedimento che prevede l’assegnazione di numerose piccole concessioni “a spezzatino” privilegiato dalla presidente dell’Authority, dall’altro l’esigenza di un concessionario unico preferito dal sindaco.
 

Un ente per i punti franchi o perderemo tutti i benefici - L’INTERVENTO DI FRANCESCA TREVISAN (avvocato)
È impressionante la moltitudine di persone che intervengono nella materia e la serie infinita dei dibattiti che si succedono sul tema del "Porto Franco sì - Porto Franco no", del Territorio extradoganale, del Territorio internazionale e vantaggi e svantaggi del regime obbligatorio previsto dal Trattato di Pace, nonchè delle facoltà di scegliere da parte dell'operatore il regime che gli è più favorevole, eccetera. Mi sono di nuovo imbattuta sul Piccolo nel resoconto di un incontro avvenuto con professori, rappresentanti degli spedizionieri ed ex responsabili del Terminal contenitori. La pervicacia nel perseguire un suicidio economico è prerogativa di questa città, che si avvita sul problema della scelta, non capendo che quest'ultima è sottratta alla disponibilità locale, e che l'unica scelta legittima è quella di operare immediatamente "secundum legem". Ma aggiungo che questo teatrino su una risorsa economica già sperimentata con successo nel passato non è un fatto isolato; purtroppo l'inizio di tale situazione si dipana attraverso l'inadempimento dello Stato italiano di un obbligo formalmente vincolante della costituzione del free port, a cui lo Stato italiano avrebbe dovuto conferire banchine, attrezzature, magazzini e territorio, in ottemperanza all'assolvimento del debito di guerra italiano nei confronti delle potenze vincitrici in credito di tale obbligazione. Con magnifica previsione giuridica l'Associazione italiana di diritto marittimo (Aidim) aveva, negli anni '95, proposto una bozza di legge sulla costituzione del Porto franco di Trieste come Ente territoriale pubblico con potestà normativa, nell'ambito del quale avrebbero dovuto venir esercitate le consuetudini internazionali sulle prerogative dei porti franchi, nei limiti e con i vincoli dell'Allegato 8° nei punti da 1 a 20. La costituzione di questo ente avrebbe sottratto la materia del contendere agli opinionisti, ai miglioristi, ai politici, agli speculatori, ai concessionari sostenitori della portualità allargata e, sicuramente, il Porto franco di Trieste avrebbe potuto operare proficuamente con l'ausilio esterno del contributo obbligatorio dello Stato italiano a mantenerlo allineato ai porti franchi internazionali e competitivo con gli stessi. Sono favole i raffronti con le situazioni di altri porti franchi europei, perchè questi ultimi sono frutto delle rispettive decisioni nazionali e, pertanto, modificabili dalle stesse e assoggettati al Trattato di Roma del 1957. Il Porto Franco di Trieste non è operazione autonoma nè dello Stato italiano, nè della Comunità europea, ma è dipeso dall'esito disastroso, per l' Italia ed in particolare per Trieste e della Venezia Giulia, della 2.a guerra mondiale, per cui è stata imposta come riparazione e sanzione di guerra la costituzione del Porto Franco e l'obbligo dell'Italia, vinta per quanto considerata cobelligerante, di mantenerlo al servizio delle bandiere di tutto il mondo, senza, fra l'altro, la possibilità di esigere tasse per i servizi in esso compiuti. Ricordo ancora che la proposta di legge avanzata dall'Aidim prevedeva per necessità commerciali l'allargamento del regime di porto franco a tutto l'insediamento urbano, costituendo, in tal maniera, legittimamente "Trieste città franca". Altro che il mendicare, alcuni lustri fa, con il cappello in mano alla matrigna Comunità Europea la possibilità di costituire un centro finanziario off shore, o sognare un impossibile Territorio Libero. Ma, mi domando, come fanno delle persone dotate di buon senso, preposte alla guida politica ed economica di una città dotata di economia asfittica, colpita da un regresso demografico preoccupante, in cui nulla decolla, a continuare a dissertare su un oggetto impossibile, ingannando i cittadini amministrati? Il Porto Franco di Trieste, una volta legittimamente costituito, non potrebbe dar adito ad alcuno spostamento di aree perchè l'atto costitutivo del Free Port prevede in maniera inderogabile, per il regime del diritto internazionale, il mantenimento dei due punti franchi "Vecchio e Nuovo" nelle superfici del 1939, aree su cui insisterebbe il Free Port stesso. Spostarli con o senza la costituzione dell'Ente significherebbe perdere tutte le opportunità che le potenze vincitrici hanno offerto ad una nazione vinta ma considerata, in virtù della resistenza partigiana, considerata quale cobelligerante.
 

 

Carso: “Puliamo una dolina” Ecologia, musica, workshop
Sono aperte le iscrizioni all'iniziativa “Puliamo una dolina”, in programma dal 21 al 23 giugno, una tre giorni di concerti, mostre, workshop e dibattiti all’ostello Amis di Campo Sacro a Prosecco, organizzata dal Circolo VerdeAzzurro della Legambiente di Trieste, in collaborazione con l’associazione Monte Analogo e la Commissione grotte E. Boegan, con Arci Servizio civile, e rivolta ai ragazzi. «L'utilizzo delle doline carsiche come discariche abusive è un fenomeno purtroppo molto diffuso. I danni provocati all'ambiente carsico e alle risorse idriche profonde sono incalcolabili. “Puliamo una dolina” - spiegano i promotori - vuole portare una luce nel buio e segnalare in modo puntuale e dettagliato le situazioni di rischio e indicare le possibili soluzioni. L’iniziativa si propone di bonificare almeno in parte le discariche abusive in una dolina, in ogni caso di documentarle, valutarne il grado di pericolosità e di individuare i possibili rimedi, proponendoli poi all’opinione pubblica e alle amministrazioni locali». L'operazione di sgombero dei rifiuti verrà effettuata in un'area tra Prosecco, Rupinpiccolo e Borgo Grotta Gigante. Si comincia venerdì 21 giugno alle 19 con un incontro, seguito dalla presentazione e inaugurazione della mostra fotografica “Il Carso classico, l’acqua e l’uomo” e un evento in ricordo dello speleologo Franco Tiralongo. Alle 20 “Speleo Award 2013”, rassegna video. Sabato 22 giugno al via la pulizia vera e propria, dalle 9 alle 18, che proseguirà anche domenica. Chi desidera aderire o ricevere semplicemente informazioni può contattare l'Arci Servizio civile ai numeri 040-761683 o 3409943166, via mail a trieste@arciserviziocivile.it. L'iniziativa è realizzata nell’ambito di “Trieste on sight – esperienze di cittadinanza”. «“Trieste on sight” comprende appuntamenti nelle vie e nelle piazze, in strutture istituzionali e in aree non convenzionali della città e vedrà il progetto “terminale” proprio a Prosecco – sottolineano gli organizzatori - in quanto si tratta di un camp, dove i giovani avranno a disposizione a costi convenzionati la possibilità di soggiornare in campeggio o in ostello. Più di una rassegna, di un festival o di un semplice insieme di iniziative, “Trieste on sight” vuole manifestare concretamente lo spirito, l’entusiasmo e i talenti di una città in trasformazione, in cui i giovani sono i protagonisti». “Puliamo una dolina” gode del patrocinio di Regione, Provincia e Comune di Trieste, con la collaborazione del Gruppo comunale volontari Protezione civile.

Micol Brusaferro
 

 

Trieste nella top 10 delle idee verdi - La Green Week delle Venezie premia Epoca per la “casa ecologica” di via Giustinelli
C’è anche Epoca - la società di sviluppo immobiliare di Alessandro Beltrame e il suo team triestino, promotrice di Panorama Giustinelli, noto ai più per essere l’innovativo progetto di “casa ecologica” in zona San Vito - tra le dieci imprese selezionate per la prima edizione del Premio Radical Green, ideato nell’ambito della Green Week delle Venezie (20-26 maggio 2013) tesa appunto a sostenere le migliori “pratiche green” delle Venezie. La cerimonia di premiazione è in programma martedì 21 maggio, a partire dalle 17, presso il Polo Tecnologico di Pordenone. «Il Premio nasce dalla constatazione che più che mai in questo periodo è necessario scommettere sull’innovazione, sulla conoscenza e sull’identità di un territorio», sottolinea Filiberto Zovico, direttore della Green Week delle Venezie. «La scelta di premiare dieci tra le migliori esperienze di sostenibilità da una parte sottolinea le eccellenze del nostro territorio e dall’altra sostiene la qualità e la forza del Made in Italy anche nei prodotti green», aggiunge il responsabile del Premio Radical Green, promosso dallo stesso Polo Tecnologico di Pordenone e da Nordesteuropa Editore, con Bcc Pordenonese, Officinae Verdi, in collaborazione con Distretto del Mobile, Distretto Comet e Unione Industriali di Pordenone. Ad aprire il Premio un convegno, promosso da eAmbiente, su come si sviluppa l’impronta green di un prodotto. Seguirà, quindi, la cerimonia di premiazione: a consegnare i premi Michelangelo Agrusti, presidente dell’Unione Industriali Pordenone, Sergio Bolzonello, vicepresidente della Regione, e Giovanni Pavan, presidente della Camera di Commercio di Pordenone. Beltrame e il suo team - si legge in una nota stampa inviata dagli organizzatori - «sono sicuri che Panorama Giustinelli sia destinato a diventare un caso di eccellenza: hanno voluto riunire in un unico progetto il meglio dell’innovazione in tema di “abitare”», tra cui la «domotica avanzata». Panorama Giustinelli è un passo avanti verso nuovi scenari urbani in cui convivono legno e cemento armato, in cui l’aria, la luce, il suolo parlano tra loro per produrre energia, in cui un contenitore storico fa da paravento ad uno ad alto tasso tecnologico. La Green Week è promossa da Nordesteuropa Editore e VeneziePost con la collaborazione dei comuni di Padova, Trieste, Schio, Trebaseleghe, Castellavazzo, con il Consorzio Contarina, eAmbiente, Il Polo Tecnologico di Pordenone, Arte Sella, Confindustria Veneto, Confartigianato e Cna Vicenza. Tra i media partner anche Il Piccolo.
 

 

A Santa Croce torna il “Sabato ecologico” - ALTIPIANO OVEST
ALTIPIANO OVEST Dopo il successo dello scorso anno, l’AcegasAps ripropone l’iniziativa del “Sabato ecologico” che prevede la raccolta differenziata sul territorio dell’Altipiano Ovest e nelle circoscrizioni sesta e settima. «È una notizia importante – afferma per il primo parlamentino il presidente Roberto Cattaruzza – che va incontro alle richieste dei nostri residenti. L’anno scorso il punto di raccolta dei rifiuti ingombranti e differenti era stato individuato a Prosecco; quest’anno – continua il presidente – abbiamo chiesto all’AcegasAps di individuarlo nell’area di Santa Croce». Per ragioni di incompatibilità ai criteri di raccolta è stato scartato il sito posto nei pressi del campo sportivo. Ora la circoscrizione è stata invitata a suggerirne uno nuovo. «Riteniamo che il cortile dell’ex ricreatorio di Santa Croce, oggi sede provinciale della Protezione civile, abbia i requisiti funzionali richiesti dai tecnici dell’ex municipalizzata – sostiene Cattaruzza – perché ampio, accessibile e dotato di fondo completamente pavimentato». Il “Sabato ecologico” a Santa Croce è previsto sabato 1 giugno. L’orario di apertura per portarvi i rifiuti è dalle 9 alle 17. Una volta definita l’area in accordo con i capi zona dell’AcegasAps, questa provvederà alla posa di un numero di contenitori di volumetria idonea alle varie tipologie di rifiuti. Sarà garantita la presenza di un addetto dell’azienda che presidierà l’area e informerà l’utenza sull’iniziativa e le recenti novità sulla raccolta differenziata. AcegasAps provvederà inoltre a preparare delle brochure che verranno trasmesse alle circoscrizione in formato pdf in modo da poter essere diffuse sul territorio. Per informazioni, la mail della circoscrizione di Altipiano Ovest è Primacircoscrizione@comune.trieste.it, e il telefono è lo 040-225956 .

Maurizio Lozei
 

 

“Adottiamo la piazza” Festa a San Giovanni - Sabato il rione si “riprende” lo spazio in vista dell’estate

Prove generali di adozione di una piazza – quella dei Volontari Giuliani, per la precisione – in vista di quella stagione estiva dove trovare spazi ricreativi per l’infanzia diventa un autentico problema dopo la chiusura dell’anno scolastico. Archiviata positivamente la Festa di Primavera, la Pro Loco di San Giovanni Cologna assieme a diverse associazioni torna nel cuore di via Giulia, in piazza dei Volontari Giuliani, per l’organizzazione di un pomeriggio dedicato a grandi e piccini. L’appuntamento per la Festa di maggio è per sabato 18 maggio, con inizio alle 16. «Sono invitati non solo i residenti ma tutti i cittadini – spiega Luciano Ferluga, portavoce della Pro Loco - per verificare come si possa lavorare insieme per l’adozione di una piazza giardino che possiede spazi e numeri per favorire il dialogo tra la gente e offrire delle risposte ai bisogni della comunità. Tra le iniziative previste, la richiesta ai più piccoli di immaginare e disegnare “il giardino dei loro sogni”, pieno di fiori, piante e giochi. La festa di maggio della Pro Loco sarà un nuova occasione per consentire agli intervenuti di ragionare sulle questioni relative alla mobilità sostenibile, al nuovo Piano del Traffico, alle modalità di “pedibus” e di piste ciclabili destinate a promuovere stili di vita per una cultura della salute e della vivibilità». Il programma della manifestazione è molto articolato. Accanto ai giochi e ai disegni dei più piccoli, l’ampia piazza verrà animata da una esposizione di prodotti orticoli provenienti dagli orti di San Giovanni e dintorni, con assaggi di prodotti naturali. È prevista pure l’esposizione di piante da giardino e da balcone e di una serie di attrezzi necessari alla cura di orti e campagna. La cultura del verde sarà ulteriormente promossa con informazioni sugli insetticidi naturali: la pratica del compostaggio del terreno verrà approfondita dai volontari di Legambiente. La Riserva marina di Miramare metterà a disposizione materiali sull’educazione e la tutela ambientale. In tempi di crisi cresce l’arte del baratto; così anche in piazza Volontari Giuliani verranno allestiti dei banchetti riservati allo scambio e ricambio di libri, a cura della stessa Pro Loco e di “Trieste Altruista”. Alle 17.30 spettacolo teatrale curato dai gruppi dell’”Armonia” e “Quei de Scala Santa”. Seguirà alle 18.30 la presentazione del libro “Civico orto botanico e bosco del Farneto”. A concludere musica e danze al calar del sole. Per informazioni il telefono è 338/2118453 , la mail prolocosgc@libero.it

Maurizio Lozei

 

 

piano regolatore
Incontro pubblico sul piano regolatore allo Sportello ambiente del Multiculturaenter di via XXX Ottobre 8/a alle 19.30. Info: 338/2118553.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 15 maggio 2013

 

 

La Bandiera blu ritorna a sventolare a Grado e Lignano - le bandiere blu 2013
Le due spiagge nell’elenco delle perle turistiche del Paese Tra i punti di forza la qualità del mare e i servizi agli ospiti
GRADO Grado e Lignano si confermano tra le “perle” del turismo balneare dell’Italia, ottenendo ancora una volta la Bandiera Blu assegnato dalla Fondazione per l’educazione ambientale. Un riconoscimento prestigioso che, ha spiegato il presidente fondazione Claudio Mazza, va a premiare «due località con tradizioni culturali legate in particolar modo all’accoglienza e all’attenzione ambientale». Per Grado si tratta della 24.a bandiera ottenuta su 27 edizioni che, unitamente alla località di Moneglia in Liguria, fa dell’Isola del Sole la migliore in Italia in fatto di numero di vessilli conquistati. Lignano isserà, invece, il prestigioso vessillo blu per il 23.o anno. Soddisfatti, naturalmente, gli amministratori comunali e gli operatori di Grado e di Lignano. E altrettanto soddisfatte le centinaia di migliaia di turisti che frequentano ogni anno le due spiagge del Friuli Venezia Giulia. La Bandiera Blu, infatti, ha molti significati e certifica diversi requisiti: dalla perfetta balneabilità delle acque (la verifica avviene tramite le analisi degli ultimi 4 anni effettuati dalle aziende sanitarie o dalle agenzie regionali per la protezione dell’ambiente), alla validità del “sistema” spiaggia (intesa sia in termini di strutture e attrezzature e sia di vivibilità e sicurezza), fino ad arrivare al massimo rispetto in campo ambientale e alla promozione di questi valori soprattutto verso il pubblico dei più giovani. Vale a dire coloro che, in futuro, amministreranno le città o in ogni caso potranno continuare a usufruire del mare, della sabbia, persino dell’aria. Di rilievo la presenza del depuratore, la raccolta differenziata e la valorizzazione della aree naturalistiche. L’esempio sono la Valle Cavanata e il Caneo per Grado e l’oasi di Marano ma anche le splendide lagune di Grado e Marano. Per quanto riguarda Grado punti di favore sono stati anche le due spiagge per i cani, il servizio di salvataggio anche con l’utilizzo di “bagnini” a quatto zampe cani e soprattutto l’eliminazione delle barriere architettoniche, tanto che nelle spiagge può accedere senza difficoltà anche chi ha problemi di deambulazione. Nella spiaggia principale gestita dalla Git, tra l’altro, vigono delle agevolazioni notevoli, con la totale gratuità per l’accompagnatore. Un parametro nuovo che verrà tenuto in maggior considerazione in futuro è poi quello legato alle politiche energetiche comunali. «Anche quest’anno – ha aggiunto il presidente della federazione Claudio Mazza – la nostra campagna, portata avanti da tante località, è risultata positiva tanto che il numero dei riconoscimenti è aumentato. Grazie anche al miglioramento continuo dimostrato da tante spiagge. A qualcuno abbiamo inviato, invece, la segnalazione diretta su alcuni punti deboli che vanno risolti, pena l’esclusione». Le località italiane che potranno far sventolare la Bandiera Blu sono attualmente 135 (l’anno scorso erano 131). Ma, nell’elenco, sono state inserite nove nuove realtà – tra queste citiamo Francavilla al Mare, Fermo e Carrara -, a fronte dell’eliminazione di altre. Va detto, fra l’altro che le 135 località riconosciute meritevoli rappresentano complessivamente 248 spiagge (2 in più del 2012), che a loro volta corrispondono a circa il 10 per cento delle spiagge premiate a livello internazionale. Come curiosità va segnalato l’ingresso nell’elenco delle Bandiere Blu fra del Trentino Alto Adige con il Lido della località lacustre di Levico Terme. Rispetto al 2012 scompaiono invece dalla lista Marina di Gioiosa Jonica in Calabria e Pozzallo in Sicilia. Complessivamente la regione che detiene il maggio numero di località con la Bandiera Blu è la Liguria con ben 20; a seguire ci sono le Marche con 18 e la Toscana con 17. A conclusione della cerimonia svoltasi ieri nella sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il presidente della Fee Italia, Claudio Mazza, ha ricordato a quanti hanno la responsabilità di amministrare e di portare sviluppo a un territorio, la scelta obbligata di puntare per il futuro sul turismo sostenibile».
Antonio Boemo

 

In Friuli Venezia Giulia premiati undici approdi
GRADO Garantire la qualità e la quantità dei servizi erogati ma nel pieno contesto della compatibilità ambientale è la linea di fondo che da un po’ di anni a questa parte ha indotto la Fee ad assegnare la Bandiera Blu anche agli approdi. Il Friuli Venezia Giulia riconferma gli 11 approdi premiati lo scorso anno. Bandiere Blu che vanno a riconoscere i porti e gli approdi di tutta la costa. Per il secondo anno consecutivo l’unico approdo a non figurare nell’elenco dei premiati del Friuli Venezia Giulia – in precedenza lo era stato - è quello di Marina di Aquileia. Premiati invece l’approdo della Lega Navale Italiana di Trieste e, per la provincia di Gorizia, Porto San Vito di Grado e l’Hannibal di Monfalcone. Ben più numerosi, invece, gli approdi friulani riconosciuti meritevoli di far sventolare la Bandiera Blu. Quattro sono di Lignano Sabbiadoro: Marina Uno, Marina di Punta Verde, Marina Punta Faro e Darsena Porto Vecchio. Aprilia Marittima ne conta, invece, tre: Marina Punta Gabbiani, Marina Aprilia Marittima e Marina Capo Nord. Uno, infine, va a San Giorgio di Nogaro con destinazione Marina Sant’Andrea. Da evidenziare il fatto che come numero complessivo di approdi premiati il Friuli Venezia Giulia segue solamente la Liguria che ne conta 15. Nettamente staccata al terzo posto la Sardegna con 8 approdi seguita dalle Marche con 7 approdi. Il Veneto ne conta solamente 5 alla pari della Toscana e della Campania. Solo due, quelli dell’Emilia Romagna e del Lazio mentre un solo approdo a testa è stato riconosciuto meritevole in Basilicata, Puglia e Abruzzo.Complessivamente quest’anno in Italia sono stati premiati con la Bandiera Blu 62 approdi, che hanno dalla loro non solo le indispensabili strutture a terra ma anche delle ulteriori attrezzature e servizi destinati alla miglior accoglienza dei diportisti.

(an.bo.)
 

 

Univillage, gran finale fra musica e diritti
Si conclude oggi all’ateneo triestino la “tre giorni” che ha visto alternarsi dibattiti, workshop e spettacoli
Giornata di chiusura oggi per Univillage, la tre giorni di “musica, spazi e diritti” in scena per il terzo anno di fila all’Università degli studi di Trieste. Spazi urbani abbandonati, occupazioni di case sfitte, rapporti con la mafia e diritto di accesso all’acqua sono soltanto alcuni dei temi di cui si parla da due giorni nei vari edifici di piazzale Europa. E anche per la giornata odierna, diversi sono gli argomenti con cui il festival (promosso dal circolo Arci della Casa dello studente e dalla Lista di sinistra) si avvia alla conclusione. Con un finale tutto danzante, dalle 20 nel piazzale interno dell’ateneo, animato dall’alternative rock dei Welcome Coffe, il turbolento folk dei Figli di Puff, il collaudatissimo funk dei Gang Band e i Rockers Dub Master al servizio dei Dubwise’n’Jungle. Oggi si inizia con il workshop dell’associazione BloopersLab, impegnata a far fare i primi passi nella produzione audiovisiva. Di mattina le lezioni nell’aula 2B dell’H3, poi si impara sul campo filmando il festival. Nel primo pomeriggio, appuntamento in aula 1B dell’H3 con la proiezione di “Voci nel buio”, il celebre film su Rozzol Melara girato dal triestino Rodolfo Bisatti. Alle 15.30 (al secondo piano di Matematica) il workshop della Sinaptica Laptop Orchestra, che vede il gruppo di studenti del Conservatorio Tartini illustrare la percezione visiva dei suoni. Alle 16 nell’aula 1C dell’H3 si parla del diritto degli omosessuali a vedersi riconoscere la genitorialità, nell’incontro “Genitori gay: dignità negata”, con il Circolo Arcobaleno Arcigay-Arcilesbica. Di seguito Mathieu Scialino dei Comitati per l’acqua promuove la petizione “Ice” per il diritto dell’accesso all’acqua in tutti i Paesi dell’Unione Europea (http://www.acquapubblica.eu/ ). Alle 17, nel giardino di Economia e commercio, i membri di Ascia parleranno poi della legalizzazione di canapa e cannabis, e a seguire si racconteranno le “Storie di precariato”, in collaborazione con Nidil Cgil e ConsorzioScenico. E tanti sono stati gli argomenti di discussione nei primi due giorni di festival. L’abbandono degli spazi urbani di Trieste è stato uno dei temi più gettonati. Partecipi le associazioni e i gruppi portatori di diverse pratiche di valorizzazione, dall’occupazione all’autorecupero, dall’acquisto al censimento di spazi sfitti. Invitati a parlarne Marco Barbariol (Manifetso), Riccardo Bermani, (Ca’ Tron di Venezia), Lorenzo Trapani (R.d.C. Bologna), Asia-Usb, il gruppo anarchico Germinal e l’associazione Kallipolis. E gli “Spazi pieni di Nulla” sono stati anche oggetto di un workshop fotografico coordinato da Vanja Macovaz e Giulia Bellemo. L’arte della fotografia è poi servita alla padovana Claudia Guido per ripercorrere “Licenza di tortura”, la mostra che immortala i familiari di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi e Riccardo Rasman, solo per ricordare alcune delle undici vittime di abusi da parte delle forze dell’ordine. Ieri si è poi tornati a parlare di mafia con Libera, di violenza contro le donne con il Goap e di partecipazione dei detenuti con la Duemilauno. Protagonisti ieri sera infine gli attori del ConsorzioScenico, alle prese con “Bilal”, tratto dal romanzo che ha reso famoso il giornalista dell’Espresso Fabrizio Gatti per aver ripercorso di nascosto il tragitto di un immigrato dall'Africa all’Italia.
Elena Placitelli

 

 

Battere lo spreco e cambiare rotta con Andrea Segrè - SOCIETA'
Il nuovo libro del docente triestino a Bologna propone una rivoluzione alla portata di tutti
Un nuovo libro di Andrea Segrè, intitolato “Vivere a spreco zero”, esxce pubblicato da Marsilio editore. Anticipiamo il capitolo intitolato “Durare” per gentile concessione. di ANDREA SEGRÈ Che mondo è quello in cui viviamo? E quanto può durare? Un mondo che deve mantenere la sua musica – la vita – allungando le note e la loro risonanza come si fa con il pedale del pianoforte (sustain in inglese). La chiave, dunque, è la sostenibilità (meglio ancora il francese durabilité): durare, mantenersi nel tempo, di generazione in generazione, essere capaci di adottare una visione-azione di lungo periodo, sia in campo economico sia ecologico, per tenere conto dei diritti di chi verrà dopo di noi e delle conseguenze future delle nostre azioni odierne. Le risorse naturali con le quali soddisfi amo i nostri bisogni fondamentali – il suolo, l’acqua, l’energia – non sono infinite e neppure scarse, come sostiene qualcuno. Se dobbiamo consumarle – ci servono per vivere – dobbiamo anche consentire il loro rigenerarsi nel tempo, che altro non è se non il compimento della sostenibilità. La società sostenibile deve, dunque, rinnovarsi continuamente. Rinnovare, ossia ricercare e sperimentare senza posa nuovi prodotti, processi, tecnologie. Ma a che scopo, per andare dove e come? È questo il punto da definire e da cui avviare un percorso non solo per guardare oltre, altrove nel tempo e nello spazio, ma anche per comprendere il presente, ciò che succede intorno a noi. È l’obiettivo di questo libro: raccontare una realtà a prima vista lontana e irraggiungibile ma che, a ben vedere, mettendo nero su bianco una serie di esperienze e una gamma di azioni concrete, è già viva e operante. Per poter compiere questo esercizio, quello che propongo, paradossalmente, è di andare alla fi ne del percorso, cominciando a riflettere su un fenomeno assai negativo nella percezione comune: lo spreco. Di cibo, di acqua, di tempo, di vite, di risorse: c’è sempre qualcosa, o qualcuno, che si spreca. La stessa parola «spreco» contiene in sé una lettura risolutiva. Basta dividerla in due e aggiungere un meno e un più al punto giusto, andando ad accrescere l’«-eco», la parte positiva. Dobbiamo ridurre l’eccesso, il surplus, il troppo e far crescere la casa (eco), quella grande (natura) e piccola (uomo). Lo «zero» numera, al minimo, l’obiettivo. Che in questo modo diventa il più alto, pur essendo il più basso in assoluto. Vivere a spreco zero si gioca, dunque, fra due sostantivi che sono la base dello stare al mondo: sostenibilità e rinnovabilità, ovvero durare e rigenerare. Una società fatta di donne e uomini che, nella riduzione al minimo assoluto dello spreco, dello sperpero, del surplus, dell’eccedenza, dell’inutile, del di più, vive (sta al mondo, appunto) per durare nel tempo rinnovandosi continuamente. Un’altra utopia? Sì, se vogliamo, ma nell’accezione positiva del termine: non «utopismo», dunque, ma un orizzonte. L’orizzonte è irraggiungibile. Cammino due passi e di due passi si sposta. Mi avvicino di dieci e di altrettanti si allontana. E allora, potrebbe chiedersi legittimamente qualcuno, a cosa serve l’utopia? A continuare a camminare6. Verde. Il colore della natura, delle forze equilibrate, della speranza, dell’incontro fra sistema economico e risorse naturali. In natura non esistono disoccupati e neppure rifiuti: tutti svolgono un ruolo e gli scarti degli uni diventano materie prime per gli altri, in un sistema a cascata in cui nulla va sprecato.
 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 14 maggio 2013

 

 

Presentata la mappa delle piste antincendio - A SUPPORTO DELLA PROTEZIONE CIVILE
È una rete di 558 km di sentieri che permette a uomini e mezzi di inoltrarsi nei boschi
Sono ben 558 i chilometri di sentieri e piste che attraversano il territorio rurale della provincia di Trieste finalmente catalogati e messi in rete, con l’obiettivo di rendere più sicuro e agevole il compito di chi è chiamato a spegnere gli incendi. A completare questo imponente lavoro sono stati i componenti del Gruppo comunale dei Volontari della Protezione civile e antincendio boschivo, 54 persone in tutto. «Lo scorso anno – ha precisato il coordinatore del Gruppo, Bruno Tribuson, nel corso della presentazione del prezioso documento informatico, avvenuta alla presenza del vicesindaco, Fabiana Martini e del comandante della Polizia locale, Sergio Abbate – abbiamo effettuato ben 33 interventi per un totale di 1.200 ore. Quando dobbiamo operare, la velocità di esecuzione è fondamentale – ha aggiunto – perciò la conoscenza del territorio, dei percorsi, la loro ampiezza, la possibilità di muoversi con autobotti o altri mezzi indispensabili per lo spegnimento, sono decisivi per ottenere un buon risultato. La redazione di una mappa molto dettagliata e funzionale, con una puntuale divisione dei sentieri e delle piste in base alla loro percorribilità – ha concluso – rappresenta un passo in avanti per una maggiore sicurezza di tutti». Formalmente il documento predisposto si chiama “Censimento delle piste forestali della provincia di Trieste a fini antincendio boschivo e realizzazione di una cartografia tematica”. Il primo strumento del genere vide la luce già negli anni ’90, e si trattava di un supporto cartaceo, basato sulle conoscenze dell’epoca. Dal 2008 tutto è cambiato grazie alla tecnologia, in particolare i palmari, gli I Pad, il sistema gps. «Nel settembre 2011 – ha ricordato Tribuson – abbiamo iniziato un lavoro di mappatura totale che si è concluso in questi giorni ma che necessiterà di progressivi aggiornamenti. Il territorio – ha sottolineato - cambia continuamente. Una pista poco battuta viene cancellata nel tempo dalla natura stessa. Una piccola può diventare invece grande in virtù di un attraversamento piu frequente». Shaula Martinolli, componente del Gruppo ed esperta in materia, ha evidenziato la «collaborazione con l'Università, in particolare con il Dipartimento di matematica e geoscienze», precisando che «da quest'anno la guida è bilingue ed è utile anche nell’attività di ricerca persone disperse». Nel corso dell’appuntamento è stato anche specificato che «esistono protocolli di collaborazione con i volontari sloveni, realizzati dalla Protezione civile della Regione, perché gli incendi non conoscono confini».

Ugo Salvini
 

 

Ecco perchè l’amianto è così pericoloso e nocivo per l’uomo
Un’equipe di ricercatori di Elettra, dell’Ospedale Burlo Garofolo e dell’Università di Trieste, fa luce sui meccanismi alla base della tossicità dell’amianto. Frutto di un’innovativa analisi su campioni di tessuto polmonare provenienti da pazienti esposti all’amianto, gli ultimi risultati ottenuti dal gruppo triestino, in collaborazione con ricercatori del sincrotrone francese Esrf e dell’Università di Udine, mettono in luce il ruolo fondamentale del ferro nello sviluppo del mesotelioma e conquistano le pagine di Scientific Reports, rivista del gruppo Nature. Amianto e mesotelioma pleurico sono termini drammaticamente legati. Il primo è un minerale ampiamente utilizzato in edilizia fino a pochi anni fa per il suo basso costo e la sua eccezionale resistenza al calore. Il secondo, un tumore particolarmente aggressivo della pleura (la parete interna del torace che riveste i polmoni) che ha nell’esposizione all’amianto il suo principale fattore di rischio. La pericolosità dell’amianto è infatti legata alla sua struttura fisica: le sue microscopiche fibre sono facilmente inalabili e possono depositarsi nei polmoni causando diverse malattie fra cui l’asbestosi (presenza di cicatrici nel tessuto polmonare), il tumore al polmone e, appunto, il mesotelioma. I meccanismi precisi che spieghino la potenza cancerogena dell’amianto, non sono tuttavia del tutto chiari, anche se la tendenza delle fibre – già riscontrata in diversi studi - ad assorbire il ferro circostante alterandone l’omeostasi, ovvero l’equilibrio, sembra essere una caratteristica fondamentale alla base della loro tossicità. «Indice inequivocabile dell’esposizione all’amianto – spiega Clara Rizzardi, medico dell’Università di Trieste - è la formazione dei cosiddetti corpi dell’amianto, o corpi dell’asbesto nel tessuto polmonare. Strutture, queste, che nascono dalla deposizione attorno alle fibre d’amianto di ferro libero, proteine che trasportano il ferro, mucopolisaccaridi e altri materiali». «Un tentativo - prosegue - dei macrofagi polmonari (cellule deputate alla difesa del tessuto) di isolare l’intruso avvolgendolo con una sorta di conchiglia ma, d’altra parte, un enorme serbatoio di ferro che, in quantità eccessiva e se liberato, può risultare tossico per il Dna cellulare». Per far luce su questi meccanismi, gli autori dell’articolo hanno condotto una serie di analisi su campioni di tessuto polmonare conservati all’ospedale di Monfalcone e provenienti da pazienti esposti all’amianto. «Grazie a una combinazione di tecniche basate sulla luce di sincrotrone (la microscopia e la spettroscopia a raggi X) in grado di fotografare in una sorta di mappa chimica la distribuzione degli elementi presenti – spiega Alessandra Gianoncelli di Elettra – abbiamo evidenziato importanti correlazioni fra la morfologia e la chimica dei corpi dell’asbesto e del tessuto polmonare circostante».
 

 

Triestino trasforma lo spreco zero in business
L’imprenditore Jacopo Muzina ha inventato il primo sito italiano di spesa last minute di alimentari e casalinghi
Ottimizzare gli scarti per evitare gli sprechi, traendone anzi vantaggio: questa è la formula vincente di risparmio alimentare ideata, in tempi di crisi, dal giovane imprenditore triestino Jacopo Muzina. È nato così www.LastMarketPrice.com, primo sito internet social e-commerce italiano per la spesa last minute di alimentari e casalinghi, vicini alla data di scadenza o provenienti da rotazioni di magazzino, oppure di merce impacchettata in confezioni danneggiate o con cambi di etichette. Un nuovo modo di fare la spesa, con un “clic” in direzione risparmio, da cui sia consumatore che produttore traggono beneficio. Ambedue infatti rileveranno una diminuzione di costi, perché il primo pagherà di meno il prodotto e il secondo non dovrà affrontare l’ingombro di merce inutilizzata in magazzino. Con un ringraziamento da Madre Natura per lo spreco evitato. «Operando nel mercato agro-alimentare - racconta infatti Muzina - mi ero trovato con merce ferma in magazzino, che non aveva rotazione e non era scaduta. Le uniche due soluzioni erano vendere direttamente la merce al consumatore o aspettare che scadesse e poi smaltirla con ulteriori costi». Qual era la scelta giusta? LastMarket Price, iniziata un anno e mezzo fa. Dopo la vincita del premio “Ripartiamo dalle Idee”, promosso da Armando Testa, Corriere della Sera, Bocconi e Intesa Sanpaolo per lanciare nuove startup, Muzina, in collaborazione con la Bocconi, ha rivoluzionato da gennaio la piattaforma, inizialmente in versione di prova, traducendola in business funzionante. Grazie alla divertente ed efficace grafica disegnata dall’agenzia Testa, che ha anche promosso sul Corriere la pubblicità “Drizza le orecchie alla Spesa” con il sito protagonista, l’utente può navigare con semplici funzioni adatte a tutti. Ogni prodotto dispone infatti di tutte le informazioni necessarie, tra cui l’Application GeoBarg, scaricabile gratuitamente da Apple Store, che geolocalizza tutti gli annunci di prodotti più vicini all’utente nell’arco di 100 chilometri. Ma in che modo funziona questo sito? I venditori, cioè produttori, grossisti e operatori di mercato si devono registrare e hanno così l’opportunità di promuovere il prodotto attraverso aste last-minute o di dare alla merce un prezzo fissato o di proporre entrambi i sistemi, esattamente come funzionano gli altri siti di aste sul web. Dall’altra parte dello schermo i compratori possono essere di qualsiasi tipo: privati, mense, associazioni benefiche, esercenti, trader e società di catering. Il venditore può invece avvalersi di “Soluzioni su misura” di LastMarketPrice, che invita produttori e grossisti a richiedere un’analisi ad hoc per poi valutare assieme qual è la soluzione migliore per gestire il magazzino. «Finora i riscontri sono interessanti sia in termini di visualizzazioni che di utilizzo», afferma Muzina, che ha già in mente gli obiettivi futuri: internazionalizzare la piattaforma, aprendosi al mercato globale, così “il consumatore risparmia e il pianeta è salvo”.

Benedetta Moro
 

 

SEGNALAZIONI - Differenziata Isole ecologiche e deroghe

Gentile signora Cossu, la ringrazio per la testimonianza e per il suo impegno nel conferimento dei rifiuti in modo differenziato nonostante le difficoltà riscontrate. Effettivamente in alcune zone della città le isole ecologiche non sono previste. Queste infatti sono composte, nella quasi totalità dei casi, dai grandi contenitori (da 2400 - 3200 litri) che vengono svuotati con il sistema a operatore unico (mono-operatore). Le zone prive di isole ecologiche sono essenzialmente quelle servite dai contenitori più piccoli (da 240 a 1100 litri), nelle quali salvo rare eccezioni, non si è giudicato conveniente o tecnicamente possibile in talune situazioni, collocare contenitori per la raccolta differenziata. In questi casi in sostanza il costo di vuotatura sarebbe spropositato rispetto ai risultati ottenibili in termini di materiale raccolto (e questo a discapito di tutti). Ad ogni buon conto c’è da dire che quasi il 90 % della popolazione è servita da un’isola ecologica completa, ovvero ne ha una a disposizione entro 300 metri dalla propria abitazione. Inoltre ci sono anche numerosi contenitori per carta, plastica o vetro/lattine collocati singolarmente. Come esposto nell’articolo che ha letto sul quotidiano “Il Piccolo”, i risultati sono inferiori alle aspettative e questo nonostante la copertura del territorio, come sopra evidenziato, sia decisamente notevole. Lei purtroppo rientra tra quel 10 % dei cittadini che hanno delle scomodità nel conferimento in modo differenziato dei propri rifiuti. A tal proposito le rammento (anche se sono sicuro che grazie all’impegno dimostrato non ne vorrà tener conto…) che, ai sensi del vigente regolamento di Nettezza urbana, chi non ha un’isola ecologica a disposizione entro 300 metri dalla propria abitazione è esentato dall’obbligo di conferimento in modo differenziato dei rifiuti. Relativamente alla sua proposta di collocare un’isola ecologica presso ogni fermata bus, non ritengo che questa sia utile in quanto sono pochi i cittadini che trasportano i propri rifiuti con i mezzi pubblici, mentre i contenitori vengono di norma collocati il più vicino possibile ai luoghi di produzione. Per quanto concerne le isole ecologiche di Barcola, premesso che quelle a monte servono oltre che le case anche i locali della zona, mi risulta che ce ne siano a sufficienza anche lato mare. Con riferimento alla Sua segnalazione dei contenitori per la differenziata spesso pieni alla Rotonda del Boschetto, provvederemo senz’altro a girarla all’Acegas-Aps affinchè vi ponga rimedio.

Umberto Laureni Assessore all’Ambiente Comune di Trieste

 

 

Dibattito -  Il nuovo Piano regolatore

Al Multicultura Center di via Valdirivo 30, giovedì alle 19.30 con ingresso libero incontro sul tema “Il Piano regolatore incombe. Cosa sappiamo e cosa vorremmo sapere dal nuovo Piano regolatore attualmente in elaborazione da parte del Comune di Trieste.” Vengono auspicati apporti informativi e suggerimenti in materia.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 13 maggio 2013

 

 

Esposto sulle antenne di Conconello
Mai avvenuto l’annunciato spostamento a monte Belvedere. E un cittadino denuncia
Il Comune non ordina lo spostamento delle antenne di Conconello. E ora arriva l’esposto denuncia da parte di un abitante del piccolo centro riguardo al quale il Comune nello scorso 2011 aveva annunciato la rimozione e lo spostamento dei tralicci da Conconello a monte Belvedere. A firmare l’esposto è Mario Galli. Lo ha fatto dopo che altri abitanti avevano formalmente inviato al sindaco, per due volte a distanza di un anno, la richiesta dell’indicazione dei tempi previsti per la delocalizzazione delle emittenti dal centro abitato, «ma ho ricevuto dall’assessore all’Ambiente - afferma - soltanto risposte interlocutorie, senza previsioni di tempi e senza che risulti deliberato nessun provvedimento di effetto pratico ed immediato. Trattandosi di materia inerente la tutela della pubblica salute, per la quale la nostra legislazione prevede la doverosità e l’indifferibilità dei relativi procedimenti amministrativi, per questo è stata presentata alla Procura una denuncia per omissione di atti di ufficio». Spiega: «La legge attribuisce senza equivoci ai Comuni le responsabilità relative alla vigilanza e al controllo sugli impianti radiotelevisivi del territorio, allo scopo di garantire il rispetto dei limiti di esposizione dei campi elettromagnetici e delle misure di cautela, precisando che gli impianti che superano o concorrono a superare i limiti e i valori stabiliti devono essere dismessi e trasferiti». In pratica, secondo Galli «il concetto che siano fuori legge tutti gli impianti che concorrono a superare i limiti evidentemente non è stato recepito dal Comune di Trieste, che sostiene di dover prima individuare chi sfora per poter intervenire e continua pertanto a richiedere all’Arpa l’esecuzione delle laboriosissime e costosissime misure di campo elettrico in banda stretta, che determinano per ogni punto il contributo delle singole emittenti». Ma in realtà è stato invece dimostrato dalle precedenti misurazioni come nell’abitato di Conconello nessuna delle emittenti singolarmente superi i valori di legge ma tutte insieme concorrano a superarli, con effetti di reciproca interazione che determinano localizzate situazioni di intensità di campo elettromagnetico particolarmente elevate. L’Arpa inoltre ha risposto al Comune in varie occasioni che prima di procedere a una nuova campagna di misure in banda stretta era necessario eseguire la rimozione delle emittenti abusive, situate oltretutto in una zona di vincolo ambientale e paesaggistico. Il risultato è che nel punto di Trieste dal quale si gode uno dei panorami mozzafiato, il livello di inquinamento elettromagnetico è molto elevato. Nel corso di un incontro con i rappresentanti della passata amministrazione comunale alcuni cittadini avevano presentato alla Commissione trasparenza il lungo elenco di vittime dell’inquinamento elettromagnetico. Ma i tralicci sono rimasti dove sono. E ora è arrivato l’esposto denuncia.

(c.b.)
 

Antenne a Santa Barbara - La società non demorde
Il Comune di Muggia ha ricevuto la documentazione supplementare richiesta Forse presto una nuova conferenza dei servizi ma gli abitanti restano contrari
DUINO AURISINA Andrà in porto il progetto di installazione di un nuovo traliccio sul monte Castellier, contro il quale gli abitanti di Santa Barbara si battono da mesi? È ancora presto per dirlo, ma qualcosa si sta muovendo. Gli uffici del Comune di Muggia hanno ricevuto la documentazione supplementare che avevano richiesto alla società veneta proponente (proprietaria di tre emittenti radiofoniche, una delle quali possiede due frequenze); qualora le informazioni fornite siano soddisfacenti, dovrà essere convocata entro tre mesi una nuova Conferenza dei servizi, che includerà l’Arpa, l’Azienda per i servizi sanitari, la Regione e il ministero dello Sviluppo economico. Da lì uscirà il verdetto. L’assessore muggesano all’ambiente, Fabio Longo, svela un retroscena che potrebbe rivelarsi decisivo: «Esiste una divergenza di vedute sostanziale tra i tecnici ministeriali e quelli regionali: i primi vorrebbero dare il proprio parere dopo aver misurato le emissioni elettromagnetiche a opera finita, mentre la Regione punta a convincerli a esprimersi prima, sulla base dei documenti acquisiti dalla Conferenza». Il dicastero, infatti, è tenuto ad accertarsi – in seguito ad accordi internazionali – che le nuove antenne non producano interferenze nella vicinissima Slovenia. Qualora queste si registrassero, il traliccio resterebbe inattivo. Viceversa, il Comune di Muggia è pronto a sposare l’altra linea: se la società non fornisce adeguate garanzie, non si costruisce nulla. Ecco perché, annuncia Longo, al privato verrà fatto sottoscrivere un documento che vincoli l’installazione dell’impianto al rispetto di un parametro che riguarda le emissioni. «Abbiamo adottato il principio di precauzione contenuto in una risoluzione del Consiglio europeo, che impone di non superare la soglia di 0,6 volt/ metro». Il valore corrisponde a un decimo di quello indicato dalla legislazione italiana, di manica molto più larga (limite di 20 volt/metro, soglia di attenzione di 6). In ogni caso, l’ultima parola spetta al ministero. Alessandro Drole, membro del comitato anti-antenne di Santa Barbara, commenta: «Il Comune sta cercando di coordinare le istanze dei residenti secondo un’ottica di male minore che non può soddisfarci, anche se siamo consapevoli che la legge non consente grandi margini di manovra né a noi né alla stessa amministrazione. E poi rendiamoci conto che il parco archeologico del castelliere di Elleri, frequentato anche dalle scolaresche, ha una valenza culturale e didattica che soccomberebbe al presunto “interesse pubblico” di cui si fa portatrice la società privata interessata a costruirvi un’antenna». Pertanto, conclude Drole, «intendiamo sollecitare la Soprintendenza e i ministeri competenti a intervenire per difendere questo patrimonio, oltre alla nostra salute, evitando peraltro antipatici contenziosi di interferenze con i vicini sloveni».
Davide Ciullo

 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 12 maggio 2013

 

 

Traffico, piove sulle prove - Zone pedonali senza pedoni
Il maltempo ha caratterizzato la chiusura dell’area tra il Viale e Barriera L’assessore Marchigiani: «Strada giusta, miglioreremo l’arredo urbano»
Prove di desertificazione. La pioggia forte e incessante ha creato ieri mattina un effetto shock sui test per il nuovo Piano del traffico che proprio domani incomincia il proprio iter in Consiglio comunale con l’illustrazione in Commissione. La momentanea eliminazione dei veicoli dalle vie Crispi, Toro, Nordio e San Zaccaria ha sortito la perversa equazione di eliminare dalla stessa zona anche i pedoni che pure, nonostante il tempo inclemente, erano numerosi in circolazione. «Non passiamo per questa via che è deserta, passiamo di là che almeno c’è movimento», la frase testuale detta da un uomo che ha così convinto la moglie a saltare via Nordio. Ne è uscita esaltata la mentalità sbagliata, che ieri dato il maltempo aveva qualche scusante in più, che una buona parte dei triestini conserva e che proprio questo Piano del traffico si prefigge di cambiare: arrivare con l’auto fin davanti al negozio o al bar di destinazione. Di conseguenza tutti si sono concentrati dove le macchine potevano arrivare e lungo la via Ginnastica e la via Carducci si sono formate code probabilmente più lunghe dei sabati normali e si sono ripetute le soste vietate o in seconda fila. Agenti della polizia locale scesi da tre macchine vigilavano all’incrocio di via Carducci dove pure erano state posizionate anche le transenne per impedire la svolta in via Crispi. Poco più su a tentare di consolare i commercianti ed esercenti perlomeno interdetti davanti ai propri negozi e ai propri locali, a loro volta deserti, il coraggioso assessore alla mobilità Elena Marchigiani. «Purtroppo non sono l’assessore che decide il meteo, o forse è meglio perché altrimenti sarei assediata dai postulanti, ma sono ottimista: questa è la strada giusta anche le nuvole prima o poi si apriranno». È accaduto parzialmente qualche ora più tardi tanto che, dopo l’annullamento e il rinvio alla settimana prossima della presentazione del corso BeneinBici e della rivista Bc-Amici della bicicletta, sono stati offerti i previsti aperitivi e in via Nordio nel pomeriggio si è svolta la manifestazione “Nati per leggere” e le letture con i bambini. «Le preoccupazioni dei commercianti - ha commentato Marchigiani - sono legate soprattutto ai timori sulle operazioni di carico e scarico, ma li ho rassicurati che si potranno fare perché previste. L’ideale sarebbe procedere poi alla ripavimentazione dell’area, ma sono operazioni dai costi improponibili in questo periodo. Però inseriremo nuovi elementi di arredo, panchine e con il regolamento sui dehors anche i locali potranno contribuire all’attrattività dell’area e quindi useremo una serie di nuove colorazioni: un modo più innovativo e meno costoso di abbellire la città». «Marchigiani gioca al piccolo urbanista sulla pelle di cittadini e commercianti - ha lamentato il consigliere circoscrizionale del Pdl Roberto Dubs - Trieste non è la cavia su cui sperimentare le teorie degli architetti urbanisti radical chic». Ma il prossimo week-end le sperimentazioni continuano. Sabato 18 dalle 10 alle 23 e domenica 19 dalle 10 alle 19 sarà la volta delle vie Foschiatti, San Maurizio, Fonderia, Sorgente, Erbette e di largo Barriera.
Silvio Maranzana

 

Sorridono i residenti: «Ora si respira»
Se i commercianti hanno alcune perplessità, alcuni residenti vedono più di buon occhio l’idea di vedere le vie dove abitano chiuse al traffico. «Gli immobili subirebbero una rivalutazione – osserva Dina Paoletich, residente in via Crispi – senza tener conto che anche l’aria che respiriamo aprendo le finestre sarebbe più respirabile». Felici le mamme per i loro bambini: «Scendere lungo via Crispi con il passeggino è impossibile, – evidenzia Sonia Smillovich – se spariscono le macchine sarà più semplice». La zona transennata ieri mattina, causa anche la pioggia, non era molto frequentata. Anzi, tranne i vigili urbani, i frequentatori di qualche bar e i tecnici del Comune, tra quelle viuzze non circolava anima viva. Forse con una bella giornata di sole e qualche genere di intrattenimento un po’ di curiosità avrebbe potuto richiamare in zona i passanti del viale o della vicina via Carducci. Ma la pioggia ha rovinato l’esperimento, va ripetuto con il bel tempo. «Purtroppo nelle laterali di viale XX Settembre – spiega Alessandro Gasparini, residente della zona – il commercio non esiste più. Quindi mi chiedo se non fosse stato più opportuno creare box auto e lasciare libertà di traffico». Qualcuno ieri ha evocato tutti i Santi del Paradiso facendo decine di giri tra una via e l’altra prima di trovare parcheggio: «Qui è già drammatico trovare un buco dove sistemare la macchina – valuta Giulia Colussi – se ora ci chiudono anche queste vie siamo a posto». Una zona da sempre congestionata e chi non ha un box deve girare a lungo o rassegnarsi a prendere una multa per divieto di sosta.

(l.t.)
 

Negozianti delusi: «Dimezzati gli incassi»
Unica voce contraria Fulvio Benussi del Menarosti: «Così si fanno risplendere zone in difficoltà»
«In un normale sabato di cattivo tempo solitamente incassiamo il doppio. Tragga l’amministrazione le sue conclusioni». La responsabile del grande negozio all’angolo tra via Crispi e via del Toro, “Coiffure Service”, non vede di buon occhio l’esperimento avviato ieri dal Comune. E come lei neppure la proprietaria del locale Ferdi, Monica Campanella: «Oggi incassi dimezzati – osserva – con un minor passaggio dei clienti abituati a ordinare vassoi di tartine e poi a passare velocemente qui davanti in macchina a ritirare la merce». «O viene fatta una vera pedonalizzazione come in via San Nicolò o in via Cassa di Risparmio con pavimentazione nuova e arredi – valuta Claudio Ellero del salone di acconciature di via del Toro, “Claudio Hair Style” – o non serve a nulla. La zona va resa bella, accogliente, piacevole da percorrere a passeggio altrimenti perché dovrebbero passare di qua?». Perplesso Giovanni Cottur dell’omonimo negozio di via Crispi, punto di riferimenti degli amanti delle due ruote. «Se l’idea e quella solo di chiudere al traffico senza una reale riqualificazione di almeno di via Crispi e di una bella asfaltatura delle vie parallele – avverte – sono contrario». Favorevole invece Fulvio Benussi del ristorante Menarosti secondo il quale «è ormai provato che la pedonalizzazione fa risplendere zone in difficoltà o poco vissute. Dunque – aggiunge il ristoratore – ben venga il via libera del Comune alla chiusura al traffico di alcune vie». Quello che va anche evidenziato è che la parte bassa di via Crispi, quella più vicina a via Carducci e alla risistemata via Muratti, ha il manto stradale e i marciapiedi completamente dissestati, rattoppati. «Non sono contrario alle pedonalizzazioni – dice Claudio Allegretto dell’ottica di via del Toro – ma temo forti ripercussioni sul traffico e sulle possibilità di parcheggio». «Qui i clienti sono abituati a passare in macchina – spiega la titolare di Ferdi - e per la mia attività l’idea di dover limitare l’arrivo dei mezzi per caricare e scaricare la merce davanti al locale e al laboratorio sarebbe un disastro». A monitorare l’andamento della mattinata anche il consigliere comunale del Pdl, Paolo Rovis. «Trovo sia un provvedimento senza senso – valuta l’ex assessore al turismo – senza tener conto che la prova di oggi, visto che le previsioni meteorologiche avvertivano da tempo di una giornata un po’ piovosa, forse andava rinviata».

Laura Tonero
 

Nuovo piano del traffico, addio parcheggi gratis in tante vie - LA LETTERA DEL GIORNO di Cristiana Berritta
Il piano del traffico in fase di approvazione prevede la trasformazione delle vie San Zaccaria, del Toro, Nordio, San Maurizio, Fonderia e Foschiatti in Z.T.L. (zona a traffico limitato) mentre via Sorgente verrà pedonalizzata. Questo cambiamento comporterà la perdita totale dei posti auto gratuiti esistenti sulle citate vie, posti già cronicamente carenti per i residenti. In questi giorni verrà fatta una prova di pedonalizzazione, e già in tal caso i vari divieti di sosta hanno reso impossibile trovare parcheggio a chi abita in zona. Chiedo al sindaco ed all’assessore competente cosa intendono fare per risolvere questo grave problema dato che, ad oggi, non ho letto alcuna notizia in merito all’intenzione di quantomeno calmierare i prezzi dei parcheggi a pagamento per i residenti in loco, come è invece stato previsto per il Borgo Teresiano, distante solo pochi metri dalla zona di cui parlo. Mi domando: il Comune ha fatto il conto dei parcheggi che si perderebbero (stiamo parlando di centinaia di posti)? Il parcheggio vicino all’Ospedale Maggiore ha una capienza adeguata a coprire la pletora di posti che verranno cancellati con un tratto di penna? Uso la macchina raramente, mi muovo a piedi o con i mezzi pubblici nonostante gli ultimi tagli abbiano reso eufemisticamente affollate le linee, ma a volte devo spostarla e quando succede la tempistica per trovare parcheggio varia da mezz’ora a due ore e mezza, con buona pace del risparmio e della lotta all’inquinamento. L’articolo 7 del Codice della Strada sancisce il dovere del Comune, ove abbia creato parcheggi a pagamento, di riservare nella stessa zona o in una nelle immediate vicinanze un’area adeguata di parcheggi gratuiti: cosa intende fare il Comune per rispettare il dettato normativo ed i diritti dei residenti? 
 

 

SEGNALAZIONI - Rifiuti / 1 I perché del fallimento

Intervengo in merito alla nota di Lucia Sirocco, presidente di Legambiente, comparsa sulle Segnalazioni del 5 maggio, e relativa alla raccolta dei rifiuti a Trieste. Prima di tutto una precisazione. Nelle mie dichiarazioni diffuse a mezzo stampa, dopo aver detto che sono profondamente insoddisfatto della percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti della città, ho affermato di non ravvisare colpe specifiche nelle azioni di Comune e Acegas-Aps in quanto ci stiamo muovendo all’interno di un piano che è stato adottato e pubblicizzato. Del piano risultano già attuate le piazzole ecologiche, la raccolta dei cartoni per gli esercizi commerciali, del verde per le case con giardino e dell’umido per le grandi utenze. Poiché questo piano non ha fino ad ora ottenuto i risultati previsti in termini di differenziata e non ha determinato nessun salto nella qualità percepita del servizio offerto ai cittadini, ho confermato che stiamo facendo con Acegas-Aps una profonda riflessione sui motivi di questo fallimento. Solo con questa analisi autocritica avrà senso procedere con ulteriori fasi di raccolta differenziata, tra le quali la prima sarà proprio quella dell’umido, grazie alla quale dovremmo superare la percentuale del 40%. Le problematiche e le scelte collegate al Termovalorizzatore di via Errera richiederebbero un discorso complessivo e articolato, mi limito a ricordare che nella città di Padova, citata dalla Sirocco come esempio positivo, c’è l’inceneritore, e che i comportamenti cosiddetti virtuosi di molti comuni si basano sul conferimento in altra sede (anche all’estero) della frazione indifferenziata. E tornando al nostro caso, per la frazione indifferenziata (sperabilmente in fase di riduzione ma sempre consistente) cosa propone Legambiente? Di aprire una discarica, andando contro tutti i moderni orientamenti dei Paesi più avanzati a livello ambientale? Oppure di conferirla in una discarica o a un inceneritore al di fuori del territorio del comune? Oppure ancora di adottare, in una città ventosa come Trieste, i sacchetti per la raccolta porta a porta, come fatto con successo in altre realtà del Friuli Venezia Giulia o del Veneto? Si rassicuri la presidente Sirocco: i diversi problemi sollevati dalla gestione dei rifiuti a Trieste sono ben tenuti presenti dall’amministrazione comunale, sia in termini di qualità del servizio sia ponendo precise garanzie di risultato nelle future azioni di raccolta differenziata. Il confronto con Acegas-Aps è in corso e toccherà molti possibili interventi, dalla logica (finalmente!) dei meccanismi premiati per i cittadini virtuosi, a una rinnovata campagna di sensibilizzazione dei cittadini e delle categorie economiche, fino alla scelta di segnalare i responsabili di comportamenti scorretti, individuati con una vigilanza che è già in essere ma che dovrà essere maggiormente vissuta come una minaccia concreta. Sarà cura di questa amministrazione, una volta individuate sia le azioni correttive di una situazione che io per primo giudico insoddisfacente sia le nuove (onerose) fasi di raccolta differenziata, organizzare una riunione con le associazioni ambientaliste per un concreto confronto, visto che gli obiettivi sono comuni e ci vedono dalla stessa parte della barricata.

Umberto Laureni (assessore Ambiente, Energia, Riqualificazione ambientale dei siti inquinati, Agricoltura e pesca del Comune di Trieste)

 

SEGNALAZIONI - Rifiuti / 2 Programmazione insufficiente

Abbiamo letto con tanta attenzione l’ennesimo richiamo di Legambiente sul fatto che la raccolta differenziata a Trieste non decolla, anzi ci pone agli ultimi posti a livello di Friuli Venezia Giulia, la nostra associazione è reduce da un incontro e sull’ambito della pulizia complessiva e la raccolta differenziata con l’assessore comunale all’ambiente Laureni. Abbiamo posto il problema che anche secondo noi pieni di speranza attendevamo la nuova giunta, ma nulla si è ancora notato in miglioramento, ci sono diversi problemi, ma abbiamo anche rilevato molta assenza di educazione civica nei cittadini. Però è proprio quando ciò capita, che, l’istituzione al di là della repressione a volta controproducente è però anche tanto difficile da realizzarsi. In antecedente ci era stato assicurato che si erano preparati 20 agenti preposti a questo compito, ma se ciò è vero, non si sono mai visti. Vi indicheremmo alcuni fatti che concorrono sicuramente ad aggravare il tutto: la programmazione della pulizia a vie o rioni non coincide con il servizio di asporto del contenuto dei cassonetti che spesso a causa di un’unica presenza nel mezzo, quando fuoriesce nessuno raccoglie e viene sparpagliato per tutta la strada. A volte le persone trovano i cassonetti già pieni e quindi non ritornano a casa con l’immondizia e non cercano nemmeno un altro cassonetto, ma depositano il loro sacchetto a terra, tanto ci sarà sempre qualche fesso che lo porta via. Noi a fronte di tutto ciò e di altre caratteristiche come ad esempio i cassonetti che si aprono con la bora o sono mal ancorati e ce li ritroviamo in mezzo alla strada con il pericolo di un incidente, abbiamo ripresentato all’assessore la nostra proposta, che non l’ha rifiutata, ma ha semplicemente constatato che ci vuole buona volontà e determinazione per applicarla. In sintesi noi abbiamo affermato che sarebbe importante coinvolgere di più la gente con un’azione di responsabilizzazione, che però possa produrre a risultati qualche vantaggio economico, ad esempio ponendo da rione a rione sperimentalmente degli obiettivi. Senza repressione si potrebbe raggiungere migliori risultati di oggi, poiché ognuno sentirebbe di dover diventare parte di una comunità educante nei confronti degli altri richiamandoli civilmente all’importanza di ottenere degli sconti.

Vincenzo Cutazzo (vicepresidente Lega Consumatori)

 

 

Mense scolastiche: declassato il menu - Via il cibo biologico - COMUNE » I TAGLI ALLA SPESA
Un provvedimento necessario per esigenze di bilancio L’assessore Grim: «Spero sia una soluzione temporanea»
Si fa un gran parlare dei ristoranti pieni, che in Italia sarebbero il simbolo di una crisi che non c’è. La crisi, però, diventa all’improvviso una realtà ben più concreta quando va a colpire anche il menu servito ai bambini nelle scuole. Succede a Trieste, dove il Comune ha deciso di rinunciare ai prodotti biologici e solidali nelle mense scolastiche per far quadrare il bilancio. La misura è stata annunciata ufficialmente nei giorni scorsi tramite una comunicazione del dirigente d’area Enrico Conte ai presidi degli istituti coinvolti. «Con la presente - vi si legge - si comunica che, in conseguenza degli obblighi cui è tenuta l’amministrazione comunale per rispettare la normativa in materia di Patto di stabilità interno per le Regioni a statuto speciale, si è reso necessario contenere la spesa relativa all’appalto per il servizio di mensa scolastica». Da qui la scelta di tagliare i cibi biologici: «I vincoli imposti al Bilancio di previsione 2013 che verrà approvato dal Consiglio comunale entro maggio - prosegue Conte - hanno reso necessario ridurre alcune delle prestazioni contrattuali degli appalti in oggetto, tramite la sostituzione con prodotti convenzionali dei prodotti attualmente forniti come biologici ed equo solidali». Il dirigente d’area garantisce comunque che i prodotti sostitutivi saranno «d’alta qualità» e che la variazione resterà in vigore dal primo aprile al 31 dicembre del 2013. «Appunto, la prima cosa che va detta è che si tratta di una misura temporanea». L’assessore comunale all’Educazione Antonella Grim mette le mani avanti: «Purtroppo si è resa necessaria una manovra temporanea, anche noi dobbiamo contribuire al pareggio di bilancio. Ne abbiamo parlato anche in giunta e speriamo di riuscire ad anticipare il termine della sospensione a settembre. In tal caso, visto che in estate i ragazzi non vanno a scuola, le ripercussioni sarebbero minime. Faremo tutto il possibile per farcela». Secondo l’assessore la rinuncia al piatto “bio” era l’unica via perseguibile per la riduzione delle spese: «Tutte le aree sono chiamate a razionalizzare e non ho voluto toccare in nessun modo il numero di pasti erogati con l’appalto mensa. Questa era l’unica manovra che potevamo fare». Ma la qualità del prodotto sarà comunque accettabile, assicura il Comune: «Il livello rimane molto buono - dice Grim -. Non c’è nessuna preoccupazione dal punto di vista della salute dei bambini e del valore nutrizionale. Il nuovo menu è stato sottoposto anche al parere della dietista che segue l’assessorato». L’appalto mensa del Comune vale 9 milioni di euro l’anno, una cifra notevole, e il taglio del biologico in questa seconda metà del 2013 dovrebbe portare a un risparmio di 180mila euro. «Non è facile contribuire al bilancio e al contempo mantenere tutti i servizi - dice Grim -. A dire il vero stiamo riuscendo a incrementarli: a settembre apriremo un nuovo servizio mensa e un servizio di nido. Si tratta di un piccolo miracolo». La rinuncia al “bio” non va letta, sottolinea l’assessore, come un retrocedere del Comune «dalle scelte fatte in direzione della sostenibilità ambientale e dell’educazione alimentare». Il taglio riguarderà tutti le strutture scolastiche dipendenti dal Comune: primarie e secondarie di primo grado, scuole dell’infanzia statali, nidi e scuole dell'infanzia comunali. A queste si aggiunge il servizio di integrazione scolastica nei ricreatori.
Giovanni Tomasin

 

 

Fare Ambiente FVG «Energia: preoccupano le scelte della Croazia»

«Chiediamo che il Governo, la Regione puntino a trattare in un contesto unitario allargato con i paesi vicini tutta la strategia energetica» dichiara Giorgio Cecco coordinatore regionale di Fare Ambiente a margine della notizia che la Croazia sta avviando l'iter per la liberalizzazione della ricerca ed estrazione delle risorse naturali come il metano ed il petrolio.
 

 

INZIATIVA AMBIENTALISTA - Ritorna a giugno “Puliamo una dolina”

“Puliamo una dolina”, iniziativa del Circolo Verdeazzurro Legambiente Trieste, riguarderà un'area tra Prosecco, Rupinpiccolo e Borgo Grotta Gigante. Verrà proposta dal 21 al 23 giugno 2013, nell’ambito di “Trieste on Sight“ promossa da ArcI Servizio Civile (una tre giorni di concerti, mostre dibattiti all’Ostello AMIS di Campo Sacro-Prosecco).
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 11 maggio 2013

 

 

Zanonato: «Un decreto per Servola»
Il ministro dello Sviluppo economico in città: «Trieste tra le aree di crisi complessa per riconvertire la Ferriera»
«Inseriremo anche Trieste nel decreto sulle aree di crisi industriale complessa già fatto per Piombino che sta per essere discusso in commissione al Senato. Se ciò non sarà possibile faremo un nuovo decreto ad hoc per la Ferriera di Servola». Il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato è arrivato ieri a Trieste per rassicurare la presidente della Regione Debora Serracchiani, il sindaco Roberto Cosolini oltre alle autorità locali, i parlamentari e i rappresentanti dei lavoratori. Per qualche verso, il ministro è entrato anche nel dettaglio: «La cokeria deve essere sicuramente chiusa e l’area bonificata, ma gli operai potranno lavorare nelle operazioni di bonifica e poi essere coinvolti nelle nuove attività che si insedieranno su quel sito. Per l’altoforno la problematica è più complessa, per la ghisa infatti vi sarebbe anche una certa richiesta, ma i prezzi sono fuori mercato. Il decreto per Trieste semplificherà le procedure, creerà una sinergia con i privati, darà strumenti normativi e programmatici, potrà favorire spostamenti e nuovi insediamenti produttivi, permetterà il riutilizzo dei lavoratori, ma anche un più facile accesso agli ammortizzatori sociali, potrebbe anche portare alla nomina di un commissario ad hoc». Particolare quest’ultimo che ha innescato un largo sorriso di Debora Serracchiani intenzionata ad abolire il commissario per la Terza corsia. E la presidente ha sottolineato la celerità con cui il ministro Zanonato ha accolto il suo invito seguendo del resto alla venuta a Trieste del responsabile dell’Ambiente, Andrea Orlando, mobilitati dopo che era sembrata paradossale l’esclusione di Trieste dal decreto per Piombino. Serracchiani, vista l’esperienza da parlamentare europeo, ha anche informato di aver scritto una lettera al vicecommissario europeo Antonio Tajani chiedendogli che Servola sia uno dei siti italiani che rientreranno nel Piano europeo sulla crisi della siderurgia. «Chiederemo fondi per la riconversione anche all’Europa - ha detto il ministro - e comunque il governo cercherà di dare una mano per la bonifica, si potrebbe anche togliere un pezzo di investimenti dal Patto di stabilità, però è logico che la soluzione ottimale sarebbe che ci pensasse l’imprenditore che subentrerà». Finalmente sembra si stia cominciando a stringere i tempi perché il commissario straordinario del Gruppo Lucchini, Piero Nardi, presente all’incontro assieme al direttore Affari generali del gruppo Francesco Semino, ha confermato che lo stabilimento di Servola non arriverà al 2015. Il 22 giugno Nardi presenterà il piano industriale di riconversione per la Lucchini (che per Servola dovrebbe appunto prevedere lo stop della produzione), mentre già il 5 giugno Tajani illustrerà l’action plan europeo e, ancora, già entro le prossime due settimane il governo dovrebbe convocare un tavolo unico di crisi nazionale. A tutto ciò si aggiunge l’Accordo di programma preparato nel corso di una serie di incontri convocati dalla precedente giunta regionale e che sta per essere integrato con una serie di rilievi fatti dai rappresentanti sindacali. Questo accordo include i primi contenuti da inserire nella cornice normativa e procedurale che dovrebbe venire appunto dal decreto. L’operazione di scouting fatta da Francesco Rosato, consulente del Comune per la riconversione di Servola ha già prodotto una serie di contatti con imprenditori, in particolare austriaci, che hanno manifestato interesse per l’insediamento nell’area nello specifico per quanto riguarda attività di manutenzione e service per l’industria ferroviaria e attività metallurgiche di trasformazione secondaria cioè esclusivamente con ciclo a freddo sia nell’ambito dei minerali non ferrosi come rame e alluminio, che degli acciai. L’intervento di Zanonato non ha però convinto il Movimento 5 stelle. «Esprimiamo forte preoccupazione per l’incertezza manifestata dal ministro per quanto riguarda l’inserimento della Ferriera fra le aree in situazione di crisi industriale complessa - hanno detto i parlamentari del M5S Aris Prodani, Walter Rizzetto e Lorenzo Battista -. Zanonato ha detto infatti che se il Governo non riuscisse a modificare il decreto in essere per lo stabilimento di Piombino con un emendamento per la Ferriera, solo allora sarà costretto a fare un nuovo decreto per la situazione triestina. Ha invocato inoltre la necessità di approfondimenti senza indicare le tempistiche per affrontare una situazione che riteniamo assolutamente urgente».
Silvio Maranzana

 

«Siderurgia europea in crisi globale» - concorrenza
«L’entrata nel mercato di produttori di ghisa e di acciaio di aree del mondo dove i costi sono decisamente più bassi hanno via via messo in crisi le nostre aziende. La situazione richiede quindi un intervento articolato». Lo ha detto il ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato, secondo cui «la situazione che stanno attraversando la Ferriera di Trieste e lo stabilimento di Piombino è in qualche modo emblematica di una situazione che coinvolge tutta la siderurgia europea. A giugno ci sarà un tavolo in cui si affronterà questa partita con il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani». «Si parlerà - ha aggiunto - di tutta la siderurgia e del momento che attraversa l’Italia, che abbiamo già conosciuto anche con la vicenda dell’Ilva». Secondo Zanonato, a Trieste oltre a fornire una certa preoccupazione la questione ambientale collegata all’attività della Ferriera, va considerato che gli stessi macchinari all’interno della Ferriera di Servola sono obsoleti e in sostanza superati.
 

 

Porto Vecchio, facile spostare il Punto franco
L’audizione degli esperti Borruso e Stevanato in Terza commissione del Consiglio comunale
«Il Punto Franco dal Porto Vecchio si può spostare, va spostato e si può farlo semplicemente con un dpr o con un decreto interministeriale». Sono state queste alcune delle risposte che Giacomo Borruso docente di Economia dei trasporti all’università e Danilo Stevanato consigliere dell’Aiom (Agenzia imprenditoriale operatori marittimi) hanno dato ieri mattina ai componenti della Terza commissione, quella dedicata alle politiche economiche, del Consiglio comunale riunitasi sotto la presidenza di Marco Toncelli e alla presenza dell’assessore alle attività produttive Edi Kraus. «La trasferibilità è assodata - ha affermato Borruso - perché la zona franca è un regime delle merci e non del territorio». «Il porto è qualcosa di vivo - ha aggiunto Stevanato - qui si restringe, lì si allarga». E i siti dove poter trasferire l’area franca sono stati ribaditi dagli stessi consiglieri: il terminal di Fernetti, la zona delle Noghere, quella della Ferriera di Servola dove anche il particolare regime doganale potrebbe costituire un attrattore per nuovi investitori nell’ambito della riconversione. A queste Borruso ha aggiunto ancora l’ex Aquila. Ma il Porto Vecchio non è più idoneo a essere porto? Stevanato ha ricordato che all’Adriaterminal le operazioni che vengono fatte proficuamente sono quelle di transhippment, non essendoci più validi collegamenti stradali e ferroviari e che in futuro si potrebbe al massimo pensare di far arrivare traghetti passeggeri che hanno poco pescaggio. Non è sembrato però di questo avviso Ampelio Zanzottera, intervenuto come rappresentante degli spedizionieri e dei terminalisti: «I traffici dal Porto Franco Vecchio sono stati cacciati via - ha affermato - e non sono state accolte nemmeno attività in ambito cantieristico. C’era un cantiere che costruisce yacht che intendeva insediarsi. Fa arrivare gli scafi dalla Cina per cui il regime di Punto Franco gli calzava a pennello: ebbene, la sua domanda è stata respinta». Una cosa è apparsa chiara anche negli interventi dei consiglieri: nessuno vuole abolire le aree franche in Porto Nuovo, «perché i vantaggi indubbiamente ci sono, anche se minori rispetto al passato e inferiori a come qualcuno vorrebbe far credere e mai è stato emanato lo specifico regolamento». La questione dunque si pone esclusivamente per il Porto Vecchio dove sono falliti tutti i progetti di rilancio dell’area che hanno preceduto l’ultimo, quello di Portocittà. E Borruso li ha ricordati: Polis 1, con la fuga di Generali a Mogliano Veneto, Polis 2, Bonifiche, Trieste futura, Trieste expo, senza contare il progetto del Centro offshore.

(s.m.)
 

 

Bus, 2 milioni di passeggeri in meno - Trieste Trasporti, le cifre del bilancio
Presentati i dati del bilancio 2012 della Trieste trasporti. Calo di utenti dovuto a risparmi o più furbetti?
A Trieste quando si parla di autobus i numeri sono sempre di dimensione pazzesca (ogni giorno i bus trasportano 200 mila cittadini, praticamente l’intera città) ma il bilancio 2012 di Trieste Trasporti, approvato lo scorso 23 aprile e presentato ieri, ne ha anche di inediti, a partire dal fatto che il minore finanziamento regionale di 2,2 milioni (il 4,2%) di euro ha già fatto “tagliare” da marzo in qua secondo il piano della Provincia 400 mila chilometri circa di percorrenza, e tuttora sarebbero da tagliare ancora 200 mila e non si sa come fare e dunque il piano definitivo sarà (forse) pronto appena per il varo dell’orario estivo che parte il 9 giugno. A seguire un’altra novità il cui significato è ancora da esplorare: tra 2011 e 2012 si è registrato un calo di ben 2 milioni di passeggeri (il 2,8%), passati da 70 milioni e 130 mila a 68 milioni e 143 mila (arrotondando). L’azienda del trasporto locale presume che la crisi costringa a risparmiare anche sui biglietti del bus (in crollo gli abbonamenti alla “rete”), ma teme che si tratti invece della moltiplicazione dei “furbetti” che, per crisi o per altro, non pagano la corsa. Ieri nella sede di via dei Lavoratori il bilancio è stato illustrato dal presidente Giovanni Longo e dall’amministratore delegato Cosimo Paparo, e commentato da Adriano Del Prete (presidente dell’Amt in liquidazione che è uno dei soci, partecipata del Comune) e dall’assessore al Bilancio, Matteo Montesano. Il Cda al completo, fra l’altro, in sintesi con l’approvazione del bilancio è stato per intero riconfermato in attesa della gara regionale per il trasporto pubblico che dovrebbe avviarsi nel 2015. La cifra più significativa comunque è quella dell’utile: 3,9 milioni abbondanti dopo le imposte, frutto della vendita dei bus che per contratto vengono ogni anno sostituiti con altri nuovi di zecca. I soci (Amt al 60% e Arriva Italia al 40%) percepiranno un sostanzioso dividendo, di 110 euro per azione, per un totale di 3.740.000 euro. Perché dunque, dovendo tanto tagliare a causa dei minori introiti, Trieste Trasporti distribuisce gli utili e non colma invece con questi le perdite, salvando il servizio? «Non è possibile - hanno spiegato Longo e di seguito Montesano direttamente - perché quei soldi servono al Comune, vanno alla spesa corrente, servono per pagare servizi essenziali, e in questo 2013 sono indispensabili per raggiungere il pareggio di bilancio». Dunque a ulteriori tagli gli utenti «si dovranno rassegnare» anche se per l’estate le linee 6 e 36 verranno assicurate per intero. Intanto anche i dipendenti (calati in un anno da 832 a 824, tutti fra i conducenti passati da 611 a 603) continuano a protestare per la riorganizzazione, ma l’azienda da un lato dice che «in altre regioni va ma molto peggio con tagli fino al 10%» e dall’altro espone le cifre del Premio di risultato distribuite, in ugual misura, nel 2011 e 2012, pari a 1,4 milioni di euro, «il che significa - ha precisato Paparo - 2800 euro per un manutentore, 2200 per un autista, 2000 per un impiegato, cioé una mensilità in più oltre alle 14 normali».
Gabriella Ziani

 

“Portoghesi”, due multe all’ora - In un anno elevate 12mila sanzioni. Il parco mezzi è il più giovane d’Italia
Gli autobus triestini sono «i più giovani d’Europa», anche nel 2012 ne sono stati acquistati 33 nuovi (per 9.397.000 euro). Hanno in media un’età inferiore ai 4 anni, con ottime ricadute sul minore inquinamento, sull’esistenza di pedane (il 99,6%) e di aria condizionata (il 100%). «In Italia la media è di 12 anni - hanno detto ieri i vertici di Trieste Trasporti - e in Europa di 6,7». Questa flotta di 273 mezzi nel 2012 ha percorso oltre 13 milioni di chilometri. Ognuno dei 603 autisti ha guidato per 22 mila. A una velocità media però che non supera i 14,7 km all’ora, «perché il traffico e le soste selvagge non consentono miglioramenti». In calo, è ovvio, i dati del tram, fermo da mesi per restauro (dai 23.603 chilometri del 2011 ai 16.460 del 2012), mentre cala anche il numero di passeggeri del trasporto marittimo: da 80.675 a 70.914. Persi 9.759 utenti con un tracollo soprattutto nella tratta più frequentata, la Trieste-Muggia, passata da 64.784 paganti a 56.496 (-8.288). Sarà che anche qui aumentano i “portoghesi”? Usando le norme del nuovo contratto perfino gli autisti potrebbero essere chiamati a far da controllori, mentre è già in azione personale di controllo “in borghese”. La media finora è di due multe all’ora, e di 12 mila euro di sanzioni all’anno. Ma che la crisi invece ci sia in ogni “voce” di bilancio è detto perfino nel calo della pubblicità sulle fiancate: 300 mila euro incassati nel 2012, il 10-15% in meno rispetto al 2011 e la tendenza resta negativa.

(g. z.)
 

Aree pedonali tra Viale e Barriera, test al via
Si parte oggi dalle vie Crispi, del Toro, Nordio e San Zaccaria. Iniziative collaterali e promozioni-parcheggio
Oggi c’è il primo appuntamento con “Vivi la strada. Prove di pedonalizzazione”, l’iniziativa del Comune per favorire una nuova cultura dell’abitare la città, promuovendo la mobilità pedonale e ciclabile nell’ambito del percorso che porterà all’approvazione del Piano del traffico. Le prove di pedonalizzazione inizieranno nelle zone limitrofe a viale XX settembre e largo Barriera. Oggi appunto, dalle 10 alle 23, sarà pedonale l’area delle vie Crispi, del Toro, Nordio e San Zaccaria. Dalle 10.30 alle 12, in via Crispi, a cura di Ulisse Fiab, si terrà la presentazione del corso “Beneinbici” e della rivista Bc - Amici della bicicletta (www.rivistabc.com). Alle 12, in via del Toro, sarà offerto un aperitivo dal ristorante Menarosti, mentre dalle 17 alle 19, in via Nordio, angolo viale XX Settembre, ci sarà l’appuntamento con “Nati per leggere”e le letture floreali per bambini da tre a otto anni, e ancora “Una fiaba tira l’altra” e il Laboratorio creativo con la fiorista Cecilia, che aiuterà i bambini a preparare un mazzetto di fiori speciali per la festa della mamma. Infine alle 19, sempre in via Nordio, l’aperitivo poetico offerto dai negozi della zona. L’iniziativa è organizzata dal Comune (aree Città e territorio, Polizia locale, Risorse economiche e Sviluppo economico, Cultura e sport, Educazione) con la collaborazione di IV e V Circoscrizione, Associazione Le Ali del Viale, Coldiretti, Confcommercio, Cut Centro Universitario Teatrale, Fipe, Saba, Ulisse, Ures, esercizi e attività commerciali della zona. Per agevolare i lavori di pulizia a cura di AcegasAps e l’allestimento delle iniziative promosse dai pubblici esercizi, lungo le vie interessate dalle prove di pedonalizzazione la chiusura al traffico veicolare e alla sosta sarà predisposta dalle 8.30 alle 23. In previsione di nuove agevolazioni successive all’approvazione del nuovo Piano del traffico - si legge in una nota del Comune - nelle giornate dell'11 e 12 maggio, per il parcheggio dell'Ospedale Maggiore, Saba Italia offre la possibilità di acquistare una tessera prepagata di 165 ore, con validità di 45 giorni, al costo di 40 euro (0,24 euro all'ora), o un’altra sempre di 165 ore, ma con validità di tre mesi, al costo di 45 euro (0,27 euro all'ora). In entrambi i casi le tessere consentono l’utilizzo più volte al giorno, di volta in volta, pagando solo le ore effettivamente utilizzate. Chi non fosse interessato a tale offerta, nelle sole giornate dell'11 e 12 maggio, la tariffa massima per un intero giorno di sosta continuativa presso il parcheggio sarà fissata a 7 euro (chi sosterà meno ore, per un ammontare complessivo inferiore a 7 euro, pagherà invece la tariffa oraria standard). Prossimi appuntamenti con le prove di pedonalizzazione sabato 18 e domenica 19.
 

Muggia inaugura con “BimbimBici” la ciclabile dell’Ospo
Il nuovo tratto di pista porta da Rabuiese verso i laghetti delle Noghere. Progetto in collaborazione con la Slovenia
MUGGIA «Un piccolo grande passo per permettere agli amanti delle biciclette di attraversare in grande serenità il nostro territorio». Loredana Rossi, assessore ai Lavori pubblici, è entusiasta. Dopo circa dieci mesi di lavori domani alle 10.45 s’inaugurerà il nuovo tratto della ciclovia Rio Ospo-Laghetti delle Noghere. Il tracciato, sito nell’area di Rabuiese e lungo poco meno di due chilometri, collega l’ex provinciale alla strada che porta ai laghetti e prosegue fino al confine con il territorio appartenente al Comune di San Dorligo della Valle. Ma l’amministrazione Nesladek non nasconde la propria aspirazione. «Con un ulteriore tratto di 500 metri la strada si allaccerebbe alla Parenzana ed è proprio questo il nostro obbiettivo», confessa la Rossi. L’infrastruttura della ciclabile del Rio Ospo è stata realizzata dal Comune di Muggia nell’ambito del progetto Carso-Kras, finanziato nell’ambito del Programma per la cooperazione transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013, dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dai fondi nazionali, per un totale complessivo pari a 130 mila euro. All’inaugurazione in programma sulla strada per i laghetti delle Noghere (sullo slargo in fondo alla strada) prenderanno parte il sindaco di Muggia, Nerio Nesladek, e il rappresentante del Comune di Sesana, lead partner del progetto strategico per la gestione sostenibile delle risorse naturali e coesione territoriale. Ma oltre al Comune di Sesana al progetto collaborano i seguenti partner: Comuni di Divaccia, Comeno, Erpelle-Kozina, Miren-Kostanjevica, Agenzia di sviluppo territoriale del Carso e Brkini, Istituto per le foreste della Slovenia, Gal Carso, Comuni di Trieste, Monrupino, Duino Aurisina, Province di Trieste e Gorizia, Direzione centrale risorse rurali, agroalimentari e forestali–Servizio del corpo forestale regionale. Poco prima dell’inaugurazione, il luogo della cerimonia verrà raggiunto dai giovanissimi ciclisti (bambini dai 4 anni in su e accompagnatori) aderenti alla manifestazione nazionale denominata “BimbimBici 2013”, organizzata da Ulisse Fiab, dall’associazione sportiva dilettantistica Viaggiare Slow e dai Donatori di sangue Trieste, in collaborazione con il Comune di Muggia. Poiché il punto di ritrovo dei partecipanti, dal quale partirà la manifestazione per farvi ritorno alle 13–13.30 circa, sarà il piazzale Caliterna (ritrovo alle 9.30, la partecipazione per bimbi e ragazzi è del tutto gratuita; info su www.ulisse-bici.org e www.viaggiareslow.it), nella giornata di domani dalle 7 alle 18 sarà istituito il divieto di sosta con rimozione forzata per tutti i veicoli, eccetto per i veicoli di soccorso e emergenza, su tutta l’area del lastrico. “BimbimBici” è una manifestazione nazionale promossa da dalla Federazione italiana amici della bicicletta tesa a promuovere la mobilità sostenibile e a diffondere l’uso della bicicletta tra i giovani e giovanissimi. La manifestazione si concretizzerà in una allegra pedalata in sicurezza lungo le vie cittadine e nel territorio urbano, che si svolge ogni anno nel mese di maggio ed è rivolta principalmente a bambini e ragazzi, ma è aperta a tutti i cittadini. L’evento è una vera e propria occasione di festa e di rivincita per tutti quegli utenti deboli delle strade che vivono quotidianamente la città come luogo riservato ad utenti forti (in primo luogo gli automobilisti). A conclusione dell’evento in programma, dalle 11.15 alle 12 si terrà una visita guidata al biotopo naturale dei laghetti delle Noghere. «La manifestazione dei “BimbimBici” darà ovviamente un tocco suggestivo in più all’inaugurazione della ciclabile - sottolinea l’assessore Rossi - così come la visita ai laghetti. Ora confidiamo nel bel tempo in modo tale che questa sia davvero una festa per tutti». Realizzata nei termini previsti l’opera si presenta ora come un’ulteriore trampolino di lancio per allacciarsi alla ciclabile sorta sulla vecchia Parenzana, per fare così di Muggia il nuovo centro del cicloturismo italiano e internazionale alle porte dell’Istria.
Riccardo Tosques

 

SEGNALAZIONI - Biciclette - Impariamo dall’Olanda

Seguendo in televisione le recenti corse ciclistiche che si sono svolte in Belgio e Olanda, ho provato una grande invidia verso tutti coloro che pedalano su quelle bellissime piste ciclabili posizionate in molti casi su entrambi i lati della strada, lunghe decine e decine di chilometri. Si vedono famiglie con bambini e sono molto rispettate dagli altri utenti del traffico normale. In attesa di vedere anche nella nostra città e in periferia qualcosa del genere, pregherei chi di competenza provvedere almeno a riassestare certe nostre strade, come per esempio il tratto della provinciale 1 che va da Opicina a Basovizza. Ci sono dei tratti veramente pericolosi, non solo per le biciclette, ma anche per gli scooter.

Vincenzo Tauceri

 

 

Pescherecci, l’olio di frittura sarà il nuovo carburante
Dopo uno studio finanziato dalla Regione, le barche dei pescatori per risparmiare hanno ottenuto l’ok per usare il nuovo carburante.

Lascerà solo un odore di patatine
Il salso che ti entra nelle narici, il profumo iodato degli scogli sferzati dalla bora, quel sentore di mare che chiudi gli occhi, respiri a fondo, e dici: «Sono a Trieste». Scordatevelo. Se va come dicono, chiuderete gli occhi e direte: «Sono da McDonald’s». Magari qualche marmocchio sarà anche contento, ma i vecchi lupi di mare? La faccenda sta in questi termini. I responsabili delle cooperative di pescatori, guidati da quel geniaccio di Guido Doz, uno che riuscirebbe a vendere perfino il ghiaccio agli esquimesi, hanno letto da qualche parte che l’olio esausto delle friggitrici usate nelle sagre (e Dio solo sa quante se ne fanno a Trieste ogni estate) può diventare un ottimo - e convenientissimo - carburante per i motori dei pescherecci. Non è uno scherzo, il comunicato è ufficiale e ben documentato. Dunque: gli scarti di frittura delle sagre, opportunamente trasformati in biodiesel, potranno alimentare i motori dei pescherecci della flottiglia triestina aderenti alla Associazione generale delle cooperative italiane del settore agro-ittico (così la definizione ufficiale), più brevenmente Agci-Agrital. Dopo uno studio finanziato dalla Regione - dice il comunicato dell’intraprendente presidente Doz - alcuni pescatori si stanno preparando a diventare produttori e utilizzatori di biocarburanti provenienti da sagre, ristoranti, ittiturismi, trattorie e friggitorie. L’idea è geniale: il peschereccio esce con lampare e saccaleva, pesca calamari e sardoni, porta il tutto alla sagra del rione e con l’olio usato per venderti il fritto misto ci manda avanti la barca per la pescata successiva. Le prime prove sui pescherecci sono state effettuate utilizzando gli scarti di olii provenienti dalla festa del pesce di campi Elisi e trasformati in biodiesel da un impianto chimico di una ditta specializzata. Il risparmio, se le cose vanno in porto, sarà notevole: la flottiglia triestina consuma 400mila litri di gasolio all’anno. Se si pensa che negli ultimi anni il gasolio per la pesca è passato dai 0,39 euro al litro agli attuali 0,80 il risparmio sarebbe evidente perché, tolti i 10mila euro per la costruzione dell’impianto di trasformazione, si spenderebbero solo 12 centesimi al litro per il trattamento. Uguale: trecentomila euro all’anno di risparmio sui 400mila attuali. Il 75 per cento. Doz si è offerto di provare il biodiesel sulla sua barca e assicura che i motori non hanno avuto problemi: «Sono state ridotte le emissioni di gas - scrive di suo pugno - e dagli scarichi usciva un leggero odore di patatine fritte». Unico problema: in Italia, quando trovi un modo per non pagare le tasse, il fisco si allerta subito. Ma anche a questo Guido Doz ha pensato già. «Bisogna ancora verificare l’iter da affrontare con l’Agenzia delle Dogane di Trieste - ammette - ma credo che non ci saranno problemi visto che i carburanti e lubrificanti per la pesca sono esenti da Iva e accise». Tiè. Insomma, il vecchio detto secondo il quale “il pesce nuota tre volte: nell’acqua, nell’olio, nel vino” andrà rivisto. Perché anche l’acqua avrà un retrogusto di fritolìn. Il vino, speriamo, no. E dopo il “tocio” a Barcola doccia con la varechina.
Livio Missio

 

 

Commercio equo oltre il 2015: il Comune c’è
«Creare un contesto globale basato sulla giustizia, l’equità e lo sviluppo sostenibile, in cui ogni persona possa vivere nel rispetto dei diritti umani e soddisfare il proprio potenziale di vita senza povertà. E basato sui tre pilastri dello sviluppo sostenibile: sociale, ambientale, economico, per assicurare che tutti mettano in campo politiche coerenti con lo sviluppo. Supportare iniziative finalizzate a uno sviluppo sostenibile tra governi, autorità locali, imprese e cittadini/consumatori». Sono questi gli indirizzi della Dichiarazione della Campagna internazionale “Commercio Equo oltre il 2015” firmata ieri in municipio dal sindaco Roberto Cosolini, alla presenza del vicesindaco Fabiana Martini e dei rappresentanti di “Botteghe del Mondo”, Marija Besdnjak e Paolo Albanese, presidenti rispettivamente di Senza Confini-Brez Meja e dell’associazione Mosaico. Dichiarazione che rientra negli “Obiettivi del Millennio dopo il 2015” e che sarà inviata, insieme alle altre raccolte nelle pubbliche amministrazioni e società civili, dal Movimento globale del Commercio Equo e Solidale, ai leader dei governi mondiali che s’incontreranno a New York nel settembre 2013, nell’ambito dell’Assemblea delle Nazioni Unite per definire il quadro globale futuro delle politiche di sviluppo. In sostanza, con la sottoscrizione della Dichiarazione, ci si impegna ad avviare all’interno dell’ente e sul territorio comunale un processo di informazione e di formazione per sensibilizzare la cittadinanza al Commercio Equo e Solidale, per mezzo di azioni e iniziative concrete.
 

 

Programma tutto natura per i giovani del Fai - Presentata la ricca agenda di iniziative da maggio a novembre
È dedicata all’Alma mater declinata in una variopinta tavolozza di colori e sapori, la rassegna “Ritorno alla Terra” 2013 promossa dal Fai Giovani Fvg, la falange della young generation – soci tra i 18 e i 40 anni - del Fondo Ambiente Italiano, il sodalizio impegnato nella tutela del patrimonio ambientale del Belpaese. Filo conduttore degli appuntamenti che da questo mese e fino a novembre proporrà una ricca cornucopia di eventi, madre natura a tutto tondo. Prodotti agroalimentari, ambiente, escursioni fuori porta ma anche alla scoperta dei tesori architettonici cittadini, degustazioni, pellicole a tema, laboratori per bambini e, ciliegina sulla (bio)torta, anche una maratona: questa in sintesi la ricetta work in progress confezionata dai soci del gruppo giovani per sostenere con iniziative culturali, sportive e sociali il Fai. Giovedì 16 maggio debutto “sotto terra”: alle 19.30, infatti (appuntamento 15 minuti prima difronte al civico 11 di via Fabio Severo, prenotazioni entro il 13 allo 040.3476081) si va in perlustrazione dell’affascinante “Kleine Berlin”, la rete di gallerie sotterranee costruite durante la seconda Guerra Mondiale che fungeva da rifugio antiaereo per civili – la parte italiana – e da deposito quella tedesca. Aperitivo “al fresco” il 21 giugno per celebrare il solstizio d’estate in un giardino pubblico cittadino. È richiesto il dress code bianco e la serata promette atmosfere rilassate, stuzzichini e bevande naturali. Sempre a giugno, visita guidata, riservata ai soci, alla scoperta di un gioiellino liberty non accessibile al pubblico, ovvero il neo restaurato oratorio in stile Secession viennese della Ss. Trinità del palazzo vescovile di via Cavana. A luglio in collaborazione con la Cappella Underground, proiezione in anteprima nazionale di una pellicola sul patrimonio agroalimentare. Attorno a metà settembre con la riapertura delle scuole, laboratorio di “arte vegetale” per bambini, per imparare a creare opere d’arte con patate, carote e tuberi-stampino, intinti nei colori. Seguiti nel percorso vegetal-didattico ospitato all’istituto Nordio dal docente di decorazione Romano Schnabl. La farina e la sua lavorazione sarà al centro della visita a fine settembre al Mulino Moras di Trivignano Udinese, una delle rare aziende ancora in attività. Happening tra sport, cultura e divertimento: ritorna il 13 ottobre, la domenica della Barcolana, la “FaiMarathon”, la kermesse aperta a famiglie, sportivi, giovani, bambini e – come precisano – anche ai cani, per scoprire passeggiando, correndo o pedalando il territorio del Friuli Venezia Giulia. Chiude a novembre la rassegna, l’incontro dedicato a una delle storiche eccellenze del territorio, il caffè. Dettagli e informazioni al numero 040.3476081 oppure visitando il profilo Facebook del Gruppo Fai Giovani Fvg.

Patrizia Piccione

 

 

Come conoscere le erbe selvatiche, gemme del Carso - SLOW FOOD
L'associazione Slow food organizza incontri che mettono il cibo al centro dei propri interessi. Fine prioritario, appunto, porre all'attenzione quei prodotti che sottintendono alla filosofia del "buono, pulito, giusto", che permette a coloro che vi si avvicinano, una conoscenza approfondita, all'opposto del fast food, cioè del mangiare veloce e fine a se stesso. Dopo i recenti incontri aventi per tema il tè e il caffè a breve, ben quattro appuntamenti sulle "tecniche di cucina" che si svolgeranno in un locale di Basovizza dal 16 al 21 maggio. Fra le iniziative svolte dal Convivium di Trieste, ora una nuova simpatica proposta della rete giovani della Condotta triestina. Oggi alle 9.30, ritrovo in piazza Oberdan, per l’iniziativa "Gemme preziose". Si tratta di un itinerario lungo i sentieri del Carso alla scoperta delle erbe spontanee commestibili. L'ingrediente segreto della ricetta culinaria si cela dove meno te lo aspetti, il trucco sta nel riconoscerlo, affermano gli organizzatori. Nascoste, profumate, amarognole o dolcissime, le erbe commestibili crescono in maniera selvatica nel nostro altipiano. La passeggiata naturalistica alla loro scoperta, avverrà con la preziosa assistenza di Francesca, che sarà la guida professionale al rinvenimento di quelle edibili e più aromatiche. Il Carso sorprenderà gli escursionisti che accetteranno la gustosa proposta, assistendo a una lezione di cucina completamente al di fuori del consueto. Itinerario e altre informazioni utili possono essere viste in www.facebook.com/ oppure nella pagina internet www.slowfoodtriestegiovane.it Gli organizzatori hanno individuato recentemente il percorso più adatto a soddisfare al meglio ogni curiosità sull'argomento e permettere di cogliere le "Gemme più preziose" della vegetazione, da cui il nome dell'evento. Il luogo di inizio della camminata dovrà essere raggiunto autonomamente, anche se vi è la possibilità di aggregarsi a coloro che metteranno a disposizione il proprio mezzo. Per chi volesse, la mattinata verrà conclusa con un pranzo in una tipica osmiza carsolina. La partecipazione è aperta a soci e non, che avranno così la possibilità di aderire al sodalizio.

Gianni Pistrini
 

 

SEGNALAZIONI - rifiuti Multe e disservizi

Ciclicamente il problema dei rifiuti e del loro riciclaggio torna e riguarda tutti noi ed il nostro ospitale pianeta. Ho letto, senza troppo stupore, che la nostra provincia è all’ultimo posto in regione ed anche quella di Padova (Acegas come noi) ci surclassa abbondantemente doppiandoci. Credo che ciò non sia dovuto all’evidente recessione economica, eventualmente dovrebbe essere il contrario, ma anche crocefiggere solo il cittadino, mi pare ingiusto ed eccessivo. È troppo facile per l’Acegas ed il Comune incolpare qualcuno per nascondere le proprie colpe, ma così è purtroppo. Le multe per la mancata raccolta differenziata sono pesanti, vanno dai 150 ai 500 euro, ma per poterle staccare, i servizi delle Municipalizzate dovrebbero essere al top, con un’offerta completa che va dal cassonetto fino alla sua vuotatura. Così spesso non è. Sintetizzo l’accaduto. Ho visto un signore, piuttosto contrariato (mi sono accorto poi del perché), con un sacchetto stracolmo di materiale plastico, che invece di depositarlo nel cassonetto della differenziata, lo gettava in quello delle normali immondizie. Doveva essere multato se visto da un solerte vigile urbano? In questo caso credo proprio di no ! Il perché è presto detto : il cassonetto per la raccolta della plastica era strapieno e circondato inoltre da decine di sacchetti di plastica per terra. Succede talvolta anche per la carta e per il vetro. Questo spiacevole e fastidioso vedere si potrebbe evitare con una semplice raccomandazione agli operatori ecologici che giornalmente rimuovono le immondizie: segnalare sempre i luoghi dove i cassonetti della differenziata sono pieni . Semplice no?

Pino Podgornik

 

 

PULIZIA DEL BOSCO

Habitat-Microaree, oggi viene organizzata la terza edizione di Differenziamoci, una giornata dedicata alla pulizia della zona boschiva sul retro delle case Ater di via Forti a Borgo S. Sergio. Ritrovo ore 9.30 davanti al bar Flaminio in via Forti n. 36. Attrezzatura da portare: guanti, carriole, pale e tanta buona volontà. In caso di maltempo l’evento si svolgerà lo stesso.

 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 10 maggio 2013

 

 

CAMPAGNA INTERNAZIONALE - Adesione del Municipio a“Commercioequo”
Oggi alle11.30 in Municipio si terrà la presentazione dell’ adesione del Comune di Trieste alla Campagna internazionale “Commercioequo oltre il 2015–Fair trade beyond”, che coinvolge enti, pubbliche amministrazioni e organizzazioni della società civile.

 

 

Come evitare lo spreco alimentare - GIOVANI IMPRENDITORI
Oggi la conferenza di Jacopo Muzina Il suo progetto ha già vinto un premio
“Non si butta via il cibo!” A risolvere il problema degli alimenti sprecati quotidianamente nel mondo ci ha pensato Jacopo Muzina, giovane imprenditore triestino: per non gettare via inutilmente i prodotti vicini alla scadenza, ha creato www.LastMarketPrice.com, il primo sito internet social e-commerce italiano per la spesa last minute di prodotti di tipo alimentare o per la casa, di bevande e cosmesi, che sono vicini alla scadenza o che provengono da rotazioni di magazzino; oppure merce impacchettata in confezioni danneggiate. Lo slogan? “Così il consumatore risparmia e il pianeta è salvo”. Il progetto ha vinto nel 2012 il premio “Ripartiamo dalle Idee”. Oggi a Venezia, in occasione della “Digital week”, promossa dall’Università Cà Foscari, Muzina interverrà alle 11 (Cà Giustinian de’ Vescovi, Dorsoduro 3246) all’evento “I-Food: il mondo digitale visto dall’ottica food&beverage”.
 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 9 maggio 2013

 

 

Amianto alla Grandi Motori Il pm: manager da processare
Chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo plurimo a carico di 4 dirigenti in carica tra il ’71 e il 2000.

L’inchiesta riguarda i decessi per mesotelioma di 8 ex dipendenti
Sono soltanto i vertici della Grandi Motori ex Italcantieri - così sostiene il pm Matteo Tripani, che ne ha chiesto il rinvio a giudizio - i responsabili dei decessi di otto dipendenti, che avevano lavorato lì tra il 1971 e il 2000, causati dall’esposizione all’amianto mentre costruivano i motori per le navi nello stabilimento triestino. Conoscevano fin dagli anni Sessanta la pericolosità dell’amianto e nulla hanno fatto per impedire che venisse utilizzato, e neppure hanno informato i lavoratori sulla pericolosità per la loro salute. Si tratta di Alberto Guglielmotti, residente a Torino, direttore generale della Gmt tra il 1970 e il 1977, di Manlio Lippi, che risiede a Monfalcone ed è stato dal 1977 al 1984 presidente e amministratore delegato della società, di Enrico Bocchini, residente a Cesena e presidente del Cda di Fincantieri dopo l'incorporazione della Gmt nella stessa (operazione datata 1984), e infine dell’ex presidente di Confindustria Trieste Corrado Antonini, che dal 1984 in poi in Fincantieri ha ricoperto vari ruoli di vertice: direttore generale e amministratore delegato prima e poi, dal 1994, presidente. Il sostituto procuratore Tripani li accusa appunto, a vario titolo, di omicidio colposo plurimo, ma anche di una serie di violazioni riguardanti la prevenzione negli ambienti di lavoro. L’udienza davanti al gip Laura Barresi è stata fissata per venerdì 24 maggio. In particolare il pm Tripani contesta ai quattro ex dirigenti e manager di non aver adottato all’ epoca - nel periodo cioè fra il 1971 e il 2000 all’interno dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra - le misure utili a garantire la tutela della salute dei lavoratori e in particolare quelle relative all’utilizzo delle mascherine con gli appositi filtri, alla sistemazione dell’amianto in ambienti separati e alla dotazione negli ambienti di lavoro di impianti fissi e mobili per l’aspirazione. Nell’indagine il pm si è avvalso della consulenza del medico del lavoro Pietro Gino Barbieri, di Brescia, e dell'igienista industriale Patrizia Legittimo, di Firenze, la cui opera si è sommata a quella portata avanti parallelamente dall’Azienda sanitaria di Trieste con il Dipartimento di prevenzione diretto da Valentino Patussi. La morte degli otto lavoratori è avvenuta per mesotelioma pleurico, tumore che ha un tempo di latenza molto lungo. Secondo il pm Tripani la loro malattia sarebbe derivata proprio dall’esposizione all’ amianto e dai mancati accorgimenti di sicurezza che invece i dirigenti del periodo 1971-2000 dello stabilimento - in qualità di legali rappresentanti di Gmt fino al 1984 e di Fincantieri da lì in poi - avrebbero dovuto garantire. L'inchiesta era partita sulla base di una segnalazione dell'Azienda sanitaria.
Corrado Barbacini

 

Dal saldatore al carpentiere: morti di lavoro - NOMI E MANSIONI
Otto morti per l’amianto, otto storie di sofferenza e di lavoro. Silvio Ianderca, classe 1932, è morto nel 2008. Aveva lavorato all’officina. Giuseppe Jugovaz era nato nel 1948. È morto nel 2006. Era saldatore. Dario Fano avrebbe oggi 73 anni. L’amianto lo ha ucciso nel 2010. Lavorava come carpentiere. Lucio Taboga, classe 1936, aveva prestato servizio anche lui nell’officina. È morto nel 2011. E poi ancora altri due saldatori, Marcello Bembi e Aldo Melon. Uno morto nel 2009, l’altro nel 2008. Infine Roberto Zanolla e Antonio Giurco, entrambi classe 1927. Il primo aggiustatore, il secondo impiegato.
 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 8 maggio 2013

 

 

Test pedonali al via fra Viale e Barriera
Questo sabato e poi nel weekend del 18 e 19 maggio anticipazioni di Piano del traffico condite da animazioni e iniziative
Marchigiani spiega: «In estate altre prove nel Borgo Teresiano»
Primo appuntamento nelle vie Crispi, Nordio, del Toro e San Zaccaria
Il centro cosiddetto di serie B al centro dell’attenzione cittadina. Le prove di quella pedonalizzazione che sarà il fulcro del nuovo Piano del traffico adottato la scorsa settimana dalla giunta comunale partono da quell’area, più o meno compresa tra il viale XX settembre e largo Barriera, che negli ultimi decenni è gradatamente scivolata fuori dagli itinerari dello shopping e della movida. Per due sabati di fila, l’11 e il 18 maggio e per una domenica, il 19, in quest’area verranno fatte le prime “prove di pedonalizzazione” accompagnate da una serie di eventi e attività di animazione con lo scopo appunto di rivitalizzare una zona da dove allo stesso Comune sono giunte segnalazioni di negozi e locali in difficoltà. Il calendario delle chiusure e degli happening è stato presentato ieri dall’assessore alla Mobilità e traffico Elena Marchigiani che a margine ha ribadito che sarà proprio in quest’area, forse già prima del prossimo autunno che partiranno le pedonalizzazioni definitive per estendersi poi l’anno prossimo nella zona clou, quella di via Mazzini e corso Italia. Dunque, sabato 11 dalle 10 alle 23 saranno pedonalizzate le vie Crispi, del Toro, Nordio e San Zaccaria. Sabato 18 dalle 10 alle 23 e domenica 19 dalle 10 alle 19 sarà invece la volta delle vie Foschiatti, San Maurizio, Fonderia, Sorgente, Erbette e largo Barriera. Per agevolare i lavori di pulizia a cura di Acegas-Aps e l’allestimento delle varie iniziative lungo queste vie però la chiusura al traffico dei veicoli e alla sosta scatterà già alle 8.30 di sabato 11 e rimarrà in vigore fino alle 23, mentre nel week-end successivo entrerà in vigore alle 9 di sabato 18 maggio per proseguire senza soluzione di continuità fino alle 19 di domenica 19. Molte le iniziative previste per favorire le passeggiate e qualche acquisto. Sabato 11 in via Crispi dalle 10.30 alle 12 presentazione del corso BeneinBici e della rivista Bc-Amici della bicicletta a cura di Ulisse Fiab, alle 12 in via del Toro aperitivo offerto dal ristorante Menarosti. Sempre in via Nordio dalle 17 alle 19 “Nati per leggere”, letture con i bambini a cura dell’area Cultura e sport del Comune e del laboratorio arte floreale Bibidibobidibu e alle 19 aperitivo poetico offerto dai negozi di via Nordio. Sabato 18 invece in largo Barriera dalle 10.30 alle 12 prima lezione gratuita del corso BeneinBici a cura di Ulisse Fiab e della Polizia locale, alle 18 Flash-mob intermezzo da Il gabbiano di Anton Cechov a cura del Centro universitario teatrale e dalle 17 alle 19 ancora “Nati per leggere”. Domenica 19 invece in largo Barriera, Campagna amica triestina: un mercatino agricolo a cura della Coldiretti. In occasione delle prove di pedonalizzazione e in prospettiva del nuovo Piano del traffico, Saba Italia ha varato tariffe agevolate per il parcheggio dell’Ospedale maggiore. «I test di pedonalizzazione - ha annunciato l’assessore Marchigiani - proseguiranno nel corso dell’estate spostandosi nell’area del Borgo Teresiano e non soltanto in via Mazzini in occasione della Notte bianca e della Notte dei saldi e poi a settembre in occasione della Giornata della mobilità coinvolgeranno nuovamente largo Barriera oltre a via Settefontane».
Silvio Maranzana

 

Il documento in commissione
Sul Piano del traffico che dovrebbe essere approvato dal Consiglio comunale prima dell’estate sono state convocate una serie di sedute della Sesta commissione consiliare dal suo presidente Mario Ravalico d’intesa con lo stesso presidente del Consiglio comunale. Questo il calendario che è stato fissato: lunedì 13 maggio il Piano verrà illustrato a partire dalle 9 nell’aula del Consiglio comunale, mentre il giorno dopo sempre alle 9 e nella stessa sede proseguirà l’illustrazione e vi sarà anche la discussione. L’esame delle osservazioni verrà fatto nel corso di due sedute che si terranno nella sala comunale di via Capitelli 8, mercoledì 15 alle 9 e venerdì 17 ancora alle 9. Le due riunioni dedicate alle osservazioni si chiuderanno alle 11. Il presidente Ravalico ricorda che «i 25 allegati costituenti parte integrante e sostanziale della proposta di deliberazione sono disponibili nel supporto informatico (cd-rom) che viene consegnato a ciascun componente della Commissione e a tutti i capigruppo tramite le segreterie di maggioranza e di opposizione consiliare, mentre le osservazioni vengono consegnate anche in forma cartacea».
 

 

Zanonato: «Trieste nelle aree di crisi»
«Trieste ha tutti i requisiti per venir inserita nel decreto del governo sulle crisi di area industriale complessa». Lo ha ribadito il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato ai 27 sindacalisti e operai triestini che ieri a Roma hanno partecipato alla manifestazione nazionale dei lavoratori del Gruppo Lucchini in amministrazione controllata da dicembre di cui fa parte anche la Ferriera. Lo stesso Zanonato ha confermato la sua presenza a Trieste venerdì pomeriggio per fare il punto sulla riconversione di Servola. Un corteo si è snodato dietro lo striscione «Siderurgia sì! Sicurezza sì» contro il rischio di chiusura degli stabilimenti di Piombino, Trieste, Condove (Torino) e Lecco. Una delegazione unitaria di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm ha incontrato alla Camera la presidente Laura Boldrini che si è impegnata a sollecitare il governo ad aprire entro giugno un tavolo di confronto con le imprese e i sindacati per il rilancio del settore dell’acciaio utilizzando anche i fondi europei per produrre nel rispetto dell’ambiente e della salute dei lavoratori. Lo ha detto il leader della Fiom Maurizio Landini al termine dell’incontro avuto con Boldrini. «Apprezziamo - sottolinea il segretario Fim-Cisl di Trieste Gorizia Umberto Salvaneschi - l’impegno che Boldrini ha assunto di costituire quanto prima un tavolo nazionale sulla siderurgia per rilanciare il comparto, salvaguardare e creare nuova occupazione. Ora però crediamo che anche le istituzioni del territorio, anche regionale, del Friuli Venezia Giulia debbano attivarsi per recuperare il troppo tempo che si è perso su questa partita».
 

 

SEGNALAZIONI - ALTA VELOCITA' - Soluzioni europee

Nella nota “Porto Vecchio – La soluzione ferrovia” (segnalazione, 25 aprile) il signor Sergio Callegari ricorda tra l’altro una mia dichiarazione nella quale, a Suo dire, avrei auspicato “che le merci nella futura alta velocità passassero prima per Divaccia, poi per Capodistria, per arrivare infine a Trieste”. Assolutamente non era questo il senso della mia dichiarazione il cui contenuto, per corretta informazione, riporto qui di seguito. All’inizio del 2010 era stata proposta dallo staff di progettazione una nuova ipotesi di tracciato per la linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità genericamente definita Trieste-Divaccia. Il percorso ipotizzato da Villa Opicina prosegue per Divaccia e da lì raggiunge Capodistria; qui entravo nel merito proponendo che nel tratto verso Capodistria, lungo la valle del Risano, venisse realizzata una biforcazione che da un lato si dirigesse verso Capodistria e dall’altro rientrasse in Italia (in zona Rabuiese) per attestarsi nell’area del Porto nuovo. I principali risultati positivi di questa possibile soluzione consisterebbero nel collegamento di Trieste con la rete ad alta velocità/alta capacità, nell’eliminazione di lavori devastanti nel sottosuolo triestino, previsti nelle ipotesi precedenti e nella tutela della Val Rosandra che non verrebbe interessata in alcun modo dai lavori. All’eventuale obiezione che con questo tracciato le merci da e per il porto di Trieste dovrebbero percorrere un tratto in territorio sloveno, dico solo che le problematiche, anche di carattere tariffario, del momento attuale si affrontano e si risolvono in un quadro europeo, molto diverso dal contesto nel quale abbiamo vissuto in queste terre nel ventesimo secolo. Sarebbe molto pericoloso per il futuro di Trieste non rendersene conto.

Mario Ravalico consigliere comunale Pd

 

 

Multicultura Center - Conferenza sul verde e sugli orti comuni

Il Multicultura center organizza domani dalle 18.30 al suo Sportello ambiente di via XXX Ottobre un incontro pubblico sul tema degli orti comuni, dedicato a chi vuole un orto, lo vuole condividere, ama il verde e i prodotti naturali, e magari vuole coltivare da sè le verdure da portare in tavola. Per informazioni, telefonare al numero 338.2118453.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 7 maggio 2013

 

 

Ferriera, emissioni in calo «Servola meno inquinata»
L’assessore Laureni: «L’azienda ha rispettato le prescrizioni del sindaco Gli abitanti in zona a rischio sono passati da oltre mille a qualche decina»
Erano più di mille appena un anno fa, adesso si sono ridotte a qualche decina soltanto. Sono le persone esposte in modo pericoloso alle emissioni di benzopirene dalla cokeria della Ferriera di Servola. «La Lucchini ha effettivamente messo in atto quanto chiesto dall’ordinanza del sindaco il 12 ottobre con le nuove prescrizioni - ha annunciato ieri in una conferenza stampa l’assessore all’Ambiente Umberto Laureni - e l’area dove si verificano gli sforamenti del tetto di un nanogrammo per metrocubo di benzopirene si è fortemente ristretta nel giro di qualche mese: nei primi bimestri del 2012 comprendeva buona parte del rione di Servola e qualche zona di Valmaura coinvolgendo anche più delle mille persone che avevamo stimato. Già da fine 2012 è limitata a un paio di case soltanto di via Pitacco». Per stimare l’area “inquinata” l’Arpa (ieri presente con i tecnici Fulvio Daris e Fulvio Stel) ha utilizzato la catena modellistica “Callmet-Callpuff” raccomandata dall’Agenzia nazionale statunitense per l’ambiente. «Si evince - viene rilevato nella relazione che l’Arpa in data 29 aprile ha inviato al Comune - come l’area con concentrazioni uguali o superiori a un nanogrammo per metrocubo si sia notevolmente ridotta passando dai primi quattro bimestri agli ultimi due. In base alle informazioni attualmente disponibili, derivanti sia dalla rete di monitoraggio che dalle simulazioni numeriche, questa riduzione nelle concentrazioni sembra essere ascrivibile non solo a peculiarità meteorologiche, quanto a un’effettiva riduzione delle emissioni derivanti dalla cokeria. In particolare, il rapporto osservato tra le concentrazioni previste, con emissione stimata costante per l’intero anno, e quelle osservate presso la stazione posta a San Lorenzo in Selva risultano più che dimezzate passando dai primi quattro bimestri agli ultimi due. Queste considerazioni sembrano confermate dall’andamento delle concentrazioni di benzene, anch’esso inquinante emesso dai processi industriali associati alla cokeria dello stabilimento siderurgico. Le concentrazioni di benzene rilevate presso la stazione di San Lorenzo in Selva hanno iniziato a diminuire in maniera sistematica a partire dalla seconda metà del 2012 raggiungendo valori confrontabili con quelli del 2009 dopo due anni di valori particolarmente elevati». A dire il vero, gli ultimi dati disponibili si riferiscono a gennaio 2013. In via San Lorenzo in Selva la concentrazione di benzopirene era effettivamente molto bassa (0,6), ma raggiungeva i 3,4 nanogrammi per metrocubo in via Pitacco.
Silvio Maranzana

 

Ma persistono incidenti e malessere della gente - LE REAZIONI
La riduzione delle emissioni di benzopirene dalla cokeria non rende però meno drammatica la questione dell’inquinamento legato alla Ferriera di Servola. «Le lamentele degli abitanti continuano in maniera incessante - ha affermato l’assessore Laureni - e in particolare le segnalazioni di malfunzionamenti e di emissioni che vengono fatte alla polizia locale. E poi anche recentemente si sono verificati eventi incidentali di una certa gravità». Di particolare allarme quanto accaduto all’interno dello stabilimento il 24 aprile. Quel giorno si è verificata una violenta deflagrazione in un elettrofiltro per la decatramazione che si trova alla sommità di un silo all’interno della cokeria che ha mandato in frantumi i vetri di alcuni fabbricati e ha provocato un botto uditosi in mezza città. Solo per fortuna nessun operaio era in quel momento nei pressi. La Lucchini ha dovuto inattivare il filtro con una procedura laboriosa e non priva di qualche rischio e la Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta. «Si è trattato di un evento imprevedibile? - ha chiesto retoricamente Laureni -. No, era un’eventualità conosciuta e l’azienda doveva essere attrezzata per impedire che si verificasse. Per questo persiste il timore che non venga tenuto al massimo il livello delle manutenzioni e che, soprattutto in questa fase travagliata della vita dell’azienda, vi siano possibili difficoltà gestionali nello stabilimento». Eventi come questo, ma anche il fatto che le centraline registrano la media delle emissioni al massimo nell’arco di una giornata e non i picchi che si concentrano in pochi minuti, fanno sì che «nonostante il calo delle emissioni - ha specificato l’assessore - la persistenza degli imbrattamenti, dei cattivi odori e la situazione di frustrazione psicologica che si è creata nel rione di Servola e non solo abbiano provocato negli abitanti una situazione di disagio psicofisico che deve essere considerato come una reale patologia». E lo hanno dimostrato anche due interventi nel corso della stessa conferenza stampa di ieri. Il primo di Luigi Pastore, dipendente della Ferriera oltre che sindacalista, che ha ribadito di essersi ammalato lavorandovi all’interno «perché i primi a non vedere la propria salute tutelata - ha ribadito - sono proprio gli operai». E poi quello di Alda Sancin, presidente dell’associazione ambientalista “No smog”, che ha posto soprattutto un quesito: «Chi controlla che l’azienda metta effettivamente in atto le prescrizioni contenute nell’Autorizzazione integrata ambientale?». Laureni, che ha annunciato che tra un mese il Comune emetterà altre prescrizioni da aggiungere all’Aia in vigore e che scadrà nel febbraio 2014, ha ammesso che «i controlli pubblici per il rispetto dell’Aia sono obiettivamente inefficaci». Anche Giorgio Cecco di Fareambiente rileva che «i dati sul benzopirene non attenuano la preoccupazione per la salute pubblica».

(s.m.)
 

Oggi sciopero nello stabilimento e manifestazione a Roma
Otto ore di sciopero oggi alla Ferriera di Servola, indetto da Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm e Failms, come conferma Franco Palman (foto) delle Rsu. «Il futuro della Lucchini e della siderurgia italiana non può più attendere». Con questo slogan anche una delegazione di lavoratori triestini parteciperà alla manifestazione dei dipendenti del Gruppo Lucchini questa mattina a Roma. Dalle 10.30 a piazza Santi Apostoli si terrà un presidio e una rappresentanza sindacale sarà ricevuta dal presidente della Camera, Laura Boldrini. L’iniziativa, spiegano i sindacati in una nota, è stata assunta contro «lo smantellamento della produzione di acciaio a ciclo integrale», per «l’eco-innovazione dei processi e delle produzioni siderurgiche» e per «dare un futuro» agli stabilimenti del Gruppo che ha stabilimenti, per l’appunto, a Piombino, Trieste, Condove (Torino) e Lecco.
 

 

MUGGIA - I due comitati insieme contro le antenne abusive
MUGGIA «Non è mai esistita una guerra tra rioni: la solidarietà nel contrastare il proliferare di antenne abusive (e non) è perfettamente viva nei due comitati, anche senza l'auspicio della giunta Nesladek». Il comitato antiantenne di Santa Barbara fa chiarezza sulla situazione attuale e sui progetti futuri per evitare che in tutto il territorio vengano installate nuove antenne anche se attualmente “non c'è nessun accordo con il comitato di Chiampore per la delocalizzazione delle antenne a Muggia”. Il comitato di Santa Barbara ha sempre sostenuto e ribadisce la necessità di salvaguardare la salute pubblica mediante «l’eliminazione degli impianti che superano i limiti di legge con le loro emissioni, e non mediante la delocalizzazione degli impianti abusivi e quelli più inquinanti in zone maggiormente isolate come affermato da Claudio Poropat, uno dei referenti di Chiampore», spiega il Comitato. Allo stesso tempo non vi è alcuno dubbio da parte del Comitato di Santa Barbara sulla necessità di intervenire «urgentemente e decisamente su Chiampore, il più bel colle di Muggia, ora rovinato sia esteticamente che sanitariamente». Ma per fare ciò si ritiene che il problema «vada risolto e non semplicemente trasferito in altre zone del territorio» senza tener conto delle loro peculiarità storiche, naturalistiche e paesaggistiche. Oggi infatti si propone da parte di un ente privato la realizzazione di un traliccio alto ben 30 metri su Monte Castellier di Santa Barbara, nelle immediate vicinanze di un'area archeologica per la valorizzazione della quale sono stati già investiti circa ben 600mila euro di denaro pubblico che sono stati impiegati per consolidare la fruizione del sito ai turisti scolaresche e semplici cittadini. Da qui i dubbi del Comitato di Santa Barbara: «Quale insegnante vorrà mai tenere una lezione ai suoi alunni sotto un traliccio di 30 metri incombente sulle loro teste? Quale sensazione avranno i turisti? Di certo non quella di una politica coerente e di una grande attenzione delle istituzioni preposte: se Muggia vuole dotarsi di prerogative turistiche, non ci sembra questo il modo di dimostrarlo». Il Comitato di Santa Barbara ha poi espresso la convinzione che sia molto difficili il controllo dell'inquinamento da elettrosmog provocato dalle antenne sulla popolazione, anche se le stesse vengono dislocate in zone isolate come preposto, a causa della limitata estensione del territorio muggesano, unita all'alto tasso della sua urbanizzazione. E poi la stoccata alle istituzioni: «Dispiace constatare che, nonostante i numerosi rilevamenti effettuati dall'Arpa confermino sforamenti nelle emissioni di antenne (oltretutto abusive), non vi sia tutt'oggi un tangibile interessamento nè da parte della stessa, nè da parte dell'Ass del territorio riguardo la salute dei cittadini: viene tristemente spontaneo pensare che l'opinabile concetto della "pubblica utilità" di antenne prevalga sulla salute degli abitanti». Insomma, «a stare tra due fuochi non è il Comune ma i cittadini, costretti da interessi privati a subire decisioni che riguardano la salute della collettività».

Riccardo Tosques
 

 

Incontro Orti Comuni a Trieste

Incontro pubblico presso lo Sportello ambiente del Multicultura center di via XXX Ottobre 8/a dalle 18.30, giovedì con ingresso libero. Il tema: Orti comuni a Trieste. L’incontro intende rispondere ai seguenti quesiti: hai un orto da condividere? Ti piace il verde? Ti piacciono i prodotti naturali? coltivare da te le verdure da portare a tavola.

 

 

Ogm, una risorsa fra mito e realtà
Morgante: «Si tratta di una tecnologia che non è stata presentata correttamente al pubblico»
Possiede una solida esperienza sugli Ogm, costruita fra l’Italia e gli Stati Uniti, dove ha vissuto molte delle polemiche sorte attorno alle modifiche dell’ingegneria genetica. Direttore un gruppo di ricerca statunitense che ha studiato approfonditamente il genoma del mais, oggi, Michele Morgante, ordinario all’Università di Udine, guida un team di scienziati che studiano il genoma di vite, pesco e agrumi. I primi prodotti agroalimentari geneticamente modificati hanno iniziato a diffondersi più di 25 anni fa. Quali erano i sentimenti e le aspettative dei ricercatori, all’epoca? Se vogliamo essere precisi, i primi prodotti geneticamente modificati li ha fatti la natura stessa, riassortendo in modo casuale i geni nelle piante. L’uomo, con la mutagenesi con radiazioni ionizzanti prima e l’ingegneria genetica poi, ha velocizzato un processo che continua ancora oggi a verificarsi spontaneamente. Quanto alle aspettative: forse sono state eccessive, tanto è vero che – dopo 25 anni – non siamo riusciti a modificare caratteri agronomici complessi come la resistenza alla siccità o la maggiore produttività, ma solo caratteri semplici quali la tolleranza a un erbicida o la resistenza a un insetto. Che cosa è cambiato, dunque, in questi anni? Abbiamo più geni di un tempo, e abbiamo affinato le tecnologie di laboratorio, eliminando la selezione con antibiotico che, giustamente, preoccupava l’opinione pubblica. Ma in termini di prodotti effettivamente disponibili non sono stati fatti passi da gigante. Qual è la differenza tra quel che fa la natura quotidianamente riassortendo i geni a caso, e quel che fa l’uomo in laboratorio? La natura è più fantasiosa dell’uomo e i genomi delle piante sono assai dinamici e variabili. Il genoma del mais, per esempio, è un esempio di innovazione, dal momento che questa pianta produce da sé, di generazione in generazione, nuove proteine di fusione (ricombinanti). L’uomo, quando modifica, procede con i piedi di piombo. Una virtù degli Ogm e un loro limite. La virtù: oggi possiamo introdurre modifiche molto precise, e controllare gli effetti sull’intero genoma. Il limite: è una tecnologia che non è mai stata presentata correttamente al pubblico, ma sempre con argomenti di parte. Gli Ogm sono una risorsa o l’ennesimo strumento di profitto per le multinazionali? Direi che sono una risorsa per l’agricoltura del futuro. Non possiamo pensare che si continui a coltivare come in passato.
Cristina Serra

 

Organismi viventi nati trent’anni fa in Europa
Il 19 maggio del 1983 sulla rivista “Nature” il primo articolo che trattava l’argomento
Compiranno trent’anni il 19 maggio, e per celebrare questa data la rivista Nature ha deciso di dedicar loro un numero monografico, ricco di dati, commenti e informazioni storiche. Vale la pena ricordare che sono nati ufficialmente in Europa: il primo articolo uscito su Nature (il 19 maggio 1983, appunto) in cui si descrive la metodica usata per trasferire un gene chimerico, cioè misto, in cellule vegetali è firmato da ricercatori belgi di Gent e tedeschi di Colonia. Gli Ogm a uso agroalimentare, cioè gli organismi geneticamente modificati usati in agricoltura, sono ormai più che adulti, sia per come si sono evolute le tecnologie che li producono, che per le conoscenze emerse sui genomi in questi decenni. E tuttavia sono ancora sospesi in un limbo etico, pur non essendo né buoni, né cattivi. Il grande pubblico, infatti, ha ormai accolto del tutto le biotecnologie a uso medico: le biotecnologie “buone” che producono farmaci come l’insulina (approvata nel 1982 e oggi prodotta pressoché solo con l’ingegneria genetica), antitumorali, vaccini e ormoni. Questo stesso pubblico continua, invece, a essere profondamente diviso sulle biotecnologie vegetali, quelle “cattive” che producono gli Ogm, dei quali teme gli effetti sulla salute e sull’ambiente. Un Ogm, tanto per capirci, è un organismo vivente (vegetale o animale) nel cui Dna è stato inserito un gene proveniente da un organismo diverso (vegetale o animale), sì da far produrre al primo una nuova proteina, o da far comparire una caratteristica prima assente. Inizialmente, e con una certa ingenuità, gli scienziati si erano illusi di poter dotare a piacere ogni varietà di pianta di caratteristiche diverse. Non è stato così, e a oggi sono praticamente solo due i caratteri nuovi usati, caratteri piuttosto semplici quali la tolleranza a un erbicida e la resistenza ad alcuni parassiti. Tuttavia, la diffusione che gli Ogm hanno avuto dall’inizio della loro storia fa riflettere: nel 2009, l’85 per cento del granturco coltivato negli Stati Uniti era geneticamente modificato. Altrettanto valeva per il 90 per cento del cotone prodotto in USA, Australia, Sud Africa. Mentre nel 2011, erano almeno 14,5 i milioni di agricoltori che, in 25 paesi del mondo, coltivavano piante gm (cotone, granturco, soia, una varietà di colza chiamata canola, alfalfa, papaia e pochi altri). Da qualche anno, inoltre, anche in alcuni paesi africani un numero sempre maggiore di contadini sta optando per le biotecnologie verdi (con un incremento annuo medio del 12-18 per cento).

(cri.s)

 

Oggi al Revoltella di scena il genoma - l’incontro
“Ogm, tra mito e realtà”, è il primo incontro, domani alle 18 al Museo Revoltella, del ciclo “Science & the City”. Ospite il docente all’Università di Udine Michele Morgante. Noto a livello internazionale per le sue attività nel campo delle biotecnologie agrarie, fondatore e direttore scientifico dell’Istituto di genomica applicata, Morgante ha partecipato in prima linea al progetto di sequenziamento del genoma della vite, e più recentemente del pesco e degli agrumi. Con lui dialogherà con Vittorio Venturi dell’Icgeb, esperto di modificazioni genetiche. A condurre l’incontro sarà la giornalista scientifica Cristina Serra.
 

 

Nel catino di San Dorligo c’è anche il “sito inquinato” della Siot - la lettera del giorno di Boris Gombac
Il rigassificatore non si farà perché in contrasto con lo sviluppo del porto. Così hanno sentenziato Marina Monassi, presidente dell’Autorità portuale, e Ulrike Andres, presidente e amministratore delegato della Siot nonché presidente della Tal. D’un tratto hanno riscoperto la zona franca del porto di Trieste e la possibilità di avere vantaggi tali da incrementare l’afflusso di nuovi arrivi di petrolio con un cospicuo aumento di attracchi al molo petroli, così da superare i 40 milioni di tonnellate annue, limite difficilmente sostenibile per le attuali strutture. Una pensata speculare alla cartolarizzazione inserita nei bilanci dello Stato a copertura di spese certe in previsione di possibili futuri introiti... L’odore acre di zolfo che impregna l’aria nel catino di San Dorligo della Valle per il direttore della Siot non rappresenta un pericolo per la salute della cittadinanza, né tantomeno la vicinanza dei serbatoi alle case e ai capannoni dell’adiacente zona industriale e artigianale con la presenza di industrie alimentari – sempre più rare – rappresenta un fattore di preoccupazione. L’installazione dei 32 serbatoi della Siot era incompatibile con il territorio sin dall’inizio, come lo è incompatibile oggi. Si profila pertanto la necessità di una loro riduzione, con lo smantellamento iniziale di quelli ubicati vicino ai centri abitati di Lacotisce e Mattonaia e alle arterie stradali, con una progressiva diminuzione delle superfici operative che portino a una capacità di stoccaggio in funzione dei sette serbatoi di Lentig-Ingolstadt, così da non confondere lo stoccaggio con l’aggiotaggio. La presenza della Siot pone seri interrogativi sulla necessità di bonificare il terreno alla luce delle riserve mondiali di greggio e alle fonti energetiche alternative, e questo è compito degli attuali amministratori ma ancor di più di coloro che il prossimo anno, con il rinnovo del consiglio comunale, andranno a sostituire l’attuale giunta. Non vorremmo trovarci fra trent’anni ad affrontare il problema delle bonifiche dei siti inquinati con la Siot in chiusura. In quest’ottica, le dichiarazioni rilasciate dalla signora Andres sull’operato della Siot nel rispetto dell’ambiente e a garanzia dei massimi livelli di sicurezza andrebbero interpretate come impegno della Tal a iniziare una seria programmazione di riduzione delle capacità operative della tank farm, soprattutto per la sua ubicazione in un territorio sempre più urbanizzato e accessibile solo dal lato mare. Tale realtà rappresenta per la popolazione locale un pericolo pari alla presenza del rigassificatore nel golfo di Muggia. L’impegno della Siot però non si ferma alle sole previsioni di un futuro aumento del numero di attracchi delle petroliere nel golfo di Muggia perché la società si è impegnata a garantire, a fronte degli aumenti relativi alle tasse portuali e dei diritti marittimi, il mantenimento dei piani di sviluppo dei traffici concernenti i prodotti petroliferi al fine di coprire l’aumento degli stessi per 550 mila euro. Una solidarietà prorompente tra imprenditori, un esempio di sinergie tra Autorità portuale e utenza, da esibire quale modello di integrazione operativa che andrà verificato a fine anno, quando lo spauracchio del rigassificatore sarà metabolizzato dall’opinione pubblica. Insomma: siamo davanti a una gestione inaccettabile del porto franco, frutto di scelte inadeguate e contraddittorie che potrebbero preludere a vanificare la riesumazione dell’Allegato VIII del Trattato di pace di Parigi del 1947, garante in materia di generale libertà di acceso, transito e uguaglianza di trattamento nel godimento delle franchigie, soprattutto se certe scelte vanno a intaccare l’approvvigionamento energetico alternativo.

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 6 maggio 2013

 

 

Ferriera, dopo Orlando in campo Zanonato: «Assomiglia all’Ilva»
Il neoministro allo Sviluppo economico è atteso qui venerdì e prospetta un possibile inserimento tra le «crisi complesse»
Lo pensavano in molti. Da mesi. E lui, ora ministro, l’ha detto: «La Ferriera di Trieste assomiglia all’Ilva per i vari problemi che la coinvolgono e che sono gli stessi che si riscontrano a Piombino». Flavio Zanonato, nominato dal premier Letta responsabile dello Sviluppo economico a Palazzo Chigi, con ogni probabilità sarà a Trieste venerdì prossimo; manca solo la conferma. Lo ha chiamato la nuova presidente della Regione Debora Serracchiani. Dopo aver trascinato l’altro giorno in città il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, anche lui un volto inedito nell’esecutivo delle larghe intese, la governatrice sta cercando di giocare questa carta anche con l’ormai ex sindaco di Padova. Che Roberto Cosolini conosce bene, vista la partecipazione comune in AcegasAps. In ballo qui, adesso, c’è un fatto di non poco conto: la possibilità di inserire lo stabilimento siderurgico triestino nell’elenco nazionale delle “crisi complesse”. Il precedente governo, in pratica, se n’era dimenticato. Ora per la fabbrica della Lucchini si prospetterebbe una svolta: Zanonato si presenta a Trieste paragonando la Ferriera all’Ilva. Con tutto ciò che ne potrebbbe conseguire, in termini di responsabilità che Roma dovrebbe assumersi in vista di un inserimento dell’area tra i casi più problematici che investono il Paese. Di più: il ministro ha anche fatto sapere «di essersi sempre tenuto in contatto», in queste prime giornate da ministro, «con la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani e con il sindaco di Trieste Roberto Cosolini per capire quale possa essere lo sblocco della situazione. C’è il problema - ha ricordato ancora Zanonato - di vedere se si riesce a riconoscere uno stato di crisi complessa. Assomiglia all’Ilva - ha ribadito - e spero che lo sia negli aspetti positivi e cioè che sia un’azienda produttiva». Una risposta potrebbe arrivare proprio venerdì, con la vista del ministro. Ma l’aria (di cambiamento) che tira a Servola e dintorni si era fatta sentire già sabato scorso con la visita nel capoluogo del collega dell’Ambiente Andrea Orlando. A nemmeno ventiquattr’ore dalla presentazione della nuova giunta, Serracchiani si era presentata in Regione davanti ai giornalisti per chiedere al governo che sia emanato «un provvedimento per inserire il sito (della Lucchini, ndr), analogamente a quanto accaduto a Piombino, tra le crisi industriali». Al fianco della presidente c’era proprio Orlando. Che aveva affermato: «Il modello di Piombino è quello giusto e occorrerà trovare lo strumento normativo più opportuno». Per poi aggiungere che «i problemi ambientali e quelli produttivi non devono entrare in corto circuito». Per questo «agiamo nel rispetto delle indicazioni del precedente ministro sul cronoprogramma per il risanamento». Il ministro ha accolto la richiesta di Serracchiani sull’ipotesi di inserire la Ferriera tra le crisi nazionali, dichiarando che la possibilità «va presa seriamente in considerazione. Va deciso il rango normativo». Il pressing della Regione e del Comune potrebbe portare a uno sblocco del caso Ferriera, sempre più «simile» a quanto è accaduto a Taranto?
Gianpaolo Sarti

 

Cosolini lo aspetta: «È l’occasione per accelerare»

Cosolini nutre una certa attesa nella visita del ministro. «Sarà l’occasione per mettere a punto le procedure necessarie per le cosiddette aree di crisi complessa - spiega il sindaco - e credo che ne abbiamo tutti i titoli». Inoltre, aggiunge il primo cittadino, «vogliamo aggiornare il ministro sul fatto che siamo a buon punto per i contenuti dell’accordo di programma. Entro maggio vogliamo la convocazione congiunta con i ministeri di Sviluppo economico e Ambiente per definire il percorso dell’accordo». E davanti a una crisi «irreversibile, con il lavoro dell’ingegner Rosato riusciamo a evitare che scatti la logica dei due tempi: il risanamento e la riconversione, mentre noi creiamo appunto le condizioni affiché le attività si mettano subito in moto».

(g.s.)
 

 

Come assicurarsi un raccolto - Prima iniziativa del circolo Decrescita nella campagna muggesana
MUGGIA La messa a dimora di 15 viti, l’accatastamento di legname, la creazione di due bancali per il sinergico. È stato un fine settimana di lavoro per il circolo della Decrescita Felice di Muggia riunitosi per dar vita concretamente alla riscoperta del lavoro biologico e del contatto con la terra attraverso il motto “Assicurati un raccolto”. La nascita di questo approccio all’agricoltura risale al 2 Febbraio 2012, giorno in cui al Caffè del Teatro “Verdi” si è costituito di fatto l'associazione di promozione sociale della Decrescita Felice. Come previsto dallo statuto si è poi istituito un Gruppo di Acquisto Solidale (Gas). Il lavoro da parte del team ha visto una crescente attività orticola. Lo scorso aprile erano stati impiantati patate, fagioli, piselli, cipolla e aglio a dimora. E anche qualche vite. Ma il Gas muggesano non è soltanto agricoltura. Nell’oratorio Parrocchiale di San Giovanni recentemente è stato allestito un Mercatino dei prodotti selezionati dai Gruppi di Acquisto Solidale di Trieste e Muggia. In vendita scarpe, magliette, polo, sciarpe e borse. In quel caso la cooperativa sociale Polis aveva effettuato una vendita straordinaria di pane biologico, fatto con grano coltivato in regione. Tornando ai corsi di orticoltura ecologica questi erano stati anticipati anche da lezioni teoriche e pratiche. Tra le attività portate avanti si ricorda la distribuzione delle arance in cui conoscere il produttore, «significa avere la tracciabilità del prodotto perché il passaggio produttore-consumatore è diretto». Fondamentale quindi «evitare passaggi intermedi, produttore - commerciante - grossista - grande distribuzione organizzata» significa «poter acquistare al giusto prezzo per chi ha lavorato la terra». L’operato del Gruppo di Acquisto Solidale ha visto durante questi mesi un incremento dei propri affiliati e simpatizzanti con una notevole presenza di under 18 che assieme ai propri genitori hanno contribuito al lavoro della realizzazione della pergola dell’associazione. In attesa a breve di vederne i frutti concreti.
 

 

Solidarietà, volontari in assemblea - TRIESTEALTRUISTA
Assemblea di TriesteAltruista alle 17.30 Info al 3355945470
Alle 17.30, nella sede dei soci di Banca Etica di via Donizetti 5, assemblea ordinaria dell’associazione TriesteAltruista. Il 2012 ha visto i volontari di TriesteAltruista impegnati a consolidare l’associazione a Trieste ed è riuscita farsi conoscere attraverso i suoi progetti pubblicati sul sito e su Facebook. Progetti che hanno coinvolto oltre 350 persone, dimostrando così che azioni “altruiste” possono essere portate a termine anche da chi non ha molto tempo libero. Anche l’anno 2013 dovrà essere un anno che vedrà l’associazione impegnata a promuovere nuove iniziative che riescano a coinvolgere sempre più cittadini e a moltiplicare nuovi progetti di “servizio”. L’invito va in particolare ai soci fondatori e a chi aveva iniziato questa avventura e che per motivi diversi non ha potuto partecipare più assiduamente alle attività ma che in questa occasione può far reincontrare tutti, magari per una semplice conclusiva bicchierata.
 

 

 

 

CURIOSITY ALTERBLOG - DOMENICA, 5 maggio 2013

 

 

LA SCONVOLGENTE VERITA’ SULLA RAFFINAZIONE DELLA FARINA BIANCA RAFFINATA

Se non hai mai sentito parlare di alimentazione naturale, quello che leggerete potrebbe davvero sorprendervi, ed è probabile che vada ad intaccare delle convinzioni profonde sul cibo che ci portiamo dietro dalla nascita, e che la nostra tradizione italiana non ci aiuta di certo a smussare.
Per farina bianca raffinata intendo la farina che abitualmente è presente sulle nostre tavole sotto forma di pane, pasta e dolci.
Questo tipo di prodotto industriale che non ha quasi più niente di naturale è stato privato di 2 parti fondamentali del seme del grano: La crusca all’esterno ed il germe all’interno (l’embrione).
Una dieta basata principalmente su questo prodotto è la causa principale di malnutrizione, costipazione, stanchezza e numerose malattie croniche.
Se ci pensi bene si tratta di un prodotto abbastanza recente, il pane comune infatti fino a poco tempo fa esisteva esclusivamente in forma integrale.
Solo negli ultimi 50 – 60 anni è stato introdotto il pane bianco, simbolo di un progresso economico e tecnologico che non ha tenuto conto della salute degli esseri umani.
Un grano troppo impoverito
Negli anni ’50 inoltre il frumento è stato vittima di profonde trasformazioni genetiche da parte dei più grandi agronomi italiani. La ricerca genetica, di un frumento che garantisse grosse produzioni e resistentissimo agli eventi esterni, ha creato un grano troppo impoverito, quasi completamente privo di sostanze nutritive.
Farine arricchite
Addirittura sono nate delle farine arricchite proprio per soccorrere alla mancanza di questi nutrienti. Quindi le grosse industrie di raffinazione del grano aggiungono 4-5 vitamine e minerali inorganici, pensando così di compensare le 15-20 o più sostanze che si trovano nella crusca e nel germe. (senza considerare le fibre…)
Ma vediamo su cosa influisce il consumo eccessivo di farina bianca:
Più prodotti raffinati una persona mangia più insulina deve essere prodotta dall’organismo.
L’insulina favorisce il deposito di grasso, il passaggio ad un rapido aumento di peso e di trigliceridi elevati, che può portare a malattie cardiache. Nel tempo, il pancreas diventa così carico di lavoro che la produzione di insulina si blocca, e ipoglicemia (poco zucchero nel sangue) o diabete vengono a galla.
Non è un caso che il diabete sia una delle malattie più diffuse negli ultimi decenni. Ci sono bambini che nascono già diabetici negli Usa a causa degli errori alimentari dei loro genitori e in Italia la percentuale di celiachia e intolleranza al glutine (presente nel frumento) cresce ogni anno del 10 %.
Inoltre la farina di grano raffinata è il combustibile che alimenta le infezioni e gli alti livelli di zucchero nel sangue creando un terreno fertile per batteri dannosi ed un conseguente indebolimento del sistema immunitario.
Ma non è tutto qui, purtroppo la situazione è anche peggio
Perché il colore del pane bianco è così bianco,
quando la farina di grano da cui è stato prelevato non lo è?
Il motivo è semplice: la farina usata per fare il pane bianco è sbiancata chimicamente, proprio come quando usi la candeggina per sbiancare i tuoi vestiti.
Così, quando mangi il pane bianco, mangi anche i residui chimici degli sbiancanti.
I mulini industriali usano prodotti chimici differenti per lo sbiancamento, ma sono tutti abbastanza nocivi.
Eccone alcuni: l’ossido di azoto, di cloro e nitrosyl e perossido di benzoile miscelato con sali chimici vari.
Un agente sbiancante, l’ossido di cloro, combinato con le proteine qualunque siano, ancora rimaste nella farina, produce allossana.
L’allossana è velenosa, ed è stata utilizzata per produrre il diabete in animali da laboratorio. L’ossido di cloro serve anche ad allungare la durata di conservazione della farina, ma non è propriamente salutare.
Inoltre, nel processo di produzione di farina bianca, la metà degli acidi grassi insaturi, che sono ad alto valore alimentare, si perdono nel processo di fresatura , e praticamente tutta la vitamina E è perduta con la rimozione di germe di grano e crusca.
Come risultato, il resto della farina del pane bianco che si acquista, contiene solo proteine di scarsa qualità e amido modificato.
Ma non è tutto per quanto riguarda la perdita di sostanze nutritive.
Circa il 50% di tutto il calcio, il 70% di fosforo, l’80% di ferro, il 98% di magnesio, il 75% di manganese, il 50% di potassio, e il 65% del rame vengono distrutti.
Se questo non fosse abbastanza grave, circa l’80% di tiamina, il 60% di riboflavina, il 75% di niacina, il 50% di acido pantotenico, e circa il 50% di piridossina sono inoltre persi.
E non è ancora finita…
Gli zuccheri semplici e i carboidrati raffinati (farina bianca, pasta, lavorati, cibi devitalizzati, etc..) richiedono poco metabolismo ed entrano nel flusso sanguigno rapidamente.
improvviso aumento di zuccher
Il pancreas, l’organo che regola la quantità di insulina che viene rilasciata nel sangue, è indaffarato dall’ improvviso aumento di zuccheri.
Il risultato di tutto questo è una forte diminuzione della glicemia (solitamente entro un’ora), e una conseguente sensazione di letargia, confusione mentale, debolezza e senso falso di “fame!
Tutti questi problemi portano una forte acidità
che considero una delle cause principali di ogni malattia.
Come se non bastasse, questo fa in modo che lo zucchero causi l’aumento di peso, non solo a causa del suo innaturale contenuto calorico, ma in realtà perché altera il metabolismo!
Che cosa significa ciò?
Ecco cosa significa: se due gruppi di persone sono alimentate con lo stesso numero esatto di calorie, ma un gruppo prende le sue calorie dello zucchero e da prodotti raffinati, mentre l’altro gruppo consuma le calorie sotto forma di cereali integrali, frutta e verdure, il primo gruppo aumenta di peso, mentre l’altro no.
Questa constatazione ci viene da studi pubblicati da parte del Ministero della Salute degli USA
Farina bianca ”arricchita”
Come abbiamo visto quindi poche sostanze nutritive sintetiche sono aggiunte nuovamente alla farina bianca che viene poi chiamata “arricchita”.
In realtà non c’è stato alcun reale “arricchimento” del prodotto originale, ma l’inganno e la distruzione della vita di una delle tante creazioni perfette che troviamo in natura.
I ratti di laboratorio di solito muoiono in una settimana-dieci giorni,
quando sottoposti ad una dieta a farina bianca raffinata.
Ultimo avvertimento:
Falsi cereali integrali
Non lasciarti ingannare da prodotti che vengono pubblicizzati come cereali integrali, ma effettivamente non lo sono. Possono avere una qualche quantità di cereali integrali all’interno, ma ci possono essere un sacco di altri ingredienti inutili e malsani.
Per esempio, se il pane è morbido, è molto difficile che sia davvero integrale. Assicurati di leggere tutti gli ingredienti con cura su tutti i prodotti che compri.
Se hai ancora la tendenza a mangiare cereali, acquista soprattutto cereali integrali in chicchi, ce ne sono di innumerevoli qualità e tutti buonissimi.
da altrainformazione.it
 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 5 maggio 2013

 

 

Rifiuti, senza il porta a porta la differenziata rimane un flop
L’INTERVENTO DI LUCIA SIROCCO - presidente Circolo Verdazzurro Legambiente - Trieste
Ragioniamo sui dati della raccolta differenziata. Dunque: nel 2010 il 20,09%, nel 2011 il 24,05, nel 2012 il 28,72 e nei primi tre mesi del 2013 il 29,31%. In questi numeri - divulgati di recente sui media - il drammatico flop della raccolta differenziata dei rifiuti urbani a Trieste. Mentre a Padova, dove il servizio di raccolta e smaltimento è gestito da Acegas-Aps come a Trieste, si arriva al 45% e al 75% dov’è attiva la raccolta porta a porta. Imbarazzante soprattutto il confronto con il resto del Friuli Venezia Giulia: nel 2011, come si evince dai dati dell’Arpa, la raccolta differenziata in provincia di Gorizia raggiungeva il 59,51%, il 59,89 in quella di Udine, il 73,95 in quella di Pordenone. Media regionale: 55,80%, bassa proprio per colpa di Trieste… Ma se nelle altre province della Regione le cose vanno molto meglio, non dipenderà forse anche dal fatto che lì non ci sono inceneritori? È utile inoltre ricordare che l’obiettivo minimo di raccolta differenziata, prescritto dalle direttive europee, è (ormai era...) il 65%, da raggiungere entro la fine del 2012! Stupisce dunque un pochino, di fronte all’eloquenza dei numeri, l’affermazione dell’assessore comunale all’Ambiente Laureni riportata dalla stampa, secondo cui nel flop della raccolta differenziata a Trieste «non ci sono colpe specifiche del Comune o dell’Acegas». Ma di chi sarebbero allora, di grazia, le colpe? Ricordando che di Acegas, oltretutto, il Comune di Trieste è da sempre l’azionista di maggioranza, cioè il padrone? Sembra si tenti di scaricare le responsabilità del clamoroso e imbarazzante fallimento su non meglio precisati deficit di informazione e sulla pigrizia dei cittadini. Il Comune, con notevole battage mediatico, aveva peraltro stabilito severe sanzioni pecuniarie (da 150 a 500 euro) a carico di chi smaltisce scorrettamente e non differenzia i rifiuti: quante multe sono state effettivamente comminate? Esiste davvero un sistema di controllo che permetta di individuare i trasgressori? Oppure tutto si risolve alla maniera delle grida manzoniane ? Va rimarcato il fatto che solo con una seria raccolta differenziata anche della frazione organica (l’umido, insomma) dei rifiuti urbani, gli obiettivi prescritti dalle norme possono essere raggiunti. Questa frazione, composta in gran parte di acqua, pesa infatti per circa il 40% sul totale dei rifiuti. E del resto è alquanto irrazionale che anche l’umido finisca nell’inceneritore, il quale si ritrova così a “bruciare” l’acqua! Legambiente lo segnala da molti anni e del resto i dati di cui abbiamo parlato prima sui risultati raggiunti nelle altre province, lo dimostrano. Basterebbe copiare. Come basterebbe copiare il metodo della raccolta porta a porta, anche questo propugnato da anni dalla nostra associazione e adottato con successo in moltissime realtà del Friuli Venezia Giulia e del resto d’Italia, senza incaponirsi con le sole isole ecologiche, il cui fallimento è sotto gli occhi di tutti. Poi, certo, anche serie campagne informative, l’applicazione (reale, però...) di sanzioni, sono utili e anzi indispensabili a raggiungere gli obiettivi europei. Come indispensabile, anzi doverosa, appare l’adozione di una tariffa anch’essa “differenziata”, per premiare chi produce meno rifiuti e li differenzia correttamente, e penalizzi invece chi non lo fa: utopia? A Trieste sembrerebbe di sì. Se ai tempi dell’amministrazione Dipiazza, pervicacemente ostile alla raccolta differenziata, le sollecitazioni degli ambientalisti cadevano sistematicamente nel vuoto, con la nuova amministrazione (in carica ormai da due anni) ci si attendeva un atteggiamento diverso. Che invece, alla prova dei fatti, finora non c’è stato. Non è troppo tardi, però, per rimediare. Proponiamo perciò al sindaco e all’assessore competente di aprire un confronto serio, riunendo attorno a un tavolo i soggetti interessati (Acegas-Aps, associazioni ambientaliste, categorie economiche) con l’obiettivo di stilare un programma concreto che consenta di raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata previsti dalle direttive europee. Niente di stratosferico. Basterebbe copiare i buoni esempi di altre città, con orografia comparabile alla nostra.
 

 

Il valore del Boschetto nelle pagine di un libro
Presentato in Comune un volume che ha lo scopo di far riscoprire ai triestini gli spazi verdi
Un volume agile e ricco di cenni storici e di dettagliate schede su tutte le principali “presenze” botaniche, ma anche di importanti richiami alla fauna, nonché corredato di piantine e di descrizioni di percorsi e sentieri dei due più preziosi polmoni verdi che Trieste possiede pur in ambito urbano e a pochi passi dalla città: tutto questo c’è nelle oltre 100 pagine – fresche di stampa – della pubblicazione “Civico Orto Botanico e Bosco Farneto – Percorsi naturalistici”, edita con i contributi del Comune di Trieste e del Comitato promotore delle Giornate dell’Agricoltura, pesca e forestazione, e coordinata dalla naturalista e medico per l'ambiente, Tiziana Cimolino. Il volume è stato presentato in Municipio dall’assessore all’Ambiente Umberto Laureni, autore anche di una “intensa” e personalissima prefazione, il vicesindaco di Dolina-San Dorligo della Valle Antonio Ghersinich in rappresentanza del Comitato promotore delle Giornate dell’Agricoltura con il direttore tecnico Gaia Tamaro, la coordinatrice del progetto Tiziana Cimolino, Nicola Bressi direttore dei Civici musei scientifici di Trieste, Fabio Tercovich del Centro didattico naturalistico di Basovizza del Corpo forestale regionale e da rappresentanti di Legambiente, Bioest e della Pro Loco di San Giovanni-Cologna che hanno collaborato per la riuscita dell’iniziativa. L’obiettivo di questo libro è di far riscoprire a tutti i cittadini l'Orto Botanico e il Bosco Farneto (più comunemente noto come “Boschetto”), spazi verdi urbani che rappresentano per molti cittadini l'unica occasione per venir a contatto con la natura. Spazi che per la loro peculiarità e unicità devono essere tutelati e rispettati, ma prima di tutto conosciuti e amati. Oltre all’aspetto di ricerca e classificazione sistematica, l’Orto Botanico assume anche il ruolo di conservazione, coltivazione e riproduzione di piante officinali, tessili e alimentari, varietà orticole locali, flora spontanea ed endemica, piante acquatiche e palustri, piante succulente. Il parco urbano si estende per circa 100 ettari (di cui 80 oggi risanati). «Il volume - ha detto Laureni - sarà divulgato nelle scuole, e poi nelle sedi museali e fra le associazioni naturalistiche e ambientalistiche cittadine che potranno anche utilizzarlo come utilissimo supporto alle loro attività. Intendiamo anche trarne, appena possibile, una seconda edizione e, nel frattempo e quanto prima, pubblicarne i testi anche nella Retecivica del Comune affinchè siano accessibili a tutti».
 

 

Orlando stoppa Berlusconi e porta la Ferriera a Roma
Il titolare dell’Ambiente: «Il Cav abbia il senso della misura sulla Convenzione» E poi promette di inserire Servola nell’elenco nazionale delle crisi complesse
TRIESTE Da Palazzo Chigi un altro no alla nomina di Berlusconi alla presidenza della Convenzione per le riforme. L’altolà è del ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, primo esponente del nuovo governo Letta ad approdare in Friuli Venezia Giulia per affrontare tutta una serie di annose questioni, già in cima all’agenda della neo presidente della Regione Debora Serracchiani. Dal «caso» Trieste, con i nodi rigassificatore, Ferriera e Porto oltre che i progetti sulla centrale di Krško, alla vicenda della Caffaro. La governatrice, a pochi giorni dal sua elezione e a nemmeno ventiquattr’ore dalla nomina della giunta, ha strappato la prima promessa a Roma: inserire lo stabilimento siderurgico della Lucchini nell’elenco nazionale delle crisi complesse. Ancora in stand-by il piano regolatore del Porto. Il no al Cav La giornata del ministro comincia con l’appuntamento nel palazzo del Governo dal prefetto Garufi. Orlando è accompagnato da Serracchiani che si porta appresso buona parte del suo nuovo esecutivo e parlamentari eletti in Fvg, oltre che i sindaci di Trieste e Muggia, Cosolini e Nesladek, la presidente della Provincia Poropat, la presidente dell’Autorità portuale Monassi, il commissario straordinario del Gruppo Lucchini, Nardi, e sindacati. Una prima visita ufficiale per la giunta che culmina con la conferenza stampa di rito e le dichiarazioni sull’ipotesi di affidare all’ex premier Berlusconi la presidenza per la Convenzione delle riforme. «È importante che ognuno abbia il senso della misura - commenta l’esponente del governo Letta - alcune proposte non corrispondono all’esigenza di una pacificazione». Una doccia fredda che segue lo stop di Renzi e Fassina. «È una scelta che competete al Parlamento - chiarisce Orlando, augurandosi che l’organismo suggerito dai saggi incaricati da Napolitano «sia guidato da una persona in grado di unire le forze politiche». La centrale di Krško Se sul nucleare il ministro ricorda «che c’è già stato un referendum», Serracchiani coglie la palla al balzo per ribadire la posizione contraria della Regione a un progetto di raddoppio della centrale slovena di Krško: «Non se ne parla». La saga rigassificatore e Porto Il ministro conferma la sospensione delle procedure per il rigassificatore nel golfo di Trieste, «un atto doveroso», già comunicata dall’ex ministro Clini pochi giorni fa. Anche perché «sarà difficile trovare un equilibrio» tra le esigenze di approvvigionamento energetico e quelle portuali della città. «In un corridoio come quello di Trieste non ci può passare di tutto, bisogna decidere», afferma il ministro. Tuttavia «le decisioni non vanno prese separatamente ma costruite attorno ad un tavolo con gli altri Paesi interessati». Ma, ripete la governatrice, «questo è un mare nel quale bisogna implementare la portualità». Entro l’estate il ministro ritornerà nel capoluogo per coinvolgere nelle scelte Regione e Paesi dell’Alto Adriatico. Tutto fermo sul fronte del Porto. «Il piano regolatore è ancora in fase istruttoria - spiega in conferenza stampa un funzionario del ministro - l’Autorità portuale deve inviarci altre integrazioni per la definizione totale di impatto e rapporto ambientale». Ferriera crisi nazionale «Il modello di Piombino è quello giusto e occorrerà trovare lo strumento normativo più opportuno», osserva Orlando. Ma i problemi ambientali e quelli produttivi «non devono entrare in corto circuito». Per questo «agiamo nel rispetto delle indicazioni del precedente ministro sul cronoprogramma per il risanamento». La Regione ha chiesto al ministro Orlando e al ministro per lo Sviluppo economico Zanonanto (che sarà in Fvg nei prossimi giorni), che sia emanato un provvedimento per inserire il sito, analogamente a quanto accaduto a Piombino, tra le «crisi industriali». Orlando dichiara che la richiesta «va presa seriamente in considerazione. Va deciso il rango normativo». La Caffaro La bonifica del sito inquinato di Torviscosa, che ha coniugato «risanamento dell’ambiente e rilancio produttivo e dell’ occupazione, è una delle pochissime amministrazioni straordinarie conclusasi con successo: un caso che qualifica una regione virtuosa come il Fvg». È il giudizio condiviso da Serracchiani e Orlando al termine del sopralluogo alla Caffaro con la visita dell’area su cui sorgerà un nuovo impianto per la produzione di cloro-soda su iniziativa di Halo Industry, società nata da Bracco, Gruppo Bertolini e Friulia. La presidente e il ministro confermano «il massimo impegno» per completare le ultime procedure ambientali mancanti necessarie alla costruzione del nuovo impianto.

Gianpaolo Sarti

 

Decisioni «condivise» sul rigassificatore nel golfo. Il porto di Trieste resta in stand by - I nodi
La Regione sollecita il governo a inserire la Ferriera tra le crisi industriali nazionali. «La richiesta va presa seriamente in considerazione. Va deciso il rango normativo», dichiara Orlando. Orlando conferma la sospensione delle procedure per il rigassificatore nel golfo di Trieste, tuttavia ritiene che le decisioni vadano condivise « con gli altri Paesi interessati». Porto ancora in stand-by. «Il piano regolatore è in fase istruttoria - spiega un funzionario ministeriale - l’Authority e deve inviare altre integrazioni ambientali». Serracchiani e Orlando confermano l’impegno a completare le procedure ambientali necessarie alla costruzione del nuovo impianto di cloro-soda alla Caffaro.
 

 

Diecimila in piazza: stop alle auto - CORTEO A MILANO - Maxi manifestazione di cittadini per una nuova mobilità urbana
MILANO Sono più di diecimila le persone che ieri pomeriggio hanno preso parte alla manifestazione «L’Italia cambia strada», promossa da una rete di associazioni riunite sotto la sigla «Mobilità nuova». L’invito al corteo, partito dalla Stazione centrale, hanno aderito migliaia di cittadini decisi a imprimere una svolta. Pedoni, pendolari e ciclisti hanno sfilato in corteo fino a piazza del Duomo per protestare contro il dominio delle auto. Presente anche il neosottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti Erasmo D’Angelis, che ha scelto la manifestazione per il suo debutto. In occasione dell’evento è iniziata anche la raccolta firme per una legge di iniziativa popolare che vincoli almeno tre quarti delle risorse statali e locali diponibili per il settore trasporti a opere pubbliche che favoriscano lo sviluppo del trasporto collettivo e individuale non motorizzato. «Oggi - si legge nel comunicato diffuso dalla Rete per la Mobilità nuova, «il 75% delle risorse pubbliche del settore vengono impiegate per soddisfare il 2,8% della domanda di mobilità (questa è infatti la quota di spostamenti quotidiani superiori ai 50 chilometri)». Agli interventi nelle aree urbane, al pendolarismo, al trasporto pubblico locale, alla ciclabilità e al trasporto individuale non motorizzato «vengono lasciate le briciole». La Rete per la Mobilità nuova riunisce 150 associazioni, tra cui Libera, Slow Food, Legambiente, Touring club italiano, Coldiretti, Salvaiciclisti, Fiab, Uisp e Genitori anti smog.
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 4 maggio 2013

 

 

LEGAMBIENTE - «Amore per le bici e trasporto pubblico in calo pure in città»
Trasporto pubblico al palo anche a Trieste, almeno stando alla “fotografia” delle eco-performance delle città scattata da Legambiente con l’indagine “Ecosistema Urbano”. Che mostra un Paese fortemente indietro nel trasformare le sue città in “Smart City”: poche isole pedonali e piste ciclabili in crescita ma ancora lontane anni luce dagli standard europei, nonostante la ritrovata passione degli italiani per le due ruote. «La mobilità alternativa nel Belpaese - affermano gli ambientalisti - si scontra con disservizi e carenze infrastrutturali. Il risultato è il crescente ricorso all’auto che inquina l’aria dei centri urbani». Dalla ricerca, giunta alla 20.a edizione, emerge un trasporto pubblico che non decolla e anzi perde passeggeri, con 83 viaggi all’anno per abitante fatti sugli autobus nel 2011 contro i 97 del 1994. Tra le grandi città, se Roma nel 2003 vantava 499 viaggi per abitante all’anno, oggi arriva appena a 519 viaggi. Così come Milano, che da 404 viaggi del 2003 si attesta a 456. Il trend è addirittura in calo a Catania, Palermo e Trieste, mentre migliorano Firenze e Padova. La conseguenza è il maggiore ricorso all’auto, anche se sul fronte delle polveri sottili il quadro non è a tinte fosche.
 

 

Pronto il piano che fotografa l’inquinamento
Il passaggio in giunta comunale a metà mese. Per la prima volta definite quantità e responsabilità
Non abbiamo speranze concrete per la Ferriera, ma avremo un piano-città contro l’inquinamento che per la prima volta rende noti, e mette nel mirino, i distinti inquinamenti industriali (e non solo) di Trieste. È il lavoro che l’assessore all’Ambiente, Umberto Laureni, assieme all’Arpa e all’Azienda sanitaria, ha fatto nell’arco di 10 mesi, da quando nel maggio 2012 promosse la prima conferenza su “Come sta Trieste?”. Molti esperti tecnici e sanitari vi parteciparono e dissero cose anche mai sentite, e perfino assai allarmanti: per esempio, furono sciorinate notizie niente affatto rassicuranti sulle conseguenze per la salute dei cittadini a carico dei vari agenti inquinanti di cui è accertata la presenza a Trieste. Il piano, che diventerà una delibera di Giunta a metà mese, «definisce tutte le azioni da adottare da parte dell’amministrazione - spiega Laureni -, a partire naturalmente dai disegni maggiori, il Piano regolatore e il Piano del traffico, dove sono già inserite misure concrete per accentuare i processi di pedonalizzazione e facilitare l’uso alternativo delle biciclette». Ma la vera novità sarà che per la prima volta, sulla scorta del “Piano dell’aria” realizzato dall’Arpa, verranno rese note le quantità di “sporco” che producono sia le aziende ciascuna per la sua parte, e sia il traffico di automobili, il riscaldamento, e gli altri agenti di emissione. Non solo la Ferriera. Inoltre questo documento di programmazione prenderà impegni circa l’inquinamento acustico urbano e l’inquinamento da antenne. «Vogliamo normare in modo serio la grande partita dell’inquinamento atmosferico» dice l’assessore. Per adesso però non rende noti in anticipo i contenuti di questo indice di capitoli, perché aspetta, per ufficializzarli, che il documento intero venga approvato dalla Giunta comunale. Contenendo provvedimenti di natura tecnica, «potrebbe bastare una delibera di Giunta senza che diventi una delibera di Consiglio comunale». E assessori e sindaco si prevede che possano affrontare l’argomento o nella seduta del 13 maggio o in quella successiva del 17.

(g. z.)
 

 

Lotta ai cinghiali: la Provincia propone reti e recinti - DANNI AD AGRICOLTORI E ALLEVATORI DEL CARSO
TRIESTE Quasi un migliaio di capi abbattuti in tutta la provincia nel 2012, il doppio rispetto l’anno precedente. Eppure i cinghiali continuano a imperversare da Duino sino al Breg sandorlighese. A rimetterci agricoltori ed allevatori. «Sulla questione si discute tanto, ma nessuno riesce a trovare il bandolo della matassa. L’anno scorso – afferma Benjamin Zidarich, viticoltore di Prepotto – mi hanno ripulito diverse vigne. In un ettaro vitato, ho raccolto solo quattro cassette d’uva. E non li fermi nemmeno con recinzioni o muretti. E’ un problema serio che si somma alle altre difficoltà quotidiane che siamo chiamati a affrontare, dalla siccità al mercato in sofferenza. Qualcuno deve prendersene carico». Dall’altra parte della provincia la situazione non è diversa. «Scavano tra gli olivi buche di mezzo metro – spiega Rado Kocjancic – e arrivano addirittura a divellere alcune piante. L’anno scorso ho provato a contenerli con il “pastore elettrico” (recinzioni per animali elettriche), ma senza risultato. Potrebbe essere una soluzione predisporre delle reti di tipo edilizio, ma vi sono contro indicazioni dal punto di vista paesaggistico». «Ho rinunciato a denunciare i danni subiti – afferma Andrej Ferfoglia, viticoltore e operatore agrituristico dell’alta collina roianese – visto che i risarcimenti sono irrisori. Sicuramente diversi cinghiali sono stati abbattuti dalla guardie provinciali, ma i piani in deroga non sono stati sufficienti». «Il problema c’è – interviene per la Coldiretti il direttore provinciale Ivo Bozzato – e specialmente nel comprensorio triestino si fa sentire con particolare insistenza. Nonostante gli abbattimenti, la popolazione di cinghiali appare consistente e agguerrita. Nella provincia di Gorizia si è cercato di porre rimedio chiedendo all’Ispra di permettere la caccia a tutte le ore del giorno e della notte così come da tempo si pratica nella vicina Slovenia». «Stiamo monitorando con grande attenzione questa criticità – afferma Igor Dolenc assessore all’Agricoltura – concordando con le amministrazioni comunali di lavorare sulla prevenzione. Che in spiccioli significa la posa in opera di dissuasori, reti e recinti per respingere questi animali. Da anni poi segnaliamo la necessità che la Regione predisponga finalmente un Piano Faunistico che ponga obiettivi e misure, uno strumento fondamentale per definire la gestione della fauna selvatica».

Maurizio Lozei
 

 

La pulizia di Muggia inizia da Porto San Rocco
Domani l’iniziativa del Comune : all’opera i volontari che raccoglieranno i rifiuti a terra e lungo la costa
MUGGIA Una domenica al servizio della propria città, da volontari, per migliorarne l’aspetto e la vivibilità, a beneficio dell’intera comunità. Il Comune di Muggia ha lanciato un’iniziativa che sta già raccogliendo consensi e adesioni: “Puliamo Muggia”, in programma domani domenica, sarà un’azione collettiva “simbolica, ma anche estremamente concreta, mirata a promuovere l’attenzione verso il proprio territorio”. Il lavoro a terra sarà accompagnato da un’azione “a mare”, e precisamente una pulizia sottocosta del lungomare muggesano. La giornata avrà inizio alle 9 a Porto San Rocco, punto di ritrovo dei volontari che saranno poi distribuiti nelle diverse aree di intervento, sotto il coordinamento della squadra rivierasca della Protezione civile. Attorno alle 13.30 si concluderà la pulizia a terra, con l’organizzazione del trasporto dei rifiuti raccolti negli appositi contenitori forniti da Italspurghi Ecologia, società che gestisce il servizio di nettezza urbana a Muggia. All’opera di sensibilizzazione della cittadinanza al rispetto dell’ambiente, per quanto riguarda l’abbandono dei rifiuti nelle acque, parteciperanno una decina di subacquei coordinati dall’Asd Scuba Tortuga di Muggia, realtà che ha già collaborato alla pulizia dei fondali del Canale Ponterosso, a Trieste. Il gruppo sarà costituito in maggioranza dagli allievi agenti della Scuola di polizia “V. Raiola”, che concluderanno il proprio corso con un’immersione decisamente unica nel suo genere. «La mobilitazione per “Puliamo Muggia”– commenta l’assessore alla cura e alla promozione della città, Stefano Decolle – non può prescindere dalla responsabilizzazione di ciascuno di noi nella quotidianità. Nella giornata di domenica ci occuperemo principalmente delle zone a mare, attraverso gesti concreti che favoriscano la valorizzazione della costa, ma l’impegno vero è quello che si esprime tutti i giorni nel preoccuparsi del proprio ambiente». «Ci auguriamo un’ampia partecipazione dei cittadini, che rafforzi un messaggio condiviso di tutela del territorio, per una città pulita che non accetta gesti di inciviltà», è l’appello di Decolle. Il pensiero, in questo caso, corre ai recenti episodi di abbandono di mobili e oggetti inutilizzati nei pressi di cassonetti delle immondizie. A tal proposito, piazza Marconi ricorda che esiste un servizio di smaltimento dei rifiuti ingombranti a domicilio. “Puliamo Muggia” avrà un seguito l’11 maggio, quando l’associazione Acat sistemerà i bordi della Parenzana nel tratto vicino al confine di Rabuiese. La propria partecipazione si può comunicare all’Ufficio relazioni con il pubblico oppure alla Consulta Giovani del Comune di Muggia.

Davide Ciullo
 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 3 maggio 2013

 

 

SEGNALAZIONI - Rigassificatore Nessuno dorma

Trieste dovrebbe dormire sogni tranquilli: il ministro dell’Ambiente Clini, qualche giorno prima di passare la mano, ha scoperto l’esistenza delle direttive internazionali Imo sulla sicurezza del traffico marittimo in prossimità di rigassificatori e, coerentemente, ha bloccato il rilascio della Via per il rigassificatore. Ma se le direttive Imo, secondo il ministro, hanno (avrebbero) impatti significativi sul traffico portuale di Trieste nel caso dell’impianto off-shore, non si capisce come non possano non averli nel caso dell’impianto di Zaule che pure ha ottenuto la Via dallo stesso ministero. Si dirà che il ministro ha provvisoriamente sospeso la Via rilasciato al progetto di Zaule, ma è difficile immaginare quale sostanziale modifica possa esser introdotta nel progetto per renderlo definitivamente omologabile. E se il ministro Clini, in un tardivo soprassalto di resipiscenza, s’è ricordato delle norme Imo, che dire della locale capitaneria di porto che non ha ancora fatto proprie le stesse direttive recepite dalla capitaneria di Chioggia per il rigassificatore di Porto Viro, quasi che Trieste e Chioggia si trovino agli antipodi? E che dire dei pareri espressi dalla direzione regionale dei vigili del fuoco, quando è di tutta evidenza che, nel caso di Zaule, ci si trovi di fronte a un impianto a rischio d’incidente rilevante? Se poi vogliamo sorvolare (in quanto materia da aula giudiziaria) sugli esiti di certi tavoli tecnici regionali ove, a quanto sembra, si verbalizzano, “falsificandoli”, i pareri espressi dai rappresentanti delle comunità locali, non è possibile passare sotto silenzio la sicumera con cui il ministro dello Sviluppo Passera ha sempre sostenuto la realizzazione di un rigassificatore a Trieste, quasi fosse una sorta di postulato, avulso da una seria riflessione sulle tecnologie proposte per la realizzazione dell’impianto. Quindi, a fronte dell’endemica cialtronaggine, per non parlar d’altro, delle strutture pubbliche di gestione del territorio, è bene, forse, che a Trieste nessun dorma e si mantenga una vigile attenzione affinché, nell’indifferenza generale, non passino progetti destinati a immiserire le già scarse risorse dell’economia cittadina.

Aurelio Slataper

 

 

il volume - Presentazione del libro sull’Orto botanico

Oggi alle 10.30, nella Sala giunta municipale, si terrà la conferenza stampa di presentazione del volume “Civico Orto Botanico e Bosco Farneto – Percorsi naturalistici”, realizzato con il contributo del Comune di Trieste e del Comitato promotore Pripravljalni Odbor.

 

 

COSTRUIRE UNA NUOVASOCIETA'
Presentazione del libro di Bruno Giorgolo “Riferimenti universali per costruire una nuova società” alle 18, in via Donizetti 5/a, al Circolo di Legambiente. Il libro sarà presentato da Lucia Sirocco, presidente del circolo di Legambiente Trieste con la partecipazione dell’autore (Bruno Giorgolo) e di Annamaria Alberti coofondatrice del Movimento universalista di cui il testo funge da manifesto.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 1 maggio 2013

 

 

Ferriera esclusa dalle “crisi complesse”
Il decreto del governo Monti beneficia solo Piombino. Savino: «Gravissimo». Rigassificatore, il neoministro Orlando presto a Trieste
Trieste, la Ferriera di Servola, la bonifica, il miraggio della trasformazione di una fabbrica agonizzante che inquina e forse potrebbe chiudere già quest’anno, e che va avanti fra un incidente e l’altro non saranno finanziati dallo Stato nell’ambito del programma sulle “crisi complesse”. Il governo Monti, nelle sue ultime ore, ha “stoppato” il rigassificatore ma anche escluso Servola da un provvedimento che, invece, ha concesso solo a Piombino «per lo sviluppo urgente del suo porto», per «risolvere gravi situazioni d’inquinamento» e «le criticità ambientali», per «garantire uno sviluppo sostenibile» e non da ultimo per garantire « il mantenimento e il potenziamento dei livelli occupazionali dell’area siderurgica». Questo è successo nonostante da tutti i “tavoli” ministeriali fosse venuta nei mesi scorsi esplicita rassicurazione che la crisi del gruppo Lucchini sarebba stata inclusa per intero, Piombino e Trieste, fra le “crisi complesse”, magari con l’Ilva di Taranto. Lo aveva chiesto la Regione: ultima “chance” di fretta quando le cose per la Ferriera avevano cominciato a precipitare davvero. Il decreto 43 del Consiglio dei ministri è stato pubblicato il 26 aprile, in vigore dal 27: «Riconoscimento dell’area industriale di Piombino come area di crisi industriale complessa e disposizioni necessarie al suo rilancio». Il presidente della Regione Toscana viene nominato commissario per un anno, tutti gli enti firmeranno un accordo di programma entro 30 giorni, gli investimenti di Stato, Regione e Comune fino al limite di 40,7 milioni di euro saranno esclusi per il 2013 dal patto di stabilità. Reagisce con durezza, da Roma dove si varava il governo Letta, la neosenatrice Pdl Sandra Savino, fino all’inizio di marzo assessore regionale alle Finanze con una delega di fatto raccolta in corsa a gestire la spinosissima questione della Ferriera. Con numerose puntate al ministero. Dove aveva chiesto appunto l’inclusione di Trieste nelle “crisi complesse”. «Ultimo atto del governo dei tecnici? Aver escluso la Ferriera - commenta annunciando un’interrogazione al neoministro allo Sviluppo economico Flavio Zanonato, già informato dei fatti e in attesa del “dossier” -, se non si pone rimedio a questo grave danno inferto alla città e alla regione le conseguenze sarebbero deleterie per la riconversione dello stabilimento: mancanza di accesso a fondi statali e nessuna possibilità di utilizzare strumenti normativi di vantaggio, il che renderebbe gli enti locali isolati e senza mezzi. Eppure erano stati presi precisi impegni. Chiederò, con gli altri parlamentari triestini, ragione di ciò al ministro». Il successore allo Sviluppo economico del tecnico Corrado Passera, il Pd padovano Flavio Zanonato, ha già detto che se ne occuperà. Il deputato del Pd Ettore Rosato commenta: «Disattenzione che va sistemata, è il brutto regalo dell’ultimo governo nazionale e dell’ultimo governo regionale». E la nuova presidente della Regione, Debora Serracchiani, si trova subito sul tavolo anche il caso Ferriera. «Non ci rassegniamo al fatto compiuto - scrive Serracchiani -, né a che Trieste subisca un colpo così ingiusto e pesante. Ho già parlato personalmente col nuovo ministro allo Sviluppo economico Flavio Zanonato, per metterlo al corrente, e gli ho inviato una nota ufficiale chiedendogli che la Ferriera di Trieste sia riconosciuta quale area di crisi industriale complessa. Questa esclusione - aggiunge - decisa nell’ultimo Consiglio dei ministri del governo Monti è anche l’ultimo regalo avvelenato che ci viene consegnato dal passato. Dobbiamo purtroppo constatare che presso il precedente governo non sono stati fatti i dovuti passi istituzionali e politici, e questo è il risultato». Del caso si occupa subito il neoministro all’Ambiente Andrea Orlando, successore di Corrado Clini. Parte immediatamente per un giro italiano nei luoghi di crisi ambientale. Va subito a Piombino. Dove spiegherà i vantaggi del nuovo decreto. Immediatamente dopo arriverà a Trieste. Ma non già per la Ferriera. «Il ministro incontrerà le autorità di Trieste per esaminare i temi ambientali legati alle strategie energetiche italiane e dell’Alto Adriatico». Insomma, si parlerà di rigassificatore. E così, mentre il commissario straordinario della Lucchini ha da mesi avvertito che forse la Ferriera non durerà oltre il 2013, il principale sperato paracadute viene tolto da sotto i piedi. Non c’è ancora il rigassificatore (e nessuno in realtà lo voleva) ma non c’è neanche l’aiutino di Stato (che volevano invece tutti).
Gabriella Ziani

 

 

Meno scaramucce e pensiamo a sbloccare il Prg del Porto - LA LETTERA DEL GIORNO di Fulvio Zonta
Cortese signor Callegari, sono il relatore nell’audizione alla VI Commissione Consiliare tenuta lo scorso 15 aprile. Avevo trattato le criticità di operare in una struttura vetusta e logora che a mio giudizio produrrebbe extracosti fuori mercato rispetto a quelli offerti da una moderna logistica. Alle sue osservazioni apparse sul giornale il 25 aprile le porgo queste contro deduzioni: la Galleria di Circonvallazione serve principalmente per collegare Trieste Campo Marzio alla linea per Venezia, Tarvisio e Villa Opicina; la Galleria di Diramazione che collega Trieste Scalo alla Galleria di Circonvallazione non ha un profilo P/C 410 sufficiente a contenere i treni RoLa ovvero i Tir non passano; lo stesso dicasi per l’altra Galleria di Diramazione all’uscita e delle seguenti verso Aquilinia che potrebbe essere l’impianto adatto a ricevere questo tipo di treni; l’adeguamento delle sagome e dei binari non è cosa che si faccia a buon mercato; in uscita da Trieste Scalo verso Trieste C.M. c’è un’asperità che riduce la prestazione a 970 tonn. che corrispondono a 16 carri ultrabassi. Si dovrebbe aggiungere anche il costo di un mini bus navetta per gli autisti. Tenga conto che i treni per Salzburg attualmente hanno 21 carri più la carrozza; le operazioni di manovra che lei propone sono onerose e difficilmente assorbibili da una percorrenza così breve; dal 2005 si usano rampe metalliche mobili al posto di quelle vetuste e fisse in cemento armato; i carri ultrabassi sono tra i più costosi e delicati presenti sul mercato, necessitano di raggi di curvatura di almeno 150 mt. ( specialmente sui deviatoi), hanno pure altre limitazioni ; tra operazioni di carico, estrazione dei materiali, prova freno, visita tecnica, sgancio locomotiva all’arrivo e scarico i tempi morti per i camionisti sarebbero elevati; in generale un treno completo si paga vuoto per pieno e dunque il costo della tratta per unità di carico trasportata sarebbe elevato se non si raggiungessero percentuali di riempimento elevate. È evidente che tale costo il camionista lo dovrebbe ribaltare sul committente; in galleria usando la trazione diesel è necessario attendere 30’ prima di far transitare un altro treno; secondo i dati Adriafer il solo porto produce 300 treni al mese dunque almeno 10/12 al giorno ai quali si aggiungono i traffici del chimico, quelli di grano e quelli stagionali e si prevedono aumenti dei volumi nei prossimi mesi ; non ricordo che i Consiglieri del M5S abbiano confutato le tesi esposte, ma solo richiesto due precisazioni. Lei cita l’esempio del traffico RoLa Trieste-Salzburg. È stato un progetto molto complesso con uno studio durato 18 mesi. E’ uscito un prodotto che, Le assicuro, più governatori hanno invidiato ad Illy e cercato d’imitare. Dal febbraio 2005 è stato un successo di Trieste che ha dimostrato di essere una “Xe pol City” dove tutti hanno lavorato nella medesima direzione. Dall’ Agenzia delle Dogane ad Alpe Adria ed Oekombi, dalla Guardia di Finanza alla Regione Autonoma FVG, all’A.P. passando per i vettori RCA, Trenitalia, RFI, fino a Samer Shipping & Co, Un Ro-Ro, Adriafer: tutti con il medesimo obiettivo. Se ho dimenticato qualcuno me ne scuso. Ma il successo è stato anche frutto della particolare nicchia in cui si operava che, invece, è mancata in altre esperienze similari fallite in breve tempo od abortite prima di arrivare sul mercato. Personalmente auspico si replichino altri casi di successo per far crescere il porto e la città. Pochi giorni fa un trafiletto su Il Piccolo segnalava che i dragaggi nel porto di Venezia si sono conclusi al costo di 250 milioni di euro. Se smettessimo di sfinirci in scaramucce da retroguardia e mutuassimo dalla città lagunare l'opera di lobbing forse potremmo vedere realizzata la Piattaforma Logistica (300 mln) e magari approvato il Piano Regolatore del Porto, che sembra giacere tranquillo in qualche cassetto romano da anni. Nel frattempo potremmo invece chiederci: “Cui prodest?” Spero di essere stato esauriente riuscendo a scalfire le sue certezze.

 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 30 aprile 2013

 

 

Dal Ministero dello sviluppo altro “no” al rigassificatore
Negata l’autorizzazione all’impianto di Zaule sulla scorta della sospensione già decretata per 6 mesi. Ultimo atto di Passera che deve piegarsi a Clini
All’ultimo minuto prima di chiudere l’ufficio, quando la lista dei nuovi ministri del governo Letta era forse già scritta, il ministero dello Sviluppo economico retto da Corrado Passera ha sospeso l’autorizzazione già concessa al rigassificatore di Gas Natural. Un secondo stop dopo quello, di 6 mesi, decretato dal ministero dell’Ambiente e controfirmato dal ministero dei Beni culturali. Questo ne è la diretta conseguenza e rimanda l’esame del problema altrettanto a fra 6 mesi. A quella data o si sarà trovata un’altra collocazione all’impianto per non impedire lo sviluppo dei traffici in porto (come dimostrato dall’Autorità portuale che ha dato determinante parere negativo all’insediamento), oppure al contrario il porto tornerà sui propri passi ridimensionando il piano industriale di ampliamento, e riaprendo così la porta alle navi gasiere. Se nessuna di queste condizioni alternative verrà soddisfatta, il rigassificatore si troverà definitivamente espulso dalla baia di Muggia per manifesta impossibilità. Un colpo di scena dopo l’altro, dunque, proprio nell’attimo in cui si chiude l’esperienza del governo Monti, con l’evidente dissenso tra i due ministri: Clini disposto ad ascoltare i “no” del territorio e della Slovenia, con coraggiosi atti conseguenti, e Passera incrollabilmente deciso a insediare il rigassificatore a Trieste, anche in ultimo con una sortita a Bruxelles per far inserire il progetto nel piano strategico europeo. Ma è stato Clini a condurre la partita. Prima riaprendo la procedura di Valutazione d’impatto ambientale già concessa nel 2009, alla luce dei nuovi dati previsionali del porto, quindi negando di fatto l’autorizzazione, anche se “pro tempore”, per lasciare spazio all’esame delle due opzioni: o meno porto, o un altro posto (ma quale?). Non solo, Clini subito dopo ha dato semaforo rosso anche al secondo rigassificatore, quello al largo di Fossalon proposto dalla tedesca E.On. E questo lascia a Trieste nel suo breve ma intenso periodo da ministro, oltre alla soluzione del “dramma bonifiche” e a un percorso avviato per la bonifica della Ferriera. Intanto non solo allo Sviluppo economico c’è adesso Flavio Zanonato, l’ex sindaco Pd di Padova, ma è cambiata anche la guida della Regione, con la Pd Debora Serracchiani contraria, mentre il governatore Pdl Renzo Tondo era stato favorevole, salvo poi assecondare in ultimo il vertice del porto. La nota spedita a Trieste comunica l’avvenuta «sospensione del procedimento di autorizzazione alla costruzione ed esercizio del terminale di rigassificazione di Gnl localizzato nel posto di Trieste, località Zaule, in attesa della realizzazione delle condizioni risolutive della sospensione di efficacia previste dal decreto di sospensione del 18 aprile 2013».
Gabriella Ziani

 

«Faremo una nuova riflessione» - LAURENI
La notizia è arrivata inattesa (e gradita) all’assessore all’Ambiente, Umberto Laureni: sospesa anche dallo Sviluppo economico l’autorizzazione al rigassificatore. «Il ministero - è il commento - ha preso atto del precedente decreto del ministero dell’Ambiente. Atto estremamente importante. Se non si troveranno altri siti, o non si modificherà il piano industriale del porto, credo che la sospensione diventerà definitiva». E adesso? Sei mesi di tempo. «Faremo una riflessione con gli enti locali, con l’Autorità portuale che è l’elemento decisivo. Con la Regione e col governo dove in pochi giorni il quadro è completamente cambiato. Parleremo coi nuovi ministri, col nuovo governatore. Comincia per Trieste un lavoro molto duro».
 

Serracchiani: in questo mare solo portualità
Che si apra una prospettiva completamente nuova sul caso eclatante del rigassificatore di Trieste lo ha già messo in chiaro, sulla scorta degli ultimi decreti del ministro dell’Ambiente Clini, che ha coinvolto nei processi decisionali anche il governo sloveno, la neopresidente del Friuli Venezia Giulia. Appena eletta, Debora Serracchiani ha toccato il tema affermando: «Per quanto mi riguarda il rigassificatore non è previsto, questo è un mare nel quale bisogna implementare la portualità attraverso strategie anche con i porti degli Stati vicini». Inoltre Serracchiani ha anche messo in guardia dalla possibilità che, a insediare un rigassificatore, sia la vicinissima Capodistria: «Il nostro governo - ha detto - deve vigilare».
 

 

Piano traffico, 522 stalli in più per motocicli
Ok della giunta comunale alla bozza del documento. Prende il via l’iter consiliare per arrivare sino all’approvazione
Cinquecentoventidue. Tanti sono gli stalli in più per motorini, scooter e moto che il nuovo Piano del traffico promette di sistemare in diversi punti della città. La bozza del documento destinato a cambiare faccia all’assetto urbanistico e di viabilità del centro cittadino è passata ieri in giunta. Dalla prossima settimana inizierà il percorso in commissione, che potrebbe esaurirsi nell’arco del mese di maggio. Questo è «l’auspicio» dell’assessore comunale alla Pianificazione urbana, Mobilità e traffico Elena Marchigiani, posto che «il Consiglio è sovrano», ricorda subito l’esponente dell’esecutivo Cosolini. E al termine dell’esame da parte della Sesta commissione consiliare, il Piano del traffico approderà nell’aula municipale per la discussione e la votazione finale. L’iter per l’approvazione del documento, la cui versione ultima è un risultato che Marchigiani definisce «corale», partecipato, oltre che completo delle controdeduzioni ai pareri delle sette circoscrizioni e alle osservazioni dei cittadini (circa 660 in tutto, ma di queste molte coincidenti come tema e richieste: sono 280 quelle dai contenuti effettivamente non ripetuti), è dunque cominciato ufficialmente. Gli stalli Come accennato, in città vi sarà un incremento del numero di stalli riservati ai mezzi a due ruote. Rispetto alla situazione attuale? «Il totale previsto è di circa 500 posti in più rispetto all’esistente», assicura Marchigiani. Nel dettaglio: 25 se ne aggiungeranno nelle aree fra borgo Teresiano, borgo Giuseppino e la zona di San Giusto, altri 84 distribuiti tra via Carducci, via Fabio Severo, via Battisti e le vie collegate e infine ulteriori 413 attorno all’ospedale Maggiore, fra viale XX Settembre, via Rossetti, via Pascoli e via Oriani. Altri ancora? Ma gli spazi dove parcheggiare motorini o scooter potrebbero aumentare ancora, qualora il Comune dovesse individuare dei punti lungo le strade cittadine dove eliminare aree di divieto di sosta. Un’opzione in grado di assicurare un duplice risultato: da un lato aumentando l’offerta di parcheggi, dall’altro andando a «eliminare casi di sosta veicolare abusiva», specifica nuovamente Marchigiani. Che aggiunge come il provvedimento sia di conseguenza utile anche «a migliorare la fluidità della circolazione». L’analisi «La sosta per i motorini necessita ovviamente di una riorganizzazione - spiega l’assessore Marchigiani -, a causa principalmente delle nuove aree pedonali in progetto e di altri interventi di riqualificazione urbana. Ciò non toglie - continua - che obiettivo del Piano non è assolutamente quello di penalizzare questo tipo di mezzo, bensì di trovare per i motocicli una nuova localizzazione, comunque prossima alle aree centrali e compatibile con i nuovi interventi previsti dal documento». Nell’estate scorsa l’associazione motociclisti aveva espresso le proprie preoccupazione per una serie di interventi previsti dal Piano del traffico e per il collegato venir meno di 300 stalli (fra via Santa Caterina, in particolare, via Imbriani nel tratto tra corso Italia e via Mazzini, e infine via Foschiatti e via San Maurizio). Marchigiani assicura nuovamente: «Il saldo sarà di 500 parcheggi per motocicli in più nelle vie più centrali». Gli interventi effettuati Negli ultimi mesi, il Municipio ha già provveduto a istituire nuove aree di parcheggio per i veicoli a due ruote, in media con una quindicina di spazi per ciascuna. Sono state piazzate in singoli tratti di via Canova, via Locchi, via d’Azeglio, via del Mercato vecchio, via del Molino a vento, via Settefontane, via Vittoria, piazza Tommaseo, via dei Lavoratori, via Giulia, via Rossetti, via Oriani, via Manna, via Reni, via del Ronco, via San Francesco, via Fabio Severo e vicolo del Castagneto. Le tariffe per residenti Confermata nel documento approvato dalla giunta Cosolini l’introduzione del forfait mensile per i residenti per la sosta nelle aree a pagamento (le esistenti e quelle che invece verranno istituite) del Borgo Teresiano e del Borgo Giuseppino. Trenta euro al mese, il costo fissato.
Matteo Unterweger

 

 

Obiettivo, migliorare l’efficienza energetica
Incontri organizzati dall’Area Science Park il 17 maggio a Udine, iscrizioni on-line entro oggi
Incontri diretti in cui discutere di sviluppo, ricerca e business nel settore delle tecnologie per l'efficienza energetica degli edifici. È questo il fulcro centrale del “technology dating” in programma a Udine venerdì 17 maggio nell'ambito della fiera Eos - Exposition of Sustainability (17-20 maggio). L'appuntamento, promosso da Area Science Park, partner dalla rete Enterprise Europe Network, in collaborazione con Marie - Mediterranean Building Rethinking For Energy Efficiency Improvement, progetto europeo che rappresenta la risposta delle regioni dell'Europa Mediterranea al miglioramento dell'efficienza energetica del patrimonio immobiliare, vedrà imprenditori e ricercatori scambiarsi esperienze e punti di vista con l'obiettivo di gettare le basi di future collaborazioni. Il “technology dating” è strutturato in incontri “one to one” di 20 minuti ciascuno. Ogni azienda o gruppo di ricerca iscritto sceglie chi incontrare in base alle proprie esigenze e ai propri interessi di business. Al momento sono 60 gli iscritti, provenienti da Italia, Croazia, Slovenia, Spagna e Francia. Sono attesi partecipanti anche da Austria, Croazia, Bulgaria, paesi partner della rete Een che hanno aderito all'iniziativa. Presenti anche centri di ricerca, agenzie internazionali e grandi gruppi come lo sloveno Petrol che, oltre a lavorare nel settore oil&gas, si occupa di energie rinnovabili. Iscrizioni all’evento entro oggi. Per gli iscritti al “technology dating” Area Science Park, in collaborazione con la Camera di Commercio di Udine, organizza giovedì 16 maggio due “company visit” in altrettanti importanti realtà del territorio: Pilosio Spa, azienda leader nella produzione di attrezzature per il mondo dell'edilizia e delle costruzioni, e Zero Energy Home by Le Ville Plus, uno "smart green building" progettato e realizzato in partnership con l'Università di Trento. La partecipazione a entrambe le giornate è gratuita, registrazione sul sito: www.b2match.eu/energy-efficient-buildings. Chi fosse interessato, avrà inoltre la possibilità di prendere parte il 17 maggio - sempre nell'ambito della Fiera Eos - a un convegno internazionale, organizzato dal progetto “Marie”.
 

 

Gli ambientalisti: «Lo studio francese su Krsko va reso pubblico»
La secretazione dello studio francese sulla centrale di Krško (nella foto) non piace a Legambiente e al Wwf. Le associazioni ambientaliste, infatti, chiedono ai ministeri sloveni e croati, nonché al governo italiano e alla Regione Friuli Venezia Giulia, di attivarsi per divulgare lo studio sulla sicurezza nucleare «evidenzia un elevato rischio sismico nella zona di Krško». La centrale nucleare, di proprietà al 50% di Slovenia e Croazia, aveva commissionato il progetto di raddoppio della medesima. Il progetto, inserito nel Piano energetico della Repubblica di Slovenia, prevede di costruire accanto all’esistente centrale da 690 MW (entrata in funzione nel 1983) una nuova da 1.600 mw. «È inaccettabile – dicono i presidenti regionali di Wwf e Legambiente, Roberto Pizzutti ed Elia Mioni – che un documento di tale importanza non venga messo a disposizione di tutti gli interessati. Tra i quali interessati ci sono ovviamente anche i cittadini del Friuli Venezia Giulia (Trieste dista 139 km in linea d’aria da Krško, Gorizia 146)».
 

 

“TRIESTE ON SIGHT” - Quando un tweet avvicina i cittadini al potere
Dibattito al Mib su democrazia e partecipazione tra istituzioni, terzo settore e studenti
Per coinvolgere i giovani nella vita pubblica e renderli cittadini attivi e consapevoli un tweet non basta, ma aiuta. È l’idea alla base di “Trieste on sight”, l’incontro-dibattito promosso da Arci Servizio Civile con l’area Educazione del Comune, che ieri al Mib ha riunito i principali esponenti della vita pubblica cittadina, istituzioni e terzo settore, per discutere di cittadinanza, democrazia e solidarietà insieme a un centinaio di studenti delle superiori, chiamati a dire la loro a colpi di 150 caratteri sotto l’hashtag “triesteonsight13”. «In questo 2013, anno europeo dei cittadini - ha ricordato l’assessore Antonella Grim - il Comune si sta adoperando per portare avanti una serie d’iniziative che aiutino a riflettere sul significato della cittadinanza europea. E proprio in quest’occasione la Consulta giovanile chiede, come primo atto, la reintroduzione dell’ora di educazione civica nelle scuole: è importante formare dei cittadini attivi, che aiutino con il loro personale contributo le istituzioni a fare il proprio lavoro». Per il sindaco Cosolini, che con il vicesindaco Fabiana Martini contribuisce all’incontro con il tweet personale, «mezzi come le assemblee partecipate e i social network aiutano a rompere il muro tra governati e governanti. I cittadini non devono limitarsi ad esprimersi soltanto in sede elettorale e i governanti devono dimostrare di servire la comunità e non un esercizio del potere che si limiti all’accumulo di privilegi personali. Solo così i cittadini si potranno riavvicinare alla politica». L’incontro, a cui hanno partecipato anche associazioni impegnate nel sociale, come l’Ics, Libera e Rime, ha fornito anche l’occasione per ribadire il valore di un’esperienza come quella del servizio civile, che, ha sottolineato Nora Rodriguez, dell’Arci Servizio Civile nazionale, «in questi ultimi anni ha subito tagli consistenti al budget a disposizione e aprirà a maggio il bando per 18mila giovani a livello nazionale, a fronte di una richiesta in continuo aumento». Il programma di “Trieste on sight”, ricorda Giuliano Gelci, dell’Arci Servizio Civile Fvg, proseguirà con la festa della musica, una rassegna di gruppi emergenti in calendario per il 31 maggio e il 7 e il 14 giugno dalle 18 alle 23 presso il Centro di aggregazione giovanile “Toti”, e si chiuderà all’ostello di Campo Sacro con una tre giorni di concerti, mostre, workshop e dibattiti. Per chi volesse soggiornare lì, all’interno dell’ostello o con la propria tenda, è possibile prenotarsi scrivendo a trieste@arciserviziocivile.it o telefonando allo 040 761683oppure al 340 9943166 .

Giulia Basso
 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 29 aprile 2013

 

 

Legambiente: differenziata, il flop non è colpa dei triestini
Non si scarichino le colpe del flop della raccolta differenziata sulla pigrizia dei triestini. Eppoi, «se nelle altre province della regione le cose vanno molto meglio, non dipenderà forse anche dal fatto che lì non ci sono inceneritori?». Il monito e la domanda portano la firma del Circolo verdeazzurro Legambiente di Trieste, per mano del presidente, l’architetto Lucia Sirocco, che ha inviato una lettera aperta al sindaco Roberto Cosolini e all’assessore all’Ambiente Umberto Laureni, dal quale è arrivata proprio negli ultimi giorni l’ammissione via Piccolo di tale flop. «Nel 2010 il 20,09%, nel 2011 il 24,05, nel 2012 il 28,72. Nei primi tre mesi del 2013 il 29,31%. In questi numeri divulgati di recente - scrive Sirocco - il drammatico flop della raccolta differenziata dei rifiuti urbani a Trieste. Mentre a Padova, dove il servizio di raccolta e smaltimento è gestito da AcegasAps, come a Trieste, si arriva al 45%, ed al 75% dov’è attiva la raccolta “porta a porta”. Imbarazzante soprattutto il confronto con il resto del Friuli Venezia Giulia: nel 2011, come si evince dai dati dell’Arpa, la raccolta differenziata in provincia di Gorizia raggiungeva il 59,51%, il 59,89 in quella di Udine, il 73,95 in quella di Pordenone. Media regionale: 55,80%, bassa proprio per colpa di Trieste». «È utile ricordare - incalza la dirigente di Legambiente - che l’obiettivo minimo di raccolta differenziata, prescritto dalle direttive europee, è, ormai era…, il 65%, da raggiungere entro la fine del 2012. Stupisce dunque un pochino, di fronte all’eloquenza dei numeri, l’affermazione dell’assessore Laureni, secondo cui nel flop della raccolta differenziata a Trieste “non ci sono colpe specifiche del Comune o dell’Acegas”. Ma di chi sarebbero allora, di grazia, le colpe? Ricordando che di Acegas, oltretutto, il Comune di Trieste è da sempre l’azionista di maggioranza, cioè il padrone?». «Sembra - chiude Sirocco - si tenti di scaricare le responsabilità del clamoroso ed imbarazzante fallimento su non meglio precisati deficit di informazione e sulla pigrizia dei cittadini. Il Comune, con notevole battage mediatico, aveva peraltro stabilito severe sanzioni pecuniarie, da 150 a 500 Euro, a carico di chi smaltisce scorrettamente e non differenzia i rifiuti: quante multe sono state effettivamente comminate? Esiste davvero un sistema di controllo che permetta di individuare i trasgressori? Oppure tutto si risolve alla maniera delle gride manzoniane?».
 

 

«Ferriera, la Lucchini tiri fuori tutte le carte sull’ultimo scoppio»
Il Comune, con l’assessore all’Ambiente Laureni, reclama «una relazione molto dettagliata». La Provincia aspetta l’Arpa
«Il Comune chiederà una relazione molto dettagliata a proposito dell’incidente, i vertici della Ferriera sono già stati avvisati». L’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni non è intenzionato a lasciare che quanto avvenuto mercoledì scorso alla Ferriera di Servola finisca nel dimenticatoio. Da qui la scelta del Comune di rivolgersi direttamente alla Lucchini per avere spiegazioni, un’iniziativa che va ad affiancarsi all’indagine aperta dall’autorità giudiziaria per chiarire le cause dello scoppio che ha inquietato tutta la città. «Abbiamo a che fare con un problema che si articola su tre livelli - spiega l’assessore Laureni -: in primis si tratta di capire con precisione che cosa è successo. A grandi linee lo sappiamo già, ma l’azienda deve spiegare per filo e per segno la dinamica dell’incidente». Il secondo punto è comunque quello che interessa di più la pubblica amministrazione: «Vogliamo capire perché è successo», dice Laureni calcando l’accento sul «perché». «All’origine ci sarà stato un errore, ci sarà stato qualche altro fattore, lo vedremo: l’importante è sapere per quale motivo tutto ciò è avvenuto e fare in modo che non si ripeta mai più». Il terzo punto su cui Laureni si sofferma è la fase immediatamente successiva allo scoppio: «Ci interessa anche capire come hanno funzionato i servizi di intervento d’emergenza - dice -. Possiamo già dire che il riscontro è stato positivo: certo, i cittadini si sono preoccupati, ma i soccorsi sono stati efficaci ed immediati. Eventi di questo tipo capitano, è importante sapere che quando succede tutti gli operatori sono pronti a farvi fronte». Per intanto l’omologo di Laureni in Provincia, l’assessore all’Ambiente Vittorio Zollia, assicura che anche l’ente provinciale è pronto a fare la sua parte: «Noi partecipiamo sempre con i nostri tecnici alle istruttorie che vengono avviate in questi casi. Un incidente simile deve essere valutato da diversi punti di vista: quello della sicurezza sul lavoro così come quello ambientale. Va detto che su quest’ultimo punto la Provincia ha voce in capitolo relativa, perché l’Aia la rilascia la Regione». Al momento, spiega Zollia, l’Arpa non ha ancora richiesto alla Provincia di partecipare a un’istruttoria: «È un procedimento che si avvia di routine in caso di incidenti - afferma - e se dovesse venire attivato i nostri tecnici saranno ovviamente presenti. Vedo inoltre che la Procura ha ritenuto opportuno avviare un’indagine al riguardo: sono convinto che si arriverà a un chiarimento completo dell’episodio». L’esplosione, lo ricordiamo, è scattata all’interno di un filtro per la decatramazione collocato sulla cima di un silo all’interno della cokeria della Ferriera. A pochi minuti dalla deflagrazione i pompieri sono intervenuti in forze domando le fiamme e avviando il raffreddamento dell’area, volto a evitare nuove e potenzialmente pericolose esplosioni. Sul posto sono anche intervenuti gli esperti del nucleo Nbcr (nucleare biologico chimico radiologico) dei vigili del fuoco, incaricati di verificare l’eventuale fuoruscita di sostanze pericolose.
Giovanni Tomasin

 

 

«La Regione punti sull’eco-sviluppo» - FAREAMBIENTE
«Auspichiamo che nelle scelte della neoeletta governatrice Serracchiani ci sia una seria politica ambientale e di sviluppo sostenibile per la nostra Regione», dichiara il coordinatore regionale di FareAmbiente Giorgio Cecco, triestino di orbita Pdl, che invita la nuova presidente del Friuli Venezia Giulia a «lavorare per la valorizzazione e tutela ragionevole, reale e non fondamentalista, per far partire la ripresa economica, con un adeguato piano energetico e con un’ottimizzazione delle risorse, puntando ad un incremento dell’industria verde, alla difesa dei prodotti tipici e di qualità, nonché di un turismo responsabile».
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 28 aprile 2013

 

 

«Via Madonna del mare ad alta pedonabilità» - LA MEDIAZIONE
Lo ribadisce l’assessore Marchigiani intervenendo sulla “guerra” di petizioni fra cittadini
Via Madonna del Mare diventerà una strada ad alta pedonabilità. Lo ribadisce l’assessore Elena Marchigiani, che getta acqua sul fuoco nella guerra tra le due petizoni contrapposte presentate dai cittadini. Quella che l’amministrazione ha intenzione di portare domani in giunta, dove si comincia a discutere del nuovo piano del traffico, è dunque una soluzione salva capre e cavoli, per mediare tra il partito dei favorevoli alla pedonalizzazione della via e la fazione dei contrari. «Entrambe le posizioni hanno una loro ratio – afferma Marchigiani -. Quel tratto di strada è di difficile vivibilità, a causa dei marciapiedi troppo stretti e nonostante la vicinanza delle scuole. Il nodo si inserisce nella riorganizzazione viaria dell’area intera, che prevede di introdurre il senso unico in discesa in via San Michele. A quel punto, tenendo conto delle esigenze dei commercianti e dei residenti, pensiamo di chiudere l’accesso delle auto su via Madonna del Mare, lasciando però il passaggio in salita ai disabili, alla linea bus numero 24, alle ambulanze, ai taxi e ai necessari mezzi di pulizia. Questa variazione al piano del traffico e le altre già deliberate, insieme alle 270 osservazioni presentate, verranno analizzate dalle commissioni e trasmesse al Consiglio per l’approvazione finale. Tenendo prima conto del passaggio sul bilancio – chiosa – l’intenzione è di portare il nuovo piano del traffico in Consiglio a giugno e di approvarlo a luglio». A mediare tra le fazioni dei cittadini il presidente della IV Circoscrizione comunale, Luca Bressan: «Abbiamo avanzato una proposta assumendoci il ruolo di mediatori tra due aspettative dei cittadini, legittime entrambe – commenta Bressan -, che chiedevano sia una maggiore pedonabilità della via, vista la sua conformazione, sia il mantenimento dell’attuale percorso della linea 24. Da qui la nostra proposta, per permettere il transito ad autobus, taxi e mezzi di soccorso. Spero venga tenuta in dovuta considerazione dal Consiglio comunale».

Elena Placitelli
 

SEGNALAZIONI - CITTA' - Traffico e posteggio

Il Comitato “dei 500”, abitanti ed esercenti del Borgo Teresiano, ha illustrato il suo obiettivo: pedonalizzare il tratto di via XXX Ottobre fra le vie Milano e Valdirivo, anticipando e arricchendo lo stesso Piano del traffico che il Comune sta “studiando” da circa due anni (!) e che viene così anticipato a spizzico con una marea di interventi di questo tipo, senza un quadro di riferimento generale se non quello di strozzare spietatamente il traffico veicolare. Motivo? Questo tratto, come tutti gli altri che sono già stati condannati, non sarebbe “funzionale” al traffico; anzi, andrebbe sicuramente a riqualificare la zona con panchine, piantine e lampioncini con il contributo (spero) degli stessi commercianti (cinesi) per non pesare sul “buco” di una dozzina di milioni nel bilancio comunale, visto che a forza di multe per divieto di sosta, sempre più esteso, non si riesce a superare i 5/6 milioni annui. Come si è già ampiamente dimostrato in questi anni, la cieca limitazione del traffico invece di lievitarlo lo fa morire, il commercio! Prova ne sia la catena ininterrotta di chiusure di negozi uno dopo l’altro proprio in centro, ancor prima della comparsa conclamata della famigerata crisi. Per non parlare del fastidioso ed esponenziale aggravarsi delle condizioni di traffico sui pochi assi ancora accessibili. Se parliamo di bar e di dehors il discorso cambia, come pure delle quattro “signore” che fanno shopping a tempo perso e lo struscio con le borse griffate sotto braccio. Ma non è con questo principio e una “oasi” che si risolvono i problemi della disoccupazione e della sopravvivenza non solo dei negozi del centro, ma nemmeno e a maggior ragione dell’intera città che, ricordo, è Trieste, non il paese delle meraviglie o di Bengodi, dove ci si continua a lamentare delle macchine “abusivamente” in sosta. Dove si dovrebbero mettere, “legittimamente”? Sui tetti delle case? Che si provi piuttosto a creare parcheggi adeguati e in posti strategici, come proposto e promesso per decenni; non a casa del diavolo, sotto terra o sotto il mare a prezzi usurai o a favore di società di lucro che sfruttano, con delega della pubblica amministrazione, il terreno - sopra e sotto - che apparteneva da sempre all’intera comunità: quella dei triestini che sono 200.000 ricordo, non 500! A meno che non si voglia far scomparire anche quelli, sostituendoli con amici, amanti delle isole e oasi. Ma che vadano nei paradisi tropicali, soprattutto quelli fiscali, quelli cioè che permettono loro gli “happy hour” senza l’angoscia di cercarsi un posto di lavoro per l’indomani. Altro che un parcheggio! Altro che panchine per pensionati o vandali “writers” o fontane tipo Giano bifronte o cascatelle come in piazza Goldoni o Vittorio Veneto, ideali per la doccia ai passanti, con il concorso della bora. Ah, dimenticavo: ma siamo a Trieste...

Bruno Benevol

 

 

Impegno e partecipazione (e anche tanta musica) con “Trieste on sight” - IL PROGETTO PER I RAGAZZI DELLE SUPERIORI
Prove tecniche di convivenza, impegno e partecipazione. Si chiama “Trieste on sight–Esperimenti di cittadinanza” ed è il progetto targato assessorato all’Educazione e ricerca del Comune di Trieste, in collaborazione con Arci Servizio civile, un percorso riservato agli studenti delle scuole superiori della provincia e che punta alla realizzazione, su vari versanti sociali, di opere e contributi che parlino di reale “consapevolezza civica”. Un quadro teorico ancora da definire e che prevede di prendere forma nel primo incontro previsto all’interno di “Trieste on sight”, quello di domani alle 10 nella sede del Mib del Ferdinandeo, teatro di una sorta di “puntata zero” dal carattere introduttivo. Corposo il quadro dei relatori attesi: assieme al sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, l’appuntamento al Mib vede la partecipazione anche dell’assessore comunale Antonella Grim, del vicesindaco Fabiana Martini, Nora Rodriguez e Gaia Tomassini dell’Arci e, ancora, Caterina Conti (Consulta giovanile di Trieste) Gianfranco Schiavone (Consorzio italiano di solidarietà), Carolina Stera (associazione Responsabilità impegno memoria educazione) e Milena Radovancev del Comitato “Italia sono anche io”. Si parte in questo modo, con il supporto del Centro servizi volontariato, di ManifesTSo 2020 e della Consulta giovanile di Trieste, dando subito modo ai ragazzi di interagire con la task–force di relatori, fruendo anche delle modalità tweet in tempo reale. In giugno “Trieste on sight” preannuncia la seconda tappa, sulla carta incentrata su aspetti meno virtuali e molto più utili. Le giornate sono quelle dal 21 al 23 giugno, la sede è l’ostello Amis di Prosecco, teatro di una possibile piccola “Woodstock” giovanile, dove animare finalmente l’azione all’insegna della “cittadinanza partecipativa” con opere di pulizia, rassegne, musica, sport e mostre. “Trieste on sight” si avvale inoltre del sostegno logistico del polo comunale di aggregazione Toti, entrato nel progetto anche con l’allestimento della “Festa della musica” (31 maggio, 7 e 14 giugno), la fase di selezione per la vetrina all’ostello di Prosecco. Informazioni: Arci tel. 040–761683 , Toti 040–3485818 .

(f. c.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 27 aprile 2013

 

 

Ferriera, la pista della scarsa manutenzione
Le relazioni tecniche sullo scoppio di mercoledì inserite nel fascicolo d’indagine aperto da tempo a carico del direttore Bonacina
Le relazioni dei vigili del fuoco, dei tecnici dell’Arpa e degli esperti della Procura, a proposito dell’esplosione avvenuta mercoledì alla Ferriera, sono da ieri parte integrante del corposo fascicolo d’indagine per il quale, dallo scorso mese di novembre, è indagato per reati ambientali dal pm Antonio Miggiani il direttore dello stabilimento Giuseppe Bonacina. L’inchiesta fa ovviamente riferimento a svariati episodi oggetto di segnalazione e denuncia. La causa di quanto accaduto mercoledì sarebbe stata individuata nella rottura di alcuni pezzi della valvola dell’impianto di decatramazione, forse anche dovuta a scarsa manutenzione. Si è rotta, in particolare, una flangia di tenuta nel serbatoio dell’impianto. A seguito dell’innesco è scoppiato un incendio che ha coinvolto l’area limitrofa. L’impianto è collocato a valle dei bariletti della cokeria. A seguito del guasto sono entrate in funzione le fiaccole della cokeria che hanno lo scopo di smaltire in sicurezza il gas nel momento in cui, proprio per un’emergenza, com’è accaduto nell’occasione, non risulta possibile far effettuare al gas stesso il normale percorso. Ma questo gas è particolarmente ricco di sostanze inquinanti già sotto monitoraggio. E la prova indiretta delle conseguenze di tale scoppio, secondo gli accertamenti disposti dal pm Miggiani, sta nel fatto che tra le 13 e le 14 di mercoledì è stato registrato un picco nella centralina di rilevazione di San Lorenzo in Selva. La situazione di inquinamento - così risulta - si è protratta per meno di due ore. Infatti alle 16, secondo i dati dell’Arpa, c’è stato il cessato allarme. Il magistrato sta valutando se quanto accaduto poteva effettivamente costituire un pericolo non solo per l'ambiente a causa della fuoriuscita del gas di cokeria ma anche per le persone che potevano essere nella zona. L'esplosione - è stato accertato - è stata talmente fragorosa e violenta che a causa dell'onda d’urto sono andati distrutti i vetri delle finestre delle costruzioni vicine. Altra prova indiretta è il fatto che il boato è stato udito in tutta la città. Quanto accaduto è ritenuto dalla Procura uno dei tanti cosiddetti episodi eclatanti relativi al superamento delle concentrazioni di sostanze inquinanti registrate dalle centraline di monitoraggio. Nell’indagine del pm Miggiani vengono interfacciati i dati rilevati dalle centraline con gli episodi di guasti o incidenti come avvenuto mercoledì, con gli esposti, le segnalazioni di disservizio provenienti dalla Lucchini e i dati forniti dalla stessa azienda relativamente a quanto previsto dall’Autorizzazione integrata ambientale. Dagli accertamenti disposti sempre dal pm Miggiani è anche emerso che le fiamme sono state spente entro la serata di mercoledì dopo il semaforo verde rappresentato proprio dalla progressiva e consistente diminuzione di sostanze inquinanti nell’aria.
Corrado Barbacini

 

 

«Roma dica no al rigassificatore di Capodistria»

«Il nostro governo deve impegnarsi anche rispetto alla possibilità che il rigassificatore sia realizzato dalla Slovenia di fronte al porto di Capodistria». Lo ha dichiarato la presidente della Regione Debora Serracchiani a margine del convegno regionale della Cisl. La governatrice, in particolare, si è soffermata sull’arresto imposto al Via (Valutazione di impatto ambientale) da palazzo Chigi anche per il secondo rigassificatore nel golfo di Trieste. Lo stop al progetto off shore (una piattaforma di 273 metri) è arrivato l’altro ieri dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini con un decreto. «Per quanto mi riguarda - ha proseguito ancora la governatrice del Friuli Venezia Giulia - l’impianto non è previsto. Questo è un mare nel quale bisogna implementare la portualità - ha concluso Serracchiani - attraverso strategie anche con i porti degli Stati vicini».

 

 

“Trieste on sight”: per essere nuovi cittadini consapevoli - STUDENTI DELLE SUPERIORI AL MIB
“Trieste on sight - Esperimenti di cittadinanza” è il titolo dell’incontro-dibattito che si terrà a Trieste lunedì, con inizio alle 10, al Mib di Largo Caduti di Nasiriya 1, con la partecipazione di un centinaio di ragazzi delle scuole superiori della provincia, promosso dall’Arci Servizio civile regionale in collaborazione con l’area Educazione del Comune e col patrocinio di Regione e Provincia. L’evento - si legge in una nota dell’amministrazione comunale - è anche «un momento di confronto con esponenti delle istituzioni e del terzo settore, rappresentando un tassello fondamentale all’interno di un percorso di sensibilizzazione degli studenti delle scuole superiori nell’anno europeo della cittadinanza». All’incontro interverranno il sindaco Roberto Cosolini, il vicesindaco Fabiana Martini, l’assessore all’Educazione Antonella Grim, Nora Rodriguez e Gaia Tommasini dell’Arci Servizio civile nazionale e regionale, Caterina Conti della Consulta giovanile, Gianfranco Schiavone del Consorzio italiano solidarietà, Alda Krosi del Comitato L’Italia sono anch’io, Marina Osenda di Libera, Giulia Mari dell’Associazione Rime.
 

 

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 26 aprile 2013

 

 

Rigassificatore off-shore: un’altra bocciatura di Clini
Dopo aver stoppato l’impianto di Zaule, finisce nel mirino il progetto dei tedeschi E.On. (al largo di Fossalon): mancano i dati sull’estensione della zona di sicurezza
Fuori due. Dopo aver sospeso per sei mesi l’efficacia della Valutazione d’impatto ambientale (Via) sul rigassificatore di Zaule, negli ultimi spiccioli del suo mandato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha stoppato anche il rigassificatore off shore previsto nel golfo di Trieste il cui progetto era stato ripreso dalla tedesca E.On. Un decreto dello stesso Clini, reso noto nel giorno della Liberazione, stabilisce infatti che non è possibile rilasciare la Via sull’impianto (una piattaforma lunga 273 metri e larga 109) che sarebbe dovuto sorgere una manciata di km. al largo di Fossalon. Una retromarcia sorprendente se si pensa che il ministero aveva già valutato favorevolmente la Via nell’ottobre 2010 subordinandola comunque a una prescrizione: il nulla osta nell’ambito della Valutazione ambientale strategica (Vas) transfrontaliera, una decisione che coinvolge anche Slovenia e Croazia che però non si sono mai pronunciate ufficialmente. Ed è soprattutto qui che infatti sta il problema. «Allo stato degli atti - ha spiegato Clini - non è rilasciabile la Valutazione d’impatto ambientale in quanto mancano i dati sulle conseguenze dell’istituzione della fascia di sicurezza attorno all’impianto». Quest’area infatti potrebbe estendersi anche alla Slovenia «e potrebbe condizionare in modo rilevante il traffico marittimo nel porto di Trieste e nel golfo», In altre parole, osserva Clini, «non sono disponibili i dati relativi all’estensione della zona di sicurezza attorno al rigassificatore, come la cosiddetta safe zone, la separation zone e il corridoio di sicurezza, anche in relazione con le direttive dell’Imo, International maritime organization». A tal proposito Clini cita l’esempio di un altro rigassificatore, uno degli unici due che sono attualmente funzionanti in Italia, e cioé quello al largo di Porto Viro, in provincia di Rovigo, in prossimità del delta del Po, per il quale la capitaneria di porto di Chioggia ha stabilito, sulla base delle direttive Imo, prescrizioni di sicurezza che se applicate al progetto offshore di Trieste, «avrebbero impatti significativi sul traffico portuale di Trieste e sulle acque territoriali dei Paesi vicini». Secondo il ministro Clini, l’impianto proposto dalla E.On «va visto in una chiave complessiva insieme con altri progetti simili in corso in Slovenia e in Croazia». È per questa ragione che ha scritto una lettera al ministro dell’Ambiente sloveno Dejan Zidan affinché si considerino «le problematiche ambientali dell’Alto Adriatico in un contesto unitario e allargato che tenga conto anche della necessità di approvvigionamento e di diversificazione energetica dei Paesi rivieraschi». Il sindaco Roberto Cosolini ha accolto con soddisfazione quest’ulteriore decisione del ministro italiano. «È da tempi non sospetti - ha rimarcato il sindaco - che vado dicendo in accordo anche con le altre amministrazioni provinciali che il sistema dell’energia in quest’area va affrontato nell’ambito di un tavolo trilaterale con la presenza di Italia, Slovenia e Croazia per esaminare congiuntamente le questioni dell’approvigionamento e della compatibilità ambientale, fatto salvo comunque che non si vada a intralciare lo sviluppo dei traffici portuali di Trieste».
Silvio Maranzana

 

 

Via senza auto, guerra di petizioni - L’ipotesi di pedonalizzare via Madonna del Mare divide residenti e commercianti
Guerra delle petizioni sulla pedonalizzazione di via Madonna del Mare. Abitanti divisi in due fazioni contrapposte, in vista del nuovo Piano del traffico che contempla variazioni all'accesso della strada di congiunzione tra le vie San Michele e Venezian: da una parte il partito dei "no" alla chiusura del traffico, dall'altra i sostenitori. Entrambe le correnti hanno preso forma di sottoscrizioni, consegnate all'amministrazione. A mediare tra i due litiganti, il presidente della IV Circoscrizione Luca Bressan, impegnato a formulare una soluzione alternativa da porre all'attenzione dell'assessore Elena Marchigiani. Ma finché il nuovo Piano non verrà approvato dal Consiglio comunale, ogni fazione tira acqua al suo mulino. Portavoce del partito contrario alla pedonalizzazione, la presidente del Comitato Città vivibile Marina Della Torre. Ha consegnato una petizione firmata da 750 tra residenti e abitanti. «Sappiamo - inizia - che non tutti sono d'accordo con noi ma ci sono tanti buoni motivi per resistere alla pedonalizzazione della via. In primo luogo, se il breve tratto della strada fosse chiuso alle auto, gli esercenti della zona metterebbero tutti i tavoli all'esterno: dopo la lotta contro gli schiamazzi dell'Etnoblog, ci ritroveremo un'altra volta a non dormire per colpa di musica e rumori». «Non è l'unica ragione per cui crediamo che in via Madonna del Mare - continua - il transito delle auto vada mantenuto: se non fosse così, i commercianti locali, compresa la ferramenta di via Venezian e la farmacia di via Cavana, si troverebbero tutto a un tratto in un vicolo cieco, a rischio calo di vendite. Non è forse andata così al frutta e verdura all'angolo tra via Cavana e piazza Hortis? Da quando la zona è diventata pedonale i clienti, se non sono calati, rischiano la multa per mettere in auto la spesa. La pedonalizzazione di via Madonna del Mare avrebbe dunque senso solo se Cittavecchia fosse servita di parcheggi a buon prezzo. Altrimenti sarebbe la rovina: con il poco tempo a loro disposizione, i clienti hanno bisogno di lasciare davanti al negozio lo scooter o l'auto. In alternativa comincerebbero a servirsi in altre zone». Orientamento opposto quello che i titolari del Bar Knulp, Fausto Vilevich e Massimo Vecchiet, portano avanti con altri commercianti e residenti. «Di petizioni ne abbiamo presentate due – puntualizza Vilevich -: la prima solo insieme ai commercianti (Retrobottega, Sinfonia in due note, Tavernetta e Salumare), la seconda firmata da 250 cittadini tra residenti e clienti. Sarebbe ipocrita dire che la pedonalizzazione non ci interessa per la possibilità di mettere i tavolini fuori. Bisogna comunque ricordare che questo progetto l'abbiamo anche condiviso con l'associazione "Ulisse" dei ciclisti urbani, per la convinzione sia che non si può contemplare il traffico in una città che vuole diventare davvero turistica e vivibile, sia che le voci delle persone non possono essere paragonate agli scarichi delle auto».
Elena Placitelli

 

 

L’esplosione in Ferriera sotto inchiesta
Il pm Miggiani accerterà le cause dell’incidente e i reali pericoli per operai e cittadini. Il rapporto dei pompieri in Procura - Guai in serie
Un fascicolo sull’esplosione e l’incendio che si sono verificati l’altro giorno nel reparto cokeria della Ferriera di Servola è stato aperto dal pm Antonio Miggiani. Il magistrato che oggi riceverà la relazione dei vigili del fuoco sta infatti valutando se quanto accaduto poteva effettivamente costituire un pericolo non solo per l’ambiente a causa della fuoriuscita del gas di cokeria ma anche per le persone che potevano essere nella zona. L’esplosione - è stato accertato - è stata talmente fragorosa e violenta che a causa dell’onda d’urto sono andati distrutti i vetri delle finestre delle costruzioni vicine. Prova indiretta è il fatto che il boato sia stato udito in tutta la città. Non solo: il pm Miggiani verificherà, tramite l’Arpa, se quanto accaduto sia anche dipeso da una carenza di manutenzione dell’impianto stesso. La deflagrazione - così hanno accertato i vigili del fuoco nella prima ricostruzione - è avvenuta in particolare all'interno di un filtro per la decatramazione che si trova alla sommità di un silo all'interno della cokeria stessa. I pompieri, subito intervenuti con sette “partenze”, hanno spento le fiamme e poi, con non poche difficoltà tecniche, sono iniziate le operazioni di raffreddamento dell’impianto per evitare una nuova e ancor più devastante esplosione. Sul posto sono anche intervenuti gli esperti del nucleo Nbcr (nucleare biologico chimico radiologico) dei pompieri che hanno il compito di appurare eventuali fuoriuscite dal silos di sostanze pericolose o dannose per la salute. A questo punto i tecnici della Lucchini hanno agito direttamente sul filtro inattivandolo con l’azoto. Una procedura complessa e soprattutto non priva di rischi. La fortuna, come detto, è stata che al momento dell'esplosione nessun operaio si trovava in prossimità della cisterna. Su quanto accaduto è intervenuto il deputato del Movimento 5 Stelle Aris Prodani. «L’esplosione avvenuta all'interno dello stabilimento della Ferriera di Servola dimostra una volta per tutte che non possiamo più attendere i tempi dei tavoli di concertazione indicati dalla politica. La situazione sta degenerando sotto i nostri occhi», ha dichiarato il parlamentare. Ha aggiunto: «Deve esserci una risposta immediata da parte dell'azienda. E se la Lucchini non fornisce garanzie immediate in merito alla sicurezza dei lavoratori dello stabilimento e della popolazione, devono essere gli amministratori locali a prendere in mano la situazione con decisione per evitare che gli incidenti si ripetano. A questo punto prima ancora della questione ambientale è prioritario il tema della sicurezza. Per questo vogliamo sapere subito se le certificazioni di sicurezza siano scadute o meno». Dello stesso tenore sono state fin da subito le reazioni sindacali. «L’importante è capire come e perché è successo», ha dichiarato Franco Palman, sindacalista della Uil e rappresentante della Rsu in Ferriera. Assieme a Luigi Isaia della Fiom ha partecipato a un incontro subito convocato con i vertici dello stabilimento. «Dobbiamo affrontare il problema della sicurezza. Nei prossimi giorni avvieremo una serie di riflessioni proprio per trovare una soluzione», ha spiegato Palman. Poi ha aggiunto che «chiederemo un intervento definitivo per mettere in sicurezza la struttura all’interno della cokeria»
Corrado Barbacini

 

A marzo in tilt il nastro trasportatore
L'ultimo, di quella che sembra ormai essere diventata una catena infinita di guasti e rotture, si è verificato l’altra mattina. Con inquietante regolarità si ripetono guasti, incidenti e problemi alla Ferriera. Appena un mese fa ad andare in tilt era stato il nastro trasportatore che funge da collegamento per l'alimentazione della cokeria. Un problema definito dall'ufficio stampa nell’occasione come «normalissimo inconveniente di manutenzione ordinaria» che era stato risolto comunque in poche ore dai tecnici dello stabilimento di Servola. Avevano ripristinato il funzionamento del nastro trasportatore già nella tarda mattinata.
 

I segreti dell’efficienza energetica degli edifici
Incontro promosso da Area Science Park nell’ambito di “Eos”, la fiera sulla sostenibilità ambientale
Incontri diretti in cui discutere di sviluppo, ricerca e business nel settore delle tecnologie per l'efficienza energetica degli edifici. È questo il fulcro centrale del technology dating in programma a Udine venerdì 17 maggio 2013 nell'ambito della fiera Eos - Exposition of Sustainability (17-20 maggio). L'appuntamento, promosso Area Science Park, partner dalla rete Enterprise Europe Network, in collaborazione con Marie - Mediterranean Building Rethinking For Energy Efficiency Improvement, progetto europeo che rappresenta la risposta delle regioni dell'Europa Mediterranea al miglioramento dell'efficienza energetica del patrimonio immobiliare, vedrà imprenditori e ricercatori scambiarsi esperienze e punti di vista con l'obiettivo di gettare le basi di future collaborazioni. Il technology dating è strutturato in incontri one to one di circa 20 minuti ciascuno. Ogni azienda o gruppo di ricerca iscritto sceglie chi incontrare in base alle proprie esigenze e ai propri interessi di business. Al momento sono 60 gli iscritti, provenienti da Italia, Croazia, Slovenia, Spagna e Francia. Sono attesi partecipanti anche da Austria, Croazia, Bulgaria, paesi partner della rete Een che hanno aderito all'iniziativa. Presenti anche centri di ricerca, agenzie internazionali e grandi gruppi come lo sloveno Petrol che, oltre a lavorare nel settore oil&gas, si occupa di energie rinnovabili. Iscrizioni all’evento entro il 30 aprile. Per gli iscritti al technology dating Area Science Park, in collaborazione con l'Azienda speciale della Camera di Commercio di Udine, organizza giovedì 16 maggio due company visit presso altrettanti importanti realtà del territorio: Pilosio Spa, azienda leader nella produzione di attrezzature per il mondo dell'edilizia e delle costruzioni, e Zero Energy Home by Le Ville Plus, uno "smart green building" progettato e realizzato in partnership con l'Università di Trento. La partecipazione a entrambe le giornate è gratuita, previa registrazione sul sito: www.b2match.eu/energy-efficient-buildings. Chi fosse interessato, avrà inoltre la possibilità di prendere parte il 17 maggio - sempre nell'ambito della Fiera Eos - a un convegno internazionale, organizzato dal progetto “Marie”, focalizzato su pre commercial procurement e appalti per soluzioni innovative come strumenti di sostegno all'innovazione del settore dell'efficienza energetica degli edifici.
 

 

La “verde” Trieste ha solo 23 parchi - Censiti i giardini in un libro a cura della Regione. Miramare appare ancora bella, manca il castello di Duino
Ci scopriamo verdi, e qui non c’entrano per un attimo umori e tristezze politiche, o attacchi di bile per come va il mondo. Siamo proprio verdi di clorofilla, e in questa stagione straordinariamente fioriti. La Regione ha appena pubblicato un libro magnifico che per la prima volta presenta un censimento di parchi e giardini pubblici e privati del territorio, provincia per provincia, frutto del progetto scientifico, sulla base di indicazioni ministeriali, realizzato dal Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni culturali, con la collaborazione di “Rotary per la regione”, Associazione dimore storiche friulane, Consorzio per la salvaguardia dei castelli storici del Fvg e l’ufficio stampa regionale: “I parchi e i giardini storici del Friuli Venezia Giulia, un patrimonio che si svela” contiene le schede tecniche e storiche (con molte foto) di 152 parchi e giardini di 90 Comuni, e ne censisce 351 in 109 Comuni, un “work in progress” che potrà accrescersi se arriveranno nuove segnalazioni. Immediatamente, e anche sulla scorta del testo introduttivo di Francesca Venuto, si soppesano le differenze di Trieste rispetto al resto del territorio, “verdissima” per importanti e numerosi parchi pubblici, frutto di una storia prettamente urbana caratterizzata dalle immense fortune dei mercanti ottocenteschi ma non solo, e poverissima (forse anche per alcune mancate evidenze) di parchi privati degni di tal nome. Al contrario l’Udinese occupa i due terzi del volume, la sua tradizione in parte nobiliare “veneta” e in parte originata da ricchezze fondiarie ha lasciato sul campo decine e decine di ville circondate da ettari di verde disegnato nei secoli secondo la moda del momento, a tutt’oggi di proprietà privata. I numeri di sintesi di questo volume già lo dicono: a Trieste 23 parchi e giardini segnalati come tali (altri 12 solamente censiti), e a Udine 80. A Pordenone 25 e a Gorizia altrettanti. E mentre incombe la disperazione collettiva per lo stato degradato in cui è finito il parco più famoso, quello di Miramare, si scopre in questo libro che le foto relative sono antecedenti al disastro: tutto è verde e fiorito mentre da un pezzo non è più così. Per contro, c’è una macroscopica mancanza: assente del tutto (se non per qualche foto nelle pagine introduttive) lo splendido parco del castello di Duino. Come mai? All’epoca della campagna fotografica la proprietà dei Torre e Tasso era in pessime condizioni a causa dei nubifragi invernali. Non si poteva dedicargli una meritata scheda, con foto altrettanto vecchie? In ogni caso i triestini dovrebbero sentirsi ricchi per la dovizia di parchi pubblici urbani: Orto botanico, Basevi, Sartorio (con statue, padiglione, pozzo, serra, stagno), Passeggio Sant’Andrea, piazza Hortis, piazza Libertà, piazzale Rosmini, villa Bazzoni (dell’Istituto di fisica, prossimo a passare al Comune), villa Necker (delle Forze armate), villa Cosulich, villa Engelmann, villa Tripcovich (privato, con colonnati, pergolato, serre, terrazze e viali), giardino pubblico de Tommasini, San Michele, parco della Rimembranza, Parco di San Giovanni (18 ettari, con 5000 varietà di rose), villa Revoltella (con cedri e cipresso dell’Arizona), Farneto, villa Giulia, Stavropulos (del Comune ma abbandonato). Fra i censiti ma non descritti appaiono (tra pubblici e strettamente privati) villa Geiringer, villa Margherita, villa Sigmund, villa di Salita Trenovia, villa Della Zonca, villa Carignani, villa Holt, casa Marussich. C’è lavoro per giardinieri.
Gabriella Ziani

 

Un patrimonio realizzato nell’Ottocento - STORIA
A chi si deve il patrimonio di parchi oggi pubblici a Trieste? A partire dal ’700 e in maniera prorompente nell’800 alle ricchezze indotte dal porto e dall’emporio internazionale: «Gli esponenti delle diverse comunità etnico-religiose qui stabilitisi - scrive Francesca Venuto nel suo saggio sulla storia del giardino in Fvg che introduce il volume edito dalla Regione - cominciarono ad acquisire terreni e immobili negli immediati contorni urbani per erigere, corredandole di giardini di delizia, ville di svago e riposo». Fra gli esempi più eclatanti, la “Mont Bijoux” del governatore della città Pompeo Brigido e villa Sartorio. Poi ci fu l’occupazione francese, ma anche in quei pochi anni avvenne qualcosa, «in accordo con il mito democratico della “promenade” si diede impulso alla sistemazione di aree verdi, come le piazze alberate e i passeggi». Nacquero Sant’Andrea, Farneto e anche l’attuale viale. In più s’era formata una squadra di studiosi specialmente dediti alle scienze naturali, e da qui presero vita prima l’Orto botanico di via Marchesetti (tuttora affascinante per rarità di piante e fioritura di peonie proprio in questa stagione) e il Giardino pubblico, che non per niente è rimasto intitolato allo studioso e “creatore” Muzio de Tommasini. Ma poi ci fu anche il commerciante e studioso vicentino Nicola Bottacin , fondatore a Trieste della Società di orticoltura, che attorno alla sua villa di gusto nordico a San Giovanni (oggi bed & breakfast) creò un pittoresco giardino con padiglioni e vegetazione, da cui presero spunto non solo Pasquale Revoltella per la sua villa oggi elegante parco pubblico, ma anche Massimiliano d’Asburgo per creare il parco di Miramare. Al quale, a catena, s’ispirò poi il castello di Duino secondo il gusto di Marie von Thurn und Taxis che su quella rocca fiorita ospitò come si sa Rilke e D’Annunzio. E anche Domenico Rossetti fu cultore, creatore e scrittore di piante e giardini, in un’epoca in cui la ricchezza e la cultura erano all’apice.

(g. z.)
 

A Farneto l’area più estesa - curiosità
Non ci sono a Trieste principesche proprietà fiorite, perché sul mare non crescono rose, ma in compenso oltre all’enorme parco di San Giovanni la città può vantare il parco più esteso di tutto il Friuli Venezia Giulia: è il parco Farneto, di cui il censimento e il volume della Regione segnalano questo record, con i suoi 91 ettari e mezzo. Documentato già nel 1533, e arrivato a possedere nel 1785 ben 32.984 querce che anche proteggevano la città dalla bora, si arricchì a inizio ’800 del passeggio alberato di congiunzione alla città voluto da Domenico Rossetti, e più tardi del palazzo del Ferdinandeo. Ristrutturato nel 2000 con viali e sentieri, è segnalato anche per i suoi percorsi naturalistici e storici.
 

Tra Horti Tergestini e «Fiori dappertutto» - Il Comune, con alcuni partner, ha varato un ricco programma di valorizzazione - GLI APPUNTAMENTI
Non è tutta storia, però. Trieste, che vuole ricostruirsi come identità “di mare”, sta puntando molto sulla tradizione di terra. Già l’altra estate ci fu una brillante idea per il museo Sartorio, quest’anno vige un intero programma (del Comune con molti partner) intitolato “In primavera a Trieste” (fino al 30 maggio), mentre il progetto “Orti urbani”, che su Retecivica ha un suo sito dedicato, prosegue con un intenso programma di appuntamenti in varie parti della città e a Muggia, dove esperti spiegano i segreti del coltivare. Senza dire che un’altra volta il tripudio floreale del parco di San Giovanni “Horti tergestini” ha offerto la scorsa settimana conferenze e novità in tema, oltre che rarità floreali, e che le fiere di viale XX Settembre hanno sempre grande successo. C’è bisogno di natura, e il Museo Revoltella (fino al 30 maggio) offre un percorso ragionato attraverso i suoi pittori alla scoperta di “Fiori dappertutto”. Al sesto piano ha allestito la mostra di artisti moderni sempre sullo stesso tema (“Primavere ribelli”). Restano ancora tre occasioni per seguire poi il ciclo “I giovedì della primavera”, conferenze al Museo Revoltella che il 2, 9 e 16 maggio saranno dedicate rispettivamente a “www.Il cercarose”, “Api a vista” e “L’arte del fitorimedio” dopo che già sono stati presentati libri di sicuro interesse. Stretta la collaborazione col Parco di San Giovanni, ormai giardino “cult”, s’inserisce nel programma fino al 30 maggio “Fioriture al Roseto”, invito ad ammirare le 5000 varietà di rose, ma ora anche una straordinaria serie di 5000 tulipani. Dal 1.o al 30 maggio quattro serate a tema “Rose, libri, musica, vino”, titolo che dice già tutto. Non da ultimo, all’Orto botanico di via Marchesetti fino al 30 maggio visite per la fioritura della collezione di peonie, mentre il 10 maggio prende il via la nuova edizione di “Invasati, tutti pazzi per i fiori”, con conferenze alle 10, installazioni “al femminile” alle 16, musica con la Glasbena matica alle 17. Si tratta del mercatino per appassionati: si possono vendere e scambiare piante, semi, bulbi, terricci e libri. Per il mercatino bisogna sottoscrivere una domanda, scaricabile dal sito del Comune.

(g. z.)
 

 

Solo un volto nuovo in Consiglio comunale
Dipiazza lascia il posto all’ispettore Cannataro. Il Pd Ukmar mette in lista d’attesa Tiziana Cimolino
Il Consiglio comunale di Trieste esce praticamente quasi indenne dalle elezioni regionali. Resta imbottito di ex consiglieri regionali o di aspiranti tali. Solo il Pdl vanta tra le fila gli ex di Piazza Oberdan Piero Camber e Maurizio Bucci oltre ai consiglieri mancati Everest Bertoli e Claudio Giacomelli. C’è poi l’ex Alessia Rosolen a cui, dopo il flop di Un’Altra Regione, resta uno scranno comunale da condividere con Franco Bandelli. Tra gli ex di lusso di qualche legislatura fa c’è anche Roberto De Gioia (Lega Nord). Il salto di qualità è invece riuscito all’ex sindaco Roberto Dipiazza che lascia senza rimpianto il suo posto all’ex ispettore di polizia Alfredo Cannataro. «Penso che si debba fare bene una cosa alla volta», ha già fatto sapere Dipiazza a cui in realtà il ruolo di consigliere comunale è sempre andato stretto. Una noia mortale. «Questa giunta comunale sta portando avanti le cose già definite durante il mio mandato» ripete ad ogni occasione. Meglio quindi lasciare al poliziotto in pensione dal 1989 Cannataro, padre fondatore del Sap (sindacato autonomo di polizia) il divertimento dell’aula comunale. Cannataro approda in Consiglio con il titolo di ufficiale al merito della Repubblica ottenuto il 17 maggio 2012 . A piazza Oberdan il primo cittadino Dipiazza troverà, invece, il fenomeno Emiliano Edera che, “dimesso” dalla giunta Cosolini con la scusa delle regionali, è riuscito nell’impresa con la nuova casacca dei Cittadini per il presidente dopo aver indossato quella dell’Italia dei valori di Dipietro e della Lista di Primo Rovis (due volte eletto in Consiglio comunale). L’assessore più negato del Comune di Trieste è riuscito a ottenere 810 preferenze, più di Gianni Torrenti primo dei non eletti nelle liste del Pd. Misteri della politica. Il Pd vanta l’altro consigliere comunale eletto in Regione: il vicecapogruppo Stefano Ukmar, rappresentate della minoranza slovena. A differenza di Dipiazza e dello statuto del partito (che prevede l’incompatibilità delle due cariche) Ukmar non lascerà subito il posto in consiglio comunale. «Visto che ho seguito tutte le vicende del piano regolatore vorrei rimanere fino alla sua adozione. Fino a novembre. In modo anche di approvare il bilancio e il piano del traffico» spiega il vicecapogruppo del Pd che poi, per prevenire ovvie critiche, aggiunte: «Lascerò comunque le commissioni. Mi limiterò soltanto al gettone del Consiglio comunale che poi intendo devolvere». La prima dei non eletti del Pd Tiziana Cimolino, medico di base e coordinatrice del Forum per l’acqua, dovrà aspettare altri 9 mesi. Lista d’attesa lunga quanto una gravidanza. «Ho già parlato con lei», assicura Ukmar. Ma è d’accordo? «Credo di sì». Ma in Regione cosa andrà a fare Ukmar? «Non ne ho la più pallida idea. Aspetto che qualcuno mi contatti».

(fa.do.)
 

 

Negli stagni a “caccia” di rane Ma è soltanto per salvarle - EVENTI»L’INIZIATIVA
Domani si celebra la Giornata internazionale per la conservazione degli anfibi I Tutori stagni organizzano visite guidate e giochi: appuntamento a Ponziana
Domani verrà celebrata la quinta Giornata internazionale dedicata alla conservazione degli anfibi e alla sensibilizzazione sul tema. La manifestazione, che s’intitola “Save the frogs!”, ovvero “Salva le rane!”, è un evento internazionale promosso e coordinato in Italia dalla Societas Herpetologica Italica. In diverse sedi del Bel Paese saranno organizzate conferenze e congressi dedicati proprio allo studio e alla conoscenza di questi animali. Accanto agli approfondimenti didattici sono previsti diversi momenti ricreativi, visite guidate e passeggiate serali alla scoperta di rane, rospi e altri anfibi. «Sono azioni utili a far comprendere l’importanza di questi animali per l’equilibrio degli ecosistemi – spiega Gaia Fior per il gruppo dei Tutori stagni e zone umide del Friuli Venezia giulia che partecipa alla giornata. Nel contempo l’iniziativa permetterà di far conoscere le minacce che stanno causando il loro declino su scala globale». L’obiettivo dell’associazione Save the frogs e di tutti i gruppi e le realtà di studiosi e ambientalisti che aderiscono a questa giornata è quello di proteggere le popolazioni di anfibi e i loro habitat naturali. Per farlo, non vi è modo più appropriato che diffondere conoscenza e esperienze sulla loro vita e sulle loro funzioni in natura. I Tutori stagni e zone umide hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa e promuovono nella loro sede di Ponziana, situata nei pressi dell’infopoint Rodolfo Crasso della pista ciclabile Cottur di via Orlandini, una giornata dedicata alla conoscenza sul tema riservata sia ai più piccoli che agli adulti. Il programma prevede una serie di giochi in tema “anfibio” per bambini e ragazzi; i partecipanti riceveranno il patentino del piccolo tutore degli stagni. Agli adulti invece verrà offerta una dettagliata spiegazione riguardante i diversi stagni presenti lungo la pista ciclabile, e verrà effettuata una visita a quello più vicino all’infopoint. Oltre alla presentazione fotografica delle diverse attività del gruppo e dei diversi habitat provinciali, è prevista la proiezione di alcuni video documentari che documentano il salvataggio dei rospi a San Dorligo della valle. I volontari dell’associazione saranno presenti domani all’infopoint ponzianino dalle tre del pomeriggio sino al tramonto. Per chui volesse maggiori informazioni, c’è anche il sito all’indirizzo wwww.tutoristagni.it, e l’email info@tutoristagni.it.
Maurizio Lozei

 

 

SEGNALAZIONI - Rifiuti - L’insuccesso della differenziata

Ogni tanto leggo sul Piccolo varie ipotesi sul perché non funziona la raccolta differenziata. L’ultima è di oggi: «Sono molto poco soddisfatto di quello che stiamo facendo, anzi sono decisamente deluso - afferma Umberto Laureni, assessore all’Ambiente -. Qualcosa evidentemente non funziona, in primis nell’informazione al cittadino. Non ci sono colpe specifiche del Comune o dell’Acegas, ma una riflessione va fatta. Il servizio ci costa ma i risultati non sono per niente buoni». Laureni incontrerà nei prossimi giorni i vertici dell’Acegas: «C’è comunque la necessità e la volontà da parte nostra di migliorare e rendere più usufruibile quello che è già stato fatto». Alla base (finora) dell’insuccesso c’è forse la poca informazione, oltre che una certa ritrosia al cambiamento. Molti triestini non sanno, ad esempio, come avviene la raccolta dei rifiuti. Il Comune ha ricordato più volte che esistono le “isole ecologiche stradali”... Le motivazioni sono anche altre, alcuni esempi: nei rioni di Longera e Sottolongera (dove abito), e in altre molte zone, non esistono contenitori per la raccolta differenziata e pertanto chi vuole fare la raccolta differenziata deve portare le borse con carta vetro e plastica in autobus superaffollati tra la gente che sbuffa per le borse, ma poi scende alla fermata della Rotonda del Boschetto e trova quasi sempre i contenitori della raccolta differenziata tutti pieni e quindi o si fa una salutare passeggiata con le borse fino ai prossimi contenitori oppure butta tutto nell’indifferenziata. Ebbene sì, sostenete che le isole ecologiche ci sono, per chi ha l’auto possono bastare, ma chi va in autobus dovrebbe aver la possibilità di poter trovare a ogni fermata del bus un’isola ecologica. Inoltre, dovrebbero esistere solo isole ecologiche: i triestini sono per loro natura pigri, e quindi se hanno sotto casa un cassonetto per l’indifferenziata difficilmente faranno 100 metri a piedi per utilizzare quelli per la differenziata. E poi mi chiedo: come mai in viale Miramare (tra il Cedas e il bivio) ci sono più isole ecologiche che case? Se sono pensate per i bagnanti estivi, almeno metteteli lato mare, altrimenti chi sarebbe quel pazzo che attraversa la strada in costume per gettare una lattina di birra nella differenziata? Scusate per lo sfogo, ma quando ci vuole, ci vuole.

Adriana Cossu

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 25 aprile 2013

 

 

Ferriera, esplosione e fiamme in cokeria
Il botto all’ora di pranzo è stato percepito da mezza città. La deflagrazione in un filtro per la decatramazione. Nessun ferito
Il sibilo del gas che esce dalla valvola e poi l’esplosione e l’incendio. È successo ieri alla Ferriera di Servola. E solo per miracolo nessun operaio è rimato ferito o peggio ustionato. L’ennesimo incidente si è verificato attorno alle 13.30. Dopo il boato, che è stato distintamente udito in tutta la zona di Servola, ma anche in centro città, dalle ciminiere della cokeria si sono levate alte lingue di fuoco. È stata emergenza. Infatti in pochi minuti sono giunte nello stabilimento ben sette partenze dei vigili del fuoco. I pompieri (una ventina) assieme al personale della Lucchini hanno messo l’area in sicurezza. Prima che potessero verificarsi altri pericolosi problemi causati dal gas da cokeria ottenuto per distillazione secca di alcuni tipi di litantrace. La litantrace viene distillata per produrre coke metallurgico, il gas risultante è usato come combustibile, come reagente o come fonte di idrogeno. La composizione è molto simile a quella del gas di città, ma con un contenuto di idrogeno più alto. E quindi più pericoloso. La deflagrazione - così hanno accertato i vigili del fuoco - è avvenuta in particolare all’interno di un filtro per la decatramazione che si trova alla sommità di un silo all’interno della cokeria stessa. I pompieri hanno spento le fiamme e poi, con non poche difficoltà tecniche, hanno raffreddato l’impianto. A questo punto i tecnici della Lucchini hanno agito direttamente sul filtro inattivandolo con l’azoto. Una procedura questa non certo semplice e soprattutto non priva di rischi. La fortuna è stata che al momento dell’esplosione nessun operaio si trovava in prossimità della cisterna silo. «L’importante è capire come e perché è successo», ha dichiarato Franco Palman, sindacalista della Uil e rappresentante della Rsu in Ferriera. Assieme a Luigi Isaia, della Fiom ha partecipato attorno alle 15 a un incontro con i vertici dello stabilimento. «Dobbiamo affrontare il problema della sicurezza. Nei prossimi giorni avvieremo una serie di riflessioni», ha aggiunto Palman. Poi ha spiegato che «chiederemo un intervento definitivo». Dal canto suo in una nota l’azienda minimizzando ha rilevato che quanto accaduto «può succedere secondo la casistica prevista dalle procedure». In pratica l’esplosione e l’incendio si sono verificate, secondo la ricostruzione resa nota dall’ufficio stampa della Lucchini «in fase di riavvio post manutenzioni. Infatti si è subito attivato il dispositivo di sicurezza (con l’accensione delle torce a batteria) e il principio d’incendio è stato immediatamente domato». Ma poteva scapparci il morto.
Corrado Barbacini

 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 24 aprile 2013

 

 

È IL FERRO IL RESPONSABILE DELLA TOSSICITà DELL’AMIANTO - STUDIO PUBBLICATO ALL’ESTERO
Ricerca di Sincrotrone, Sissa, “Burlo” e Università di Trieste: il metallo è prodotto per autodifesa dal corpo
Un’equipe di ricercatori del Laboratorio di luce di sincrotrone Elettra, dell’Ospedale Burlo Garofolo e dell’Università di Trieste ha “fatto luce” sui meccanismi alla base della tossicità dell’amianto. Frutto di un’innovativa analisi su campioni di tessuto polmonare provenienti da pazienti esposti all’amianto, gli ultimi risultati ottenuti dal gruppo triestino, in collaborazione con ricercatori del Sincrotrone francese Esrf e dell’Università di Udine, mettono in luce il ruolo fondamentale del ferro nello sviluppo del mesotelioma. Il risultato dello studio ha conquistato le pagine di “Scientific Reports”, rivista del gruppo “Nature”. Amianto e mesotelioma pleurico sono termini drammaticamente legati: il primo è un minerale ampiamente utilizzato in edilizia fino a pochi anni fa per il suo basso costo e la sua eccezionale resistenza al calore; il secondo, un tumore particolarmente aggressivo della pleura (la parete interna del torace che riveste i polmoni) che ha nell’esposizione all’amianto il suo principale fattore di rischio. La pericolosità dell’amianto è infatti legata alla sua struttura fisica: le sue microscopiche fibre sono facilmente inalabili e possono depositarsi nei polmoni causando diverse malattie fra cui l’asbestosi (presenza di cicatrici nel tessuto polmonare), il tumore al polmone e, appunto, il mesotelioma. «Indice inequivocabile dell’esposizione all’amianto - spiega Clara Rizzardi, medico dell’Università di Trieste - è la formazione dei cosiddetti corpi dell’amianto o corpi dell’asbesto nel tessuto polmonare. Strutture, queste, che nascono dalla deposizione attorno alle fibre d’amianto di ferro libero, proteine che trasportano il ferro, mucopolisaccaridi e altri materiali. È un tentativo dei macrofagi polmonari (cellule deputate alla difesa del tessuto) di isolare l’intruso avvolgendolo con una sorta di conchiglia ma, d’altra parte, un enorme serbatoio di ferro che, in quantità eccessiva e se liberato, può risultare tossico per il Dna cellulare». Condotte analisi su campioni di tessuto polmonare conservati all’Ospedale di Monfalcone, di pazienti esposti all’amianto. «Grazie a tecniche con luce di sincrotrone - spiega Alessandra Gianoncelli di ”Elettra” - abbiamo evidenziato importanti correlazioni fra la morfologia e la chimica dei corpi dell’asbesto e del tessuto polmonare circostante». Il primo oggetto d’osservazione è stato proprio il ferro.
 

 

 

 

IL PICCOLO - MARTEDI', 23 aprile 2013

 

 

Il “rifiuto” della differenziata - La raccolta sotto il 30% - AMBIENTE » RISULTATI MODESTI
Il Comune si era prefisso di arrivare al 40% in questo periodo, Padova è al 45 e al 70 con il porta a porta.

Laureni: «Sono deluso, rivedremo i piani con Acegas»
Così non va. La raccolta differenziata a Trieste non decolla. E non per colpa di Comune e Acegas, la mente e le “braccia” del servizio rifiuti. Nei primi mesi del 2013 è arrivata a poco più del 29%, molto al di sotto delle aspettative dell’amministrazione comunale che puntava al 40%, se non di più. Sotto questo aspetto Trieste è in coda nella classifica dei comuni “virtuosi”, a differenza di altre classifiche relative alla qualità della vita nelle quali la città è sempre ai primi posti. Ecco dunque i dati che fanno piangere Comune, Acegas, ambientalisti e molti triestini di buona volontà. Nel 2010 la differenziata era al 20,09%; nel 2011 al 24,05%, nel 2012 al 28,72%. Nei nei primi tre mesi di quest'anno è al 29,31%. Una crescita lenta dunque che non accontenta le attese e i desideri degli amministratori. In molti altri comuni non solo del Friuli Venezia Giulia ha raggiunto ben altri risultati. A Padova ad esempio, visto che il servizio è sempre gestito da Acegas, la raccolta nei bidoni su strada arriva al 45%, il porta a porta invece è al 75%. «Sono molto poco soddisfatto di quello che stiamo facendo, anzi sono decisamente deluso - afferma Umberto Laureni, assessore all’Ambiente -. Qualcosa evidentemente non funziona, in primis nell’informazione al cittadino. Non ci sono colpe specifiche del Comune o dell’Acegas, ma una riflessione va fatta. Il servizio ci costa ma i risultati non sono per niente buoni». Laureni incontrerà nei prossimi giorni i vertici dell’Acegas: «C’è comunque la necessità e la volontà da parte nostra di migliorare e rendere più usufruibile quello che è già stato fatto». Alla base (finora) dell’insuccesso c’è forse la poca informazione, oltre che una certa ritrosia al cambiamento. Molti triestini non sanno, ad esempio, come avviene raccolta dei rifiuti. Il Comune ha ricordato più volte che esistono le “isole ecologiche stradali” destinate al conferimento dei rifiuti non riciclabili, della carta, della plastica, del vetro e delle lattine; i centri di raccolta per il conferimento dei rifiuti ingombranti, pericolosi, elettrici, inerti, legno, metalli, materassi, mobili, suppellettili, ecc.; il prelievo a domicilio dei rifiuti ingombranti; la raccolta porta a porta del “verde” dei giardini privati; la raccolta degli imballaggi in cartone, presso alcuni punti, dedicato alle attività commerciali; la raccolta del rifiuto “umido” riservato a ristoranti, mense, supermercati, ecc. E soprattutto che questi servizi non comportano altri pagamenti rispetto alla normale tassazione. «È certo - afferma l’ingegnere Paolo Dal Maso, dirigente dell’Acegas - la differenziata ha avuto un leggero incremento, il dato odierno del 29,31% potrebbe essere migliore nei prossimi mesi. Ne discuteremo con il Comune. Sono loro la mente, noi siamo il braccio operativo». Ma qualcosa che non va c’è sicuramente. «Certamente, ad esempio - sottolinea ancora Dal Maso - la raccolta dei cartoni degli esercizi commerciali: raccogliamo ancora poche quantità di materiale che poi invece troviamo buttate sui marciapiedi, vicino ai cassonetti che impediscono il versamento dei rifiuti normali. O come la raccolta del verde. Lo vediamo purtroppo anche in questi giorni. Al servizio hanno aderito 1500 persone alle quali abbiamo dato un contenitore dove depositare l’erba tagliata del giardino. Basta una telefonata e noi passiamo a ritirarlo. Succede invece di vedere sacchi di erba buttati per la strada o nei cassonetti. Stesso discorso per l’umido introdotto lo scorso luglio e che riguarda mense, ristoranti, case di riposo. Anche in questo caso abbiamo avuto poche adesioni sebbene il servizio sia gratuito». Insomma si tratta di pigrizia dei triestini o della mancanza di informazioni? Esiste poi un regolamento comunale che prevede l’obbligo di conferire “in modo opportunamente separato e secondo le modalità definite dal gestore del servizio”, i rifiuti: chi sgarra viene punito con una sanzione di 100 euro. Il conferimento di rifiuti indifferenziati nei contenitori per la raccolta differenziata viene sanzionato con 150 euro. Il conferimento nei contenitori stradali di rifiuti pericolosi, speciali non assimilati, ingombranti, elettrici ed elettronici, liquidi, inerti, parti di veicoli, comporta una sanzione di 500 euro. Alla fine della giostra, una domanda: le multe vengono veramente comminate?
Ferdinando Viola

 

 

Trasporto locale con più treni veloci e bus
Il Piano regionale passa nell’ultima seduta di giunta: per conseguire gli obiettivi ritenuti sufficienti i 140 milioni del 2010
TRIESTE Più treni (e più veloci) e più autobus (se non calano le risorse) nel futuro del trasporto pubblico locale: questo è l'obiettivo del piano regionale approvato nell'ultima seduta della Giunta regionale prima delle elezioni. Quasi 200 pagine, più gli allegati, che fanno il punto della situazione (l'anno di riferimento è il 2010) e tracciano gli scenari per il futuro dei collegamenti. FERROVIA L'obiettivo è quello di incrementare i 3,28 milioni di chilometri all'anno, a cui si aggiungono 1,2 milioni di chilometri “concorrenti” con il Veneto e 2,3 milioni di competenza statale. Si punta ad aggiungere 300 mila chilometri regionali e 1 milione complessivi, portando a casa le competenze della tratta Trieste–Udine–Venezia (oggi di competenza dello Stato) e con esse le risorse che ammonterebbero a oltre 11 milioni di euro. Ma c'è anche da razionalizzare il servizio, garantendo orari che si armonizzino meglio con l'alta velocità a Mestre (per arrivare a Roma da Trieste e Udine oggi si attende nella stazione veneziana circa un'ora) ma anche con la rete di bus extraurbani per raggiungere località più piccole. E c'è la volontà di avere dei treni regionali veloci (quindi con poche fermate intermedie) tra i principali nodi regionali (Trieste–Udine in particolare) e collegamenti migliori con gli Stati confinanti, in particolare con l'Austria (Trieste–Villach coordinata con i tre per Vienna, Klagenfurt e Salisburgo) mentre per la Slovenia c'è da raggiungere la connessione tra i sistemi ferroviari. GOMMA Il servizio, extraurbano e urbano, viene considerato buono così com'è (o com'era, visto che il piano si riferisce a un periodo precedente ai tagli apportati alle linee urbane) e quindi non necessiterebbe di particolari revisioni. Si prevede comunque un aumento dei chilometri aggiungendo ai complessivi 42 milioni circa 1,7 milioni di km, di cui 810 mila extraurbani e 950 mila di urbani: di questi 350 mila interesserebbero Trieste, 300 mila Udine, 200 mila Pordenone, e 100 mila distribuiti tra Gorizia e Monfalcone. Per migliorare il servizio viene ipotizzata la possibilità di incrementare le corse su prenotazione (con l'istituzione anche di un numero verde) oltre alla tariffazione integrata (che riguarderebbe anche la ferrovia) con bigliettazione elettronica. Un investimento, quest'ultimo, che ammonterebbe a 13-14 milioni di euro più 1,5 milioni all'anno di costi di gestione. SERVIZI MARITTIMI Dalle attuali 52 miglia marittime all'anno di rotte per via mare, si punta ad arrivare ad un +25%, aggiungendo 13 miglia marittime. In particolare il piano si prefigge di prolungare la linea Trieste–Barcola–Grignano–Sistiana fino a Monfalcone e di portare fino a Lignano la Trieste–Grado. In previsione si parla anche di una linea che unisca il capoluogo regionale a Capodistria. Ad oggi il servizio via mare viene considerato inefficace per la copertura. LE RISORSE Secondo il piano, le risorse stanziate nel 2010, pari a oltre 140 milioni di euro, sono sufficienti per garantire i servizi previsti dal documento. In particolare per i servizi ferroviari l'efficientamento e l'aumento del traffico previsto bastano per coprire l'aumento dei costi previsto (che comunque non arriva al milione di euro) per raggiungere gli obiettivi. Quindi, anche nel caso di riduzione delle risorse (nel caso peggiore si parla di un complessivo -20%), sarebbe possibile migliorare il trasporto sui binari secondo le indicazioni del piano. Discorso diverso per quanto riguarda il trasporto locale su gomma: in questo caso l'eventuale “stallo” delle risorse al 2010 basterebbe per avere i servizi previsti dal piano regionale. Nel caso di finanziamenti in calo, invece, si dovrebbe procedere, come peraltro già si è fatto nel 2013, a ridurre le corse.
Roberto Urizio

 

Tra le ipotesi una tariffa differenziata per i non residenti sul tram di Opicina
Tariffa differenziata per i turisti che usano il tram di Opicina? Ipotesi prevista dal Piano regionale del Tpl. Nel tentativo di raggiungere l'obiettivo del 35% nel rapporto tra i ricavi da traffico e i costi operativi, si parla anche dell'ipotesi di un “ticket” turistico per utilizzare la tramvia da piazza Oberdan a Opicina. «L’atteso incremento dei ricavi da traffico derivante dalle ragionevoli previsioni di crescita della domanda per diversione modale dal trasporto privato e in parte dai meccanismi di aggiornamento delle tariffe, unito alla crescita dell’efficienza e produttività prevista dal Piano – è scritto nel documento - rendono perseguibile il raggiungimento dell’obiettivo del 35% del rapporto ricavi da traffico/costi operativi nell’ambito della durata dell’affidamento. Sarà quindi valutata l’applicazione di tariffe differenziate per non residenti per il Tram di Opicina», ipotesi estendibile anche «per i servizi marittimi sulle direttrici di maggior interesse turistico».(r.u.)
 

Senza fermate dieci stazioni “minori” - Sulla Monfalcone-Udine restano escluse Redipuglia, Mossa, Capriva: le meno usate dall’utenza
Le altre linee interessate Sulla Monfalcone-Latisana “saltate” Muzzana e Palazzolo sullo Stella. Sulla Cervignano-Udine 5 le strutture eliminate
TRIESTE Dieci piccole stazioni rimarrebbero senza treni. Il nuovo assetto dei servizi ferroviari previsto dal Piano regionale del Tpl prevede treni regionali veloci su alcune tratte (in particolare tra Trieste e Udine), riducendo quindi le fermate intermedie. In questo modo restano fuori, sulla tratta Cervignano–Udine, le stazioni di Strassoldo, Sevegliano, S. Maria La Longa, S. Stefano Udinese e Lumignacco, sulla Monfalcone-Latisana, non vengono servite le fermate di Muzzana del Turgnano e Palazzolo dello Stella mentre sulla Monfalcone–Udine restano escluse Redipuglia, Mossa e Capriva. Queste fermate, si sottolinea, sono quelle meno utilizzate dagli utenti. «Si tratta – viene specificato nel piano – di un’esclusione temporanea, poiché si prevede che, al variare delle condizioni di contesto meglio precisate nel seguito, le fermate inizialmente non servite vengano reintegrate nel sistema». In ogni caso le località che non verranno più raggiunte dai treni saranno servite «da un insieme di corse automobilistiche configurate in modo tale da poter svolgere, con pari o superiore livello qualitativo, le stesse funzioni del servizio ferroviario temporaneamente sospeso». L'esclusione delle piccole stazioni è dettata, per quelle collocata sulla tratta Cervignano–Udine, da motivi di capacità della linea che non consentono di prevedere un servizio di treni regionali veloci e nello stesso tempo capillari. Per quanto concerne Muzzana e Palazzolo, la presenza su quella linea di due servizi veloci ogni di fatto “satura” la linea impedendo che passino altri treni; le tre stazioni isontine, invece, risultano già poco utilizzate attualmente e «non si è ritenuto opportuno portare a sistema tali fermate inserendole nel servizio di tipo regionale; si è evitato così di associare a questo servizio un tempo di percorrenza eccessivamente lungo e quindi penalizzante per l’utenza diretta a Buttrio, Manzano e S. Giovanni per motivi di lavoro». Le fermate inizialmente escluse dal servizio, si legge ancora nel piano, «verranno reintegrate subordinatamente a realizzazione di interventi infrastrutturali volti ad aumentare la capacità della tratta Cervignano–Udine e al miglioramento delle prestazioni del materiale rotabile, tale da consentire l’inserimento di ulteriori fermate senza un significativo aumento dei tempi di percorrenza». (r.u.)
 

 

 

 

 

 

IL PICCOLO - LUNEDI', 22 aprile 2013

 

 

«Dialogo in costruzione con la Soprintendenza» - GLI ASSESSORI DAPRETTO E MARCHIGIANI
La responsabile della Pianificazione urbana in Comune: «Due i temi principali che stiamo affrontando assieme.

Cioè il Regolamento sui dehors e la questione degli stalli per le biciclette»
«Stiamo consolidando un atteggiamento più proficuo per entrambe le parti e dopo il riavvio degli incontri stiamo affrontando vari argomenti. Spero che la situazione si normalizzi». È il commento dell’assessore ai Lavori pubblici Andrea Dapretto in merito ai tanti procedimenti concernenti la sua area di competenza che devono passare al vaglio della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia. «Certo - continua - come tutti si rendono conto data la situazione economica il settore delle opere pubbliche è parzialmente in stallo ma stiamo affinando i progetti». Dapretto cita l’esempio dell’ex Meccanografico: «Il nostro progetto, evidentemente, non era stato apprezzato. Così abbiamo apportato alcune modifiche da proporre alla Soprintendenza per l’approvazione». Nei mesi scorsi vi erano state frizioni, anche cospicue, tra operatori pubblici e privati e la soprintendente regionale Maria Giulia Picchione. Con il presidente Fvg degli imprenditori edili (Ance) Valerio Pontarolo ad accusare che solo il 30% delle pratiche veniva evaso, a fronte di un 90% rivendicato dalla soprintendente stessa. Ora l’aria sembra essere mutata e la collaborazione, almeno quella con l’amministrazione pubblica, avviata in maniera propositiva, mentre il presidente provinciale dell’Ance Donatello Cividin non ha riscontro di nuove lamentele dal settore privato. «C’è una corretta collaborazione tra enti pubblici, come deve essere - specifica Dapretto -. Con tale spirito stiamo affrontando temi quali gli stalli per le biciclette e altri di arredo urbano». In merito interviene l’assessore alla Pianificazione urbana Elena Marchigiani: «Con la Soprintendenza stiamo costruendo un dialogo, un rapporto fertile». «Sono due i temi principali che stiamo affrontando insieme alla Soprintendenza - racconta -: il Regolamento per i dehors, gli spazi esterni dei pubblici esercizi, e gli stalli per le bici. Il Regolamento è in discussione, per giungere a stenderne uno condiviso nei principi. Per la mobilità sostenibile abbiamo invece proposto un progetto sia per le ubicazioni attuali che per altre, nuove e meno centrali, per le “due ruote” a pedali. Anche l’arredo urbano sarà studiato: un elemento di riqualificazione importante». Nessuna novità invece, finora, per i chioschi di Barcola. I titolari avevano affidato a un professionista un progetto di allargamento degli stessi per dotarli di servizi igienici riservati al pubblico. Sulla zona c’è il vincolo paesaggistico ma ancora nulla si sa sui passi compiuti dal progetto.

(p.p.g.)
 

 

 

 

IL PICCOLO - DOMENICA, 21 aprile 2013

 

 

Da piazza Oberdan a Barriera il centrocittà da riconquistare
Negozi e locali in crisi perché la movida è limitata tra Ponterosso e Cavana L’assessore Marchigiani: «Con le nuove pedonalizzazioni la zona rivivrà»
Recuperare un’ampia zona della città che nel giro di vent’anni da centro è divenuta periferia: è l’impegno che si prendono amministratori pubblici e responsabili delle categorie economiche. La zona è quella che va dal Borgo Teresiano fino a Barriera Vecchia e che include antichi fulcri della socialità e del commercio triestini quali piazza Oberdan, via Carducci e via Battisti, che di giorno continuano a essere trafficati grazie alla presenza del palazzo di giustizia, degli studi professionali, di banche e del Consiglio regionale, ma che dopo le sette, otto di sera si desertificano e che comunque non sono più meta delle passeggiate e dello shopping dei triestini, né tantomeno delle visite dei turisti. Il fallimento della libreria Fenice ha una delle principali cause in questa tendenza. Ma senza interventi immediati i casi critici rischiano di estendersi a tappeto in tutta la zona. «È vero - afferma Bruno Vesnaver, presidente provinciale della Fipe (pubblici esercizi) - la principale morìa di locali negli ultimi anni si è registrata proprio in quell’area, fatta eccezione per il Viale dove resistono gelaterie e locali per giovani. Ciò perché la movida triestina si è spostata tutta nell’area tra il canale di Ponterosso, piazza della Borsa, piazza Unità e Cavana coinvolgendo d’estate anche tutte le Rive fino alla stazione Rogers. Sull’altro versante invece già in via San Lazzaro e in via Imbriani si incomincia a sentire aria di crisi». Riconquistare al centro storico un’area che comunque mantiene forti pregi architettonici è una delle linee base del Piano del traffico che tra qualche mese verrà approvato dal Consiglio comunale. «Un primo tassello importante - spiega l’assessore alla Pianificazione urbana Elena Marchigiani - è stata la posa della passerella Joyce sul canale che ha rimesso appunto in comunicazione la zona di piazza della Borsa con il Borgo Teresiano. Sempre su questo versante con i fondi Pisus saranno allargati i marciapiedi di via XXX Ottobre che verrà pedonalizzata. Proprio attraverso piazza Oberdan l’area pedonale del centro sarà così collegata al park di Foro Ulpiano. Se la nuova giunta regionale ci sbloccherà i fondi già stanziati, procederemo anche alla riqualificazione di via Trento e largo Panfili arricchendo anche l’arredo urbano». Altrettanto importanti però sono gli interventi previsti dall’altro capo. «Molte vie attorno al Viale XX settembre quali via Crispi, via Nordio, via del Toro, via della Sorgente, via Fonderia e via San Maurizio saranno trasformate in vie ad alta pedonabilità, percorribili solo da taxi, disabili e mezzi di carico e scarico. In questo modo - conclude Marchigiani - contiamo di rivitalizzare anche via Battisti e una parte di via Carducci che non possiamo logicamente chiudere al traffico».
Silvio Maranzana

 

il commercio - «Attrarre clienti con eventi e musica»

È stata soprattutto la pedonalizzazione, partita gradualmente proprio da via San Nicolò, piazza Unità e dalle sponde del Canale a provocare lo spostamento del centro cittadino di Trieste. Oltre agli interventi urbanistici cosa fare per recuperare e ricentralizzare le vecchie aree? «Esercenti e commercianti - afferma Vesnaver - dovrebbero consorziarsi, creare ad esempio serate bianche con locali tutti contemporaneamente aperti e concertini». Concorda Franco Rigutti, vicepresidente di Confcommercio: «Non si può sempre appellarsi alle pubbliche amministrazioni, i commercianti devono anche autotassarsi per creare eventi. Poi indubbiamente le autorità devono stoppare la realizzazione di nuovi centri commerciali».

(s.m.)
 

Via Battisti si ribella: dimenticati dal Comune
Isolati, dimenticati, abbandonati. È questo lo stato d’animo dei commercianti triestini che operano nell’area immediatamente adiacente a quella del centro storico: una zona che gravita intorno a via Battisti e limitrofe e che da qualche tempo si trova nella situazione paradossale di essere sempre più emarginata e periferica rispetto al cuore della città, pur trovandosi in realtà a poca distanza dalle vie centrali. L’immagine che ne deriva è dunque quella di una città spaccata in due e dove le distanze rischiano di venir ulteriormente amplificate dalle direttive contenute nel nuovo piano comunale del traffico che - è questo il timore dei commercianti - andrebbe a privilegiare, in termini di pedonalizzazione e non solo, le aree del centro a scapito di quelle confinanti. «Le istituzioni in generale non ne azzeccano una - tuona Flavio Marocchi, titolare del pastificio “Mariabologna”, un secolo di storia alle spalle -. Per loro esiste solo piazza Unità e dintorni. Un tempo via Battisti era considerata un’arteria importante, adesso invece è sporca e trascurata, trattata insomma peggio di una zona periferica». Sulla stessa lunghezza d’onda Maurizio Cella, proprietario dell’omonima oreficeria: «Questa è già un’area difficile, trafficata, dove le automobili non riescono a fermarsi: con i cambiamenti annunciati la situazione sarà destinata a peggiorare. Ci vorrebbe più cura per l’arredo urbano e più illuminazione: la gente qui non passa più, la zona è buia e pericolosa». Stesso stato d’animo anche per Loredana Pulsador, del negozio di abbigliamento “La Mosca Bianca” di largo Santorio: «Nel corso degli anni ci si è dimenticati di questa parte della città che andrebbe invece rivitalizzata. Qui fuori, solo per fare un esempio, al posto dei bottini della spazzatura, si potrebbe creare un’isola pedonale con tavolini e sedie all’aperto». Si affida a una metafora che fotografa bene la situazione Gianluca Tombacco, titolare della storica “Enoteca Bischoff”: «Ci sentiamo come figli di un dio minore. Bisogna riavvicinare le persone a questa zona che ormai è diventata pura periferia, dimenticata da tutti e dove, di sera, non transita anima viva». Per Mauro Carletti, del negozio sportivo “Il Campione”, serve un cambio di strategia: «Ci sentiamo tagliati fuori. È come se ci fossero due città che viaggiano a velocità diverse. Le iniziative che coinvolgono i negozi del centro storico, come la notte dei saldi, devono essere allargate anche ad altre realtà, altrimenti non se ne esce». Pensieri condivisi anche da Valentina Cesca, che conduce il negozio di articoli da regalo in via San Francesco: «Ci troviamo nel limbo tra il centro cittadino e la periferia. Serve sicuramente più cura per quest’area che si presenta troppo trascurata. Una soluzione può essere quella di aumentare e regolamentare i parcheggi, oppure rivoluzionare tutto e creare un megacentro pedonale sulla scia di quanto fatto in altre città europee, come ad esempio Vienna».

Pierpaolo Pitich
 

«E ora un progetto per il Mercato coperto»
Sopralluogo del Comune alla struttura di via Carducci. Cosolini: «Pensiamo a come valorizzarlo»
Obiettivo rilancio. Questa l’intenzione del Comune per il Mercato coperto di via Carducci, limiti imposti dal Patto di stabilità permettendo: i vertici del Municipio hanno effettuato ieri mattina un sopralluogo sul posto. Il sindaco Roberto Cosolini, presenti anche gli assessori ai Lavori pubblici Andrea Dapretto, allo Sviluppo economico Edi Kraus e all’Ambiente Umberto Laureni - fa sapere una nota dell’amministrazione comunale -, si è soffermato in via Carducci a lungo per riscontrare le eventuali criticità all’interno della struttura. Gli amministratori hanno incontrato e ascoltato i numerosi operatori che hanno la loro attività commerciale dentro il mercato. Sono stati in tal modo valutati i più immediati e necessari interventi di manutenzione in una sede - è stato detto - che avrebbe notevoli potenzialità da sviluppare anche nel medio termine. L’assessore allo Sviluppo Economico Edi Kraus, annunciando la convocazione a breve della competente Commissione con gli operatori, ha evidenziato come questo sia un primo importante passo per renderli partecipi delle future iniziative. In un’ottica di lavoro condiviso insieme per un proficuo rilancio dello storico Mercato coperto della città, la cui sede si trova per l’appunto nell’edificio di via Carducci, progettato da Camillo Jona nel 1935 e inaugurato il 28 ottobre 1936 alla presenza del duca D’Aosta. Così Roberto Cosolini dopo il sopralluogo: «La struttura è molto bella - le parole del sindaco - e va tenuto conto che fra i cittadini c’è un ritorno, per quel che concerne i modi di consumo da parte della gente, all’acquisto in strutture come i mercati, e vi è un’attenzione alla “naturalità” dei prodotti, come quelli a chilometro zero. Dunque, al di là di alcuni interventi di manutenzione necessari nell’immediato, ritengo si possa costruire un progetto per valorizzare la struttura». Un progetto che, almeno per il momento, dovrà tenere conto di una serie di paletti: «Di questi tempi, devo aggiungere che va tenuto conto ovvviamente dei limiti imposti dal Patto di stabilità. Il mercato - conclude Cosolini - è comunque vivace. Di pubblico che vi accede ce n’è, e potrebbe essercene ancora di più. Rifletteremo su come fare».
 

 

Banca Etica: un antidoto alla finanza malata - IL RISPARMIO IN TEMPI DI CRISI - i numeri di Banca Etica
MILANO La scoppio della bolla finanziaria sta mettendo in luce gli eccessi raggiunti negli anni del boom da uomini d’affari e istituzioni che avevano perso qualsiasi contatto con l’economia reale, con ricadute molto negative per i risparmiatori. Di positivo nel marasma che si è venuto a creare c’è una maggiore consapevolezza del passato nelle scelte di investimento e la crescita di un fenomeno a lungo marginale nel nostro Paese come la finanza etica, con riferimento non tanto agli interventi di microfinanza a sostegno delle comunità più povere, ma agli investimenti in prodotti finanziari specializzati in strumenti e società che fanno dell’etica l’asse portante del loro business. In quest’ambito rientrano, ad esempio, i fondi comuni che scelgono i titoli in portafoglio escludendo i produttori di armi e privilegiando le aziende che tutelano l’ambiente nei cicli di produzione, per fare un esempio. Così come le aziende quotate che redigono il bilancio ambientale e lo fanno certificare da enti terzi. Esistono anche diversi indici internazionali che possono aiutare l’investitore nelle scelte, il più importante dei quali è Sri, redatto dal Nyse (la Borsa di New York). Secondo uno studio di Vigeo, società francese specializzata nel settore, i fondi socialmente responsabili presenti nel solo mercato europeo ammontavano a quota 900 a fine 2011, un dato che verosimilmente è cresciuto negli ultimi mesi. Alla stessa data le 14 banche aderenti al network Global Alliance for Banking on Values gestivano risparmi che superano i 26 miliardi di dollari e servivano oltre 10 milioni di clienti in 20 Paesi. Quanto ai rendimenti di azioni e fondi comuni etici, le analisi sono discordanti fortemente influenzate dai periodi storici analizzati. Destinare i propri risparmi al settore non significa automaticamente avere maggiori possibilità di guadagno: di certo c’è che gli investimenti etici sono tendenzialmente meno volatili degli altri perché la responsabilità sociale d’impresa, il rispetto dell’ambiente e il rifiuto della speculazione spingono a una minore assunzione di rischi. La realtà italiana più importante su questo versante è la Banca Popolare Etica, che nelle politiche di raccolta e impiego dei risparmi si attiene a quattro principi base: un tasso di interesse che non segue pedissequamente quello di mercato, ma compreso tra zero e un massimale fissato dall’istituto di credito; una gestione trasparente della liquidità, che consente al risparmiatore di conoscere i diversi passaggi del denaro; una politica degli impieghi rivolta a valorizzare le persone. A fine febbraio Banca Etica ha raggiunto un capitale sociale di 43,06 milioni di euro, con 38.095 soci e 805,9 milioni di risparmio. Presente nelle principali città italiane, l’istituto di credito ha una filiale anche a Trieste (via del Coroneo 31/2), che conta 1.241 soci, di cui 1.106 persone fisiche e 135 persone giuridiche, con un capitale sociale di 1,09 milioni di euro, raccolta di risparmi per 19,6 milioni e finanziamenti concessi per 7,9 milioni. Banca Etica non può essere classificata semplicemente come un istituto di credito, ma la sua funzione si estende anche al campo sociale.
Luigi Dell’Olio

 

Banca Etica - Un manifesto per lo sviluppo
L’ultima iniziativa di Banca Etica è il manifesto “Cambiamo la finanza per cambiare l'Italia!” che contiene cinque proposte al prossimo governo. Si parte dal contrasto alla speculazione finanziaria, con le risorse della Tobin Tax drenate verso welfare e ambiente, per proseguire con azioni di contrasto ai paradisi fiscali, promozione dell’azionariato popolare (con la proposta di ridurre la tassazione sui piccoli risparmi in modo da non penalizzare le esperienze di democrazia economica e azionariato diffuso), separazione tra banche commerciali al servizio dell’economia reale e istituti specializzati nel trading,
 

 

DOMANI - Efficienza energetica: ricercatori Ogs su Rai 3

Tre ricercatori dell'Ogs animeranno la puntata di Geoscienza di domani su Rai 3 (17.10). Michela Vellico, Alessandro Pavan e Rita Blanos parleranno del progetto europeo Energy City per una valutazione innovativa dell'efficienza energetica degli edifici.
 

 

FAReaMBIENTE «Un Tavolo del Mare per l’Alto Adriatico»

«La prossima amministrazione regionale attivi un Tavolo del Mare visto l’allarme lanciato anche da uno studio internazionale sul fatto che gran parte dei mari che circondano l’Italia è a rischio ed in particolare l’Alto Adriatico». La richiesta è del coordinatore di FareAmbiente Giorgio Cecco alla vigilia delle elezioni regionali.
 

 

SEGNALAZIONI - Ambiente Il progetto del Comune

Nella sua segnalazione del 15 aprile scorso il dottor Barbieri analizzava lo stato delle conoscenze e dei controlli dell’inquinamento industriale di Trieste, traendone una serie di giudizi ampiamente condivisibili. Barbieri chiedeva anche quale seguito abbia avuto l’impegno del Comune di Trieste ad “attivare una ricognizione delle criticitità ambientali dell’area Triestina, mirata ad identificare priorità e azioni”, impegno assunto a valle della “Conferenza sulla salute della città” del maggio 2012. Lo rassicuro. A giorni verrà reso pubblico il documento programmatico con le azioni per migliorare le diverse criticità ambientali di Trieste (inquinamento atmosferico, stili di vita, problematiche della città, dal traffico ai rifiuti) così come individuate in un proficuo confronto tra il Comune, la Provincia, l’Arpa, l’Azienda sanitaria e gli altri enti pubblici eventi competenza in materia. Si tratta di uno strumento operativo e di governo, nel quale grande risalto viene dato alla comunicazione verso e con i cittadini, che si spera trovi piena adesione politica da parte delle Amministrazioni che hanno partecipato alla sua elaborazione.

Umberto Laureni

 

 

 

 

IL PICCOLO - SABATO, 20 aprile 2013

 

 

Muggia, il 27 aprile parte il car-pooling per i giovani
Si tratta di un progetto pilota finanziato dalla Provincia: lo scopo è creare una rete di volontari che accompagnino i ragazzi a casa in automobile dopo le 22
MUGGIA Mancano meno di dieci giorni all’avvio del progetto pilota Trasporto solidale a Muggia, finanziato dalla Provincia di Trieste e sostenuto dal Comune rivierasco. La data di partenza potrebbe essere sabato 27 aprile. L’associazione ExisT, cui è stata affidata la regia del sistema, attende di formalizzare l’adesione degli autisti per dare il via ai trasporti notturni che permetteranno ai ragazzi muggesani di ritorno da Trieste di rincasare gratuitamente e in sicurezza. L’iniziativa, infatti, si rivolge alla fascia d’età 13-25 e in particolare a coloro i quali, tutti i sabati sera, arrivano a Muggia con l’ultimo autobus numero 20, quello delle 00.15. Dalle 22 in poi, nella cittadina, i mezzi pubblici che collegano il centro ai borghi periferici non sono più attivi, e – stando a quanto affermano gli amministratori – quel servizio non è potenziabile. Si è deciso dunque di dare una mano in modo diverso a tutti i genitori che si vedono costretti a recarsi in piazzale Foschiatti con i propri mezzi per riaccompagnare i figli a casa. L’obiettivo del Trasporto solidale è creare una rete di car-pooling, sistema di mobilità alternativa che si avvale di mezzi di trasporto privato condivisi, per consentire agli accompagnatori-candidati di avvicendarsi in una pratica turnazione e al contempo limitare il numero di vetture impiegate, promuovendo la socialità e la solidarietà tra i muggesani. Ogni sabato, dunque, sarà un diverso autista a “recuperare” i giovani alla stazione delle autocorriere, per poi ricondurli alle rispettive abitazioni seguendo un percorso che potrà essere concordato sul momento. Per incentivare la partecipazione dei genitori interessati, e più in generale dei volontari che vorranno entrare a far parte degli accompagnatori “designati”, il Comune di Muggia indirà un bando di gara per l’individuazione di sponsor che possano mettere a disposizione dei premi: si aspetta soltanto l’ufficializzazione del numero del primo gruppo di autisti e fruitori dei passaggi. «Sarà sufficiente registrarsi gratuitamente al servizio, nella sezione Trasporto solidale sul sito exist-youth.eu, per avere la possibilità di inviare un sms al numero della segreteria che organizzerà settimanalmente gli “equipaggi”: la richiesta di ricevere il passaggio dovrà essere inoltrata entro il pomeriggio del giorno precedente, dunque entro ogni venerdì», precisa Mattia Vinzi, responsabile del coordinamento del progetto per l’associazione. «E per accelerare le “iscrizioni” degli autisti, nei prossimi giorni intensificheremo la campagna informativa a Muggia», annuncia Vinzi. Il modulo di adesione e il regolamento sono disponibili anche allo sportello InformaMuggia di piazza Marconi, tutti i martedì pomeriggio. Roberta Tarlao, assessore provinciale alle Politiche giovanili, è in attesa di un primo riscontro: «Se l’iniziativa dovesse riscuotere il successo che auspichiamo, estenderemo il servizio di trasporto solidale anche ad altri comuni del Carso triestino», aveva dichiarato in sede di presentazione del progetto.
Davide Ciullo

 

 

Ecosistemi marini a rischio Allarme rosso in Adriatico
Un’indagine internazionale voluta dall’Ue sceglie le aree da tutelare entro il 2020

In serio pericolo anche la costa sud della Sicilia e altre zone del Mediterraneo
TRIESTE La natura presenta il conto. Ed è decisamente salato. Gran parte dei mari che circondano l’Italia sono a rischio e hanno la necessità assoluta di essere messi sotto tutela entro il 2020. L’alternativa è il loro graduale degrado. E sarebbe un vero atto di autolesionismo, considerato che il nostro paese può ancora contare su un tesoro nascosto sotto i suoi mari. L’allarme è stato lanciato da uno studio internazionale pubblicato dalla rivista Plos One che suggerisce come i mari prossimi alle coste siciliane, il Nord Adriatico e il Nord Tirreno, assieme ad altre aree del Mediterraneo, siano «di particolare interesse conservazionistico». In altre parole devono essere protetti, pena la perdita delle loro caratteristiche, l’alterazione dell’ecoambiente, la sparizione della fauna. «Il fatto che ampi tratti delle coste italiane emergano dalle analisi è il segno che la loro importanza da un punto di vista della conservazione è ampiamente riconosciuta - commenta Simonetta Fraschetti dell’Università del Salento, Unità Operativa del Consorzio Interuniversitario per le Scienze del mare (Conisma), che ha rappresentato l’Italia nel team di 12 paesi - dall’altro lato però indica che ancora c’è molto da fare, e non c’è più molto tempo, considerate le scadenze europee, visto che le pressioni crescono mentre l’interesse verso l’ambiente sembra scemare in tempi critici da un punto di vista economico». L’input della tutela è partito da Bruxelles. L’Europa, spiega l’esperta, sta chiedendo ai singoli Stati che entro il 2020 venga posto sotto regime di tutela il 10 % dei loro mari. Per lo studio sono state sovrapposte 18 proposte di conservazione del mare avanzate da parte di diverse organizzazioni ambientaliste per individuare le aree prioritarie in termini di protezione in base a vari criteri, dalla pesca alla biodiversità alla presenza di impatti particolarmente forti. Notazione interessante sull’Italia, dove la “priorità nella priorità” è rappresentata dall’alto Adriatico, e quindi indicativamente il tratto di mare che va dalle foci del Po al golfo di Trieste. «Quest’area è particolarmente soggetta ad ogni tipo di pressione da parte dell’uomo - conferma Fraschetti - ma è anche di particolare importanza funzionale per tutto il Mediterraneo tanto da essere considerata un’area chiave per il bacino posta dalla stessa Unione Europea fra le sue preoccupazioni principali». «Nell’ambito dell’Alto Adriatico - racconta il direttore della Riserva marina di Miramare, Maurizio Spoto - sarebbe importante sensibilizzare il nuovo governo regionale a ripristinare la politica per le aree protette, con un adeguato rifinanziamento. Queste, infatti, sono luoghi di sviluppo anche dal punto di vista turistico. Sarebbe un passo avanti importante, ma vedo che la spending review sulla conservazione sta facendo veramente poco.... Per quanto ci riguarda - continua Spoto - cerchiamo di collaborare in network con altre aree marine protette, che sono fonti di finanziamento anche con aspetti occupazionali non trascurabili». In piena sintonia con questa linea anche la Fraschetta, che vede nella protezione dell’ambiente marino anche un ritorno economico. «Ormai è dimostrato da diversi studi che le aree marine protette ben gestite sono una risorsa per l’economia - sottolinea -. I benefici andrebbero a un gran numero di figure professionali, a cominciare dagli stessi pescatori». Alcuni progetti, tra l’altro, esistono già. «Assieme all’Ogs - annota un altro ricercatore della Riserva, Saul Ciriaco - ci stiamo muovendo sulla protezione delle trezze, nell’ambito di un progetto Intereg. Si tratta di zone di fango piazzate nel mezzo di un’area rocciosa, che creano un’importante discontinuità rispetto al piattume del fondo e un ottimo substrato per la riproduzione degli organismi. Esiste una proposta di sito di interesse comunitario per le trezze, già vagliato dalla Regione, su segnalazione dell’Ogs e dell’Università di Trieste, che parte da quelle davanti a Grado. Comunque un inizio».
Furio Baldassi

 

E Greenpeace difende la piccola pesca artigianale - CAMPAGNA EUROPEA DELL’ARCTIC SUNRISE
CAPODISTRIA Nell’ambito della tournée europea di Greenpeace a favore della pesca sostenibile, la nave Arctic Sunrise ha fatto tappa in questi giorni a Capodistria. Mercoledì e giovedì gli attivisti dell’associazione ambientalista internazionale hanno organizzato sulla nave una serie di incontri con i pescatori e con i media per sensibilizzare l’opinione pubblica su come viene e come invece, a loro giudizio, dovrebbe essere gestito il settore pesca nell’Unione europea. Promuovere la piccola pesca artigianale e limitare la pesca su scala industriale, hanno spiegato gli attivisti di Greenpeace, non e’ un capriccio bensì una necessità. Dal punto di vista economico, meno del 20 per cento dei pescatori europei copre l’80 per cento delle quote di pescato, e per l’80 per cento dei pescatori che operano a livello artigianale diventa sempre piu’ difficile sopravvivere sul mercato. Si tratta di un problema di sopravvivenza che riguarda tutti: oggi si pesca più di quelle che sono le capacità riproduttive del patrimonio ittico, che va lentamente ma inesorabilmente scomparendo. E’ indispensabile, secondo Greenpeace, cambiare le politiche e limitare dagli attuali 5 milioni a 3,5 milioni di tonnellate il pescato annuo delle flotte europee. Sarebbe una quantità sufficiente per soddisfare comunque buona parte delle esigenze del mercato, e nello stesso tempo permetterebbe la riproduzione dei banchi, con benefici negli anni. La situazione slovena, in questo contesto, è specifica. Per i pescatori, che già hanno ridotto il pescato annuo dalle 6 mila tonnellate del 1990 alle sole 317 tonnellate del 2012, è ancora più importante che a livello europeo ci sia maggiore sostegno per la pesca artigianale e sotto costa, altrimenti per questa attività non ci sarà futuro. Pertanto, da Lubiana verso Bruxelles partirà una richiesta per ottenere eccezioni nell’ambito della strategia europea. La tournée a favore della pesca sostenibile ha avuto inizio in Romanua ed è proseguita in Bulgaria, Grecia, Croazia e Slovenia. Oggi la Arctic Sunrise lascia Capodistria e parte verso Trapani. L’iniziativa di Greenpeace coincide con le fasi finali della stesura e dell’approvazione della strategia europea per la pesca per il periodo 2014-2020. L’Arctic Sunrise, nei tre giorni di permanenza a Capodistria, è stata anche visitata dal pubblico.

Franco Babich

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - VENERDI', 19 aprile 2013

 

 

Campagna “Mobilità Nuova FVG: al centro le persone”
Oggi venerdì 19 aprile si è chiusa ufficialmente la raccolta delle adesioni da parte dei candidati su temi della campagna ““Mobilità Nuova FVG: al centro le persone” lanciata in vista delle elezioni regionali 2013.
Le associazioni promotrici della campagna ricordano ancora una volta quanto siano necessari profondi cambiamenti nelle scelte e nelle politiche riguardanti la mobilità quotidiana delle persone, sia in Regione Friuli Venezia Giulia che in Italia.
La petizione nella sua versione on-line (www.change.org/mobifvg)  e su carta ha raccolto più di 2000 adesioni di cittadini che chiedono ai candidati un cambiamento a favore di una Mobilità Nuova: un forte incremento della mobilità collettiva, pedonale e in bicicletta, per un recupero di salute e socialità, nella convinzione che l’attuale modello di mobilità presenti limiti forti e ricadute negative sulla nostra qualità della vita.
Ben 51 candidati hanno raccolto il nostro appello e hanno pubblicamente dichiarato quali impegni intendono assumersi. Fra questi vi sono tre candidati alla carica di presidente: Bandelli, Galluccio e Serracchiani con l’unica negativa eccezione di Renzo Tondo, governatore uscente al quale sembra non essere interessati i temi della mobilità nuova.
Tra i candidati consiglieri aderenti spicca l’adesione della lista M5S che con 16 candidati è la forza politica che ha maggiormente prestato attenzione alla campagna. Segue a ruota SEL con 12 candidati. Hanno poi aderito candidati di PD (8), Cittadini per Debora Serracchiani (7) Lega Nord (2) IDV(2) e Altra regione (1).
Spiace molto per la quasi totale assenza (a parte due candidati della Lega Nord) del centrodestra che ha del tutto ignorato la campagna nonostante i ripetuti inviti fatti a molti candidati. Sarebbe stato e sarà auspicabile che su temi di buon senso quali la promozione della sicurezza sulle strade, di stili di vita sani, del turismo sostenibile e della mobilità nuova si trovino delle convergenze trasversali. Ricordiamo a tutti che la campagna non termina qui ma entra in una nuova fase. Appena noto il risultato elettorale e la composizione del nuovo consiglio le associazioni proponenti avranno cura di contattare chi tra i 51 candidati sarà stato eletto per ricordare loro quanto si sono impegnati a fare ed iniziare congiuntamente un percorso per la realizzazione degli impegni presi.
Vorremmo anche continuare il dialogo con i candidati non eletti e con tutte le forze politiche che hanno a cuore un modello di mobilità che metta al centro della progettazione delle infrastrutture del nostro paese non più la circolazione delle auto, ma i bisogni delle persone e quindi destinando maggiori risorse per gli spostamenti a piedi e in bici, per il trasporto pubblico locale e per il trasporto ferroviario regionale.
Ricordiamo infine che il 4 maggio a Milano si terrà la manifestazione nazionale indetta dalla Rete per la Mobilità Nuova (che aggrega più di 120 associazioni). E’ all’interno di questa iniziativa che la nostra campagna regionale si è mossa e si muoverà per promuovere sempre più la mobilita nuova. Maggiori info sulla rete e sulla manifestazione su http://www.mobilitanuova.it/
Le associazioni promotrici della campagna:
FIAB - Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Legambiente, ISDE - associazione italiana medici per l’ambiente, ACP -Associazione Culturale Pediatri, WWF, U.N.I.Vo.C. - Unione Nazionale Volontari pro Ciechi e AIFVS - Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada.
Riferimenti:
Andrea Wehrenfennig, cell. 3887219510

Stefano Cozzini, cell. 3200709983 http://www.mobilitanuovafvg.it info@mobilitanuovafvg.it

 

 

IL PICCOLO - VENERDI', 19 aprile 2013

 

 

«Trasporti penalizzati da Tondo» - “OFFENSIVA” DEL CAPOGRUPPO SOSSI
Sel presenterà un esposto alla Procura sui gas dell’inceneritore
Rivedere il sistema del trasporto pubblico in città, «penalizzato da Tondo», e sottoporre l’inceneritore a «controlli della Procura della Repubblica, perché il rischio inquinamento è elevato». Forte accelerazione di Sel su questi fronti ieri, con l’intervento del capogruppo in Consiglio comunale Marino Sossi, accompagnato da Dora Zappia, del coordinamento del partito. «Renzo Tondo – ha ricordato Sossi – ha ridotto di 2,2 milioni di euro le risorse regionali per la Trieste Trasporti. L’azienda e la Provincia hanno deciso di tagliare le linee e i percorsi per 571mila chilometri, in modo da far fronte a questa riduzione di fondi, senza tener conto delle esigenze della gente e di chi a gennaio ha sottoscritto un abbonamento annuale». «Utili e progetti di acquisto per nuovi mezzi hanno invece superato indenni la scure della giunta regionale. Il Comune – ha aggiunto Sossi, capogruppo di Sel, partito di maggioranza in piazza dell’Unità d’Italia – non può invitare i triestini a lasciare a casa le automobili se non si organizza un buon servizio di trasporto pubblico». «Auspichiamo che la prossima maggioranza regionale – ha concluso – affronti in maniera diversa la distribuzione delle risorse sul territorio, perché Trieste, unica città ad avere una vera rete di trasporto pubblico urbano, è la più penalizzata». Sull’inceneritore, Sossi ha ricordato che «l’impianto nacque per bruciare anche rifiuti provenienti da fuori città. Tutto questo però non può diventare un facile espediente per riversare nell’aria scorie di ogni tipo». «Perciò – ha ripreso Sossi – presenteremo un esposto affinché la Procura della Repubblica vada a fondo nella verifica delle emissioni, aspetto su cui sono anche da chiarire le eventuali responsabilità della dirigenza dell'AcegasAps».
Ugo Salvini

 

 

E adesso la Parenzana ha la sua guida - Oggi la presentazione a Muggia: nel volume informazioni pratiche e tante curiosità
Uccisa e risorta. Morta per lentezza, resuscitata per lentezza. Sembra che la Storia si sia presa gioco della Parenzana, o forse è questa stessa linea ferroviaria a essersi “vendicata” della Storia. Perché dal 1902 al 1935 il treno a scartamento ridotto che univa Trieste a Parenzo è stato il padrone assoluto di quell’Istria interna che soffriva non poco di un certo isolamento, e che con quei binari cercava il riscatto sociale, economico. Storico, anche. Ma era lento, quel trenino. Troppo lento. Così, con lo sviluppo della gomma, con la concorrenza delle corriere, non ci fu scampo. E il treno venne pensionato. Trent’anni di gloria e tanti ricordi che l’hanno aiutato a restare in vita nella memoria della gente. Poi i progetti, i fondi europei, e alla fine Italia, Slovenia e Croazia ne hanno fatto una ciclovia (perfetta anche per chi ama il trekking). Solo che bisogna sapere che esiste, la ciclovia. E magari ben oltre i confini sloveni, croati, e di Trieste o di Muggia, punto di partenza della pista. Problema risolto: oggi alle 18, in piazza Marconi a Muggia, verrà presentata la guida “Ciclovia della Parenzana-Da Trieste a Parenzo lungo l’ex linea ferroviaria” firmata da Donatella Tretjak e Guido Barella, giornalisti del Piccolo, assieme a Fabrizio Masi ed Emiliano Lucchetta (Ediciclo Editore, 140 pagg, 15 euro). Una guida per scoprire il percorso con tutte le “info” del caso (ristoranti, agriturismo, meccanici, bancomat, farmacie...), cartine e tante curiosità per conoscere o approfondire quello che da Muggia a Parenzo l’Istria può offrire: gastronomia, arte e architettura, natura, eventi. E tante storie: da quelle dei piccoli traffici di confine (uno su tutti: i jeans, che fecero la fortuna di molti commercianti triestini) all’affondamento del Rex davanti a Semedella, dall’imperturbabile casa slovena oltre il confine con la Croazia al ricordo di Tomizza, alla “scoperta” dei tartufi di Levade. Con un unico obiettivo: far innamorare i lettori dell’Istria. E domenica alle 9.30, con partenza da piazza Marconi, l’associazione ViaggiareSlow organizza la “Parenzana for dummies”, per principianti insomma: una passeggiata a pedali per tutta la famiglia di 32 km fino a Sicciole (info su www.viaggiareslow.it).
 

 

INQUINAMENTO E SALUTE

Oggi alle 17 nella sala Acli via san Francesco 4/1 scala “A”, la Lega consumatori organizza un incontro di informazione con il dottor Marijan Nabergoj e sul tema: Inquinamento dell’aria e conseguenze sulla nostra salute.

 

 

 

 

IL PICCOLO - GIOVEDI', 18 aprile 2013

 

 

Sportello ambiente

Oggi incontro alle 18, con la giornalista Daniela Mosetti, presso lo sportello ambiente, al Multicultura center, via XXX Ottobre 8/a, a cura del Coordinamento Cittadini in Rete Trieste dice no al rigassificatore.

 

 

“Parenzana” grande amore tutti in bici da Muggia a Sicciole
Domenica la pedalata di 32 chilometri lungo il tracciato dell’antica ferrovia fino all’oasi naturale delle Saline dove c’è la festa in occasione del patrono
L'appuntamento è domenica alle 9.30 in piazza Marconi, a Muggia, muniti di casco protettivo, borracce alla mano, bicicletta propria e buon umore. Ad organizzarlo è l'associazione Viaggiare Slow, con l'intento di far conoscere il tracciato della ex ferrovia Parenzana, oggi ciclabile, arrivando fino alle saline di Sicciole, subito dopo Portorose. L'invito è aperto a tutti. Non è indispensabile avere una mountain bike: il percorso si snoda per 32 chilometri quasi interamente asfaltati, è facile e accessibile anche a famiglie con bambini (che possono partecipare con la propria bicicletta purché abbiano compiuto almeno 8 anni). È previsto che la carovana a due ruote proceda a ritmi lenti, con pause per permettere a tutti di godersi il tragitto e apprezzare il paesaggio. Una volta arrivati a destinazione, chi non ha voglia di tornare pedalando avrà a disposizione, fino a esaurimento posti, un servizio di trasporto che riporterà partecipanti e biciclette a Muggia (il costo è di 10 euro, è consigliata la prenotazione). L'iscrizione alla manifestazione, intitolata simpaticamente “Parenzana for dummies” - ovvero “per principianti” - ha un costo di 5 euro, comprensivi di assicurazione, gadget e rinfresco finale all'arrivo, previsto alle 12.30 circa nella splendida cornice delle saline proclamate monumento culturale d’importanza nazionale. Negli oltre sei chilometri quadrati di area, fulcro nel XIII secolo di un vero e proprio impero dell'oro bianco, ci sono un museo e un ricco patrimonio naturale. Considerazione che vale anche per l'area protetta della Val Stagnon (www.skocjanski-zatok.org), una delle prime tappe della pedalata. Questa piccola oasi naturale s'incontra prima di arrivare a Capodistria - dopo aver costeggiato il Rio Ospo, superato il confine di Rabuiese e attraversato Scoffie e Decani - ed è un intreccio di habitat salmastri e acqua dolce che arriva fino all’area di Bertocchi. I prati umidi e le praterie palustri, i canneti e gli isolotti sono importanti per la nidificazione e l’alimentazione di centinaia di diverse specie rare di volatili. E di piante, come le alofite, presenti in terra slovena soltanto qui e nelle saline di Strugnano e di Sicciole, tappe successive del percorso ciclabile. Proseguendo verso Capodistria, si passa di fronte alla vecchia stazione ferroviaria, ai piedi di Semedella, che oggi è un negozio di fiori. Si imbocca quindi il lungomare asfaltato che porta a Isola, dove fino a pochi mesi fa si poteva visitare un curioso museo della Parenzana, messo su da un appassionato operaio della Mehano, azienda della cittadina che costruiva proprio modelli di treni (oggi delocalizzata in Cina). Josip Mihelic, che dal 2012 ha deciso di auto-pensionarsi per la sua attività volontaria di curatore e gestore, su richiesta dell'ente del turismo locale, è ancora disponibile ad aprire ai visitatori le stanzette dove ha allestito modellini di treni e curiose foto d'epoca, binari originali della Parenzana e una mappa luminosa che indica il percorso. Attraversate le due gallerie che portano a Strugnano, poi a Portorose, Santa Lucia, oltrepassati il promontorio e il campeggio, si raggiungono infine le Saline di Sicciole, dove questo fine settimana è in corso anche la Festa dei Salinai, manifestazione celebrata ogni anno in concomitanza con il patrono di Pirano, San Giorgio. Già da domani sono in programma diversi eventi organizzati per celebrare le tradizioni locali legate al sale.
Cristina Favento

 

Domani la guida della ciclovia di Viaggiare Slow
Per chi fosse interessato ad approfondire il percorso, domani alle 18, nel sotto portico di piazza Marconi, a Muggia, sarà presentata la guida “La Parenzana in bicicletta. Da Trieste a Parenzo lungo la ex ferrovia istriana”, pubblicata da Ediciclo editore e scritta da Donatella Tretjak, Guido Barella, Emiliano Lucchetta e Fabrizio Masi, tutti membri dell'associazione Viaggiare Slow che organizza la biciclettata di domenica. Ci si può iscrivere, a Trieste, presso TheArtPhotoGallery (V. Diaz 22) e, a Muggia, presso La Rambla Viaggi (Corso Puccini 21/b). Per informazioni: info@viaggiareslow.it; tel. 339 4150 897 , www.viaggiareslow.it. Per informazioni sul Museo Parenzana, contattare l'Ufficio del turismo locale: www.izola.eu, tel. 00386-56401050 .
 

 

 

 

IL PICCOLO - MERCOLEDI', 17 aprile 2013

 

 

Sul dopo-Ferriera quasi rissa tra sindacalisti e istituzioni
Al Tavolo sulla riconversione Regione, Comune e Provincia accusati di immobilismo dalle Rsu

Pronta la bozza dell’Accordo di programma ma va appena discussa e approvata dal governo
Giunge fino al limite della spaccatura il fronte creato quasi un anno fa tra istituzioni e rappresentanti dei lavoratori per guidare il processo di riconversione dell’area di Servola. Nell’ultima riunione prima delle elezioni del Tavolo presieduto dalla Regione, Roberto Cecchini (Ugl) e Luigi Pastore (Failms) delle rsu della Ferriera alzano il tiro delle critiche: «Voi politici non avete fatto nulla per dieci anni», «Cosa dovremmo dire ai lavoratori dal momento che non esiste alcuna ipotesi concreta di rioccupazione? Voi li state prendendo in giro», «Guadagnate 12mila euro al mese e gli operai, quelli che hanno un lavoro, ne prendono 1.200». Angela Brandi assessore al Lavoro si alza per andarsene, Sandra Savino oggi deputato del Pdl urla: «Fuori da questa sala chi è venuto qui per fare comizi». Anche il sindaco Roberto Cosolini perde il suo aplomb e poi chiede: «Se rompiamo, da domani chi sarà il vostro interlocutore?». Sul Tavolo “plana” finalmente per opera della dirigente del servizio Pianificazione dalla Regione, Maria Pia Turinetti la bozza dell’Accordo di programma che dovrà appena essere trattato con i ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente. Nel frattempo sarà cambiata la giunta regionale, anche se non è escluso che sia nuovamente guidata da Renzo Tondo, e sarà presumibilmente cambiato il governo. La bozza logicamente non dice né quando chiuderà la Ferriera, né quanti lavoratori potranno essere riassorbiti, da chi, come, quando e perché. «È un documento di pianificazione», precisa Francesco Rosato, consulente del Comune. La precisazione non fa contento nemmeno Adriano Sincovich, segretario provinciale della Cgil: «Se aveste agito più velocemente, già oggi avremmo chiuso il cerchio. Nella nostra nota vi daremo le condizioni per andare avanti». Franco Palman (Uilm) non trae deduzioni ottimistiche: «Gran parte dei lavoratori finirà in un limbo, qui il punto principale sono le risorse umane». E Cristian Prella (Failms) bacchetta ancora i politici: «Quali pressioni avete fatto sull’azienda affinché assicuri la continuità produttiva finchè non ci sarà l’alternativa?». La proposta, definita condivisa da Regione, Provincia e Comune prevede due Accordi di programma separati. Il primo a breve-medio termine con la suddivisione del sito in un’area di 65mila metri quadrati a fianco dello Scalo Legnami che andrà ad ampliare la Piattaforma logistica di cui l’Autorità portuale dovrebbe a breve appaltare il primo lotto e l’area rimanente destinata ad attività logistico-industriali. In questa prima fase si definisce l’intervento di riparazione dei terreni e delle acque da approvare in deroga alle procedure di bonifica, si definiscono gli obiettivi di reindustrializzazione e sviluppo economico-produttivo, si individuano gli obblighi dei responsabili dell’inquinamento e dei proprietari del sito, si definiscono le azioni che le pubbliche amministrazioni si impegnano a finanziare, si costituiscono consorzi per l’attuazione di questi obblighi. «Nell’accordo - ha precisato l’assessore Brandi - sarà inserito il Piano sociale con la cassa integrazione straordinaria e poi la cassa per le aziende in procedura concorsuale (incentivi, lavori socialmente utili, formazione)».
Silvio Maranzana

 

Una ditta austriaca punta all’ex acciaieria, poi un service ferroviario
«Gli imprenditori entreranno in gioco solo se questa prima fase si metterà in movimento», ha ammonito il sindaco Roberto Cosolini. Francesco Rosato, ex direttore della Ferriera, ora consulente del Comune per la riconversione ha precisato che esistono già tre progetti specifici di reindustrializzazione. A margine ha specificato quanto già accennato qualche settimana fa. Nel capannone dell’ex acciaieria potrebbe insediarsi un’azienda austriaca che si occupa di lavori di laminazione a freddo. Per occupare le officine della Ferriera potrebbe venir creata una joint venture tra una ditta italiana e una straniera per costituire un service per l’impresa ferroviaria. Il retrobanchina potrebbe essere occupato da un’azienda di produzione che potrebbe poi utilizzare il terminal per il trasporto della merce prodotta.
 

 

«Via XXX Ottobre pedonale fra le vie Milano e Valdirivo» - LA PROPOSTA DEL COMITATO “DEI 500”
Pedonalizzare anche il tratto di via XXX Ottobre fra le vie Milano e Valdirivo. Questo l’obiettivo del Comitato “dei 500”, formato da mezzo migliaio di cittadini che vivono e lavorano in quell’area, intenzionati a perfezionare il progetto del Comune, che per il momento prevede la pedonalizzazione della via limitatamente al tratto che va da piazza Oberdan a via Milano. «Si tratterebbe – hanno spiegato ieri Margaux Iozsa e Stefano Bizjiak, promotori del Comitato – di una miglioria rispetto a quanto previsto dal nuovo Piano del traffico e per diversi motivi. Innanzitutto – hanno precisato – quel tratto della via XXX Ottobre non è funzionale al traffico. In secondo luogo – hanno aggiunto Iozsa e Bizjiak – gli utenti deboli potrebbero così avere a disposizione una via che porta dal centro cittadino a piazza Oberdan e viceversa, evitando la rumorosa e trafficata via Carducci. Infine, riqualificando la zona con panchine e arredo urbano, si otterrebbe un ottimo risultato. Va anche ricordato – hanno concluso - che la via XXX Ottobre è una delle poche con tutti i fori commerciali ancora occupati da attività». L’idea del Comitato è stata subito accolta dai consiglieri comunali del Pdl, Paolo Rovis e Claudio Giacomelli, che l’hanno tradotta in una mozione «da trasformare in emendamento – hanno annunciato – se non dovesse essere accolta subito dalla giunta, per essere discussa in sede di dibattito in Consiglio sul nuovo Piano del traffico». La proposta è sostenuta anche dai consiglieri circoscrizionali del Pdl Alberto Polacco, che opera nel Quarto parlamentino, competente per territorio, e Lucrezia Chermaz della Terza circoscrizione. «Considerando che il Piano prevede la trasformazione in “percorso pedonale privilegiato” anche del tratto di via XXX Ottobre fra via Valdirivo e piazza Sant’Antonio Nuovo – hanno ripreso Iozsa e Bizjiak – approvando la nostra proposta, l’area diventerebbe una splendida oasi pedonale». Come auspicano anche gli operatori commerciali e gli esercenti di piazza Sant’Antonio, naturale prolungamento del percorso pedonale che parte da piazza Oberdan, irritati dal fatto che «ci sono sempre troppi mezzi abusivamente parcheggiati nelle zone della piazza che sarebbero invece riservate ai pedoni e che circondano la fontana situata al centro».

Ugo Salvini
 

 

Confronto - Gli ambientalisti incalzano i candidati.

Tre dei quattro candidati alla presidenza della Regione hanno risposto alle 10 domande poste dalle associazioni ambientaliste Aiab-Fvg, Cai, Isde, Legambiente e Wwf. I quesiti hanno affrontato temi cari ai sodalizi: dall’ambiente all’ agricoltura fino alla salute. L’unico a non inviare le proprie risposte è stato il candidato del centrodestra Renzo Tondo. Hanno raccolto l’invito al confronto invece Saverio Galluccio, Franco Bandelli e Debora Serracchiani. Le risposte verranno ora pubblicate sui siti delle associazioni, pronte a verificare che il vincitore delle elezioni tenga fe